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Economia e Finanza dal 13/02 al 20/05
Confidi Magna Grecia, approvato il bilancio: “La Regione sfrutti le risorse POR” 20/05 Si è tenuta, nei giorni scorsi, l’Assemblea annuale
del Confidi Magna Grecia chiamata ad approvare il bilancio dell’esercizio
2004 e la relazione sulla gestione del Confidi presentata dal Consiglio
Direttivo ed illustrata dal Presidente, Francesco Coscarella. Mercoledì si insedia Fausto Aquino nella nuova Giunta di Confindustria 20/05 Si rinnova la Giunta di Confindustria. Il nuovo Parlamentino
dell'Associazione degli imprenditori, che scade in occasione dell'Assemblea
ordinaria degli anni dispari, s'insedierà ufficialmente mercoledì
della prossima settimana nella riunione che si terrà al termine
dell'Assemblea privata. Ma lo spoglio delle schede avverrà
già lunedì mattina. La Giunta di Confindustria è
rappresentata, in generale, secondo gli equilibri del sistema associativo
nazionale. I venti rappresentanti della Piccola Industria che, secondo
quanto si apprende, entreranno in Giunta per il biennio 2005-2007,
sono: Paolo Angeletti, Mario Locatelli, Alberta Marniga, Romano Salvioni
e Alberto Testa per la Lombardia, Maurizio Gallo e Franco Tasca per
il Piemonte, Paolo Bastianello e Paolo Trovò per il Veneto,
Giovanni Caffarelli per l'Emilia Romagna, Antonio Paci per la Toscana,
Luigi Amedeo Antinori per le Marche, Gennaro Moccia per il Lazio,
Vincenzo Boccia per la Campania, Paolo Piffer per il Trentino Alto
Adige, Gianfranco Rados per il Friuli Venezia Giulia, Antonio Alunni
per l'Umbria, Giuseppe Ruscitto per il Molise, Lucia Vallifuoco per
la Sardegna e Fausto Aquino per la Calabria. A nominarli è
stato il Consiglio Centrale della Piccola Industria nella seduta del
12 maggio. Il 2005 sarà un economia a crescita zero. Sud in picchiata. Si salva solo l’agricoltura 20/05 Il 2005 per il sud sara' l'anno della recessione. A fronte
di un Pil pari allo zero con cui si chiudera' l'anno in corso in Italia,
per le regioni del Sud si preannuncia una riduzione del prodotto dello
0,5% mentre nel Centro-Nord si registrera' un trascurabile incremento
dello 0,3% . Sono queste le previsioni del Report Sud elaborate da
Fondazione Curella-Diste (in collaborazione con Banca della Nuova
Terra) e presentato stamani presso l'Unione Industriali a l'Aquila.
''Per il secondo anno consecutivo, dunque'', sottolinea il presidente
della Fondazione Curella, l'economista Pietro Busetta, ''si assisterebbe
a un ulteriore aumento dei divari economici nei confronti delle regioni
piu' ricche del Paese''. A tinte fosche anche la situazione del mercato
del lavoro per il quale il 2005 non promette niente di buono poiche'
esso sara' interessato da una flessione dello 0,5% dell'occupazione
ed da un tasso di disoccupazione che restera' fermo al 15% medio.
In questo scenario si inserisce la nota positiva dell'agricoltura
che, anche per il 2005, secondo il Report, dovrebbe registrare un
+2%, a fronte del macro incremento del 10,3% del 2004. Previsioni
negative per il 2005 ancora una volta per l'industria in senso stretto
con -2% che segna il terzo risultato negativo consecutivo (-1,2% nel
2003 e -2,5% nel 2004). Il 2005 per le costruzioni dovrebbe essere
un anno di calo ma ancora con il segno piu' con l'1% di incremento.
Le previsioni negative del 2005 arrivano dopo un anno decisamente
al ribasso. Infatti, i consuntivi per il 2004 hanno visto una prevalenza
di aspetti negatiti sintetizzati da una crescita del Pil del Mezzogiorno
limitata allo 0,5%, a fronte dell'1,2% nazionale. Qualche notazione
positiva arriva per l'export del Sud che ha fatto registrare nel 2004
un aumento del 7,1% che pero' e' stato fortemente controbilanciato
da un aumento dell'import del 10,2% che ha fatto peggiorare il saldo
della bilancia commerciale di oltre 1,5 miliardi di euro. Il maggior
incremento dell'export si e' avuto in: Sardegna (+15,4%, Abruzzo +12,5%
e Puglia +11,1%). Il peggiore risultato in : Campania (+1,5%). Sul
versante del mercato del lavoro da registrare un 2004 caratterizzato
da andamenti negativi con l'occupazione che ha registrato una flessione
dello 0,4% contro un incremento a livello nazionale dello 0,7%. Di
contro, il tasso di disoccupazione, per il quarto anno consecutivo,
e' diminuito passando dal 22% del 1999 al 15% del 2004. ''Si tratta
pero' di un dato sul quale contribuiscono'', afferma Busetta, ''fenomeni
negativi per il contesto socio-economico locale, quali lo scoraggiamento
dei potenziali lavoratori e l'emigrazione''. Le regioni dove il calo
della disoccupazione e' stato piu' vistoso sono Sicilia (-2,9%) e
Calabria (-2,2%) che, su base annua, si portano rispettivamente al
17,2% (il piu' alto tra le regioni del Sud) e a 14,3%. A livello settoriale
va rilevato che il settore agricolo ha conseguito forti incrementi
di produzione'' Tali incrementi comunque'', si legge nel Report, ''sono
stati in buona parte annullati nel fatturato e dunque per i bilanci
aziendali dalla contrazione dei prezzi alla produzione, che risulta
superiore a quanto verificatosi nel resto del Paese. Difficilmente
questo aumento dei volumi potra' essere replicato nel 2005''. Da registrare,
per il settore, la lenta crescita degli agriturismi del Sud (incrementati
di 229 unita' pari a +10,9%), la contrazione delle coltivazioni biologiche
ma l'aumento degli allevamenti biologici. Per l'industria in senso
stretto anche nel secondo semestre 2004 e' proseguita la fase sfavorevole.
Il grado di utilizzo degli impianti e' stato del 71,9% con un picco
negativo in Sicilia al 67,9% e positivo in Abruzzo con il 74,2%. In
aumento le situazioni di crisi in quasi tutte le regioni. Per le costruzioni
nel 2004 deciso aumento degli investimenti . I giudizi degli operatori
bancari segnano il bello soprattutto in Abruzzo, Molise e Puglia.
La stasi nelle altre regioni. Da registrare nel 2004 un incremento
di ben il 47% del valore dei bandi per opere pubbliche a fronte di
una contrazione del 19% del Nord e del 3% del Centro. Nel settore
dei servizi l'evoluzione della produzione e' apparsa nel complesso
stazionaria anche se differenziata a livello dei sottostanti comparti
di attivita', avendo influito negativamente la debole dinamica dei
consumi ed una stagione turistica risultata nel complesso abbastanza
deludente. In particolare, nel commercio le vendite al dettaglio sono
in calo ovunque. L'andamento dei consumi nel Mezzogiorno rilevato
dall'indagine Diste-Fondazione Curella presso gli operatori bancari
e relativa al periodo ottobre 2004-gennaio 2005, risulta stazionario
o tutt'al piu' moderato in tutte le regioni fatta eccezione per la
Sardegna, che registra un calo sia di beni durevoli sia di beni di
consumo e l'Abruzzo che presenta consumi cedenti per i secondi. Per
il turismo nel 2004 diminuiscono le presenze italiane e aumentano
quelle straniere. Sono negative le prospettive per l'occupazione.
Le principali regioni di destinazione per le vacanze lunghe sono:
Calabria, Sardegna e Puglia. Nuovi divari si aprono pure nel settore
ITC per il Mezzogiorno:le imprese con sito Web nel Sud sono solo il
43% contro il 50% in Italia ed il 68% in Europa; quelle con Intranet
solo il 2% contro, rispettivamente il 4 ed il 10 %. Solo 2 imprese
meridionali su 100 vendono on line (4 in tutt'Italia e 10 nell' UE
media); la spesa per Ricerca e sviluppo in percentuale sul PIL e'
solo lo 0,8% nel Sud mentre e' l'1% in Italia e 1,8% in Unione Europea;
la spesa per occupato e' pari a solo 500 euro, contro gli 880 euro
della media Italia. Il contributo al PIL del settore ITC e' pari a
28.300 milioni di euro nel Centro Nord e solo 6.400 milioni di euro
nel Sud e nelle Isole. Presentato rapporto Confesercenti sulla criminalità: un giro da’affari di 71 mld 19/05 La crisi economia indebolisce le imprese ma ingrassa la criminalita'
organizzata: presi alla gola da calo dei consumi, tasse, tariffe locali
e costi di gestione gli imprenditori in difficolta' arrivano a pagare
fino al 150% annuo di interessi sui prestiti contro il 120% dell'anno
scorso. Il giro d'affari complessivo di usura, racket, furti, rapine,
truffe, contrabbando, abusivismo e cybercrime supera i 71 miliardi
di euro e colpisce non solo commercio, ristorazione e servizi, ma
anche l'agricoltura, la pesca, la gestione dei rifiuti e i lavori
pubblici. E' un panorama nero quello contenuto nell' VIII Rapporto
Sos Impresa 'Le mani della criminalita' sulle imprese', presenti il
presidente nazionale di Confesercenti Marco Venturi, il sottosegretario
del ministero degli Interni Alfredo Mantovano, il capogruppo Ds alla
Camera Luciano Violante, il presidente di Sos Impresa Lino Busa' e
il presidente onorario Fai Tano Grasso, oltre a imprenditori che hanno
testimoniato di essere stati vittime di minacce ed estorsioni. Principe, in Assindustria con De Rango e Callipo: "Serve icrementare la ricerca" per lo sviluppo della Calabria. 18/05
L’Assessore regionale alla Cultura, all’Università
e alla New Economy, On. Sandro Principe, ha incontrato questa mattina,
presso la sede dell’ Assindustria di Cosenza, il Comitato di
Presidenza della Federazione Regionale degli industriali calabresi.
Raffaele De Rango, presidente degli industriali della Provincia di
Cosenza, ha fatto gli onori di casa, introducendo i lavori della riunione.
Dopo i saluti di rito, De Rango ha illustrato in estrema sintesi la
situazione generale di crisi in cui versa la Calabria, sottolineando
l’enorme gap economico-culturale che la divide dalle regioni
del Nord e dalle altre regioni meridionali. Il Presidente degli industriali
cosentini ha poi snocciolato, uno dopo l’altro, i tanti problemi
che bloccano lo sviluppo della Calabria, parlando di infrastrutture
insufficienti ed inadeguate, di bassissima qualità dei servizi
pubblici di base, di una esportazione completamente isolata e si è
ampiamente soffermato sull’illegalità diffusa e sui problemi
annosi che affliggono una giustizia troppo lenta ed ingolfata. Confindustria incontra i sindacati. Si è parlato dello sviluppo del Mezzogiorno 12/05 Nell'incontro avuto nella giornata di oggi tra il Vicepresidente
per il Mezzogiorno di Confindustria, Ettore Artioli e i segretari
confederali di CGIL CISL e UIL, Nerozzi, Bonanni e Pirani, si è
fatto il punto sulla questione dello sviluppo delle aree meridionali
anche alla luce della gravità della situazione economica evidenziata
oggi dai dati diffusi sul negativo andamento del Pil. Lo si apprende
da una nota sindacale. "In un quadro di difficoltà complessiva
del sistema economico del Paese -si legge- non si giustifica la fase
di stallo e la mancanza di un confronto tra Governo e parti sociali
sulle indicazioni contenute dall'accordo siglato qualche mese fa da
sindacati, Confindustria e l'insieme delle associazioni datoriali
sul Sud. Cgil, Cisl , Uil chiedono al Governo misure immediate per
favorire investimenti per creare nuovi posti di lavoro, anche attraverso
fiscalità di vantaggio, e una decisa svolta nella realizzazione
di infrastrutture sbloccando immediatamente le risorse destinate all'Anas
per proseguire i lavori sulla Salerno- Reggio Calabria. Cgil, Cisl
e Uil, sulle questioni dello sviluppo del Sud, hanno anche chiesto
l'apertura di un confronto con il Coordinamento dei Governatori delle
Regioni del Mezzogiorno". Nel corso dell'incontro Cgil, Cisl,
Uil, inoltre, hanno espresso contrarietà rispetto alle ripetute
ed ingiustificate prese di posizione della Confindustria sul contratto
del pubblico impiego che rischiano di compromettere le relazioni intercorse
finora con la Confederazione degli industriali. L' Associazione degli
imprenditori non può pensare infatti di indebolire il ruolo
e la funzione primaria del sindacato che è quella di stipulare
i contratti di lavoro nel settore pubblico e privato. Cgil-Cisl-Uil
hanno incontrato oggi anche il Ministro delle politiche di sviluppo
e coesione territoriale, on. Gianfranco Miccichè. Dall'incontro
con il ministro Miccichè, prosegue la nota sindacale, "si
ricava la conferma di tutte le nostre preoccupazioni rispetto al rischio
di una forte riduzione dei fondi strutturali europei, che determinerebbe
conseguenze devastanti per le quattro regioni del Mezzogiorno d'Italia
che permangono nell'obiettivo 1 (Sardegna e Basilicata , com'è
noto sono già fuoruscite ), specialmente nella fase di recessione
economica che è testimoniata dalla diminuzione di mezzo punto
del PIL italiano. I sindacati hanno chiesto che il Governo rispetti
gli impegni assunti in ordine al mantenimento della quota di risorse
europee destinate alle regioni meridionali ed attiveranno le iniziative
necessarie a tutti i livelli nazionali e dell'Unione Europea. Quattro miliardi e mezzo di euro dal PON Trasporti 2000-2006 per il Mezzogiorno 10/05 Potenziare il sistema delle infrastrutture nelle regioni del
Sud Italia per garantire spostamenti piu' veloci e piu' sicuri sul
territorio, attraverso la realizzazione di nuovi collegamenti e il
rafforzamento di connessioni esistenti, ma soprattutto migliorare
le condizioni di contesto necessarie ad incrementare lo sviluppo socioeconomico,
la competitivita', la produttivita' e la qualita' della vita nelle
aree del Meridione. In questo disegno strategico si inquadra il Programma
Operativo Nazionale (PON) Trasporti 2000-2006, che intende dotare
di un moderno sistema integrato di trasporti le Regioni che rientrano
nell'Obiettivo 1 del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) 2000-2006
dell'Unione Europea, vale a dire Campania, Calabria, Puglia, Basilicata,
Sicilia e Sardegna. Parola chiave nelle scelte del PON Trasporti e'
"integrazione" tra la politica nazionale e regionale dei
trasporti e quella europea; tra le strategie della mobilita' e lo
sviluppo territoriale; tra i diversi tipi di infrastrutture e le diverse
modalita' di trasporto; tra le infrastrutture e i servizi per il trasporto
multimodale. La dotazione finanziaria del PON Trasporti ammonta a
4.520 milioni di euro, di cui 4.280 milioni di euro derivano dallo
stanziamento iniziale, fissato Loiero: “Bisogna rilanciare il patto tra imprese e forze sociali” 09/05 ''Noi pensiamo ad uno sviluppo in cui le imprese siano davvero protagoniste rilanciando il patto, eluso negli ultimi anni, con le forze sociali rispetto al quale la politica ha solo il compito di vigilare'''. Lo ha detto Agazio Loiero, presidente della Giunta regionale intervenendo a Catanzaro alla Giornata dell' Economia promossa dalla Camera di Commercio. ''Lo sviluppo - ha aggiunto Loiero - deve essere anche e soprattutto di qualita' e deve liberarsi da quegli aspetti insani e non controllati che lo caratterizzano, in alcuni casi, anche nelle nostre realta'. Per molti versi, infatti, quello che si delinea e' uno sviluppo come quello della Colombia''. ''C' e' una criminalita' - ha detto ancora Loiero - che schiaccia l' impresa, per questo bisogna lavorare per creare modelli di sviluppo sani. Come Regione vogliamo farci carico di questi temi che sono stati trascurati in passato''. Sulle fondazioni bancarie la prima battaglia della rete dei Governatori del Sud 05/05 E' sulle Fondazioni bancarie la prima battaglia congiunta dei governatori del Sud. In un documento inviato al Governo, i presidenti delle otto Regioni propongono una riforma normativa per far slittare di almeno un anno la scadenza del 2005 entro la quale la legge impone alla Fondazioni bancarie di cedere le residue partecipazioni nel mondo creditizio con uno sgravio fiscale sulle plusvalenze stimato in 2 miliardi di euro ai valori di Borsa attuali. La richiesta riguarda anche una conferma degli sgravi fiscali sulle plusvalenze per tutte le Fondazioni e una loro ripatrimonializzazione, con il ricavato degli sgravi, che sposti l'attenzione sulle realta' del Sud. Il documento porta la firma dei presidenti delle Regioni del Mezzogiorno, Ottaviano Del Turco (Abruzzo), Vito De Filippo (Basilicata), Agazio Loiero (Calabria), Antonio Bassolino (Campania), Michele Iorio (Molise), Nichi Vendola (Puglia), Renato Soru (Sardegna) e Salvatore Cuffaro (Sicilia). Lo slittamento della scadenza del 2005 viene chiesto ''per consentire alle Fondazioni di cogliere il miglior momento di mercato per cedere le proprie partecipazioni''. Lo sgravio, secondo l'attuale previsione, ''andrebbe - sostiene il fronte dei governatori - a totale vantaggio delle fondazioni del CentroNord ed in particolare di quelle che hanno quote in grandi banche nazionali (Unicredit, Intesa, Sanpaolo e Capitalia)''. I presidenti di Regione del Sud evidenziano anche che ''nonostante l'impegno dell'Acri con il 'Progetto Sud', attualmente il 97% delle erogazioni delle Fondazioni avviene a vantaggio del CentroNord, finanziando spese nel campo della sanita', ricerca, istruzione, cultura e assistenza per oltre 1,1 miliardi di euro all'anno, spese che nel Mezzogiorno restano a completo carico degli enti territoriali ed in primis delle Regioni''. I governatori meridionali propongono che la riforma da loro auspicata ''confermi gli sgravi fiscali sulle plusvalenze per il sistema delle 88 fondazioni di origine bancaria'' e che il ricavato di tali sgravi fiscali ''vada a ripatrimonializzare le fondazioni esistenti cosi' come quelle in corso di formazione nelle Regioni del Mezzogiorno in proporzione alla popolazione dell'area territoriale di riferimento''. Acri (Legautonomie) “Amministratori costretti a giri di vite per l’aumento della pressione fiscale (+20%)” 03/05 ''Tra il 2002 e il 2003 gli amministratori calabresi sono stati costretti ad un ulteriore giro di vite sulla pressione fiscale sui cittadini che e' passata dai 283,50 euro pro capite ai 340,51, con un aumento del 20% secco in un solo anno''. Lo sostiene in una nota Antonio Acri, presidente di Legautonomie Calabria. ''Il quadro fornito dall' Istat sulla rilevazione rapida dei consuntivi dei Comuni anno 2003 - prosegue Acri - conferma le nostre documentate preoccupazione sulla tenuta dei conti economici degli enti locali calabresi. Gia' questo dato basta per fare giustizia su banali e ricorrenti giustificazioni di chi pensa che si possa tagliare al centro senza che la periferia, i cittadini, ne risentano''. A detta del presidente di Legautonomie Calabria, inoltre, ''che l' azione degli amministratori locali calabresi e' stata proficua lo dimostra un dato storico: per la prima volta l' autonomia finanziaria dei comuni calabresi ha doppiato la soglia del 50% (52,20 per l' esattezza), un dato tuttavia ben lontano dalla media nazionale che si attesta sul 71%. Cosi' come ancora insufficiente, nonostante la crescita di ben sette punti, e' il grado di autonomia impositiva (35,5% in Calabria contro il 50,1% della media nazionale) e l' incidenza del personale che si mantiene elevata se si considera che assorbe un terzo del bilancio di un comune medio calabrese e che in Calabria le spese per beni e servizi sono quasi pari a quelle per il solo personale''. ''I dati confermano che la sperequazione tra sud e nord non e' una invenzione e i Comuni calabresi sono al penultimo posto per risorse di spesa, appena 610 euro pro capite - conclude Acri - cio' dimostra che il problema del riequilibrio, della perequazione dell' economia locale non e' una invenzione, ma una necessita' per consentire agli amministratori di dare risposte alle proprie comunita'''. Finanziati i fondi per la nuova azienda alimentare italo/giapponese di San Marco Argentano 03/05 Una azienda della provincia di Cosenza, la Vegitalia di San
Marco Argentano, controllata per oltre il 25% dalla societa' giapponese
Cagome Co Ltd, e' stata ammessa ad un finanziamento per la realizzazione
di uno stabilimento per la produzione di alimenti precotti e surgelati.
La notizia del finanziamento e' stata resa nota stamane dal sottosegretario
alle attivita' Produttive, Giuseppe Galati, nell'ambito del simposio
Italo-Giapponese di Economia e Cultura svoltosi a Roma. Il finanziamento,
per un importo di 32 milioni di euro, prevede la creazione di 217
posti di lavoro ed e' reso possibile attraverso un progetto pilota
di localizzazione, previsto dal programma pluriennale per l'attrazione
di investimenti e partnership straniere in Italia. ''Prodotti tipici
del Sud - ha detto Galati - saranno trasformati e commercializzati
da una primaria azienda conserviera a capitale misto italo-giapponese,
con un management variegato, che sapra' dare un imprimatur diverso,
innovativo. Non solo, un modo nuovo di pensare e progettare insieme,
di investire nei reciproci Paesi, di diffondere produzioni e sapori
dell' Italia nel paese del Sol Levante. Contratti di localizzazione
come questo possono essere co-finanziati nei settori manifatturiero,
dell' energia rinnovabile, dei servizi e del turismo. Un settore quest'ultimo
di particolare interesse, basti pensare alla presenza turistica giapponese
in Italia, seconda solo a quella statunitense. Il trend degli ultimi
anni ha visto una media di oltre un milione e mezzo di arrivi dal
Giappone, con una presenza media di oltre tre milioni di Giapponesi''.
''Come non pensare - ha concluso Galati - a realizzare insieme spazi,
luoghi e format idonei a garantire ad amici che giungono da cosi'
lontano il piacere di conoscere tutto il nostro Paese e non solo le
quattro citta' d' arte. Questa e' un' idea che mi piace, soprattutto
perche' penso che il turismo sia una tappa davvero fondamentale per
il rilancio del nostro Paese, dalle potenzialita' pressoche' illimitate''. Calabria maglia nera per la crescita economica nel 2005 03/05 Saranno la Val d'Aosta (+1,6% sul 2004), il Trentino Alto Adige
e l'Abruzzo (+1,4% per entrambe) le regioni italiane che registreranno
il tasso di crescita economica maggiore nel 2005. A sostenerlo e'
il centro studi di Unioncamere nel rapporto 'Scenari delle economie
locali' che verra' presentato il prossimo 9 maggio in occasione della
3/a Giornata dell'Economia.
Convenzione tra BCC Mediocrati ed Agenzia delle Entrate per i rimborsi Iva 03/05 Una convenzione che consentira' l' anticipazione dei rimborsi
Iva in conto fiscale permettendo cosi', alle imprese, l' accesso nuove
formule di finanziamento e' stata sottoscritta tra l' Agenzia delle
Entrate e la Banca di Credito Cooperativo Mediocrati. Il plafond complessivo
stanziato dalla Banca di Credito Cooperativo Mediocrati sara' inizialmente
pari a tre milioni di euro annui e sara' rotativo rispetto alle erogazioni.
L' intesa - e' detto in un comunicato - s' inserisce nel contesto
del piu' ampio protocollo di intesa siglato lo scorso 12 gennaio scorso
da Abi, Confindustria e Amministrazione fiscale. ''Attraverso la convenzione
- e' scritto nel testo - le aziende otterranno, dopo una valutazione
del loro merito creditizio, un' anticipazione finanziaria fino al
90% del credito, accertato e certificato nella sua consistenza dall'
Agenzia delle Entrate, a tassi di interesse ridotti rispetto alle
normali condizioni di mercato. La convenzione contiene, peraltro,
una forte innovazione rispetto ad altre forme di finanziamento laddove,
tale affidamento, verra' considerato di norma come una linea di fido
aggiuntiva e non sostitutiva di quelle gia' concesse sotto altre forme.
Tale innovazione - riporta la nota - consentira' di non sottrarre
all' impresa liquidita' finanziaria nella normale operativita', anzi
produrra' nell' immediato nuova finanza per generare investimenti
che, agendo come volano, consentiranno un' ulteriore crescita del
tessuto imprenditoriale del Paese''. Convenzione tra Agenzia delle Entrate e Comune di Altomonte per l’ICI 02/05 Una convenzione che consente il pagamento dell' Ici anche tramite
il modello F24 e' stata sottoscritta tra la Direzione regionale della
Calabria dell' Agenzia delle Entrate e il Comune di Altomonte. ''Anche
i cittadini di questo Comune - e' detto in un comunicato dell' Agenzia
delle entrate - potranno usufruire dei vantaggi di questo sistema
di versamento gratuito, effettuabile presso gli sportelli postali
e bancari, i concessionari della riscossione ed anche attraverso Internet
per chi ha un conto corrente bancario presso uno degli Istituti convenzionati
con l' Agenzia delle Entrate. Con il modello F24, i contribuenti potranno,
inoltre, compensare l' Ici con i crediti d' imposta di altra natura
evitando l' attesa di eventuali rimborsi''. La convenzione durera'
fino al 31 dicembre 2007 e consentira' al Comune di Altomonte di disporre
in tempi brevi degli importi riscossi e dei relativi flussi informativi
che permetteranno la gestione piu' agevole della liquidazione e dell'
accertamento del tributo. ''Attualmente, oltre ad Altomonte, - e'
detto nel comunicato - sono nove i comuni calabresi che hanno sottoscritto
analoga convenzione: Maida, Montalto Uffugo, Reggio Calabria, Marina
di Gioiosa Jonica, Montebello Jonico, Sant' Alessio in Aspromonte,
Scilla, Villa San Giovanni e Soriano Calabro''. Le spiagge italiane nuova ricchezza. Ma c’è l’emergenza dell’erosione, soprattutto in Calabria 28/04 le spiagge italiane diventano sempre più una nuova ricchezza.
Nel borsino dei beni sta nascendo infatti una sorta di economia della
spiaggia testimoniata da chi e' abituato a fare i conti. E la sabbia,
nella corsa ai ricavi, sta diventando il nuovo oro nazionale. Peccato
che il castello rischi di crollare sotto l'emergenza erosione. Negli
ultimi anni, secondo l' Osservatorio sull'erosione delle coste, gli
attacchi ai litorali sono costati perdite per 5 miliardi di euro,
circa lo 0,5% del Pil pari a ben 4 milioni di metri quadrati di spiagge
scomparsi. Di qui l'importanza, economica, oltre che paesaggistica,
di ridare sabbia agli arenili nazionali visto che ogni metro quadrato
di spiaggia produce in media 1.200 euro, secondo calcoli dell'Osservatorio.
Senza contare i risultati in termini di redditivita' dell'intervento
di ripristino delle spiagge: in media, riferisce l'Osservatorio, ''per
ogni euro investito nel ripascimento delle spiagge si ottiene un ritorno
di 100-150 euro nei primi anni''. La ricostruzione di una spiaggia
di 100mila metri quadrati genera, ancora secondo i calcoli dell'Osservatorio,
un valore di 3 milioni di euro per le sole attivita' di spiaggia mentre
con l'indotto si arriva a 100 milioni di euro l'anno. ''L'Italia e'
il Paese piu' a rischio della Comunita' Europea per il fenomeno dell'erosione
delle coste - dicono il presidente dell'Osservatorio, Umberto Antonelli,
e il dir. scientifico, Diego Paltrinieri - come confermato dal recente
studio della Commissione Europea denominato 'Eurosion'''. Una situazione
talmente grave che lo stesso Ministro dell'Ambiente, Matteoli, ricordano
i responsabili dell'Osservatorio ''ha definito 'una vera e propria
emergenza nazionale, sia per gli aspetti ambientali e paesaggistici,
sia per l'economia nazionale'''. Dal canto suo, il ministero dell'Ambiente
ha istituito un gruppo di lavoro ad hoc sulle spiagge per definire
un documento che ha come fine l'individuazione di interventi anti-erosione
mentre l'Icram, l'istituto scientifico del ministero, ha messo in
mare il pronto soccorso anti-erosione. La nave Astrea, salpata a fine
marzo per la campagna 2005, quest'anno dedica buona parte della ricerca
scientifica alla ricognizione dei fondali per esaminare le sabbie
sommerse destinate alla ricostruzione delle spiagge colpite dall'erosione
marina. Oltre ai vantaggi economici, ricostituire le aree di spiagge
erose porta altri due vantaggi, sottolinea l'Osservatorio coste, che
nessun altro tipo di intervento di protezione costiera potra' mai
dare: il corretto ripascimento delle spiagge con sabbie sottomarine
- le piu' adatte e consone per dimensione e aspetto - consente di
ricostituire la spiaggia sommersa erosa, che e' la vera e strutturale
opera di difesa contro l'erosione marina; il ripascimento delle coste
permette di ricreare ambienti e paesaggi costieri scomparsi o in via
di estinzione, che sono un patrimonio comune ed un valore aggiunto
per le nuove e future frontiere del turismo sostenibile. Urbanizzazioni
lungo i corsi dei fiumi, cementificazione degli argini, disboscamenti
e altri interventi dovuti all'uomo hanno colpito duramente l'equilibrio
delle aree costiere, secondo l'analisi degli esperti, determinando
la scomparsa di intere popolazioni di uccelli marini e di molluschi.
E se in Calabria sono gia' in forte erosione 415 km su 699, in Molise
addirittura 28 km su 31 e in Abruzzo 66 su 139. Non va meglio nel
Lazio (122 su 351) e in Campania (105 su 459). In tal senso, conclude
l'Osservatorio, ''e' fondamentale programmare interventi-investimenti
di ampio respiro, che permettano finalmente il rilancio del turismo
balneare e cioe' della prima industria nazionale italiana, che, unitamente
al nostro patrimonio artistico e culturale, determinano l'immagine
e la ricchezza del nostro Paese''. Secondo l’ISTAT aumentano i tributi e diminuiscono i trasferimenti verso i Comuni. Nel 2003 tagli del 13% 28/04 Le entrate complessive accertate dai Comuni nel 2003 sono stimate
in 83 miliardi di euro, in aumento del 5,6% rispetto al 2002. All'interno
di questo capitolo, la voce piu' cospicua sono le entrate tributarie,
aumentate in modo consistente (+11,3% rispetto al 2002) a scapito
dei contributi e dei trasferimenti in netta diminuzione (-13% rispetto
al 2002). Sono le coordinate generali della finanza comunale rilevate
dall'indagine condotta dall'Istat attraverso una procedura campionaria
delle informazioni che consente di ottenere dati provvisori con un
margine di errore che lo stesso istituto quantifica nel 5%. All'ammontare
delle entrate accertate hanno contribuito per il 59,3% le entrate
correnti, per il 27,9% le entrate in conto capitale e per il rimanente
12,8% le entrate derivanti da accensioni di prestiti. Rispetto al
2002, crescono del 5,6% gli accertamenti, ma solo del 2,5% le riscossioni. - NEL NORD PIU' TRIBUTI E MENO TRASFERIMENTI - IN LIGURIA LE ENTRATE TRIBUTARIE PRO-CAPITE PIU' ALTE - IN 2003 STABILE DISTRIBUZIONE SPESA NEL TERRITORIO - SOLDI A TRASPORTI NEL CENTRO, ISTRUZIONE E SERVIZI NEL NORD - SEMPRE MENO DIPENDENTI DA TRASFERIMENTI ERARIALI Aspettando gli esiti positivi dell’Irap, crescita zero per i primi tre mesi del 2005 27/04 Si e' fermato sullo zero, alla fine del primo trimestre dell'anno,
l'ago della crescita demografica delle imprese, ma la staticita' del
quadro generale nasconde continui movimenti sul territorio e nei settori,
con aggregazioni e alleanze di filiera. Tra gennaio e marzo il saldo
tra il numero delle aziende che si sono iscritte al Registro delle
Imprese delle Camere di commercio (126.849) e quelle che si sono cancellate
(127.711) si e' attestato a -862 unita', pari ad una variazione dello
0,01% nello stock delle imprese esistenti che, alla fine di marzo,
e' sceso a 5.997.561 unita'. I dati sono stati diffusi oggi da Unioncamere
sulla base di Movimprese, la rilevazione periodica condotta da InfoCamere,
la societa' consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane.
"La calma apparente nella demografia delle imprese – ha
detto il Presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli, commentando i
dati di Movimprese - nasconde in realta' fenomeni di profonda trasformazione
dell'apparato produttivo e imprenditoriale del paese. La necessita'
di riposizionarsi sullo scenario della competizione globale mantiene
ancora la nostra economia su livelli di bassa crescita, ma sotto la
superficie si muovono forze che stanno spostando il nostro sistema
verso un modello di economia piu' avanzato. Si allarga la platea delle
imprese dei servizi, mentre l'industria sceglie sempre piu' la via
delle aggregazioni e delle alleanze di filiera, con l'obiettivo di
far crescere la qualita' del Made in Italy per restare sul mercato
in termini competitivi. E' un processo inevitabile e direi necessario
- ha concluso Carlo Sangalli - che va pero' accompagnato con politiche
mirate alle reali esigenze degli operatori, che in questa fase hanno
soprattutto bisogno di tre cose: di una riduzione del carico fiscale
sulle loro attivita' approfittando della necessaria revisione dell'Irap,
di regole commerciali piu' moderne con il varo della nuova normativa
fallimentare, e di un sistema di promozione delle imprese italiane
sui mercati esteri capace di sfidare i nostri principali concorrenti
in un contesto di regole internazionali che facciano valere il principio
di reciprocita' e garantiscano piu' trasparenza per i consumatori".
Il saldo Movimprese del primo trimestre dell'anno e' tradizionalmente
negativo per effetto del consistente 'trascinamento' ai primi giorni
di gennaio dell'annotazione nei registri camerali delle cessazioni
avvenute a ridosso della fine di dicembre. Dall'osservazione della
serie storica dei risultati dei primi trimestri degli anni dal 1998
al 2004 appare evidente come il trimestre appena concluso sia stato
il secondo miglior risultato degli ultimi otto anni. A determinarlo
sono state 985 iscrizioni in piu' e ben 5.402 cessazioni in meno rispetto
allo stesso trimestre del 2004. Secondo Eurostat, Sicilia, Calabria e Campania ultime in Europa per occupazione 26/04 E' un quadro sempre piu' preoccupante della situazione economica della Sicilia, quello che emerge dal documento aggiornato di Confindustria Sicilia illustrato oggi al segretario regionale dei Ds Angelo Capodicasa dal Direttivo regionale degli industriali, presieduto da Giuseppe Costanzo, allargato al "contact government" e ai gruppi di lavoro e al quale ha preso parte il vicepresidente di Confindustria per il Mezzogiorno Ettore Artioli. L'incontro, che segue di un mese quello con il coordinatore regionale di Forza Italia Angelino Alfano, ha avuto per oggetto anche questa volta i provvedimenti che Confindustria Sicilia sollecita ai governi nazionale e regionale e all'Ars per rendere possibile il rilancio economico dell'Isola entro la fine della legislatura. Ad allarmare sono soprattutto i dati sull'occupazione e sull'utilizzo dei fondi europei. La Sicilia - fonte Eurostat - e' l'ultima con Calabria e Campania fra le 244 Regioni dell' "Europa a 25" per tasso di occupazione fra i 15 e i 64 anni (41,9), preceduta da Puglia (45,3), Basilicata (46,1), Sardegna (46,7), Molise (51,8) e Abruzzo (55,6). Il tasso medio del Mezzogiorno (dove la Sicilia e' in coda) e' 44,1; al Centro-Nord e' 61,9, in Italia e' 55,5. Nella nuova Europa, dove il tasso medio di occupazione e' 62,8, non si registra un tasso di occupazione cosi' basso come quello siciliano o del Sud Italia: Polonia 51,5; Malta 54,6; Ungheria 56,6; Repubblica Slovacca 56,8; Lituania 59,9; Lettonia 60,4; Estonia 62; Slovenia 63,4; Repubblica Ceca 65,4; Cipro 68,6. Questi i tassi di occupazione nell' "Europa a 15": Grecia 56,7; Spagna 58,4; Francia 62,9; Irlanda 65; Germania 65,4; Portogallo 68,2. Quanto ai fondi strutturali europei del Quadro comunitario di sostegno, il documento di Confindustria Sicilia rileva che, a tre anni dalla scadenza, sono stati utilizzati in minima parte, prevalentemente per realizzare o completare interventi gia' progettati per la competenza dei fondi ordinari dello Stato, che in questo settore da anni non assegna piu' significativi finanziamenti al Sud. Nell'ambito del Qcs, i fondi del Programma operativo regionale Sicilia sono stati utilizzati in minima parte rispetto alla disponibilita': a dicembre 2004 sono stati rendicontati poco piu' di 2,2 miliardi di euro (pari al 23%, ha fatto meglio il Molise con il 39%). Boom del mattone, a dicembre incremento di oltre il 20% 24/04 Il mattone resta per la maggioranza degli italiani l'obiettivo
di una vita o comunque una delle certezze fondamentali su cui poter
investire. E l'attrazione tra casa e famiglia si evince dall'aumento
incessante del ricorso ai mutui, che anche a dicembre scorso hanno
mostrato una crescita di oltre il 20% rispetto a dicembre 2003. L'incremento
e' generalizzato in tutta Italia, ma in base a quanto emerge dai dati
contenuti nel bollettino statistico della Banca d'Italia, in alcune
regioni c'e' stata una vera e propria impennata superiore al 30%.
E' il caso di Sardegna e Campania, dove in un anno l'aumento dei finanziamenti
concessi dalle banche alle famiglie per l'acquisto di immobili e'
stato rispettivamente del 33,9% e del 31,5%. In totale i finanziamenti
ammontano a circa 195 miliardi di euro (il 21,3% in piu' rispetto
a dicembre 2003) di cui oltre 154 miliardi concessi alle famiglie
per l'acquisto di abitazioni. Confrontando il dato con quello di dicembre
dell'anno precedente l'aumento e' stato anche in questo caso a due
cifre, di oltre il 22,2%. Di questi 154 miliardi, la netta maggioranza
rientra nel gruppo dei finanziamenti non agevolati (oltre 152 miliardi
di euro). La regione in cui piu' si ricorre alle banche per accendere
un mutuo e' la Lombardia. Il valore dei mutui accordati dagli istituti
di credito alle famiglie lombarde per comprarsi casa ammonta ad oltre
36 miliardi di euro, praticamente lo stessa cifra accesa in totale
da tutto il Nordest. La crescita nella regione e' pero' percentualmente
in linea con quella del Paese, pari cioe' al 22,9%. Piu' che mai amanti
del mattone anche i laziali, che con 18,8 miliardi di mutui conquistano
il secondo posto. Rispetto al resto degli italiani la voglia di casa
cresce pero' leggermente di meno a Roma e nelle altre province, cioe'
del 21%. Il terzo posto va all'Emilia Romagna (16,1 miliardi), mentre
al quarto si piazzano i Veneti (15,1 miliardi). Decisamente 'fuori
linea' rispetto all'andamento nazionale appaiono invece le famiglie
liguri. Nel giro di un anno i finanziamenti concessi dalle banche
per l'acquisto di immobili nella regione sono infatti aumentati di
'appena' l'11,3% per un totale di 4,8 miliardi di euro. Oltre al ricorso
al finanziamenti all'acquisto, aumenta d'altra parte, seppur in maniera
piu' contenuta, anche la richiesta di prestiti per la costruzione,
per chi cioe' piu' che comprarla la casa preferisce fabbricarla mattone
su mattone. Tra dicembre 2003 e dicembre 2004, i finanziamenti concessi
dalle banche per gli investimenti nella costruzione di abitazioni
sono infatti passati da 46,9 a 51,7 miliardi con una crescita del
10,2%. Ecco una tabella con la distribuzione dei mutui per l'acquisto
di abitazioni concessi alle famiglie regione per regione. I dati contenuti
nel Bollettino statistico di Bankitalia esprimono le consistenze in
milioni di euro a dicembre 2004.
Oltre cinque milioni l’utile netto della Banca Popolare di Crotone E' pari a 5,3 milioni di euro l'utile netto 2004 della Banca Popolare
di Crotone, in crescita rispetto ai 4,2 milioni di euro del 2003.
I risultati conseguiti nello scorso esercizio sono stati presentati
alla compagine sociale nel corso dell'assemblea ordinaria dei soci
svoltasi stamani a Crotone. L'assemblea ha, tra l'altro, approvato
il bilancio al 31 dicembre 2004 e ha nominato il consiglio di amministrazione
per gli esercizi 2005-2007, riconfermando alla presidenza Francesco
Lucifero. Nel 2004 un forte sostegno alla redditivita' e' provenuto
dal margine di interesse che ha dato un risultato significativo, pari
a 46,6 milioni di euro (+18%). Nel complesso, la Banca ha raggiunto
un margine di intermediazione di 70,1 milioni, in progresso del 17%.
Notevole il risultato di gestione che, nonostante siano stati effettuati
accantonamenti atti a fronteggiare rischi futuri per circa 1,7 milioni
di euro, si attesta a 28,4 milioni di euro, in crescita del 29,7%.
La raccolta complessiva si attesta in 1.376,7 milioni di euro, in
crescita di 95,4 milioni di euro (7,44%) rispetto al 2003. In dettaglio,
la raccolta diretta da clientela registra una crescita del 5,86%,
passando da 972 milioni di euro del 2003 a 1.029 milioni di euro del
2004 (+57 milioni di euro). La raccolta indiretta da clientela e'
aumentata del 12,4% passando da 309 milioni di euro a 347,2 milioni
di euro. Gli impieghi verso la clientela, al netto dei fondi rettificativi,
ammontano a 726,8 milioni di euro, un valore superiore di oltre 84,8
milioni di euro a quello dello scorso anno, pari ad un incremento
del 13,1%. I lavori dell'Assemblea sono stati aperti dal presidente,
Francesco Lucifero, mentre i dati sulla gestione sono stati illustrati
dal direttore generale Mimmo Guidotti, alla guida dell'Istituto dal
1997. Le risultanze contabili evidenziano la crescita sostenuta dei
principali aggregati patrimoniali, nonostante le difficolta' di un
economia che anche quest'anno non ha dato forti segnali di ripresa.
''Il 2004 ¿ ha detto il direttore generale Mimmo Guidotti -
e' stato un anno in cui l'impegno della struttura e degli uomini e'
stato orientato ad ampliare i volumi, affinare le qualita', migliorando
la redditivita'. La Banca Popolare di Crotone ha raggiunto risultati
ottimi sia dal lato patrimoniale che reddituale, generando una crescita
armonica di tutte le sue componenti. Tra i risultati si evidenzia
la crescita dei conti corrente (+4,4%)''. Aliquote ICI al massimo in 1 città su 4. Cosenza nelle città al massimo 23/04 Frena il caro-Ici nel 2005: spulciando le delibere dell'imposta
comunale sugli immobili ad oggi solo il 10% dei capoluoghi di regione
o provincia ha aumentato l'aliquota. La tassa sulla casa pero' e'
gia' ai suoi massimi (7 per mille), consentiti dalla legge, in oltre
il 23% dei capoluoghi. E' quanto emerge dalle nuove aliquote Ici per
il 2005 raccolte dall'Anci-Cnc. Il check riguarda per il momento una
sessantina di delibere degli oltre cento capoluoghi (su 103 citta'
gli aumenti sono stati registrate in 11, mentre l'aliquota al 7 per
mille, da quest'anno o gia' dagli anni passati, e' in 24 capoluoghi).
L'Ici e' ormai una tassa che in gergo si puo' definire 'matura', un
po' perche' in molti casi e' gia' al massimo, un po' perche' ''c'e'
una certa preoccupazione politica da parte degli enti locali e la
tendenza generale e' quella a limitarne gli aumenti'', sottolinea
Lucio D'Ubaldo, direttore generale dell'Anci-Cnc. Prendendo a riferimento
le delibere 2005 che il consorzio per la fiscalita' sta raccogliendo
in queste settimane per gli oltre 8.000 Comuni, ''l'aliquota media
- riferisce ancora D'Ubaldo - e' al 5,30 per mille''. Lo scorso anno,
sempre secondo le stime dell'Anci-Cnc, l'aumento del gettito dell'imposta
comunale sugli immobili e' stato pari all'11,5% rispetto al 2003,
''piu' legato pero' all'incremento del valore degli immobili - spiega
D'Ubaldo - che all'aumento delle aliquote. C'e molta prudenza da parte
dei Comuni ad usare questa leva fiscale dal momento che da anni proprio
sull'Ici e' concentrata una grande attenzione''. Resta pero' il fatto
che nei capoluoghi, in oltre il 23% dei casi (se si fa una statistica
sulle delibere gia' rese note) l'aliquota ordinaria e' gia' ai suoi
massimi. E' cosi' da Venezia a Matera, da Perugia a Trapani, da Asti
a Cosenza. In alcuni casi proprio i ritocchi praticati con le delibere
Ici per il 2005 hanno portato l'aliquota ordinaria al 7 per mille:
Biella (che nel 2004 era al 6,25 per mille), Ferrara (lo scorso anno
a 6,80), Modena (dal 6,70), Padova (dal 6,20), per citarne alcune.
Ci sono pero' anche i casi in cui l'aliquota e' stata rivista al ribasso:
e' il caso, per esempio, di Rovigo, che quest'anno ha 'limato' l'aliquota
Ici per la prima abitazione dal 5,50 al 5,25 per mille. A dare fiato
al gettito Ici potrebbe essere pero' nel futuro anche la possibilita'
di riclassamento, decisa con l'ultima Finanziaria: questo non comportera'
un cambio delle aliquote ma una diversa 'classe' nell'accatastamento
di alcuni immobili, per esempio nei centri storici o nelle zone che
da popolari sono diventate a seguito di ristrutturazioni di pregio,
con un conseguente maggiore prelievo fiscale. ''Il classamento per
alcune zone di alcune citta' potra' avere queste conseguenze ma si
tratta di processi - precisa D'Ubaldo dell'Anci-Cnc - che non sono
brevi e che dunque non faranno sentire i loro effetti in tempi stretti''.
Ecco i capoluoghi di regione e provincia che gia' da almeno un anno
hanno adottato come aliquota ordinaria Ici quella massima del 7 per
mille.
Qui di seguito invece i capoluoghi dove le aliquote Ici sono state ritoccate con la delibera di quest'anno
Ricerca Eurispes: In 30.000 sono senza lavoro in Calabria e si sono rassegnati a non cercarlo più. 23/04 La Calabria e' la regione della disoccupazione. Infatti, secondo
una ricerca dell'Eurispes Calabria, sono ben 30 mila i calabresi che,
nel 2004, non solo non hanno un impiego, ma non lo cercherebbero piu',
con una variazione del 650 per cento rispetto al 2003. ''Al di la'
degli ottimismi statistici ufficiali - commenta il presidente dell'Eurispes
Calabria - esiste una rilevante fascia della popolazione regionale
che non sembra piu' interessata all'ingresso o alla permanenza nel
mercato del lavoro. Per questo il governo regionale deve affrontare
con incisivita' lavoro e sviluppo economico''. A giudizio di Rio,''il
mercato del lavoro in Calabria, nel 2004, e' stato caratterizzato,
secondo i dati diffusi dall'Istat, dal repentino calo del tasso di
disoccupazione, che e' sceso dal 23,5% del 2003 fino al 14,3% dell'anno
successivo. Da un'analisi in termini assoluti nella consistenza della
forza lavoro in Calabria, e' possibile ricavare un quadro che muove
in direzione opposta rispetto all'ottimismo statistico delle fonti
ufficiali''. La realta', secondo il presidente di Eurispes Calabria,
e' che ''esiste un esercito di 'rassegnati' che rappresenta oltre
il 41 per cento della diminuzione delle persone in cerca di occupazione
registrato, in un solo anno, in Calabria. Le ragioni della flessione
del tasso di disoccupazione, dunque, sono solo parzialmente imputabili
all'aumento del numero di occupati''. ''E' presente una rilevante
fascia della popolazione potenzialmente attiva, poiche' in eta' lavorativa,
- ha spiegato ancora Raffaele Rio - che non sembra piu' interessata
all'ingresso o alla permanenza nel mercato del lavoro. La precarieta'
rappresenta, soprattutto per le giovani generazioni, un fattore di
insicurezza sociale, di impoverimento delle condizioni di vita, di
privazione della possibilita' di fare progetti di vita a lungo termine.
Per un lavoratore precario - ha precisato Rio - anche accendere un
mutuo per l'acquisto della prima casa diventa un problema a volte
insormontabile''. La lettura dei dati, secondo Eurispes, ''evidenzia
come, rispetto al 2003, il numero di occupati nell'anno successivo
sia aumentato di 43mila unita', mentre le persone in cerca di occupazione
siano diminuite di circa 73mila unita'. Se ne deduce che la diminuzione
dell'offerta di lavoro e l'aumento del numero degli occupati, hanno
ridotto, solo in parte, lo squilibrio relativo al mercato del lavoro
locale''. In particolare, se si considera la differenza nel numero
di persone in cerca di occupazione fra il 2004 ed il 2003 (73 mila
unita'), e ad esso si sottrae la quota di coloro che nello stesso
periodo hanno trovato un lavoro (43 mila unita'), risulta che ben
''30 mila calabresi - spiega l'Urispes - nel 2004 non solo non hanno
un impiego, ma non lo cercherebbero piu', con una variazione percentuale
rispetto all'incremento del 2003 pari al 650%''. Nel periodo precedente,
fra il 2003 ed il 2002, secondo la ricerca, infatti, ''le persone
uscite dal circuito del mercato del lavoro, gli inattivi, erano pari
a 4 mila unita', mentre i flussi relativi ai primi due anni considerati
non fanno rilevare alcun incremento di inattivi, poiche' l'aumento
nel numero di occupati risulta superiore a quello registrato fra le
persone in cerca di occupazione''. La Calabria (con il 54,5% del totale
dei rassegnati) e la Sicilia (con il rimanente 38,2%) rappresentano
le sole due regioni del Mezzogiorno nelle quali si verifica il fenomeno
analizzato, rappresentato dalla presenza di individui alla ricerca
di un impiego nel 2003, e che non essendo stati assorbiti, nel 2004,
dal mercato del lavoro appaiono indotti alla rassegnazione. Nel resto
del Mezzogiorno, le variazioni percentuali fra il 2003 ed il 2004
mostrano una riduzione nel numero di persone sfiduciate, segnalando
un ritrovato interesse verso la ricerca di un impiego. Nelle rimanenti
aree del Paese, il fenomeno della rassegnazione e' pressocche' inesistente.
Fanno eccezione due regioni: la Valle d'Aosta e la Liguria, dove il
numero di rassegnati e' pari rispettivamente a mille e a 3 mila unita'.
In queste due regioni, pero', come si puo' osservare attraverso la
lettura dei trend degli indicatori del mercato del lavoro, si evidenzia
una situazione in cui al calo delle persone motivate nella ricerca
di un impiego, corrisponde una staticita' (Valle d'Aosta) o una flessione
(Liguria) nel livello occupazionale. Le regioni del Mezzogiorno nelle
quali fra il 2003 ed il 2004 si rileva un incremento nel numero dei
rassegnati sono due: la Calabria, con un +26 mila unita', e la Sicilia
che da una quota pari a zero registrata nel 2003 passa ad un +21 mila
unita' nel 2004. La prima regione contribuisce all'incremento dei
rassegnati nell'area del Mezzogiorno (corrispondente complessivamente
a 22 mila unita') con un valore pari al 118,2%, a fronte del 95,5%
registrato nella seconda area. A suo parere quali sono i principali
problemi che la politica regionale sara' chiamata a risolvere nell'immediato
futuro? ha chiesto l'Eurispes ai calabresi. Le azioni e gli interventi
sul versante delle politiche del lavoro - secondo gli intervistati
- restano i grandi nodi da affrontare per la maggioranza dei calabresi
(27,8%) che non rinunciano, comunque, a dettare le altre priorita'
dell'agenda politica: il rilancio dell'economia regionale (13,6%),
la sanita' (12,9%), le grandi infrastrutture (12,5%), il turismo (11,6%),
la formazione e la scuola (11,1%). Piu' snobbato, infine, il tema
legato alla tutela ambientale indicato dal 7,9 per cento degli intervistati.
Il dato e' scaturito da un'indagine che l'Eurispes Calabria ha realizzatro
nei mesi scorsi nel tentatito di comprendere gli orientamenti e le
opinioni dei calabresi su alcune questioni fondamnentali: politica
regionale, congiuntura economica, andamento della disoccupazione,
propensione al risparmio, sicurezza degli amministratori locali e
politica regionale. Mille i cittadini coinvolti sul campo. Oltre un milione di italiani compra su internet 22/04 Sfondano il muro del milione gli utenti italiani di internet
che comprano online: nel secondo semestre del 2004, infatti, sono
stati 1.124.000 i "navigatori" che hanno effettuato acquisti
su siti italiani di e-commerce. E sono oltre 15 milioni (15,2 cioe'
il 78% dei navigatori, pari a 22 milioni) i cittadini italiani che
visitano abitualmente le vetrine dei negozi virtuali. Nel primo semestre
dello scorso anno gli utenti che avevano fatto acquisti su internet
erano stati 938.000 (14 milioni gli "interessati", 21 milioni
i navigatori). Sono i dati principali dell'Osservatorio dell'e-Committee
- il Comitato di coordinamento delle infrastrutture per l'e-banking
dell'Abi - illustrati nel corso dell'annuale assemblea. Nel secondo
semestre 2004, dunque, c'e' stata un'impennata dell'e-commerce: piu'
20% rispetto al primo semestre il numero di chi fa acquisti online;
ed e' in crescita anche il rapporto tra chi entra in un negozio virtuale
e chi poi effettivamente acquista (sales conversion ratio): 6,7% nei
primi sei mesi dello scorso anno contro 7,4% del secondo semestre.
L'assemblea dell'e-Committee e' stata l'occasione, tra l'altro, per
approvare la relazione sulla gestione nonche' per dare aggiornamenti
sulle attivita' svolte, in particolare quelle promosse con il marchio
Bankpass. Il 2004 ha segnato una notevole diffusione di Bankpass Web,
il sistema sicuro per i pagamenti online creato dalle banche italiane,
offerto oggi da oltre 5.500 siti di e-commerce italiani e che si e'
arricchito di una nuova funzionalita': dallo scorso anno, infatti,
e' possibile usare tutte le carte Pagobancomat per i pagamenti online
con Bankpass Web. Un'opportunita', questa, che apre l'e-commerce agli
oltre 25 milioni di titolari di carte Pagobancomat. Altra novita'
del 2004, la possibilita' di usare Bankpass Web in abbinamento con
la carta nazionale dei servizi o la carta di identita' elettronica
per accedere in modo semplice e sicuro ai servizi della pubblica amministrazione.
Il servizio consente infatti al cittadino di accedere ai servizi online
della pubblica amministrazione autenticandosi con una delle due carte
e, se richiesto, effettuare il pagamento con Bankpass Web senza doversi
identificare di nuovo, cioe' senza dover digitare altre username e
password. Ha visto la luce nel 2004 anche Bankpass Bollette, l'innovativo
servizio di "smaterializzazione" di bollette e fatture che
consentira' ai cittadini di ricevere e pagare le bollette attraverso
il servizio di internet banking della propria banca. Intesa Governo-Regione, 38.5 milioni di euro per la società dell’informazione 21/04 Il Ministero dell'Economia, la Presidenza del Consiglio dei
Ministri - Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie - Dipartimento
per l'Innovazione e le Tecnologie (DIT), il Centro Nazionale per l'Informatica
nella Pubblica Amministrazione (CNIPA) e la Regione Calabria hanno
firmato oggi, a Roma, l'Accordo di Programma Quadro (APQ) ''Societa'
dell'informazione'' per la realizzazione di interventi finalizzati
alla modernizzazione della P.A. e allo sviluppo della societa' della
Societa' dell'Informazione. Il Servizio per le politiche di sviluppo
territoriale e le Intese del MEF, che opera nell'ambito delle deleghe
del Vice Ministro dell'Economia e delle Finanze, Gianfranco Micciche',
rende noto che il costo complessivo e' dell'APQ e' di 38,5 milioni
di euro, di cui 17,8 milioni assicurati dalle risorse ripartite dal
Cipe con le delibere nn.17-83/03, 18,5 da fondi comunitari (POR Calabria
2000-2006), 2,2 da fondi regionali. L'Accordo e' costituito da 10
interventi che agiscono su due versanti: infrastrutture abilitanti
e servizi, a beneficio della pubblica amministrazione, dei cittadini
e delle imprese. I progetti riguardano, fra l'altro, la realizzazione
di centri di accesso ai servizi digitali e territoriali per l'e-government
nei piccoli e medi comuni; la diffusione della Societa' dell'Informazione
nelle piccole e medie imprese e l'ampliamento dei servizi regionali
a banda larga del Sistema pubblico di connettivita'. E' prevista,
inoltre, l'attuazione del Progetto Sax I e Sax P e di una rete dei
medici di medicina generale e di telemedicina specializzata. Negativi gli indicatori economici per le imprese del Mezzogiorno 20/04 Rimane difficile, anche a marzo 2005,nonostante un generalizzato
lieve ridimensionamento delle precedenti situazioni di debolezza congiunturale,
la consistenza del portafoglio ordini accumulato dalle imprese meridionali.
Con il risultato - avverte l'indagine svolta mensilmente dall'Osservatorio
Banche-Imprese,condotta in collaborazione con il Comitato Mezzogiorno
di Confindustria e con le Confindustrie delle Regioni di Abruzzo,
Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna,
su un panel di 570 imprese - di provocare un nuovo insoddisfacente
sostegno all'attivita' di produzione per tutti i settori, con consistenti
riflessi negativi sull'evoluzione occupazionale, che, sebbene in lieve
recupero, risulta ancora fortemente penalizzata. Continuano, tuttavia,
ad essere positive, in tutto il Mezzogiorno, le attese per l'immediato
futuro, sia per la domanda che per la produzione, anche se le quote
di ottimisti continuano a ridimensionarsi. A livello settoriale, le
imprese del comparto delle Costruzioni continuano a risentire meno
della debolezza della domanda, anche se la quota di valutazioni positive
risulta ridotta rispetto ai livelli del mese precedente; viceversa,
sia il comparto dell'Industria in senso stretto, sia quello dell'ICT
vedono confermate le preesistenti difficolta' derivate dal mancato
superamento di pregresse situazioni non favorevoli. A livello regionale,
risultano ancora una volta penalizzate dalla debolezza congiunturale
della domanda le regioni Abruzzo, Calabria, Campania e Molise, con
evidenti riflessi sia sulla produzione, ancora diffusamente debole;
sia sulla manodopera, che stenta ancora a recuperare. Comparativamente
piu' dinamica appare la domanda complessiva registrata nelle due Isole,
in Basilicata e in Puglia, malgrado la persistenza di segnali di regresso
della domanda e dei livelli occupazionali. Insoddisfacente il portafoglio ordini delle imprese del sud 15/04 Nonostante un generalizzato lieve ridimensionamento delle precedenti
situazioni di debolezza congiunturale, la consistenza del portafoglio
ordini accumulato dalle imprese meridionali risulta ancora insufficiente.
E' il principale dato emerso dalla indagine di marzo dell'osservatorio
Banche Imprese in collaborazione con il Comitato Mezzogiorno di Confindustria
e con le organizzazioni Confindustriali di Abruzzo, Basilicata, Calabria,
Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. L'indagine indica un
flusso ancora prevalentemente insufficiente degli ordini che ha determinato
un nuovo insoddisfacente sostegno alla attività di produzione
per tutti i settori, con consistenti riflessi negativi sull’evoluzione
occupazionale, che, sebbene in lieve recupero, risulta ancora fortemente
penalizzata. Continuano tuttavia ad essere positive, in tutto il Mezzogiorno,
le attese per l’immediato futuro, sia per la domanda che per
la produzione, anche se le quote di ottimisti continuano a ridimensionarsi
A livello settoriale, le imprese del comparto delle costruzioni continuano
a risentire meno della debolezza della domanda, anche se la quota
di valutazioni positive risulta ridotta rispetto ai livelli del mese
precedente; viceversa, sia il comparto dell’industria in senso
stretto, sia quello dell’ICT vedono confermate le preesistenti
difficoltà derivate dal mancato superamento di pregresse situazioni
non favorevoli. A livello regionale, risultano ancora una volta penalizzate
dalla debolezza congiunturale della domanda le regioni di Abruzzo,
Calabria, Campania e Molise, con evidenti riflessi sia sulla produzione,
ancora diffusamente debole; sia sulla manodopera, che stenta ancora
a recuperare. Comparativamente piu' dinamica appare la domanda complessiva
registrata in Sicilia, Sardegna, Basilicata e Puglia, malgrado la
persistenza di segnali di regresso della domanda e dei livelli occupazionali.
In crisi l’industria che perde 134.000 addetti, ma la Calabria è in controtendenza 14/04 E’ crisi per il settore della metalmeccanica. E, in vista
dello sciopero del settore previsto per domani, l'Ufficio studi della
Cgia di Mestre evidenzia che negli ultimi 4 anni (dal 2000 al 2004)
si sono persi quasi 134 mila posti di lavoro anche se, paradossalmente,
le imprese a livello nazionale in termini assoluti sono addirittura
aumentate: precisamente di oltre 7 mila unità. La regione che
ha registrato il maggior calo di addetti, si legge in un comunicato,
è il Piemonte con quasi 68.000 posti di lavoro persi con una
riduzione percentuale sul totale del settore del 33,6%. Ma anche la
Lombardia ha subito una dura contrazione: oltre 19.500 "Cipputi"
sono stati espulsi dalle fabbriche in questi ultimi anni con una percentuale
di riduzione sul totale del 5,6%. Forte la "moria" di posti
di lavoro anche nel Veneto. La riduzione è stata di quasi 17.500
unità con una percentuale sul totale del 10,4%. Coloro che,
invece, hanno aumentato la platea degli occupati sono state la Calabria
(+ 1.329 addetti), la Liguria (+2.859 addetti) e la Campania (+ 1.514
addetti). Dall'analisi della Cgia di Mestre, relativa al numero assoluto
delle imprese, risulta che l'aumento registrato a livello nazionale
è stato di 7.147 aziende. La regione più virtuosa è
stata l'Emilia Romagna (+ 798 imprese), subito a ruota la Campania
(+ 796 imprese) la Toscana (644 aziende) e via via tutte le altre.
Solo il Trentino Alto Adige (- 90) e la Valle d'Aosta (- 31) sono
le uniche 2 regioni che hanno registrato un risultato negativo. "Curioso
- sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - l'esito relativo
al numero assoluto delle imprese. Nonostante la crisi occupazionale
registrata dal settore l'aumento delle unità produttive è
stato considerevole. Come spiegare questa apparente contraddittorietà
? Con il fatto che le grandi aziende hanno perso dosi massicce di
posti di lavoro mentre nel frattempo sono cresciute le piccole e micro
imprese della subfornitura con dimensioni occupazionali molto contenute". Da Sviluppo Italia nasce Italia Turismo. Investimenti in Calabria, Puglia e Sicilia 13/04 Nasce Italia Turismo, la nuova societa' creata dal Governo
per rilanciare il turismo. Banca Intesa, Ifil, gruppo Marcegaglia
e Sviluppo Italia hanno firmato oggi il contratto definitivo per la
parziale privatizzazione di Sviluppo Italia Turismo (Sit). Diventa
cosi' esecutiva l'operazione annunciata il 23 dicembre scorso: i tre
soci privati hanno infatti sottoscritto un aumento di capitale di
60 milioni di euro ed hanno rilevato da Sviluppo Italia quote del
capitale di Sit pari a 16 milioni di euro, acquisendo il 49% della
societa' per un totale di 76 milioni di euro. Ifil, Banca Intesa e
Marcegaglia hanno confermato Sergio Iasi amministratore delegato della
societa', mentre Dario Fruscio e Emma Marcegaglia sono stati nominati
rispettivamente presidente e vice presidente. Del Consiglio di Amministrazione
di Italia Turismo fanno inoltre parte Fabrizio Prete, Paolo Fumagalli,
Roberto Testore, Massimo Caputi, Gino Bellotto e Patrizio Sarti. Il
contratto prevede la possibilita' che i tre partner privati raggiungano
il controllo azionario di Italia Turismo entro il 2009. L'alleanza
con Banca Intesa, Gruppo Ifil e Marcegaglia, consentira' di riqualificare
e di potenziare le strutture di Italia Turismo, con l'obiettivo di
ampliare l'offerta e di incrementarne i flussi turistici. Il primo
passo concreto della societa' sara' l'avvio del previsto programma
di investimenti in Puglia, Calabria e Sicilia, dove verranno realizzate
e riqualificate strutture ricettive con oltre 5 mila camere, 6 campi
da golf, per un investimento complessivo di oltre 300 milioni di euro
e un flusso annuo attivato di oltre 2 milioni di turisti. ''Con Italia
Turismo - commenta Massimo Caputi, amministratore delegato di Sviluppo
Italia - nasce il piu' grande programma del turismo italiano degli
ultimi anni, grazie al processo di aggregazione svolto da Sviluppo
Italia e all'impegno dei soci privati che hanno voluto investire risorse
e competenze su questo innovativo progetto''. Caputi aggiunge che
''gia' dal 22 aprile, data della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale
del Contratto di Programma, il programma entrera' nella sua fase realizzativa'':
dopo l'investimento in Puglia, Calabria e Sicilia, verranno presentati
''ulteriori programmi operativi in altre regioni d'Italia''. Accordo tra Agenzia delle Entrate e BCC per i rimborsi Iva 12/04 Una convenzione per consentire l' anticipazione dei rimborsi
Iva in conto fiscale e permettere cosi', alle imprese, l' accesso
a innovative e ulteriori formule di finanziamento e' stata sottoscritta
dall' Agenzia delle Entrate e dalla Banca di Credito Cooperativo Centro
Calabria. A darne notizia e' un comunicato dell' Agenzia delle Entrate.
L' iniziativa - e' detto nella nota - si inserisce nel contesto del
piu' ampio protocollo di intesa siglato il 12 gennaio scorso da Abi,
Confindustria e Amministrazione fiscale. Attraverso la convenzione
- e' precisato nel comunicato - le aziende otterranno, dopo una valutazione
del loro merito creditizio un' anticipazione finanziaria fino al 90
per cento del credito, accertato e certificato nella sua consistenza
dall' Agenzia delle Entrate, a tassi di interesse ridotti rispetto
alle normali condizioni di mercato''. ''La convenzione contiene, peraltro,
- e' detto ancora nella nota - una forte innovazione rispetto ad altre
forme di finanziamento laddove, tale affidamento, verra' considerato
di norma come una linea di fido aggiuntiva e non sostitutiva di quelle
gia' concesse sotto altre forme. Tale innovazione consentira' di non
sottrarre all' impresa liquidita' finanziaria nella normale operativita',
anzi produrra' nell' immediato nuova finanza per generare investimenti
che, agendo come volano, consentiranno un' ulteriore crescita del
tessuto imprenditoriale del Paese. Il plafond complessivo stanziato
dalla Banca di Credito Cooperativo Centro Calabria sara' inizialmente
pari a 2 milioni di euro annui e sara' rotativo rispetto alle erogazioni''.
Stanziati dal Ministero del Welfare 6.5 milioni di euro per 1000 tirocini formativi 07/04 Ammonta a 6,5 milioni di euro il fondo stanziato dal ministero
del Welfare per la realizzazione di circa 1.000 tirocini formativi
e di orientamento per favorire la mobilità geografica di lavoratori
e delle imprese tra Sud e Nord del Paese. E' quanto prevede il decreto
ministeriale del 18 marzo 2005, pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale
numero 80. L'iniziativa -si legge in una nota del ministero- è
destinata alle regioni che hanno aderito al 'Programma quadro per
l'integrazione e lo sviluppo delle sperimentazioni in materia di tirocini
formativi inseriti in processi di mobilità geografica', promosso
dal ministero del Welfare e realizzato con l'assistenza tecnica, di
accompagnamento e di supporto dell'agenzia governativa per le politiche
attive dell'occupazione Italia Lavoro. Le risorse erogate dal ministero
del Welfare -conclude la nota-dovranno essere utilizzate e ripartite
nelle regioni del Centro-Nord, destinazione dei candidati ai percorsi
di formazione, che hanno sottoscritto il programma quadro: Valle d'Aosta,
Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia
Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, oltre alle province
autonome di Bolzano e Trento. Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata,
Campania, Puglia e Molise, come aree di partenza dei tirocinanti,
dovranno presentare il piano delle attività. Il termine ultimo
per concludere i tirocini e' fissato per il 31 dicembre 2006. Lunardi: “La variante della linea ferroviaria Salerno Reggio nel prossimo preCipe” 06/04 La variante della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria;
il potenziamento della linea ferroviaria Giampilieri-Fiume Freddo,
in Sicilia; l' adeguamento della sezione autostradale del raccordo
Villesse-Gorizia; l' accessibilita' metropolitana del nuovo polo della
fiera di Milano; il collegamento ferroviario dell'aeroporto Marco
Polo di Venezia, sono alcune delle opere che andranno all'esame del
prossimo pre-Cipe. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Pietro
Luanrdi durante un question time. Due nuove certificazioni di qualità alla Callipo 01/04 ''Due nuovi e importanti riconoscimenti che premiano ancora
una volta la qualita' della nostra azienda, dei suoi prodotti e di
tutto il team che con energia, passione ed entusiasmo collabora da
sempre, e ogni giorno, al successo della Callipo sul mercato nazionale
ed internazionale''. Cosi' Pippo Callipo, amministratore unico della
Giacinto Callipo Conserve Alimentari SpA, commenta il nuovo traguardo
raggiunto dalla sua azienda, che ha ottenuto dal DNV (Det Norske Veritas)
- ente indipendente riconosciuto a livello internazionale - due certificazioni
che contribuiscono a valorizzare ulteriormente la sua immagine e la
sua attivita', in Italia e oltre frontiera. La Callipo, ormai da tempo
costantemente impegnata a garantire ai propri consumatori qualita',
genuinita' e sicurezza alimentare, ha infatti conquistato le certificazioni
''BRC'' e ''IFS''. Lo standard BRC (Technical Standard and Protocol
for Companies Supplying Retailer Branded Food Products), sviluppato
in Inghilterra nel 1998 dal British Retail Consortium, riguarda in
particolare la sicurezza igienico-sanitaria dei prodotti agroalimentari.
Le certificazioni BRC si stanno diffondendo in tutta Europa con l'
obiettivo di garantire che i prodotti a marchio siano realizzati nel
rispetto di requisiti igienici e qualitativi ben definiti. Il BRC
infatti dettaglia: Via libera del CIPE al contratto di programma PROCAL per 69 milioni di investimenti 31/03 Il CIPE ha dato il via libera al contratto di programma PROCAL.
L'investimento complessivo ammonta a circa 69 milioni di euro, l'occupazione
generata a regime sara' di 526 dipendenti. La delibera CIPE ha previsto
come data per l'ultimazione degli investimenti il 31.12.2006 con entrata
a regime nell'anno 2008. Grosso impulso all'iniziativa e' stata data
dall'assessore alle attivita' produttive Pino Gentile che con abnegazione
e lungimiranza ha creduto e seguito in tutti i suoi passaggi la difficile
operazione unica in Europa. L'insediamento, infatti, rappresenta l'unico
esempio in Europa di creazione di un distretto industriale con trasferimento
di imprenditori, klnow-how e tecnologia da una delle zone maggiormente
industrializzate della UE nella nostra regione classificata come zona
obiettivo 1. A breve le imprese potranno iniziare a costruire i 18
insediamenti industriali a capitale tedesco ed il centro di ricerca
previsti dall'accordo di programma.Le aziende coesisteranno nello
stesso territorio accomunate da rapporti di filiera e da un centro
di ricerca comune. Delle 18 imprese, 16 saranno allocate nella zona
industriale di Schiavonea, una nella zona di San Marco Argentano ed
una a Cosenza. A conferma della novita' e dell'eccezionalita' dell'operazione,
un recente rapporto del Sole 24 Ore rilevava, che la regione Calabria
era l'unica Regione d'Italia a non avere partecipazione estere nel
capitale delle societa' ivi costituite e che l'operazione registra
l'unico esempio di trasferimento distrettuale nell'ambito della Comunita'
Europea.Il programma, quindi riparte dopo aver affrontato grosse difficolta',
ora risolte, dovute alla mancanza di un Istituto finanziario disposto
a seguire l'intera operazione. Causa primaria di tale distorsione
e' stata la ormai usuale richiesta delle garanzie reali da parte del
sistema creditizio a carico dei 30 soci tedeschi, garanzie che potevano
essere rilasciate solo all'estero.Altra distorsione verificatasi nella
fase di partenza, e' stata la mancanza di un organismo intermediario
di garanzia per gli investitori esteri e la mancanza di tale strumento
nelle dotazione dell'agenzia di sviluppo nazionale.Solo la caparbieta'
dei nostri rappresentati istituzionali, nazionali e regionali ha potuto
ridare vita ad un'occasione che sembrava ormai persa rendendo tangibile
la creazione di oltre 520 nuovi posti di lavori nella regione calabria.
Si tratta di un procedimento integrato in grado di assicurare sviluppo
e sostegno a tutta l'economia territoriale , capace di produrre autosufficienza
economica e di costituire un approccio filieristico alla disoccupazione.
Il binomio con l'imprenditoria tedesca garantira' efficienza e certezza
di investimenti . Secondo Unicredit in Calabria i mutui sono cresciuti del 40,16% 29/03 E' in crescita il trend del mercato dei mutui in Calabria che,
per quanto riguarda l' erogato, segna un aumento del 40,16% (349 milioni
di euro) rispetto al dato del 2003. A confermarlo e' un' indagine
di UniCredit Banca per la Casa che riprende gli ultimi dati ufficiali
di Bankitalia aggiornati al terzo trimestre 2004. ''La provincia che
ha erogato di piu' nel corso dei primi nove mesi del 2004 - secondo
quanto emerge dall' indagine - e' stata Cosenza con 118 milioni di
euro e un incremento in percentuale del +28,26%, mentre quella che
ha mostrato il maggiore incremento in percentuale rispetto allo stesso
periodo del 2003, e' Crotone con +66,67% (35 milioni di euro di erogato).
A seguire si posizione Catanzaro con +50,79% (95 milioni di euro di
erogato), Reggio Calabria con +40,68% (83 milioni di euro di erogato)
ed, infine, Vibo Valentia con +28,57 (18 milioni di euro di erogato)''.
La Calabria, nel contesto dell' Italia Meridionale si colloca al quarto
posto dopo l' Abruzzo confermando il trend positivo dell' anno precedente.
''La crescita dei mutui, nel corso del terzo trimestre 2004, - mette
in evidenza la ricerca - risulta in linea con quella a livello nazionale.
I mutui erogati nel nostro Paese, infatti, sono incrementati, sempre
nello stesso periodo, del +17,49% raggiungendo un valore totale pari
a 35.222 milioni di euro, rispetto ai 29.978 milioni di euro del 2003''.
Secondo i dati forniti dalla ricerca di UniCredit Banca per la Casa,
il 2004 segna anche una buona crescita, sia come numero che come valore,
del mercato calabrese delle compravendite immobiliari. Il numero delle
compravendite (fonte Scenari Immobiliari) lievita da 6.100 del 2003
a 6.550 del 2004 (+7,4%) mentre il fatturato cresce dai 3.800 milioni
di euro del 2003 ai 4.350 milioni di euro del 2004 (+45,0%). Il dato
pone, infine, la Calabria in linea rispetto ai dati dell' Italia Meridionale
che mostrano un incremento del +4,80% per le compravendite e del +9,2%
per il fatturato. IBM lascia la Borsa di Tokyo dopo 30 anni 29/03 Dopo la Apple, anche l’altra casa americana, sinonimo
di computer nel mondo, la IBM, lascia la Borsa di Tokio dopo 30 anni
di quotazioni. La decisione di Ibm è soltanto legata, dicono
le fonti di Big Blue, ad un programma di risparmio dei costi. Migliorano le capacità della Calabria di spendere i fondi UE 28/01 Migliora la capacita' italiana di spendere i fondi strutturali europei. In particolare - spiega la Ragioneria generale dello Stato che ha monitorato l'andamento dei pagamenti - la Regione che ha messo a segno la miglior 'accelerazione' e' il Lazio, ma il miglioramento si e' avvertito anche nelle Regioni meridionali comprese nell'obiettivo 1. In questo caso a guidare le classifica di chi spende meglio ci sono Puglia e Calabria. Rispetto al 30 settembre 2004, al 31 dicembre 2004 si evidenzia un miglioramento nell'attuazione complessiva di tutti gli obiettivi, in conseguenza dell'impegno delle amministrazioni per l'accelerazione delle spese - spiegano dalla Ragioneria - ed il rispetto degli obblighi di utilizzo delle risorse nei tempi previsti dalla normativa comunitaria. In particolare, l'obiettivo 1, che riguarda gli interventi nelle aree del Mezzogiorno, fa registrare pagamenti pari al 32,7% dell'importo programmato, con un incremento medio rispetto a settembre 2004 di 1,9 punti percentuali. Tra le Regioni piu' attive, per quanto riguarda l'attuazione realizzata nel trimestre di riferimento, si evidenziano la Puglia e la Calabria che presentano una performance di crescita, rispettivamente pari a +4,8% e +4,3%. Tra i programmi delle amministrazioni centrali spiccano il PON (Programma Operativo Nazionale) Sviluppo Imprenditoriale Locale con +4,7% ed il PON Trasporti con +2,1%. Per l'obiettivo 2, che riguarda le regioni del Centro Nord, l'incremento percentuale medio dei pagamenti sul programmato rispetto al mese di settembre 2004 e' pari al +7,7%, con punte del +13,5% per la Regione Marche, +12,4% per il Lazio e +11,6% per la Liguria. Infine, l'obiettivo 3, che riguarda azioni nel campo sociale realizzate nel Centro Nord, registra un incremento percentuale medio dei pagamenti pari al 4,8% rispetto a settembre. La Regione Lazio registra il miglior risultato (+10,0%) in termini di accelerazione della spesa effettuata nel trimestre di riferimento seguita dal PON Azioni di Sistema (+6,7%). I dati vengono rilevati mediante il supporto del Sistema Informativo della Ragioneria Generale dello Stato che, fin dalla programmazione 1994/99, svolge un'azione costante di monitoraggio sull'attuazione degli interventi cofinanziati dall'Unione Europea ''al fine di consentire l'ottimizzazione dei processi informativi e decisionali degli organismi coinvolti nella gestione degli interventi strutturali comunitari''. Incremento del 1,9% dei fondi strutturali per il Sud 24/03 Aumentano le risorse dei fondi strutturali europei per le regioni
italiane. Nell'ultimo trimestre del 2004 si è registrato infatti
un incremento medio dei pagamenti dell'1,9% rispetto a settembre 2004,
pari al 32,7% dell'importo programmato, per le regioni del Mezzogiorno
(Obiettivo 1). Per l'Obiettivo 2 l'incremento è stato pari
in media al 7,7%, mentre per il l'Obiettivo 3, si è avuta una
crescita del 4,8%. Questi i dati forniti dalla Ragioneria generale
dello stato. Il miglioramento, spiega la Ragioneria, è dovuto
all'impegno delle amministrazioni per l'accelerazione delle spese
e il rispetto degli obblighi di utilizzo delle risorse nei tempi previsti
dalla normativa comunitaria. Tra le regioni più attive per
l'Obiettivo 1, per quanto riguarda l'attuazione realizzata nel trimestre
di riferimento, si evidenziano la Puglia e la Calabria che presentano
una performance di crescita, rispettivamente pari a +4,8% e +4,3%.
Tra i programmi delle amministrazioni centrali spiccano il PON (Programma
Operativo Nazionale) Sviluppo Imprenditoriale Locale con +4,7% ed
il PON Trasporti con +2,1%. Per l'Obiettivo 2 - riguardante le regioni
del Centro Nord - l'incremento percentuale medio dei pagamenti sul
programmato rispetto al mese di settembre 2004 è pari al +7,7%,
con punte del +13,5% per la Regione Marche, +12,4% per il Lazio e
+11,6% per la Liguria. Infine, l'obiettivo 3 - riguardante azioni
nel campo sociale realizzate nel Centro Nord - registra un incremento
percentuale medio dei pagamenti pari al 4,8% rispetto a settembre.
La Regione Lazio registra il miglior risultato (+10,0%) in termini
di accelerazionedella spesa effettuata nel trimestre di riferimento
seguita dal PON Azioni di Sistema (+6,7%) Alle imprese artigiane calabresi destinato un credito di 710 milioni di euro 23/03 Dei circa 52.400 milioni di euro di crediti concessi alle imprese
artigiane italiane dal sistema bancario, 710 milioni sono stati destinati
a imprese artigiane calabresi. Questo e' uno dei dati che emerge dal
''Rapporto sul credito e sulla ricchezza finanziaria delle imprese
artigiane - 2004'', realizzato da Artigiancassa e giunto alla nona
edizione. Dal Rapporto, che analizza, a livello regionale e provinciale,
i principali fenomeni che caratterizzano il credito al comparto artigiano,
e' emerso anche che al 31 dicembre 2003 gli impieghi in essere a favore
delle imprese artigiane rappresentano il 4,8% dell' intero credito
bancario al sistema delle imprese. Questa quota sta a fronte di un
peso economico dell' artigianato, che realizza quasi il 14% del Pil,
il 18% dell' export, 3,5 milioni di addetti. Dei 52.400 milioni di
euro, circa 45.000 sono localizzati nelle regioni del centro-nord,
che assorbono quindi oltre l' 86% degli impieghi artigiani complessivi.
Peraltro, a livello regionale, risultano differenze significative
in ordine all' incidenza del credito destinato alle imprese artigiane
sul totale dei crediti bancari. Il dato della Calabria (6,5%) risulta
comunque superiore sia a quello del Mezzogiorno (4,9%) sia a quello
nazionale (4,8%). Su base provinciale, secondo i dati del rapporto,
l' incidenza piu' elevata si registra a Cosenza con il 7,9%, seguita
da Vibo Valentia (7,6%), Reggio Calabria (6,6%), Catanzaro (5,2%)
e Crotone (3,4%). ''Emerge tuttavia - e' scritto in una nota - che,
a livello nazionale, nell' ultimo quinquennio, l' incidenza degli
impieghi artigiani sul totale degli impieghi bancari si e' ridotta
progressivamente, passando dal 5,4% del 1999 al 4,8% del 2003. L'importo
medio degli impieghi per singola impresa artigiana e' di 36.300 euro,
con una netta differenziazione tra Centro Nord (42.100 euro per impresa)
e Mezzogiorno (19.700 euro). L'importo medio unitario piu' elevato
si registra in Trentino Alto Adige (85.900 euro), quello piu' ridotto
in Campania (12.600 euro). In Calabria, l' importo medio unitario
e' di 18.600 euro''. Su scala nazionale, il 51,1% dei finanziamenti
bancari alle imprese artigiane e' a breve termine, confermando una
tendenza che ha sempre contraddistinto l' indebitamento delle imprese
minori. Nel Mezzogiorno la media sale al 53,1%, con i massimi in Calabria
(60,6%). ''Va comunque sottolineato - prosegue la nota - che nell'
andamento degli ultimi cinque anni, si riscontra un tendenziale aumento
della quota a medio/lungo termine, che passa dal 44% del 1999 al 48,9%
del 2003''. Sul totale del credito bancario destinato al settore artigiano,
la quota agevolata ammonta a 3.660 milioni di euro, pari al 7% del
totale degli impieghi artigiani. Nel Mezzogiorno questa quota sale
al 12,6%, a fronte del 6,1% del Centro-Nord. Le punte massime si registrano
in Sardegna (38%) e Marche (11,6%), quelle minime in Trentino Alto
Adige (1%), Toscana (3,3%) e Veneto (5,1%). In Calabria, la quota
agevolata dei finanziamenti artigiani e' pari al 8,5%, pari a 60 milioni
su 710. La ricchezza finanziaria delle imprese artigiane e' stimata
in 65.000 milioni di euro. Su base territoriale, oltre il 79,2% della
ricchezza finanziaria artigiana e' concentrata nel Centro-Nord. Da
sole, Lombardia (22,2%), Veneto (10,8%), Emilia Romagna (10,4%) e
Piemonte (8,2%) assorbono oltre il 51% del totale nazionale. Con 1.010
milioni di euro, la Calabria rappresenta l' 1,6% del totale nazionale.
La ripartizione della ricchezza artigiana per strumenti finanziari,
conclude il rapporto, vede, su scala nazionale, al primo posto gli
strumenti assicurativi (32.950 milioni pari al 50,7% del totale),
seguiti da depositi (21,7%), azioni/obbligazioni (11%), titoli di
Stato (8%), fondi comuni (6,8%) e gestioni patrimoniali (1,8%). Con la devolution ci guadagna solo il Nord. Mezzogiorno penalizzato. Lo confermano i dati della CGIA 23/03 Come al solito il sud è quello che paga il prezzo più alto nell’ultima riforma attuata dal Governo. In una sorta di Robin Hood alla rovescia, praticamente in un periodo in cui la crisi nera vede interessato tutto il Paese, il Governo non ha di meglio da fare che varare la devolution pur di rimanere in piedi. Crisi ingigantita dallo strapotere dei mercati orientali (Cina su tutti) e secessione galoppante. Spunta, così, la devolution che riduce ancora di più le capacità del mezzogiorno. A guadagnarci con la devolution, purtroppo, sono solo le regioni del Centro Nord. Si, perche' tra quanto versano di tasse allo stato e quanto quest'ultimo ritorna in termini di trasferimenti, tutte le regioni del Centro Nord registrano un saldo positivo. Ovvero, versano allo stato molto di piu' di quello che ricevono. Sono dati molto importanti quelli elaborati dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre perche' con l'approvazione della riforma sulla "devolution", entro tre anni bisognera' attuare l'articolo 119 della Costituzione che prevede il cosiddetto federalismo fiscale. Ebbene ad attendere con impazienza questa riforma sono proprio le regioni del Nord. In primis la Lombardia. Di fronte a 6.623 euro di tasse pagate da ogni cittadino lombardo (ci riferiamo all'Irpef, all'Irpeg, e all'Iva) lo stato gli restituisce solo 1.263 euro (saldo pari a +5.360 euro). Il Lazio, invece, versa 5.787 euro pro capite e ne riceve 1.359 euro (saldo pari a + 4.428 euro). Anche il Piemonte registra una situazione deficitaria. Di fronte a 4.761 euro di imposte versate all'erario la regione piemontese e' all'ultimo posto per quanto gli viene restituito: solo 881 euro (saldo + 3.880 euro). Chi invece ancor oggi si trova in una situazione di vantaggio nel meccanismo del dare/avere con lo Stato sono le regioni del Sud e quelle a statuto speciale. Alla Valle d'Aosta vengono trasferiti 7.086 euro pro capite contro i 4.208 euro versati di tasse (saldo uguale a - 2.878). Il Trentino Alto Adige registra anch'esso un saldo negativo pari a - 1.719 euro pro capite. "Di fronte a questi dati – commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - constatiamo che oggi non ci sono piu' le ragioni storiche, culturali ed etniche per mantenere i privilegi economici delle province a statuto speciale. Tuttavia, non si puo' ignorare le difficolta' delle regioni del Mezzogiorno. Queste ultime non possono essere lasciate sole e grazie ad un serio federalismo fiscale – che preveda dei meccanismi di solidarieta' orizzontale - e' possibile ridurre il gap oggi esistente tra le aree piu' ricche e quelle piu' povere del paese".
Dati in euro/pro capite elaborati dalla Cgia di Mestre relativi al 2002 Il Consorzio Brutium Energy risparmia in cinque anni un milione di euro 21/03 Un milione di euro è il risparmio complessivo conseguito
nei suoi primi cinque anni di attività dal Consorzio Brutium
Energy, il Consorzio per l’energia promosso dall’Associazione
degli Industriali della Provincia di Cosenza e a cui aderiscono 20
aziende del territorio. Il Sottoseg. Galati annuncia “dal CIPE assegnati 780 milioni di euro per le aree sottoutilizzate” 18/03 ''Quasi 780 milioni di euro destinati a creare sviluppo al
Sud e nelle altre aree sottoutilizzate del Paese. Un meccanismo che
di per se agevola quel processo di competitivita', priorita' stessa
del Governo per il rilancio dell' economia''. E' quanto afferma Giuseppe
Galati sottosegretario alle Attivita' produttive dopo le decisioni
odierne del Cipe. Nell' ambito delle risorse al Fondo Aree Sottoutilizzate,
riferisce un comunicato - sono stati assegnati al Ministero delle
Attivita' produttive 529,38 milioni di euro per la concessione dei
contributi in conto capitale alle imprese che realizzino investimenti
produttivi finanziati attraverso leggi a bando (vedi L.488 ed altre);
nonche' 249,12 milioni di euro per la concessione dei contributi in
conto capitale alle imprese che realizzino investimenti produttivi
attraverso contratti di programma. ''Non solo - prosegue Galati -
sulle ulteriori risorse 2005 e' stata data priorita' di allocazione
per la concessione dei contributi in conto capitale alle imprese che
realizzino investimenti produttivi attraverso contratti di localizzazione,
strumento principe per l' attrazione di capitali stranieri per investimenti
nei settori manifatturieri e turistici''. Sono stati inoltre licenziati
definitivamente - e' scritto nel comunicato - tre importanti contratti
di programma: Consorzio florovivaistico agroalimentare dello Jonio
(investimento totale 47,325 Meuro, con incremento occupazionale pari
a 116 nuovi addetti); Colacem (investimento totale 49,800 Meuro, con
incremento occupazionale pari a 52 nuovi addetti); Consorzio per lo
sviluppo della Valle del Rio Forcella (investimento totale 25,195
Meuro, con incremento occupazionale pari a 85 nuovi addetti). Da ultimo,
sono state concesse le modifiche ai contratti di programma Sikelia,
Procal, Trapani Turismo, Polo floricolo, Nuova Biozenit, Consorzio
mediterraneo e Apreamare, necessarie per il complemento delle azioni
in corso. La Carime annuncia un utile netto di 33 milioni 17/03 Il Consiglio di Amministrazione di Banca Carime ha approvato
il progetto di bilancio al 31 dicembre 2004, che verra' sottoposto
all' Assemblea degli Azionisti che si terra' il 21 e 22 aprile. La
gestione economica dell' esercizio ha evidenziato un risultato lordo
di gestione, calcolato prima di rettifiche e ammortamenti, pari a
140,3 milioni di euro, in crescita del 7,5% rispetto al 2003. Dopo
accantonamenti e rettifiche di valore, l' utile delle attivita' ordinarie
si attesta a 55 milioni di euro (32,6 nel 2003). L'esercizio si e'
chiuso, dopo imposte per circa 36 milioni di euro, con un utile netto
di 33,3 milioni di euro (23,9 milioni nel 2003 Al risultato hanno
contribuito l' incremento del 2,5% del margine d'intermediazione che,
nel dettaglio delle principali componenti, ha evidenziato le seguenti
dinamiche: - il margine d'interesse, pari a 259,4 milioni di euro,
e' risultato stabile anno su anno, nonostante la discesa dei tassi,
che ha influito negativamente sul pricing degli impieghi, grazie agli
effetti sul costo del funding del rimborso anticipato di forme tecniche
di raccolta piu' onerose, avvenuto per la maggior parte nel corso
del 2003;- le commissioni nette, pari a 117,2 milioni di euro, hanno
mostrato una flessione del 12,2% rispetto al 2003 che includeva una
componente non ricorrente pari a 15,6 milioni relativa ad up front
fees attribuibili al collocamento di obbligazioni strutturate; - i
profitti da operazioni finanziarie, pari a oltre 39 milioni di euro,
nel 2004 includono gli effetti della valutazione mark to market dei
titoli trasferiti nel primo trimestre 2004 dal portafoglio immobilizzato
a quello non immobilizzato e la rilevazione di utili di negoziazione
per la parte di titoli successivamente venduta;e la contenuta variazione
(+0,2%) delle spese amministrative , attestatesi a 282,2 milioni di
euro, (rispetto ai 281,8 milioni del 2003) che includono:- spese per
il personale per 206 milioni di euro, in flessione del 2,9% - altre
spese amministrative, pari a 74,8 milioni di euro, al netto dei recuperi
di imposte e dei costi di distacchi del personale, in crescita del
9% per effetto principalmente dei progetti straordinari realizzati
nel corso dell' anno (migrazione IT, nuovo modello distributivo, ecc..).
L'esercizio ha inoltre registrato:- rettifiche di valore su immobilizzazioni
materiali e immateriali ¿ escluso avviamento ¿ pari
a 33,6 milioni di euro (vs 32,2 nel 2003) che includono la maggior
quota di ammortamento degli incentivi all' esodo (ulteriori 8 milioni
in aggiunta ai 10,8 del precedente Piano) derivanti dal nuovo Accordo
siglato con le Organizzazioni Sindacali, la cancellazione del valore
residuo dei cespiti materiali ed immateriali dimessi e un modesto
effetto positivo derivante dai minori ammortamenti dovuti alla sostituzione
del vecchio sistema informatico;- una contrazione delle rettifiche
nette su crediti da 15,3 a 9 milioni di euro circa, grazie alla buona
qualita' del credito - ammortamento di avviamenti per 39,3 milioni
di euro - proventi straordinari per 14,4 milioni di euro principalmente
derivanti dal ''disinquinamento delle interferenze fiscali''.- imposte
per circa 36 milioni di euro Per quanto riguarda gli aggregati patrimoniali,
la raccolta globale della clientela si e' attestata a 13,5 miliardi
di euro (13,8 a dicembre 2003).A livello di composizione, la raccolta
diretta, attestatasi a 7,1 miliardi di euro, mostra una contrazione
del 3,2% dovuta essenzialmente al decremento dei debiti rappresentati
da titoli (-174 milioni) mentre la raccolta indiretta, pari a 6,5
miliardi di euro, risulta in leggera flessione (-0,9%) ed evidenzia,
al suo interno, una ricomposizione dell' aggregato dovuta al riposizionamento
degli investimenti della clientela, con una forte crescita della componente
assicurativa a circa 0,8 miliardi di euro (+34,1% rispetto al 2003),
l' incremento della raccolta amministrata (+2,6% rispetto al 2003)
ed una riduzione dei fondi e gestioni patrimoniali da 4 a 3,7 miliardi
di euro. I crediti verso clientela, pari a 2,8 miliardi di euro, registrano
un incremento dell' 1% su base annua. Si conferma predominante la
forma tecnica dei mutui, che rappresenta il 54% circa dell' aggregato,
seguita da Conti correnti e anticipazioni (27% dell' aggregato). Il
rapporto sofferenze nette/impieghi netti si attesta allo 0,34%, il
rapporto incagli netti/impieghi netti all' 1,11%. Al 31 dicembre 2004
il patrimonio netto di Banca Carime Spa si quantifica in 1.437,6 milioni
di euro, escludendo l' utile di periodo. Banca Carime conta 324 sportelli
retail e 2.915 dipendenti (-331 risorse rispetto al 31 dicembre 2003).
Secondo un rapporto Eurispes “Boom dell’imprenditoria straniera in Calabria” 16/03 Un boom dell' imprenditoria immigrata si e' registrato lo scorso
anno in Calabria. Sono oltre 2.200, infatti, i titolari di impresa
con cittadinanza estera presenti nella regione nel 2004 con una crescita
del 29% in un solo anno. La Calabria, in particolare, e' la prima
in Italia per l' incremento delle aziende cinesi. A rilevarlo e' uno
studio di Eurispes Calabria dal quale risulta anche che quasi il 71%
dei calabresi considera gli immigrati una fonte di ricchezza economica
per l' intero territorio regionale. ''La piccola imprenditorialita'
tra gli immigrati - ha commentato il presidente di Eurispes Calabria,
Raffaele Rio - va diffondendosi sempre piu', anche in contesti produttivamente
deboli. E' bene non dimenticare, pero', che l' imprenditoria immigrata
in questa regione rappresenta ancora soltanto il 3,1% delle imprese
di immigrati operanti nell' intero Paese''. Il numero complessivo
dei titolari d' impresa con cittadinanza estera al 30 giugno 2004
in Calabria e' risultato pari a 2.205 (+29,2% rispetto al 2003 quando
erano 1.706). Una dinamicita' che colloca la Calabria al di sopra
sia del Mezzogiorno, che ha fatto registrare un incremento medio del
24,4%, sia della performance complessiva nazionale (+27,3%). Analizzando
nel dettaglio l' andamento dell' imprenditoria immigrata per regione,
Eurispes evidenzia che la Calabria si colloca tra le prime cinque
regioni italiane per crescita di titolari di impresa con cittadinanza
estera. A precederla soltanto le Marche (+48,8%), il Lazio (33,2%),
l' Emilia Romagna (32,5%) ed il Veneto (+30,8%). ''Sembra che gli
immigrati - ha sostenuto Rio - vogliano riguadagnare il tempo perduto
per riuscire a svolgere, anche in Calabria, il ruolo assunto in altre
realta'. La nostra regione e' in vetta tra quelle del Mezzogiorno
per incremento dell' imprenditoria immigrata''. Nel panorama imprenditoriale
calabrese si fanno spazio gli imprenditori cinesi che nel 2003 sono
circa 240 con un incremento di 359,6 punti percentuali rispetto al
2000. Un dato che pone la regione in cima alla graduatoria delle regioni
italiane per crescita. A seguire, afferma Eurispes, elaborando i dati
della Cgia di Mestre e di Infocamere, altre due regioni meridionali:
la Sicilia, con 680 imprenditori cinesi presenti nel 2003 e con un
incremento di 172 punti percentuali rispetto al 2000 e la Puglia con
419 imprenditori cinesi ed una variazione positiva del 153,9%. ''Dal
punto di vista dell' organizzazione del sistema economico - ha sostenuto
Rio - lo sviluppo di imprese gestite da immigrati e' stato favorito
in Europa dai processi di ristrutturazione che hanno frammentato il
tessuto produttivo in piccole unita', specialmente attraverso i meccanismi
del decentramento e del subappalto, come anche dal venir meno di sbocchi
tradizionali in altri campi: questa carriera e' risultata spesso l'
unica in grado di rispondere alle aspirazioni di mobilita' sociale,
superando lo stereotipo degli immigrati come forza di riserva nelle
mansioni piu' umili dell' industria e degli altri settori''. Eurispes
ha anche svolto, nel 2003, un sondaggio su un campione di 1.000 calabresi
per indagare l' atteggiamento della popolazione nei confronti degli
immigrati. Per la stragrande maggioranza (70,8%) gli immigrati sono
fonte di ricchezza economica: il 41,6% si dichiara molto d' accordo,
il 29,2% abbastanza d' accordo, il 21,1% poco d' accordo e l'8,1%
per niente d' accordo. Interrogata, inoltre, sulla qualita' dei rapporti
con gli immigrati, la maggioranza degli intervistati (54%) non si
e' sbilanciata e ha definito tali rapporti normali. Il 28,3% dei soggetti
afferma che i rapporti sono improntati alla reciproca disponibilita',
mentre per il 6,3% sono addirittura eccellenti. Una minoranza del
campione esprime invece atteggiamenti negativi: ha paura degli immigrati
(5,1%), li trova ostili (3,9%), li trova insopportabili (2,4%). Quasi
il 60% del campione ritiene che gli immigrati svolgano lavori che
gli italiani non vogliono fare; il 28,5% si dice abbastanza d' accordo
con questa affermazione. Solo l' 11,8% degli intervistati e' per niente
d'accordo o poco d'accordo. Il 61,2% degli intervistati dissente completamente
dall' affermazione che gli immigrati tolgono il lavoro agli italiani;
il 25,3% e' poco d' accordo, ma il 10,7% si dichiara abbastanza d'
accordo e il 2,8% molto d'accordo. Il sospetto che gli extracomunitari
possano sottrarre posti di lavoro agli italiani, sottolinea Eurispes,
non e' del tutto scomparso e in una minoranza di persone risulta fortemente
radicato. Sul fatto che gli immigrati siano una fonte di arricchimento
culturale per la Calabria prevale, tra gli intervistati, la linea
del disaccordo: oltre il 53%, infatti, si e' dichiarato poco o per
niente d' accordo con questa affermazione. Per molti calabresi, presumibilmente,
e' piu' importante che la regione conservi con gelosia le sue tradizioni
e la sua cultura. Avviato il corso di formazione FELD “Internazionalizzazione delle imprese” 16/03 E' stato attivato il corso Field: ''Internazionalizzazione
delle imprese'': nuovi mercati, nuove opportunita'''. ''Al Bando di
selezione, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria
del 26 Gennaio 2005, hanno partecipato - secondo quanto riporta una
nota - numerosi candidati. Un'apposita Commissione di Valutazione
composta da membri di rappresentanza della Regione Calabria, Ministero
del Lavoro, Comitato Nazionale e Commissione Regionale per l'Emersione,
Comitato Scientifico Field, Responsabili del Centro Studi e Ricerche
Field, ha ammesso 35 partecipanti tra titolari d'impresa, aspiranti
nuovi imprenditori e giovani laureati interessati ad avviare attivita'
di supporto alle aziende che si rivolgono verso processi di internazionalizzazione.
Il Corso - prosegue il comunicato - si propone di promuovere un mirato
approfondimento dei temi piu' innovativi della ''contrattazione internazionale''.
Il tema dell'internazionalizzazione e' sempre piu' rilevante nel momento
in cui il nuovo assetto dei mercati internazionali ha portato alla
definizione di grandi aree di libero scambio ed ha imposto una definizione
dell'organizzazione strategica e produttiva dell'impresa. Diventa
sempre piu' necessario consentire alle imprese che intendono rendere
piu' internazionale il loro business di ''mettersi al passo'' con
le dinamiche di modernizzazione in atto attraverso la creazione di
forme di supporto del sistema produttivo del Mezzogiorno, a partire
da strumenti formativi''. Dopo il saluto di benvenuto, Luca Meldolesi,
componente del consiglio esecutivo della Fondazione Field e presidente
del Comitato nazionale per l'emersione del lavoro non regolare, ha
presentato all'assemblea l'aula, nella quale erano presenti anche
alcuni componenti del comitato scientifico Field ed il Sindaco di
Tiriolo, Domenico Greco. Di seguito, Rosaria Amantea, coordinatore
scientifico Field, ha tenuto un seminario di orientamento per i partecipanti
al corso tracciando le linee generali del percorso formativo. I lavori
dell'incontro si sono conclusi con l'intervento del componente del
consiglio esecutivo della Fondazione Field, Barile, e dell'assessore
regionale alla formazione professionale, Pietro Aiello, Presidente
della Fondazione Field. Master gratuito in Sviluppo Imprenditoriale a Santo Stefano di Rogliano 15/03 Giorno 16 alle 19.00 nella sala consiliare del comune di Santo
Stefano di Rogliano verrà presentato il primo Master gratuito
in Sviluppo Imprenditoriale. Saranno presenti, oltre che lo staff
della Marketing&Management, azienda organizzatrice del master,
diverse associazioni e gli amministratori comunali. La Marketing &
Management intende offrire la possibilità a 50 giovani con
spiccate attitudini imprenditoriali di far diventare la propria idea
un business. L'idea nasce in seguito ad un'analisi mirata, dalla quale
emerge che negli ultimi anni molte nuove aziende sorte nel mezzogiorno
trovano difficoltà a sopravvivere agli ostacoli incontrati
sul mercato. Uno degli obiettivi che determinano questo elevato tasso
di mortalità delle imprese calabresi è da ricercare
in un'inadeguata preparazione che i giovani hanno prima di intraprendere
l'attività imprenditoriale. Il Sud è il più colpito dall’usura. La Calabria è ad altissimo rischio. 15/03 L'usura e l'estorsione sono attivita' legate, in particolare, alla camorra con un giro d'affari, stimato in Italia nel 2004, pari a 4.703 milioni di euro. Questi i dati forniti nel corso della conferenza stampa a Palazzo Valentini per la presentazione del nuovo progetto di sostegno alle vittime dell'usura, realizzato dall'Amministrazione provinciale, in collaborazione con Municipio Roma XVI e l'associazione onlus 'Ambulatorio Antiusura'. Secondo i dati di 'Sos impresa' nel Lazio, il 28% dei negozianti sono vittime del racket dell'usura, per un giro d'affari di 1,6milioni di euro. I commercianti colpiti sono circa 6mila, soprattutto a Roma e nell'Agro Pontino. Il Lazio supera la Campania, dove tradizionalmente il fenomeno e' piu' ampio. Ma, il Sud resta sempre la zona piu' colpita da questo fenomeno criminale. Secondo l'indice globale di rischio usura (Igu), che comprende valori che valori che vanno da 0 a 62, in particolare sono ad 'altissimo' rischio usura Reggio Calabria (61.18), Catanzaro (54.50) e Vibo Valentia (51.98). Seguono, in una categoria che viene identificata con un rischio 'alto', Caltanissetta (47.67), Crotone (47.30), Napoli (42.15), Enna (41.73), Palermo (41.34), Taranto (40.71) e Brindisi (40,36). Anche nella terza categoria, quella dove il rischio usura e' 'medio alto', a dominare sono le citta' del Sud, con Agrigento (39.65), Catania (39.00), Benevento (38.93), Caserta (36.36), Messina (36.00) e Cosenza (33.26).Tra le province piu'' virtuose, ossia in quelle dove il rischio usura e' molto basso, si collocano ai primi posti Bologna (0.04), Parma (0.08), Bolzano (0.21), Trento (0.23), Reggio-Emilia (0.33), Brescia (0.35), Forli'-Cesena (0.42), Ravenna (0.51), Sondrio (0.55) e Verona (1,28). Le regioni del Sud, ha commentato il procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna in occasione della presentazione dello studio, ''sono quelle piu'' in preda all'usura''. Un fenomeno, questo, ha detto, che va analizzato anche oltre le denunce ''perche' c'e' come si sa un numero oscuro, che non solo e' segno di sfiducia nei confronti dello Stato, ma a volte anche di paura delle organizzazioni criminali'', e che rende difficile stabilire strategie operative contro questo fenomeno criminale''. La finanza etica e il micro credito sono per Vigna degli strumenti capaci di contrastare l'usura e che vanno incorraggiati. ''Il micro credito -ha detto il Procuratore Antimafia- e' fondamentale. Ormai abbiamo esperienze nel mondo che dicono che il micro credito che puo' raggiungere, in base alle direttive dell'Ue, fino a 25.000 euro, e' positivo perche' permette a persone, che non potrebbero, di iniziare un'attivita' in proprio. La cosa che e' veramente straordinaria e che queste persone povere rendono il denaro perche' il povero ha la sua dignita'''. Il capo dell'Ispettorato Vigilanza della Banca d'Italia Ciro Iorio, nella stessa occasione, ha osservato che ''l'usura tende a manifestarsi dove meno robusto e' il tessuto sociale e si accresce nelle fasi di sfavorevole andamento congiunturale. Dal lato dell'offerta, appaiono rilevanti il grado di cultura economica e il radicamento della criminalita' organizzata. Sul versante della domanda, risultano maggiormente esposti le fasce piu' deboli della popolazione, le famiglie monoreddito, i piccoli imprenditori commerciali''.La differenza che si osserva tra le province del Nord e quelle del Centro Nord, ha sottolineato, si spiega col fatto che i crediti alle imprese del Mezzogiorno ''sono contraddistinti da una rischiosita' media sensibilmente piu' elevata rispetto a quelli erogati nel resto del Paese''. Ai tassi di insolvenza piu' elevati, ha sottolineato Iorio, ''si associa una piu' difficile protezione dei diritti dei creditori''. La farragionita' delle procedure giudiziarie, poi, ''incide sui costi sia delle banche, aumento le spese amministrative e legali e riducendo il valore delle garanzie, sia della clientela, innalzando il costo del credito''. Imprese: A sud scarso il portafogli ordini 14/03 Nonostante un generalizzato ridimensionamento del precedente
clima di pessimismo, la consistenza del portafoglio ordini accumulato
a fine febbraio 2005 dalle imprese meridionali ''risulta insufficiente
per effetto tanto del mancato recupero della domanda interna, quanto
della persistente debolezza di quella estera''. E' quanto emerge dall'indagine
congiunturale mensile sul sistema produttivo delle regioni meridionali
eseguita dall'Osservatorio regionale banche-imprese che ha concluso
il secondo numero dell'indagine rapida mensile. ''Un flusso ancora
prevalentemente insufficiente di ordini - secondo l'analisi - ha determinato
un indebolimento ulteriore dell'attivita' di produzione per quasi
tutti i settori, con consistenti riflessi negativi sull'evoluzione
occupazionale, che risulta in progressivo diffuso ridimensionamento.
Continuano tuttavia ad essere positive, in tutto il Mezzogiorno, le
attese per l'immediato futuro, sia per la domanda che per la produzione,
anche se con quote di ottimisti in diffuso ridimensionamento rispetto
a gennaio''. ''A livello settoriale - prosegue il rapporto - le imprese
del comparto delle costruzioni continuano a risentire meno della debolezza
della domanda, anche se la quota di valutazioni positive risulta ridotta
rispetto ai livelli del mese precedente; viceversa, sia per il comparto
dell'industria in senso stretto, sia per quello dell'Ict vedono confermate
le preesistenti difficolta' derivate dal mancato ridimensionamento
di pregresse situazioni non favorevoli. A livello regionale, risultano
ancora penalizzate dalla debolezza congiunturale della domanda le
regioni di Abruzzo, Calabria, Campania e Molise, con evidenti riflessi
sia sulla produzione (ancora in difficolta' nonostante un lieve recupero)
sia sulla manodopera, ancora diffusamente in regresso. Viceversa appare
comparativamente piu' dinamica la domanda complessiva registrata nelle
due isole, in Basilicata e in Puglia, malgrado la persistenza di segnali
di regresso della domanda e dei livelli occupazionali''. L'indagine
e' stata condotta - spiega in una nota l'Osservatorio - in collaborazione
con il comitato Mezzogiorno di Confindustria e con le Confindustrie
delle Regioni di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise,
Puglia, Sicilia e Sardegna, ha riguardato un panel di 570 imprese
scelte nell'universo di riferimento (industria manifatturiera, delle
costruzioni e Ict) per le loro caratteristiche di leadership e/o di
testimoni privilegiati e ha riguardato l'andamento dei parametri relativi
alla produzione, ordini interni ed esteri, occupazione. Aumentano gli occupati in Calabria, secondo una ricerca della BCC di Cittanova curata da Fulvio Mazza 14/03 Ammonta a 44 mila unita' la crescita dell' occupazione registrata
lo scorso anno in Calabria dove si registra un aumento anche del numero
delle imprese. Sono alcuni dei dati che emergono dalla relazione congiunturale
2005 redatta dal ricercatore Fulvio Mazza per conto della Banca di
Credito Cooperativo di Cittanova. ''In linea con quanto evidenziato
gia' negli anni scorsi - e' scritto nella relazione - sono tante le
positivita' mostrate dalla Congiuntura 2004. Si tratta di positivita'
da non sottovalutare ma da inquadrare in un contesto di persistenti
negativita' strutturali anche perche' quasi tutti i dati calabresi
risultano percentualmente migliori di quelli nazionali''. All' interno
del dato sull' occupazione, riferisce il curatore dell' indagine,
cresce soprattutto quella femminile (+ 30.000 unita') e, riguardo
ai settori produttivi, quella del comparto terziario (+ 36.000 unita').
Analogamente positivo e' il risultato sull' aumento delle imprese
con l' assai qualificante dato delle societa' di capitale. Sulla stessa
linea va inserita la considerazione circa la diminuzione dell' uso
complessivo della Cassa integrazione guadagni. Al suo interno va notato
come diminuisca soprattutto la sua componente piu' critica: la Cig
straordinaria e, in essa, quella del settore meccanico. Nella relazione
si sottolinea, inoltre, ''la carenza di elementi anche e soprattutto
in quanto (eccettuata qualche rara eccezione) tanto gli enti istituzionali
(Regione, Camere di Commercio, Amministrazioni provinciali), quanto
gli organismi sindacali (innanzitutto: Confindustria, Confcommercio,
Confagricoltura, Cia) appaiono assolutamente disinteressati ad elaborare
dati congiunturali sulle materie che pur sono la loro stessa ragione
di esistenza''. ''Nel comparto primario - e' scritto nell' indagine
- si e' assistito ad un risultato contrastante caratterizzato da un
dato quantitativo (circa 46.000.000 di quintali), in sicuro aumento
rispetto all' anno scorso (pari ad un 12% circa in piu'). Ma anche
ad una diminuzione, per come si evince dalla relazione della Cia di
Crotone, dei redditi incassati. Tendenzialmente positivo e' il risultato
che emerge riguardo all' Industria, anche se, va evidenziato, i dati
che emergono dalle (peraltro temporalmente stantie e poco verificabili
e convincenti) analisi della Confindustria mostrano una tendenza opposta''.
''All' interno del settore del Terziario - riporta ancora il testo
della relazione - i dati a disposizione riguardano solo il Turismo
ed il Commercio con l' Estero. Ed anche qui si notano dati di positivita'
congiunturale (soprattutto nella provincia di Crotone). Nulla di serio
e di tangibile si sa, invece, relativamente al Commercio interno,
al Terziario avanzato ed al settore della Pubblica amministrazione.
Ma, come si premetteva, i dati di contingente positivita' non devono
far dimenticare il quadro strutturale, a cui non puo' mancare il necessario
riferimento. Se, infatti, si confrontano i dati strutturali si evince
il marcato gap che ancora non siamo riusciti a colmare''. Dalla ricerca
si chiarisce inoltre che ''il numero degli occupati, pur essendo cresciuto,
risulta di misura inferiore rispetto alla diminuzione delle persone
in cerca di occupazione (che sono diminuite di 66 mila unita'). In
relazione si e' ridotta la Forza lavoro (-22 mila unita'). Tale differenza
e' costituita da persone uscite dal mercato del lavoro. Perche' hanno
rinunciato a ricercare lavoro per sfiducia? - si chiede l' estensore
dell' indagine - o, al contrario, in virtu' di un aumento del reddito
familiare perche' non hanno piu' la necessita' di trovare un' occupazione?
E' difficile stabilirlo. Con ogni probabilita', hanno influito entrambi
i fattori. Ed inoltre, seppur in minor parte, la diminuzione, pari
a 27.000 unita', delle persone domiciliate in Calabria (delle quali
solo una parte, ovviamente, fanno pero' parte della Forza lavoro).
Ed infine, anche se in modo decisamente indefinito, ha inciso certamente
anche il fatto che l' Istat ha mutato alcuni criteri di rilevazione
adottando, in estrema sintesi, una diversa e piu' stringente concezione
del termine 'Disoccupato'. Cio' ha contribuito - conclude la relazione
- a determinare la citata forte contrazione di 66 mila unita' del
relativo dato che solo parzialmente, purtroppo, e' stato compensato
da un corrispondente incremento di quello occupazionale''. In meno di un anno 3.310 aziende in crisi. A rischio 450.000 posti di lavoro 10/03 In neanche un anno le aziende in crisi sono piu' che raddoppiate,
passando dalle 1.429 del febbraio 2004 alle 3.310 della fine di gennaio
di quest'anno. E i posti di lavoro a rischio sfiorano le 450.000 unita'.
E' quanto sottolinea una ricerca dell'Osservatorio del Dipartimento
settori produttivi della Cgil, sottolineando quello che definisce
''uno scenario preoccupante, che richiede risposte forti, innovative
e soprattutto rapide''. Cassa integrazione, mobilita', licenziamenti
collettivi, fallimenti, chiusure parziali o totali di settori o reparti
coinvolgono ormai - si legge nel documento - 2.098 aziende al Nord
(erano 440 nel febbraio 2004), 726 al Centro (761), e 447 nel Sud
e nelle isole (contro le 228 di 11 mesi fa). Allarmanti anche i numeri
relativi ai lavoratori in cassa integrazione o mobilita', oltre 172.000,
a cui aggiungere 44.000 stagionali o dei distretti, per un totale
di 216.000. Aggiungendo questa cifra ai 401.039 addetti che costituiscono
l'organico delle imprese in crisi lo scorso anno, emerge che - spiega
il rapporto - se le crisi non si risolvono in positivo, il rischio
di perdere 450.000 posti di lavoro ''e' imminente''. Inoltre, aggiunge
il rapporto, si tratta di ''una crisi strutturale'' perche', incrociando
questi dati con la dinamiche delle casse integrazioni concesse nel
2004, ne risulta che le causali per fallimento o amministrazione controllata
sono passate in un anno dal 10% al 30%. ''La priorita' - sottolinea
quindi la Cgil - e' la crisi industriale'', una crisi che e' ''di
qualita' del prodotto, di sua obsolescenza''. ''Certo, non tutto e'
negativo - conclude lo studio - le eccezioni positive esistono, ma
un Paese ha bisogno di vivere una dimensione economica in cui l'eccezione
sia negativa''. Nella tabella, fornita dalla Cgil, la ripartizione
territoriale delle aziende in crisi al 31 gennaio scorso:
Nato il coordinamento dell’imprenditoria femminile 10/03 Si e' costituito il coordinamento dei comitati provinciali per la imprenditoria femminile delle camere di commercio calabresi. Il coordinamento e' formato da tutte le componenti dei comitati e ha lo scopo di ''promuovere iniziative per lo sviluppo dell' imprenditoria femminile in Calabria, attraverso indagini conoscitive, attivita' di formazione imprenditoriale e professionale, nonche' di supporto finalizzato alla facilitazione dell' accesso al credito a favore delle aspiranti imprenditrici''. Presidente del coordinamento regionale e' stata eletta Antonia Battaglia, imprenditrice e presidente del comitato provinciale di Crotone, mentre vice presidente e' stata eletta Fiorella Megale, avvocato e presidente del comitato provinciale di Reggio Calabria. ''La neo eletta presidente del cooordinamento - e' scritto in una nota - ha auspicato che il nuovo organismo possa operare attraverso la logica del sistema, mettendo in rete progetti, informazioni ed esperienze a servizio delle imprese 'al femminile'. La vicepresidente ha esortato le componenti di tutti i comitati a lavorare in sinergia sia con organi istituzionali che con il mondo dell' imprenditoria affinche' il coordinamento diventi valido strumento di riferimento per le imprese calabresi''. Il sottosegretario Galati presenta a Ciampi il primo rapporto sull’imprenditorialità femminile 08/03 Oggi, in occasione dell' 8 marzo, il Sottosegretario Giuseppe
Galati (Attivita' produttive) ha consegnato personalmente al presidente
della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, il primo Rapporto Nazionale
sull' Imprenditoria Femminile. Un importante analisi del settore voluta
allo scopo di mettere a disposizione dei soggetti interessati un patrimonio
di dati di notevole valore, indispensabile supporto di conoscenza
per chiunque sia chiamato ad operare scelte tecniche e, o, politiche,
idonee ad incidere su tale importante realta' del nostro Paese. Il
presidente Ciampi, durante la celebrazione dell'Otto Marzo, oggi al
Quirinale, ha ringraziato specificatamente il Sottosegretario Galati
per l' importante impegno profuso nel sostegno all' iniziativa imprenditoriale
delle donne, alla presenza di tutte le donne rappresentanti degli
organismi degli organismi di parita' italiani. L'esigenza di disporre
di un quadro chiaro e completo sulla condizione delle imprese femminili
in Italia e' emersa sin dalla prima fase di attuazione della Legge
215/92, quando e' apparso evidente che le dimensioni del fenomeno
''imprenditoria femminile'' superavano qualsiasi previsione. Nel corso
degli anni, i numeri della Legge 215 non hanno mai smesso di sorprendere
gli stessi addetti ai lavori. Dalle 4.100 domande del primo bando
(1997) siamo passati alle oltre 40.000 del quinto bando (2003). Il
trend del flusso e' in continua espansione e testimonia l' esistenza
di un potenziale di crescita economica tutto al femminile, importante
da conoscere a fondo per analizzarne nel dettaglio i punti di forza
e le criticita'. In questa direzione l' impegno del Sottosegretario
affinche' l' impresa torni ad essere il motore dell' economia, in
specie quella femminile. Accordo con le BPU sul piano che prevede 955 uscite e 700 nuovi assunti 07/03 Accordo fatto tra il Gruppo delle banche popolari unite (gruppo
Bpu) al quale appartiene anche Banca Carime e i sindacati dei bancari
sul piano industriale 2005-2007. Lo riferisce la Falcri sottolineando
che nei prossimi tre anni a fronte di 955 uscite (su base volontaria)
di lavoratori dal gruppo sono previste 700 nuove assunzioni. ''Le
cinque organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del settore
credito, Falcri, Fiba Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Dircredito, dopo una
lunga e difficile trattativa durata circa 2 mesi e mezzo, che ha visto
anche momenti di duro confronto con il blocco delle relazioni sindacali
in tutte le banche del Gruppo - afferma Emilio Contrasto, responsabile
della Falcri in Banca Carime - hanno sottoscritto il protocollo d'
intesa sindacale che disciplina le ricadute sui lavoratori conseguenti
all' aggiornamento del piano industriale per il triennio 2005-2007
presentato dall' amministratore delegato del gruppo, Auletta Armenise.
A fronte di 955 prepensionamenti da realizzarsi esclusivamente su
base volontaria, attraverso incentivi all' esodo ed il ricorso al
fondo di settore, la cui prestazione e' stata anche innalzata rispetto
alle previsioni nazionali, l' intesa prevede, fra l'altro, l'impegno
del Gruppo Bpu a procedere all'assunzione complessiva di circa 700
giovani diplomati e laureati nelle varie banche, 200 dei quali da
destinare a Banca Carime, che vanno ad aggiungersi alle 30 gia' realizzate
nello scorso mese di gennaio, in applicazione di un precedente accordo
sindacale.Le nuove assunzioni dovranno tutte realizzarsi mediante
contratti a tempo indeterminato o a tempo determinato per una durata
minima di 18 mesi, con l' impegno di trasformare tali contratti in
assunzioni a tempo indeterminato alle loro scadenze, una volta verificate
le condizioni di realizzazione del piano di efficientamento. Si e'
quindi riusciti ad escludere forme di assunzioni precarie e sottosalariate
introdotte dalla Legge Biagi e gia', peraltro, disciplinate in meglio
nella proposta di rinnovo del Contratto nazionale di settore recentemente
sottoscritta dalle segreterie nazionali dei sindacati''. ''Delle 200
assunzioni previste in Banca Carime - afferma ancora Contrasto - per
circa 150 giovani dovranno essere realizzate gia' nel corso del 2005
e di queste circa cento dovranno concretizzarsi entro poche settimane
dalla firma dell' intesa del 3 marzo, andando cosi' a soddisfare le
forti esigenze di nuove risorse presenti in tutta la rete di Banca
Carime''. ''Relativamente a Banca Carime, la piu' importante del sud
in termini di presenza e di quote di mercato - riferisce Emilio Contrasto
- l' accordo prevede inoltre un preciso impegno del Gruppo finalizzato
al rilancio ed allo sviluppo della banca meridionale, mediante interventi
di tipo societario, organizzativi, tecnologici e formativi. In particolare,
Carime si pone come obiettivo il raddoppio dei mutui erogati, lo sviluppo
dei prestiti personali, il supporto alla piccola e media impresa,
attraverso prodotti specifici ed innovativi da affiancare alle iniziative
di credito agevolato, e la realizzazione di accordi specifici con
istituzioni locali, enti ed associazioni imprenditoriali nelle regioni
di presenza della banca. Sono stati, inoltre, stabiliti specifici
step semestrali con il sindacato finalizzati alla verifica di tali
impegni. Si tratta, quindi, di un importante protocollo di tutela
dei lavoratori e di sviluppo delle aziende del gruppo, sottoscritto
grazie all' impegno ed alla volonta' delle maggiori organizzazioni
sindacali, unite anche in uno sforzo finalizzato ad affrontare e risolvere
le problematiche di tutte le banche del gruppo, nessuna esclusa e
nessuna da considerare in secondo piano rispetto ad altre''. ''E'
necessario adesso - conclude Contrasto - che il sindacato vigili sulla
corretta e completa applicazione dell' intesa mediante l' attivazione
di tutti i passaggi di verifica presenti nel protocollo''. La Banca Popolare di Crotone annuncia un utile netto di 5,349 milioni di euro 04/03 E' di 5,349 milioni (+27,30%) l' utile netto registrato dalla
Banca Popolare di Crotone a conclusione dell' esercizio 2004. E' quanto
emerge dalla bozza di bilancio approvata dal Consiglio di amministrazione
dell' istituto, che fa parte del gruppo Banca popolare dell' Emilia
Romagna. La raccolta complessiva da clientela, e' scritto in una nota,
si attesta in 1.377 milioni di euro, con un progresso rispetto al
31 dicembre 2003 di 95,4 milioni di euro (+7,44%). In dettaglio la
raccolta diretta da clientela ammonta a 1.029 milioni (+5,86%) e la
raccolta indiretta si attesta a 347 milioni (+12,44%). Gli impieghi
verso la clientela, al netto dei fondi rettificativi ammontano a 727
milioni con un aumento rispetto al 31 dicembre 2003 di 84 milioni
(+13,11%). Dal punto di vista economico, l' istituto sottolinea ''la
buona performance del margine di interesse complessivo (+17,64%),
l' incremento del margine di intermediazione (+16,93%), l' ottimo
risultato di gestione pari a 28,351 milioni (+29,71%)''. L' utile
lordo si attesta a 14,686 milioni con un incremento del 13,64% rispetto
allo scorso anno. Al netto dell' accantonamento al fondo per rischi
bancari generali di quattro milioni (+48,15%) e delle imposte pari
5,338 milioni (-11,36%), l' utile si attesta a 5,349 milioni (+27,30%).
Al 31 dicembre 2004, il patrimonio netto aziendale, se sara' approvata
la proposta di riparto d' utile, ammontera', secondo quanto riferito,
a 116,1 milioni (in crescita del 12,30%). L' istituto opera con 412
addetti (+4,57%). I conti correnti sono 53.535 (+4,41%). Il consiglio
di amministrazione ha approvato, per la prossima assemblea degli azionisti,
convocata in seconda seduta per il 24 aprile, una proposta di riparto
dell' utile che, effettuate le imputazioni previste dallo Statuto,
assegna un dividendo di 0,30 euro per azione, in aumento del 20% rispetto
al 2003. Impossibile rispettare il patto di stabilità. Le province italiane chiedono un incontro con il Governo 03/03 Le Province italiane tornano a chiedere un intervento urgente
del Governo per modificare le regole del patto di stabilita' stabilite
dalla finanziaria 2005. Lo ha stabilito oggi l'Ufficio di Presidenza
dell'Upi, che ha votato all'unanimita' un ordine del giorno nel quale
si ribadisce lo stato di gravissima sofferenza dei bilanci delle Province
e la impossibilita' per molti Enti, di rispettare il patto si stabilita'.
A rendere ancora piu' urgente un nuovo incontro, un episodio recente
che ha acuito le preoccupazioni dell'Upi: nei giorni scorsi il Governo
ha presentato alla Commissione Bilancio del Senato un emendamento
che accoglieva, seppure in minima parte, le richieste presentate dall'Upi.
Emendamento che il Presidente della Commissione ha respinto - spiega
una nota dell'Upi - adducendo la mancanza della necessaria copertura
finanziaria. ''E' paradossale - ha detto il responsabile finanza dell'Upi,
Andrea De Maria - che si arrivi a definire un provvedimento e non
se ne accerti la copertura finanziaria. Al di la' dell'episodio in
se' - ha proseguito De Maria - vogliamo sottolineare che l'emendamento
proposto dal Governo comunque non ci soddisfaceva, perche' mirava
solo ad escludere dal tetto previsto dal patto di stabilita' le spese
sostenute a fronte di trasferimenti a decorrere dal 2004. Una proposta
che corrisponde solo in parte alle stesse posizioni manifestate dal
Governo nel recente incontro con la Presidenza Upi''. Le richieste
di modifica ritenute dalle Province inderogabili sono infatti: l'esclusione
dal patto di stabilita' delle risorse derivate dai trasferimenti dello
Stato o delle Regioni per le funzioni o per opere pubbliche a seguito
del decentramento amministrativo, l'esclusione delle spese per gli
investimenti e la riduzione del tasso di indebitamento, che e' stato
portato dal 25% al 12%. ''Avevamo avuto su questi temi un preciso
impegno - ha concluso il presidente dell'Upi Fabio Melilli - l'assicurazione
che il Governo, compreso il problema, si sarebbe assunto la responsabilita'
di trovare una soluzione adeguata. Le risposte che abbiamo avuto fino
ad oggi sono del tutto insoddisfacenti. Per questo nell'Ufficio di
Presidenza abbiamo deciso di chiedere un nuovo incontro urgente di
chiarimento con il Governo e con i Gruppi parlamentari, e di promuovere
una Assemblea straordinaria delle Province, per aprire il confronto
su questa emergenza e sul tema della finanza locale in generale''. Cresce in Italia il decentramento, non in Calabria. Trasferimento minimo da Regione a comuni 02/03 Dal 1999 al 2002 il processo di decentramento delle competenze
e di trasferimento delle relative risorse dalle Regioni ai Comuni
ha subito un'andamento crescente, dovuto all'avvio del federalismo
amministrativo. Eppure non tutte le Regioni hanno dato la medesima
importanza al fenomeno. E ' quanto rilevano Anci, Upi e Uncem che
hanno presentato oggi uno studio relativo ai ''Contributi e trasferimento
correnti dalle Regioni ai Comuni e alle Province per le funzioni delegate''.
I dati piu' significativi concernono le amministrazioni comunali della
Sicilia. L'unica Regione a Statuto speciale del sud Italia ha trasferito
ai Comuni una somma di quasi 170milioni di euro nel 1999, aumentata
a oltre 175,6 milioni di euro del 2000, per poi iniziare una curva
decrescente con appena 176,5 milioni di euro nel 2001 e quasi 154
milioni di euro nel 2002, per un totale del quadriennio pari a quasi
666 milioni di euro. Altra particolarita', ma di segno opposto, e'
il fenomeno della Valle D'Aosta che nel 1999 ha trasferito ai Comuni
appena 2700 euro, facendo il salto di qualita' nel 2000 con un trasferimento
pari a quasi 265 mila euro, aumentati nel 2001 a 900 mila euro e nel
2002 a oltre 1 milione di euro, per un totale di oltre 2,233 milioni
di euro. Simile sorte con crescita esponenziale delle risorse trasferite
si e' avuta in Trentino Alto Adige. Le cifre relative al 1999 e 2000
in questa Regione si aggirano intorno ai 2,5 milioni di euro, passati
a 63,5 milioni nel 20001 e cresciuti ancora nel 2002 fino a quasi
59,5 milioni di euro. Quasi raddoppiati di anno in anno i trasferimenti
effettuati dalla Regione Toscana ai Comuni: piu' di 9 milioni nel
1999, 11,7 milioni nel 2000, diventati 27,7 nel 2001 e quasi raddoppiati
nel 2002 con 46,3 milioni. Il Molise ha mantenuto un rapporto costante
nei trasferimenti delle risorse ai Comuni con una media di circa 2,8
milioni di euro in tutti e quattro gli anni. In Friuli Venezia Giulia
si e', invece, verificato un leggero calo nei trasferimenti del 2002,
partendo nel 1999 da quasi 13 milioni di euro, diventati poco piu'
di 15 milioni nel 2000 - 2001 e scesi a 13,2 milioni nel 2002. In
Veneto e' stato registrato un andamento altalenante: nel 1999 - 2000
la Regione ha con costanza trasferito risorse per una media di 18,5
milioni di euro, la curva dei trasferimenti si e' bruscamente inclinata
nel 2001 (appena 4,3 mila euro) e altrettanto bruscamente impennata
nel 2002 fino a raggiungere oltre 39 milioni di euro. Nel quadriennio
1999 - 2002 si e' verificato un andamento crescente costante dei trasferimenti
delle risorse economiche dalle Regioni ai Comuni: in Abruzzo (da 10,5
milioni nel 1999 a 14,4 milioni del 2002 passando per 16,7 milioni
nel 2001), Basilicata (con quasi 11 milioni di euro nel 1999 fino
a oltre 21 milioni di euro nel 2002), Calabria (da 16,5 milioni del
1999 a 20 milioni nel 2002), Campania (da 27 milioni a quasi 81 milioni
di euro nel 2002), Emilia Romagna (da oltre 12 milioni del 1999 a
quasi 21 milioni di euro del 2002), Lazio (da 32,6 a 43,2 milioni
di euro), Liguria (da 10 a 17 milioni di euro), Lombardia (da 28,5
a 35,5 milioni), Marche (da 24,3 a 28,8 milioni di euro), Piemonte
(da 12 a 18,6 milioni di euro), Puglia (da 18,3 a 27 milioni di euro),
la Regione a Statuto speciale della Sardegna (da 64 a quasi 98 milioni
di euro), e infine in Umbria (da 21 a 42 milioni di euro). Per quanto
riguarda infine i trasferimenti pro-capite dalle Regioni ai Comuni
per le competenze delegate, spicca la Sardegna, con 200 euro pro-capite,
seguita dall' Umbria con 160 euro. Agli ultimi posti della graduatoria,
quasi sullo stesso livello, si piazzano l'Emilia Romagna, la Lombardia,
il Piemonte e Veneto, con circa 30 euro pro-capite. Acri (Legautonomie) “A rischio le finanze dei comuni. Esaurita la capacità di fiscalizzazione” 02/03 Aumento dei Comuni sottodotati che ricevono contributi integrativi
per fare fronte ai bisogni collettivi; calo del 70% nella contrazione
dei mutui nel biennio 2001-2002; capacita' di indebitamento praticamente
esaurita e riduzione progressiva dei trasferimenti dello Stato: sono
preoccupanti gli aspetti che emergono dal secondo Rapporto di Legautonomie
Calabria sulla finanza locale dei Comuni calabresi. L' indagine conoscitiva
che fotografa le difficolta' degli enti locali della regione e' stata
illustrata stamani a Catanzaro dal presidente di Legautonomie Calabria,
Antonio Acri, dal vice presidente Carmine Barbaro e dal segretario
dell' associazione Claudio Cavaliere, curatore del report. ''Nell'
ultimo quinquennio - e' scritto nella ricerca - i tagli ai trasferimenti
per i Comuni calabresi hanno raggiunto la somma di quasi 66 milioni
di euro e la quota pro capite media relativa e' passata da 308 a 276
euro, una riduzione di ben 32 euro pari al 10,38%''. Dalla ricerca
e' emerso anche l' aumento costante dei comuni definiti sottodotati.
''E' questo - si afferma nella ricerca - un dato di particolare significativita'
la cui possibile lettura e' che un comune su tre in Calabria ha fatto
registrare una contrazione della spesa corrente per la quale e' stato
necessario intervenire con un contributo integrativo''. Non vanno
bene nemmeno i dati sulla spesa corrente che, in base alle rilevazioni
di Legautonomie Calabria, denotano un' erosione delle capacita' dei
Comuni di far quadrare i bilanci, di sbarcare il lunario per far pareggiare
conti sempre piu' scarni. ''Un Comune su tre in Calabria - e' precisato
nella ricerca - ha fatto registrare una contrazione della spesa corrente
per la quale e' stato necessario intervenire con un contributo integrativo.
In ogni caso si tratta di Comuni che risultano al di sotto della media
pro capite della fascia demografica di appartenenza i cui tributi
locali, Ici in testa, non riescono a coprire il fabbisogno''. Tra
il 2001 e il 2002, si e' registrato il 70% in meno di mutui concessi.
''Si tratta - e' scritto nel testo - di un dato che non ha pari nel
resto dell' Italia e che deriva anche dal fatto che l' esposizione
debitoria che teoricamente grava su ciascun cittadino calabrese al
primo gennaio 2003, pur non essendo tra le piu' alte del Paese (793
per residuo debito) e' ben oltre la media nazionale che risulta di
730 euro''. Elevata e' risultata, inoltre, l' incidenza, nell' esercizio
2002, del fenomeno dei debiti fuori bilancio che ha interessato ben
199 Comuni calabresi (il 10% di tutti i Comuni italiani), il 65% della
popolazione residente per un totale di partite debitorie riconosciute
di 28,3 milioni di euro. In particolare, nello stesso anno, solo due
Comuni calabresi hanno chiuso i conti in disavanzo d' amministrazione,
mentre nel 2003 hanno dichiarato lo stato di dissesto finanziario
due soli Comuni italiani, uno dei quali Roccabernarda e' calabrese.
In Calabria, ci sono ancora complessivamente 12 Comuni dichiarati
dissestati, alcuni da oltre dieci anni, che non sono stati in grado
di presentare il piano di estinzione. ''I comuni calabresi - ha detto
Acri - hanno esaurito la capacita di fiscalizzazione. Serve una politica
nazionale e regionale per superare una situazione di difficolta' che
rischia di mettere a serio repentaglio l' esistenza stessa dei Comuni.
Basti un dato - ha concluso Acri - la Regione destina il 3% delle
proprie risorse al sistema degli enti locali a fronte del 47% di Regioni
come la Lombardia e l' Emilia Romagna''. Eurispes: “La Calabria poco dinamica ed in ritardo” 26 /02 La Calabria e' poco dinamica ed e' in ritardo. E' quanto emerge
dall' Iser, l' Indice di sviluppo economico e regionale ideato da
Eurispes Calabria per misurare il livello di sviluppo e di dinamicita'
economica dei territori regionali italiani. Secondo i dati dell' Eurispes,
la Calabria e' ultima nel ranking di crescita raggiunto e sestultima
nel livello di dinamicita' economica. Risultati, rileva l' istituto,
''che collocano complessivamente la regione tra le realta' piu' lente
del Paese nell' imboccare la via dello sviluppo economico''. A fare
compagnia alla Calabria, la Basilicata, la Sardegna ed il Molise.
Undici gli indicatori osservati: prodotto interno lordo, consumi finali,
investimenti fissi lordi, impieghi, tasso di accumulazione del capitale,
spese in ricerca e sviluppo, dotazione infrastrutturale, unita' di
lavoro, retribuzioni lorde, imprese attive e capacita' all' export.
Per giungere alla determinazione dei risultati, Eurispes ha proceduto
su due livelli di analisi: il primo relativo alla costituzione di
un indicatore del livello di crescita raggiunto dalle regioni al tempo
T1 (anno 2002), e il secondo relativo al grado di dinamicita' economica
rilevato nel corso dell' ultimo quinquennio, vale a dire nell' arco
temporale compreso tra T0 (anno 1997) e T1 (anno 2002). Al fine di
rendere comparabili i dati relativi alle differenti grandezze esaminate,
afferma Eurispes, ''e' stato necessario standardizzare i dati di partenza,
che risultavano essere estremamente eterogenei sia per quel che riguarda
l' unita' di misura, sia per la scala di riferimento, sia per la variabilita'
interna ad ogni singolo rapporto statistico considerato''. A partire
dalla matrice di trasformazione lineare, e' stata individuata una
regione cosiddetta ''ideale'', definita come quella che possiede i
valori migliori (o massimi) per ogni indicatore economico. Per valutare
il divario tra ogni unita' territoriale e quella definita ''ideale''
Eurispes ha ritenuto opportuno utilizzare la distanza euclidea. La
misura del livello di crescita o di dinamicita', dunque, e' stata
determinata sulla base della distanza intercorrente tra la regione
considerata e quella ''ideale''; in altre parole, maggiore e' la distanza,
minore e' il livello di competitivita' e viceversa. ''L' aspetto positivo
piu' importante del modello adottato - rileva Eurispes - consiste
nella immediatezza della rappresentazione del posizionamento di ogni
regione come risultato dell' aggregazione degli indici economici prescelti.
Al tal proposito si e' fatto ricorso ad un diagramma scatter che pone
sull' asse delle ascisse l' indicatore relativo al livello di crescita
economica raggiunto dalle regioni al tempo T1 (anno 2002) e sull'
asse delle ordinate il livello di dinamicita' economica rilevato nel
corso dell' ultimo quinquennio''. Suddividendo il diagramma ottenuto
in quattro quadranti si delineano altrettante situazioni di confronto
tra i territori regionali esaminati. Nel primo quadrante si collocano
le regioni che allo stato attuale presentano le migliori condizioni
economiche di crescita e nel contempo un elevato grado dinamicita',
registrando, dunque, le migliori performance. In esso sono presenti
sette regioni dell' area del Centro Nord: Trentino Alto Adige, con
il valore massimo del livello di crescita raggiunto, il Lazio che
rappresenta la regione con il piu' alto livello di dinamicita' economica,
la Lombardia, l' Emilia Romagna, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia,
la Valle d'Aosta e la Toscana. Nel secondo quadrante si trovano le
regioni che pur non avendo raggiunto elevati livelli di crescita economica,
presentano un alto grado di dinamicita'. In questo quadrante si trovano
sei regioni del Centro-Sud: Marche, Umbria, Campania, Puglia, Sicilia
e Abruzzo. Le distanze relative al livello di dinamicita' presentano
un basso grado di variabilita': le differenze tra il livello massimo
(Marche) e minimo (Abruzzo) di dinamicita' e' pari a 8,7 punti. Permangono
maggiori differenze riguardo i livelli di crescita economica raggiunti.
Nel terzo quadrante sono presenti quattro regioni del Sud: la Basilicata,
la Sardegna, la Calabria, che registra il piu' basso livello di crescita
economica raggiunto rispetto a tutte le altre regioni italiane, e
il Molise, che presenta invece il minore grado di dinamicita'. Il
terzo quadrante, dunque, racchiude le regioni che piu' delle altre
dovrebbero tendere al recupero del ritardo accumulato attraverso un
aumento dei livelli di dinamicita' economica. Nel quarto quadrante
si collocano le due regioni del Nord, Liguria e Piemonte, che, sebbene
rappresentino ancora due aree economiche con elevati livelli di crescita
raggiunta, mostrano una scarsa vivacita' che le ha portate ad una
perdita di competitivita' rispetto alle altre regioni del Nord del
Paese posizionate nel primo quadrante. Cresce l’accesso al credito delle piccole e medie imprese di artigianato 25/02 Cresce l'accesso al credito delle piccole e medie imprese italiane,
i finanziamenti ottenuti infatti dalle imprese di artigianato nel
2003 sono stati pari a 52.400 milioni di euro contro i 49.870 milioni
dello scorso anno. Il monitoraggio del credito artigiano è
stato condotto da Artigiancassa , la banca del Gruppo Bnl specializzata
nella gestione di fondi pubblici a sostegno dell'artigianato e delle
Pmi, e fotografato dal ''Rapporto sul creditoe sulla ricchezza finanziaria
delle imprese artigiane''. ''Lo studio -sottolinea Artingiancassa
in una nota- giunto alla nona edizione, costituisce uno strumento
importante per l'informazione quantitativa, l'analisi qualitativa
e l'orientamento degli indirizzi operativi nei confronti del mercato
artigiano''. ''L'impegno costante con il quale ogni anno Artigiancassa
perfeziona i contenuti del rapporto - secondo il presidente di Artigiancassa,
Antonio Laforgia-e ha consentito alla banca di assumere pure nel campo
degli studi e delle ricerche un ruolo primario nel comparto delle
Pmi e dell'artigianato. Al 31 dicembre 2003, i finanziamenti a favore
delle imprese artigiane sono stimati al 4,8% del credito bancario
al sistema delle imprese nel suo complesso. Le aree dove è
stato più intenso l'intervento al credito bancario sono localizzate
nelle regioni del Centro-Nord con 45.000 dei 52.400 milioni di euro
che assorbono circa l'86% dei finanziamenti artigiani complessivi.
A livello regionale, risultano differenze significative in termini
di incidenza del credito destinato alle imprese artigiane sul totale
dei crediti bancari alle imprese. Infatti, su base regionale, oltre
10 punti percentuali separano il Lazio (fanalino di coda con l'1%)
dalle Marche (11,1%), che con Trentino Alto Adige (9,5%) e Umbria
(8,8%) occupano le prime tre posizioni. Su base provinciale, la percentuale
finanziamenti artigiani/finanziamenti totali più alta si registra
a Macerata (14,8%) e a Sondrio (13,3%). Tra le prime otto provincie
in graduatoria, tre (Macerata, come detto, Ascoli Piceno e Pesaro
e Urbino) sono delle Marche, le altre sono Nuoro, Asti, Verbania e
Arezzo. Tra le ultime otto, al contrario, sono presenti ben sei tra
le principali città italiane (Palermo, Torino, Trieste e Napoli,
oltre a Milano e Roma, che chiudono la graduatoria rispettivamente
con l'1,3% e lo 0,7%). Nell'evoluzione dell'ultimo quinquennio, inoltre,
l'incidenza dei finanziamenti artigiani sul totale dei finanziamenti
bancari si è ridotta, passando dal 5,4% del 1999 al 4,8% del
2003. Su scala nazionale, il 51,1% dei finanziamenti bancari alle
imprese artigiane è a breve termine, confermando una tendenza
che ha sempre contraddistinto l'indebitamento delle imprese minori.
A livello territoriale, nel Centro-Nord si registra un valore medio
del 50,8% (si oscilla tra il 44,1% della Liguria e il 56,4% del Lazio);
nel Mezzogiorno la media sale al 53,1%, con i massimi in Calabria
(60,6%) e Basilicata (57,6%) e il minimo in Sardegna (47,2%). Va comunque
sottolineato che nell'andamento degli ultimi cinque anni, si riscontra
un tendenziale aumento della quota a medio/lungo termine, che è
passata dal 44% del 1999 al 48,9% del 2003. L'importo medio del finanziamento
per singola impresa artigiana è di 36.300 euro, con una forbice
molto ampia tra Centro Nord (42.100 euro per impresa) e Mezzogiorno
(19.700 euro). L'importo medio unitario più elevato si registra
in Trentino Alto Adige (85.900 euro), quello più ridotto in
Campania (12.600 euro). Relativamente alle diverse tipologie dimensionali
delle imprese artigiane, l'ammontare dei finanziamenti bancari (52.400
milioni di euro) si distribuisce in modo differenziato: l'incidenza
maggiore (49% del totale) riguarda le imprese con 6-19 addetti; le
imprese fino a 5 addetti rappresentano il 46% e quelle con oltre 19
addetti il 5%. Sul totale del credito bancario destinato al settore
artigiano, la quota agevolata ammonta a 3.660 milioni di euro, pari
al 7% del totale degli impieghi artigiani. Nel Mezzogiorno questa
quota sale al 12,6% a fronte del 6,1% del Centro-Nord. Le punte massime
di agevolazione si registrano in Sardegna (38%) e Marche (11,6%),
quelle minime in Trentino Alto Adige (1%), Toscana (3,3%) e Veneto
(5,1%). L'importo dei finanziamenti artigiani di leasing è
stimato a 4.080 milioni di euro, pari al 6,6% dei finanziamenti totali.
L'utilizzo maggiore del leasing si registra in Puglia (18,4%), Sardegna
(18%) e Calabria (16,4%). I finanziamenti artigiani di factoring,
invece, sono stimati in 1.460 milioni di euro, pari al 3,7%del totale.
La ricchezza finanziaria delle imprese artigiane è stimatain
65.000 milioni di euro. Su base territoriale, il 79,2% della ricchezza
finanziaria artigiana è concentrata nel Centro-Nord. Non solo.
Lombardia (22,2%), Veneto (10,8%), Emilia Romagna (10,4%) e Piemonte
(8,2%) assorbono da soli oltre il 51% del totale nazionale. Presentato in Provincia il bando per contributi alle PMI per interventi eco-sostenibili 24/02
E’ già stato redatto ed avrà scadenza pari a 60
giorni a partire dalla data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale
della Regione Calabria, il bando di concorso per la presentazione
delle domande di contributo relative alla realizzazione degli interventi
previsti dalla misura 1.11-Energie pulite e Reti Energetiche, Azione
1.11 a- Produzione di energia da fonti rinnovabili e risparmio energetico
del POR Calabria Esercizio Finanziario 2004-2006, presentato stamani
nel corso di una conferenza stampa tenuta dal Presidente Oliverio,
che ha delega per il Settore Energia. L’importante provvedimento
a salvaguardia dell’ambiente, in direzione di uno sviluppo sostenibile
in campo energetico secondo gli obblighi comunitari stabiliti dal
Protocollo di Kioto sulla riduzione delle emissioni di gas serra,
metterà in campo un ingente investimento finanziario, pari
ad 4.583.000,00 Euro (quasi 9 miliardi delle vecchie Lire) derivanti
dalla delega sulla gestione di parti di fondi strutturali del POR
Calabria, Esercizio Finanziario 2004-2006. Il Bando stabilisce le
modalità di accesso a finanziamenti in conto capitale, sul
costo dell’investimento ritenuto ammissibile, diversi per tipologia
di intervento, per la realizzazione di alcuni tipi di impianto per
la produzione di energia da fonti rinnovabili. Nello specifico: Impianti
Fotovoltaici senza accumulo direttamente connessi in rete ( contributo
massimo del 75%, 65%, per le PMI); Impianti Solari Termici ( contributo
massimo del 30%); Pompe di calore ad alta efficienza per la climatizzazione
degli ambienti (contributo massimo del 40%); Interventi di sfruttamento
di Biogas (contributo massimo del 40%). Gli interventi dovranno riguardare
l’edilizia civile privata, industriale, turistica, artigianale,
sportiva ed il settore terziario. I soggetti beneficiari sono persone
fisiche, aziende, società, imprese, studi professionali, attività
commerciali, consorzi, aziende agricole ecc. “ Gli interventi
previsti da questo bando, contemplati anche nel Piano di Azione Locale,
già approvato e propedeutico al Piano Energetico Provinciale
attualmente all’esame della competente commissione prima del
vaglio consiliare –ha sottolineato il Presidente Oliverio- testimoniano
di una scelta assolutamente strategica che la Provincia compie in
direzione della tutela del suo territorio. Puntare ad un modello di
sviluppo innovativo, eco-sostenibile in materia di risorse energetiche,
equivale ad ipotecare un futuro in cui la domanda di energia potrà
non scontrarsi con il degrado dell’ambiente.” “L’incentivazione
delle fonti rinnovabili di energia che questo strumento fornisce,
inoltre, intende anche essere una sorta di battistrada per l’utilizzo
al meglio delle risorse dell’Unione Europea in questa regione”
ha riferito ancora il Presidente della Provincia che ha annunciato
per la fine dell’anno la creazione di una Agenzia Locale per
l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile. Il bando, che è
al suo secondo esercizio finanziario (la realizzazione di numerosi
impianti fotovoltaici ne ha beneficiato nel 2002) da domani sarà
pubblicato sul BURC. Potrà inoltre essere scaricato dal sito
dell’Amministrazione Provinciale, mentre verrà inviato
ai Comuni ed agli Ordini Professionali, nonché diffuso sulle
testate giornalistiche Venerdì 25 presentazione del 3° rapporto sull’emersione. In Calabria migliore export al 6,3% ma disoccupazione al 25.7% 23/02 La Commissione regionale per l'emersione, presieduta da Mimmo
Barile, si appresta a presentare il suo terzo rapporto sull'economia
sommersa ed il lavoro non regolare in Calabria. Lo studio, curato
dall'Osservatorio sull'Emersione e lo Sviluppo locale, sarà
illustrato in un convegno che si terrà il 25 febbraio, a partire
dalle ore 10, presso l'aula Magna dell'Università della Calabria.
All'importante appuntamento prenderanno parte Luca Meldolesi, presidente
del Comitato nazionale presso il ministero del Welfare; Piero Aiello,
assessore regionale alla Formazione e presidente della Fondazione
Field; l'ex ministro Francesco Forte, dell'Università la Sapienza
di Roma; Mario Caligiuri, docente presso l'Università degli
studi della Calabria; Domenico Marino, dell'Università Mediterranea
di Reggio Calabria e il presidente della Commissione calabrese, Mimmo
Barile. Il terzo Rapporto sul sommerso e sul lavoro non regolare offre
per il terzo anno consecutivo, una overview della situazione economica
regionale. Una indagine a 360 gradi che, in continuità con
i precedenti rapporti, è ormai da considerarsi un imprescindibile
punto di riferimento per chi voglia Oltre 460 milioni di euro per la ricerca in 12 nuovi laboratori nel Sud 23/02 Oltre 460 milioni di euro per il rilancio della ricerca scientifica
e tecnologica nelle regioni del Mezzogiorno. Con due distinti provvedimenti
il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, ha attivato queste risorse
per finanziare progetti di ricerca industriale e 12 nuovi laboratori
pubblico-privati. ''Si tratta di provvedimenti che - spiega il ministro
- rafforzano la nostra politica di rilancio della ricerca nelle regioni
del Mezzogiorno. Il primo finanziamento, oltre 253 milioni di euro
(fondi strutturali Ue, delibere Cipe, ricavi delle operazioni di cartolarizzazione)
andra' a sostenere 119 progetti di ricerca industriale. L'obiettivo
e' quello di realizzare nuovi processi per lo sviluppo della competitivita'
nelle regioni dell'Obiettivo 1, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia,
Sardegna e Sicilia, in settori strategici quali l'informatica, i nuovi
materiali, le tecnologie meccaniche e le telecomunicazioni. I progetti
finanziati sono cosi' ripartiti: 47 riguardano le grandi imprese,
72 le piccole e medie imprese''. Il secondo finanziamento, pari a
212 milioni di euro, e' destinato alla realizzazione di 12 laboratori
pubblico-privati di ricerca e alta formazione. ''E' questa - osserva
la Moratti - una novita' assoluta per il Mezzogiorno. Abbiamo scelto
aree di frontiera: diagnostica medica avanzata, medicina personalizzata,
energia solare, sismologia, nuovi farmaci anti-infettivi, piattaforme
tecnologiche innovative nei settori agro-alimentare, turismo, beni
culturali. Un'altra novita' - conclude il ministro - e' il fatto che
il 10% di questo finanziamento e' finalizzato alla formazione dei
ricercatori. Questo ci permettera' di inserire nel sistema ricerca
del Mezzogiorno un centinaio di giovani ricercatori''. Eurispes: l’economia del Mezzogiorno è altalenante e non colma il gap con l’Italia 23/02 L'economia del Mezzogiorno corre, talvolta piu' di quella dell'intero
Paese, ma non in modo uniforme, e ancora non riesce a colmare il gap
con il resto dell'Italia. E' quanto rivela l'Eurispes, sottolineando
la necessita' di ''un progetto forte'' per il rilancio del Sud, di
''una politica che unisca'', nella consapevolezza che ormai, con il
moltiplicarsi delle aree di crisi, in Italia ci sono ''tanti Sud e
tanti Nord''. Dopo un periodo con tassi di espansione piu' vivaci
di quelli del Centro Nord, nel 2004 e 2005 le stime di crescita per
il Mezzogiorno sono in linea con quelle nazionali (rispettivamente
+1,3% e +2%), ma inferiori a quelle del Centro (+1,5% e +2,1%). E
la forbice resta aperta anche per i consumi, con un valore medio pro-capite
al Sud pari al 68,3% della media del Centro Nord. Si riduce invece
il divario in termini di Pil pro-capite, che si stima potra' attestarsi
nel 2005 al 58,8% (dal 58,5% del 2003), a causa della variazione demografica,
della convergenza nella produttivita' e dei trend dell'occupazione:
nel Mezzogiorno, infatti, la popolazione e' diminuita di 70.000 unita'
rispetto all'aumento di 960.000 abitanti dell'Italia; il gap di produttivita'
si e' ridotto di 2,4 punti a causa del calo del Centro Nord, e l'occupazione
mostra una dinamica (+0,9%) superiore alla media nazionale. Proprio
riguardo al lavoro, l'Eurispes stima una ulteriore contrazione del
tasso di disoccupazione al Sud, che dovrebbe scendere al 17,2% nel
2004 e al 16,8% nel 2005 (4,6% e 4,4% le previsioni per il Centro-Nord).
Ce' pero' da segnalare una forte differenziazione regionale, con l'Abruzzo
che va ad una velocita' convergente con il resto del Paese (5,6%)
mentre Campania, Calabria e Sicilia superano il 20%. Dove il Mezzogiorno
mostra una netta rimonta e' invece l'export, passato dall'8,7% del
92 al 10,7% del 2003. Per il biennio 2004 e 2005, inoltre, e' prevista
un'ulteriore ripresa con tassi di crescita stimati al 3,7% e al 6,6%,
i piu' alti a livello nazionale. Il Sud batte il Nord anche per le
presenze turistiche (+1% contro un -1,6% del Centro Nord), che gli
consente di raggiungere il 20,7% del totale nazionale, dato peraltro
- sottolinea l'Eurispes - ancora insufficiente rispetto al potenziale
di attrattive territoriali del Mezzogiorno, e che in qualche misura
risente della differenza di ricettivita' tra le due ripartizioni:
infatti, soltanto il 17,2% degli alberghi nazionali e il 5,8% delle
strutture complementari e' localizzato al Sud. Nel Mezzogiorno, poi,
e nonostante la stagnazione economica, cresce anche il terziario,
soprattutto per la vivacita' del comparto commerciale, che denota
pero' una crescente polverizzazione e una crescita lenta della grande
distribuzione. Resta invece aperta la sfida dell'internazionalizzazione:
se infatti al Centro-Nord l'incidenza degli investimenti esteri diretti
sul pil e' inferiore a quasi tutti i Paesi della Ue (12,8% nel 2002),
nel Meridione, scrive l'Eurispes, ''le difficolta' si amplificano'',
e il peso delle partecipazioni estere detenute da imprese locali nel
2003 era pari al 3,6% del totale nazionale. Anche la capacita' di
attrarre investimenti produttivi risulta di gran lunga inferiore al
resto del Paese, cosi' che nel Sud e' localizzato solo il 4,7% delle
partecipate estere in Italia, a conferma di una marginalizzazione
economica del Sud, dove si aprono stabilimenti per usufruire di eventuali
benefici legislativi o fiscali, mantenendo pero' la sede legale nel
Centro Nord. Bilotta (Confesercenti) “Non funziona più la formula dei saldi” 20/02 L’effimera moda, la vezzosa tradizione o la semplice
esigenza finanziaria dei saldi di fine stagione in Calabria non hanno
prodotto i frutti sperati dai vari operatori economici. Il consumatore
moderno che, fatalmente attratto da tutto ciò che costa ''meno''
e che attende con ansia la stagione dei saldi, fedele al proprio summa
relativo alla scienza dello shopping, non è stato richiamato
da quell'irresistibile impulso all'acquisto a prezzi ''stracciati''.
I dati del ''fallimento'' dei saldi di fine stagione arrivano direttamente
dalla Confesercenti e Confcommercio Calabria. Dopo la deludente campagna
natalizia che ha visto i consumi in Calabria scendere del 12% nel
settore non alimentare e del 5% nel settore alimentare , vi era fra
gli operatori delle piccole imprese commerciali notevole aspettativa
sulle vendite di saldo o liquidazione. Ma ''mai come questo anno -
commenta Mimmo Bilotta, presidente della Confesercenti Calabria -
i nostri negozi erano ben pieni ed assortiti e mai come quest'anno
i consumatori-clienti potevano fare buoni affari. Tuttavia, dopo qualche
giorno di apparente interessamento -aggiunge- le vendite di fine stagione
non hanno dato ai nostri negozi la svolta attesa''. Ed in presidente
della Confesercenti della Calabria, ''a campagna oramai finita'' non
ha dubbi nel sostenere che ''i magazzini dei settori interessati alle
vendite straordinarie (tessile e calzaturiero) registrano un ulteriore
pesante flessione sull'analogo periodo del 2004''. Probabilmente,
per Bilotta, ''il fenomeno della vendita a sconto straordinario s'è
oramai esaurito'' e suggerisce legislatore di trarne ''le conseguenze,
pensando seriamente ad abolire le vendite di fine stagione''. Nettamente in crescita le Banche Popolari presenti in forze al Sud. 19/02 'Piccoli giganti crescono'. In questa frase di Tomaso Padoa
Schioppa si puo' riassumere il futuro delle Banche Popolari. Le meno
indebitate, le piu' radicate sul territorio, ma anche le uniche ancora
in grado di finanziarie le oltre tremila piccole e medie imprese sparse
in tutta Italia che sono l'ossatura del sistema industriale. Le popolari
sono complessivamente 88 con 7.240 sportelli e una massa movimentata,
nel 2004, pari a circa 286 mld di euro. A livello regionale, la presenza
delle Popolari sul territorio e' ovunque rilevante, solo due regioni
presentano una quota di mercato inferiore al 10%: la Valle d'Aosta
e l'Umbria. Al contrario, il peso delle Banche Popolari risulta maggiore
nelle regioni del Mezzogiorno, in conseguenza dell'acquisizione effettuata
negli anni passati di banche locali di origine non popolare. La quota
di mercato risulta, infatti, elevata in Sardegna (60%), Basilicata
(56%), Calabria (36%), Puglia (27%) e Sicilia (22%). In merito a tale
posizionamento, occorre che il sistema del credito popolare acquisti
piena contezza del ruolo che esso può e deve svolgere nel favorire
la crescita dell'economia meridionale, fornendo alle famiglie come
alle imprese i migliori strumenti per gestire il risparmio e affrontare
il rischio d'impresa, favorita dal suo tradizionale agire mirato alla
creazione del valore, indipendente da condizionamenti politici e ambientali.
Nel Nord le quote di mercato detenute da Banche Popolari, pur essendo
più contenute, sono comunque considerevoli, come testimoniano
i dati riferibili alla Lombardia (28,5%), al Veneto (19%) e all'Emilia
Romagna (19,3%). Da sottolineare, inoltre, l'aumento della quota di
mercato che si è manifestato in Liguria, dove il peso delle
Popolari è cresciuto in un anno dal 5,6% del 2002 al 13,1%
del 2003, e in Basilicata, grazie ad ulteriori operazioni di concentrazione
aziendale. Nel complesso, due terzi delle ripartizioni hanno registrato
incrementi della quota di sportelli delle Banche Popolari, mentre
in cinque regioni vi è stata una marginale riduzione. Secondo il CNA il provvedimento regionale coprirà soltanto le domande, di contributi, giacenti 16/02 “Il provvedimento della Giunta Regionale potrebbe mettere
fine alle attese di centinaia di imprese ma sicuramente e' lontano
dal soddisfare le richieste delle organizzazioni di categoria''. E'
quanto sostiene in una nota la Federazione regionale della Cna. ''La
disponibilita' - prosegue la nota - di fondi per le imprese artigiane,
circa dieci milioni di euro, annunciata dall'Assessore Regionale alle
Attivita' Produttive, servira' solamente a soddisfare le domande di
contributo rimaste giacenti successivamente alla data di sospensione
delle agevolazioni Artigiancassa del 6 Febbraio del 2004. La Cna e
le altre rappresentanze dell' Artigianato, proprio in questi giorni,
hanno divulgato un manifesto per denunciare il disinteresse della
regione nei confronti delle imprese calabresi e per rendere pubblica
la crisi che il comparto sta attraversando a causa della sospensione
dei tributi Artigiancassa. Le assicurazioni e gli impegni dell' Esecutivo
calabrese, per il ripristino delle agevolazioni, per il finanziamento
della legge sull' artigianato artistico per l' attuazione del Pis,
ad un mese e mezzo della fine della legislazione regionale sono rimaste
parole''. ''I fatti, purtroppo, sono altri - e' aggiunto nella nota
della Cna - e sono rappresentati dal fermo di qualsiasi iniziativa
finanziaria (il blocco delle agevolazioni sta causando una caduta
degli investimenti pari al 80%), dal calo significativo dell' occupazione,
dalla rinuncia delle imprese ai progetti di internazionalizzione,
dai rapporti sempre piu' critici con il sistema bancario calabrese''.
''Un quadro desolante - conclude la nota - che testimonia il fallimento
della Giunta Chiaravalloti in tema di sviluppo dell' economia calabrese
e che non fa intravedere, per i prossimi mesi, un futuro migliore.
Anche nell' ultima occasione, quella della definizione del bilancio,
che poteva consentire alle imprese di sperare nel ripristino delle
agevolazioni, la Regione non ha voluto compiere le giuste scelte a
favore dell' Artigianato''. Cinquemila posti di lavoro a rischio in Calabria senza il rifinanziamento della Sabatini 15/02 Il mancato rifinanziamento degli strumenti di sostegno alle
attivita' produttive "avrebbe effetti deleteri per la gia' fragile
economia regionale, mettendo a dura prova la vita stessa di molte
aziende, con il rischio di tagli all'occupazione esistente stimati
intorno alle 5.000 unita' dalle organizzazioni imprenditoriali".
E' quanto fanno rilevare le associazioni datoriali della provincia
di Cosenza, "Associazione degli Industriali, Confartigianato,
Confederazione Nazionale Artigiani e C.A.S.A. Artigiani) denunciano
la fase di stallo degli incentivi regionali alle attivita' produttive.
"In particolare, tutti gli strumenti di sostegno alle piccole
e medie imprese calabresi - denunciano le associazioni di categoria
- risultano sospesi da piu' di un anno: per i fondi dell'Artigiancassa
il blocco e' intervenuto a partire dal 5 febbraio 2004 mentre, per
le leggi che riguardano il mondo industriale, dal 16 gennaio 2004".
Le organizzazioni di categoria sottolineano che le leggi sull'artigianato,
la Sabatini e la 598/94 "hanno svolto una funzione anticongiunturale
molto importante stimolando innovazione e garantendo nuovi investimenti.
I risultati delle analisi qualitative e quantitative di questi strumenti
agevolativi sono decisamente positivi - si fa rilevare - tanto per
le singole imprese quanto per gli effetti aggiuntivi generati sul
territorio anche in termini di creazione di nuova occupazione".
A conferma di cio', le associazioni portano i recenti dati sull'andamento
del Pil "che testimoniano una crescita della regione che prosegue
a fronte di un forte e preoccupante rallentamento delle zone piu'
ricche del Paese. Si tratta dei primi frutti delle politiche di incentivazioni
tese a favorire una crescita complessiva ed equilibrata della nostra
economia. Se si vogliono conseguire risultati di natura strutturale
- e' scritto nel documento - occorre continuare in questa direzione
con maggiore costanza e convinzione". Le associazioni di categoria
chiedono in sede di approvazione del bilancio regionale che vengano
inserite le necessarie previsioni di spesa "in modo da poter
riattivare in tempi rapidi gli strumenti di agevolazione per rilanciare
gli investimenti delle aziende sul territorio. In regime transitorio
inoltre, occorre affrontare i casi particolari di quelle aziende che
hanno investito sapendo di poter contare su un agevolazione certa.
Per queste imprese - si evidenzia nel docuemnto -appare indispensabile
trovare la giusta copertura finanziaria per poter scongiurare le prevedibili
pesanti ripercussioni". La Calabria tra le ultime regioni a ricevere meno investimenti dall’estero 15/02 E' il Molise la regione che riceve meno investimenti esteri dell'Italia. Lo rivela uno studio di Sviluppo Italia sulla distribuzione territoriale delle imprese a partecipazione estera nel nostro Paese. Lo studio, condotto dall'agenzia nazionale dello sviluppo economico, e' stato presentato oggi a un convegno del Cnel sulle infrastrutture e le tecnologie. Il penultimo posto spetta invece a sorpresa alla Val d'Aosta, che si attesta rispettivamente al di sotto della Calabria e della Basilicata. Forti disomogeneità quindi fra le regioni italiane, visto che la prima della classe e' la Lombardia con la maggiore attrazione di investimenti dall'estero, seguita a distanza da Piemonte, Emilia Romagna e Lazio. Da questa tabella base, Sviluppo Italia ha iniziato un lavoro di riqualificazione delle aree del Mezzogiorno che parte da un catalogo dell'offerta territoriale: l'idea e' che, fornendo ai potenziali investitori stranieri un'offerta dettagliata delle regioni meno ''attraenti'', possa iniziare un processo virtuoso di investimento. Questo catalogo individua dei settori strategici, punti di forza di ogni regione: la componentistica e lo sviluppo di materiali aerospaziali e automobilistici, il settore chimico, dello sviluppo dei software, della meccanica strumentale, delle nanotecnologie e delle biotecnologie e infine il turismo sono le aree di investimento nelle quali si puo' investire nel Belpaese. Una regione che ha potenziato la sua appetibilita' sul mercato e' la Campania, che ha investito nello sviluppo e l'innovazione un miliardo e 800 milioni, come ha messo in evidenza Luigi Nicolais, membro della conferenza dei presidenti delle Regioni e delle province autonome. ''La Campania e' diventata un polo di attrazione di investimento - ha spiegato Nicolais durante il convegno Cnel - aziende come la Pirelli, l'Alenia e la Fiat hanno aperto stabilimenti sul territorio, a causa di un serio lavoro di innovazione e di promozione della regione''. Ecco di seguito una tabella regione per regione con il numero di imprese a partecipazione estera: MOLISE 8 I contribuenti vincono il 60% delle cause con il Fisco. Netta diminuzione del contenzioso a Cosenza 13/02 Il fisco perde circa il 60% delle cause in primo e in secondo grado. In particolare la percentuale di 'sconfitte', anche parziali, dell'amministrazione si attesta al 59,24% in primo grado e al 60% in appello. E' quanto emerge dalla relazione sul 2003 presentata dal Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria al Parlamento e al ministro dell'Economia. Un tasso di 'perdite' cosi' alto, si legge nella relazione, dovrebbe far riflettere il legislatore sul grado di efficienza dell'Amministrazione finanziaria in quanto la qualita' della difesa ''appare spesso insufficiente''. Il dato positivo che emerge e' invece la riduzione dei procedimenti pendenti davanti alle commissioni tributarie. Nel 2003 i ricorsi presentati sono stati 235.159 a fronte dei 379.144 che sono stati definiti nello stesso anno. Le cause pendenti sono quindi diminuite passando da 947.366 unita' al primo gennaio 2003 a 794.245 al 31 dicembre dello stesso anno In particolare i ricorsi presentati alle commissioni tributarie provinciali nel 2003 sono stati 205.501 contro i 309.144 del 2002. Mentre gli appelli sono stati 47.658 nel 2003, in netta diminuzione rispetto ai 67.603 del 2002. Viene quindi confermata l'efficienza della giurisdizione tributaria: il numero delle pendenze nel corso dell'anno e' diminuito di 153.121 unita', rispetto a una riduzione di 123.249 registrata nel 2002. Analizzando separatamente i dati per commissioni tributarie e provinciali emerge che nel primo caso i procedimenti pendenti al 31 dicembre 2002 sono 147.064, mentre al 31 dicembre 2003 si arriva a 144.460 unita'. Sono invece 47.658 i ricorsi presentati nel 2003. Sempre nello stesso periodo sono state pronunciate 38.136 sentenze. Passando alle commissioni tributarie provinciali l'arretrato giacente salvo qualche eccezione e' in costante discesa. A Roma si passa dalle 164.003 unita' del 2002 a 126.435 del 2003, a Cosenza da 84.250 a 80.357 mentre a Napoli erano 55.665 nel 2002 contro le 46.084 del 2003. Il 31 marzo prossimo scade l'incarico della ''grandissima maggioranza dei magistrati tributari'' e ''in assenza di tempestivi interventi legislativi'' si potrebbe arrivare ''ad una ''pressoche' generale interruzione dell'attivita' giurisdizionale tributaria'' osserva il Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria. E l'eventuale messa a concorso di circa 4.600 posti richiederebbe ''la trattazione di svariate decine di migliaia di domande, da parte di altrettanti candidati: una situazione che impegnerebbe per mesi o forse anni l'intera attivita' di questo Consiglio, per risolversi in nient'altro che in una generale 'rotazione' di tutti i magistrati tributari tra le varie commissioni''. Il legislatore, pero', nonostante le ripetute sollecitazioni, fanno notare i giudici tributari, ''non e' ancora intervenuto a sostenere con i necessari interventi le aspettative della magistratura tributaria''. E cio' vale, ''oltre che per l'assolutamente indifferibile intervento ordinamentale, anche per tutti gli altri interventi legislativi da tempo richiesti, sia sotto il profilo dell'ordinamento che sotto quello processuale''. Il Consiglio lamenta quindi ''una scarsa attenzione del legislatore nei confronti della giustizia tributaria''.
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