|
||
Dir.resp. Pippo Gatto |
Home | . | Cronaca | . | Università | . | Sport | . | Politica | . | Link | . | Cultura | . | Spettacoli | . | Calcio | . | Forum | . | Meteo | . |
|
Economia e Finanza dal 10/8/06 al 28/2/06
Dall’ICI prima casa un gettito di 2,3 milioni di euro. Anci: “La decisone di eliminarla andrebbe rivista” 25/02 Eliminare l'Ici sulla prima casa e' un'idea che 'ronza' a molti,
soprattutto durante le campagne elettorali. Ma il gettito che ne deriva,
pur non essendo 'enorme' rappresenta comunque circa un quarto di quanto
arriva nelle casse dei Comuni. Ad esempio per l'anno in corso l'Anci-Cnc
valuta che dall'imposizione sulla prima casa arriveranno nelle casse
dei Comuni circa 2,3 miliardi di euro, pari a circa 4.600 miliardi
delle vecchie lire, che rappresentano, appunto, circa il 23% del gettito
complessivo incassato. Se da una parte Prodi nell'Unione propone un
abbassamento dell'imposta comunale sugli immobili, nella Cdl, l'Udc
ne auspica la trasformazione da imposta patrimoniale a tassa reddituale,
come chiedono le associazioni della proprieta' edilizia. Entrambe
le soluzioni alleggerirebbero il peso fiscale sulla prima casa. ''La
pressione fiscale sulla prima casa - commenta Lucio D'Ubaldo, segretario
dell'Anci-Cnc - e' percepita come un problema molto marcato. Ma in
ogni caso l'impatto sul totale del gettito e' relativamente contenuto.
Per i bilanci comunali sarebbe comunque un problema sostituire il
gettito che arriva dalla prima casa. Ma si puo' immaginare una riforma
dell'imposta che, a distanza di piu' di dieci anni da quando e' stata
introdotta, meriterebbe una rivisitazione per renderla piu' equa ed
equilibrata''. Tra le regioni italiane quella piu' 'tartassata' dall'Ici
(ma chiaramente il dato dipende dal maggior numero di abitanti) e'
la Lombardia con un gettito Ici presunto, per il 2005, a 428 milioni
sempre per quenato riguarda l'imposta sull'abitazione principale;
segue a stretto giro, il Lazio (355,1 milioni), l'Emilia Romagna (220
milioni) e la Toscana (209). Complessivamente invece l'imposta comunale
sugli immobili sfiorera' quota 10 miliardi di euro e si dovrebbe attestare,
sommando l'imposta sulla prima abitazione e sul resto degli immobili,
precisamente a 9,94 miliardi di euro. Anche per quanto riguarda il
gettito totale a guidare la classifica con una raccolta superiore
al miliardo di euro sono la Lombardia (1,74 miliardi), il Lazio (1,31)
e l'Emilia Romagna (1,04). Ecco la 'mappa' del gettito da prima casa
presunto per il 2005 elaborata da Anci-Cnc, con la classifica di chi
paga di piu' (dati in milioni di euro): Le piccole imprese del sud trainano lo sviluppo. L’artigianato su tutte 24/02 Forti per capacita' di creare occupazione, piu' longeve delle
altre e con una marcata presenza femminile. E soprattutto con una
decisa propensione a guardare al futuro cercando di reinterpretare
di volta in volta le conoscenze acquisite grazie alla tradizione.
E' uno scenario complesso quello rappresentato dalle piccole imprese,
e dell'artigianato in generale, attive nel nostro Mezzogiorno; una
realta' imprenditoriale composta al momento da piu' di 381 mila aziende
e quasi 835 mila addetti, che la Confartigianato ha cercato di scandagliare
con un Rapporto presentato significativamente nell'ambito della convention
'L'artigianato e le piccole imprese al centro dello sviluppo del Mezzogiorno',
apertasi quest'oggi a Napoli. Secondo lo studio sono numerosi i primati
negativi ma anche i record positivi che caratterizzano sotto questo
aspetto le regioni del Sud. In un quadro molto contrastato, racconta
il rapporto, al momento svettano i risultati conseguiti dalle piccole
imprese, che si confermano motore di una crescita silenziosa ma costante.
Non mancano, tuttavia, le pesanti ombre di un contesto ancora arretrato
su molto fronti, che comprime le potenzialita' e frena la competitivita'
dell'imprenditoria meridionale. Galati annuncia circa 55 milioni di euro per contratti programma in Calabria 23/02 Ammontano a circa 55 milioni di euro le agevolazioni approvate
oggi dal Pre-Cipe per la realizzazione di due Contratti di Programma
in Calabria. Lo ha reso noto Giuseppe Galati, Sottosegretario di Stato
alle Attivita' Produttive, al termine della riunione del Pre-Cipe
in corso a Roma. "E' un'iniziativa - ha detto il sottosegretario
- importante che testimonia l'impegno del Governo per il Mezzogiorno
e la Calabria in particolare". Il primo dei due progetti, proposto
dal Consorzio "Hypponium Bio Med Scarl", prevede la realizzazione
a Vibo Valentia di un impianto per la produzione di farmaci biotecnologici
e di un laboratorio di ricerca. Il secondo, presentato dalla Societa'
consortile "Riviera dei Gelsomini", riguarda la costruzione
di un sistema di turismo integrato nell'area della Locride, attraverso
la riqualificazione e l'ampliamento di strutture turistiche ricettive
e complementari. "I Contratti di Programma approvati dal Pre-Cipe
- spiega il Sottosegretario Galati - rispettano i nuovi parametri
previsti dalla riforma degli incentivi varata alcuni mesi fa dal Governo
e prevedono agevolazioni a fondo perduto per circa 14 milioni per
il Consorzio "Hypponium" e oltre 41 milioni per la "Riviera
dei Gelsomini", per un totale quindi di circa 55 milioni di euro
a fronte di un investimento complessivo previsto di circa 146 milioni.
Ma vorrei sottolineare che i due interventi avranno un'elevata ricaduta
occupazionale diretta di 561 unita' in due settori, quali quello farmaceutico
e quello turistico, in forte espansione e di grosso impatto per la
crescita dell'economia calabrese. In particolare - continua Galati
- il progetto proposto dalla "Riviera dei Gelsomini" costituisce
un punto di partenza significativo per lo sviluppo del turismo nella
Locride, perche' interviene in un'area omogenea e a forte vocazione
turistica che si estende lungo i comuni di Marina di Gioiosa Jonica,
Locri, Bianco, Sidereo e Paulonia. Un intervento che punta a realizzare
un vero e proprio sistema turistico territoriale, che puo' rappresentare
un modello di sviluppo da estendere anche in altre realta' della regione
e del Paese, ma ancor di piu' e' un concreto passo per rispondere
in modo costruttivo al bisogno di lavoro e di crescita economica della
zona. Parallelamente - osserva il sottosegretario - il progetto del
Consorzio Hypponium rappresenta il primo Contratto di programma della
provincia di Vibo Vlanetia, una provincia giovane che sta ridefinendo
la propria personalita' produttiva, dopo le dismissioni industriali
degli anni recenti, che vanta gia' un'eccellenza riconosciuta nel
turismo e che estende, in questo modo, le proprie competenze nel campo
delle biotecnologie e della ricerca e sviluppo di settore". La Santelli annuncia 41 milioni di euro per contratto di programma turistico per la Calabria 23/02 ''Oggi il Governo ha dato una risposta decisa alle richieste
del Mezzogiorno, e della Calabria in particolare. Il Pre-Cipe, infatti,
ha appena approvato interventi per circa 41 milioni di euro per la
realizzazione di un contratto di programma in Calabria nel settore
turistico''. E' quanto riferisce, in una dichiarazione, il sottosegretario
di Stato alla Giustizia, Jole Santelli. ''Il progetto, presentato
dalla societa' consortile Riviera dei Gelsomini - aggiunge il sottosegretario
Santelli - riguarda la costruzione di un sistema turistico nell' area
della Locride per riqualificare ed ampliare le strutture preesistenti.
E' una testimonianza concreta dell'impegno del Governo per il rilancio
dell' economia calabrese nel solco della legalita' e che valorizza
le risorse umane e le capacita' imprenditoriali del territorio''.
Paolo Abramo riconfermato presidente di Unioncamere Calabria 23/02 Paolo Abramo e' stato confermato alla presidenza dell' Unioncamere,
espressione delle cinque Camere di commercio calabresi. Abramo, alla
guida dell' ente dal giugno 2003, discendente di una nota dinastia
di imprenditori, nel novembre scorso e' stato rieletto presidente
della Camera di commercio di Catanzaro, carica alla quale era pervenuto
cinque anni fa dopo aver rivestito innumerevoli incarichi categoriali
a livello provinciale e regionale. ''Il suo impegno - e' scritto in
una nota - ha sempre avuto come punti qualificanti programmi ed attivita'
basati sulla condivisione, sul forte senso delle istituzioni tenendo
nella dovuta considerazione il rispetto dei ruoli di ciascuno''. Abramo
sara' coadiuvato nel suo incarico dal vice presidente Lico, attuale
presidente della Camera di commercio di Vibo Valentia, da Maurizio
Ferrara, riconfermato segretario generale dell' Unione e dal vice
segretario generale, Antonio Gallo Cantafio. Il confermato presidente
ha evidenziato come i temi che toccano l' economia regionale sono
numerosi e tutti di estrema attualita'. ''Si tratta - ha detto - di
problemi che certamente devono essere affrontati su scala regionale
e nazionale con opportuni interventi, ma e' chiaro che la linea dell'
Unione nasce dalle istanze di ciascuna realta' locale. Abbiamo gia'
realizzato molti progetti; molti altri ne abbiamo e tutti sono finalizzati
ad assicurare maggiore visibilita' all' Unione regionale delle Camere
di Commercio nel nostro territorio per essere piu' presenti e vicini
alle problematiche specifiche della regione e soprattutto per rafforzare
lo spirito di corpo e la coesione istituzionale tra gli enti camerali
calabresi. In tale direzione non puo' che risultare vincente l' esigenza
di riconfermare una rappresentanza il cui scopo e' proprio quello
di fungere da referente locale che, raccogliendo effettivamente le
osservazioni a livello territoriale, sia in grado di riportarle ad
un vertice associativo in grado di amplificare esperienze e bisogni
espressi''. ''Questo - ha proseguito Abramo - dimostra come la carta
da giocare sia quella del sentirsi parte di un sistema, nel quale
ognuno, e non solo i soggetti economici ma anche le istituzioni, svolge
il proprio ruolo in coerenza con un obiettivo comune e condiviso:
realizzare un modello di sviluppo che superi i limiti della frammentazione
e del particolarismo''. ''Dai sistemi locali, e in particolare dal
sistema delle Camere di Commercio - ha concluso Abramo - emerge una
chiara spinta verso la ricerca di alleanze e di cooperazione: il fare
insieme e' basilare per superare qualsiasi vincolo. Le Camere sono
oggi fortemente impegnate nella difesa e nella promozione degli interessi
complessivi delle imprese: dalla competitivita' alla capacita' di
creare occupazione, e, quindi, benessere, ai valori propri dell' essere
impresa. Un rinnovato ruolo, quello del sistema camerale regionale,
destinato a favorire le integrazioni tra imprese, le economie di filiera,
il collegamento tra sistema produttivo e risorse istituzionali, culturali
e sociali del territorio, nonche' il collegamento tra scuola, universita'
ed imprese''. Al via quattro progetti Formez per le amministrazioni 23/02 Stanno per partire, in Calabria, i quattro progetti pilota
del Formez. Lo Sportello unico per le attivita' produttive, e' scritto
in una nota, ''dopo sei anni di rodaggio e di attivita', si avvia
verso un ulteriore salto di qualita' nel rapporto con l' utenza, le
imprese e il territorio, per diventare motore di sviluppo locale''.
Innovazioni tecnologiche ed informatiche, sportello virtuale on line,
implementazione delle attivita' gia' esistenti dello Sportello, nuovi
servizi di marketing territoriale, sportello antiabusivismo, certificazione
di qualita'. Questi sono alcuni degli obiettivi, prosegue la nota,
''ispirati ai bisogni effettivi delle amministrazioni, dei 18 progetti
pilota dedicati alle regioni del Mezzogiorno nell' ambito del progetto
del Formez e del Dipartimento della Funzione Pubblica Dall' iter alle
reti''. Al nastro di partenza sono ora le attivita' dei quattro progetti
pilota che la regione Calabria, di concerto con le societa' di attuazione,
dovranno svolgere e portare a termine entro il 2006. Osservatorio
socioeconomico, marketing territoriale e sportello informatico sono
gli obiettivi principali di ''Informare le imprese'' il progetto presentato
dal comune di Lamezia Terme. Per Maria Teresa Posca ''l' esigenza
e' quella di fornire risposte sempre piu' qualificate e adeguate ai
bisogni dell' utenza, snellire le procedure e offrire uno sportello
unico che sia punto di riferimento per tutto il contesto territoriale''.
Di servizi innovativi invece da applicare agli sportelli unici si
occupera' il progetto della provincia di Crotone ''Tecnologie per
il miglioramento del servizio'', presentato anche dal Parco Scientifico
e Tecnologico della citta' calabrese. ''Lo sportello di Crotone e'
gia' operativo - ha sostenuto la referente del progetto, Maria Bruni
- per questo ci aspettiamo dal progetto un vero salto di qualita',
soprattutto in termini informatici''. Obiettivi piu' semplici, ma
fondamentali per il funzionamento degli sportelli invece per il progetto
della provincia di Catanzaro ''Coordinamento delle amministrazioni
del territorio'' che coinvolge il Patto territoriale del Versante
Ionico delle Serre e del Soveratese. Per il referente Saverio Tavella
l' idea fondamentale e' quella di ''rilanciare e far funzionare al
meglio gli sportelli unici che purtroppo in Calabria non riescono
ancora a svolgere le funzioni base''. Il progetto raggruppa i sei
comuni della fascia ionica i cui sportelli unici saranno monitorati
proprio per verificarne le modalita' organizzative. Infine il progetto
di Vibo Valentia ''Accordi tra gli enti del territorio'' il cui obiettivo
principale e' quello di monitorare i procedimenti, la modulistica
e i rapporti con gli enti terzi dello sportello unico del comune capoluogo
per trasferire le esperienze al coordinamento provinciale. Sabato a San Giovanni convegno su "Impresa di cultura e cultura dell'impresa in Calabria". 16/02 Sabato 18 febbraio, alle 16:00, presso la sala conferenze dell'Hotel
Dino's di San Giovanni in Fiore (CS) , il movimento politico "Calabria
protagonista" discute del tema "Impresa di cultura e cultura
dell'impresa in Calabria". All'incontro parteciperà il
Presidente degli industriali calabresi, Pippo Callipo, il Prof. Raffaele
Zinno docente dell’Università degli studi della Calabria
l'avvocato Francesco Precenzano, coordinatore del movimento "Calabria
protagonista", e l'avvocato Marco Militerno, consigliere comunale,
a San Giovanni in Fiore, della lista “Vattimo per la Città”.
I relatori si confronteranno su problemi importanti della regione,
ed in particolare dell’Altopiano Silano , da una nuova cultura
d’impresa alla necessità di un forte impegno sociale,
dall’emergenza dell’ emigrazione giovanile a “nuovi
modelli” occupazionali legati alla tipicità del territorio.
In particolare si tratterà di confrontarsi anche con il pubblico
presente, per dibattere di proposte concrete, da realizzare sul nostro
territorio, a partire dall’Altopiano della Sila e tali da avviare
un processo politico innovativo, non fondato su ragioni di partito
ma teso all’individuazione di valori portanti su cui fondare
una proposta politica alternativa che muova dalle risorse della società
civile . Analisi Eurispes/BCC sulla Media Valle Crati. Imprenditori con meno debiti. 11/02 Un imprenditore meno indebitato rispetto all' anno precedente,
ancora ''chiuso'' ai mercati esteri, piu' ottimista per l' immediato
futuro, ma poco propenso agli investimenti in innovazione. E' quanto
emerso dal focus sull' area della media valle del Crati, che annualmente
anticipa il rapporto sull' andamento congiunturale dell' economia
in provincia di Cosenza, realizzato da Eurispes Calabria e dalla Banca
di credito cooperativo Mediocrati. Il 2005, rileva Eurispes, e' stato
un anno difficile per i tanti imprenditori operanti nella media valle
del Crati: dodici mesi trascorsi nel tentativo di ridurre le difficolta'
provocate da una stagnazione economica evidente. A emergere luci ed
ombre di una figura, quella dell' imprenditore, quotidianamente impegnato
a fare i conti con le leggi del mercato. Da un lato, quindi, un titolare
d' impresa che stenta a convincersi dei benefici introdotti dall'
innovazione principalmente sul versante dell' internazionalizzazione
della propria attivita'; dall' altro, a fatica, ma con tenacia riesce
a ridurre il peso dell' indebitamento sul fatturato e guarda con un
pizzico di ottimismo in piu' all' immediato futuro. ''Per uscire dalla
stagnazione economica - ha commentato il presidente della Bcc Mediocrati,
Nicola Paldino - dobbiamo favorire, nell' ambito delle competenze
e dei ruoli istituzionali di ciascuno, l' aumento della capacita'
competitiva dell' azienda sia sui mercati interni che su quelli esteri.
Dall' indagine, al contrario, e' emerso un profilo imprenditoriale
che, principalmente nella zona della media valle del Crati, manifesta
difficolta' e debole propensione a puntare sui benefici derivanti
dall' internazionalizzazione della produzione. Oltre il 73,8% delle
aziende di questo territorio, infatti, ha come mercato di riferimento
quello provinciale. E' intenzione del management della nostro istituto
di credito promuovere la cultura d' impresa mediante attivita' di
valorizzazione della piccole e medie imprese che rappresentano un
patrimonio da tutelare, incentivare ed assistere adeguatamente. Saremo
concentrati a valorizzare e ad analizzare le esigenze di quell' 82%
di imprenditori della media valle del Crati che ha manifestato una
significativa fiducia verso il nostro modo di fare banca''. Sono stati
oltre 100 i soggetti imprenditoriali dell' area della media valle
del Crati coinvolti nell' attivita' demoscopica appartenenti ai diversi
settori di riferimento: commercio (33%), agricoltura (22,3%), servizi
(19,4%), costruzioni (13,6%), industria e artigianato (11,7%). ''Quelli
che servono - ha sostenuto il presidente di Eurispes Calabria, Raffaele
Rio - sono interventi di carattere strutturale, mirati a far colmare,
nel periodo piu' breve possibile, il ritardo di competitivita' in
cui versano ampie porzioni del territorio calabrese. Del resto, e'
proprio il grado di competitivita' del territorio a costituire la
prima condizione di successo delle iniziative mirate a programmare
ed a promuovere lo sviluppo economico locale. La competitivita' del
territorio e' inoltre l' elemento di fondo sui cui si misura la capacita'
di attrarre investimenti produttivi, sia esteri, sia nazionali. Occorre
favorire la creazione di ambiti di aggregazione in cui si sviluppi
una positiva cultura d' impresa al fine di attrarre investimenti per
la crescita del tessuto produttivo e lo sviluppo economico del territorio''.
Il sistema imprenditoriale, dai dati Eurispes, risulta fortemente
''chiuso'': 9 imprese su 10 hanno dichiarato, per il 2005, di non
aver avuto nessun rapporto commerciale con i mercati esteri. I pochi
imprenditori che hanno avuto attivita' di import/export (5,9%) si
sono visti ridurre la quota di fatturato legato alle esportazioni
di oltre otto punti percentuali rispetto al 2004. E se la stagnazione
economica del 2004 ha lasciato invariati i livelli occupazionali per
il 2005, non si puo' dire la stessa cosa per altri significavi indicatori
aziendali: l' incremento complessivo dei costi di produzione rilevato
da ben il 79,6% degli imprenditori della media valle del Crati ha
determinato, nel 25,2% dei casi, un aumento dei prezzi di vendita
del prodotto o del servizio offerto con una peggioramento della posizione
concorrenziale dell' 8,9% rispetto al 2004. Ancora pochi, inoltre,
gli imprenditori che hanno puntato sull' innovazione per rilanciare
la propria attivita' nell' ultimo triennio. Gli effetti positivi ottenuti
riguardano principalmente un incremento della produttivita' (41,2%).
Seguono il fatturato (26,5%), l' occupazione qualificata (23,5%),
le quote di mercato (20,6%), l' occupazione complessiva (17,6%) ed
il fatturato esportato (11,8%). Discorso a parte, per Eurispes, merita
il rapporto con il sistema del credito. Nel 2005 si riduce l' incidenza
dell' indebitamento bancario sui fatturati aziendali: aumenta, infatti,
del 7,7%, rispetto al 2004, il numero degli imprenditori che dichiara
di non avere alcun indebitamento bancario. Per l' 8,7%, il livello
di indebitamento e' diminuito mentre per il 29,1% e' rimasto invariato.
Aumenta, inoltre, la percentuale di coloro che hanno dichiarato di
mantenere rapporti con una sola banca (+ 12,7%), meglio se locale
per 8 imprenditori su dieci. Soddisfatto dei rapporti con la banca
il 71,8% dei titolari di azienda interpellati dai rilevatori di Eurispes.
Ma come sara' il 2006 per il tessuto imprenditoriale della media valle
del Crati? La tendenza generale dell' economia regionale dovrebbe
essere ''molto positiva'' e ''abbastanza positiva'' per il 34,9% del
campione con una crescita dell' ottimismo dell'8,9% rispetto all'
anno precedente. I pessimisti rappresentano la maggioranza: circa
il miglioramento delle condizioni economiche regionali per i prossimi
dodici mesi, il 13,6% e' convinto che la tendenza sara' ''molto negativa''
ed il 39,8% ''abbastanza negativa''. Allarme di Confindustria Cosenza: Arretra l’economia della provincia 08/02 Arretra l’economia della Provincia di Cosenza anche rispetto
alle altre province calabresi. E’ quanto emerge dal seminario
“Economia locale. Tendenze recenti e ipotesi di sviluppo”,
relatore il Professor Domenico Cersosimo, tenutosi presso i saloni
di Confindustria Cosenza, nell’ambito del ciclo de “I
seminari del partenariato” avviato nello scorso mese di Dicembre. Quasi mezzo milione di vertenze sul lavoro in Italia. Al sud oltre il 65% 04/02 Quasi mezzo milione di processi in materia di lavoro in un
solo anno: il dato piu' recente rilevato dall'Istat segnala che nel
2003 sono stati 451.398 i nuovi procedimenti sull'intero territorio
nazionale. In Campania si concentra circa un quarto delle vertenze
(113.878) di tutta Italia e la sola provincia di Napoli assorbe un
contenzioso pari a quello presente complessivamente in cinque grandi
regioni del Nord (Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto).
A fare la radiografia dei processi del lavoro e' Fiscooggi.it, la
rivista on line dell'Agenzia delle Entrate. La massa piu' cospicua
dei procedimenti riguarda l'assistenza e la previdenza (288.639 processi)
mentre per le cause di lavoro vero e proprio le nuove vertenze registrate
nel 2003 sono state 162.759. La durata dei processi varia da regione
a regione. La media nazionale dei processi in materia di rapporto
di lavoro e' di circa 2 anni e 4 mesi ma in Piemonte la faccenda si
sbriga mediamente in appena 8 mesi, mentre ci vogliono piu' di 3 anni
in Calabria o in Puglia. Sono in media invece piu' lunghi i processi
in materia di assistenza e previdenza e si passa dai circa 11 mesi
della Valle d'Aosta ai 3 anni e 9 mesi della Calabria. In quasi la
meta' dei casi il ricorrente e' donna. Se si confrontano poi i dati
dei processi con quelli degli occupati, c'e' praticamente un procedimento
ogni 54 lavoratori, con picchi che riguardano l'Italia meridionale
(in Puglia c'e' una causa ogni 14 lavoratori, in Campania ogni 16,
in Calabria ogni 17 occupati) e dall'altra le regioni dell'Italia
settentrionale (in Trentino Alto Adige c'e' di media un processo ogni
432 occupati). Per quanto riguarda la mole dei processi, la Campania
gioca la parte del leone sia per le cause in materia di rapporto di
lavoro (31.724) che in quelle riguardanti la previdenza e l'assistenza
(82.154). Se spicca il dato di Napoli, dove i giudici del settore
lavorano quanto quelli di tutto il Nord, anche il casertano non e'
da meno: i processi sul lavoro in questa provincia sono pari a quelli
della Lombardia e del Veneto messi insieme. Ogni 2,6 processi su cento,
secondo la media nazionale, il ricorrente e' piu' di 1 ma in Basilicata
il dato sale al 45%. Le donne sono circa la meta' mentre se si guarda
all'eta' la media nazionale e' di 45 anni per le cause di lavoro e
di 56 per le vertenze relativi a problemi pensionistici. Ecco in una
tabella la classifica, regione per regione, dei nuovi procedimenti
intervenuti nel 2003 in materia di lavoro, previdenza e assistenza
(Fonte: Istat). Crescono i debiti delle famiglie medie 04/02 Famiglie che stentano ad arrivare a fine mese, pur stringendo
la cinghia e, nonostante tutto, il loro indebitamento bancario in
un anno è cresciuto del 15,3% arrivando a toccare, nel giugno
del 2005, la quota di 12.332,94 euro. Lo afferma la Cgia di Mestre
(Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre Cgia) che ricorda
come nel 2004 la media si era attestata sui 10.444,8 euro. E nella
graduatoria provinciale è Bolzano la più "esposta"
con il sistema creditizio con un indebitamento familiare medio di
18 mila 543,71 euro, seguita da Roma (18 mila 267,65 euro), da Milano
18 mila 173,54 euro e da Trento (17.021,44 euro). Altrettanto interessante,
accanto alle quantità di indebitamento in termini assoluti
è quella che riguarda l'incremento in termini di percentuale.
Così accanto ad una media nazionale del 15,31%, emerge l'aumento
registrato tra le famiglie romane pari al 21,78%, secondo è
quello dei nuclei bresciani (20,90%), al terzo posto troviamo i napoletani
con il 19,81%, al quarto le famiglie mantovane per le quali l'indebitamento
con le banche tra il giugno 2004 e lo stesso mese del 2005 è
salito del 19,41%. Significativi anche gli incrementi di Caserta (19,22%),
di Pesaro e Urbino (19,17%), di Viterbo (18,16), Arezzo (17,85) e
Como (17,67%). Ecco come si spalma l'indebitamento da podio e come
si differenziano le classifiche quando si tratta di cifre in termini
assoluti e di percentuali. Perché se i record assoluti dell'indebitamento
vanno al centro e al nord, i primati dell'incremento vanno al centro
sud. Diversa è invece la situazione analizzando gli ultimi
posti della speciale graduatoria sulle variazioni in percentuale realizzata
dall'Ufficio Studi della Cgia di Mestre. Non esiste record per centro
nord o sud. Perché se il fanalino di coda degli incremento
dell'indebitamento delle famiglie è quello rilevato a Ferrara
(5,40%), il penultimo posto spetta a Potenza (7,32), preceduta da
Rovigo (8,14%), da Massa Carrara (8,63%), da Matera (8,90%), da Trieste
(9,27%), da Enna (9,60%) e da Rimini (9,87%). Torna, però,
la polarizzazione tra nord e sud alla fine della graduatoria dell'indebitamento
in termini assoluti. In coda, infatti, ci sono tutte le province del
sud. Si va dall'ultima, Avellino, dove l'indebitamento delle famiglie
con le banche nel 2005 è arrivato a quota 5.303,23 euro, a
Vibo Valentia (5.429,17 euro), a Isernia (5.608,58 euro), a Benevento
(5.632,58 euro), a Reggio Calabria (5.785,44 euro), ad Enna (5.797,70
euro). Nella nuova 488 contributo in conto capitale al 50% e 25% dell’investimento ammissibile per la Calabria 02/02 Contributo in conto capitale al 50% e finanziamento agevolato
al 25% dell'investimento ammissibile: sono le misure massime, e sono
riferite alla Calabria, previste per le piccole e per le medie imprese,
dal decreto interministeriale che attua la riforma degli incentivi
alle attivita' produttive, la "nuova 488", firmato oggi.
Per le grandi imprese, e sempre per la Calabria, le quote sono rispettivamente
del 44,4 e del 22,2 per cento. Le misure delle agevolazioni sono contenute
nell'allegato numero 3 al decreto, che complessivamente e' composto
di 16 articoli (36 pagine). Per le altre regioni del Mezzogiorno le
quote sono inferiori. Basilicata, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna
vedono le misure cosi' ripartite: alle piccole e medie imprese 41%
per il contributo in conto capitale, 20,5% per il finanziamento agevolato;
alle grandi imprese 31,2% e 15,6%. Interrogazione di Meduri e Lettieri sul credito d’imposta per le imprese 01/02 I deputati della Margherita Mario Lettieri (eletto in Basilicata)
e Luigi Meduri (eletto in Calabria) hanno presentato un' interrogazione
al Ministro dell' Economia per conoscere le risorse disponibili per
il credito d' imposta, l' ammontare delle richieste a partire dall'
inizio di gennaio, e le modalita' di accettazione o di rigetto di
queste ultime. Alla fine dello scorso anno, l' Agenzia delle Entrate
ha comunicato che dal 2 gennaio le aziende interessate a ottenere
il credito d' imposta per gli investimenti nelle aree svantaggiate
del Mezzogiorno potevano rinnovare le richieste gia' presentate, e
scartate per mancanza di fondi, avendo diritto di precedenza. Il 2
gennaio - secondo quanto reso noto nell' interrogazione - un' azienda
della Locride ha presentato domanda, scartata il 26 gennaio dal Centro
operativo di Pescara dell' Agenzia delle entrate perche' '' il credito
d' imposta per gli investimenti da realizzare nelle aree del Sud non
e' attribuito per esaurimento delle risorse finanziarie disponibili
per l' anno 2006''. ''Il credito d' imposta - hanno spiegato i due
deputati - a suo tempo introdotto dai governi di centrosinistra, e'
uno strumento agevolativo che, al di la' di alcuni casi di truffa
da perseguire, ha funzionato bene. Infatti ha sollecitato gli operatori
economici a effettuare investimenti con risorse proprie, fruendo delle
agevolazioni soltanto in data successiva''. I due deputati hanno chiesto
al Ministro dell' Economia ''di conoscere l' ammontare esatto delle
risorse disponibili per il credito d' imposta per l' anno 2006 e per
il biennio successivo, nonche' quale sia stato l' ammontare delle
richieste nei 24 giorni (dal 2 al 26 gennaio 2006) e se da parte del
succitato centro operativo vi sia stata correttezza comportamentale
nell' accettare o nel rigettare le istanze per mancanza di fondi''.
Sono 25.5 miliardi di euro gli aiuti UE per l’Italia 31/01 Ammontano a 25,5 miliardi di euro gli aiuti europei destinati
alle regioni italiane nel periodo 2007-2013, contro i 28,8 miliardi
della vecchia programmazione 2000-2006. I tagli piu' consistenti,
secondo il quadro predisposto dai servizi della direzione generale
delle Politiche regionali della Commissione, sono quelli per i fondi
destinati alle regioni del centro nord. Gli aiuti comunitari alle
regioni ex obiettivo 2, ora definito competitivita', passeranno infatti
da un ammontare complessivo di 6,91 miliardi della vecchia programmazione
a 4,75 miliardi di euro, mentre resta sostanzialmente invariato il
flusso di denaro diretto alle regioni in ritardo di sviluppo (ex obiettivo
1) del Mezzogiorno (Puglia, Calabria, Campania e Sicilia): 18,8 miliardi
dal 2007 al 2013 contro i 18,2 del 2000-2006. Quanto al calcolo per
la ripartizione degli aiuti fra le diverse regioni, secondo le regole
contenute nell'accordo siglato a dicembre nel Consiglio europeo, non
subiranno variazioni i fondi indicati per Basilicata e Sardegna che
beneficiano di regimi transitori. Gli aiuti comunitari previsti per
la Basilicata, una delle regioni in phasing out, cioe' uscite dall'ex
obiettivo 1 per effetto statistico legato all'allargamento, ammonteranno
a 387 milioni di euro (erano 669 nel 2000-2006). La Sardegna, che
si trova nel gruppo di regioni in phasing in, cioe' uscite dall'ex
obiettivo 1 per crescita, potra' contare su 876 milioni di euro (1,7
miliardi nel 2000-2006). Per le regioni del Mezzogiorno e per quelle
del Centro Nord, secondo quanto si e' appreso da fonti europee, la
direzione generale della Politica regionale dell'esecutivo Ue nei
giorni scorsi ha proposto una ripartizione che tiene conto di alcuni
dei parametri contenuti nell'accordo del Consiglio europeo di dicembre
sulle prospettive finanziarie. Questa proposta e' ora all'esame sia
del governo italiano sia delle regioni e sara' oggetto di analisi
e negoziato in sede di conferenza Stato-Regioni In aumento in numero delle imprese di trasporti in Italia. Cosenza +4.7% 31/01Con una crescita annua del +2,1%, dalle 192.248 imprese attive
nel terzo trimestre 2004 alle 196.218 nello stesso periodo 2005, si
rivela in costante espansione il settore dei trasporti in Italia.
"Un sistema efficiente di trasporto - ha dichiarato in una nota
Massimo Sordi, vicepresidente della Camera di Commercio di Milano
- gioca un ruolo fondamentale nella competitività di un territorio
e costituisce di per sè un elemento significativo dell'economia.
La continua crescita di questo settore - prosegue Sordi - a livello
nazionale, e in quasi tutte le province italiane, rappresenta un elemento
importante nel quadro più generale della sostenibilità
economica". Sviluppi notevoli, come mostrano i dati forniti in
occasione della Mobility Conference Exhibition, vengono registrati
in Calabria (+4,5%), Lazio (+3,9%) e Lombardia (+3,2%). Come rileva
l'elaborazione di Assolombarda e Camera di Commercio di Milano, la
provincia italiana più attiva si rivela Reggio Calabria con
una crescita del +7,4% seguita da Viterbo (+5,2%), Isernia (+5%),
Cosenza e Pavia (+4,7%). E' però Milano a primeggiare a livelli
assoluti con 19.140 imprese (il 9,8% del totale imprese italiane,
+3,9% dal 2004), avvicinata da Roma con 13mila imprese (+4,5%), Napoli,
Torino e Bologna. "I sistemi di trasporto e i sistemi logistici
e di distribuzione delle merci oggi sono divenuti fattori sempre più
strategici e quindi determinanti, per la crescità della competitività
e per lo sviluppo economico del Paese", afferma in una nota Mario
Castaldo, Presidente del gruppo merceologico trasporti Assolombardia.
"Pertanto in Italia bisogna creare le condizioni per migliorare
l'efficienza dei sistemi logistici e devono essere operate politiche
capaci di garantire l'integrazione fra le diverse modalità
di trasporto", aggiunge. Settore trainante per volume di crescita
è quello di poste e telecomunicazioni (+4,3% dal 2004 al 2005)
seguito da quello dei trasporti aerei con 198 imprese attive. La "parte
del leone" - come emerge dai dati del registro delle imprese
al terzo trimestre 2005 - spetta tuttavia ai trasporti terrestri,
in aumento dello 0,3% dal 2004. Bene anche i trasporti marittimi (+1,5%)
assieme alle attività ausiliarie e le agenzie viaggi (+1,8%).
Nasce a Rogliano un associazione di supporto agli artigiani 23/01 Aperta la struttura territoriale “Valle del Savuto”
di Assimpresa C.L.A.A.I. a Rogliano. L’associazione è
nata lo scorso mese di ottobre su iniziativa del consulente legale
Rocco Gallo e del consulente commerciale Francesco Ambrogio. L’iniziativa,
volta al rilancio delle attività produttive a livello locale,
ha trovato subito un entusiastico riscontro fra imprese, aziende,
commercianti e artigiani del territorio, molti dei quali hanno aderito
fin da subito all’associazione. L’associazione, che opera
a sostegno delle suddette categorie, come prima iniziativa ha dato
voce alle richieste dei propri associati sollecitando il Comune di
Rogliano a vigilare con maggiore attenzione sul fenomeno del commercio
infrasettimanale dei venditori ambulanti che fin troppo spesso operano
senza rispettare le norme vigenti per tale esercizio. Dal 1999 ridotto il divario tra nord e sud Il Sud e' un po' meno il fanalino di coda nella mappa della ricchezza
in Italia: e' quanto emerge da una ricerca del Centro Studi Sintesi
di Mestre, da cui risulta che a livello regionale il divario tra Nord
e Sud si e' leggermente ridotto negli ultimi anni. I redditi per abitante
e per famiglia piu' elevati restano concentrati nel Nord Italia, in
testa la Lombardia con 14 mila euro pro-capite, ma segnali positivi
arrivano in particolare da Calabria, Abruzzo e Puglia, regioni in
cui l'ammontare dell'imponibile Irpef e' cresciuto di oltre 20 punti
percentuali rispetto al 1999, mentre la variazione per Piemonte, Friuli
e Trentino si e' rivelata inferiore al trend italiano. Nel complesso,
il reddito dichiarato dai cittadini residenti nelle regioni del Sud
e delle Isole e' aumentato tra il 1999 e il 2005 del +19,9%, mentre
nelle aree del Nord-Est l'imponibile e' cresciuto del +16,7%. A livello
comunale emerge Basiglio (Milano), comune piu' 'ricco' d'Italia nel
2005 con oltre 25.000 euro pro capite, seguito da Besate (Milano).
A sorpresa, il comune piu' povero' non si trova in Calabria o in Sicilia
bensi' in provincia di Como: si tratta di Cavargna, piccolo centro
sul confine con la Svizzera dove il reddito pro capite supera di poco
i 2.200 euro. La ricerca ha anche analizzato e messo in relazione
i dati dell'imponibile Irpef con la vocazione imprenditoriale nelle
varie province italiane, da cui esce il quadro di un Paese a quattro
facce. Un quadro dettagliato che ha aggiornato la forte relazione
tra benessere economico e vivacita' imprenditoriale, classificando
e raggruppando le varie aree del paese sulla base di gruppi individuati
da aspetti sociali e tendenze economiche comuni. Dall'analisi dei
livelli di correlazione delle variabili emerge una mappatura del 'sistema
Italia' che si articola in quattro gruppi territoriali denominati
in base alle diverse caratteristiche di altrettanti animali, dalle
tigri alle tartarughe. ''Tigri'' e' infatti il raggruppamento di province
che presenta alti livelli di redditi e di imprenditorialita': sono
sostanzialmente le aree piu' avanzate del Paese e che fungono da motore
per lo sviluppo economico. In questo gruppo si trovano quasi tutte
le province del Nord, della Toscana, nonche' la provincia di Ancona.
Il gruppo che evidenzia un elevato benessere economico ma una bassa
vivacita' imprenditoriale viene definito degli ''Elefanti': sono aree
nelle quali prevale la grande industria e la pubblica amministrazione,
dove si avverte una certa 'stanchezza' imprenditoriale. Ne fanno parte
grandi citta' come Roma, Genova, Venezia e Trieste. Le 'Formiche',
nonostante bassi livelli di reddito, presentano una spiccata propensione
all'attivita' imprenditoriale, specialmente di piccola dimensione.
Sono le province che occupano la fascia adriatica ed alcune aree del
Centro e della Sardegna dove la piccola impresa accusa segnali di
difficolta' dovuti alla presenza in settori maturi e/o a forte concorrenza
estera, come nel caso dell'arredamento marchigiano. Tali realta' sono
accomunate, inoltre, dalla dimensione demografica piuttosto contenuta.
Le aree piu' in difficolta', quelle in cui lo sviluppo economico e'
piu' debole, sono state denominate ''Tartarughe': sono realta' che
si caratterizzano per un limitato benessere economico e per la poverta'
del tessuto imprenditoriale. In questi gruppo figurano le province
del Sud, tra le quali Bari, Napoli e Palermo. Si tratta di aree in
cui il tasso di imprenditorialita' e' ancora basso, ma la dinamica
dei redditi pro-capite e' in forte crescita grazie alla vivacita'
imprenditoriale di alcune aree distrettuali e alla realizzazione recente
di isole di eccellenza legate a produzioni di nicchia, come per esempio
la microelettronica di Catania. Nell’ambiente lo sviluppo possibile delle imprese del mezzogiorno 15/01 (A cura di Vincenzo Gallo) Si è conclusa nel dicembre
scorso la valutazione delle candidature pervenute alla segreteria
del “Premio Impresa-Ambiente”, promosso dal Ministero
dell'Ambiente, dal Ministero delle Attività Produttive, dall’Unioncamere
e dalla Camera di Commercio di Roma. Aumentano i lavoratori del reparto hitech. Calabria, in crescita, al secondo posto in Europa 11/01 Crescono in Italia i lavoratori del comparto high-tech del settore dei servizi e in quello manifatturiero. E' quanto emerge dall'ultimo rapporto sul tema pubblicato da Eurostat, che evidenzia inoltre l'exploit della Calabria, piazzatasi al secondo posto nella graduatoria delle regioni europee per incremento dell'occupazione nelle aziende manifatturiere ad alta e media tecnologia. L'Ufficio statistico dell'Ue, pur puntualizzando che in Italia le quote di lavoratori nell'alta tecnologia manifatturiera e dei servizi sono entrambe inferiori a quelle medie europee, segnala tuttavia che tra il 1999 e il 2004 nella penisola si sono registrati incrementi significativi dell'occupazione in tutti e due i comparti. In particolare, le aziende manifatturiere italiane ad alta tecnologia hanno aumentato dell'1,7% i loro dipendenti, a fronte di un calo medio a livello europeo del 2% nel quinquennio tra il 1999 e il 2004. Secondo i dati relativi al 2004, la branca high-tech del settore (che impiega nel complesso il 21,8% dei lavoratori italiani) da' lavoro comunque soltanto all'1% degli italiani che hanno un'occupazione. Nei Venticinque e nell'Eurozona la quota e' dell'1,2%. Il trend si conferma nel settore dei servizi, dove il comparto ad alta tecnologia ha visto crescere il numero dei suoi dipendenti del 4,2% tra il 1999 e il 2004, a fronte di un aumento medio comunitario del 2,9%. E tuttavia in termini assoluti, solo il 3,1% degli occupati italiani lavora nel comparto, a fronte del 3,3% dell'Ue-25 (3,5% in Eurolandia). In totale i servizi impiegano il 65% dei lavoratori della penisola, secondo i dati del 2004. Eurostat sottolinea che l'aumento dell'occupazione nelle aziende manifatturiere italiane ad alta e media tecnologia e' trainato dalla Calabria, dove tra il 1999 e il 2004 i lavoratori del settore sono cresciuti del 14,1%, il secondo piu' alto incremento tra tutte le regioni Ue, dopo il Limousin, la regione francese a Sud di Parigi. Un aumento, sottolinea Eurostat, che porta la percentuale di impiegati calabresi nel settore all'1,4% del totale (sempre nel 2004), ossia al di sopra della media Ue, anche se chiaramente al di sotto dei distretti piu' avanzati nell'high-tech, che si concentrano in Germania (molti impiegano oltre il 10% dei lavoratori complessivi). Di seguito la graduatoria delle regioni Ue (compresi gli stati di dimensioni regionali) che hanno aumentato maggiormente tra il 1999 e il 2004 la percentuale di lavoratori nel settore manifatturiero ad alta e media tecnologia, sul totale degli occupati nelle regioni stesse: REGIONE % Tasse sulla benzina, Tarsu e Ici le imposte più odiate dagli italiani. Al sud la bandiera nera dell’evasione 07/01 Accise su benzina, energia elettrica e metano, ticket sanitari,
canone Rai, Tarsu e Ici: sono queste le imposte e tasse piu' odiate
dagli italiani. Completano la top ten dei prelievi piu' indigesti,
predispota da Contribuenti.it, l'iposta di bollo, le concessioni governative,
l'Irap, lIva e le imposte sui redditi. Come si evidenzia nella classifica,
le tasse piu' invise agli italiani sono le imposte indirette che si
pagano senza tener conto del reddito pro capite. Se, infatti, ''sembra
logico da parte del cittadino partecipare al prelievo fiscale collettivo
in maniera progressiva rispetto al reddito percepito durante l'anno,
non sembra altrettanto accettabile vedersi tassare ripetutamente in
base ai consumi. Tale imposizione, infatti, colpisce il cittadino
senza tener contro della propria capacita' contributiva in dispregio
al dettato costituzionale''. ''Paradossalmente, infatti -cpntinua
la nota- le imposte indirette incidono maggiormente sulle famiglie
piu' povere anziche' su quelle piu' benestanti. In alcuni casi, poi,
addirittura si assiste ad una doppia imposizione indiretta come nel
caso dell'applicazione dell'Iva sulle accise presente sull'acquisto
di carburante o nel consumo di energia elettrica''. ''Solo un cittadino
su quattro -prosegue lo studio- capisce perche' paga le tasse. Tre
su quattro si considerano sudditi di una amministrazione finanziaria
troppo burocratizzata che spesso viola i diritti dei contribuenti.
Cio' incentiva l'evasione fiscale che ad oggi, secondo uno studio
effettuato dallo Sportello del Contribuente, ha raggiunto l'astronomica
cifra di 227,6 miliardi di euro all'anno, di cui solo 21 miliardi
viene scoperta e solo 487 milioni viene effettivamente riscossa. Il
tasso di evasione in Italia, e' tra i piu' alti del mondo: su 100
euro di reddito dichiarato sfuggono al fisco 48 euro''. La bandiera
nera dell'evasione spetta, secondo Contribuenti.it, ''al Sud dove
la quota di imponibile non dichiarato al Fisco raggiunge il 34,5%
del totale su scala nazionale, mente il nord est si colloca al 18,9%,
il nord ovest al 26,5% ed il centro al 20,1%. Calabria, Sicilia, Puglia
e Campania sono le Regioni in cui l'evasione e' piu' forte in termini
relativi mentre Lazio, Lombardia e Sicilia sono in termini assoluti
le regioni dove si registrano le quote maggiori di evasione. Tra i
maggiori evasori spicca la categoria degli industriali, con una percentuale
del 43% e, a seguire, i commercianti con il 12%, gli artigiani con
il 11% ed i professionisti con 10,8%. Fanalino di coda, ma di non
trascurabile ammontare, e' l'evasione dei lavoratori dipendenti, che
con un secondo lavoro, quasi sempre ''in nero'', evadono in totale
l' 8,4%. ''Il dato e' allarmante perche' la categoria degli industriali,
tra i quali e' piu' diffusa l'evasione, rappresenta la fetta piu'
ampia del tessuto italiano -commenta il Vittorio Carlomagno, Presidente
di Contribuenti.it - In piu', tale categoria, spesso beneficia di
aiuti di stato sotto forma di agevolazioni finanziarie, crediti di
imposta e leggi ad hoc che riducono l'imponibile sensibilmente''.
Perche' si evade? Da una indagine effettuata dall'Associazione e'
emerso che ''il 36% dei cittadini evade per ignoranza delle norme
o per la complessita' delle stesse, il 42% per la scarsita' dei controlli
e solo il 22% per l'insoddisfazione verso i servizi pubblici erogati
dallo stato e la scarsa cultura della legalita'''. Italia paese degli assegni protestati. La Calabria all’ottavo posto. Adusbef: “Eredità del Governo” 06/01 Italia paese di protestati, soprattutto per assegni scoperti.
Insomma su ogni cittadino, bimbi inclusi, pesa un 'debito' inevaso
di 71 euro. La 'mappa' delle irregolarita' viene stilata dall'Agenzia
delle Entrate che, in uno studio pubblicato oggi sulla web-zine, Fisco
Oggi, ha fatto i conti degli ultimi anni sul fenomeno protesti. Un
fenomeno sostanzialmente in crescita e che ha coinvolto, nell'ultimo
anno rilevato dall'Istat (2004) ben 1.688.879 di protesti per un valore
di 4.144.866.033 di euro. Per circa il 50% del valore, - si spiega
- i protesti sono rappresentati da assegni bancari (2.270.000.000
euro circa), mentre numericamente gli assegni rappresentano quasi
il 32% (539.751), con la conseguenza che il valore medio dell'assegno
scoperto e protestato si aggira intorno ai 4.205 euro circa. Per il
resto concorrono vaglia cambiari e cambiali tratte. Le ultime elaborazioni
Istat, se comparate a quelle degli anni precedenti, evidenziano inoltre
un ulteriore circostanza non molto felice: dopo l'andamento discendente
degli anni precedenti, nel 2004 il numero e l'importo dei protesti
e' di nuovo aumentato sia rispetto al 2003 sia rispetto al 2002. Diversa
la situazione nelle regioni italiane: in valore assoluto, e' la Campania
a guidare la classifica degli importi piu' alti protestati (736.085.101
euro) seguita da Lombardia (697.104.240 euro) e Lazio (691.561.685
euro). Per numero dei protesti e' invece il Lazio a guidare questa
poco ideale classifica (281.366) seguito da Lombardia (276.078) e
Campania (258.393). Entrando nel dettaglio della composizione dei
protesti ed esaminando in particolare gli assegni bancari, emergono
una serie di circostanze abbastanza singolari: in Campania c'e' l'importo
complessivo piu' elevato di assegni scoperti (446.281.007 euro), seguono
il Lazio (con 432.006.355 euro) e la Lombardia (con 393.948.855 euro).
Il primato del numero di assegni protestati piu' elevato in assoluto
e' detenuto dal Lazio con 129.190 assegni, seguono la Lombardia con
121.739 e la Campania con 92.767 assegni. La regione che presenta
l'importo medio unitario (rapporto tra valore degli assegni e numero
di assegni protestati) piu' elevato di assegni protestati e' il Trentino
Alto Adige pari a 11.352 euro, segue la Valle d'Aosta (9.422 euro)
e quindi il Veneto (7.735); la regione che presenta invece l'importo
medio unitario piu' basso di assegni protestati e' la Lombardia (3.236
euro), seguono il Lazio (3.344 euro) e la Sicilia (3.890 euro). Infine,
rapportando i dati sui protesti, rispetto alla popolazione residente
suddivisa per regione e' possibile stilare una classifica percentuale
dei protestati (rapporto tra numero protesti e popolazione residente)
e dei protesti pro capite (rapporto tra ammontare protesti e popolazione
residente): la media nazionale: il rapporto (media nazionale) tra
numero dei protesti e popolazione residente e' al 2,9% ed e' di 71
euro il protesto medio pro capite.
In calo l’inflazione (-0.1%) che si attesta sul 2% 04/01 Colpo di freno per l'inflazione. In dicembre i prezzi sono
aumentati del 2% su base annua, contro il 2,1% di novembre e sono
rimasti invariati rispetto al mese precedente. Uno stop che consente
al 2005 di chiudere con tasso di inflazione annuo dell'1,9%, ben sotto
al 2,2% indicato dal governo nella relazione previsionale e programmatica
e il ''miglior risultato dal '99'' quando si fermo all'1,7%, anche
se i dati non si possono confrontare in pieno perche' dal 2001 l'indice
si calcola diversamente. A raffreddare il costo della vita ha contribuito
in modo del tutto inatteso il calo nel settore dell'energia (-0,1%
su base mensile) ma anche trasporti, comunicazioni, alberghi e ristoranti
e ancor di piu' spettacoli e cultura (-0,2%). Ma sui dati preliminari
diffusi oggi dall'Istat e salutati positivamente dal governo, piovono
le critiche di sindacati, opposizione e consumatori che parlano di
''dati surreali'' e chiedono ''una riforma dell'istituto e la revisione
del paniere per calcolare il costo della vita''. ''Sono dati assolutamente
falsati. Il meccanismo di rilevazione dei prezzi dell'Istat deve essere
rivisto quanto prima perche' cosi si rischia di compromettere anche
il meccanismo dei rinnovi contrattuali'' afferma il segretario confederale
della Cisl, Raffaele Bonanni e di dati ''surreali'' e ''offensivi
per l'intelligenza dei consumatori'' parla anche il leader dei Verdi
Alfonso Pecoraro Scanio. ''Non c'e' proprio niente di positivo nel
dato odierno che stigmatizza la recessivita' della nostra economia,
stremata dalla caduta di competitivita' e dall'assenza di qualsiasi
serio intervento di contrasto'' incalza Marigia Maulucci, segretario
confederale della Cgil. E l'Intesa Consumatori avverte che ''riformare
l'Istat e' ormai un'esigenza improrogabile''. Di tutt'altro segno
il commento del governo che, con il vice ministro dell'Economia Giuseppe
Vegas parla di inflazione ''sotto controllo''. ''Si tratta -sottolinea
Vegas- di un dato buono'', ora occorre ridare ''maggiore slancio alla
crescita. Tutto cio' che e' stato fatto per rafforzare la manovra
correttiva con la finanziaria e' confortato dal positivo dato dell'inflazione''.
E il ministro del Welfare Roberto Maroni rivendica: ''si tratta di
un risultato che e' anche merito della politica economica del governo
e che puo' costituire una solida base per rafforzare la ripresa economica
che in questi ultimi mesi ha dato segnali di risveglio''. Mentre il
sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi replica ironico alla
Cgil: ''L'inflazione inequivocabilmente scende e subito i soliti noti
aggiungono i ma e i se. La Cgil in particolare, rinnova il comportamento
dello schizofrenico nella nota barzelletta, per cui, anche quando
due piu' due fa quattro, gli secca tanto''. ''Se il calo dell'inflazione
fosse vero, sarebbe bello; ma purtroppo continua ad esserci una scarsa
corrispondenza tra la realta' con cui deve fare i conti la massaia
e i dati Istat sull'inflazione'' ribatte il segretario generale aggiunto
della Uil, Adriano Musi. ''Il punto irrisolto e' che occorrerebbe
rivedere sia la composizione dei beni del paniere sia il loro peso
ponderale per una maggiore aderenza alla realta''', aggiunge. Dalla
fotografia scattata dall'Istat, in attesa di una conferma ufficiale
che arrivera' il 16 gennaio, spiccano aumenti congiunturali per prodotti
alimentari e bevande analcoliche (+0,3%), altri beni e servizi (+0,2%)
e abbigliamento e calzature (+0,1%). Variazioni nulle si sono verificate
nei capitoli bevande alcoliche e tabacchi, mobili, articoli e servizi
per la casa, servizi sanitari e spese per la salute e istruzione;
variazioni negative si sono registrate nei capitoli ricreazione, spettacoli
e cultura (-0,2%), abitazione, acqua, elettricita' e combustibili,
Trasporti, Comunicazioni e servizi ricettivi e di ristorazione (-0,1%
per tutti e quattro. Su base annua, invece, gli incrementi tendenziali
piu' elevati si sono registrati nei capitoli abitazione, acqua, elettricita'
e combustibili (+5,7%), trasporti (+3,2%) e istruzione (+3%). Una
variazione tendenziale negativa si e' registrata nel capitolo Comunicazioni
(-3,7%). A dicembre, sottolinea l'Isae, la crescita tendenziale dei
prezzi ''rallenta al 2% dopo due mesi di stabilita''': il tasso di
crescita e' infatti sceso, rispetto a dodici mesi prima, al 2% dal
2,2% del bimestre precedente, riportandosi quindi al livello del settembre
scorso. Secondo l'istituto di ricerca poi, la variazione congiunturale
e' risultata nulla, per la quarta volta nell'anno, grazie alle nuove
riduzioni dei listini dei carburanti e ad andamenti dei prezzi particolarmente
moderati per la maggior parte dei capitoli di spesa. Al netto della
componente stagionale, l'Isae stima che l'inflazione (calcolata sugli
ultimi tre mesi e annualizzata) sia scesa all'1,9%, appena al di sotto
della variazione su 12 mesi. Tuttavia a gennaio, l'inflazione potrebbe
risultare in leggera risalita. Da un lato potrebbe infatti farsi sentire
l'effetto degli aumenti gia' scattati agli inizi del mese per alcune
tariffe come quelle dell'energia elettrica e del gas e i pedaggi autostradali;
dall'altro pesa un confronto statistico particolarmente sfavorevole:
nel gennaio 2005, ricorda l'Isae, l'indice per l'intera collettivita'
era, infatti, rimasto invariato, grazie soprattutto alla forte diminuzione
dei prezzi dei medicinali. La polemica non si placa. Alfonso Pecoraro
Scanio annuncia che ''i Verdi proporranno all'Unione una riforma radicale
dell'Istat: non si capisce proprio in che modo i funzionari dell'Istituto
di statistica facciano le rilevazioni''. Si deve evitare che ''ogni
anno si ripeta questa penosa contraddizione tra i dati annunciati
dall'Istat e l'effettivo caro-prezzi, sempre piu' avvertito dalle
famiglie italiane - aggiunge - Ora serve una riforma del meccanismo
di rilevazione e della definizione del paniere, con il coinvolgimento
delle associazioni dei consumatori. E' inoltre importante giungere
ad una pluralita' di soggetti addetti alle rilevazioni dei prezzi''.
Per Rosario Trefiletti dell'Intesa Consumatori, il riassetto dell'Istat
e' ''improrogabile'', vista ''l'importanza che assume la determinazione
del tasso di inflazione del nostro paese e per le ricadute che questo
ha nei confronti di una serie di parametri importantissimi per la
nostra economia''. Ma oltre a dotare di risorse e a migliorarne la
qualita' della statistica ufficiale si rende necessario, per Intesa
Consumatori, intervenire anche sulla voci del paniere di riferimento,
adeguandole ed attualizzandole; sui pesi che queste hanno all'interno
del paniere adeguandoli alle nuove realta' di spesa (per esempio quelli
relativi alle assicurazioni auto, alle tariffe bancarie e ai costi
delle abitazioni); e sulla rilevazione territoriale attraverso un
intervento strutturale che garantisca una loro maggiore accuratezza.
Non solo. Per i consumatori occorre anche la costruzione di panieri
differenziati per fasce di reddito. Per il governo, invece, i dati
diffusi oggi dall'Istat sui prezzi sono ''in controtendenza rispetto
all'aumento dei tassi deciso dalla Bce e che quindi ci tranquillizza
sul versante della gestione del debito pubblico. A questo punto -osserva
ancora il vice ministro Vegas- tutti gli sforzi dovranno essere rivolti
a fare del 2006 l'anno della ripresa economica. Con l'inflazione sotto
controllo e i conti in regola ci sono le condizioni per dare respiro
alla crescita''. ''Il governo ha mantenuto la promessa di raffreddare
il costo della vita e questo nonostante la zavorra della bolletta
energetica'' aggiunge il viceministro alle Attivita' produttive Adolfo
Urso. Se Confagricoltura evidenzia che ''su questi risultati non puo'
non vedersi l'influenza dei prezzi all'origine del settore agricolo,
il cui andamento su base annua, variazione a partire da novembre,
rispetto ai 12 mesi precedenti, presenta una flessione di - 5,5%,
secondo le stime Ismea'' Confcommercio non nasconde la preoccupazione
per il caro-bollette mentre la Confesercenti guarda in avanti e invita
ora a ''pensare alla crescita''. Per l'organizzazione, il dato di
dicembre ''e' un risultato importante'' perche' ''archivia definitivamente
tutte le polemiche sul passaggio all'euro e le responsabilita' strumentali''.
Di tutt'altro tenore il commento dei consumatori: ''altro che 2% siamo
sicuramente a piu' del doppio. Il paese e' piu' povero e in recessione.
Serve una nuova politica economica''. Le associazioni dei consumatori
ricordano in particolare che nel 2005 si sono registrati aumenti annui
pari a 31 euro per la luce, 106 euro per il gas, 155 euro per il riscaldamento,
14 euro per l'acqua, 18 euro per la nettezza urbana, 45 euro per le
banche, 32 euro per rc auto, 290 euro per i carburanti. Incrementi
nel complesso pari a 691 euro. Se a tutto cio' si aggiunge la ricaduta
che i costi dell'energia hanno sui prezzi dei beni di largo consumo
pari a 190 euro per il trasporto e 205 euro per l'aumento dei costi
di produzione, si arriva ad un totale di 1.086 euro. ''C'e' un fatto
inequivocabile: oggi -incalza Musi- si compra e si puo' comprare meno
rispetto a qualche anno or sono. Dunque, o salari e pensioni non sono
piu' sufficienti o sono aumentati i prezzi. E al di la' dei numeri
e delle polemiche questo e' cio' che interessa alla gente e questo
e' il problema che va risolto'', aggiunge ironizzando ''anche se la
Befana portasse il carbone all'Istat sarebbe comunque un premio superiore
all'1,9%, visti i costi dell'energia''. E' la borsa la regina degli investimenti del 2005. 01/01 Con una performance media nell'anno del 14,43%, Piazza Affari
ha regalato grandi soddisfazioni a quei risparmiatori che, ovviamente,
abbiano puntato sui titoli giusti. Pur garantendo valori positivi,
si e' rivelato meno redditizio l'investimento di chi abbia affidato
i propri risparmi a un fondo comune. L'indice generale di questi prodotti
finanziari (secondo i dati di Banca Fideuram) da inizio anno e' cresciuto
del 5,42%. Il vivace andamento della borsa trova conferma nel fatto
che i fondi che si sono rivelati piu' remunerativi nell'anno appena
trascorso sono stati quelli azionari (ossia con almeno il 70% del
portafoglio in azioni) che da gennaio hanno reso, in media, il 19,37%.
La progressione piu' forte e' stata pero'dei fondi azionari specializzati
per aree geografiche: gli azionari 'Europa' hanno realizzato il 19,21%;
gli azionari 'America' hanno portato a casa il 13,53% mentre quelli
dell'area del Pacifico il 29,95%. Accelerazione da 'turbo' per i fondi
dedicati ai Paesi emergenti che hanno toccato quota 39,72%. Impallidiscono,
a confronto, i rendimenti dei fondi obbligazionari che, da gennaio,
hanno reso appena il 2,31%. In media, il rendimento annuo per il 2005
dei Buoni poliennali del Tesoro e' stato del 3,145% e quello dei CCT
del 2,228% (dati del centro studi Banca Intesa). Prevista una crescita del reddito del 1.5% per il 2006 31/12 La crescita del reddito prevista nei prossimi dodici mesi si
dovrebbe attestare all'1,5%, un'accelerazione cui dovrebbero contribuire
in misura piu' sostenuta la Lombardia, l'Emilia Romagna e la Basilicata
(tutte con previsione di +1,8% del PIL), seguite da Campania (+1,7%),
Friuli Venezia Giulia e Toscana (+1,6%). In piena media nazionale
Veneto e Puglia (+1,5%). E' il quadro di previsione per il 2006 degl
centro studi di Unioncamere in collaborazione con Prometeia. Nel 2006,
le due ripartizioni del Nord dovrebbero registrare un incremento del
Pil sopra la media nazionale (+1,6%). Poco al di sotto si dovrebbe
posizionare il Mezzogiorno (+1,4%), seguito dal Centro (+1,3%). A
livello regionale, la crescita piu' consistente del Pil e' attesa
in Lombardia, Emilia Romagna e Basilicata (+1,8%), seguiti dalla Campania
(+1,7%), Friuli Venezia Giulia (+1,6%) Veneto e Puglia (+1,5%). Le
dinamiche piu' contenute, sotto l'1,0%, si prevedono invece in Molise
(+0,9%), Marche (+0,8%), Trentino Alto Adige (+0,7%), Abruzzo e Val
d'Aosta (+0,6%). L’impresa italiana dedita al commercio. In crescita quelle del sud 29/12 Anche nel 2005 l'impresa italiana risulta essere perlopiù
dedita al commercio ed è prevalentemente lombarda. E' quanto
emerge da un'indagine della Camera di Commercio di Milano su dati
del registro delle imprese tra il terzo trimestre 2005 e lo stesso
trimestre dell'anno precedente. L'indagine rivela infatti come l'impresa
italiana del 2005 sia in primo luogo dedita al commercio (27,8%),
seguito dall'agricoltura (18,7%), e sia essenzialmente lombarda (15,6%),
ma anche veneta (8,9%), campana (8,9%), emiliana (8,3%) e piemontese
(8%). Dal terzo trimestre di quest'anno allo stesso periodo del 2004
le imprese italiane sono cresciute, in termini di numero, dell'1,3%.
In testa il settore della sanità e di altri servizi sociali,
che è aumentato del 5,9%. Seguono le imprese del settore delle
attività immobiliari, di noleggio, informatica e ricerca (+4,9%),
costruzioni (+4,1%) e istruzione (+4%). Tra le province, in testa
Milano con una quota pari al 6,6% sul totale nazionale, seguono Roma
(4,5%), Napoli (4,3%) e Torino (3,8%). In un anno, in termini di aumento
numerico, è cresciuto di più il Sud: Reggio Calabria
(+3%), Enna (+2,8%), Cosenza (+2,7%). Al Nord, spicca Lodi (+2,5%).
A livello di regioni, è la Calabria ad essere cresciuta maggiormente
(+2,4%). Le pensioni sono aumentate di un milione tra il 2001 e il 2004 28/12 Tra il 2001 e il 2004, in termini assoluti, gli assegni pensionistici erogati da tutti gli enti previdenziali italiani, sia pubblici sia privati, sono aumenti di 1.095.471. L'incremento, in termini percentuali e' stato del + 5,09%. Forte crescita in tutte le regioni del Sud. I pensionati piu' ricchi sono nel Lazio con 10.620,72 euro. E' questo l'importo medio lordo annuo ricevuto da ciascun avente diritto nel 2004. Al 31 dicembre 2004 gli assegni pensionistici erogati hanno raggiunto la soglia dei 22.602.199 e, rispetto al 2001, sono cresciuti del 5,09%. Al Sud gli incrementi piu' elevati. In Campania, nel periodo considerato, la variazione e' stata del + 9,79% ( pari a 156.396 assegni in piu'). In Calabria del 9,50% (+ 62.985), mentre in Puglia le pensioni sono aumentate del + 8,18% (pari ad un valore assoluto di 102.658). A indagare sul sistema pensionistico italiano e' l'Ufficio studi della Cgia di Mestre che da anni esegue un monitoraggio puntuale su questo fenomeno. A chiudere questa particolare classifica troviamo tutte le regioni settentrionali. Fanalino di coda la Liguria con un striminzito + 1,16% pari a 9.206 assegni in piu' rispetto al 2001. Ma l'analisi della Cgia di Mestre consente di misurare anche l'entita' economica delle prestazioni pensionistiche erogate da tutti gli istituti previdenziali italiani. Ebbene, a guidare la classifica nazionale ci sono i pensionati laziali che ricevono mediamente un importo medio lordo, relativo al 2004, pari a 10,620,72 euro. Seguono i lombardi con 10.200,57 euro e al terzo posto troviamo i liguri con 10.001,26 euro. Chiudono la classifica i pensionati molisani con 7.011,99 euro. "Da questa analisi - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - emerge con nitidezza come si stia ricucendo la spaccatura tra il Nord e il Sud del paese. Se fino a qualche anno fa i pensionati si trovavano principalmente al Nord, cio' dovuto al fatto che proprio in queste aree era avvenuta l'industrializzazione di massa degli anni '50 e '60, ora anche nel Mezzogiorno registriamo le prime uscite consistenti dal mondo del lavoro verso la tanto agognata pensione. E se non cresce, in termini proporzionali, anche l'occupazione e' difficile immaginare, nonostante le riforme realizzate, la possibilita' di mantenere economicamente in equilibrio tutto il sistema". ( L’indagine del Sole24ore sulle province evidenzia la situazione economica preoccupante della Calabria” 21/12 (Vincenzo Gallo) Il quotidiano “Il Sole 24 Ore”
ha pubblicato il 19 dicembre scorso un dossier sulla qualità
della vita nelle 103 province italiane, calcolata in base a 36 parametri.Il
documento conferma l’esistenza in Calabria di una situazione
economica e sociale estremamente preoccupante, ma anche di alcuni
punti di forza e di opportunità che è possibile sfruttare.
Ai primi posti in graduatoria in base alla classifica complessiva
risultano tre province del nord-est, Trieste, Gorizia e Belluno, mentre
la coda della classifica è occupata da province del sud, con
Vibo Valentia all’ultimo posto. Le province meridionali con
punteggio più alto sono risultate l’Aquila (41° posto),
Chieti (52°), Matera (56°) e Ascoli (60°). Nella graduatoria
finale le province calabresi sono tutte nella ultime 20 posizioni.
Il punteggio più alto è stato registrato da Cosenza,
che è all’84° posto, ma ha guadagnato 7 posizioni
rispetto all’anno precedente, Crotone, all’86° posto
(+7), Reggio Calabria al 90° (+7), Catanzaro, al 94° posto
(- 8 posti) e Vibo al 103°, che ha addirittura perso 19 posti.
Le province che hanno guadagnato posizioni rispetto all’anno
precedente sono state 50. Tra queste sono da segnalare Perugia (+28
posizioni), Brescia (+24), Rimini e Macerata (+22). Nel Sud il migliore
punteggio rispetto all’anno precedente è stato registrato
dalla Provincia di Messina, che ha guadagnato ben 20 posizioni, seguita
da Matera (+19) e Salerno (+12). I risultati peggiori rispetto all’anno
precedente sono stati registrati in aree del nord e del sud. Il maggiore
arretramento è stato registrato dalla Provincia di Biella,
risultata al 54° posto nella classifica generale (-27 rispetto
al 2004), dove è presente anche un distretto tessile che risente
probabilmente più di altri gli effetti della globalizzazione
e della concorrenza dei paesi emergenti. Seguono Vibo Valentia (-19),
Firenze (-18), Torino, Cagliari, Genova e Teramo (-16). In base alla
ricchezza prodotta, in particolare all’ammontare del valore
aggiunto per abitante nel 2004, al primo posto troviamo Milano, con
33.933 euro per abitante, all’ultimo Crotone con soli 12.161
Euro, valore pari a poco più di 1/3 rispetto a quello Milano.
Tra le province calabresi Catanzaro è all’ 84° posto,
con 15.672 euro, seguita da Reggio Calabria (93° posto), Cosenza
(97°), Vibo Valentia (98°), Crotone (103° posto). In base
alla percentuale di valore aggiunto derivante dalle esportazioni nel
2004, le prime dieci province risultano Vicenza (56,9%), Gorizia,
Chieti, Reggio Emilia, Prato, Modena, Siracusa, Treviso, Pordenone
ed Arezzo, con la presenza quindi anche di due province meridionali.
Negli ultimi dieci posti della classifica troviamo invece tutte province
del sud, tra cui le 5 calabresi: Palermo, Vibo Valentia (2,65%), Oristano,
Crotone, Reggio Calabria, Benevento, Agrigento, Cosenza, Enna e Catanzaro
all’ultimo posto. In base all’indice di percezione della
gravità attribuita al problema del lavoro in 107 aree provinciali
ai primi posti risultano Trento, Bolzano, Aosta e Vicenza dove il
problema dell’occupazione è scarsamente avvertito. Agli
ultimi posti si collocano invece Biella, Cosenza, Napoli, Crotone
e Carbonia/Iglesias, che chiude la classifica. Tenendo conto dei debiti
non pagati, in particolare del rapporto percentuale tra sofferenze
e impieghi bancari, ai primi posti in ordine decrescente sono risultati
Trento (1,60%), Ravenna e Milano, mentre agli ultimi posti si collocano
Cosenza (17%), Latina, Parma (probabilmente per la crisi del gruppo
Parmalat), Reggio Calabria, Potenza e, in coda, Frosinone (23%). L’ICI non può salvare i Comuni. La spese correnti superiori agli introiti. 17/12 Nei prossimi anni L'ICI sara' sempre meno in grado di coprire la crescita continua delle spese correnti locali. Questo il principale risultato di una ricerca del Centro Studi Sintesi, che ha analizzato l'ICI rilevando non solo l'ammontare complessivo del gettito, il suo peso sul totale delle entrate comunali, ma soprattutto la sua dinamica nel tempo, confrontandola con quella registrata dalle spese correnti. Rispetto ad una crescita media dell'ICI del 4,6% le spese hanno evidenziato, anche per le nuove funzioni attribuite agli enti locali, un incremento piu' che doppio nel periodo preso in questioni, tra il 2001 e il 2004. Le ragioni della relativa stabilita' del gettito ICI - informa una nota - sono da ricercare nelle caratteristiche intrinseche dell'imposta. Infatti, la base imponibile dell'imposta e' estremamente rigida, ancorata ai valori catastali, a meno dei nuovi fabbricati, i quali, tuttavia, incidono poco sulle dinamiche del gettito dato il loro scarso peso rispetto allo stock esistente. L'analisi per singole realta' locali - condotta dal Centro Studi che ha sede a Mestre - evidenzia che in quasi tutte le regioni, ad eccezione del Veneto, Abruzzo, Calabria e Friuli-Venezia Giulia, la crescita dell'ICI non ha compensato l'aumento delle spese correnti. In queste regioni esiste una possibilita' piu' concreta che nel prossimo futuro, se non verranno assegnate nuove risorse alle amministrazioni locali, si possa ricorrere ad un inasprimento delle tariffe dei servizi erogati per coprire i fabbisogni crescenti. Se non verra' ridisegnata la mappa delle risorse finanziarie a disposizione dei comuni, i cittadini piu' esposti a questo rischio potrebbero essere soprattutto quelli residenti in Sardegna, Lazio, Piemonte e Valle d'Aosta. Il Centro Studi Sintesi ha approfondito l'analisi verificando l'impatto finanziario che l'imposta comunale avrebbe sulla copertura delle spese, se sfruttata al massimo. Innalzando l'aliquota fino al 7 per mille il gettito complessivo aumenterebbe di 1,5 miliardi di euro (pari a 26 euro per abitante), comportando un incremento della copertura delle spese correnti attuali del +3% (dal 20,1% al 23,2%) comunque insufficiente a garantire una copertura dei fabbisogni finanziari dei comuni. Secondo i ricercatori di OFL del Centro Studi Sintesi emerge, dunque, una situazione critica dove si intravede uno scenario in cui il livello di copertura della spesa corrente garantito dall'ICI si assottigliera' sempre di piu', generando impellenti necessita' di recupero di ulteriori e nuove risorse. Di qui l'esigenza a ripensare un nuovo sistema di approvvigionamento delle risorse per fronteggiare una spesa corrente dei Comuni che ha raggiunto quota 3,5% del Pil. DINAMICA SPESE CORRENTI E GETTITO ICI TRA IL 2001 E IL 2004 VARIAZIONI PERCENTUALI
Milano la più ricca, Crotone la più povera, seguite da Vibo e Cosenza 15/12 Milano sempre la piu' ricca, Crotone ancora una volta la piu'
povera. La classifica di Unioncamere-Istituto Tagliacarne stilata
sulla base del valore aggiunto per abitante nelle province, anche
per il 2004 non riserva sorprese e conferma al primo e all'ultimo
posto la capitale economica d'Italia e la provincia calabrese. Ancora
una volta, poi, tra le dieci piu' sviluppate figurano solo citta'
del Centro-Nord, mentre le dieci piu' in difficolta' sono a totale
appannaggio del Mezzogiorno. Con 30.629 euro di valore aggiunto per
abitante, dunque, Milano si conferma per il nono anno al vertice della
graduatoria. Damigelle d'onore, come l'anno precedente, sono Bolzano,
con 29.053 euro e Bologna con 28.332. Fra le top ten si trovano poi
altre cinque province del Nord (Modena, Mantova, Parma, Aosta e Bergamo)
e due del Centro (Firenze e Roma). Per trovare la prima citta' del
Sud e' necessario scorrere la classifica fino al 64/mo posto, dove
figura Isernia, con 18.670 euro. Da li' in poi e' quasi tutto Mezzogiorno,
che occupa in pianta stabile le ultime dieci posizioni: Crotone (gia'
ultima nel 1995) continua a mantenere il primato negativo con 12.288
euro), preceduta da Enna, Agrigento, Lecce, Foggia, Cosenza, Vibo
Valentia, Napoli, Palermo e Trapani. L'indagine rivela insomma come
il Sud continui a essere distante dal resto della penisola, anche
se il forte gap tra Milano e Crotone si e' ridotto tra 1995 e 2004,
passando da 3,2 punti percentuali a 2,49. In questo scenario di forte
sperequazione, tuttavia, emergono anche altri elementi. Le 'piccole'
Isernia, Benevento e Ragusa, per esempio, marciano a passo piu' spedito
rispetto alle altre compagne d'area. Sul versante opposto, si registra
l'impoverimento relativo di alcune realta' territoriali sede di distretti
industriali di alto valore come Pordenone, Prato, Como, Lecco, Vicenza
e Torino. Tra il 2003 e il 2004, poi, le province che hanno migliorato
la propria posizione sono state nove, tante quante quelle che l'hanno
vista peggiorare. Un'analisi piu' a lungo termine, effettuata mettendo
a confronto il 1995 e il 2004, evidenzia infine alcune retrocessioni
e progressioni di un certo spessore: Alessandria continua a confermarsi
lepre della rincorsa alle province piu' ricche, avendo guadagnato
25 posizioni (dalla 41/ma alla 19/ma). Tra le citta' piu' grandi spiccano
i progressi fatti da Roma (+14 posti) e Genova (+16 posti). In senso
opposto sono andate citta' come Pordenone (-26 posizioni) e Prato
(-24). ''L'Italia - commenta il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli
- resta un Paese in cui la ricchezza dei territori viaggia su binari
ancora troppo lontani tra loro e in cui il Mezzogiorno rimane un'emergenza
economica e sociale. Ma il dato principale di quest'anno e' che l'Italia
dei distretti perde posizioni lasciando intravedere una nuova geografia
dello sviluppo''. Ecco due tabelle che mostrano le prime dieci e le
ultime dieci province in base al valore aggiunto per abitante nel
2004.
Dossier: Minimo aumento per l'indice dei prezzi al consumo Inflazione: Al sud la spesa più contenuta con prezzi più bassi del 25% 14/12 Possono costare anche il 25% in piu' al centro-nord i beni
di largo consumo rispetto al Mezzogiorno a conferma che l'inflazione
pesa in modo differenziato sulle famiglie italiane distinte per condizioni
socio-demografiche. E' quanto emerge dal primo Rapporto sulla dinamica
dei prezzi in Italia (nel periodo giugno 2002-settembre 2005) presentato
oggi da Daniela Primicerio, responsabile della Direzione Generale
Armonizzazione del Mercato e la Tutela dei Consumatori del ministero
della Attivita' produttive ed elaborato dall'Ipi (Istituto per la
promozione industriale). La differenza fra i prezzi nel Mezzogiorno
e al centro-nord puo' essere limitata al 7-8% se si guarda ai differenziali
dipendenti esclusivamente dai diversi prezzi ai quali sono venduti
gli identici beni, cioe' all'effetto ''punto vendita'' di tipo territoriale.
Nel Sud la spesa media e' particolarmente bassa in Sicilia, Calabria,
Campania e Puglia, regione, quest'ultima, in cui c'e' un livello di
prezzo medio sensibilmente inferiore alla media. Abruzzo e Sardegna
mostrano invece un comportamento del tutto allineato alla media nazionale
per entrambe le grandezze considerate. Nel Nord e nel Centro, la situazione
delle regioni risulta molto polarizzata, con il Triveneto e il Lazio
che presentano una spesa media e soprattutto un prezzo medio notevolmente
elevati, mentre Piemonte, Lombardia e Toscana presentano prezzi inferiori
alle media. Con il passaggio all'euro, si osserva nel rapporto, i
consumatori hanno avuto la percezione di un aumento significativo
del costo della vita, ma il costo dei beni di largo consumo e' aumentato
in maniera complessivamente contenuta. L'effetto 'quarta settimana',
secondo cui negli ultimi sette giorni del mese si avrebbe una riduzione
degli acquisti per l'esaurimento delle capacita' di spesa dei consumatori,
vale solo per 59 prodotti (su un campione di 380 beni), che rappresentano
circa il 22% del valore complessivo delle vendite (i risultati del
Rapporto si riferiscono ai prodotti di largo consumo commercializzati
nella grande distribuzione). Il calo delle vendite nella quarta settimana
interessa soprattutto i biscotti secchi (-3%) e comunque riguarda
essenzialmente prodotti appartenenti alla fascia di prezzo alta. Anche
pancetta, passate, pasta secca, formaggi fusi registrano un calo delle
vendite nella quarta settimana nella fascia di prezzo medio ed alta,
forse a vantaggio di consumi della fascia di prezzo bassa. Altri esempi
riguardano caffe' solubile, caramelle, concentrati di pomodoro, crusche
e fibre, dolcificanti, integratori dietetici, latte UHT, panetti,
riso confezionato, te' deteinato. Nel rapporto si spiega che si e'
tenuto conto dell'''effetto punti vendita'', cioe' del divario di
prezzo per gli stessi beni nei punti vendita delle varie regioni,
ed ''effetto composizione'', cioe' i divari di prezzo per le diverse
marche dei prodotti consumati. Nella valutazione della dinamica dei
prezzi, si osserva nel rapporto, c'e' una significativa divergenza
tra inflazione percepita o da scaffale e inflazione misurata cioe'
quella effettiva che tiene conto di quali beni vengono effettivamente
acquistati La Tonno Callipo aumenta del 32% l’export dei suoi prodotti 12/12 La Giacinto Callipo conserve alimentari spa, tra le aziende
leader nella produzione di tonno di qualita', ha fatto registrare
nel 2005 un aumento del 32 per cento nelle esportazioni rispetto allo
scorso anno. ''L'export e' in crescita - spiega Cinzia Ieracitano,
responsabile marketing Callipo - e rappresenta attualmente circa il
9,2% del nostro fatturato globale''. Nel corso del 2005 la Callipo
ha fatto il suo ingresso in molti nuovi mercati, tra i quali Malta,
Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Russia e Slovacchia.
''Si tratta di Paesi - riferisce Cinzia Romeo, dell'ufficio export
della Callipo - da poco entrati nella comunita' europea, paesi dell'
area balcanica, spesso emergenti, dove nonostante il reddito pro-capite
molto basso, si assiste all' emergere di nuovi ricchi sempre piu'
propensi alla ricerca di gusto e qualita'''. I canali di vendita preferenziali
in queste aree sono quello del gourmet e dei ''Top quality shops'',
sebbene in alcuni Paesi, come la Bulgaria, i prodotti Callipo si vendano
anche in punti vendita appartenenti a catene europee della grande
distribuzione organizzata. ''E' significativo - afferma ancora Cinzia
Romeo - come l' alta qualita', anche visiva, sia sempre piu' apprezzata
e richiesta all' estero''. Il 2005 segna anche un' altra conquista
per la Callipo, con l' ingresso nei mercati di Giappone, Corea del
Sud e Hong Kong, in cui non esiste una vera e propria cultura alimentare
per il pesce conservato. Altri Paesi come Canada, Australia, Nuova
Zelanda, Lituania e Svezia fanno registrare, a loro volta, un incremento
medio di oltre il 50% sulle esportazioni dell'ultimo anno''. La Giacinto
Callipo spa ha una capacita' produttiva annua di circa 15 mila tonnellate.
La produzione giornaliera e' di 500 mila scatole e 70 mila vasi di
vetro. In Calabria le tariffe più basse dell’ICI 12/12 E' Savona la provincia piu' cara d'Italia in materia di Ici.
Nel 2004 ogni residente ha versato al proprio comune, in questa provincia,
mediamente 335,57 euro. Al secondo posto si e' classificata Roma (304,37
euro pro capite) e al terzo Bologna (298,34). Al quarto posto Genova
(291,84 pro capite) e al quinto Rimini (284,35). Via via tutte le
altre. Chiude la classifica Vibo Valentia con 51,19 euro. Il dato
medio nazionale si e' attestato sui 170,15 euro pro capite. A pochi
giorni dalla scadenza del saldo dell'imposta comunale sugli immobili
(prevista per il prossimo 20 dicembre) l'Ufficio studi degli artigiani
della Cgia di Mestre ha calcolato quanto hanno pagato gli italiani
nel 2004 e ha anche verificato, tra il 2001 e il 2004, quali province
hanno subito le variazioni di gettito piu' sostenute. A registrare
i maggiori incrementi e' stata la provincia di Pescara che, tra il
2001 e il 2004, ha visto aumentare il gettito del 24,7%. Subito dopo
Parma (+ 16,7%) e al terzo posto Agrigento e Piacenza, entrambe con
una variazione del + 16,4%. I piu' fortunati sono stati i cagliaritani,
che nell'arco di tempo preso in esame hanno visto ridursi il gettito
dell'1,3%. A livello nazionale l'aumento medio e' stato del 4,6%.
''In molte citta' italiane - sottolinea il segretario della Cgia Giuseppe
Bortolussi - le aliquote, comunque, non sono state toccate. Pertanto,
l'aumento del gettito puo' essere dovuto all' effetto combinato di
almeno tre fattori. Il primo: una lotta piu' serrata all'evasione.
Il secondo: l' aumento del valore catastale degli immobili. Il terzo:
l'espansione delle aree edificabili''. ''Piu' in generale - conclude
Bortolussi - si deve ricordare che l'imposta comunale sugli immobili
deve essere pagata non solo dai proprietari di fabbricati ad uso residenziale
o commerciale, ma anche dai possessori delle aree edificabili o di
terreni agricoli, nonche' dai titolari dei diritti reali di godimento
sugli immobili sopra elencati e dai conduttori in caso di locazione
finanziaria. Infine, il pagamento dell'imposta spetta anche ai concessionari
di aree demaniali dopo aver ultimato la costruzione dell'immobile'' Pos. Provincia Euro procapite
Istat: Nel 2003 le province del sud più virtuose 07/12 Nel 2003 il valore aggiunto delle province del Mezzogiorno
e' cresciuto del 4,2%, un valore superiore sia a quello della media
nazionale sia a quello delle altre aree del paese. Secondo quanto
ha rilevato l'Istat, infatti, il valore aggiunto a prezzi correnti
(inteso come differenza fra valore della produzione e quello dei costi
intermedi) e' cresciuto a livello nazionale del 3,4%, nelle province
del centro del 3,9%, in quelle del nordest del 3,4% e in quelle del
nordovest del 2,4%. Dalla rilevazione dell'istituto di statistica
emerge che il settore dei servizi rappresenta un importante fattore
per la crescita economica in tutte le aree del paese, ad eccezione
del Mezzogiorno dove e' l'agricoltura a segnare una dinamica particolarmente
vivace (+9%) e in controtendenza rispetto alle altre aree, in cui
mostra invece andamenti negativi. Anche per l'industria la performance
migliore si ha nel Mezzogiorno (+2,7%), mentre per i servizi e' il
centro a presentare la crescita piu' elevata rispetto al valore medio
nazionale (+4,8% contro il +4,2%). All'interno delle macro-aree, inoltre,
le singole province evidenziano risultati piuttosto differenti, influenzati
anche dalle rispettive vocazioni produttive. Quanto invece all'andamento
del valore aggiunto nelle 103 province, si vede che per 62 di queste
la crescita e' maggiore o uguale alla media nazionale. Delle cinque
province piu' virtuose quattro sono nel Mezzogiorno (Enna +11,9%,
Catanzaro +9,2%, Catania +8,9% e Trapani +8,8%), mentre l'altra appartiene
al centro (Frosinone con un +8,9). Sul fronte opposto, le quattro
macro-aree presentano almeno una provincia (due il centro) con tassi
di variazione negativi del valore aggiunto: Grosseto (-1,5%), Matera
(-0,7%), Belluno e Lodi (-0,5%), Massa-Carrara (-0,3%). Cresce di un punto il reddito delle famiglie al Sud. Ma il 53% è al nord. In Calabria il carico fiscale più basso. 06/12 Il reddito disponibile delle famiglie resta concentrato sempre
al nord, ma e' il Mezzogiorno a registrare la crescita piu' sostenuta.
Un trend positivo, dunque, per il sud che, tuttavia, non colma il
gap tra le diverse aree del Paese. E' il quadro che emerge da un'
indagine dell' Istat, che ha preso in considerazione il periodo che
va dal 1995 al 2003. Il reddito disponibile, dunque, si e' concentrato
per circa il 53% nelle regioni settentrionali, per il 26% in quelle
nel meridione e per il restante 21% nel centro. La quota del nord
sul totale nazionale, tuttavia, ha perso un punto percentuale a quasi
esclusivo vantaggio del sud, essendo rimasta sostanzialmente stabile
la percentuale del centro. Il peso del reddito disponibile delle famiglie
meridionali, rispetto a quello complessivo del Paese, e' cresciuto
dal 25,6% del 1995 al 26,6% del 1999, per poi mantenersi sostanzialmente
stabile negli anni successivi. Il Mezzogiorno ha sperimentato la crescita
piu' sostenuta con un +37,1%, rispetto ad un incremento medio nazionale
del 33,5%. La dinamica piu' debole si riscontra, invece, per le regioni
del nord ovest (+30,8%). Tuttavia - rileva l' Istat - cio' non e'
stato sufficiente a colmare lo svantaggio delle regioni meridionali,
per le quali il livello del reddito disponibile delle famiglie resta,
nel 2003, pari all' 84% circa di quelle del Nord Ovest. In tutte le
regioni meridionali l' andamento appare positivo. I tassi di crescita
piu' alti sono in in Campania, Sardegna e Molise, pari rispettivamente
a 40,03%, 40,2% e 39,9%. Nelle regioni centrali l' aumento del reddito
disponibile risulta sostanzialmente omogeneo, pari al 34,3%, mentre
nel nord-est ci sono regioni con una crescita vicina alla media nazionale
come il Trentino Alto Adige e il Veneto, ed altre in cui l' aumento
e' inferiore. Fanalino di coda il Piemonte con un +27,5%. I redditi
netti derivanti dalla proprieta' di abitazioni registrano un aumento
del 61,9% sempre nel periodo considerato. La dinamica piu' sostenuta
e' nel nord-ovest (+74,4%), quella piu' bassa nelle regioni meridionali
(+42,8%). Cio' testimonia come l' attitudine delle famiglie all' investimento
immobiliare sia vistosamente piu' marcata nel settentrione, dove gli
affitti sono aumentati piu' del resto del Paese. Quanto alla dinamica
dei redditi da capitale (tra cui interessi, dividendi e utili distribuiti
dalle societa'), si ha un calo dal 1995 in poi, con una flessione,
in termini monetari, pari al 4,7% nel nord-ovest e al 6,7% al nord-est.
La novita', anche in questo caso, viene dal sud dove si registra un
aumento del 18,3%. I redditi da lavoro dipendente sono aumentati del
37,9%. Una crescita piu' accelerata nel nord-ovest ed al sud. In Campania
ed in Molise rispettivamente +43,3% e +42,8%, la piu' bassa in Liguria
+32,1%. L' Istat infine analizza il carico fiscale che risulta piu'
elevato al nord e piu' basso nel sud. Lombardia e Lazio detengono
il primato. Il carico fiscale passa dal 14,7% del 1995 al 14,8% del
2003 nella prima e dal 14% del 1995 al 14,6% nella seconda, mentre
Puglia e Calabria mostrano il carico fiscale piu' basso: rispettivamente
il 10,7% e l' 11,3% nel 2003. Guerriero: “No alla elevazione dello sbarramento minimo della legge 488” 05/12 “L’intenzione del Ministero delle Attività
produttive di elevare lo sbarramento minimo per avere accesso alle
agevolazioni della ‘488’, non aiuta certo la piccola e
media impresa calabrese”. E’ quanto afferma il consigliere
regionale dello Sdi, Giuseppe Guerriero, che ricopre anche l’incarico
di Presidente della Commissione antimafia. “La nuova legge 488/92
– prosegue Guerriero - dovrebbe prevedere infatti un investimento
minimo, per le aziende operanti nei tre settori, industria, commercio
e turismo, pari ad almeno 1 milione di euro, raddoppiando così
il precedente limite di 500 mila euro. Tuttavia – sostiene Guerriero
- è data facoltà alle singole regioni di modificare
detto minimo, entro i seguenti limiti: da 400.000 a 1.500.000 euro
per le attività del settore industria, ad eccezione di quelle
dei servizi; da 300.000 a 2.500.000 euro per le attività del
settore turismo; da 150.000 a 1.000.000 euro per le attività
del settore commercio e servizi”. Giuseppe Guerriero, inoltre,
sottolinea che “in relazione al predetto primo bando di attuazione,
entro trenta giorni dalla pubblicazione del decreto del MAP, le Regioni
e le Province Autonome formulano gli eventuali limiti minimi di investimento.
Qualora una Regione non formuli tali proposte entro il suddetto termine,
le stesse si intendono non espresse tornando applicabile il limite
minimo previsto per decreto”.“La nostra economia - continua
Guerriero - è caratterizzata dalla presenza di piccole e medie
imprese, che necessitano di investimenti molto più bassi di
quelli previsti, nell’attuale bozza di decreto, come limite
minimo. E’ necessario, pertanto, che la Regione Calabria si
adoperi prontamente, nel senso di modificare detti minimi di investimento,
non appena sarà pubblicato il decreto del Ministero Attività
Produttive, promuovendo l’istituzione di un tavolo di concertazione
tra le associazioni imprenditoriali, la Commissione Regionale Attività
Produttive e l’Assessorato Regionale all’Economia per
l’individuazione dei limiti minimi di investimento nei vari
settori, al fine di facilitare l’acceso ai finanziamenti previsti
con la riforma della Legge 488 anche alle imprese di piccole dimensioni.
Si evidenzia, pertanto, una doppia discriminazione per le aziende
sane, che sono la maggior parte del tessuto economico calabrese: la
prima riguarda il limite minimo di investimento; la seconda riguarda
la valutazione di bancabilità dell’azienda stessa, con
il sistema bancario che fa il suo ingresso nella legge 488/92 proprio
nel momento in cui ha fatto la propria irruzione il nuovo accordo
di Basilea 2”.“Dal mio osservatorio - conclude il presidente
dell’Antimafia regionale - ho rilevato un cambiamento radicale
negli ultimi anni del modo di operare degli imprenditori calabresi
che, scrollatisi di dosso l’idea del finanziamento ‘full’
a fondo perduto, hanno attivato una serie di iniziative che vedono
in ‘primis’ l’idea e poi le fonti di finanziamento.
Ben vengano – dunque - le riforme di accesso ai finanziamenti,
ma occorre rapportarle alle esigenze dei singoli territori, in modo
da costituire un serio volano per le aspettative di tutti quegli imprenditori
che vogliono costruire in modo serio la propria attività”. Convenzione Confidi – San Paolo Banco di Napoli per l’accesso al credito della PMI 02/12 Nei giorni scorsi, il SanPaolo Banco di Napoli ed il Confidi
Magna Grecia di Cosenza, hanno siglato un nuovo accordo che faciliterà
l’accesso al credito delle imprese associate al Confidi. Francesco
Coscarella, presidente di Confidi Magna Grecia, ha sottolineato l’importanza
strategica della nuova convenzione che, “grazie al supporto
di una grande banca nazionale molto impegnata a rivestire un significativo
ruolo di sostegno all’imprenditoria del territorio, completa
ed arricchisce la nostra offerta di servizi finanziari alle PMI”.
Da parte sua, Antonio Del Giudice, Responsabile Mercato Privati e
Retail dell’Area Calabro-Lucana di SanPaolo Banco di Napoli,
ritiene che “l’accordo raggiunto con il Confidi Magna
Grecia, organismo di garanzia tra i più performanti del Mezzogiorno,
sarà uno strumento fondamentale per facilitare l’impatto
delle PMI con le nuove regole introdotte da Basilea 2”. La convenzione,
infatti, prevede, per varie classi di rating bancario, una consistente
riduzione del costo dei finanziamenti rispetto alle condizioni standard.
Ciò è reso possibile dal livello qualitativo della valutazione
realizzata dal Confidi Magna Grecia e dalla consistenza delle garanzie
da esso rilasciate che, assistite da forme di controgaranzia pubblica,
incidono in maniera significativa sulla mitigazione dei rischi assunti
dalle banche. La Banca si è inoltre impegnata ad assicurare
tempi di risposta estremamente brevi alle domande di finanziamento
provenienti dalle imprese associate al Confidi Magna Grecia: il tutto
nell’ottica di una forte sinergia e di una grande attenzione
alle esigenze delle imprese che, grazie a questo strumento, potranno
avere un credito più giusto e coerente con le esigenze aziendali. In Friuli la spesa più alta per il welfare 01/12 Con 156,7 euro il Friuli Venezia Giulia e' la regione con la
spesa pro capite per l'assistenza piu' alta in Italia (media pari
a 94,7 euro) ma e' anche tra le regioni, con Piemonte, Molise, Calabria,
Puglia e Sardegna, a non avere ancora approvato i piani di zona. La
spesa pro capite piu' bassa spetta alla Basilicata (38 euro), mentre
l'incidenza maggiore della voce assistenza sul totale della spesa
premia le Province di Trento e di Bolzano con l'11%, fanalino di coda
la Basilicata (3,3%) e il Molise (3,6%). E' quanto risulta da un'indagine
dell'Osservatorio nazionale sul Welfare dello Spi, il sindacato dei
pensionati della Cgil, su dati 2003 presentata a Palermo. Per quanto
riguarda la media della spesa dei comuni per l'assistenza, dall'analisi
dello Spi, su dati del ministero degli Interni e dell'Istat, emerge
che gli enti locali piu' virtuosi sono quelli della Provincia di Trento
(527,41 euro), della Valle D'Aosta (500,52 euro) e della Campania
(246,55 euro), mentre la 'maglia nera' spetta ai comuni della Puglia
(12,49 euro), della Toscana (14,28 euro) e dell'Abruzzo (16,18 euro).
Nei comuni della Sicilia, invece, la media dell'incidenza della spesa
per l'assistenza sul totale e' la piu' bassa d'Italia: 0,51%. Seguono
gli enti locali di Puglia (0,54%) e Abruzzo (0,57%); la media piu'
alta va ai comuni di Campania (7,37%), Provincia di Trento (6,79%)
e Veneto (4,94%). Nessuna variazione nell’indice dei prezzi al consumo 30/11 (G.P) E’ tempo di bilanci per l’istituto nazionale
di statistica, che stima l’indice nazionale dei prezzi al consumo
per l’intera collettività (NIC). Sulla base dei dati
pervenuti, nel mese di Novembre 2005 non ci sono state variazioni
di rilievo rispetto ad Ottobre, mentre rispetto allo stesso mese dell’anno
precedente i dati confermano una variazione del 2,2 per cento. In
base alla stima provvisoria, l’indice armonizzato dei prezzi
al consumo (IPCA) registra nel mese di novembre una variazione nulla
rispetto al mese precedente e una variazione di più 2,4 per
cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Dati e tabelle a cura dell'Istat Secondo l’Eurispes è allarme per declino socio economico nei comuni rurali calabresi 23/11 E' allarme declino socio-economico nei comuni rurali calabresi.
Ben 154 comuni, infatti, sono toccati dalla crisi che coinvolge circa
230 mila persone. E' questo risultato di una ricerca condotta dall'
Eurispes che sara' illustrata nel dettaglio domani dal presidente
dell' istituto, Raffaele Rio, nel corso del convegno sullo stato attuale
della ruralita' in Calabria promosso, a Rende, dalla Confederazione
italiana agricoltori. ''Da una lettura d' insieme delle statistiche
disponibili - ha sostenuto Rio - le aree rurali calabresi sembrerebbero
essere caratterizzate da scarsi insediamenti abitativi e da una economia
prevalentemente agricola che stenta ad integrarsi con le attivita'
dei servizi e dell' industria, a causa probabilmente di condizioni
politiche e culturali ancora insufficienti affinche' si diffonda un
determinato modello di sviluppo locale. E' indispensabile prendere
coscienza della grave situazione in cui si ritrova la ruralita' calabrese.
In questa direzione si richiedono evidentemente interventi e politiche
mirate alla riqualificazione del tessuto sociale, istituzionale e
produttivo''. Il territorio calabrese, afferma Eurispes, e' caratterizzato
da numerose aree a bassa densita' di popolazione e da una elevata
e diffusa quota di addetti in agricoltura. Applicando i suggerimenti
comunitari (criteri di bassa densita' ed alta vocazione agricola)
l' Istituto perviene ad una mappa del rurale nella regione che individua
154 comuni su un totale di 409. ''In altri termini - afferma Eurispes
- quasi il 38% dei comuni sono classificati come 'comuni rurali' e
sono popolati da circa 230 mila abitanti (oltre l' 11% della popolazione
calabrese)''. Dato che colloca la Calabria, al sesto posto in Italia,
dopo Basilicata, Valle D' Aosta, Sardegna, Molise e Trentino Alto
Adige, come grado di ruralita' dei comuni con una differenza rispetto
alla media nazionale (23,5%) di oltre ben 14 punti. Le province con
il piu' forte grado di ruralita' sono quelle di Catanzaro (36 comuni
su 80, pari al 45%), Reggio Calabria (40 su 97, 41,2%) e Cosenza (62
su 155, 40%). Le province di Crotone (6 su 27, 22,2%) e di Vibo Valentia
(10 su 50, 20%) sono meno interessate dal fenomeno. Dei comuni rurali,
oltre l' 82% ha subito lo spopolamento. Le aree caratterizzate da
questo fenomeno e da un invecchiamento della popolazione rispetto
ai corrispondenti valori medi nazionali, afferma Eurispes, si possono
considerare ''aree a possibile rischio di declino socio-economico''.
In Calabria una percentuale molto elevata di comuni, pari all' 82,5%,
ha subito un accentuato processo di spopolamento nel decennio 1991-2000
a fronte di una media nazionale del 60,3%. I 154 comuni rurali calabresi
si ritrovano, pero', al di sotto della media nazionale sia rispetto
all' indice di vecchiaia che all' indice di dipendenza strutturale
della popolazione anziana. Ben il 74,7% dei comuni rurali calabresi,
afferma lo studio, presenta un rapporto molto elevato tra popolazione
anziana e bambini a fronte di una media nazionale dell' 80,6% e il
50,6% (media nazionale 76,6%) presenta un' alta dipendenza della popolazione
anziana dalla popolazione in eta' lavorativa. Malgrado gli scostamenti,
in positivo, dalla media nazionale (anche se non per tutti e tre gli
indicatori considerati) la correlazione tra i tre indicatori resta
comunque elevata: anche le aree rurali calabresi, dunque, afferma
l' Istituto, sono aree che potremmo definire a rischio declino almeno
da un punto di vista demografico. ''Al fine di individuare l' esistenza
di condizioni di sviluppo o di ritardo all' interno dei territori
che esprimono gia' un disagio strutturale - e' scritto nella ricerca
- e' utile analizzare il valore che assumono le variabili statistiche
di tipo socio-economico rispetto al loro valore medio nelle aree rurali
calabresi considerate''. In Calabria, malgrado la presenza di tre
universita' che offrono maggiori possibilita' di studio e di formazione
universitaria, solo il 2,5% delle aree rurali, a fronte di una media
nazionale del 3,8%, sono caratterizzate da una elevata presenza di
giovani laureati e diplomati pari. ''Anche se - precisa Eurispes -
va ricordato che la Calabria detiene il valore piu' elevato del Mezzogiorno''.
Molto basso, dai risultati della ricerca, il valore percentuale (il
5,8% rispetto alla media nazionale del 16,3%) dei comuni rurali calabresi
per numero medio degli addetti all' industria per unita' locale che
misura, in qualche maniera, la vocazione allo sviluppo nel settore.
Evidente, infine, per l' Eurispes, anche per quanto riguarda la vocazione
allo sviluppo dei servizi, il divario tra Calabria e Italia: 4,5%
dei comuni rurali calabresi a fronte di una media nazionale dell'
11,4%. Il 25 a Lamezia“Come tirar su i giovani” incontro di Scuola d’Impresa 22/11 Si terrà venerdì 25 novembre 2005 alle ore 17,30
nel salone del dopolavoro ferroviario di Sant’Eufemia Lamezia
l’incontro “Come tirar su i giovani”, promosso dalla
Fondazione per la Sussidiarietà, al quale prenderà parte
Antonio Gatto, presidente di Despar Italia. Si tratta di un incontro
tra imprenditori, al quale interverranno Antonio Saladino, Consigliere
Fondazione per la Sussidiarietà e Francesco Gambardella, avvocato
penalista. I lavori saranno moderati da Bernhard Scholz, senior partner
della società Praxis Management Srl e coordinatore didattico
della Scuola d’Impresa. Sono 406 i nuovi occupati nel lavoro temporaneo nel terzo trimestre 18/11 Sono state 37 le imprese che hanno fatto ricorso al lavoro
a tempo determinato (ex lavoro temporaneo) in Calabria nel terzo trimestre
dell' anno. A documentarlo sono i dati diffusi dalla Adecco, societa'
impegnata nella gestione delle risorse umane. Nella regione sono state
in tutto 406 le persone che hanno trovato un' occupazione (57% maschi
e 43% donne). La durata media della missione lavorativa in Calabria
e' di 58 giorni (dato nazionale: circa 41 giorni), mentre l' eta'
media dei lavoratori temporanei di Adecco e' aumentata a 31 anni.
Per quanto riguarda il livello di istruzione degli oltre 400 nuovi
impiegati in Calabria, il 47% ha un diploma di scuola media superiore,
mentre il 33% ha il diploma di scuola media inferiore e il 15% la
laurea. Galati: “Attuare una politica di promozione e innovazione per il rilancio del made in Italy” 16/11 Per favorire il processo di crescita degli scambi commerciali
e il rilancio del Made in Italy occorre ''attuare una politica che
coniughi promozione e innovazione sia in Italia sia all' estero''.
A sostenerlo e' stato il sottosegretario alle Attivita' produttive,
Giuseppe Galati, in occasione del convegno ''Orgogliosamente Made
in Italy'' a Roma. ''Promozione - ha aggiunto Galati - perche' spesso
i nostri marchi sono discriminati sulla base di futili motivi, a volte
anche di natura psicologica, che vanno rimossi, mostrando la qualita'
e l' alto grado di commerciabilita' delle nostre produzioni. Innovazione,
in quanto se non si punta a migliorare il processo produttivo e il
prodotto che si immette sul mercato, rischiamo di essere tagliati
fuori dalle dinamiche internazionali che vedono nell' innovazione
tecnologica la via maestra per essere competitivi e crescere. E' su
questi temi che si gioca la capacita' dell' Italia di affrontare con
successo la globalizzazione e sfruttare le enormi potenzialita' del
Made in Italy, che trova sempre piu' successo all' estero, ma che
e' spesso vittima dalle criticita' del nostro sistema produttivo:
ancora sottodimensionato, spesso poco innovativo e a volte poco affidabile
sul piano gestionale e finanziario''. ''Per questi motivi - ha proseguito
Galati - il Ministero negli ultimi cinque anni ha stanziato 46 miliardi
di euro per aiutare a crescere il nostro sistema imprenditoriale,
attraverso agevolazioni per l' innovazione tecnologica, per l' aggregazione
delle imprese, per l' internazionalizzazione e per l' attrazione degli
investimenti esteri''. ''Ritengo - ha concluso Galati - sia necessario
utilizzare le leve di marketing territoriale per mettere a punto un
'prodotto Italia' che sia in grado di soddisfare i bisogni del mercato
internazionale conciliandoli, con le nostre specificita' e i nostri
punti di forza di carattere sociale, ambientale, culturale ed economico'' Unioncamere Calabria avvia un corso per consulenti d’azienda 16/11 ''Sino ad oggi la domanda di innovazione tecnologica avanzata
dalla impresa di piccole e medie dimensioni non ha avuto modo di incontrare
la pur cospicua offerta che le universita' e i Centri di ricerca operanti
nella regione sono in grado di mettere a disposizione. Questa considerazione
ha spinto il sistema delle Camere di commercio calabresi ad implementare
il Progetto One Stop Shop- Ricerca scientifica e Innovazione Tecnologica,
con un 'Sistema integrato domanda offerta ricerca innovazione tecnologica-
Sidoric'''. A sostenerlo e' Maurizio Ferrara, segretario generale
dell' Unioncamere Calabria. Le attivita' progettuali di Sidoric -
e' detto in un comunicato - sono rivolte essenzialmente a tre categorie
di soggetti: alle singole imprese operanti da almeno tre anni sul
mercato che vogliono avviare processi di rinnovamento aziendale, ai
laureati e ricercatori che intendono contribuire alla creazione di
imprese innovative ed a laureati che svolgendo consulenza alle imprese,
intendono incrementare le proprie conoscenze su innovazione e trasferimento
tecnologico. Attualmente sono stati avviati due bandi: uno per la
selezione di fornitori di un corso di formazione specialistico che
avra' come obiettivo la specializzazione professionale di 30 consulenti
junior che desiderino familiarizzare con la ricerca scientifica applicata
ai settori produttivi e con l' innovazione e il trasferimento tecnologico
alle PMI; e l' altro per la selezione di 30 consulenti junior che
parteciperanno al suddetto corso di formazione specialistica, che
si terra' nella sede Unioncamere di Lamezia Terme. Castagna (UIL) “Alla Calabria serve una fiscalità di vantaggio” 15/11 “La situazione calabrese è arrivata ad un punto
di criticità senza precedenti. La stessa manovra finanziaria,
che il Governo si appresta a varare appesantisce ulteriormente il
divario infrastrutturale produttivo e occupazionale della nostra regione
e mette in ginocchio i comuni, le province e la regione”. E’
quanto ha dichiarato il Segretario Generale della UIL calabrese Roberto
Castagna a conclusione di una riunione dei quadri e delegati UIL a
Catanzaro. Lettera aperta di Franzè (CDO) sull’area industriale di Lamezia a rischio speculazione 15/11 in una lettera aperta inviata Al presidente Loiero, all’ass.
Nicola Adamo, al Sindaco di Lamezia, al presidente dell’ASI
e al sottosegretario Galati, il Presidente della Compagnia delle Opere,
Giancarlo Franzè, pone il problema dell’area industriale
di Lamezia attualmente una desolata radura con pochissimi insediamenti
produttivi. Scrive nella lettera aperta Franzè: “L’area
industriale più grande del Mezzogiorno (1050 ettari e solo
55 imprese attive) potrebbe ridursi a una mera speculazione immobiliare.
Il fallimento del progetto Biofata, del resto facilmente prevedibile,
potrebbe tradursi infatti in una vera e propria speculazione a vantaggio
di pochi soggetti, che ricorda nella loro modalità di comportamento,
i peggiori imprenditori sudamericani, portatori di una logica che
persegue l’arricchimento di pochi nel mantenimento di uno stato
di povertà generalizzato. Anche perché questi terreni
erano stati espropriati per realizzare un’opera che portasse
sviluppo e occupazione. Cosa che non è avvenuta, in quanto
oggi questi terreni rischiano di essere oggetto di una speculazione
immobiliare, tradendo così qualsiasi prospettiva di sviluppo. Secondo una stima dell'ISTAT il PIL aumenta di 0.3% Secondo il Codacons in Calabria il denaro costa il doppio del nord Italia 10/11 ''In Calabria il costo del denaro e' il doppio rispetto alle
regioni del Nord-Italia. Il Presidente della Regione, Agazio Loiero,
dovrebbe revocare l'autorizzazione all' esercizio del credito per
quegli istituti che in Calabria praticano condizioni discriminatorie
a cittadini e aziende''. E' quanto sostiene in una nota il Codacons
che rende noti i dati relativi alle singole province calabresi. Secondo
i dati forniti dal Codacons, confrontati con alcune citta' del Nord,
i tassi di interesse applicati sono: Bologna 4%, Milano 4,20%, Bolzano
4,50%. In Calabria a Cosenza 7,80%, Catanzaro 7,95%, Reggio Calabria
8,20%, Crotone 8,20%, Vibo Valentia 8,36%. ''Una percentuale di difformita'
enorme - sostiene il presidente del Codacons Calabria, Francesco di
Lieto - che si manifesta nella concessione di prestiti e fidi a privati
e aziende, nei finanziamenti ed in tutte quelle situazioni che riguardano
investimenti e produzione di ricchezza. Il piu' elevato costo del
denaro incide negativamente sullo sviluppo economico della regione
e sull' occupazione, spingendo molti giovani a trasferirsi in altre
zone del Paese nelle quali le condizioni economiche sono piu' favorevoli
ovvero a rivolgersi all' anti-stato. In Calabria viviamo in una situazione
discriminatoria, rispetto al resto del paese ed imposta dai colossi
della finanza, che deve finire''. ''La presenza della Regione Calabria
- ha aggiunto - a sostegno degli imprenditori tartassati, deve essere
un segnale per l' affermazione del principio di legalita' nella nostra
regione e un gesto per tentare di difendere i cittadini e la disastrata
economia nei confronti di istituti bancari che raccolgono il denaro
dei calabresi, pagandolo pochissimo, per poi investirlo in altre zone
del paese. E cosi' le nostre aziende sono costrette a sopportare costi
maggiori e, conseguentemente, hanno una sempre maggiore difficolta'
rispetto alle imprese situate in altre regioni italiane''. ''Il comportamento
degli Istituti di credito - ha concluso di Lieto - reca un gravissimo
pregiudizio allo sviluppo della regione e contribuisce alla creazione
di sofferenze e disoccupazione. Sul comportamento degli istituti di
credito che affossano l' economia calabrese - conclude di Lieto -
sarebbe importante conoscere l' opinione del Presidente di Confindustria
Montezemolo, che nella prossima settimana sara' presente in citta'''. Per l’Istat il sud spende meno. Bolzano, Lombardia e Emilia con le mani bucate. 06/11 Mani bucate a Bolzano, rigorosamente attente agli spiccioli
in Sicilia. Le abitudini di spesa degli italiani si differenziano
da Nord al Sud al punto che lo scorso anno una famiglia siciliana
ha speso in media quasi la meta' di una della provincia autonoma dell'Alto
Adige. Secondo le rilevazioni contenute nell'annuario 2005 dell'Istat,
all'estremo Nord dell'Italia la spesa famigliare mensile e' stata
infatti di circa 3.100 euro, mentre in Sicilia si sono superati appena
i 1.600 euro al mese. A variare sono soprattutto i consumi per i prodotti
non alimentari (oltre 2.600 euro al mese a Bolzano, 1.250 circa nell'isola
contro una media nazionale di 1.928 euro) mentre sono sostanzialmente
in linea quelli per gli alimentari (478 nella provincia del Nord,
423 in Sicilia rispetto ai 452 euro al mese della media italiana).
I dati dell'Istat sulla spesa delle famiglie inglobano anche i prezzi:
va quindi tenuto conto, quando si guarda alla spesa mensile, anche
delle differenze di prezzo tra Nord e Sud. Ma oltre ai costi dei prodotti
a variare su e giu' per la penisola sono anche le abitudini di consumo.
A Nord si tende infatti a spendere di piu' per la casa, per i trasporti,
per i combustibili ed anche per la sanita', mentre al Sud prevalgono
alimentari e tabacchi. A superare nettamente la media italiana complessiva
di 2.381 euro al mese, oltre a Bolzano e' anche la Lombardia (2.800
euro), seguita da tutte regioni del Nord: Emilia Romagna (2.761 euro),
Veneto (2.716 euro) e Piemonte (2.612 euro la mese). Molto piu' parsimoniosa
e' invece l'altra provincia autonoma del Trentino Alto Adige: a Trento
le famiglie hanno speso lo scorso anno 2.221 euro, al di sotto quindi
della media nazionale. Piu' che su spese per la casa, per prodotti
e servizi vari, in citta' si risparmia soprattutto sui generi alimentari:
la spesa delle famiglie e' stata nel 2004 la piu' bassa d'Italia,
appena 369 euro. Oculati nel mangiare sono anche i friulani: 395 euro
in un mese. All'opposto, la regione in cui per pranzi e cene non si
bada affatto a spese sono le Marche che con 505 euro al mese si piazzano
al top della classifica. Seguono quasi tutte regioni del Sud, dove
sedersi a tavola e' quasi un rito: la Campania con 495 euro, la Calabria
con 462 euro, Abruzzo e Molise entrambe con 459 euro. A spezzare il
monopolio del Mezzogiorno e' pero' la Lombardia, dove la spesa familiare
per il cibo e' arrivata lo scorso anno a 478 euro. Ecco una tabella
con la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia calcolata
dall'Istat regione per regione. Nella tabella divisa per regioni (eccetto
che per l eprovince autonome di Trento e Bolzano) appare la spesa
mensile in euro Secondo Galati gli scambi commerciali con gli USA possono crescere 05/11 ''Gli scambi economici e commerciali tra Italia e Usa possono
ancora crescere e di molto. Se gli Stati Uniti, infatti, sono il terzo
mercato di sbocco per il Made in Italy, il nostro Paese e' al decimo
posto fra i mercati degli Usa''. Lo ha detto Giuseppe Galati, sottosegretario
di Stato alle Attivita' produttive in occasione della seconda edizione
del Premio internazionale Miami. Per Galati, che dopo avere ricevuto
l' onorificenza lo scorso anno assieme all' allora sottosegretario
alle Comunicazioni, Giancarlo Innocenzi e' ora componente del Comitato
d' onore, ''e' fondamentale promuovere l' immagine del nostro Paese
nelle Americhe, che da sempre vantano un rapporto privilegiato con
l' Italia''. ''Nel 2004 - sottolinea Galati - l' Italia ha esportato
beni e servizi negli Stati Uniti per circa 28 miliardi di dollari,
mentre ha importato per circa 10,4 miliardi. Un attivo che puo' aumentare
ancora, se si pensa che gli Stati Uniti importano globalmente un valore
di 1,5 trilioni di dollari. Uguali considerazioni vanno fatte se guardiamo
alla graduatoria degli investimenti degli americani all' estero, dove
occupiamo solo il 16/mo posto, una delle ultime posizioni in Europa.
Anche qui si puo' migliorare e di tanto. Il Ministero delle Attivita'
Produttive grazie a un impegno finanziario massiccio, sta aiutando
a crescere il nostro sistema imprenditoriale, attraverso agevolazioni
per l' innovazione tecnologica, per l' aggregazione delle imprese,
per l' internazionalizzazione e per l' attrazione degli investimenti
esteri''. ''Nel nostro Paese l' internazionalizzazione delle imprese
e il marketing territoriale - prosegue il sottosegretario - sono le
chiavi di volta del processo di sviluppo necessario alla crescita
degli scambi commerciali, primo indicatore della capacita' di un sistema
economico di relazionarsi con l' esterno. In questo senso l' attivita'
della Fondazione Italia nelle Americhe rappresenta uno strumento essenziale
di diffusione e di promozione della nostra cultura imprenditoriale
e commerciale che non puo' che giovare all' attivita' dei tanti nostri
connazionali che intendono o gia' stanno operano proficuamente all'
estero'' Cresce il mercato dei mutui in Calabria, +29.74% nei primi sei mesi del 2005 03/11 Cresce a due cifre il mercato dei mutui in Calabria nel primo
semestre 2005. E' quanto rilevato dall' Osservatorio Mutui Banca per
la Casa, del gruppo Unicredit, su dati Bankitalia. L' erogato della
Regione, secondo quanto riferito in un comunicato, e' cresciuto nel
primo semestre 2005 del 29,74% rispetto allo stesso periodo del 2004.
Nel primo semestre 2005 l' incremento maggiore di erogato si e' registrato
a Cosenza con 109 milioni di euro (+42,7%) rispetto al primo semestre
2004. In termini percentuali la provincia che ha erogato di piu' e'
stata Vibo Valentia con +53,6% (19 milioni di euro). Seguono Catanzaro
con +27,2% (81 milioni), Crotone con +24,9% (29 milioni) e Reggio
Calabria con +12,6 (67 milioni). In riferimento all' Italia Meridionale,
la Calabria si colloca al quarto posto per valore dell' erogato con
305 milioni di euro, confermando nei primi 6 mesi dell' anno una crescita
del 29,74% rispetto allo stesso periodo del 2004. In riferimento all'
andamento nazionale, i mutui erogati in Italia nel primo trimestre
2005, secondo quanto riferito, sono incrementati del +11,11% raggiungendo
un valore totale pari a 11.529 milioni di euro, rispetto ai 10.376
milioni di euro del 2004. ''Inun mercato immobiliare che mostra segnalidi
stabilizzazione nel numero delle compravendite e nei prezzi - ha sostenuto
Pasquale Giamboi, amministratore delegato di Banca per la Casa gruppo
UniCredit - il mercato deimutui conferma, invece, un trendancora increscita
del 10,95%rispetto al primo semestre dello scorso anno, leggermente
superiore alle attese. Il fattore di successoin questomercato altamente
competitivo sara' sempre piu' la specializzazionenel forniresoluzioni
personalizzate e servizi aggiuntivi, rapidita' di risposta e qualita'
nel servizio, a tutto vantaggio di un cliente sempre piu' informato
e giustamente esigente nell' acquistopiu' importante della sua vita'' In cinque anni cresce del 22% il mercato del “caro estinto”
02/11 Gode di buona salute il business delle impres e funebri in Italia. Anzi l'unico giro d'affari sempre immune da
crisi congiunturali o cicli negativi, negli ultimi anni e' addirittura
cresciuto. Dal 2000 ad oggi le societa' funebri in Italia sono aumentate
del 22%, e anche rispetto all'anno scorso si registra un trend ascendente:
+3%. A disegnare lo scenario di come cambia questo tipo di imprenditoria
nel nostro Paese e' la Camera di Commercio di Milano. Passando ai
numeri, in Italia si contano 5.110 imprese nel settore. Nel dettaglio,
1.513 operano nel commercio di articoli funerari, mentre 3.597 nelle
pompe funebri e nelle attivita' connesse. La maggior concentrazione
rispetto al totale nazionale si registra in Lombardia con una quota
pari al 13%. In seconda posizione si piazza la Sicilia, con il 10%
del totale. Seguono la Campania, il Piemonte, Lazio e Puglia. Tuttavia
la Regione che vanta la maggior quota di imprese funebri rispetto
al numero di abitanti e' il Molise, con 18 societa' ogni 100.000 abitanti.
Seconda nella classifiche delle regioni 'piu' servite' e' l'Abruzzo
con 17,3 imprese, seguito dalla Basilicata con 13,9 imprese attive
a fronte di una media nazionale di 8,7. Tra le province, la medaglia
d'oro va Milano che conta una quota sul totale italiano del 4,8%.
Seguono, a stretto giro, Roma con il 4,4%, Torino con il 4,2%, Napoli
con il 3,6%, Cosenza con il 2,5% e Bari con il 2,4%. Guardando alla
crescita nell'arco di cinque anni, in pole position si trova invece
Isernia, dove si registra un vero e proprio boom del business funerario:
+150% dal 2000. Bene anche Arezzo (+136%) ed Enna (+109%). Colpo di
acceleratore pure a Crotone, che registra un aumento del 100% in cinque
anni. Ecco le variazioni percentuali relative al periodo 2000-2005
delle imprese funebri attive a giugno 2005 in Italia e la quota di
ogni regione sul totale Italia nel 2005. Varato progetto di Unioncamere Calabria sull’innovazione 31/10 Si chiama ''One Stop Shop- Ricerca ed innovazione'' ed e' un
progetto elaborato da Unioncamere Calabria per l' incentivazione dell'
innovazione tecnologica. L' iniziativa, e' detto in un comunicato
dell' associazione - ha lo scopo di facilitare la nascita di un sistema
della ricerca e dell'innovazione tecnologica calabrese, che coinvolga
in maniera attiva tutte le parti sociali della regione interessate
al tema. ''Il sistema camerale con questo progetto - ha affermato
Paolo Abramo, presidente di Unioncamere Calabria - si propone quale
struttura al servizio delle imprese e del mondo della ricerca per
facilitare il dialogo e favorire un virtuoso percorso di crescita
economica della regione, attraverso la valorizzazione delle eccellenze
realmente presenti. Al sistema della ricerca e dell' innovazione tecnologica
- ha proseguito Abramo - abbiamo inteso dare uno schema funzionale
di rete operativa all' interno della quale Unioncamere Calabria ha
il compito di coordinare la attivita' ed assistere le strutture operative
di servizio vere e proprie che sono strategicamente ubicate presso
le singole Camere di commercio delle cinque province calabresi e che
percio' sono 'one stop shop'''. Piano comune delle Camere di Commercio di Calabria, Puglia e Basilicata per l’accesso al credito 28/10 Un piano di azione comune per migliorare l' accesso al credito
da parte delle piccole imprese. E' su questo aspetto che le Camere
di Commercio di Basilicata, Puglia e Calabria si stanno muovendo.
La conferma e' arrivata stamani a Potenza dall' ultimo dei quattro
incontri promossi nelle tre regioni negli ultimi mesi. ''Al nanismo
delle imprese e alla sottocapitalizzazione - ha detto il presidente
di Unioncamere Basilicata, Pasquale Lamorte - possiamo e dobbiamo
rispondere con degli aiuti concreti. Oltre alle misure specifiche
di finanza innovativa messe in campo dalle singole Camere, occorre
fare qualcosa di piu'. Aggregare i consorzi fidi esistenti sul territorio,
ad esempio, per farne un interlocutore unico, piu' forte e rappresentativo,
in grado di innalzare il livello di garanzia per le banche e di rappresentativita'
per gli imprenditori locali''. Crisi: Tavolo comune permanente degli imprenditori calabresi 25/10 Le organizzazioni imprenditoriali Cia, Cna, Coldiretti, Confagricoltura,
Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria
e Lega cooperative, riunitesi a Catanzaro, ''prendendo atto - e' detto
in una nota - della grave situazione della Calabria, hanno deciso
di costituire un tavolo comune permanente, che, partendo dall'analisi
delle problematiche economiche e di mancato sviluppo, promuova una
proposta unitaria mirata alla crescita dell'economia regionale''.
''Il tavolo - si afferma ancora nel comunicato - elaborera' proposte
comuni e condivise per promuovere il necessario sviluppo integrato
del territorio, che, oggi come mai, ha bisogno della partecipazione
costante, convinta e progettuale di tutte le attivita' economiche
sane che hanno a cuore la crescita complessiva della regione. Innovazione,
ricerca, internazionalizzazione, consolidamento del tessuto produttivo,
occupazione, attrazione di investimenti, sicurezza e legalita' sono
alcune delle linee individuate dalle organizzazioni imprenditoriali
sulle quali coinvolgere tutte le energie migliori che operano nella
regione, istituzioni, sindacato e mondo accademico, con l'obiettivo
di creare un sistema di relazioni diverse e piu' proficuo fra imprese
e societa'''. Secondo le organizzazioni imprenditoriali, ''Documento
regionale di programmazione economica e finanziaria, Piano per il
lavoro di riprogrammazione e nuova programmazione comunitaria sono
i temi sui quali il tavolo, nei prossimi giorni, continuera' la propria
attivita'. Successive ulteriori specifiche iniziative saranno oggetto
di riunioni apposite del neo-costituito tavolo dell'economia. Questa
e' la sostanza vera della concertazione, che va intesa in senso preventivo,
progettuale e responsabile'' In Calabria si spendono 4,1 miliardi di euro per le auto 23/10 4.1 miliardi di euro sono stato spesi dai calabresi in autoveicoli
per il 2004. La maggior parte dei soldi sono stati destinati al carburante
(1,3 miliardi pari al 32,67% del totale) e all'acquisto di autoveicoli
(1,2 miliardi per il 30,31%). Abbondanti anche i dati sulla spesa
in manutenzione (0,56 miliardi) e in assicurazione rc (0,41 miliardi).
Piu' ridotte le spese in pneumatici, ricovero, tasse automobilistiche,
assicurazione incendio e furto, lubrificanti: voci che rappresentano
complessivamente il 12,96% del contributo totale. Cosenza e' la provincia
piu' generosa,infatti, con una spesa di 1,4 miliardi di euro, copre
il 34,84% dell'intera torta regionale. Tengono il passo Reggio Calabria
con l'1,1 miliardi spesi e Catanzaro con quasi 0,9 miliardi. Queste
province si distaccano cosi' da Vibo Valenzia e Crotone che chiudono
la classifica, rispettivamente, con 327 milioni e 306 milioni di euro
spesi Opportunità per le imprese italiane che vogliono fare business con il Venezuela 18/10 ''Un'importante occasione per orientare l' attenzione della
comunita' economica ed imprenditoriale italiana verso il Venezuela
e verso le reali opportunita' di business che questo Paese puo' offrire
alle nostre imprese''. E' quanto ha detto il sottosegretario alle
Attivita' Produttive, Giuseppe Galati, nel corso dell' incontro con
Hugo Chavez, Presidente della Repubblica del Venezuela, in corso a
Roma. ''L'Italia - ha aggiunto - e' impegnata da anni in una politica
che privilegia iniziative promozionali e d'investimento, capaci di
sviluppare cooperazione e di far crescere anche il mercato straniero
su cui la nostra impresa sceglie di affacciarsi. In particolare, riguardo
al Venezuela, il nostro Paese si posiziona al sesto posto come fornitore,
secondo in Ue dopo la Germania, e al 15 come cliente, primo tra gli
europei. Nel 2004, poi, l' export verso il Venezuela e' stato di 441
mln di euro, con un aumento del 64,2% rispetto al 2003. Incremento
- continua il Sottosegretario - che si e' ripetuto nei primi sei mesi
di quest'anno, raggiungendo il 17,4%. Diversi i prodotti esportati:
dalle macchine per impieghi speciali agli accessori per autoveicoli''.
''L'impegno del governo - ha proseguito Galati - in tema di sostegno
all' internazionalizzazione delle imprese in questi anni e' stato
rilevante e ha visto il Map impegnato in diversi interventi: dal finanziamento
di studi di fattibilita' connessi a esportazioni e investimenti all'
estero alla realizzazione di programmi di penetrazione commerciale
o di costituzione di societa' all' estero. Il nostro impegno e' volto
soprattutto a sviluppare ulteriormente l' interscambio tra i due Paesi,
in un quadro di maggiore equilibrio della bilancia commerciale che,
alla luce delle attuali caratteristiche dell' economia venezuelana,
riteniamo passi innanzitutto attraverso forme di collaborazione industriale''.
''A queste, poi, si devono accompagnare - ha concluso - azioni di
raccordo e di amicizia sempre piu' strette. Infatti sentiamo forti
legami culturali e di tradizioni con il Venezuela, grazie anche alla
presenza di una forte comunita' italiana''. Nel 2004 spesi 4 milioni di euro in Calabria per l’acquisto di autoveicoli 18/10-(G.C.)- La spesa nel 2004 in Calabria per l' utilizzo e l'
acquisto degli autoveicoli ammonta a 4,1 miliardi di euro. La spesa
piu' elevata e' stata quella relativa agli acquisti di carburante
con 1,3 miliari di euro, pari al 32,67% del totale. Seguono la spesa
per l' acquisto di autoveicoli (cioe' autovetture, veicoli commerciali
ed industriali, autobus) con 1,2 miliardi di euro, quella per la manutenzione
(0,6 miliardi) e quella per l' assicurazione rc auto (0,4 miliardi).
Importi minori, ma certamente non meno rilevanti, vanno ai pneumatici
(0,2 miliardi), al ricovero (0,1 miliardi), alle tasse automobilistiche
(99 milioni di euro), all' assicurazione incendio e furto (66 milioni)
ed ai lubrificanti (63 milioni). A livello provinciale in Calabria
e' Cosenza a guidare la graduatoria della spesa regionale con 1,4
miliardi di euro e il 34,84% del totale. Seguono Reggio Calabria (1,1
miliardi), Catanzaro (0,9 miliardi), Vibo Valentia (0,3 miliardi)
e Crotone che, con 307 milioni, chiude la graduatoria delle province
calabresi. Il calcolo e' stato fatto dall' Ufficio Studi LeasePlan
Italia, azienda leader nel settore del noleggio a lungo termine di
autovetture. ''Si tratta - ha detto l'amministratore delegato di LeasePlan
Italia, Erasmo Paone - di una cifra molto rilevante, corrispondente
a 7.939 miliardi di vecchie lire mentre nell' intero Paese la spesa
nel 2004 e' stata di ben 190 miliardi di euro corrispondenti a 367.891
miliardi di lire pari al 14,09% del prodotto interno lordo''. Coop e Despar creano il gruppo d’acquisto comune“Centrale Italiana”. Gatto: “L’accordo valorizza le aziende” 11/10 Coop e Despar hanno siglato un accordo per la nascita di un
gruppo d'acquisto in comune, denominato Centrale Italiana, che dal
1 gennaio avra' 500 fornitori per una contrattazione del valore di
4 miliardi di euro in termini di prodotti acquistati. L'intesa, raggiunta
nella notte, e' stata presentata a Milano dal presidente dell'Associazione
nazionale cooperative di consumatori-Coop Aldo Soldi, affiancato dal
presidente di Coop Italia Vincenzo Tassinari, dal presidente di Despar
Antonio Gatto e dal vicepresidente di Despar Claudio Giannetti. Con
la nascita di Centrale Italiana, guidata dal presidente Tassinari
e dal vicepresidente Gatto, la centrale d'acquisto Sintesi di Despar
cessa le proprie attivita', mentre la nuova centrale di acquisto sara'
allargata anche a Sigma, che gia' da 2 anni collabora con Coop per
l'acquisto dei prodotti da vendere nei centri commerciali. L'intesa
Coop-Despar, secondo quanto si e' appreso, sara' allargata anche alla
valutazione dello sviluppo della rete commerciale nelle diverse aree
territoriali. Sviluppo Italia ha finanziato 45 nuove imprese giovanili 10/10 Quarantacinque nuove imprese giovanili, 721 nuovi occupati
e oltre 43 milioni di euro di fondi pubblici impegnati. Sono questi
i risultati di Sviluppo Italia, conseguiti nei primi 9 mesi del 2005,
nel campo della creazione di nuove imprese giovanili. Le nuove imprese,
costituite in maggioranza da giovani tra i 18 e i 35 anni, sono cosi'
ripartite sul territorio: 9 in Basilicata, 4 in Calabria , 11 in Campania,
1 in Molise, 8 in Puglia, 1 in Sardegna, 10 Sicilia, 1 in Umbria.
Proprio in ragione dei rilevanti risultati raggiunti e dell'esperienza
maturata da Sviluppo Italia, a maggio scorso il Governo ha introdotto
una modifica allo strumento normativo che consente di estendere le
agevolazioni, oltre agli start-up, anche agli ampliamenti aziendali.
Possono ottenere i finanziamenti anche che le imprese che siano gia'
presenti sul mercato da almeno tre anni, economicamente e finanziariamente
sane e partecipate in maggioranza da giovani residenti nei territori
agevolati. Per quanto riguarda i settori di attivita' delle imprese
finanziate nel 2005, il 42% appartiene al settore industriale. Scende,
infine, la percentuale nei settori dei servizi (16%) e del turismo
(13%), dove spiccano le attivita' legate rispettivamente ai servizi
di consulenza aziendale e alla gestione di teatri e musei per l'incremento
della ricettivita' turistica. Tagli per oltre 13 milioni di euro alle province calabresi 08/10 Ammonta a piu' di 13 milioni di euro il taglio del 6,7% su parte delle spese correnti delle Amministrazioni provinciali calabresi previsto dal disegno di legge finanziaria approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 29 settembre. Il dato emerge da una stima effettuata da Eurispes Calabria dalla quale si evidenzia ''un 'risparmio forzato' ottenuto dalle spese correnti di ogni singola provincia al netto della spesa sociale e della spesa per il personale''. ''Partendo da una spesa corrente totale di oltre 284 milioni di euro decurtata sia della spesa per il personale (circa 82 milioni di euro) sia della spesa di carattere sociale quale risulta dalla classificazione per funzioni dei bilanci provinciali (4,7 milioni di euro) - mette in evidenza l' istituto di studi economici e sociali - si arriva ad una spesa corrente di oltre 197 milioni di euro alla quale si e' applicato un taglio del 6,7% pari a 13,2 milioni di euro''. A livello di province - secondo l' Eurispes - e' Cosenza quella dove si concentra il maggior 'risparmio forzato' pari a 4,6 milioni di euro; seguita da Reggio Calabria (3,1 milioni), Catanzaro (2,7 milioni), Crotone e Vibo Valentia (entrambe con circa 1,4 milioni di euro). ''E' necessario, oggi, - sottolinea Raffaele Rio, presidente di Eurispes Calabria - non solo per motivi finanziari, ma per dare un nuovo tipo di impulso allo sviluppo territoriale, rimettere in moto le grandi opportunita' derivanti dalla programmazione dal basso. Gli enti locali devono essere capaci ad orientare la finanza locale a sviluppare l' economia territoriale''. Secondo Rio, ''gli amministratori locali, quindi, hanno due strade da seguire contemporaneamente. Una che porta a contenere i disavanzi e, quindi, a razionalizzare il bilancio e l' altra a ricercare soluzioni che sviluppino la crescita territoriale che rappresenta il contributo aggiuntivo della comunita' locale alla formazione della ricchezza regionale. In questa direzione, occorre che le Amministrazioni provinciali si impegnino, malgrado la evidente contrazione dei trasferimenti e dei risparmi forzati di parte della spesa corrente, a realizzare una qualificazione della spesa che sappia razionalizzare, al meglio, le risorse disponibili: riduzione degli sprechi, aumento per le prestazioni sociali e per gli investimenti''. Per l' Eurispes, nell' ipotesi in cui il taglio del 6,7% previsto si applicasse uniformemente a tutte le funzioni dell' Amministrazione provinciale (ad esclusione della funzione sociale), in valori assoluti, cio' implicherebbe una decurtazione maggiore a carico dell' istruzione pubblica, con -4,9 milioni di euro destinati agli istituti di istruzione secondaria e alla formazione professionale ed altri servizi inerenti l' istruzione. A seguire, con 3,1 milioni di euro in meno le funzioni generali di amministrazione, gestione e controllo. Contrazioni di minore entita' riguarderebbero: le funzioni di gestione del territorio (quasi -2 milioni di euro); le funzioni di tutela dell' ambiente (-1,5 milioni di euro) e quelle dello sviluppo economico (-1,2 milioni di euro). Dalla stima Eurispes emerge che l' inasprimento fiscale delle Amministrazioni provinciali necessario per compensare i risparmi forzati dovrebbe essere mediamente pari al 10,9%. L' analisi a livello territoriale pone in luce che a subire il maggiore contraccolpo, in termini di incremento potenziale delle entrate tributarie, sarebbe l' Amministrazione provinciale di Crotone (13,4%). A seguire Vibo Valentia (12,6%), Catanzaro (11,8%) e Cosenza (11,2%). In coda Reggio Calabria, con un incremento delle entrate proprie dell' 8,7 per cento. Secondo Eurostat in Calabria la disoccupazione giovanile supera il 40% 07/10 I tassi di disoccupazione regionale, nell'Unione europea a
25, nel 2004, variano dal 2,4% nella regione inglese di Dorset Somerset
al 32,8% dell'isola francese di Reunion. E' quanto emerge da un'indagine
condotta dall'Eurostat, l'Ufficio statistico europeo. Complessivamente,
il livello dei senza lavoro, tra il 2003 e il 2004, e' rimasto stabile
nell'Unione intorno al 9,2%. Ma, a livello regionale, il tasso e'
cresciuto nel 57% delle aree considerate. Su 254 regioni europee,
infatti, 44 hanno registrato un livello di disoccupazione pari o inferiore
al 4,6%, vale a dire la meta' della media europea. Si tratta di 21
regioni del Regno Unito, 7 in Italia (Valle d'Aosta, Lombardia, Veneto,
Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e le province di Trento e Bolzano),
6 in Austria, 5 nei Paesi Bassi e 1 in Belgio, Repubblica Ceca, Irlanda,
Ungheria e Portogallo. Al contrario, 21 regioni hanno raggiunto un
tasso pari o superiore al 18,4%, il doppio rispetto alla media della
Ue: 9 in Polonia, 6 in Germania, 4 in Francia (tutti dipartimenti
oltreoceano) e 2 in Slovacchia. Stabile, tra il 2003 e il 2004, nella
Ue a 25, il tasso di disoccupazione femminile (10,1%). Il dato piu'
basso, a livello regionale, nel 2004, e' stato toccato in 12 regioni
del Regno Unito (con in testa il Dorset Somerset con il 2,2%), mentre
il piu' alto nei territori francesi di Reunion e Guyane. In circa
due terzi delle regioni, il tasso di disoccupazione femminile e' superiore
rispetto a quello maschile. Quanto alla disoccupazione giovanile,
nel 2004, le variazioni regionali sono molto marcate. Il tasso oscilla,
infatti, dal 5,4% dello Zeeland nei Paesi Bassi al 56,6% della Reunion
francese. In 38 regioni europee, di cui 11 nel Regno Unito, 9 ciascuna
in Germania e Paesi Bassi, 5 in Austria, 2 in Irlanda, 1 in Ungheria
e in Danimarca, la disoccupazione giovanile e' al di sotto del 10%.
Mentre in 16 regioni supera il 40%: 9 in Polonia, 3 in Francia (tutti
dipartimenti oltreoceano), 2 in Italia (Calabria e Sicilia) e 1 in
Grecia e in Slovacchia. In oltre due terzi delle regioni europee,
la percentuale di giovani senza lavoro e' almeno il doppio rispetto
al tasso generale. Solo in 8 regioni, tutte tedesche, la disoccupazione
giovanile e' inferiore o pari al dato generale. Trecentomila euro di fondi con il sistema Confidi dalla Provincia per l’artigianato 07/10 Sarà siglato il prossimo Lunedì 10 Ottobre, alle
15,30 presso la Presidenza, un importante protocollo d’intesa
tra l’Amministrazione Provinciale, Fidart Calabria , Confartigianato,
CNA e CASA. L’atto formalizzerà il conferimento di 300.000
Euro della Provincia di Cosenza al consorzio unitario di secondo grado
che raggruppa il sistema regionale dei confidi e della piccola impresa,
presenti le associazioni promotrici del consorzio stesso. I 300.000
Euro saranno utilizzati per l’abbattimento di 2 punti percentuali
sugli interessi relativi ad investimenti e per la costituzione di
Fondi rischi, utili a garantire le operazioni di finanziamento richieste
dalle imprese artigiane attraverso il sistema dei confidi provinciali
soci di Fidart Calabria. Il protocollo- come ricorda il Presidente,
onorevole Mario Oliverio- è diretta conseguenza di un impegno
assunto dalla Provincia in sede di concertazione con le forze sociali
avviata sul Bilancio dell’Ente prima della sua approvazione,
ed attua una politica di credito diretta allo sviluppo delle imprese
attraverso una facilitazione d’accesso alle risorse finanziarie.
Proprio nel corso della riunione, infatti, il difficile accesso al
credito era stato fortemente segnalato dai rappresentanti delle associazioni
presenti quale uno degli ostacoli maggiori verso lo sviluppo delle
imprese del settore. Montezemolo incontra i Presidenti delle regioni meridionali: “Il Sud è una grande opportunità su cui lavorare” 06/10 ''Il Sud e' la grande opportunita' su cui bisogna lavorare,
perche' non si puo' aspettare oltre''. E' quanto ha affermato, al
termine di un incontro con i presidenti delle Regioni meridionali,
il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. Il leader
degli industriali ha inoltre sottolineato come i Governatori del Sud
abbiano ''totalmente condiviso'' le priorita' che le 17 associazioni
di categoria e i sindacati, hanno individuato per il rilancio dell'economia
del Mezzogiorno: l'introduzione delle fiscalita' di vantaggio, la
logistica e le infrastrutture, i fondi strutturali europei e la promozione
turistica. L'incontro con i presidenti delle Regioni del Mezzogiorno
- ha detto Montezemolo - ''e' stato molto utile, perche' da un lato
i presidenti si sono dichiarati totalmente in linea con il nostro
progetto, quello sul Sud delle 17 associazioni di categoria, compresi
i sindacati. E dall'altro abbiamo totalmente condiviso le priorita'
per il Sud: la fiscalita' di vantaggio, per cui bisogna andare a Bruxelles
unito, Governo, Regioni e associazioni, poiche' e' un tema fondamentale
per gli investimenti italiani e stranieri; il tema della logistica
e delle infrastrutture, con i porti, gli aeroporti, gli interporti,
che sono importantissimi per il Mediterraneo; il tema dei fondi strutturali
europei e quello della promozione turistica''. Montezemolo ha voluto
inoltre, sempre in chiave Mezzogiorno, sottolineare il ruolo che deve
avere la classe dirigente. ''E' fondamentale capire - ha detto - che
il futuro del Sud dipende anche da noi. Dalla classe dirigente''.
''Dal primo giorno abbiamo dichiarato che vogliamo che il Sud Italia
deve essere la grande frontiera del Paese''. Cosi' si e' espresso
il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, nel corso
dell'incontro svoltosi oggi nella sede della Regione Campania a Roma
con i presidenti delle Regioni del Sud. ''Diciassette organizzazioni
di categoria avevano fatto un lavoro eccezionale - ha detto Montezemolo
riferendosi al progetto per il Mezzogiorno elaborato mesi fa dalle
organizzazioni datoriali e dai sindacati - che viene oggi fortemente
utilizzato per mettere in fila poche, condivise e fondamentali priorita'.
Con le Regioni - ha aggiunto - c'e' un pieno accordo su queste priorita'
che sono chiare: a iniziare dalla fiscalita' di vantaggio, che e'
l'unico modo per attirare investimenti; per passare alla logistica
e le infrastrutture che sono carenti, all'educational e al tema dell'utilizzo
dei fondi europei in funzione dello sviluppo''. Secondo il leader
degli industriali sarebbe ''importante andare a Bruxelles insieme,
per spingere nella giusta direzione''. Montezemolo ha aggiunto che
''a febbraio faremo 2 giorni con i grandi paesi del Mediterraneo''
per toccare alcuni temi a partire dal sistema della logistica per
attrarre le merci, migliorare il trasporto sia dei cittadini che delle
merci, affrontare il tema del turismo. Infine ha evidenziato che ''una
logistica integrata puo' offrire grandi opportunita' di lavoro''.
Incontro Confindustria-Regioni: Nuove vie di sviluppo per il Mezzogiorno 06/10 Regioni del Sud e Confindustria insieme per un grande progetto
di rilancio del Paese che parta dal Sud. Questo lo scenario disegnato
oggi nella sede romana della Regione Campania dai governatori del
Mezzogiorno, guidati dal presidente Antonio Bassolino e una delegazione
di Confindustria (il vicepresidente Ettore Artioli, il direttore generale
Maurizio Beretta, il vice direttore generale Luigi Masdtrobuono) guidati
dal presidente Luca Cordero Di Montezemolo. Infrastrutture, facilitazioni
fiscali, sviluppo del turismo, sicurezza e ambiente, formazione, fondi
europei: questi i punti sui quali Confindustria e Regioni apriranno
da subito tavoli di lavoro comuni per fare si', come ha sottolineato
Bassolino, ''che il Mezzogiorno si presenti non come un problema ma
una positiva risposta ad un' Italia che cresce poco e con molte disuguaglianze''.
''Si puo' lavorare ad un progetto unitario - ha sottolineato Bassolino
- che riguardi ferrovie, porti, aeroporti, interporti, logistica,
per presentare il Mezzogiorno come la grande piattaforma del Mediterraneo.
Dobbiamo unire tutte le risorse: quelle europee, quelle regionali
e quelle nazionali che devono essere aggiuntive e mai sostitutive''.
Tra i temi al centro delle iniziative comuni, la sicurezza, ''che
- ha detto Bassolino - richiede qualita' e quantita' di investimenti''
e che ha riflessi importanti sulla ''produttivita' e la civilta'''.
Gli investimenti: Bassolino ha chiesto che tra la quota di quelli
in conto capitale e le risorse europee, si possa arrivare al 45% di
risorse per il Mezzogiorno della cifra destinata all'intero Paese;
infine iniziative per una ''fiscalita' di vantaggio'' per il Sud,
proposta, quest'ultima, molto caldeggiata e sostenuta anche da Montezemolo.
Gli interventi dei governatori delle Regioni hanno mostrato unita'
di obiettivi, pur con sfumature diverse: il presidente della Regione
Sicilia, Salvatore Cuffaro, ha chiesto una Commissione Ue per affrontare
i problemi del Mediterraneo, ''cosi' come a suo tempo sono stati affrontati
i problemi dei Paesi dell'Est''. ''Se il sud dimostra compattezza
- ha detto il presidente del Molise, Michele Iorio - puo' vincere
la sua scommessa nei confronti non tanto del Paese, quanto dell'Europa''.
Per il presidente della Regione Sardegna, Renato Soru, occorre investire
sulle infrastrutture materiali ma anche su quelle immateriali, ovvero
la formazione, la scuola, l'educazione, ''i valori su quali dovremo
confrontarci''. ''Far tornare risorsa il Mezzogiorno, riportarlo al
centro dell'interesse nazionale, stabilire una sintonia di lungo periodo
con il mondo imprenditoriale: la via intrapresa e' quella giusta,
la strategia d'incontro tra Regioni del Sud e forze sociali e produttive
ha tutto il mio convinto consenso'', ha sintetizzato Agazio Loiero,
presidente della Regione Calabria. Secondo il presidente della Regione
Abruzzo, Ottaviano del Turco, ''mettere insieme le energie delle Regioni
e quelle del mondo imprenditoriale e' un risultato molto significativo.
Dobbiamo lavorare su questo fronte perche' le Regioni sono un pezzo
del Governo, in questo caso, senza distinzione tra destra e sinistra''.
All'incontro ha partecipato, tra gli altri, anche l'assessore al bilancio
della Regione Puglia, Saponaro, e i presidenti regionali di Confindustria
Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, oltre al vicepresidente
di Confindustria Abruzzo. Istat: Sale il livello di povertà nel sud 06/10 Peggiorano le condizioni di vita in tutto il Sud: una famiglia
su quattro che vive al Sud si trova in condizioni di poverta', quasi
quattro punti percentuali in piu' nel 2004 rispetto all' anno precedente.
Lo si rileva nel rapporto annuale Istat sulla poverta' relativa in
Italia. Nel rapporto Istat sull' andamento della poverta' relativa
(quella che si determina rispetto alla spesa media mensile per i consumi
di una famiglia di due persone, la cui soglia e' stata fissata a 919,98
euro nel 2004, il 5,2% in piu' rispetto all' anno precedente) si stima
tra inoltre a livello nazionale che le famiglie povere sono l'11,7%
per un totale di sette milioni 588 mila persone, ossia il 13,2% dell'
intera popolazione. Rispetto ai dati dello scorso anno, in cui risultavano
povere il 10,8% delle famiglie, la differenza non e' considerata statisticamente
significativa. Oltre che in tutto il sud la condizione di poverta'
- secondo il rapporto dell'Istat - aumenta in modo significativo nelle
coppie giovani (dal 2,8% del 2003 al 5,5%), le coppie con piu' figli
(dal 9,1% al 13,9%; arriva al 14% se c'e' un minore). Sale anche la
percentuale di famiglie povere tra lavoratori dipendenti che passano
dall'8,2 al 9,3%. Emblematica poi la situazione al centro dove seppure
e' sostanzialmente stabile in linea generale, la poverta' peggiora
tra gli anziani, soprattutto tra gli over 65, la cui incidenza e'
piu' che raddoppiata passando da 4,2% a 10%. Se la persona di riferimento
poi e' una donna la percentuale di famiglie povere, che era del 5,2%
nel 2003, si attesta all'8,8% e incrementi analoghi si registrano
per le famiglie con almeno un anziano (Dall'8,5% alo'l'11,2%). Nelle
regioni settentrionali le uniche variazioni statisticamente significative
riguarda la diminuzione dell'incidenza di poverta' tra i lavoratori
autonomi (dal 3,6% al 2%), tra le famiglie dove la persona di riferimento
ha un'eta' tra i 65 e 74 anni (dal 4,7% al 3,2%) e tra le famiglie
di anziani, soprattutto se in coppia: per le coppie di anziani si
passa dal 9,4% al 7,2% cosi' come per le famiglie con due o piu' anziani
dall'11,1% all'8,5%. L'Istat ha stimato che l'incidenza di poverta'
relativa e' significativamente migliorata nella provincia di Bolzano,
nel Veneto e nel Friuli Venezia Giulia. Basilicata e Sicilia si trovano
ai livelli piu' bassi registrando, rispettivamente il 29,5% e il 29,9%
delle famiglie povere. REGIONE 2003 2004 Italia 10,8% 11,7% Piemonte 7,1% 6,4% Nord 5,5% 4,7% Toscana 4,2% 5,5% Centro 5,8% 7,3% Abruzzo 15,8% 16,6% Mezzogiorno 21,6% 25% Cavallaro (Cisal) “La banca per il sud da sola non serve” 06/10 ''Una banca per il Sud con una particolare vocazione verso
il territorio potrebbe essere considerata, ancora di piu', una buona
idea se si andasse a collocare in una situazione con la presenza di
un' adeguata sicurezza, una burocrazia efficiente e infrastrutture
e servizi in sintonia con le esigenze strutturali di una economia
veramente moderna. Ma di tutto questo, purtroppo, il meridione e'
ancora spaventosamente carente''. Lo afferma, in una dichiarazione,
Francesco Cavallaro, segretario generale della Cisal. ''Certe idee
- aggiunge Cavallaro - possono anche funzionare, ma a determinate
condizioni. Per quanto ci riguarda avremmo preferito una Finanziaria
adatta alle esigenze impellenti di molti italiani. Per questo ci apprestiamo
ad opporci con assoluta determinazione e iniziative adeguate. Tra
l' altro, per fare decollare in maniera decente la Banca per il sud,
servirebbe un' iniezione di risorse ben aldila' dei cinque milioni
messi a disposizione nella Finanziaria. Al momento le imprese del
Mezzogiorno si accontenterebbero di robusti incentivi fiscali e, finalmente
di un costo del denaro in linea con la media del Paese''. 06/10 ''Tessere la Tela euro-mediterranea'' , e' il tema del Workshop
attivato nell'ambito del programma Eumed, previsto dal 13 al 22 ottobre
a Riace in provincia di Reggio Calabria. Lo rende noto la Fondazione
Field titolare dell'iniziativa che con i partner, lo Iacocca Institute
(Lehigh University - Penn - Usa) e il Coppem (Comitato Permanente
per il Partenariato Euromediterraneo dei poteri Locali e Regionali)
intende promuovere azioni sviluppo integrato nell'area del mediterraneo.
L'iniziativa si inserisce nel processo in atto, relativo al potenziamento
degli scambi euromediterranei, che troveranno concreta attuazione
nella attivazione dell'area di libero scambio nel bacino del Mediterraneo,
prevista dal Consiglio Europeo di Barcellona del 1995. Il Workshop
'' Tessere la Tela euro-mediterranea'' prende spunto dal settore dell'artigianato
tessile, che accomuna le tradizioni delle sponde del mediterraneo:
l'obiettivo e' quello di indagare e sperimentare possibili soluzioni
innovative per produzioni tessili artigianali e di nicchia. Il programma
Eumed si inserisce nel quadro delle attivita' annuali della Fondazione
e rafforza l'obiettivo primario della volonta' di supportare settori
ritenuti strategici per lo sviluppo e il rafforzamento dell'identita'
dei territori. Nell'arco di dieci giornate interverranno due esperti
di fama internazionale, Angela Lorenz e Massimo Pitis, insieme ad
altri esperti provenienti dall'Italia e dalle regioni del bacino euromediterraneo
(Spagna, Croazia, Giordania, etc.), ed anche a numerosi artigiani
e piccoli imprenditori calabresi del comparto tessile. Tutti poi si
cimenteranno nel disegno di un nuovo concetto di prodotto, tenendo
conto della fattibilita' tecnica dei vari processi di produzione esperiti
da laboratori/aziende oggetto del workshop, e proveranno a ipotizzare
scenari di mercati di riferimento attraverso nuove strategie di marketing.
A fare da contrafforte all'attivita' di laboratorio, alcuni seminari:
sul rapporto tradizione-innovazione e sviluppo locale, sulla tradizione
della tessitura nel bacino del Mediterraneo fin da epoca remota, sulle
politiche euro-mediterranee. Inaugurera' il Workshop, il 13 ottobre
alle ore 09.00, il seminario di Richard Brandt, direttore dello Iacocca
Institute - Pennsilvanya - Usa, gia' partner della Fondazione. Il
14 ottobre e' prevista la presenza del presidente della giunta regionale
della Calabria, Agazio Loiero, del presidente del comitato nazionale
per l'emersione del lavoro non regolare, Luca Meldolesi, presidente
del comitato scientifico Field. Sempre il 14 e' attesa la presenza
di Santo Versace. L'iniziativa della Fondazione Field assomma idealmente
tradizione, quella tessile, e innovazione, anche attraverso politiche
di sviluppo sostenibile e multiculturalismo. Galati: “51.6 milioni di euro per l’imprenditoria femminile” 05/10 ''I dati diffusi oggi da Unioncamere sull' imprenditoria femminile
sono una conferma delle buone scelta fatte in questi anni dal Ministero
delle Attivita' produttive. Con il sesto Bando della legge 215 del
1992, gia' disponibili 51,6 milioni di euro per agevolazioni''. E'
quanto afferma Giuseppe Galati sottosegretario alle Attivita' produttive
commentando i dati forniti oggi dall' Osservatorio sull' Imprenditoria
Femminile di Unioncamere-Infocamere e dai quali emerge una crescita
di 28 mila unita' di aziende 'in rosa'. ''Sono dati incoraggianti
- sostiene Galati - che dimostrano quanto in questi anni e' stato
importante fornire agevolazioni a imprese, cooperative e societa'
gestite prevalentemente da donne e sono risultati che ci invitano
a fare meglio e di piu'. A breve - prosegue Galati - e' prevista la
pubblicazione del sesto Bando della legge 215, per il quale saranno
immediatamente disponibili 51,6 milioni di euro. Ad essi si potranno
aggiungere altri 24,5 milioni, che saranno a breve deliberati dal
Comitato per l' imprenditoria femminile''. Per il sottosegretario
si tratta di ''agevolazioni che saranno erogate secondo modalita'
innovative, al fine di rendere piu' efficaci e piu' snelle le procedure
di assegnazione dei contributi medesimi. In un mondo in cui si cercano
nuove forme di sviluppo della competitivita' del sistema produttivo
nazionale, cercando soprattutto di incidere sulla cultura manageriale
degli imprenditori, l' impresa al femminile si sta rivelando un fattore
vincente che e' giusto sostenere. Ma va tenuto in considerazione -
conclude Galati - che una concreta cultura delle pari opportunita'
e' perseguibile solo favorendo anche la conciliazione dei tempi di
lavoro con quelli dedicati alla famiglia e consentendo a uomini e
donne di poter godere delle stesse opportunita' nel mondo del lavoro''.
Convegno sui fondi del programma obiettivo 2005 sulle pari opportunità 05/10 La consigliera regionale di Parita', Marisa Faga', insieme
al Comitato Nazionale di Parita' e Pari Opportunita' del Ministero
del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha organizzato un seminario
di studi che si terra' il 7 ottobre sul tema ''Legge n. 125/91 e Programma
Obiettivo 2005 modalita' per la richiesta dei finanziamenti''. Il
convegno e' finalizzato - si apprende da una nota - ad illustrare
le linee guida per la presentazione, il cui termine di scadenza e'
previsto per il 30 novembre, dei progetti sulle azioni positive, relativamente
al programma obiettivo 2005. Programma di sostegno agli investimenti tra San Paolo e Confidi 28/09 Si chiama ''Eccellere per competere'' ed e' un programma di
sostegno agli investimenti delle Piccole e medie imprese, elaborato
da Sanpaolo Banco di Napoli in collaborazione con Confidi Calabria.
''L' iniziativa - e' detto in una nota - consiste in un finanziamento
a medio termine destinato a soddisfare le esigenze finanziarie delle
piccole imprese agro-alimentari, artigiane, manifatturiere, turistiche,
commerciali, distributive e dei servizi che realizzano investimenti
produttivi in immobili, impianti; immateriali (marchi, brevetti, pubblicita'),
in progetti di ricerca e sviluppo; innovazione tecnologica, tutela
ambientale, alla sicurezza alimentare e sugli ambienti, recupero,
smaltimento e riutilizzo rifiuti; investimenti specifici nel settore
dell'information e communication technology ICT (hardware informatico,
reti locali, software gestionali, investimenti in e-business, creazione
di portali aziendali); progetti di internazionalizzazione delle imprese
(spese relative alla partecipazione a fiere, mostre e manifestazioni),
altri investimenti connessi al miglioramento della competitivita'
aziendale. ''Il venir meno delle possibilita' di competere operando
sui cambi e sul costo del lavoro e l' emergere di una concorrenza
globale sempre piu' aggressiva - e' detto nel comunicato - pongono
le piccole imprese nella necessita' di elaborare nuove e piu' articolate
strategie che superino i tradizionali modelli di business''. Il finanziamento
puo' essere concesso fino al 100% degli investimenti documentati (Iva
esclusa) per un importo minimo di 20.000 euro e massimo di 150.000
mila euro. La durata va da un minimo di tre anni ad un massimo di
cinque. Oltre 33 milioni di utile netto di Banca Carime per il primo semestre 27/09 Banca Carime chiude il primo semestre 2005 con un utile netto
a 33,5 milioni di euro. Altri dati significativi approvati dal Cda
sono un margine d'interesse a 128 milioni di euro, commissioni nette
a 56,2 milioni di euro, un margine d'intermediazione a 188,4 milioni
di euro, un risultato netto della gestione finanziaria a 183 milioni
di euro. I 33,5 milioni di euro vanno raffrontati ai 44,1 milioni
conseguiti nel primo semestre 2004 ma i dati del giugno 2004 non sono
conformi agli IAS 32 e 39 e, conseguentemente, il confronto risulta
non omogeneo. Al 30 giugno 2005, il conto economico evidenzia un risultato
netto della gestione finanziaria che si attesta a 183 milioni (-38,3
milioni rispetto al giugno 2004) determinato, tra l' altro, dalla
sostanziale stabilita' del margine d'interesse, attestatosi a 128
milioni di euro e delle commissioni nette, pari a 56,2 milioni. Il
dato e' spiegato anche dalla contrazione del margine di intermediazione
a 188,4 milioni (-36,9 milioni su giugno 2004, essenzialmente a motivo
dell'assenza nel 2005 di una voce non ricorrente relativa allo smobilizzo
di obbligazioni precedentemente classificate nel portafoglio ''immobilizzato''
presente nel giugno 2004). da maggiori rettifiche di valore nette
per deterioramento crediti, passate da circa 4 a 5,4 milioni. I costi
operativi registrano un decremento del 12% rispetto al giugno 2004,
passando da 144,7 milioni a 127,3 milioni. In particolare, nell'aggregato:
- le spese del personale, che ammontano a 95,7 milioni, evidenziano
una contrazione di 10,4 milioni (-9,8% su giugno 2004); - le altre
spese amministrative (59,5 milioni) registrano un incremento di 4,6
milioni (+8,3% su base annua) determinato soprattutto dall'incremento
del costo dei servizi resi dalla Capogruppo a seguito dell'accentramento
di ulteriori attivita' direzionali; - gli accantonamenti netti ai
fondi rischi e oneri sono cresciuti a 8,5 milioni di euro; - le rettifiche
di valore nette su attivita' materiali e immateriali (6,8 milioni)
sono diminuite di 1,5 milioni per effetto dei minori ammortamenti
di software e hardware; - gli altri oneri/proventi di gestione registrano
un risultato positivo di 43,3 milioni (+18,6 milioni su giugno 2004)
e comprendono proventi non ricorrenti per 21,9 milioni. Al lordo delle
imposte del periodo, l'utile dell'operativita' corrente si e' attestato
a circa 59 milioni contro 76,6 al giugno 2004. Dal punto di vista
degli aggregati patrimoniali, la raccolta totale da clientela ha segnato
complessivamente una crescita dell'1,9% rispetto al 1 gennaio 2005
totalizzando 13,6 miliardi di euro, sia grazie all'incremento della
raccolta diretta, passata da 6,9 a 7 miliardi di euro, che alla positiva
performance della raccolta indiretta attestatasi a 6,6 miliardi di
euro rispetto ai 6,4 miliardi del 1 gennaio 2005, sostenuta dall'evoluzione
del risparmio gestito (+258 milioni di euro) che ha piu' che compensato
la riduzione del risparmio amministrato (-91 milioni di euro). I crediti
alla clientela sono cresciuti da 2,9 miliardi al 1 gennaio 2005 a
3,2 miliardi al 30 giugno 2005 (+8,3%). L'attivita' creditizia del
primo semestre 2005 e' stata caratterizzata dalla ripresa delle attivita'
d'impiego prevalentemente a favore delle ''famiglie consumatrici''
ma anche nel comparto imprese, dove il trend positivo si e' manifestato
soprattutto nelle operazioni a medio-lungo termine (+26%), con incremento
dello share of wallet e ulteriore sviluppo nell'acquisizione di clientela
¿ il numero dei clienti affidati, nel periodo di riferimento,
e' cresciuto di oltre il 6% con l'acquisizione di 109 nuove aziende.
ISTAT: Aumenta il lavoro nero negli ultimi dieci anni. Al sud il primato degli irregolari 22/09 L'economia 'in nero' e' aumentata in 10 anni, raggiungendo
circa i 200 miliardi di euro, il 15% del prodotto interno lordo italiano.
E' quanto emerge da un rapporto dell'Istat sull'economia sommersa,
che attribuisce alle regioni del Sud, Calabria in testa, la maglia
nera del lavoro irregolare, usato in particolare dalle imprese dell'agricoltura,
edilizia, commercio e trasporti. Secondo i tecnici dell'Istat il sommerso,
cioe' l'economia nascosta per frode fiscale o contributiva, fra il
1992 e il 2003 e' passato dal 12,9% del Pil (15,8% nello scenario
piu' pessimistico) al 14,8% (16,7 nell'ipotesi peggiore). Stime piu'
recenti non sono disponibili, ma due anni fa l'economia in nero era
pari ad almeno 193 miliardi (217 nello scenario peggiore). Tuttavia
- si legge nel documento - il trend crescente puo' essere spiegato,
in parte, dai miglioramenti raggiunti attraverso nuove stime statistiche.
Nuovi incentivi per le PMI da Sviluppo Italia 19/09 Nuovi incentivi per le piccole imprese presenti negli incubatori
della rete di sviluppo Italia: il bando e' valido sull'intero territorio
nazionale e si rivolge a tutte le piccole imprese insediate negli
incubatori di Sviluppo Italia presenti sul territorio nazionale e
in particolare nelle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto, Liguria,
Toscana, Umbria, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia.
Il Fondo Incentivi - spiega una nota - "eroga contributi in conto
capitale a favore di progetti di investimento da realizzare nella
fase di avvio dell'impresa, per l'ampliamento della stessa o per il
suo insediamento sul territorio al di fuori degli incubatori stessi".
Il Fondo intende essere anche un fattore di attrazione verso ricercatori
piu' o meno giovani, intenzionati a trasformare il loro specifico
know-how in un'applicazione industriale all'interno dell'incubatore.
L'impegno di Sviluppo Italia tende a favorire le piccole imprese innovative
che "siano agenti del cambiamento tecnologico e possano funzionare
da strutture ponte tra i luoghi della conoscenza e le imprese. Per
l'individuazione dei settori di attivita' e delle spese ammissibili
sono comunque valide le disposizioni attuative della Legge 488/92
e successive modificazioni e integrazioni". Ad ogni modo sono
escluse le imprese operanti nei settori dei trasporti e della trasformazione
dei prodotti agricoli e da allevamento, nonche' le attivita' direttamente
connesse all'esportazione. Il contributo massimo previsto dal Fondo,
entro il limite dei 100.000 euro (de minimis), e' pari al 65%dell'investimento
complessivo. Le domande con i progetti di investimento, si potranno
reperire collegandosi al sito internet www.sviluppoitalia.it dove
e' possibile scaricare il regolamento e consultare l'elenco delle
societa' regionali e degli incubatori. In aumento le esportazioni. Nel sud le migliori performance 16/09 Nel periodo gennaio-giugno 2005 il valore complessivo delle
esportazioni italiane è aumentato del 6,3 per cento rispetto
allo stesso periodo del 2004. Con riferimento alle principali aree
di sbocco, gli incrementi sono stati pari al 5,6 per cento verso i
paesi europei ed al 7,4 per cento verso l’area extra-Ue. La
crescita delle esportazioni ha interessato tutte le ripartizioni territoriali
salvo quella dell’Italia centrale, che ha segnato una sostanziale
stazionarietà; incrementi superiori alla media si rilevano
per l’Italia insulare (più 28,7 per cento), per la ripartizione
nord-orientale (più 7,1 per cento) e per la ripartizione nord-occidentale
(più 7 per cento); un incremento inferiore a quello medio nazionale
si registra invece per l’Italia meridionale (più 5,7
per cento). Migliora la situazione degli assegni cabrio protestati. Roma rimane la capitale. A Cosenza calo del 35% 09/09 Migliora l'affidabilita' degli italiani, con il calo delle
contestazioni per assegni scoperti e mancati pagamenti di cambiali
e tratte. I protesti, nei primi 6 mesi del 2005, sono infatti diminuiti
del 7,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Lo sostiene
Unioncamere, che ha realizzato un'elaborazione sui dati dell'anagrafe
informatica dei protesti gestita da Infocamere. La ''capitale delle
bufale'' risulta essere Roma, prima in classifica con un deciso vantaggio
sulla seconda in graduatoria. Milano, che conquista la medaglia d'
argento, corre pero' velocemente e registra nel primo semestre un
incremento di ''contestazioni'' dell' 8,2% (+14,7% se si guarda ai
soli assegni scoperti). Napoli, mantiene un buon terzo posto, ma al
contrario delle altre due classificate, mostra una riduzione del 2%
delle contestazioni e del 7,1% degli assegni scoperti. La 'foto' scattata
da Unioncamere indica che, in totale da gennaio a giugno, le contestazioni
sono state 727.452, in sensibile diminuzione rispetto alle 787.903
registrate nell'analogo periodo del 2004. Diverso l'andamento nei
due comparti. Se infatti gli assegni scoperti hanno fatto segnare
solo una lieve flessione, 264.000 contro 266.000, piu' sensibile e'
stato il calo delle cambiali protestate, 455 mila nel primo semestre
del 2005, a fronte delle 512.000 dello stesso periodo dell'anno scorso.
I dati disaggregati su base provinciale indicano che i piu' virtuosi
si sono rivelati i veneziani, i cui protesti si sono quasi dimezzati,
2.375 nei primi 6 mesi del 2005, mentre erano stati oltre 4.500 nel
primo semestre 2004. Subito dopo vengono le province di Nuoro, La
Spezia, Reggio Calabria, Cosenza e Oristano, tutte con decrementi
dei protesti superiori al 35%. All'altro capo della graduatoria, la
provincia di Ferrara ha visto i suoi protesti schizzare in alto con
un +27,1%, passando da 2.118 contestazioni nei primi 6 mesi 2004 a
quota 2.692 nello stesso periodo dell'anno in corso. Dopo Ferrara,
vengono Belluno, Reggio Emilia, Frosinone, Parma e Caltanissetta.
Al settimo posto Milano, con un aumento dell'8,2%. Quindicesima Roma,
a +2,8%, ventiduesima Napoli, con i protesti in calo del 2%. Un insieme
di dati che sembra smentire, almeno in parte, i luoghi comuni che
vorrebbero i meridionali - e i napoletani in particolare - ''signori
della truffa''. Lasciando da parte le variazioni percentuali, e andando
a guardare i valori assoluti, Roma si conferma la citta' piu' ''protestata''
d'Italia, con un totale di contestazioni che supera nel primo semestre
2005 quota 100.000. Opposto l'andamento dei due comparti, con la citta'
che vede un calo delle cambiali non onorate, 37.804 contro le 40.237
di gennaio-giugno 2004, ma si conferma capitale d'Italia anche negli
assegni ''cabriolet'', aumentati del 9%, a quota 63 mila. Un record
sempre piu' insidiato da Milano, dove gli assegni scoperti sono cresciuti
di quasi il 15%, raggiungendo il numero totale di 57.713. Galati “Stanziati 638 milioni di euro per il settore Hi-Tech e ICT” 09/09 Nei prossimi giorni saranno pubblicati sulla Gazzetta Ufficiali
due bandi del Ministero delle Attivita' Produttive per complessivi
630 milioni di euro di stanziamento: uno per il settore hi-tech, del
valore di 360 milioni, e uno per lo sviluppo dei distretti Ict, da
270 milioni di euro. Lo ha annunciato Giuseppe Galati, Sottosegretario
alle Attivita' Produttive, ospite della trasmissione di Rai Uno "Cinematografo",
in onda stasera. "Pertanto - ha concluso il Sottosegretario Galati
- invito quei pezzi di industria cinematografica che si occupano di
innovazione digitale dell'immagine, di distribuzione e di produzione
di contenuti, affinche' partecipano a questi bandi, magari in cordata
con laboratori universitari o con imprese del mondo Ict. Il nostro
cinema deve abbandonare quell'odore di 'artigianalita'' che lo ha
sempre accompagnato e puntare su una nuova mentalita' industriale
senza minare la qualita' del prodotto". Convenzione tra Confidi Magna Grecia e BCC Sibaritide Spezzano per l’erogazione finanziamenti PMI 07/09 Il Confidi Magna Grecia e la Banca di Credito Cooperativo della
Sibaritide Spezzano Albanese hanno sottoscritto, nei giorni scorsi,
una convenzione finalizzata alla concessione di finanziamenti alle
imprese. L’accordo rientra nel piano di sviluppo delle reciproche
attività portato avanti sia dall’Istituto di Credito
che dal Consorzio di Garanzia e rappresenta, per le imprese del territorio,
un importante opportunità di crescita. Infatti, grazie alla
garanzia rilasciata dal Confidi Magna Grecia che può arrivare
sino all’ottanta per cento delle linee di credito erogate, la
BCC della Sibaritide Spezzano Albanese, concederà finanziamenti
a condizioni estremamente vantaggiose assicurando, inoltre, tempi
di risposta brevi alle domande inoltrate dal Confidi Magna Grecia.
Il Vicepresidente Adamo ha illustrato la legge regionale sul sistema moda 06/09 Riparte da Castrovillari la speranza del tessile calabrese.
In un aula consiliare gremita il vice presidente della Giunta regionale
e assessore all' Economia, Nicola Adamo, alla presenza di sindaci,
sindacalisti e lavoratori, ha presentato la legge regionale sul Sistema
Moda in Calabria. Uno strumento che utilizzera', nel giro di tre anni,
circa 150 milioni di euro della Regione per ridare vita ad un settore
in crisi, che puo' e deve diventare una risorsa per l' intera regione.
Un progetto ambizioso che ha gia' trovato i favori di imprenditori
nazionali e punta a coinvolgere anche l' imprenditoria regionale,
per puntare ad una produzione di alta qualita' da collocare sul mercato
nazionale ed internazionale. Un sistema pensato come distretto nel
senso ampio del termine, dove in diversi punti del territorio regionale
ci possano essere poli industriali capaci di pensare in grande e inserirsi
sul mercato in maniera competitiva. Il tutto verra' attuato attraverso
un bando per gli imprenditori che concludera' la sua prima fase di
presentazione delle domande ed avvio dei progetti da qui al 31 dicembre
prossimo. Si tratta di un progetto sul quale Adamo crede molto. ''Crescita
ed economia - ha sostenuto il vice presidente della Regione - significa
promozione di una nuova immagine della Calabria. Significa far vedere,
con i fatti, che siamo una regione che sa fare con le proprie risorse
e che cresce produttivamente''. Una immagine nuova della regione che
parte dal settore tessile e che verra' presentata a livello nazionale
alla mostra del cinema di Venezia giovedi' prossimo. All' incontro
era presente anche Paolo Mazzocchelli, in rappresentanza della societa'
veneta Gentex, da tempo interessata al polo tessile di Castrovillari.
Si tratta di uno dei primi risultati della nuova legge sulla moda
in Calabria. L' imprenditore ha illustrato cio' che sara' il futuro
del tessile castrovillarese. L' idea e' quella di creare una struttura
capace di produrre capi di media-alta qualita' del made in Italy da
collocare sui mercati internazionali, dove il prodotto italiano e'
molto richiesto, servendosi di 120 unita' lavorative, per arrivare,
in una prima fase, ad una produzione settimanale di 5.000 capi. Istat: Frenano i consumi, tiene la grande distribuzione. Crollo degli acquisti al sud 31/08 E' ancora gelo sui consumi degli italiani. Secondo i dati resi
noti oggi dall'Istat, gli italiani non ne vogliono proprio sapere
di riprendere a spendere. Le vendite al dettaglio nel mese di giugno
sono infatti diminuite dello 0,2% rispetto a maggio, e dello 0,7%
rispetto allo scorso anno. La diminuzione annuale dello 0,7% - spiegano
i tecnici dell' Istat - deriva da una flessione dell'1,4% nelle vendite
delle piccole imprese e di un incremento dello 0,4% della grande distribuzione,
che sembra essere l'unico settore con il vento in poppa. Nel mese
di giugno si sono registrate variazioni annuali positive per tutte
le tipologie, tranne che per gli ipermercati, che hanno segnato una
flessione dell'1%. Gli aumenti piu' consistenti hanno riguardato soprattutto
i negozi specializzati (+3,3%, gli hard discount +2,3%) e i grandi
magazzini (+1,6%). Per quanto riguarda le vendite di prodotti non
alimentari, a giugno il segno meno su base tendenziale ha riguardato
tutti i gruppi, ad eccezione di mobili, articoli tessili, arredamento
(+0,2%). Le flessioni piu' significative hanno invece riguardato i
settori dei giochi, giocattoli, sport e campeggio (-2,2%), abbigliamento
e calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-1,6% per entrambi).
A tirare la cinghia sono stati soprattutto i consumatori del sud e
isole e Nord est (-1,1% per entrambi) mentre il nord-ovest, sempre
nel mese di giugno, ha speso di piu', registrando un aumento delle
vendite dello 0,4%. Per la Confesercenti, a risentire del calo delle
vendite sono ''le piccole imprese, che scendono del 3,2% su base annua,
nonostante il calo dei prezzi'', mentre per la Confcommercio ''il
sistema e' ormai in bolletta ed il calo dei consumi e' un problema
strutturale che compromette ogni possibilita' di ripresa''. A preoccupare
la confederazione sono ''le vendite di prodotti non alimentari, che
diminuiscono in termini quantitativi ormai da 30 mesi, e quelle di
alimentari da 18'', in barba agli sforzi di ''offerte speciali e politiche
di contenimento dei prezzi''. Il bilancio negativo sui consumi non
coglie di sorpresa neanche l'Adiconsum, che motiva cosi' le proprie
critiche: ''e' difficile prevedere un aumento quando i prezzi corrono
a velocita' almeno doppia rispetto alle retribuzioni e alle pensioni,
e quando anche il carico fiscale sulle famiglie aumenta allo stesso
ritmo dei prezzi''. A 'rifare i conti' dell'Istat ci pensa invece
Intesaconsumatori, che parla di ''una riduzione vera dei consumi di
quasi il 5% e non come scrive l' istituto di statistica di una flessione
dello 0,7%. L'inflazione che noi abbiamo piu' volte documentato, sulla
base dei consumi reali delle famiglie, e' cosi' di almeno 4 punti
maggiore. Appuntamento al 14 settembre per lo sciopero dei consumatori''.
Oltre settecentomila cooperative attive in Italia. La metà sono nel mezzogiorno 31/08 Sono 70.212 le imprese cooperative attive nel nostro Paese
al 30 giugno. Sono radicate in tutte le province italiane e impegnate
in tutti i settori dell'economia, come emerge da un'elaborazione di
Unioncamere sui dati Movimprese, l'indagine statistica trimestrale
sul registro delle imprese realizzata da InfoCamere, la societa' consortile
di informatica del sistema camerale italiano. Circa un quinto delle
cooperative italiane (13.625 imprese, il 19,4% del totale) risulta
operante nel macro-settore che raggruppa le attivita' immobiliari,
il noleggio, l'informatica e la ricerca. Quasi altrettanto numeroso
(13.050 imprese) il comparto delle costruzioni, che precede, a distanza,
l'agricoltura (8.719 cooperative, pari al 12,4% del totale). Sommati
insieme, i primi tre settori rappresentano poco piu' della meta' (il
50,4%) del fenomeno cooperativo. In particolare, prevale l'attivita'
nell'edilizia (9.270 cooperative si occupano di lavori generali di
costruzione di edifici e di ingegneria civile). Seguono l'agricoltura
e servizi connessi (ad esclusione della silvicoltura), con 8.324 cooperative,
e i servizi professionali e imprenditoriali (7.765 imprese, tra cui
spiccano 2.912 cooperative impegnate in pulizia, disinfezione e disinfestazione
e 1.100 che operano nei servizi di consulenza amministrativa e gestionale).
Quasi la meta' delle cooperative italiane (47,4%, 33.286 imprese)
e' concentrato nel Mezzogiorno, dove rappresentano nel complesso il
2% del totale delle imprese attive esistenti. Altre 15.675 si trovano
al Nordovest (1,2% delle aziende totali), 10.417 al Nordest (1%) e
10.835 al Centro (1,1%). Tra le regioni, la piu' 'popolata' e' la
Lombardia (10.766 le cooperative attive), seguita dalla Sicilia (9.527)
e dalla Campania (9.507). Ma, in termini relativi, e' la Sicilia la
regione in cui le cooperative rappresentano la quota maggiore sul
totale delle imprese attive (il 2,4%), mentre all'opposto e' in Veneto
che si registra il rapporto piu' basso tra imprese cooperative e totale
imprese (solo lo 0,7%). Le cooperative sono numerose anche in Puglia
(6.261), Lazio (4.781), Emilia Romagna (4.756), Toscana (3.719), Veneto
(3.352), Piemonte (3.261), Sardegna (2.568) e Calabria (2.336). Seguono
Marche (1.465), Abruzzo e Liguria (entrambe 1.448), Trentino Alto
Adige (1.258), Basilicata (1.163), Friuli Venezia Giulia (1.051).
Ultime in classifica sono Umbria (870), Molise (476) e Valle d'Aosta
(199). Se si considera la distribuzione provinciale, in termini assoluti,
il territorio di Milano e' quello che conta piu' cooperative (6.273).
Seconda provincia per numerosita' e' Napoli (4.716) e terza Catania
(2.413). Complessivamente, nelle prime dieci posizioni sono ben sette
le province del Mezzogiorno (alle due sul podio si aggiungono, infatti,
quelle di Salerno, Bari, Palermo, Caserta e Foggia). Ultime, per presenza
di cooperative, risultano le province di Gorizia (soltanto 119 imprese),
di Isernia (129) e del Verbano Cusio-Ossola (142). Incrociando l'analisi
settoriale con quella provinciale, la geografia delle 'capitali' della
cooperazione per i principali settori economici vede alternarsi grandi
metropoli come Milano (tra le prime tre posizioni in 8 settori su
13), a citta' di dimensioni medie come Venezia (prima nella pesca),
Catania (capitale dell'agricoltura) e Bari, ma anche a piccole realta'
come Caserta (terza nelle costruzioni, dopo Napoli e Milano) e Varese
(seconda nel settore degli alberghi e ristoranti dopo Milano). Alla
realta' della cooperazione da' vita un piccolo esercito di amministratori
costituito da oltre 364 mila persone. Di queste, 76 mila circa (pari
al 20,8% del totale) sono donne. In termini assoluti, il drappello
piu' nutrito di amministratrici (16.153) si registra nelle cooperative
che operano nelle attivita' immobiliari, noleggio, informatica e ricerca
(14.053). Subito a ridosso viene il settore della sanita' (14.053
le donne con cariche amministrative), in cui si registra la piu' alta
percentuale di amministratori donne sul totale (il 49,8% di tutte
le cariche). Molto elevata la presenza di donne anche nel settore
dell'istruzione (40%). Inoltre, dei 364 mila amministratori di cooperative
che lavoranoin Italia, piu' di 8 mila (il 2,2%) e' di nazionalita'
extracomunitaria. Le cooperative con la maggiore presenza di amministratori
nati al di fuori dell'Unione europea sono quelle dei trasporti, con
2.364 persone che rappresentano il 7,7% di tutte le cariche amministrative
nelle imprese cooperative e il 28,8% di tutte quelle detenute da extracomunitari. Istat: Inflazione al 2% nonostante il rincaro del petrolio, Prezzi al consumo cresciuti del 2% in un anno 30/08 L'inflazione rallenta ad agosto nonostante la crescita continua
dei prezzi dei prodotti petroliferi e dell'energia. Nel mese - secondo
i dati diffusi oggi dall'Istat sulla base delle stime preliminari
- i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,2% rispetto a luglio
e del 2% rispetto ad agosto 2004 (l'inflazione era salita al 2,1%
a luglio 2005 rispetto all'1,8% di giugno). Il dato, come hanno sottolineato
commercianti e sindacati, ha risentito della corsa dei prezzi petroliferi,
mentre sono diminuiti quelli di beni e servizi di prima necessita'
come alimentari e sanitari, anche a causa di una domanda interna stagnante.
La tensione sui prezzi dei prodotti energetici ha contribuito al tasso
di inflazione di agosto, secondo l'Istat, per sei decimi di punto.
In particolare il settore energia ha registrato un aumento dello 0,7%
dei prezzi rispetto a luglio, e del 9,8% su agosto 2004, ma se si
considerano i prezzi dei prodotti energetici non regolamentati (tra
i quali benzina e gasolio) l'aumento e' stato dell'1,1% rispetto a
luglio e dell'11,5% rispetto ad agosto 2004. Hanno segnato invece
un andamento in controtendenza i prezzi dei prodotti alimentari, con
un calo dello 0,2% sia su base mensile che annuale. La diminuzione
ha riguardato soprattutto i prezzi della frutta (-1,5% sul mese e
-6,8% sull' anno) e degli ortaggi (-1,8% sul mese -1,3% sull' anno).
Prezzi in frenata inoltre anche per i servizi sanitari e le spese
per la salute (-0,2% sul mese, -1,6% sull'anno) e per l'abbigliamento
(invariati sul mese, +1,7% sull'anno). Intanto a luglio sono cresciuti
anche i prezzi alla produzione (+0,3% sul mese, +3,6% sull'anno),
trainati anche in questo caso dall' aumento dei prezzi energetici
(+1,7% sul mese, +16,1% sull'anno, la variazione piu' alta dal gennaio
2001). L'andamento dell'inflazione preoccupa consumatori e sindacati
ma anche i commercianti, che rilevano la corsa dei prezzi del petrolio
e chiedono al Governo di intervenire dal lato fiscale. I consumatori
considerano i dati sull'inflazione di agosto ''sottostimati''. ''Il
paniere - sottolineano le principali associazioni - registra pesi
e voci non realistici. Siamo stretti in una tenaglia: da un lato non
crollano i prezzi come dovrebbero, anzi per molti beni siamo in ascesa
a causa dei costi energetici, dall'altro i consumi continuano la loro
contrazione''. La Confcommercio parla di un mercato in ''preoccupante
anoressia'', con i prezzi di molti prodotti fermi nonostante la forte
impennata del costo del petrolio. ''E' estremamente urgente - affermano
i commercianti - che il governo affronti, con ottica congiunturale
per quanto riguarda il carico fiscale sui carburanti, ma poi anche
sotto il profilo strutturale e strategico, il problema dell'approvvigionamento
energetico riducendo la nostra ormai soffocante dipendenza dall' importazione
di petrolio''. Chiedono un intervento sul carico fiscale dei prodotti
energetici anche i sindacati, che sottolineano i danni provocati dalla
crescita inarrestabile dei prodotti petroliferi e la sostanziale stagnazione
dei consumi confermata dal passo indietro dei prezzi di beni primari
come quelli alimentari. Nel sud 108 milioni di euro di fondi in meno per le politiche sociali 26/08 ''Oltre 108 milioni di euro in meno destinati dalle Amministrazioni
comunali alle politiche nel settore sociale. Un andamento negativo
per i comuni del Mezzogiorno in controtendenza rispetto alle altre
aree del Paese''. E' quanto emerge da uno studio condotto dal centro
demoscopico Cierre Ricerche. Per gli analisti del Centro demoscopico
e' necessario ''adottare un efficace modello perequativo che riequilibri
le differenze e tenda a una maggiore equita'''. ''Nel 2003 - prosegue
la nota del Cierre - la spesa delle Amministrazione comunali del Mezzogiorno
destinata al settore sociale e' stata di 1.823 milioni di euro rispetto
ai 1.931 milioni di euro dell' anno precedente, con una significativa
riduzione di 5,6 punti percentuali. Un trend negativo per la spesa
sociale che pone i comuni del Mezzogiorno in assoluta controtendenza
rispetto alle altre aree del Paese: Nord-Ovest (+4,1%), Nord-Est (+1,0%)
e Centro (+5,8%). L'analisi delle risorse finanziarie messe in campo
dai comuni per i servizi di assistenza agli anziani, per gli asili
nido, per i servizi legati all' infanzia e ai minori, per la beneficenza
pubblica e, infine, per i servizi diversi alla persona conferma il
divario esistente tra il Mezzogiorno e le restanti aree dell' Italia.
Se, infatti, complessivamente, il dato nazionale segna un incremento
poco significativo dell' 1,2%, pari a circa 92 milioni di euro cio'
lo si deve esclusivamente alla performance negativa registrata dal
Mezzogiorno: ad una crescita complessiva della spesa nel settore sociale
delle Amministrazioni comunali del Centro-Nord, quantificabile in
circa 200 milioni di euro si contrappone una flessione della spesa
nelle realta' comunali del Mezzogiorno pari a 108 milioni di euro''.
''Disaggregando ulteriormente i dati di bilancio - prosegue la nota
- analizzando cioe' le voci di spesa per funzioni, si nota, inoltre,
come nel Mezzogiorno le risorse finanziarie destinate al settore sociale,
rispetto alle altre funzioni, incidono sul totale complessivo soltanto
per l' 8,6% (nell' anno 2002 l' incidenza era superiore, pari al 9,1%),
un valore, inferiore a molte aree del paese. Si consideri, ad esempio,
che nelle Amministrazioni comunali del Nord-Est la quota di spesa
destinata al settore sociale e' pari al 12,9%''. Gli analisti del
centro richerche Cierre evidenziano inoltre che ''le amministrazioni
comunali del Nord-Est disponendo di un maggiore livello di entrate
tributarie hanno la capacita' di destinare maggiori risorse verso
la spesa sociale a differenza delle realta' comunali del Mezzogiorno
che, al contrario, risultano fortemente penalizzate da una piu' limitata
autonomia finanziaria che si ripercuote inevitabilmente su una riduzione
complessiva della programmazione finanziaria finalizzata al benessere
sociale. La lettura dei dati aiuta a cogliere i profili critici dell'
evoluzione delle politiche locali di welfare e, principalmente, fa
emergere come la disponibilita' finanziaria dei comuni sia direttamente
correlata all' universo dei soggetti passivi di imposta, alla loro
capacita' contributiva. A tal proposito occorre considerare che i
recenti provvedimenti in materia di federalismo fiscale, puntando
a sostituire e ridurre i trasferimenti derivati con il meccanismo
di compartecipazione ai tributi (compartecipazione IRPEF), potrebbero
determinare un circuito virtuoso solo a meta' dove a trarre benefici
sarebbero principalmente le realta' territoriali del Centro-Nord a
maggiore reddito''. ''Sara' opportuno adottare - concludono i ricercatori
- un efficace modello perequativo che imporra' parametri diversi,
come il fabbisogno finanziario e la capacita' fiscale dei vari enti
locali, aggiuntivi o alternativi a quello della spesa corrente. Di
conseguenza, i nuovi meccanismi di perequazione dovra' tener conto
anche di altri fattori strutturali, ambientali e gestionali di ogni
ente. Particolarmente sentita e' l' esigenza di un sistema di trasferimenti
che riequilibri le differenze e tenda a una maggiore equita'''. Crescono le imprese femminili. In testa quelle calabresi con un + 5% 25/08 Crescono del 2% a livello nazionale le imprese a conduzione
femminile. E, con una media stimata di due addetti ciascuna, creano
1.300.000 posti di lavoro. Il fatturato totale tocca, al secondo semestre
del 2004, una cifra di 110 miliardi e 190 milioni di euro. Una cifra
considerevole, anche se rappresenta soltanto l'8,3% del totale nazionale
(1.325 miliardi di euro). E' quanto emerge da un'elaborazione della
Camera di Commercio di Milano sui dati del registro delle imprese
femminili al secondo semestre del 2004, confrontati con lo stesso
periodo del 2003. Le imprenditrici titolari di ditte individuali in
Italia sono piu' di 700.000. La Lombardia si conferma la regione piu'
produttiva, con il 18,7% del fatturato complessivo femminile (20 miliardi
e 240 milioni di euro). Lombardia al primo posto anche per concentrazione
di imprese a conduzione femminile: oltre 158.000, il 13,2% sul totale
nazionale. Medaglia d'argento per la Campania, che, con 125.000 imprese,
copre il 10,5% delle imprese italiane e terzo posto per la Sicilia
con oltre 98.000 imprese (8,2%). Per quanto riguarda i ritmi di crescita,
spicca il dato della Calabria, prima in Italia con un aumento, fra
il 2003 e il 2004, del 5,5%. Distanti la seconda e la terza regione,
rispettivamente Lombardia e Sicilia, che si attestano al + 2,9% e
+ 2,8%, percentuali comunque superiori alla media nazionale. "Vittoria"
del sud Italia anche per quanto riguarda la classifica provinciale
per livelli di crescita: al primo posto Enna (+ 8,2%), e poi Cosenza,
Crotone, Reggio Calabria, Ragusa, Catanzaro e Vibo Valentia. Per quanto
riguarda il nord del Paese, rientrano nelle dieci province che hanno
registrato ritmi di crescita piu' dinamici solo Milano , all'ottavo
posto con + 3,8% e Lecco, +3,7%. Decima e' Napoli. I settori in cui
si concentrano le attivita' delle imprenditrici italiane sono il commercio
(all'ingrosso e al dettaglio) con 382.443 ditte che rappresentano
il 31,8% del totale, e il settore primario (agricoltura, caccia e
sivicoltura), con 278.253 attivita', pari al 23,2% del totale. La
maggior parte delle imprenditrici, il 34% del totale, e' titolare
dell'impresa. Le amministratrici raggiungono il 26%, le socie il 20%
e le socie in capitale il 14%. Aumentate del 35% le tasse locali che superano i tagli ai trasferimenti fermi al 15% 24/08 Tra il 2000 e il 2003 le entrate tributarie (come l'Ici, l'addizionale
Irpef ecc.) dei Comuni italiani sono aumentate mediamente del 35,2%,
mentre i contributi e i trasferimenti dallo Stato si sono ridotti
di quasi il 15%. Stabili le entrate extratributarie (derivanti dalle
tariffe e dai servizi ceduti alla cittadinanza) che sono cresciute
''solo'' del 5,7%. E' questa la fotografia scattata dall'Ufficio Studi
degli artigiani della Cgia di Mestre, che ha misurato l'andamento
complessivo delle entrate correnti dei Comuni italiani suddivisi per
Regione. Le entrate tributarie, in sostanza, sono cresciute piu' del
taglio dei trasferimenti, portando la somma totale delle entrate correnti
a 49.200 milioni di euro. Su questo importo le imposte e tributi locali
incidono per oltre il 50%. Le Regioni dove i Comuni hanno inasprito
maggiormente il carico fiscale? In primo luogo in Valle d'Aosta. Nel
2003 si e' toccata la soglia dei 49 milioni di euro con una variazione
rispetto al 2000 del + 66,5%. Seguono le amministrazioni comunali
delle Marche (+ 50,5%) che registrano un gettito complessivo di 650
milioni di euro. Al terzo posto (2.176 milioni di euro) gli enti locali
piemontesi che hanno aumentato le tasse di loro competenza del + 48,4%
rispetto al 2000. L'unica Regione dove i Comuni hanno ridotto le entrate
tributarie e' stata il Friuli Venezia Giulia (- 14,5%). Molto differenziata
invece la riduzione dei contributi e dei trasferimenti dallo Stato
centrale ai comuni, raggruppati per regione. Se a livello nazionale
la contrazione e' stata del 14,9%, in Emilia Romagna la riduzione,
tra il 2000 e il 2003, e' stata del 47,8%, in Lombardia del 44, 8%,
mentre nel Veneto del 31,9%. Le uniche Regioni che, invece, hanno
ricevuto piu' soldi sono state tutte le regioni a statuto speciale.
La piu' fortunata ? La Valle d'Aosta con un aumento tra il 2000 e
il 2003 pari al 43,2%. '' Sia chiaro - commenta Giuseppe Bortolussi,
segretario della Cgia - oltre all'effettivo aumento delle tasse locali
i Comuni sono riusciti a 'rimpinguare' le casse grazie ad una decisa
lotta all'evasione, soprattutto riferita all'Ici e alla Tarsu. Bisogna
tener presente inoltre che, parte di questo squilibrio tra aumento
dell'entrate tributarie e diminuzione dei trasferimenti erariali,
e' dovuto all'istituzione a partire dal 2002 della 'compartecipazione
all'Irpef' per cui una quota dei trasferimenti (dallo stato centrale)
ha assunto contabilmente 'la veste' di entrate tributarie. Ovviamente,
di fronte ad un progressivo taglio dei trasferimenti i Comuni hanno
mantenuto in equilibrio i loro conti agendo sulla leva fiscale. Processo
che potra' trovare un'inversione di tendenza nel momento in cui partira'
il tanto agognato federalismo fiscale''.
Nota: nel periodo considerato (2000 - 2003) l'indice dell'incremento dei prezzi complessivamente e' stato del 8,2%. Elaborazioni Ufficio studi CGIA Mestre su dati Istat. In aumento i controlli sul riciclaggio: +32% nel 2004 24/08 Si rafforzano i controlli sulle attivita' di riciclaggio. Nel 2004 le segnalazioni su operazioni sospette sono state oltre 6.500 con un incremento del 32% rispetto al 2003, segno di una maggiore attenzione di banche e istituti finanziari sulla circolazione di denaro proveniente da attivita' illecite. A rilevarlo e' il ministero dell'Economia che nella consueta relazione annuale al Parlamento sottolinea come dall'entrata in vigore della legge antiriciclaggio (1991) fino a dicembre 2004 siano stati definiti circa 23.000 procedimenti amministrativi e siano state irrogate sanzioni per 68,2 milioni di euro. L'aumento delle segnalazioni, spiega il ministero, e' dovuto alla maggiore collaborazione e alla ''crescente attenzione'' degli intermediari finanziari dopo gli scandali finanziari degli ultimi anni. I casi eclatanti legati al mondo della finanza possono cioe' aver contribuito ''a sensibilizzare gli intermediari nel monitorare con maggiore attenzione, oltre a quelle gia' note, anche altre tipologie di operazioni, e tra queste l'utilizzo di strumenti di finanziamento bancario a sostegno di portafogli commerciali di imprese di dubbia affidabilita'''. I principali controllori del mercato, si legge ancora nella relazione, sono le banche, da cui proviene circa il 90% delle segnalazioni pervenute all'Ufficio italiano cambi. Ma a rafforzare la collaborazione con l'Uic sono state anche le Poste che hanno avviato ''una razionalizzazione dei meccanismi di controllo''. La distribuzione geografica delle segnalazioni di operazioni sospette evidenzia una netta prevalenza del Nord-Ovest con circa il 40% del totale delle segnalazioni. Seguono il Centro (19,1%), il Sud (18,4%) e il Nord-Est (18,2%). Dalle Isole proviene invece il 4,5%. A livello regionale e' la Lombardia a guidare la classifica con oltre il 28,6% del totale. Seguono Lazio, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Campania. Le segnalazioni riguardano soprattutto le rimesse degli emigranti, l'evasione dell'Iva. l'utilizzo improprio delle polizze di pegno, le attivita' imprenditoriali e le irregolarita' fiscali commesse da cinesi in Italia, il finanziamento di attivita' terroristiche. Su quest'ultimo fenomeno pero', il ministero dell'Economia spiega che le segnalazioni ricevute nel 2004 ''sono sensibilmente diminuite dopo i picchi dei due anni precedenti''. Per quanto riguarda l'attivita' ispettiva, infine, l'Uic ha effettuato nel 2004 interventi nei confronti di 31 intermediari bancari e 12 intermediari non bancari, la Banca d'Italia ha condotto 202 verifiche ispettive, l'Isvap ha svolto accertamenti su 3 societa' assicuratrici e il ministero delle Attivita' produttive su 8 societa' fiduciarie. Ecco una tabella con la provenienza regionale delle segnalazioni nel 2004. Lombardia 28,6% Aumentano le aziende che si occupano di sport (+29.4%) 23/08 Italiani sempre piu' sportivi, almeno stando a un'indagine
della Camera di Commercio di Milano che, tra il 2000 e il 2004, ha
registrato un aumento del 29,4% delle imprese e del 22,5% delle attivita'
legate allo sport. Sono 12.583, infatti, le imprese che si occupano
di sport in Italia: 5.246 le attivita' sportive e 7.337 gli impianti
sportivi. La regione con piu' impianti e' la Lombardia, che copre
il 19,1% del totale italiano, seguita da Emilia Romagna (11%), Toscana
(9,2%), Veneto (7,8%) e, testa a testa, Piemonte (7,6%) e Campania
(7,5%). Per impianti sportivi, la Sardegna va oltre il raddoppio dal
2000 al 2004 con un aumento del 153% (passa da 83 impianti a 210).
Tra le altre regioni, in forte crescita anche il Molise (+118,2%),
il Trentino Alto Adige (+91,9%) e la Calabria (+90,6%). Anche le attivita'
sportive crescono in tutte le regioni negli ultimi quattro anni, in
particolare in Basilicata (+78,6%), in Molise (+66,7%), in Sardegna
(+48,4%), in Lazio (+49,3%), in Sicilia (+39,1%) e in Calabria (+37,2%).
Capofila, nel quadriennio, la Lombardia, in tutti i settori: gli impianti
sono aumentati del 20,2%, da 1.067 a 1.283, e le attivita' sportive
del 21%, da 930 a 1.125. Tagli del 60% agli investimenti per l’acqua a sud. Una forbice di 1,315 miliardi di euro 21/08 Il Mezzogiorno e' a secco. Non solo di acqua, visto che al
Sud si toccano punte del 40% di perdite nella rete, ma soprattutto
di fondi. Come mette in luce l'Osservatorio sull'attuazione delle
grandi opere della Fillea-Cgil, a fronte di un costo di 2,225 miliardi
pianificati per gli interventi sugli schemi idrici del Meridione,
i fondi effettivamente disponibili assommano attualmente a 910 milioni,
circa il 41% delle esigenze complessive. La differenza tra il costo
complessivo delle opere e la disponibilita' finanziaria e' pari, sottolinea
la Fillea, a 1,315 miliardi, pari al 59,1% del totale. La regione
meridionale che in assoluto accusa il gap piu' ampio tra quelle monitorate
dalla Fillea e' la Calabria, dove ha attualmente copertura circa l'1,3%
degli interventi pianificati. Sorride invece la Sardegna, con una
copertura finanziaria totale. Dalla Calabria alla Sardegna, segue
la mappa degli investimenti 'mancati', che la Fillea ha elaborato
grazie alla recente relazione della Corte dei conti. CALABRIA. Le imprese del sud che investono all’estero sono solo il 3.5% del totale 21/08 Le imprese del Mezzogiorno investono poco all'estero rispetto
al resto d'Italia. Precisamente, la quota, sul totale nazionale, di
unita' produttive straniere partecipate da imprese meridionali nel
2004 e' risultata pari al 3,5%, valore che scende al 2,07% se misurato
in termini di addetti, e all'1,5% in rapporto al fatturato complessivo
delle aziende estere partecipate. E risulta estremamente modesto,
anche il peso della ripartizione sulle esportazioni totali di merci,
pari al 10,8%. La fotografia della presenza delle imprese estere al
Sud e' dello Svimez, l'associazione per lo sviluppo dell'industria
nel Mezzogiorno. Le dimensioni medie delle imprese estere partecipate
da investitori del Mezzogiorno sono, inoltre, decisamente piu' basse
dei corrispondenti dati nazionali: il 58% in termini di numero di
addetti per impresa e il 42% in termini di fatturato per impresa.
L'unica eccezione di rilievo e' rappresentata dalla Puglia, dove il
primo dei due indicatori dimensionali si avvicina alla media nazionale.
Anche il fatturato per addetto, che puo' essere preso come una misura
approssimativa in valore della produttivita' del lavoro legata anche
all'intesita' di capitale delle imprese partecipate), e' nettamente
piu' basso nelle partecipazioni estere di imprese del Mezzogiorno
(173 mila euro per addetto) rispetto alla media nazionale (240 mila
euro per addetto; le uniche eccezioni sono il Molise e la Sardegna).
Le imprese del Mezzogiorno, quindi, appaiono in ritardo dal punto
di vista della maturita' delle loro strategie di internazionalizzazione.
Va tuttavia aggiunto che, con riferimento agli ultimi quattro anni
(dal 2000 al 2004), la quota del Mezzogiorno sulle partecipazioni
estere e' lievemente aumentata in termini di numero e di fatturato
delle imprese partecipate. L'incremento e' dovuto prevalentemente
alla Sardegna (grazie, in particolare, ai servizi di telecomunicazione
e informatica), ma anche la Puglia (soprattutto nell'industria del
mobile) ha guadagnato quota, sia pure non in termini di addetti. A
conclusioni parzialmente simili si giunge analizzando la capacita'
del Mezzogiorno di attrarre investimenti all'estero. La quota meridionale
sulle partecipazioni estere in Italia, pur restando assai modesta,
e' aumentata, seppure non di molto, nell'ultimo quadriennio (2000-2004)
in termini di numero di imprese, addetti e fatturato. Piu' nello specifico,
con riferimento al solo 2004, dei circa 938 mila addetti impiegati,
a scala nazionale, in imprese a proprieta' estera, appena 60.602 erano
occupati in impianti localizzati nel Meridione, pari ad una quota
del 6,4%. Nello stesso anno, il numero di imprese meridionali appartenenti
ad aziende estere e' stato di 367, pari al 5,1% del totale nazionale
(comisuratosi in circa 7.200 unita'); il fatturato, infine, realizzato
da queste unita' produttive ha sfiorato i 18 miliardi di euro, poco
piu' del 5% dei ricavi totali delle imprese partecipate estere in
Italia (pari a 356,8 mld di euro). La presenza delle multinazionali
estere e' relativamente piu' significativa in Abruzzo (2,1%, in termini
di addetti sul totale nazionale), e in Campania 81,4%, sempre in termini
di addetti) dove, nel medio periodo, hanno contribuito alla dinamica
delle esportazioni.Nel Mezzogiorno le dimensioni delle imprese partecipate,
diversamente dalle aziende estere di proprieta' meridionale, sono
maggiori della media nazionale in termini di addetti (165 addetti
per impresa rispetto ad un valore di 130 registrato in Italia), e
poco inferiori in termini di fatturato 849,5 milioni di euro per azienda
a fronte dei51,2 riscontrati su scala nazionale). Il divario nel fatturato
per addetto, a sfavore del Mezzogiorno,si e' attestato, nel 2004,
all'81,8% della media nazionale (311 mila euro per addetto nelle imprese
partecipate estere meridionali a fronte dei 380 mila euro per addetto
riscontrati mediamente in Italia). Le partecipazioni relativamente
piu' grandi si trovano in Abruzzo e in Puglia. Sebbene in Italia il
rapporto tra l'ammontare di Investimenti diretti esteri (Ide), in
entrata e in uscita, e gli investimenti fissi lordi totali sia assai
piu' basso di quanto e' dato osservare, in media, nell'intera Ue,
il Mezzogiorno, come visto, si caratterizza per una piu' accentuata
debolezza nella capacita' di attrarre investitori esteri. Cio' puo'
essere ricondotto, soprattutto,alla carenza di infrastrutture logistiche,
al modesto grado di diversificazione dell'economia, nonche' alla ridotta
dimensione del mercato locale. In particolare, le regioni meridionali
risultano non convenienti rispetto agli investimenti che cercano bassi
costi produttivi, in quanto si dirigono verso l'Europa dell'Est od
i paesi asiatici, e non sono attrattive per le imprese che cercano
siti e produzioni di qualita', perche' ormai preferiscono, in Europa,
Francia e Gran Bretagna. La conseguenza e' che in Italia, e ancor
piu' nel Mezzogiorno, arrivano, in larga parte, le grandi catene di
distribuzione, le aziende di servizi o le banche, cioe' quelle che
cercano un mercato di sboccoIn definitiva, i riscontri empirici riportati
evidenziano, nel complesso, la scarsa capacita' del sistema economico
meridionale di attrarre ( o trattenere) investimenti esteri. Il divario
rispetto al resto del paese, gia' molto evidente nel confronto tra
le quote sulla popolazione e sul Pil, appare ancora piu' forte con
riferimento alle attivita' internazionali delle imprese, sia in riferimento
alle esportazioni che, in misura ancora maggiore, riguardo agli Ide,
in entrata o in uscita. La scarsa integrazione dell'economia meridionale
nei mercati internazionali condiziona negativamente i risultati complessivi
del Paese, e si prospetta come uno dei principali vincoli ad una crescita
piu' rapida. Crescono a sud le imprese balneari 16/08 Sono 4.632 le imprese registrate come stabilimenti balneari in Italia, il loro numero cresce al sud e un terzo dei titolari sono donne. Sono queste le novita' principali secondo un'elaborazione della Camera di commercio di Milano sui dati del registro delle imprese al secondo trimestre 2005 comparati allo stesso periodo del 2004. Tra le regioni che crescono di piu' figurano infatti la Basilicata (+40,9%, da 22 a 31 imprese), seguita da Calabria (+23,1%, da 134 a 165) e Sicilia, (+17%, da 165 a 193). La provincia piu' balneare e' invece Rimini (499 stabilimenti, 10,8%), seguita da Savona (386, 8,3%), Lucca (373, 8,1%) e Napoli (198, 4,3%). Tra quelle che crescono di piu' in un anno ci sono Sassari (+120%, da 5 a 11), Matera (+56,3%, da 16 a 25) e Trapani (+44,4%, da 18 a 26). Rilevante poi in tutta la penisola il peso delle donne: tra i titolari degli stabilimenti oltre un terzo e' infatti di sesso femminile. (35,3%) mentre per per la maggior parte si tratta di italiani o italiane. Gli stranieri incidono infatti solo per il 2,4%. Di questi il 35,7% sono nati nell'Europa occidentale, l'11,9% nell'America del sud, il 4,8% nei paesi arabi. Circa la meta' (50,5%) ha piu' di 50 anni, il 43,9% ha tra 29 e 49 anni, il 5,6% ha meno di 29 anni. Quanto alla concentrazione di imprese balneari, il centro Italia fa la parte del leone con oltre la meta' degli stabilimenti. L'Emilia Romagna registra 1.047 imprese (pari al 22,6% del totale), la Toscana 756 (16,3%), le Marche 445 ( 9,6%), il Lazio 280 (6%) e l'Umbria 4 (0,1%). Il sud del paese raccoglie invece quasi un quarto degli stabilimenti balneari con prima della classe la Campania e le sue 378 imprese (pari all'8,2% del totale). Seguono l' Abruzzo con 293 (6,3%), la Puglia con 234 (5,1%), la Calabria (3,6%, 165 imprese) ed infine Molise (0,4%) e Basilicata (0,7%). Circa il 16% degli stabilimenti balneari italiani e' invece concentrato nel nord Italia, anche se la Liguria ne detiene da sola il 14% (648 stabilimenti). Mentre il resto e' cosi' ripartito: Veneto (1,2%, 57 imprese balneari), Lombardia e Friuli Venezia Giulia (entrambe lo 0,4% degli stabilimenti balneari, lacuali e fluviali). Sardegna e Sicilia ne raccolgono circa il 5%: 193 in Sicilia (4,2%) e 27 in Sardegna (0,6%). Loiero “In Calabria una situazione difficile nel fare impresa” 12/08 ''Se su dieci aziende fondate da calabresi, ben quattro nascono
o si trasferiscono al nord e la Calabria e' diventata la regione che
esporta piu' imprenditori rispetto al resto del Paese, vuol dire che
c' e' un male non tanto oscuro che, da noi, rende sempre piu' difficile
fare impresa e che riguarda i bisogni primari delle aziende''. Il
presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, tramite il suo portavoce,
commenta cosi' i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Milano
sulla mobilita' degli imprenditori. ''Si tratta - commenta Loiero
- di dati deprimenti, che dimostrano come molti imprenditori meridionali
lasciano le loro regioni per investire nelle regioni settentrionali.
Si sta verificando - aggiunge - una sorta di dinamismo implosivo nell'
imprenditoria calabrese sana che, chiaramente, non trova in casa propria
quelle condizioni di mercato, creditizie, infrastrutturali e sociali,
viste le indebite pressioni dell'economia illegale e mafiosa, necessarie
allo sviluppo delle aziende e all'affermazione delle singole capacita'''.
Secondo il presidente Loiero, ''e' su questa realta' che bisogna incidere
per risolvere i problemi di base che portano alcuni ad abbandonare
l' economia d' origine. Solo allora si potra' calamitare l' economia
pulita e l'imprenditoria sana che deve diventare coprotagonista di
un 'new deal' calabrese che la Giunta regionale da me guidata e' impegnata
a realizzare''. Le tasse degli enti locali cresciute del 106.5% in dieci anni 12/08 In dieci anni le entrate fiscali degli enti locali (Comuni,
Province, Comunita' montane, etc.) sono aumentate del 106,5%. Invece
l'amministrazione centrale, nello stesso periodo, ha incrementato
le entrate da tassazione del 4,2%. Il Pil, invece, sempre nello stesso
lasso di tempo e' cresciuto nel nostro Paese del 20%. Lo rende noto
un comunicato della Cgia di Mestre, che si e' basata su dati al netto
dell'inflazione. Dal 1994 al 2004 le entrate fiscali degli enti locali
sono passate da 36.991 milioni di euro a 89.851 milioni di euro. Un'impennata,
sottolinea l'associazione, ''dovuta soprattutto al fatto che sino
alla fine degli anni '80 la finanza locale era molto contenuta e solo
successivamente le competenze e i servizi offerti dagli enti locali
sono aumentati''. ''Sicuramente - spiega la nota - molte amministrazioni
locali hanno calcato la mano e non sempre alle imposte pagate sono
stati corrisposti dei servizi alla cittadinanza qualitativamente e
quantitativamente accettabili. Il decentramento Stato-enti locali
ha inoltre spostato il baricentro della pressione fiscale in capo
a questi ultimi''. E le prospettive non sembrano buone: ''la situazione
e' in fase di peggioramento grazie alla trasformazione di alcuni tributi
locali in tariffe (e' il caso proprio dello smaltimento dei rifiuti)
che da un lato permettono degli aumenti vertiginosi, con la giustificazione
della razionalizzazione e del miglioramento qualitativo del servizio
e dall'altra garantiscono degli ulteriori introiti allo Stato con
l'applicazione dell'Iva''. Gli imprenditori calabresi emigrano fuori regione 11/08 Sono 417.405 gli italiani che scelgono di spostarsi in altre
regioni d'Italia e aprire una ditta, lontano dalla loro casa d'origine,
il 13% del totale delle imprese individuali in Italia (3.223.109),
stranieri esclusi. E' quanto emerge da un' indagine della Camera di
Commercio di Milano sul primo trimestre 2005, che evidenzia come l'emigrazione
degli imprenditori continui anche oggi dopo aver caratterizzato anche
gli anni precedenti: sul totale delle ditte aperte fuori dalla regione
di origine, il 35,5% risulta iscritto a partire dal 2000. A superare
di gran lunga la media nazionale c'e' la Calabria con le sue province.
A partire da Crotone (42,2%) dove piu' di due imprenditori su cinque
scelgono un'altra regione per avviare un' attivita'. Ma anche Vibo
Valentia (31,9%), Reggio Calabria (30,5%) e Catanzaro (29,6%), dove
circa un imprenditore su tre apre l'attivita' fuori regione. Forte
la propensione per l'emigrazione di imprenditori anche da parte degli
Abruzzesi (L'Aquila con il 17,7% delle migrazioni), dei Campani (Napoli
18%), dei Molisani (Campobasso 16,7%). Tra le province con piu' trasferimenti
anche alcune citta' del nord come Rovigo (25,8%), La Spezia (19,8%),
Genova (15,1%), Milano (15%), Mantova (14,4%) e Piacenza (12,9%).
La Regione preferita per creare l' impresa e' la Lombardia: dal 10,6%
dei catanzaresi, dal 5,7% dei potentini, dal 3,2% dei napoletani.
Tra i settori piu' gettonati alberghi e ristoranti: dai Potentini
il 35,8% di tutte le attivita' da loro aperte nelle altre regioni,
piu' di una su tre, dai Napoletani (27,3%), dagli Aquilani (24,3%),
dai Catanzaresi (26%), dai Cagliaritani (25,2%), dai Baresi (24,2%).
''La specializzazione economica e le diverse tipologie di crescita,
di dotazione infrastrutturale e di capacita' professionali - commenta
il presidente della Camera di Commercio di Milano, Carlo Sangalli
- rappresentano alcuni tra i fattori alla base della mobilita' degli
imprenditori. Questo significa nuove opportunita' ma anche una forte
presenza di piccole e medie imprese, flessibili e pronte ad adattarsi
con rapidita' ai nuovi contesti''. Tuttavia, viene rilevato anche
come la tendenza, anche per gli imprenditori quindi cosi' come per
i nuovi lavori intellettuali, sia di trasferirsi dal Sud al Nord,
abbandonando le economie di origine. Aumentano le imprese che commerciano animali domestici (+43%) 10/08 Sono 3.679 le imprese italiane che si occupano di commercio
al dettaglio di animali domestici, compresi articoli e alimenti, con
un aumento nazionale del 43,4% in quattro anni. In testa c'e' la Lombardia
con 474 imprese seguita da Lazio (463) e Campania (387). La maggior
crescita in questo settore si registra in Calabria (+103,6%), mentre
l'aumento nazionale e' del 45,9% per il commercio al dettaglio ambulante
a posteggio fisso, settore in cui la Sicilia ha registrato un +300%,
ma per numero di imprese resta in testa la Lombardia (87). E' quanto
emerge da un'indagine della Camera di commercio di Milano sui dati
del registro delle imprese tra il 2000 e il 2004. Sono invece 470
le imprese nazionali che si occupano di servizi di cura degli animali
da compagnia: tosatura, toelettatura, wash dog nelle due varianti
self-service 24 ore su 24 e automatico, dog e cat sitter, palestre,
alberghi, pensione e custodia, addestramento, servizi di consulenza
sul comportamento degli animali da compagnia, distributori automatici
di articoli per la pulizia e la toelettatura, saloni di bellezza,
di cui circa il 19% (88) emiliane. Infine sono 46 le imprese in Italia
che si occupano della produzione di alimentazione per gli animali
domestici, di cui 8 in Emilia Romagna e in Lombardia, che si aggiudicano
il primato. Il maggiore aumento in quattro anni (2000-2004) lo registra
il Lazio (+100%), seguito da Veneto (+66,7%), Piemonte ed Emilia Romagna
(+33,3%). Secondo un indagine aumentano gli italiani insolventi con le banche 10/08 Tra il 2001 e il 2004, secondo l'Ufficio studi della CGIA di
Mestre, le sofferenze bancarie sono aumentate in media del 3,16% sul
territorio nazionale. Il record spetta all'Emilia Romagna dove si
superato il 62%. Anche le garanzie reali richieste dalle banche ai
loro debitori sono salite al 27,32% rispetto al 21,39% del 2001. I
piu' ''affidabili'' sono gli operatori economici del Piemonte (61.505
euro per affidato), mentre la regione con lo''scoperto'' per affidato
piu' elevato e' il Lazio (125.400 euro). Gli istituti di credito del
Paese si trovano a fare i conti con clienti che devono loro mediamente
86.097 euro. Lo ''scoperto'' medio nazionale nel 2004 e' stato individuato
dall'Ufficio Studi della Cgia di Mestre, calcolando il valore delle
sofferenze per affidato. Ovvero, le persone o le imprese che si trovano
in una situazione di insolvenza nei confronti degli istituti di credito,
in quanto non sono riusciti a ''rientrare'' con il prestito nei tempi
concordati e, nel frattempo, e' scattata una segnalazione alla Centrale
dei Rischi. Rispetto al 2001, il dato medio nazionale delle sofferenze
e' cosi' aumentato passando dagli 80.634 euro agli attuali 86.097
Euro. A fronte di questo peggioramento, aumentano anche le garanzie
reali richieste dalle banche ai propri debitori per coprire il prestito
attestandosi attorno al 27,32%. Una tendenza, quella nazionale, che
rispecchia la situazione di gran parte delle regioni italiane (ad
esclusione di Sicilia, Campania, Calabria, Sardegna e Lazio, che mostrano
un calo delle sofferenze) e vede in cima alla classifica degli ''scoperti''
piu' alti il Lazio (125.400 euro), seguito dall'Emilia Romagna (125.044
euro), dalla Lombardia (103.768 euro), e dal Molise (96.607 euro).
I piu' ''corretti'' nei confronti delle loro banche sono gli operatori
del Piemonte con 61.505 euro per affidato, seguito dalla Sicilia (61.974
euro), e dal Friuli Venezia Giulia (60.664 Euro). La graduatoria cambia
pero' quando l'Ufficio Studi della Cgia di Mestre analizza l'incidenza
percentuale delle garanzie reali richieste dalle banche ai propri
debitori. Ad essere piu' penalizzati sono gli operatori del Trentino
Alto Adige visto che gli istituti di credito chiedono garanzie reali
pari al 43,09% del prestito elargito, segue l'Umbria (36,39%) e la
Valle d'Aosta (34,52%). Ultima l'Emilia-Romagna (17,40%). Crescono le pensioni di invalidità. Maroni accusa le Regioni 10/08 Le pensioni di invalidita' civile tornano a crescere. E' quanto
sostiene Panorama, nel numero in edicola domani, secondo cui nel quinquennio
2001-2005 il numero degli invalidi e' aumentato del 23,7%, e la spesa
Inps si e' impennata dagli 8 miliardi e 300 milioni del 2001 agli
11 miliardi e 209 milioni del 2004. ''La piaga dei falsi invalidi
si e' riaperta, soprattutto nelle Regioni del Sud'', commenta sulla
pagine del settimanale della Mondadori il ministro del Welfare Roberto
Maroni. Secondo l'Inps, in effetti, in un solo anno, il 2004, le pensioni
di invalidita' sono aumentate del 9,5% e la regione in cui il numero
degli invalidi e' cresciuto di piu' e' la Campania, dove si e' registrata
un'impennata del 47,3% nei 5 anni considerati. Alle spalle della Campania
2 regioni del centro e del nord Italia: l'Umbria (+47%) e la Lombardia
(+40,1%).
Archivio dal 21/5/05 al 9/08/05 | Archivio dal 13/2/05 al 20/5/05 | Archivio dal 15/9/04 al 12/2/05 | Archivio dal 25/2 al 14/9
|
|
Home | . | Cronaca | . | Università | . | Sport | . | Politica | . | Link | . | Cultura | . | Spettacoli | . | Calcio | . | Forum | . | Meteo | . |
Copyright
© 2005 Nuova Cosenza. Quotidiano di informazione. Reg. Trib. CS n.713
del 28/01/2004
Tutti i dati e le immagini presenti sul sito sono tutelati dalla legge sul
copyright
Il loro uso e' consentito soltanto previa autorizzazione scritta dell'editore
Per una migliore visualizzazione del portale si consiglia una risoluzione minima di 800x600 punti