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Economia e Finanza
dal 13/02 al 20/05

 

Confidi Magna Grecia, approvato il bilancio: “La Regione sfrutti le risorse POR”

20/05 Si è tenuta, nei giorni scorsi, l’Assemblea annuale del Confidi Magna Grecia chiamata ad approvare il bilancio dell’esercizio 2004 e la relazione sulla gestione del Confidi presentata dal Consiglio Direttivo ed illustrata dal Presidente, Francesco Coscarella.
L’appuntamento è servito a sviluppare il confronto, al quale ha partecipato anche Raffaele De Rango in qualità di Presidente di Assindustria Cosenza, sui temi legati all’approssimarsi dell’entrata in vigore delle nuove regole dell’Accordo interbancario sul capitale, meglio conosciuto come “Basilea 2”, nonché alla progressiva definizione delle norme applicative della disciplina legislativa dei confidi italiani, introdotta dal decreto legislativo, n. 269/03.
“Confidi Magna Grecia – ha ribadito Coscarella – possiede molte delle prerogative necessarie all’evoluzione dei confidi verso enti finanziari sottoposti alla vigilanza di Banca d’Italia e, per ciò, di strutture giuridiche ed organizzative più evolute e patrimonialmente più solide di quelle attuali.”
Nella sua relazione, il Presidente del Confidi Magna Grecia ha sottolineato come, il 2004, abbia visto rinascere e svilupparsi il dialogo e la collaborazione con altri Confidi calabresi e non. A suo parere, vi sono le premesse per ampliare questi discorsi e per valutare le opportunità che potrebbero aprirsi dalla nascita di un nuovo, grande, organismo di garanzia regionale.
Non è mancato un accenno al ruolo che dovrebbero rivestire le istituzioni pubbliche e, in particolare, quelle locali, Regione in primis. A tale riguardo è stato sottolineato come, malgrado i notevolissimi sforzi profusi a tutti i livelli nell’ultimo anno, la Regione Calabria non è stata ancora in grado di mettere a bando risorse per 10 milioni di Euro provenienti in parte dal POR-Calabria. Il Consiglio Direttivo del Confidi ha auspicato che i prossimi mesi, possano caratterizzarsi per una maggiore chiarezza di obiettivi e di scelte politiche.
Il Confidi Magna Grecia, nel 2004, ha registrato una notevole crescita dei volumi di attività sia in termini di credito garantito che di volume di garanzie rilasciate.
Infatti, nel corso dell’anno, gli istituti di credito convenzionati con il Consorzio hanno erogato, a favore delle imprese socie, finanziamenti per oltre 16,4 milioni di Euro (+61% rispetto al 2003) sui quali sono state rilasciate garanzie per circa 7,5 milioni di euro (+54% rispetto all’anno scorso). Gli istituti di credito che più di tutti si sono distinti sono stati la Banca Popolare di Crotone, seguita da Banca Carime, dal Credito Cooperativo Mediocrati e dal Credito Cooperativo dei Due Mari di Calabria.
Al 31/12/2004 il Confidi Magna Grecia assisteva finanziamenti per circa 38 milioni di euro, rispetto ai quali, le garanzie in essere ammontavano a circa 17 milioni di euro. Alla stessa data, il patrimonio del Consorzio ha raggiunto oltre 5,6 milioni di euro.
Pochi dati per confermare la bontà del lavoro svolto ma, soprattutto, per ribadire il ruolo di preminenza rivestito da Confidi Magna Grecia all’interno del sistema regionale e meridionale degli organismi di garanzia.
A margine della riunione, è stata data notizia della sigla della nuova convenzione con Banca Carime, istituto con il quale il Confidi Magna Grecia collabora da oltre vent’anni. “Da Banca Carime – ha affermato Francesco Coscarella – ci aspettiamo una sempre maggiore condivisione ed accompagnamento nel nostro percorso di sviluppo. Le imprese calabresi e meridionali richiedono, più che “una banca del sud”, una “banca per il sud” e Banca Carime ne possiede, a nostro giudizio, tutte le potenzialità”.

Mercoledì si insedia Fausto Aquino nella nuova Giunta di Confindustria

20/05 Si rinnova la Giunta di Confindustria. Il nuovo Parlamentino dell'Associazione degli imprenditori, che scade in occasione dell'Assemblea ordinaria degli anni dispari, s'insedierà ufficialmente mercoledì della prossima settimana nella riunione che si terrà al termine dell'Assemblea privata. Ma lo spoglio delle schede avverrà già lunedì mattina. La Giunta di Confindustria è rappresentata, in generale, secondo gli equilibri del sistema associativo nazionale. I venti rappresentanti della Piccola Industria che, secondo quanto si apprende, entreranno in Giunta per il biennio 2005-2007, sono: Paolo Angeletti, Mario Locatelli, Alberta Marniga, Romano Salvioni e Alberto Testa per la Lombardia, Maurizio Gallo e Franco Tasca per il Piemonte, Paolo Bastianello e Paolo Trovò per il Veneto, Giovanni Caffarelli per l'Emilia Romagna, Antonio Paci per la Toscana, Luigi Amedeo Antinori per le Marche, Gennaro Moccia per il Lazio, Vincenzo Boccia per la Campania, Paolo Piffer per il Trentino Alto Adige, Gianfranco Rados per il Friuli Venezia Giulia, Antonio Alunni per l'Umbria, Giuseppe Ruscitto per il Molise, Lucia Vallifuoco per la Sardegna e Fausto Aquino per la Calabria. A nominarli è stato il Consiglio Centrale della Piccola Industria nella seduta del 12 maggio.

Il 2005 sarà un economia a crescita zero. Sud in picchiata. Si salva solo l’agricoltura

20/05 Il 2005 per il sud sara' l'anno della recessione. A fronte di un Pil pari allo zero con cui si chiudera' l'anno in corso in Italia, per le regioni del Sud si preannuncia una riduzione del prodotto dello 0,5% mentre nel Centro-Nord si registrera' un trascurabile incremento dello 0,3% . Sono queste le previsioni del Report Sud elaborate da Fondazione Curella-Diste (in collaborazione con Banca della Nuova Terra) e presentato stamani presso l'Unione Industriali a l'Aquila. ''Per il secondo anno consecutivo, dunque'', sottolinea il presidente della Fondazione Curella, l'economista Pietro Busetta, ''si assisterebbe a un ulteriore aumento dei divari economici nei confronti delle regioni piu' ricche del Paese''. A tinte fosche anche la situazione del mercato del lavoro per il quale il 2005 non promette niente di buono poiche' esso sara' interessato da una flessione dello 0,5% dell'occupazione ed da un tasso di disoccupazione che restera' fermo al 15% medio. In questo scenario si inserisce la nota positiva dell'agricoltura che, anche per il 2005, secondo il Report, dovrebbe registrare un +2%, a fronte del macro incremento del 10,3% del 2004. Previsioni negative per il 2005 ancora una volta per l'industria in senso stretto con -2% che segna il terzo risultato negativo consecutivo (-1,2% nel 2003 e -2,5% nel 2004). Il 2005 per le costruzioni dovrebbe essere un anno di calo ma ancora con il segno piu' con l'1% di incremento. Le previsioni negative del 2005 arrivano dopo un anno decisamente al ribasso. Infatti, i consuntivi per il 2004 hanno visto una prevalenza di aspetti negatiti sintetizzati da una crescita del Pil del Mezzogiorno limitata allo 0,5%, a fronte dell'1,2% nazionale. Qualche notazione positiva arriva per l'export del Sud che ha fatto registrare nel 2004 un aumento del 7,1% che pero' e' stato fortemente controbilanciato da un aumento dell'import del 10,2% che ha fatto peggiorare il saldo della bilancia commerciale di oltre 1,5 miliardi di euro. Il maggior incremento dell'export si e' avuto in: Sardegna (+15,4%, Abruzzo +12,5% e Puglia +11,1%). Il peggiore risultato in : Campania (+1,5%). Sul versante del mercato del lavoro da registrare un 2004 caratterizzato da andamenti negativi con l'occupazione che ha registrato una flessione dello 0,4% contro un incremento a livello nazionale dello 0,7%. Di contro, il tasso di disoccupazione, per il quarto anno consecutivo, e' diminuito passando dal 22% del 1999 al 15% del 2004. ''Si tratta pero' di un dato sul quale contribuiscono'', afferma Busetta, ''fenomeni negativi per il contesto socio-economico locale, quali lo scoraggiamento dei potenziali lavoratori e l'emigrazione''. Le regioni dove il calo della disoccupazione e' stato piu' vistoso sono Sicilia (-2,9%) e Calabria (-2,2%) che, su base annua, si portano rispettivamente al 17,2% (il piu' alto tra le regioni del Sud) e a 14,3%. A livello settoriale va rilevato che il settore agricolo ha conseguito forti incrementi di produzione'' Tali incrementi comunque'', si legge nel Report, ''sono stati in buona parte annullati nel fatturato e dunque per i bilanci aziendali dalla contrazione dei prezzi alla produzione, che risulta superiore a quanto verificatosi nel resto del Paese. Difficilmente questo aumento dei volumi potra' essere replicato nel 2005''. Da registrare, per il settore, la lenta crescita degli agriturismi del Sud (incrementati di 229 unita' pari a +10,9%), la contrazione delle coltivazioni biologiche ma l'aumento degli allevamenti biologici. Per l'industria in senso stretto anche nel secondo semestre 2004 e' proseguita la fase sfavorevole. Il grado di utilizzo degli impianti e' stato del 71,9% con un picco negativo in Sicilia al 67,9% e positivo in Abruzzo con il 74,2%. In aumento le situazioni di crisi in quasi tutte le regioni. Per le costruzioni nel 2004 deciso aumento degli investimenti . I giudizi degli operatori bancari segnano il bello soprattutto in Abruzzo, Molise e Puglia. La stasi nelle altre regioni. Da registrare nel 2004 un incremento di ben il 47% del valore dei bandi per opere pubbliche a fronte di una contrazione del 19% del Nord e del 3% del Centro. Nel settore dei servizi l'evoluzione della produzione e' apparsa nel complesso stazionaria anche se differenziata a livello dei sottostanti comparti di attivita', avendo influito negativamente la debole dinamica dei consumi ed una stagione turistica risultata nel complesso abbastanza deludente. In particolare, nel commercio le vendite al dettaglio sono in calo ovunque. L'andamento dei consumi nel Mezzogiorno rilevato dall'indagine Diste-Fondazione Curella presso gli operatori bancari e relativa al periodo ottobre 2004-gennaio 2005, risulta stazionario o tutt'al piu' moderato in tutte le regioni fatta eccezione per la Sardegna, che registra un calo sia di beni durevoli sia di beni di consumo e l'Abruzzo che presenta consumi cedenti per i secondi. Per il turismo nel 2004 diminuiscono le presenze italiane e aumentano quelle straniere. Sono negative le prospettive per l'occupazione. Le principali regioni di destinazione per le vacanze lunghe sono: Calabria, Sardegna e Puglia. Nuovi divari si aprono pure nel settore ITC per il Mezzogiorno:le imprese con sito Web nel Sud sono solo il 43% contro il 50% in Italia ed il 68% in Europa; quelle con Intranet solo il 2% contro, rispettivamente il 4 ed il 10 %. Solo 2 imprese meridionali su 100 vendono on line (4 in tutt'Italia e 10 nell' UE media); la spesa per Ricerca e sviluppo in percentuale sul PIL e' solo lo 0,8% nel Sud mentre e' l'1% in Italia e 1,8% in Unione Europea; la spesa per occupato e' pari a solo 500 euro, contro gli 880 euro della media Italia. Il contributo al PIL del settore ITC e' pari a 28.300 milioni di euro nel Centro Nord e solo 6.400 milioni di euro nel Sud e nelle Isole.

Presentato rapporto Confesercenti sulla criminalità: un giro da’affari di 71 mld

19/05 La crisi economia indebolisce le imprese ma ingrassa la criminalita' organizzata: presi alla gola da calo dei consumi, tasse, tariffe locali e costi di gestione gli imprenditori in difficolta' arrivano a pagare fino al 150% annuo di interessi sui prestiti contro il 120% dell'anno scorso. Il giro d'affari complessivo di usura, racket, furti, rapine, truffe, contrabbando, abusivismo e cybercrime supera i 71 miliardi di euro e colpisce non solo commercio, ristorazione e servizi, ma anche l'agricoltura, la pesca, la gestione dei rifiuti e i lavori pubblici. E' un panorama nero quello contenuto nell' VIII Rapporto Sos Impresa 'Le mani della criminalita' sulle imprese', presenti il presidente nazionale di Confesercenti Marco Venturi, il sottosegretario del ministero degli Interni Alfredo Mantovano, il capogruppo Ds alla Camera Luciano Violante, il presidente di Sos Impresa Lino Busa' e il presidente onorario Fai Tano Grasso, oltre a imprenditori che hanno testimoniato di essere stati vittime di minacce ed estorsioni.
- Le Estorsioni - Ogni attivita' economico-imprenditoriale - si legge nel rapporto - viene 'avvicinata' dai 'signori del pizzo' con il volto della collusione, piuttosto che con quello spietato dela minaccia; insomma la richiesta del 'pizzo' e' diventata 'soft' ma non per questo e' meno opprimente e generalizzata: anzi, con l'avvento dell'euro c'e' stato un aumento del denaro richiesto e i soldi versati nelle casse della criminalita' si aggirano sui 6 mld di euro. Il 'pizzo' e' un fenomeno diffuso nelle grandi citta' metropolitane del sud: in Sicilia sono colpiti l'80% dei negozi di Catania e Palermo; lo pagano il 70% delle imprese di Reggio Calabria, il 50% di quelle di Napoli, del nord barese e del foggiano con punte che toccano la quasi totalita' delle attivita' commerciali, della ristorazione e dell'edilizia. In queste zone - stando al rapporto - a non pagare il 'pizzo' sono le imprese gia' di proprieta' dei mafiosi. Si e' giunti al punto che gli ambulanti abusivi di un mercato di Napoli hanno scioperato contro l'aumento della 'tangente' salita a 100 euro la settimana per ciascuna bancarella a fronte dei 20 euro pagati fino a dicembre
-La Geografia Delle Denunce - Il fenomeno dell'estorsione e' radicato in quattro regioni: Puglia, Campania, Calabria e Sicilia che da sole superano il 54% dei procedimenti aperti. In altre regioni come Lombardia e Piemonte si segnala un trend in crescita. Tra i procedimenti aperti nel corso dell'ultimo triennio riguardanti l'andamento delle denunce, emerge un trend di crescita importante nella citta' di Napoli. Di segno diverso e negativo il numero delle denunce provenienti dalla Sicilia.
-La Tassa Della Mafia,I Boss In Gonnella,I 'Picciriddi' D'onore- Tra le curiosita' segnalate dal rapporto anche il fatto che non mancano casi in cui sono gli imprenditori, in procinto di aprire una nuova attivita', a cercare il 'mafioso' per mettersi in regola, magari concordando la modalita' di riscossione del 'pizzo'. Il rapporto segnala anche come ci sia stato, in questi ultimi anni, un ricambio generazionale in gran parte determinato dall'arresto dei capi storici che ha comportato da un lato la promozione a 'capo' di molte donne dei boss finiti in galera e dall'altro un forte abbassamento dell'eta' media degli estorsori, fino al coinvolgimento di minorenni. I numeri della criminalita' minorile registrano un continuo aumento soprattutto in Sicilia. I giovani estorsori risultano anche piu' pericolosi degli adulti: non perseguono una 'carriera criminale' costruita con pazienza e capacita' di mediazione e vogliono tutto e subito, minacciando le vittime e perpetrando violenze.
-L'usura - Dal 2000 ad oggi sono state 357.000 le attivita' commerciali che hanno chiuso i battenti e di queste un 30% deve la chiusura ad un forte indebitamento e all'usura. Quattro i settori del dettaglio in cui il rischio usura ha toccato l'allarme rosso: alimentari, calzature, fiori e mobili. Cresce anche il numero dei commercianti in attivita' coinvolti in rapporti usurari, oggi stimati in 150 mila per oltre 450 mila posizioni debitorie, di cui almeno 50 mila con associazioni per delinquere di tipo mafioso finalizzate all'usura. Tra le regioni italiane, il Lazio e' la piu' esposta a rischio usura. L'usuraio e' in prevalenza uomo (92%) maturo, d'eta' compresa tra i 41 e i 53 anni, nato nell'Italia meridionale (66%). Ufficialmente e' imprenditore, ma data l'eta' molti sono i pensionati; tutti dichiarano un reddito basso e un 5% e' addirittura nullafacente. Vittime e carnefici frequentano gli stessi ambienti economici e sociali e hanno in comune eta', regioni di provenienza e attivita'. I tassi di interesse sono ulteriormente lievitati negli ultimi anni e al nord toccano il 20% mensile. Spesso la vittima intrattiene 2-3 rapporti usurai contemporaneamente.
-Legge Cirielli - Un paragrafo del rapporto e' dedicato alla proposta di legge comunemente nota come ex-Cirielli o salva-Previti con la quale l'impunita' sarebbe 'garantita'.
-Criminalita' Su Strada - Nel 2004 i furti sono cresciuti superando 1.352.000 con un incremento rispetto al 2003 di 30 mila. Gran parte di questi si sono svolti negli appartamenti e nei negozi, con 90 mila furti all'anno. Ogni giorno piu' di 360 negozi sono visitati da malviventi con un danno medio di circa 7 mila euro pro-capite. E' pari a 1,6 mld il valore delle merci e del denaro sottratto agli imprenditori ogni anno. Tra il 2002 e il 2003 le truffe sono passate da 54mila a 187 mila. Il fatturato del contrabbando oscilla tra i 600 milioni e 1,5 mld di euro. In Italia 12 milioni di cd e 1 di musicassette dei 35 milioni venduti nel 2004 provenivano dal mercato nero, il 90% e' prodotto in Campania. A livello mondiale la merce contraffatta rappresenta il 36% del mercato; nella sola Europa il giro d'affari e' di 4,5 mld di euro l'anno e in Italia 55 mln.

Principe, in Assindustria con De Rango e Callipo: "Serve icrementare la ricerca" per lo sviluppo della Calabria.

18/05 L’Assessore regionale alla Cultura, all’Università e alla New Economy, On. Sandro Principe, ha incontrato questa mattina, presso la sede dell’ Assindustria di Cosenza, il Comitato di Presidenza della Federazione Regionale degli industriali calabresi. Raffaele De Rango, presidente degli industriali della Provincia di Cosenza, ha fatto gli onori di casa, introducendo i lavori della riunione. Dopo i saluti di rito, De Rango ha illustrato in estrema sintesi la situazione generale di crisi in cui versa la Calabria, sottolineando l’enorme gap economico-culturale che la divide dalle regioni del Nord e dalle altre regioni meridionali. Il Presidente degli industriali cosentini ha poi snocciolato, uno dopo l’altro, i tanti problemi che bloccano lo sviluppo della Calabria, parlando di infrastrutture insufficienti ed inadeguate, di bassissima qualità dei servizi pubblici di base, di una esportazione completamente isolata e si è ampiamente soffermato sull’illegalità diffusa e sui problemi annosi che affliggono una giustizia troppo lenta ed ingolfata.
Nel corso del suo intervento, il Presidente De Rango non ha poi mancato di sottolineare le storture di un sistema creditizio regionale, in cui le banche svolgono spesso solo una funzione di drenaggio del denaro, che viene reinvestito altrove, sollecitando l’immediato avvio di Fincalabra.
De Rango, infine, si è detto assai compiaciuto dell’incontro odierno e sicuro dell’apporto positivo che l’Assessore Principe saprà profondere per contribuire a risollevare le sorti della Calabria.
Sulla stessa lunghezza d’onda il Presidente Regionale degli industriali calabresi, Pippo Callipo, che ha voluto, tra l’altro, esprimere all’On. Principe i propri sentimenti di stima e di affetto, peraltro da sempre nutriti nei suoi confronti.
Callipo ha, quindi, manifestato l’esigenza di invertire finalmente rotta in Calabria.
“Il cambiamento -ha affermato il Presidente regionale degli industriali calabresi- deve investire soprattutto la gestione della cosa pubblica, che deve essere più corretta e sempre più priva di ogni discrezionalità”.
Per Pippo Callipo, inoltre, occorre offrire un forte sostegno alle imprese già presenti sul territorio e, nel contempo, formare nuove figure professionali, realmente utili alle aziende.
A tal proposito Callipo ha proposto l’istituzione di una serie di stages formativi qualificati, per poche persone ed a breve termine, all’interno delle aziende.
Un sistema, quest’ultimo, che potrebbe essere in grado di offrire serie opportunità di lavoro a molti giovani.
L’incontro è stato concluso dall’On.Sandro Principe che, seppur non eludendo sul piano del confronto, le tante problematiche emerse nel corso della discussione, ha voluto dare una specificità all’incontro, annunciando, tra l’altro, la presentazione, nei prossimi giorni, di un progetto di legge per sostenere e valorizzare il sistema universitario.
Per Sandro Principe, infatti, per rendere produttivo il sistema imprenditoriale calabrese bisogna puntare sulle nuove tecnologie e sulla ricerca applicata.
Secondo l’Assessore regionale alla Cultura è inutile continuare ad investire nei settori tradizionali, che pure devono continuare ad essere incentivati e sostenuti, perché essi hanno non solo esaurito la loro spinta propulsiva, ma sono anche messi in difficoltà da una forte e massiccia concorrenza da parte di altri Paesi.
Convinto, però, che la Calabria non può rinunciare ad un avvenire industriale, l’Assessore regionale alla New Economy ha individuato nel legame tra il mondo universitario e quello della produzione le fondamenta su cui costruire nuovi ed importanti processi di sviluppo.
“Dobbiamo mettere il sistema universitario nelle condizioni di crescere ancora e fare in modo che l’Alta Formazione sia legata costantemente al mondo della produzione- ha affermato Principe- Questi due mondi, coordinati con la politica, per quanto riguarda la scelta degli indirizzi, devono lavorare gomito a gomito per ottenere grandi risultati”.
L’On. Sandro Principe ha annunciato, infine, l’avvio a breve di un pacchetto di interventi, in modo che, da subito, ricerca applicata, alta tecnologia e sistema universitario siano messi al servizio dello sviluppo della Calabria, in sinergia con le imprese, per creare nuovi posti di lavoro.

Confindustria incontra i sindacati. Si è parlato dello sviluppo del Mezzogiorno

12/05 Nell'incontro avuto nella giornata di oggi tra il Vicepresidente per il Mezzogiorno di Confindustria, Ettore Artioli e i segretari confederali di CGIL CISL e UIL, Nerozzi, Bonanni e Pirani, si è fatto il punto sulla questione dello sviluppo delle aree meridionali anche alla luce della gravità della situazione economica evidenziata oggi dai dati diffusi sul negativo andamento del Pil. Lo si apprende da una nota sindacale. "In un quadro di difficoltà complessiva del sistema economico del Paese -si legge- non si giustifica la fase di stallo e la mancanza di un confronto tra Governo e parti sociali sulle indicazioni contenute dall'accordo siglato qualche mese fa da sindacati, Confindustria e l'insieme delle associazioni datoriali sul Sud. Cgil, Cisl , Uil chiedono al Governo misure immediate per favorire investimenti per creare nuovi posti di lavoro, anche attraverso fiscalità di vantaggio, e una decisa svolta nella realizzazione di infrastrutture sbloccando immediatamente le risorse destinate all'Anas per proseguire i lavori sulla Salerno- Reggio Calabria. Cgil, Cisl e Uil, sulle questioni dello sviluppo del Sud, hanno anche chiesto l'apertura di un confronto con il Coordinamento dei Governatori delle Regioni del Mezzogiorno". Nel corso dell'incontro Cgil, Cisl, Uil, inoltre, hanno espresso contrarietà rispetto alle ripetute ed ingiustificate prese di posizione della Confindustria sul contratto del pubblico impiego che rischiano di compromettere le relazioni intercorse finora con la Confederazione degli industriali. L' Associazione degli imprenditori non può pensare infatti di indebolire il ruolo e la funzione primaria del sindacato che è quella di stipulare i contratti di lavoro nel settore pubblico e privato. Cgil-Cisl-Uil hanno incontrato oggi anche il Ministro delle politiche di sviluppo e coesione territoriale, on. Gianfranco Miccichè. Dall'incontro con il ministro Miccichè, prosegue la nota sindacale, "si ricava la conferma di tutte le nostre preoccupazioni rispetto al rischio di una forte riduzione dei fondi strutturali europei, che determinerebbe conseguenze devastanti per le quattro regioni del Mezzogiorno d'Italia che permangono nell'obiettivo 1 (Sardegna e Basilicata , com'è noto sono già fuoruscite ), specialmente nella fase di recessione economica che è testimoniata dalla diminuzione di mezzo punto del PIL italiano. I sindacati hanno chiesto che il Governo rispetti gli impegni assunti in ordine al mantenimento della quota di risorse europee destinate alle regioni meridionali ed attiveranno le iniziative necessarie a tutti i livelli nazionali e dell'Unione Europea.

Quattro miliardi e mezzo di euro dal PON Trasporti 2000-2006 per il Mezzogiorno

10/05 Potenziare il sistema delle infrastrutture nelle regioni del Sud Italia per garantire spostamenti piu' veloci e piu' sicuri sul territorio, attraverso la realizzazione di nuovi collegamenti e il rafforzamento di connessioni esistenti, ma soprattutto migliorare le condizioni di contesto necessarie ad incrementare lo sviluppo socioeconomico, la competitivita', la produttivita' e la qualita' della vita nelle aree del Meridione. In questo disegno strategico si inquadra il Programma Operativo Nazionale (PON) Trasporti 2000-2006, che intende dotare di un moderno sistema integrato di trasporti le Regioni che rientrano nell'Obiettivo 1 del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) 2000-2006 dell'Unione Europea, vale a dire Campania, Calabria, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Parola chiave nelle scelte del PON Trasporti e' "integrazione" tra la politica nazionale e regionale dei trasporti e quella europea; tra le strategie della mobilita' e lo sviluppo territoriale; tra i diversi tipi di infrastrutture e le diverse modalita' di trasporto; tra le infrastrutture e i servizi per il trasporto multimodale. La dotazione finanziaria del PON Trasporti ammonta a 4.520 milioni di euro, di cui 4.280 milioni di euro derivano dallo stanziamento iniziale, fissato
all'approvazione del Programma da parte della Commissione Europea; mentre 240 milioni di euro sono risorse aggiuntive acquisite dal Programma in seguito alla attribuzione di ulteriori fondi (il cosiddetto meccanismo di "premialita'").

Loiero: “Bisogna rilanciare il patto tra imprese e forze sociali”

09/05 ''Noi pensiamo ad uno sviluppo in cui le imprese siano davvero protagoniste rilanciando il patto, eluso negli ultimi anni, con le forze sociali rispetto al quale la politica ha solo il compito di vigilare'''. Lo ha detto Agazio Loiero, presidente della Giunta regionale intervenendo a Catanzaro alla Giornata dell' Economia promossa dalla Camera di Commercio. ''Lo sviluppo - ha aggiunto Loiero - deve essere anche e soprattutto di qualita' e deve liberarsi da quegli aspetti insani e non controllati che lo caratterizzano, in alcuni casi, anche nelle nostre realta'. Per molti versi, infatti, quello che si delinea e' uno sviluppo come quello della Colombia''. ''C' e' una criminalita' - ha detto ancora Loiero - che schiaccia l' impresa, per questo bisogna lavorare per creare modelli di sviluppo sani. Come Regione vogliamo farci carico di questi temi che sono stati trascurati in passato''.

Sulle fondazioni bancarie la prima battaglia della rete dei Governatori del Sud

05/05 E' sulle Fondazioni bancarie la prima battaglia congiunta dei governatori del Sud. In un documento inviato al Governo, i presidenti delle otto Regioni propongono una riforma normativa per far slittare di almeno un anno la scadenza del 2005 entro la quale la legge impone alla Fondazioni bancarie di cedere le residue partecipazioni nel mondo creditizio con uno sgravio fiscale sulle plusvalenze stimato in 2 miliardi di euro ai valori di Borsa attuali. La richiesta riguarda anche una conferma degli sgravi fiscali sulle plusvalenze per tutte le Fondazioni e una loro ripatrimonializzazione, con il ricavato degli sgravi, che sposti l'attenzione sulle realta' del Sud. Il documento porta la firma dei presidenti delle Regioni del Mezzogiorno, Ottaviano Del Turco (Abruzzo), Vito De Filippo (Basilicata), Agazio Loiero (Calabria), Antonio Bassolino (Campania), Michele Iorio (Molise), Nichi Vendola (Puglia), Renato Soru (Sardegna) e Salvatore Cuffaro (Sicilia). Lo slittamento della scadenza del 2005 viene chiesto ''per consentire alle Fondazioni di cogliere il miglior momento di mercato per cedere le proprie partecipazioni''. Lo sgravio, secondo l'attuale previsione, ''andrebbe - sostiene il fronte dei governatori - a totale vantaggio delle fondazioni del CentroNord ed in particolare di quelle che hanno quote in grandi banche nazionali (Unicredit, Intesa, Sanpaolo e Capitalia)''. I presidenti di Regione del Sud evidenziano anche che ''nonostante l'impegno dell'Acri con il 'Progetto Sud', attualmente il 97% delle erogazioni delle Fondazioni avviene a vantaggio del CentroNord, finanziando spese nel campo della sanita', ricerca, istruzione, cultura e assistenza per oltre 1,1 miliardi di euro all'anno, spese che nel Mezzogiorno restano a completo carico degli enti territoriali ed in primis delle Regioni''. I governatori meridionali propongono che la riforma da loro auspicata ''confermi gli sgravi fiscali sulle plusvalenze per il sistema delle 88 fondazioni di origine bancaria'' e che il ricavato di tali sgravi fiscali ''vada a ripatrimonializzare le fondazioni esistenti cosi' come quelle in corso di formazione nelle Regioni del Mezzogiorno in proporzione alla popolazione dell'area territoriale di riferimento''.

Acri (Legautonomie) “Amministratori costretti a giri di vite per l’aumento della pressione fiscale (+20%)”

03/05 ''Tra il 2002 e il 2003 gli amministratori calabresi sono stati costretti ad un ulteriore giro di vite sulla pressione fiscale sui cittadini che e' passata dai 283,50 euro pro capite ai 340,51, con un aumento del 20% secco in un solo anno''. Lo sostiene in una nota Antonio Acri, presidente di Legautonomie Calabria. ''Il quadro fornito dall' Istat sulla rilevazione rapida dei consuntivi dei Comuni anno 2003 - prosegue Acri - conferma le nostre documentate preoccupazione sulla tenuta dei conti economici degli enti locali calabresi. Gia' questo dato basta per fare giustizia su banali e ricorrenti giustificazioni di chi pensa che si possa tagliare al centro senza che la periferia, i cittadini, ne risentano''. A detta del presidente di Legautonomie Calabria, inoltre, ''che l' azione degli amministratori locali calabresi e' stata proficua lo dimostra un dato storico: per la prima volta l' autonomia finanziaria dei comuni calabresi ha doppiato la soglia del 50% (52,20 per l' esattezza), un dato tuttavia ben lontano dalla media nazionale che si attesta sul 71%. Cosi' come ancora insufficiente, nonostante la crescita di ben sette punti, e' il grado di autonomia impositiva (35,5% in Calabria contro il 50,1% della media nazionale) e l' incidenza del personale che si mantiene elevata se si considera che assorbe un terzo del bilancio di un comune medio calabrese e che in Calabria le spese per beni e servizi sono quasi pari a quelle per il solo personale''. ''I dati confermano che la sperequazione tra sud e nord non e' una invenzione e i Comuni calabresi sono al penultimo posto per risorse di spesa, appena 610 euro pro capite - conclude Acri - cio' dimostra che il problema del riequilibrio, della perequazione dell' economia locale non e' una invenzione, ma una necessita' per consentire agli amministratori di dare risposte alle proprie comunita'''.

Finanziati i fondi per la nuova azienda alimentare italo/giapponese di San Marco Argentano

03/05 Una azienda della provincia di Cosenza, la Vegitalia di San Marco Argentano, controllata per oltre il 25% dalla societa' giapponese Cagome Co Ltd, e' stata ammessa ad un finanziamento per la realizzazione di uno stabilimento per la produzione di alimenti precotti e surgelati. La notizia del finanziamento e' stata resa nota stamane dal sottosegretario alle attivita' Produttive, Giuseppe Galati, nell'ambito del simposio Italo-Giapponese di Economia e Cultura svoltosi a Roma. Il finanziamento, per un importo di 32 milioni di euro, prevede la creazione di 217 posti di lavoro ed e' reso possibile attraverso un progetto pilota di localizzazione, previsto dal programma pluriennale per l'attrazione di investimenti e partnership straniere in Italia. ''Prodotti tipici del Sud - ha detto Galati - saranno trasformati e commercializzati da una primaria azienda conserviera a capitale misto italo-giapponese, con un management variegato, che sapra' dare un imprimatur diverso, innovativo. Non solo, un modo nuovo di pensare e progettare insieme, di investire nei reciproci Paesi, di diffondere produzioni e sapori dell' Italia nel paese del Sol Levante. Contratti di localizzazione come questo possono essere co-finanziati nei settori manifatturiero, dell' energia rinnovabile, dei servizi e del turismo. Un settore quest'ultimo di particolare interesse, basti pensare alla presenza turistica giapponese in Italia, seconda solo a quella statunitense. Il trend degli ultimi anni ha visto una media di oltre un milione e mezzo di arrivi dal Giappone, con una presenza media di oltre tre milioni di Giapponesi''. ''Come non pensare - ha concluso Galati - a realizzare insieme spazi, luoghi e format idonei a garantire ad amici che giungono da cosi' lontano il piacere di conoscere tutto il nostro Paese e non solo le quattro citta' d' arte. Questa e' un' idea che mi piace, soprattutto perche' penso che il turismo sia una tappa davvero fondamentale per il rilancio del nostro Paese, dalle potenzialita' pressoche' illimitate''.

Calabria maglia nera per la crescita economica nel 2005

03/05 Saranno la Val d'Aosta (+1,6% sul 2004), il Trentino Alto Adige e l'Abruzzo (+1,4% per entrambe) le regioni italiane che registreranno il tasso di crescita economica maggiore nel 2005. A sostenerlo e' il centro studi di Unioncamere nel rapporto 'Scenari delle economie locali' che verra' presentato il prossimo 9 maggio in occasione della 3/a Giornata dell'Economia.
- PIL: Alle spalle di questo terzetto - secondo la ricerca - si dovrebbero piazzare, con un tasso dell'1,3%, la Lombardia, il Veneto, la Liguria ed il Molise, mentre la maglia-nera della crescita 2005 dovrebbe essere indossata da Friuli Venezia Giulia, Calabria e Basilicata, che non dovrebbero registrare un avanzamento del Pil maggiore dello 0,8%. Sempre in termini di prodotto interno lordo - segnale il centro studi di Unioncamere - ''le regioni delle 2 ripartizioni del Nord registreranno un incremento al di sopra della media nazionale (tra il +1,2% ed il +1,3%). Poco al di sotto si posizioneranno il Centro (+1,1%) ed il Mezzogiorno (1,0%)''.
- ESPORTAZIONI: Per cio' che riguarda le vendite oltre confine Unioncamere colloca la Liguria, con un +10,0% sul 2004, in testa alla classifica delle regioni che nel 2005 registreranno gli incrementi maggiori. Dietro la Liguria dovrebbero 'piazzarsi' il Trentino Alto Adige (+7,3%) e la Puglia (+7,3%). Di contro le regioni in cui l'attivita' di export dovrebbe far registrare un incremento minore, dovrebbero essere la Val d'Aosta (ferma ad un +1,9%), l'Abruzzo (+2,0%) e la Basilicata (+3,7%).
- SPESA FAMIGLIE: Secondo Unioncamere l'incremento della spesa globale delle famiglie italiane, quest'anno, si attestera' ad un +1,2%, stesso valore del 2004. Le regioni che dovrebbero superare questa soglia sono le Marche (+1,7%), l'Umbria (+1,6%), la Lombardia ed il Friuli Venezia Giulia (+1,4%) e il Trentino Alto Adige, il Veneto, l'Emilia Romagna, il Lazio, l'Abruzzo e la Sicilia, che dovrebbero registrare un +1,3%.
- INVESTIMENTI IN MACCHINARI E IMPIANTI: A guidare la classifica in termini di incremento di questi investimenti, quest'anno dovrebbero essere l'Abruzzo (+4,7%), il Molise (+4,5%) e la Sicilia (+4,0%). A seguire dovrebbero esserci le marche (+3,4%), la Campania (+3,3%) e la Puglia (+3,0%). Gli ultimi posti dovrebbero invece essere appannaggio della val d'Aosta, unica regione a fare un passo indietro (-0,9% sul 2004), la Liguria (+0,8%) e la Basilicata (+1,4%).
- OCCUPAZIONE: Secondo Unioncamere nel 2005 il ritmo di crescita dei posti di lavoro ''subira' un lieve rallentamento (+0,5% dopo il +0,8% dello scorso anno). In media con la previsione dell'Italia sono Nord-Est, Centro e Mezzogiorno, mentre solo nel Nord-Ovest l'occupazione dovrebbe crescere ad un ritmo pari a +0,4%''. Molise (+1,0%) e Sardegna (+0,9%) saranno le regioni in cui l'occupazione crescera' di piu'. Nulla la crescita in Sicilia (0,0%). Ecco di seguito una tabella con le previsioni di crescita percentuale del Pil nelle regioni italiane secondo il centro studi di Unioncamere:

REGIONE

2005

2004

--------------

------

-------------

Piemonte

1,2

1,3

Val d'Aosta

1,6

1,5

Lombardia

1,3

1,2

Trentino Alto Adige

1,4

1,5

Veneto

1,3

1,2

Friuli Venezia Giulia

0,8

1,1

Liguria

1,3

1,1

Emilia Romagna

1,2

1,4

Toscana

1,1

1,3

Umbria

1

1,7

Marche

0,9

1,3

Lazio

1,1

0,9

Abruzzo

1,4

0,7

Molise

1,3

1,1

Campania

1

0,9

Basilicata

0,8

1

Calabria

0,8

1,1

Sicilia

1

0,7

Sardegna

1

1,1

--------------

------

--------------

Italia

1,2

1,2

 

Convenzione tra BCC Mediocrati ed Agenzia delle Entrate per i rimborsi Iva

03/05 Una convenzione che consentira' l' anticipazione dei rimborsi Iva in conto fiscale permettendo cosi', alle imprese, l' accesso nuove formule di finanziamento e' stata sottoscritta tra l' Agenzia delle Entrate e la Banca di Credito Cooperativo Mediocrati. Il plafond complessivo stanziato dalla Banca di Credito Cooperativo Mediocrati sara' inizialmente pari a tre milioni di euro annui e sara' rotativo rispetto alle erogazioni. L' intesa - e' detto in un comunicato - s' inserisce nel contesto del piu' ampio protocollo di intesa siglato lo scorso 12 gennaio scorso da Abi, Confindustria e Amministrazione fiscale. ''Attraverso la convenzione - e' scritto nel testo - le aziende otterranno, dopo una valutazione del loro merito creditizio, un' anticipazione finanziaria fino al 90% del credito, accertato e certificato nella sua consistenza dall' Agenzia delle Entrate, a tassi di interesse ridotti rispetto alle normali condizioni di mercato. La convenzione contiene, peraltro, una forte innovazione rispetto ad altre forme di finanziamento laddove, tale affidamento, verra' considerato di norma come una linea di fido aggiuntiva e non sostitutiva di quelle gia' concesse sotto altre forme. Tale innovazione - riporta la nota - consentira' di non sottrarre all' impresa liquidita' finanziaria nella normale operativita', anzi produrra' nell' immediato nuova finanza per generare investimenti che, agendo come volano, consentiranno un' ulteriore crescita del tessuto imprenditoriale del Paese''.

Convenzione tra Agenzia delle Entrate e Comune di Altomonte per l’ICI

02/05 Una convenzione che consente il pagamento dell' Ici anche tramite il modello F24 e' stata sottoscritta tra la Direzione regionale della Calabria dell' Agenzia delle Entrate e il Comune di Altomonte. ''Anche i cittadini di questo Comune - e' detto in un comunicato dell' Agenzia delle entrate - potranno usufruire dei vantaggi di questo sistema di versamento gratuito, effettuabile presso gli sportelli postali e bancari, i concessionari della riscossione ed anche attraverso Internet per chi ha un conto corrente bancario presso uno degli Istituti convenzionati con l' Agenzia delle Entrate. Con il modello F24, i contribuenti potranno, inoltre, compensare l' Ici con i crediti d' imposta di altra natura evitando l' attesa di eventuali rimborsi''. La convenzione durera' fino al 31 dicembre 2007 e consentira' al Comune di Altomonte di disporre in tempi brevi degli importi riscossi e dei relativi flussi informativi che permetteranno la gestione piu' agevole della liquidazione e dell' accertamento del tributo. ''Attualmente, oltre ad Altomonte, - e' detto nel comunicato - sono nove i comuni calabresi che hanno sottoscritto analoga convenzione: Maida, Montalto Uffugo, Reggio Calabria, Marina di Gioiosa Jonica, Montebello Jonico, Sant' Alessio in Aspromonte, Scilla, Villa San Giovanni e Soriano Calabro''.

Le spiagge italiane nuova ricchezza. Ma c’è l’emergenza dell’erosione, soprattutto in Calabria

28/04 le spiagge italiane diventano sempre più una nuova ricchezza. Nel borsino dei beni sta nascendo infatti una sorta di economia della spiaggia testimoniata da chi e' abituato a fare i conti. E la sabbia, nella corsa ai ricavi, sta diventando il nuovo oro nazionale. Peccato che il castello rischi di crollare sotto l'emergenza erosione. Negli ultimi anni, secondo l' Osservatorio sull'erosione delle coste, gli attacchi ai litorali sono costati perdite per 5 miliardi di euro, circa lo 0,5% del Pil pari a ben 4 milioni di metri quadrati di spiagge scomparsi. Di qui l'importanza, economica, oltre che paesaggistica, di ridare sabbia agli arenili nazionali visto che ogni metro quadrato di spiaggia produce in media 1.200 euro, secondo calcoli dell'Osservatorio. Senza contare i risultati in termini di redditivita' dell'intervento di ripristino delle spiagge: in media, riferisce l'Osservatorio, ''per ogni euro investito nel ripascimento delle spiagge si ottiene un ritorno di 100-150 euro nei primi anni''. La ricostruzione di una spiaggia di 100mila metri quadrati genera, ancora secondo i calcoli dell'Osservatorio, un valore di 3 milioni di euro per le sole attivita' di spiaggia mentre con l'indotto si arriva a 100 milioni di euro l'anno. ''L'Italia e' il Paese piu' a rischio della Comunita' Europea per il fenomeno dell'erosione delle coste - dicono il presidente dell'Osservatorio, Umberto Antonelli, e il dir. scientifico, Diego Paltrinieri - come confermato dal recente studio della Commissione Europea denominato 'Eurosion'''. Una situazione talmente grave che lo stesso Ministro dell'Ambiente, Matteoli, ricordano i responsabili dell'Osservatorio ''ha definito 'una vera e propria emergenza nazionale, sia per gli aspetti ambientali e paesaggistici, sia per l'economia nazionale'''. Dal canto suo, il ministero dell'Ambiente ha istituito un gruppo di lavoro ad hoc sulle spiagge per definire un documento che ha come fine l'individuazione di interventi anti-erosione mentre l'Icram, l'istituto scientifico del ministero, ha messo in mare il pronto soccorso anti-erosione. La nave Astrea, salpata a fine marzo per la campagna 2005, quest'anno dedica buona parte della ricerca scientifica alla ricognizione dei fondali per esaminare le sabbie sommerse destinate alla ricostruzione delle spiagge colpite dall'erosione marina. Oltre ai vantaggi economici, ricostituire le aree di spiagge erose porta altri due vantaggi, sottolinea l'Osservatorio coste, che nessun altro tipo di intervento di protezione costiera potra' mai dare: il corretto ripascimento delle spiagge con sabbie sottomarine - le piu' adatte e consone per dimensione e aspetto - consente di ricostituire la spiaggia sommersa erosa, che e' la vera e strutturale opera di difesa contro l'erosione marina; il ripascimento delle coste permette di ricreare ambienti e paesaggi costieri scomparsi o in via di estinzione, che sono un patrimonio comune ed un valore aggiunto per le nuove e future frontiere del turismo sostenibile. Urbanizzazioni lungo i corsi dei fiumi, cementificazione degli argini, disboscamenti e altri interventi dovuti all'uomo hanno colpito duramente l'equilibrio delle aree costiere, secondo l'analisi degli esperti, determinando la scomparsa di intere popolazioni di uccelli marini e di molluschi. E se in Calabria sono gia' in forte erosione 415 km su 699, in Molise addirittura 28 km su 31 e in Abruzzo 66 su 139. Non va meglio nel Lazio (122 su 351) e in Campania (105 su 459). In tal senso, conclude l'Osservatorio, ''e' fondamentale programmare interventi-investimenti di ampio respiro, che permettano finalmente il rilancio del turismo balneare e cioe' della prima industria nazionale italiana, che, unitamente al nostro patrimonio artistico e culturale, determinano l'immagine e la ricchezza del nostro Paese''.

Secondo l’ISTAT aumentano i tributi e diminuiscono i trasferimenti verso i Comuni. Nel 2003 tagli del 13%

28/04 Le entrate complessive accertate dai Comuni nel 2003 sono stimate in 83 miliardi di euro, in aumento del 5,6% rispetto al 2002. All'interno di questo capitolo, la voce piu' cospicua sono le entrate tributarie, aumentate in modo consistente (+11,3% rispetto al 2002) a scapito dei contributi e dei trasferimenti in netta diminuzione (-13% rispetto al 2002). Sono le coordinate generali della finanza comunale rilevate dall'indagine condotta dall'Istat attraverso una procedura campionaria delle informazioni che consente di ottenere dati provvisori con un margine di errore che lo stesso istituto quantifica nel 5%. All'ammontare delle entrate accertate hanno contribuito per il 59,3% le entrate correnti, per il 27,9% le entrate in conto capitale e per il rimanente 12,8% le entrate derivanti da accensioni di prestiti. Rispetto al 2002, crescono del 5,6% gli accertamenti, ma solo del 2,5% le riscossioni.
Queste voci, ripartite per aree geografiche, segnalano che il maggior aumento delle entrate tributarie e' stato registrato fra i Comuni del Nord-Ovest (dal 52,3 al 57,6%), seguiti da quelli del Mezzogiorno (dal 34,4 al 39,3%), del Nord-Est (dal 48,5 al 52,5%) e dal Centro (dal 49,9 al 53,5%).

- NEL NORD PIU' TRIBUTI E MENO TRASFERIMENTI
Sono sempre i Comuni delle aree geografiche del Nord a manifestare maggiore autonomia dai trasferimenti erariali: infatti - secondo l'Istat - nei Comuni delle regioni settentrionali e centrali prevalgono le entrate tributarie e il loro peso rispetto al totale delle entrate correnti si colloca al di sopra del valore medio nazionale (con l'eccezione dei Comuni dell'Umbria). In questo quadro, fanno eccezione i Comuni delle regioni a statuto speciale, nelle cui entrate correnti la voce decisiva e' quella dei contributi e dei trasferimenti.

- IN LIGURIA LE ENTRATE TRIBUTARIE PRO-CAPITE PIU' ALTE
L'indagine Istat individua alcune classi di Comuni per ampiezza demografica, questo perche' il complesso dei servizi erogati in una grande area urbana e' diverso, per quantita' e qualita', rispetto ai piccoli Comuni. Le entrate correnti, a livello nazionale, e' stato pari nel 2003 a 849,91 euro per abitante. Considerati i soli Comuni con piu' di 60 mila abitanti, il dato aumenta a 1.104,62 euro. Gli stessi dati registrano variazioni significative nelle diverse Regioni, e soprattutto all'interno delle diverse aree geografiche che perdono il tratto di omogeneita' del passato. Cosi', per esempio, nel Nord si passa da entrate tributarie pro-capite per 723,71 euro della Liguria, ai 450,48 pro-capite del Veneto. Fra le regioni speciali spetta alla Valle d'Aosta il valore pro-capite piu' elevato (404,46) mentre la provincia di Bolzano registra il valore piu' basso in assoluto (229,39), finanche della Sicilia (231,88) e della Calabria (231,88).

- IN 2003 STABILE DISTRIBUZIONE SPESA NEL TERRITORIO
Gli impegni complessivi di spesa dei Comuni nel 2003 sono stati stimati in 83.655 milioni di euro. All'interno di questo capitolo, i pagamenti ammontano a 73.991 milioni di euro, di cui 49.288 in conto competenza con una capacita' di spesa pari al 58,9%. Gli impegni di spesa corrente ammontano a 45.566 milioni, a fronte di 33.689 milioni di pagamenti in conto competenza: la capacita' di spesa e' quindi pari al 73,9%, in leggero calo rispetto al 2002. E' in calo la capacita di spesa in conto capitale dei Comuni: infatti, a fronte di impegni pari a 31.808 milioni, i pagamenti di competenza raggiungono 9.917 milioni, con una capacita' di spesa pari al 31,2%, in calo di ben 3 punti rispetto al 2002. La spesa per il personale assorbe quasi un terzo del totale (32,9% della spesa corrente), con differenze e variazioni significative in ambito regionale. Nel Nord-Ovest si colloca l'estremo piu' basso (30,4%), nel Mezzogiorno (35,8%) quello piu' alto. Il Centro, con il 48%, guida la graduatoria per le spese relative all'acquisto di beni e servizi, seguito dal Nord-ovest (47,6%), Mezzogiorno (45,8%) e Nord-est (43,99%).

- SOLDI A TRASPORTI NEL CENTRO, ISTRUZIONE E SERVIZI NEL NORD
Tra le rimanenti funzioni della spesa dei Comuni, figurano voci importanti come il territorio, l'istruzione e i trasporti. E' il Mezzogiorno (27,3%) a guidare la graduatoria di spesa per funzioni relative alla gestione del territorio e dell'ambiente. La stessa quota quasi dimezza nel Nord-ovest (14,5%) e nel Nord-est (16,3%). Ai trasporti le amministrazioni del Centro destinano il 19,6% delle spese. Nel Nord-est, invece, quote di spesa piu' elevate del dato medio nazionale sono destinate alle funzioni del settore sociale (12,9%) e all'istruzione pubblica (10,1%).

- SEMPRE MENO DIPENDENTI DA TRASFERIMENTI ERARIALI
Prosegue la tendenza della finanza comunale a ridurre la propria dipendenza dai trasferimenti dello Stato. In media, i Comuni dipendono dall'erario per il 17,8% delle loro entrate. Tale quota cresce passando da Nord a Sud. Fra le regioni a statuto ordinario, si raggiunge il massimo in Calabria (41,4%) ed il minimo in Emilia Romagna (7,2%). In forte aumento il grado di autonomia finanziaria (in parallelo all'aumento dell'autonomia impositiva): esso e' fotografato dall'Istat pari nel 2003 al 71%, rispetto al 66,2% del 2002.

Aspettando gli esiti positivi dell’Irap, crescita zero per i primi tre mesi del 2005

27/04 Si e' fermato sullo zero, alla fine del primo trimestre dell'anno, l'ago della crescita demografica delle imprese, ma la staticita' del quadro generale nasconde continui movimenti sul territorio e nei settori, con aggregazioni e alleanze di filiera. Tra gennaio e marzo il saldo tra il numero delle aziende che si sono iscritte al Registro delle Imprese delle Camere di commercio (126.849) e quelle che si sono cancellate (127.711) si e' attestato a -862 unita', pari ad una variazione dello 0,01% nello stock delle imprese esistenti che, alla fine di marzo, e' sceso a 5.997.561 unita'. I dati sono stati diffusi oggi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione periodica condotta da InfoCamere, la societa' consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane. "La calma apparente nella demografia delle imprese – ha detto il Presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli, commentando i dati di Movimprese - nasconde in realta' fenomeni di profonda trasformazione dell'apparato produttivo e imprenditoriale del paese. La necessita' di riposizionarsi sullo scenario della competizione globale mantiene ancora la nostra economia su livelli di bassa crescita, ma sotto la superficie si muovono forze che stanno spostando il nostro sistema verso un modello di economia piu' avanzato. Si allarga la platea delle imprese dei servizi, mentre l'industria sceglie sempre piu' la via delle aggregazioni e delle alleanze di filiera, con l'obiettivo di far crescere la qualita' del Made in Italy per restare sul mercato in termini competitivi. E' un processo inevitabile e direi necessario - ha concluso Carlo Sangalli - che va pero' accompagnato con politiche mirate alle reali esigenze degli operatori, che in questa fase hanno soprattutto bisogno di tre cose: di una riduzione del carico fiscale sulle loro attivita' approfittando della necessaria revisione dell'Irap, di regole commerciali piu' moderne con il varo della nuova normativa fallimentare, e di un sistema di promozione delle imprese italiane sui mercati esteri capace di sfidare i nostri principali concorrenti in un contesto di regole internazionali che facciano valere il principio di reciprocita' e garantiscano piu' trasparenza per i consumatori". Il saldo Movimprese del primo trimestre dell'anno e' tradizionalmente negativo per effetto del consistente 'trascinamento' ai primi giorni di gennaio dell'annotazione nei registri camerali delle cessazioni avvenute a ridosso della fine di dicembre. Dall'osservazione della serie storica dei risultati dei primi trimestri degli anni dal 1998 al 2004 appare evidente come il trimestre appena concluso sia stato il secondo miglior risultato degli ultimi otto anni. A determinarlo sono state 985 iscrizioni in piu' e ben 5.402 cessazioni in meno rispetto allo stesso trimestre del 2004.
- FORME GIURIDICHE: Trimestre nettamente a due volti per quello che riguarda l'andamento demografico delle forme giuridiche. L'equlibrio sostanziale tra iscrizioni e cessazioni totali e' frutto di andamenti di segno opposto, ma di entita' similari, dei saldi delle societa' di capitale (+10.463 unita') e delle ditte individuali (-11.861 unita'). Lieve il contributo positivo apportato al saldo trimestrale dalle societa' di persone (1.024 unita'), mentre negativo e' stato quello dovuto alle altre forme giuridiche (sostanzialmente consorzi e cooperative: -488 unita'). ANDAMENTO TERRITORIALE: a livello regionale, il risultato positivo del Sud si riflette nelle buone performance di crescita messe a segno da Calabria (+0,61%), Puglia (+0,29%) e Campania (+0,27%). Sommati insieme, i saldi di queste tre regioni rappresentano oltre l'83% dei saldi regionali positivi del trimestre (cui concorrono il Lazio e l'Umbria, rispettivamente con 685 e 51 imprese in piu' nel periodo). Tutte le altre regioni chiudono in rosso il trimestre. In valore assoluto si ripete, ma a ruoli invertiti, la stessa classifica: prima la Campania, con un saldo di 1.443 imprese in piu', seguita dalla Puglia (+1.149) e dalla Calabria (+1.104). Sul versante opposto, le variazioni percentuali piu' negative nello stock di imprese si registrano in Valle d'Aosta (-0,62%), Molise (-0,52%) e Veneto (-0,27%) chiaramente influenzate dall'alta concentrazione in questi territori di ditte individuali. Il quadro muta, ma solo in parte, se si considerano i saldi in valore assoluto: proprio al Veneto va il primato della riduzione nel numero di imprese nei tre mesi (-1.377), seguito a distanza dalla Toscana (-930 unita') e dal Piemonte (-861).
- ATTIVITA' ECONOMICHE: Al netto delle nuove imprese iscritte che devono ancora comunicare al Registro delle Imprese l'attivita' economica prevalente esercitata, l'espansione della base imprenditoriale continua ad essere fortemente determinata dal settore delle costruzioni e dei servizi ad esso collegati. In termini assoluti, l'industria del mattone chiude il trimestre con 3.871 unita' in piu' (pari ad un tasso di crescita dello 0,5%), subito seguita dalle attivita' immobiliari, cresciute in tre mesi di 2.544 unita' (l'1,1% in piu' rispetto a dicembre). Sommando insieme le attivita' industriali e quelle di servizio, il settore edile in senso ampio determina un saldo positivo di 6.415 unita', pari ai tre quarti del totale dei saldi positivi del trimestre. Sia in termini quantitativi che percentuali, e' nel Nord-Est che si registra la crescita maggiore del comparto (+1.283 le imprese di costruzione e +1.015 quelle dei servizi immobiliari).
IMPRESE MANIFATTURIERE: All'interno del settore manifatturiero le difficolta' maggiori si registrano nell'industria del legno, ad esclusione dei mobili, che a fine marzo segnala 792 imprese in meno rispetto all'inizio dell'anno (-1,4%), e nelle industrie tessili che perdono 783 imprese, pari ad una variazione negativa dello stock dell'1,9%. Nel comparto del legno la battuta d'arresto piu' sensibile si e' registrata nel Nord-Ovest (-241 unita'), in quello del tessile nelle regioni del Centro (300 le imprese in meno). Bilancio pesante anche per l'abbigliamento, che vede ridursi di 597 unita' il numero delle aziende (-1,0% nel trimestre), anche in questo caso con gli effetti piu' consistenti nella circoscrizione del Centro (-202 aziende). Infine, da sottolineare anche la dinamica negativa della fabbricazione di apparecchi radiotelevisivi e apparati per le comunicazioni: 532 le aziende che mancano all'appello di fine marzo, pari ad una riduzione della base imprenditoriale di ben il 6,5% nei tre mesi considerati, ancora una volta con il Centro a spiegare la parte piu' rilevante del saldo negativo: -270 imprese, il 15,2% in meno rispetto all'inizio dell'anno.

Secondo Eurostat, Sicilia, Calabria e Campania ultime in Europa per occupazione

26/04 E' un quadro sempre piu' preoccupante della situazione economica della Sicilia, quello che emerge dal documento aggiornato di Confindustria Sicilia illustrato oggi al segretario regionale dei Ds Angelo Capodicasa dal Direttivo regionale degli industriali, presieduto da Giuseppe Costanzo, allargato al "contact government" e ai gruppi di lavoro e al quale ha preso parte il vicepresidente di Confindustria per il Mezzogiorno Ettore Artioli. L'incontro, che segue di un mese quello con il coordinatore regionale di Forza Italia Angelino Alfano, ha avuto per oggetto anche questa volta i provvedimenti che Confindustria Sicilia sollecita ai governi nazionale e regionale e all'Ars per rendere possibile il rilancio economico dell'Isola entro la fine della legislatura. Ad allarmare sono soprattutto i dati sull'occupazione e sull'utilizzo dei fondi europei. La Sicilia - fonte Eurostat - e' l'ultima con Calabria e Campania fra le 244 Regioni dell' "Europa a 25" per tasso di occupazione fra i 15 e i 64 anni (41,9), preceduta da Puglia (45,3), Basilicata (46,1), Sardegna (46,7), Molise (51,8) e Abruzzo (55,6). Il tasso medio del Mezzogiorno (dove la Sicilia e' in coda) e' 44,1; al Centro-Nord e' 61,9, in Italia e' 55,5. Nella nuova Europa, dove il tasso medio di occupazione e' 62,8, non si registra un tasso di occupazione cosi' basso come quello siciliano o del Sud Italia: Polonia 51,5; Malta 54,6; Ungheria 56,6; Repubblica Slovacca 56,8; Lituania 59,9; Lettonia 60,4; Estonia 62; Slovenia 63,4; Repubblica Ceca 65,4; Cipro 68,6. Questi i tassi di occupazione nell' "Europa a 15": Grecia 56,7; Spagna 58,4; Francia 62,9; Irlanda 65; Germania 65,4; Portogallo 68,2. Quanto ai fondi strutturali europei del Quadro comunitario di sostegno, il documento di Confindustria Sicilia rileva che, a tre anni dalla scadenza, sono stati utilizzati in minima parte, prevalentemente per realizzare o completare interventi gia' progettati per la competenza dei fondi ordinari dello Stato, che in questo settore da anni non assegna piu' significativi finanziamenti al Sud. Nell'ambito del Qcs, i fondi del Programma operativo regionale Sicilia sono stati utilizzati in minima parte rispetto alla disponibilita': a dicembre 2004 sono stati rendicontati poco piu' di 2,2 miliardi di euro (pari al 23%, ha fatto meglio il Molise con il 39%).

Boom del mattone, a dicembre incremento di oltre il 20%

24/04 Il mattone resta per la maggioranza degli italiani l'obiettivo di una vita o comunque una delle certezze fondamentali su cui poter investire. E l'attrazione tra casa e famiglia si evince dall'aumento incessante del ricorso ai mutui, che anche a dicembre scorso hanno mostrato una crescita di oltre il 20% rispetto a dicembre 2003. L'incremento e' generalizzato in tutta Italia, ma in base a quanto emerge dai dati contenuti nel bollettino statistico della Banca d'Italia, in alcune regioni c'e' stata una vera e propria impennata superiore al 30%. E' il caso di Sardegna e Campania, dove in un anno l'aumento dei finanziamenti concessi dalle banche alle famiglie per l'acquisto di immobili e' stato rispettivamente del 33,9% e del 31,5%. In totale i finanziamenti ammontano a circa 195 miliardi di euro (il 21,3% in piu' rispetto a dicembre 2003) di cui oltre 154 miliardi concessi alle famiglie per l'acquisto di abitazioni. Confrontando il dato con quello di dicembre dell'anno precedente l'aumento e' stato anche in questo caso a due cifre, di oltre il 22,2%. Di questi 154 miliardi, la netta maggioranza rientra nel gruppo dei finanziamenti non agevolati (oltre 152 miliardi di euro). La regione in cui piu' si ricorre alle banche per accendere un mutuo e' la Lombardia. Il valore dei mutui accordati dagli istituti di credito alle famiglie lombarde per comprarsi casa ammonta ad oltre 36 miliardi di euro, praticamente lo stessa cifra accesa in totale da tutto il Nordest. La crescita nella regione e' pero' percentualmente in linea con quella del Paese, pari cioe' al 22,9%. Piu' che mai amanti del mattone anche i laziali, che con 18,8 miliardi di mutui conquistano il secondo posto. Rispetto al resto degli italiani la voglia di casa cresce pero' leggermente di meno a Roma e nelle altre province, cioe' del 21%. Il terzo posto va all'Emilia Romagna (16,1 miliardi), mentre al quarto si piazzano i Veneti (15,1 miliardi). Decisamente 'fuori linea' rispetto all'andamento nazionale appaiono invece le famiglie liguri. Nel giro di un anno i finanziamenti concessi dalle banche per l'acquisto di immobili nella regione sono infatti aumentati di 'appena' l'11,3% per un totale di 4,8 miliardi di euro. Oltre al ricorso al finanziamenti all'acquisto, aumenta d'altra parte, seppur in maniera piu' contenuta, anche la richiesta di prestiti per la costruzione, per chi cioe' piu' che comprarla la casa preferisce fabbricarla mattone su mattone. Tra dicembre 2003 e dicembre 2004, i finanziamenti concessi dalle banche per gli investimenti nella costruzione di abitazioni sono infatti passati da 46,9 a 51,7 miliardi con una crescita del 10,2%. Ecco una tabella con la distribuzione dei mutui per l'acquisto di abitazioni concessi alle famiglie regione per regione. I dati contenuti nel Bollettino statistico di Bankitalia esprimono le consistenze in milioni di euro a dicembre 2004.

Regioni

Finanziamenti

Variaz. su 2003

----------------------------------

-----------------

------------------

Piemonte

13.131

20,20%

Valle d'Aosta

266

27,80%

Liguria

4.813

11,30%

Lombardia

36.615

22,90%

Trentino Alto Adige

2.327

15,10%

Veneto

15.183

22,80%

Friuli Venezia Giulia

3.688

16,10%

Emilia Romagna

16.148

21,50%

Marche

3.644

27,10%

Toscana

11.320

21,40%

Umbria

1.557

17,70%

Lazio

18.865

21,00%

Abruzzo

2.263

24,20%

Molise

341

20,40%

Campania

7.250

31,50%

Puglia

5.640

22,20%

Basilicata

402

17,20%

Calabria

1.542

26,30%

Sicilia

6.452

25,80%

Sardegna

3.110

33,90%

 

Oltre cinque milioni l’utile netto della Banca Popolare di Crotone

E' pari a 5,3 milioni di euro l'utile netto 2004 della Banca Popolare di Crotone, in crescita rispetto ai 4,2 milioni di euro del 2003. I risultati conseguiti nello scorso esercizio sono stati presentati alla compagine sociale nel corso dell'assemblea ordinaria dei soci svoltasi stamani a Crotone. L'assemblea ha, tra l'altro, approvato il bilancio al 31 dicembre 2004 e ha nominato il consiglio di amministrazione per gli esercizi 2005-2007, riconfermando alla presidenza Francesco Lucifero. Nel 2004 un forte sostegno alla redditivita' e' provenuto dal margine di interesse che ha dato un risultato significativo, pari a 46,6 milioni di euro (+18%). Nel complesso, la Banca ha raggiunto un margine di intermediazione di 70,1 milioni, in progresso del 17%. Notevole il risultato di gestione che, nonostante siano stati effettuati accantonamenti atti a fronteggiare rischi futuri per circa 1,7 milioni di euro, si attesta a 28,4 milioni di euro, in crescita del 29,7%. La raccolta complessiva si attesta in 1.376,7 milioni di euro, in crescita di 95,4 milioni di euro (7,44%) rispetto al 2003. In dettaglio, la raccolta diretta da clientela registra una crescita del 5,86%, passando da 972 milioni di euro del 2003 a 1.029 milioni di euro del 2004 (+57 milioni di euro). La raccolta indiretta da clientela e' aumentata del 12,4% passando da 309 milioni di euro a 347,2 milioni di euro. Gli impieghi verso la clientela, al netto dei fondi rettificativi, ammontano a 726,8 milioni di euro, un valore superiore di oltre 84,8 milioni di euro a quello dello scorso anno, pari ad un incremento del 13,1%. I lavori dell'Assemblea sono stati aperti dal presidente, Francesco Lucifero, mentre i dati sulla gestione sono stati illustrati dal direttore generale Mimmo Guidotti, alla guida dell'Istituto dal 1997. Le risultanze contabili evidenziano la crescita sostenuta dei principali aggregati patrimoniali, nonostante le difficolta' di un economia che anche quest'anno non ha dato forti segnali di ripresa. ''Il 2004 ¿ ha detto il direttore generale Mimmo Guidotti - e' stato un anno in cui l'impegno della struttura e degli uomini e' stato orientato ad ampliare i volumi, affinare le qualita', migliorando la redditivita'. La Banca Popolare di Crotone ha raggiunto risultati ottimi sia dal lato patrimoniale che reddituale, generando una crescita armonica di tutte le sue componenti. Tra i risultati si evidenzia la crescita dei conti corrente (+4,4%)''.

Aliquote ICI al massimo in 1 città su 4. Cosenza nelle città al massimo

23/04 Frena il caro-Ici nel 2005: spulciando le delibere dell'imposta comunale sugli immobili ad oggi solo il 10% dei capoluoghi di regione o provincia ha aumentato l'aliquota. La tassa sulla casa pero' e' gia' ai suoi massimi (7 per mille), consentiti dalla legge, in oltre il 23% dei capoluoghi. E' quanto emerge dalle nuove aliquote Ici per il 2005 raccolte dall'Anci-Cnc. Il check riguarda per il momento una sessantina di delibere degli oltre cento capoluoghi (su 103 citta' gli aumenti sono stati registrate in 11, mentre l'aliquota al 7 per mille, da quest'anno o gia' dagli anni passati, e' in 24 capoluoghi). L'Ici e' ormai una tassa che in gergo si puo' definire 'matura', un po' perche' in molti casi e' gia' al massimo, un po' perche' ''c'e' una certa preoccupazione politica da parte degli enti locali e la tendenza generale e' quella a limitarne gli aumenti'', sottolinea Lucio D'Ubaldo, direttore generale dell'Anci-Cnc. Prendendo a riferimento le delibere 2005 che il consorzio per la fiscalita' sta raccogliendo in queste settimane per gli oltre 8.000 Comuni, ''l'aliquota media - riferisce ancora D'Ubaldo - e' al 5,30 per mille''. Lo scorso anno, sempre secondo le stime dell'Anci-Cnc, l'aumento del gettito dell'imposta comunale sugli immobili e' stato pari all'11,5% rispetto al 2003, ''piu' legato pero' all'incremento del valore degli immobili - spiega D'Ubaldo - che all'aumento delle aliquote. C'e molta prudenza da parte dei Comuni ad usare questa leva fiscale dal momento che da anni proprio sull'Ici e' concentrata una grande attenzione''. Resta pero' il fatto che nei capoluoghi, in oltre il 23% dei casi (se si fa una statistica sulle delibere gia' rese note) l'aliquota ordinaria e' gia' ai suoi massimi. E' cosi' da Venezia a Matera, da Perugia a Trapani, da Asti a Cosenza. In alcuni casi proprio i ritocchi praticati con le delibere Ici per il 2005 hanno portato l'aliquota ordinaria al 7 per mille: Biella (che nel 2004 era al 6,25 per mille), Ferrara (lo scorso anno a 6,80), Modena (dal 6,70), Padova (dal 6,20), per citarne alcune. Ci sono pero' anche i casi in cui l'aliquota e' stata rivista al ribasso: e' il caso, per esempio, di Rovigo, che quest'anno ha 'limato' l'aliquota Ici per la prima abitazione dal 5,50 al 5,25 per mille. A dare fiato al gettito Ici potrebbe essere pero' nel futuro anche la possibilita' di riclassamento, decisa con l'ultima Finanziaria: questo non comportera' un cambio delle aliquote ma una diversa 'classe' nell'accatastamento di alcuni immobili, per esempio nei centri storici o nelle zone che da popolari sono diventate a seguito di ristrutturazioni di pregio, con un conseguente maggiore prelievo fiscale. ''Il classamento per alcune zone di alcune citta' potra' avere queste conseguenze ma si tratta di processi - precisa D'Ubaldo dell'Anci-Cnc - che non sono brevi e che dunque non faranno sentire i loro effetti in tempi stretti''. Ecco i capoluoghi di regione e provincia che gia' da almeno un anno hanno adottato come aliquota ordinaria Ici quella massima del 7 per mille.

Comune

aliquota

ordinaria

aliquota

ab. princ.

detrazione

ab. princ.

Ancona

7

4

103,29

Cosenza

7

6

103,29

Gorizia

7

5,5

103,30

Latina

7

5

103,29

Macerata

7

4,6

103,29

Mantova

7

4,5

103,29

Matera

7

5

114,00

Parma

7

5

103,29

Perugia

7

5

103,29

Pesaro

7

4,7

103,29

Savona

7

4,9

104,00

Siena

7

4

103,29

Trapani

7

6

129,11

Venezia

7

4

103,29

Vicenza

7

4

104,00

 

Qui di seguito invece i capoluoghi dove le aliquote Ici sono state ritoccate con la delibera di quest'anno

Comune

Aliquota ordinaria

Aliquota abitazione principale

2005

2004

2005

2004

Biella

7,0

6,25

5.0

(=)

Campobasso

6,9

6,7

4,9

4,2

Cesena

7,0

6,7

5,8

(=)

Ferrara

7,0

6,8

6,4

5,5

Livorno

6,7

6,4

5,2

5,3

Messina

6,8

(=)

5,3

4,5

Modena

7,0

6,7

5,2

(=)

Padova

7,0

6,2

4,5

(=)

Urbino

7,0

-6

5,0

(=)

Reggio Emilia

6,8

6,4

5,8

(=)

Sondrio

6,8

5,8

5,0

(=)

Vibo Valentia

7.0

6,5

5,5

5,0

 

 

Ricerca Eurispes: In 30.000 sono senza lavoro in Calabria e si sono rassegnati a non cercarlo più.

23/04 La Calabria e' la regione della disoccupazione. Infatti, secondo una ricerca dell'Eurispes Calabria, sono ben 30 mila i calabresi che, nel 2004, non solo non hanno un impiego, ma non lo cercherebbero piu', con una variazione del 650 per cento rispetto al 2003. ''Al di la' degli ottimismi statistici ufficiali - commenta il presidente dell'Eurispes Calabria - esiste una rilevante fascia della popolazione regionale che non sembra piu' interessata all'ingresso o alla permanenza nel mercato del lavoro. Per questo il governo regionale deve affrontare con incisivita' lavoro e sviluppo economico''. A giudizio di Rio,''il mercato del lavoro in Calabria, nel 2004, e' stato caratterizzato, secondo i dati diffusi dall'Istat, dal repentino calo del tasso di disoccupazione, che e' sceso dal 23,5% del 2003 fino al 14,3% dell'anno successivo. Da un'analisi in termini assoluti nella consistenza della forza lavoro in Calabria, e' possibile ricavare un quadro che muove in direzione opposta rispetto all'ottimismo statistico delle fonti ufficiali''. La realta', secondo il presidente di Eurispes Calabria, e' che ''esiste un esercito di 'rassegnati' che rappresenta oltre il 41 per cento della diminuzione delle persone in cerca di occupazione registrato, in un solo anno, in Calabria. Le ragioni della flessione del tasso di disoccupazione, dunque, sono solo parzialmente imputabili all'aumento del numero di occupati''. ''E' presente una rilevante fascia della popolazione potenzialmente attiva, poiche' in eta' lavorativa, - ha spiegato ancora Raffaele Rio - che non sembra piu' interessata all'ingresso o alla permanenza nel mercato del lavoro. La precarieta' rappresenta, soprattutto per le giovani generazioni, un fattore di insicurezza sociale, di impoverimento delle condizioni di vita, di privazione della possibilita' di fare progetti di vita a lungo termine. Per un lavoratore precario - ha precisato Rio - anche accendere un mutuo per l'acquisto della prima casa diventa un problema a volte insormontabile''. La lettura dei dati, secondo Eurispes, ''evidenzia come, rispetto al 2003, il numero di occupati nell'anno successivo sia aumentato di 43mila unita', mentre le persone in cerca di occupazione siano diminuite di circa 73mila unita'. Se ne deduce che la diminuzione dell'offerta di lavoro e l'aumento del numero degli occupati, hanno ridotto, solo in parte, lo squilibrio relativo al mercato del lavoro locale''. In particolare, se si considera la differenza nel numero di persone in cerca di occupazione fra il 2004 ed il 2003 (73 mila unita'), e ad esso si sottrae la quota di coloro che nello stesso periodo hanno trovato un lavoro (43 mila unita'), risulta che ben ''30 mila calabresi - spiega l'Urispes - nel 2004 non solo non hanno un impiego, ma non lo cercherebbero piu', con una variazione percentuale rispetto all'incremento del 2003 pari al 650%''. Nel periodo precedente, fra il 2003 ed il 2002, secondo la ricerca, infatti, ''le persone uscite dal circuito del mercato del lavoro, gli inattivi, erano pari a 4 mila unita', mentre i flussi relativi ai primi due anni considerati non fanno rilevare alcun incremento di inattivi, poiche' l'aumento nel numero di occupati risulta superiore a quello registrato fra le persone in cerca di occupazione''. La Calabria (con il 54,5% del totale dei rassegnati) e la Sicilia (con il rimanente 38,2%) rappresentano le sole due regioni del Mezzogiorno nelle quali si verifica il fenomeno analizzato, rappresentato dalla presenza di individui alla ricerca di un impiego nel 2003, e che non essendo stati assorbiti, nel 2004, dal mercato del lavoro appaiono indotti alla rassegnazione. Nel resto del Mezzogiorno, le variazioni percentuali fra il 2003 ed il 2004 mostrano una riduzione nel numero di persone sfiduciate, segnalando un ritrovato interesse verso la ricerca di un impiego. Nelle rimanenti aree del Paese, il fenomeno della rassegnazione e' pressocche' inesistente. Fanno eccezione due regioni: la Valle d'Aosta e la Liguria, dove il numero di rassegnati e' pari rispettivamente a mille e a 3 mila unita'. In queste due regioni, pero', come si puo' osservare attraverso la lettura dei trend degli indicatori del mercato del lavoro, si evidenzia una situazione in cui al calo delle persone motivate nella ricerca di un impiego, corrisponde una staticita' (Valle d'Aosta) o una flessione (Liguria) nel livello occupazionale. Le regioni del Mezzogiorno nelle quali fra il 2003 ed il 2004 si rileva un incremento nel numero dei rassegnati sono due: la Calabria, con un +26 mila unita', e la Sicilia che da una quota pari a zero registrata nel 2003 passa ad un +21 mila unita' nel 2004. La prima regione contribuisce all'incremento dei rassegnati nell'area del Mezzogiorno (corrispondente complessivamente a 22 mila unita') con un valore pari al 118,2%, a fronte del 95,5% registrato nella seconda area. A suo parere quali sono i principali problemi che la politica regionale sara' chiamata a risolvere nell'immediato futuro? ha chiesto l'Eurispes ai calabresi. Le azioni e gli interventi sul versante delle politiche del lavoro - secondo gli intervistati - restano i grandi nodi da affrontare per la maggioranza dei calabresi (27,8%) che non rinunciano, comunque, a dettare le altre priorita' dell'agenda politica: il rilancio dell'economia regionale (13,6%), la sanita' (12,9%), le grandi infrastrutture (12,5%), il turismo (11,6%), la formazione e la scuola (11,1%). Piu' snobbato, infine, il tema legato alla tutela ambientale indicato dal 7,9 per cento degli intervistati. Il dato e' scaturito da un'indagine che l'Eurispes Calabria ha realizzatro nei mesi scorsi nel tentatito di comprendere gli orientamenti e le opinioni dei calabresi su alcune questioni fondamnentali: politica regionale, congiuntura economica, andamento della disoccupazione, propensione al risparmio, sicurezza degli amministratori locali e politica regionale. Mille i cittadini coinvolti sul campo.

Oltre un milione di italiani compra su internet

22/04 Sfondano il muro del milione gli utenti italiani di internet che comprano online: nel secondo semestre del 2004, infatti, sono stati 1.124.000 i "navigatori" che hanno effettuato acquisti su siti italiani di e-commerce. E sono oltre 15 milioni (15,2 cioe' il 78% dei navigatori, pari a 22 milioni) i cittadini italiani che visitano abitualmente le vetrine dei negozi virtuali. Nel primo semestre dello scorso anno gli utenti che avevano fatto acquisti su internet erano stati 938.000 (14 milioni gli "interessati", 21 milioni i navigatori). Sono i dati principali dell'Osservatorio dell'e-Committee - il Comitato di coordinamento delle infrastrutture per l'e-banking dell'Abi - illustrati nel corso dell'annuale assemblea. Nel secondo semestre 2004, dunque, c'e' stata un'impennata dell'e-commerce: piu' 20% rispetto al primo semestre il numero di chi fa acquisti online; ed e' in crescita anche il rapporto tra chi entra in un negozio virtuale e chi poi effettivamente acquista (sales conversion ratio): 6,7% nei primi sei mesi dello scorso anno contro 7,4% del secondo semestre. L'assemblea dell'e-Committee e' stata l'occasione, tra l'altro, per approvare la relazione sulla gestione nonche' per dare aggiornamenti sulle attivita' svolte, in particolare quelle promosse con il marchio Bankpass. Il 2004 ha segnato una notevole diffusione di Bankpass Web, il sistema sicuro per i pagamenti online creato dalle banche italiane, offerto oggi da oltre 5.500 siti di e-commerce italiani e che si e' arricchito di una nuova funzionalita': dallo scorso anno, infatti, e' possibile usare tutte le carte Pagobancomat per i pagamenti online con Bankpass Web. Un'opportunita', questa, che apre l'e-commerce agli oltre 25 milioni di titolari di carte Pagobancomat. Altra novita' del 2004, la possibilita' di usare Bankpass Web in abbinamento con la carta nazionale dei servizi o la carta di identita' elettronica per accedere in modo semplice e sicuro ai servizi della pubblica amministrazione. Il servizio consente infatti al cittadino di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione autenticandosi con una delle due carte e, se richiesto, effettuare il pagamento con Bankpass Web senza doversi identificare di nuovo, cioe' senza dover digitare altre username e password. Ha visto la luce nel 2004 anche Bankpass Bollette, l'innovativo servizio di "smaterializzazione" di bollette e fatture che consentira' ai cittadini di ricevere e pagare le bollette attraverso il servizio di internet banking della propria banca.

Intesa Governo-Regione, 38.5 milioni di euro per la società dell’informazione

21/04 Il Ministero dell'Economia, la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ministro per l'Innovazione e le Tecnologie - Dipartimento per l'Innovazione e le Tecnologie (DIT), il Centro Nazionale per l'Informatica nella Pubblica Amministrazione (CNIPA) e la Regione Calabria hanno firmato oggi, a Roma, l'Accordo di Programma Quadro (APQ) ''Societa' dell'informazione'' per la realizzazione di interventi finalizzati alla modernizzazione della P.A. e allo sviluppo della societa' della Societa' dell'Informazione. Il Servizio per le politiche di sviluppo territoriale e le Intese del MEF, che opera nell'ambito delle deleghe del Vice Ministro dell'Economia e delle Finanze, Gianfranco Micciche', rende noto che il costo complessivo e' dell'APQ e' di 38,5 milioni di euro, di cui 17,8 milioni assicurati dalle risorse ripartite dal Cipe con le delibere nn.17-83/03, 18,5 da fondi comunitari (POR Calabria 2000-2006), 2,2 da fondi regionali. L'Accordo e' costituito da 10 interventi che agiscono su due versanti: infrastrutture abilitanti e servizi, a beneficio della pubblica amministrazione, dei cittadini e delle imprese. I progetti riguardano, fra l'altro, la realizzazione di centri di accesso ai servizi digitali e territoriali per l'e-government nei piccoli e medi comuni; la diffusione della Societa' dell'Informazione nelle piccole e medie imprese e l'ampliamento dei servizi regionali a banda larga del Sistema pubblico di connettivita'. E' prevista, inoltre, l'attuazione del Progetto Sax I e Sax P e di una rete dei medici di medicina generale e di telemedicina specializzata.

Negativi gli indicatori economici per le imprese del Mezzogiorno

20/04 Rimane difficile, anche a marzo 2005,nonostante un generalizzato lieve ridimensionamento delle precedenti situazioni di debolezza congiunturale, la consistenza del portafoglio ordini accumulato dalle imprese meridionali. Con il risultato - avverte l'indagine svolta mensilmente dall'Osservatorio Banche-Imprese,condotta in collaborazione con il Comitato Mezzogiorno di Confindustria e con le Confindustrie delle Regioni di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, su un panel di 570 imprese - di provocare un nuovo insoddisfacente sostegno all'attivita' di produzione per tutti i settori, con consistenti riflessi negativi sull'evoluzione occupazionale, che, sebbene in lieve recupero, risulta ancora fortemente penalizzata. Continuano, tuttavia, ad essere positive, in tutto il Mezzogiorno, le attese per l'immediato futuro, sia per la domanda che per la produzione, anche se le quote di ottimisti continuano a ridimensionarsi. A livello settoriale, le imprese del comparto delle Costruzioni continuano a risentire meno della debolezza della domanda, anche se la quota di valutazioni positive risulta ridotta rispetto ai livelli del mese precedente; viceversa, sia il comparto dell'Industria in senso stretto, sia quello dell'ICT vedono confermate le preesistenti difficolta' derivate dal mancato superamento di pregresse situazioni non favorevoli. A livello regionale, risultano ancora una volta penalizzate dalla debolezza congiunturale della domanda le regioni Abruzzo, Calabria, Campania e Molise, con evidenti riflessi sia sulla produzione, ancora diffusamente debole; sia sulla manodopera, che stenta ancora a recuperare. Comparativamente piu' dinamica appare la domanda complessiva registrata nelle due Isole, in Basilicata e in Puglia, malgrado la persistenza di segnali di regresso della domanda e dei livelli occupazionali.

Insoddisfacente il portafoglio ordini delle imprese del sud

15/04 Nonostante un generalizzato lieve ridimensionamento delle precedenti situazioni di debolezza congiunturale, la consistenza del portafoglio ordini accumulato dalle imprese meridionali risulta ancora insufficiente. E' il principale dato emerso dalla indagine di marzo dell'osservatorio Banche Imprese in collaborazione con il Comitato Mezzogiorno di Confindustria e con le organizzazioni Confindustriali di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna. L'indagine indica un flusso ancora prevalentemente insufficiente degli ordini che ha determinato un nuovo insoddisfacente sostegno alla attività di produzione per tutti i settori, con consistenti riflessi negativi sull’evoluzione occupazionale, che, sebbene in lieve recupero, risulta ancora fortemente penalizzata. Continuano tuttavia ad essere positive, in tutto il Mezzogiorno, le attese per l’immediato futuro, sia per la domanda che per la produzione, anche se le quote di ottimisti continuano a ridimensionarsi A livello settoriale, le imprese del comparto delle costruzioni continuano a risentire meno della debolezza della domanda, anche se la quota di valutazioni positive risulta ridotta rispetto ai livelli del mese precedente; viceversa, sia il comparto dell’industria in senso stretto, sia quello dell’ICT vedono confermate le preesistenti difficoltà derivate dal mancato superamento di pregresse situazioni non favorevoli. A livello regionale, risultano ancora una volta penalizzate dalla debolezza congiunturale della domanda le regioni di Abruzzo, Calabria, Campania e Molise, con evidenti riflessi sia sulla produzione, ancora diffusamente debole; sia sulla manodopera, che stenta ancora a recuperare. Comparativamente piu' dinamica appare la domanda complessiva registrata in Sicilia, Sardegna, Basilicata e Puglia, malgrado la persistenza di segnali di regresso della domanda e dei livelli occupazionali.

In crisi l’industria che perde 134.000 addetti, ma la Calabria è in controtendenza

14/04 E’ crisi per il settore della metalmeccanica. E, in vista dello sciopero del settore previsto per domani, l'Ufficio studi della Cgia di Mestre evidenzia che negli ultimi 4 anni (dal 2000 al 2004) si sono persi quasi 134 mila posti di lavoro anche se, paradossalmente, le imprese a livello nazionale in termini assoluti sono addirittura aumentate: precisamente di oltre 7 mila unità. La regione che ha registrato il maggior calo di addetti, si legge in un comunicato, è il Piemonte con quasi 68.000 posti di lavoro persi con una riduzione percentuale sul totale del settore del 33,6%. Ma anche la Lombardia ha subito una dura contrazione: oltre 19.500 "Cipputi" sono stati espulsi dalle fabbriche in questi ultimi anni con una percentuale di riduzione sul totale del 5,6%. Forte la "moria" di posti di lavoro anche nel Veneto. La riduzione è stata di quasi 17.500 unità con una percentuale sul totale del 10,4%. Coloro che, invece, hanno aumentato la platea degli occupati sono state la Calabria (+ 1.329 addetti), la Liguria (+2.859 addetti) e la Campania (+ 1.514 addetti). Dall'analisi della Cgia di Mestre, relativa al numero assoluto delle imprese, risulta che l'aumento registrato a livello nazionale è stato di 7.147 aziende. La regione più virtuosa è stata l'Emilia Romagna (+ 798 imprese), subito a ruota la Campania (+ 796 imprese) la Toscana (644 aziende) e via via tutte le altre. Solo il Trentino Alto Adige (- 90) e la Valle d'Aosta (- 31) sono le uniche 2 regioni che hanno registrato un risultato negativo. "Curioso - sottolinea Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - l'esito relativo al numero assoluto delle imprese. Nonostante la crisi occupazionale registrata dal settore l'aumento delle unità produttive è stato considerevole. Come spiegare questa apparente contraddittorietà ? Con il fatto che le grandi aziende hanno perso dosi massicce di posti di lavoro mentre nel frattempo sono cresciute le piccole e micro imprese della subfornitura con dimensioni occupazionali molto contenute".

Da Sviluppo Italia nasce Italia Turismo. Investimenti in Calabria, Puglia e Sicilia

13/04 Nasce Italia Turismo, la nuova societa' creata dal Governo per rilanciare il turismo. Banca Intesa, Ifil, gruppo Marcegaglia e Sviluppo Italia hanno firmato oggi il contratto definitivo per la parziale privatizzazione di Sviluppo Italia Turismo (Sit). Diventa cosi' esecutiva l'operazione annunciata il 23 dicembre scorso: i tre soci privati hanno infatti sottoscritto un aumento di capitale di 60 milioni di euro ed hanno rilevato da Sviluppo Italia quote del capitale di Sit pari a 16 milioni di euro, acquisendo il 49% della societa' per un totale di 76 milioni di euro. Ifil, Banca Intesa e Marcegaglia hanno confermato Sergio Iasi amministratore delegato della societa', mentre Dario Fruscio e Emma Marcegaglia sono stati nominati rispettivamente presidente e vice presidente. Del Consiglio di Amministrazione di Italia Turismo fanno inoltre parte Fabrizio Prete, Paolo Fumagalli, Roberto Testore, Massimo Caputi, Gino Bellotto e Patrizio Sarti. Il contratto prevede la possibilita' che i tre partner privati raggiungano il controllo azionario di Italia Turismo entro il 2009. L'alleanza con Banca Intesa, Gruppo Ifil e Marcegaglia, consentira' di riqualificare e di potenziare le strutture di Italia Turismo, con l'obiettivo di ampliare l'offerta e di incrementarne i flussi turistici. Il primo passo concreto della societa' sara' l'avvio del previsto programma di investimenti in Puglia, Calabria e Sicilia, dove verranno realizzate e riqualificate strutture ricettive con oltre 5 mila camere, 6 campi da golf, per un investimento complessivo di oltre 300 milioni di euro e un flusso annuo attivato di oltre 2 milioni di turisti. ''Con Italia Turismo - commenta Massimo Caputi, amministratore delegato di Sviluppo Italia - nasce il piu' grande programma del turismo italiano degli ultimi anni, grazie al processo di aggregazione svolto da Sviluppo Italia e all'impegno dei soci privati che hanno voluto investire risorse e competenze su questo innovativo progetto''. Caputi aggiunge che ''gia' dal 22 aprile, data della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Contratto di Programma, il programma entrera' nella sua fase realizzativa'': dopo l'investimento in Puglia, Calabria e Sicilia, verranno presentati ''ulteriori programmi operativi in altre regioni d'Italia''.

Accordo tra Agenzia delle Entrate e BCC per i rimborsi Iva

12/04 Una convenzione per consentire l' anticipazione dei rimborsi Iva in conto fiscale e permettere cosi', alle imprese, l' accesso a innovative e ulteriori formule di finanziamento e' stata sottoscritta dall' Agenzia delle Entrate e dalla Banca di Credito Cooperativo Centro Calabria. A darne notizia e' un comunicato dell' Agenzia delle Entrate. L' iniziativa - e' detto nella nota - si inserisce nel contesto del piu' ampio protocollo di intesa siglato il 12 gennaio scorso da Abi, Confindustria e Amministrazione fiscale. Attraverso la convenzione - e' precisato nel comunicato - le aziende otterranno, dopo una valutazione del loro merito creditizio un' anticipazione finanziaria fino al 90 per cento del credito, accertato e certificato nella sua consistenza dall' Agenzia delle Entrate, a tassi di interesse ridotti rispetto alle normali condizioni di mercato''. ''La convenzione contiene, peraltro, - e' detto ancora nella nota - una forte innovazione rispetto ad altre forme di finanziamento laddove, tale affidamento, verra' considerato di norma come una linea di fido aggiuntiva e non sostitutiva di quelle gia' concesse sotto altre forme. Tale innovazione consentira' di non sottrarre all' impresa liquidita' finanziaria nella normale operativita', anzi produrra' nell' immediato nuova finanza per generare investimenti che, agendo come volano, consentiranno un' ulteriore crescita del tessuto imprenditoriale del Paese. Il plafond complessivo stanziato dalla Banca di Credito Cooperativo Centro Calabria sara' inizialmente pari a 2 milioni di euro annui e sara' rotativo rispetto alle erogazioni''.

Stanziati dal Ministero del Welfare 6.5 milioni di euro per 1000 tirocini formativi

07/04 Ammonta a 6,5 milioni di euro il fondo stanziato dal ministero del Welfare per la realizzazione di circa 1.000 tirocini formativi e di orientamento per favorire la mobilità geografica di lavoratori e delle imprese tra Sud e Nord del Paese. E' quanto prevede il decreto ministeriale del 18 marzo 2005, pubblicato oggi sulla Gazzetta Ufficiale numero 80. L'iniziativa -si legge in una nota del ministero- è destinata alle regioni che hanno aderito al 'Programma quadro per l'integrazione e lo sviluppo delle sperimentazioni in materia di tirocini formativi inseriti in processi di mobilità geografica', promosso dal ministero del Welfare e realizzato con l'assistenza tecnica, di accompagnamento e di supporto dell'agenzia governativa per le politiche attive dell'occupazione Italia Lavoro. Le risorse erogate dal ministero del Welfare -conclude la nota-dovranno essere utilizzate e ripartite nelle regioni del Centro-Nord, destinazione dei candidati ai percorsi di formazione, che hanno sottoscritto il programma quadro: Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo, oltre alle province autonome di Bolzano e Trento. Sicilia, Sardegna, Calabria, Basilicata, Campania, Puglia e Molise, come aree di partenza dei tirocinanti, dovranno presentare il piano delle attività. Il termine ultimo per concludere i tirocini e' fissato per il 31 dicembre 2006.

Lunardi: “La variante della linea ferroviaria Salerno Reggio nel prossimo preCipe”

06/04 La variante della linea ferroviaria Salerno-Reggio Calabria; il potenziamento della linea ferroviaria Giampilieri-Fiume Freddo, in Sicilia; l' adeguamento della sezione autostradale del raccordo Villesse-Gorizia; l' accessibilita' metropolitana del nuovo polo della fiera di Milano; il collegamento ferroviario dell'aeroporto Marco Polo di Venezia, sono alcune delle opere che andranno all'esame del prossimo pre-Cipe. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Pietro Luanrdi durante un question time.

Due nuove certificazioni di qualità alla Callipo

01/04 ''Due nuovi e importanti riconoscimenti che premiano ancora una volta la qualita' della nostra azienda, dei suoi prodotti e di tutto il team che con energia, passione ed entusiasmo collabora da sempre, e ogni giorno, al successo della Callipo sul mercato nazionale ed internazionale''. Cosi' Pippo Callipo, amministratore unico della Giacinto Callipo Conserve Alimentari SpA, commenta il nuovo traguardo raggiunto dalla sua azienda, che ha ottenuto dal DNV (Det Norske Veritas) - ente indipendente riconosciuto a livello internazionale - due certificazioni che contribuiscono a valorizzare ulteriormente la sua immagine e la sua attivita', in Italia e oltre frontiera. La Callipo, ormai da tempo costantemente impegnata a garantire ai propri consumatori qualita', genuinita' e sicurezza alimentare, ha infatti conquistato le certificazioni ''BRC'' e ''IFS''. Lo standard BRC (Technical Standard and Protocol for Companies Supplying Retailer Branded Food Products), sviluppato in Inghilterra nel 1998 dal British Retail Consortium, riguarda in particolare la sicurezza igienico-sanitaria dei prodotti agroalimentari. Le certificazioni BRC si stanno diffondendo in tutta Europa con l' obiettivo di garantire che i prodotti a marchio siano realizzati nel rispetto di requisiti igienici e qualitativi ben definiti. Il BRC infatti dettaglia:
- le specifiche strutturali per gli ambienti produttivi;
- le specifiche di prodotto e di processo;
- le norme comportamentali per il personale.
Lo standard IFS (International Food Standards) e' invece uno strumento operativo per qualificare i propri fornitori secondo requisiti di qualita', sicurezza e conformita' alla normativa sui prodotti alimentari. L' Unione Federale delle Associazioni del Commercio Tedesche (BDH) lo ha emesso per consentire alla GDO locale di verificare i fornitori di prodotti alimentari a marchio. A tale standard ha aderito anche l'associazione francese FDC (Federation du Commerci et de la Distribution). La maggioranza dei retailer tedeschi e francesi ha quindi stabilito che la registrazione secondo IFS sia una condizione indispensabile per essere inclusi tra i loro fornitori. Ma anche i retailers di Polonia, Austria, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Gran Bretagna e Italia stanno dimostrando interesse e supporto per lo standard IFS, che impone requisiti relativi a:- gestione della Qualita' (incluso HACCP);
- gestione delle Risorse;
- processi produttivi;
- processi di misurazione, analisi e miglioramento.
''L' interesse per l' alimentazione sana e corretta ha reso il consumatore piu' consapevole e ha determinato piu' attenzione da parte dei produttori al servizio fornito al cliente in termini di informazione e garanzia di qualita''', spiega Callipo. ''Adottando gli standards IFS e BRC possiamo ora ampliare il nostro target e soddisfare meglio le esigenze dei clienti di tutta Europa''.

Via libera del CIPE al contratto di programma PROCAL per 69 milioni di investimenti

31/03 Il CIPE ha dato il via libera al contratto di programma PROCAL. L'investimento complessivo ammonta a circa 69 milioni di euro, l'occupazione generata a regime sara' di 526 dipendenti. La delibera CIPE ha previsto come data per l'ultimazione degli investimenti il 31.12.2006 con entrata a regime nell'anno 2008. Grosso impulso all'iniziativa e' stata data dall'assessore alle attivita' produttive Pino Gentile che con abnegazione e lungimiranza ha creduto e seguito in tutti i suoi passaggi la difficile operazione unica in Europa. L'insediamento, infatti, rappresenta l'unico esempio in Europa di creazione di un distretto industriale con trasferimento di imprenditori, klnow-how e tecnologia da una delle zone maggiormente industrializzate della UE nella nostra regione classificata come zona obiettivo 1. A breve le imprese potranno iniziare a costruire i 18 insediamenti industriali a capitale tedesco ed il centro di ricerca previsti dall'accordo di programma.Le aziende coesisteranno nello stesso territorio accomunate da rapporti di filiera e da un centro di ricerca comune. Delle 18 imprese, 16 saranno allocate nella zona industriale di Schiavonea, una nella zona di San Marco Argentano ed una a Cosenza. A conferma della novita' e dell'eccezionalita' dell'operazione, un recente rapporto del Sole 24 Ore rilevava, che la regione Calabria era l'unica Regione d'Italia a non avere partecipazione estere nel capitale delle societa' ivi costituite e che l'operazione registra l'unico esempio di trasferimento distrettuale nell'ambito della Comunita' Europea.Il programma, quindi riparte dopo aver affrontato grosse difficolta', ora risolte, dovute alla mancanza di un Istituto finanziario disposto a seguire l'intera operazione. Causa primaria di tale distorsione e' stata la ormai usuale richiesta delle garanzie reali da parte del sistema creditizio a carico dei 30 soci tedeschi, garanzie che potevano essere rilasciate solo all'estero.Altra distorsione verificatasi nella fase di partenza, e' stata la mancanza di un organismo intermediario di garanzia per gli investitori esteri e la mancanza di tale strumento nelle dotazione dell'agenzia di sviluppo nazionale.Solo la caparbieta' dei nostri rappresentati istituzionali, nazionali e regionali ha potuto ridare vita ad un'occasione che sembrava ormai persa rendendo tangibile la creazione di oltre 520 nuovi posti di lavori nella regione calabria. Si tratta di un procedimento integrato in grado di assicurare sviluppo e sostegno a tutta l'economia territoriale , capace di produrre autosufficienza economica e di costituire un approccio filieristico alla disoccupazione. Il binomio con l'imprenditoria tedesca garantira' efficienza e certezza di investimenti .

Secondo Unicredit in Calabria i mutui sono cresciuti del 40,16%

29/03 E' in crescita il trend del mercato dei mutui in Calabria che, per quanto riguarda l' erogato, segna un aumento del 40,16% (349 milioni di euro) rispetto al dato del 2003. A confermarlo e' un' indagine di UniCredit Banca per la Casa che riprende gli ultimi dati ufficiali di Bankitalia aggiornati al terzo trimestre 2004. ''La provincia che ha erogato di piu' nel corso dei primi nove mesi del 2004 - secondo quanto emerge dall' indagine - e' stata Cosenza con 118 milioni di euro e un incremento in percentuale del +28,26%, mentre quella che ha mostrato il maggiore incremento in percentuale rispetto allo stesso periodo del 2003, e' Crotone con +66,67% (35 milioni di euro di erogato). A seguire si posizione Catanzaro con +50,79% (95 milioni di euro di erogato), Reggio Calabria con +40,68% (83 milioni di euro di erogato) ed, infine, Vibo Valentia con +28,57 (18 milioni di euro di erogato)''. La Calabria, nel contesto dell' Italia Meridionale si colloca al quarto posto dopo l' Abruzzo confermando il trend positivo dell' anno precedente. ''La crescita dei mutui, nel corso del terzo trimestre 2004, - mette in evidenza la ricerca - risulta in linea con quella a livello nazionale. I mutui erogati nel nostro Paese, infatti, sono incrementati, sempre nello stesso periodo, del +17,49% raggiungendo un valore totale pari a 35.222 milioni di euro, rispetto ai 29.978 milioni di euro del 2003''. Secondo i dati forniti dalla ricerca di UniCredit Banca per la Casa, il 2004 segna anche una buona crescita, sia come numero che come valore, del mercato calabrese delle compravendite immobiliari. Il numero delle compravendite (fonte Scenari Immobiliari) lievita da 6.100 del 2003 a 6.550 del 2004 (+7,4%) mentre il fatturato cresce dai 3.800 milioni di euro del 2003 ai 4.350 milioni di euro del 2004 (+45,0%). Il dato pone, infine, la Calabria in linea rispetto ai dati dell' Italia Meridionale che mostrano un incremento del +4,80% per le compravendite e del +9,2% per il fatturato.

IBM lascia la Borsa di Tokyo dopo 30 anni

29/03 Dopo la Apple, anche l’altra casa americana, sinonimo di computer nel mondo, la IBM, lascia la Borsa di Tokio dopo 30 anni di quotazioni. La decisione di Ibm è soltanto legata, dicono le fonti di Big Blue, ad un programma di risparmio dei costi.

Migliorano le capacità della Calabria di spendere i fondi UE

28/01 Migliora la capacita' italiana di spendere i fondi strutturali europei. In particolare - spiega la Ragioneria generale dello Stato che ha monitorato l'andamento dei pagamenti - la Regione che ha messo a segno la miglior 'accelerazione' e' il Lazio, ma il miglioramento si e' avvertito anche nelle Regioni meridionali comprese nell'obiettivo 1. In questo caso a guidare le classifica di chi spende meglio ci sono Puglia e Calabria. Rispetto al 30 settembre 2004, al 31 dicembre 2004 si evidenzia un miglioramento nell'attuazione complessiva di tutti gli obiettivi, in conseguenza dell'impegno delle amministrazioni per l'accelerazione delle spese - spiegano dalla Ragioneria - ed il rispetto degli obblighi di utilizzo delle risorse nei tempi previsti dalla normativa comunitaria. In particolare, l'obiettivo 1, che riguarda gli interventi nelle aree del Mezzogiorno, fa registrare pagamenti pari al 32,7% dell'importo programmato, con un incremento medio rispetto a settembre 2004 di 1,9 punti percentuali. Tra le Regioni piu' attive, per quanto riguarda l'attuazione realizzata nel trimestre di riferimento, si evidenziano la Puglia e la Calabria che presentano una performance di crescita, rispettivamente pari a +4,8% e +4,3%. Tra i programmi delle amministrazioni centrali spiccano il PON (Programma Operativo Nazionale) Sviluppo Imprenditoriale Locale con +4,7% ed il PON Trasporti con +2,1%. Per l'obiettivo 2, che riguarda le regioni del Centro Nord, l'incremento percentuale medio dei pagamenti sul programmato rispetto al mese di settembre 2004 e' pari al +7,7%, con punte del +13,5% per la Regione Marche, +12,4% per il Lazio e +11,6% per la Liguria. Infine, l'obiettivo 3, che riguarda azioni nel campo sociale realizzate nel Centro Nord, registra un incremento percentuale medio dei pagamenti pari al 4,8% rispetto a settembre. La Regione Lazio registra il miglior risultato (+10,0%) in termini di accelerazione della spesa effettuata nel trimestre di riferimento seguita dal PON Azioni di Sistema (+6,7%). I dati vengono rilevati mediante il supporto del Sistema Informativo della Ragioneria Generale dello Stato che, fin dalla programmazione 1994/99, svolge un'azione costante di monitoraggio sull'attuazione degli interventi cofinanziati dall'Unione Europea ''al fine di consentire l'ottimizzazione dei processi informativi e decisionali degli organismi coinvolti nella gestione degli interventi strutturali comunitari''.

Incremento del 1,9% dei fondi strutturali per il Sud

24/03 Aumentano le risorse dei fondi strutturali europei per le regioni italiane. Nell'ultimo trimestre del 2004 si è registrato infatti un incremento medio dei pagamenti dell'1,9% rispetto a settembre 2004, pari al 32,7% dell'importo programmato, per le regioni del Mezzogiorno (Obiettivo 1). Per l'Obiettivo 2 l'incremento è stato pari in media al 7,7%, mentre per il l'Obiettivo 3, si è avuta una crescita del 4,8%. Questi i dati forniti dalla Ragioneria generale dello stato. Il miglioramento, spiega la Ragioneria, è dovuto all'impegno delle amministrazioni per l'accelerazione delle spese e il rispetto degli obblighi di utilizzo delle risorse nei tempi previsti dalla normativa comunitaria. Tra le regioni più attive per l'Obiettivo 1, per quanto riguarda l'attuazione realizzata nel trimestre di riferimento, si evidenziano la Puglia e la Calabria che presentano una performance di crescita, rispettivamente pari a +4,8% e +4,3%. Tra i programmi delle amministrazioni centrali spiccano il PON (Programma Operativo Nazionale) Sviluppo Imprenditoriale Locale con +4,7% ed il PON Trasporti con +2,1%. Per l'Obiettivo 2 - riguardante le regioni del Centro Nord - l'incremento percentuale medio dei pagamenti sul programmato rispetto al mese di settembre 2004 è pari al +7,7%, con punte del +13,5% per la Regione Marche, +12,4% per il Lazio e +11,6% per la Liguria. Infine, l'obiettivo 3 - riguardante azioni nel campo sociale realizzate nel Centro Nord - registra un incremento percentuale medio dei pagamenti pari al 4,8% rispetto a settembre. La Regione Lazio registra il miglior risultato (+10,0%) in termini di accelerazionedella spesa effettuata nel trimestre di riferimento seguita dal PON Azioni di Sistema (+6,7%)

Alle imprese artigiane calabresi destinato un credito di 710 milioni di euro

23/03 Dei circa 52.400 milioni di euro di crediti concessi alle imprese artigiane italiane dal sistema bancario, 710 milioni sono stati destinati a imprese artigiane calabresi. Questo e' uno dei dati che emerge dal ''Rapporto sul credito e sulla ricchezza finanziaria delle imprese artigiane - 2004'', realizzato da Artigiancassa e giunto alla nona edizione. Dal Rapporto, che analizza, a livello regionale e provinciale, i principali fenomeni che caratterizzano il credito al comparto artigiano, e' emerso anche che al 31 dicembre 2003 gli impieghi in essere a favore delle imprese artigiane rappresentano il 4,8% dell' intero credito bancario al sistema delle imprese. Questa quota sta a fronte di un peso economico dell' artigianato, che realizza quasi il 14% del Pil, il 18% dell' export, 3,5 milioni di addetti. Dei 52.400 milioni di euro, circa 45.000 sono localizzati nelle regioni del centro-nord, che assorbono quindi oltre l' 86% degli impieghi artigiani complessivi. Peraltro, a livello regionale, risultano differenze significative in ordine all' incidenza del credito destinato alle imprese artigiane sul totale dei crediti bancari. Il dato della Calabria (6,5%) risulta comunque superiore sia a quello del Mezzogiorno (4,9%) sia a quello nazionale (4,8%). Su base provinciale, secondo i dati del rapporto, l' incidenza piu' elevata si registra a Cosenza con il 7,9%, seguita da Vibo Valentia (7,6%), Reggio Calabria (6,6%), Catanzaro (5,2%) e Crotone (3,4%). ''Emerge tuttavia - e' scritto in una nota - che, a livello nazionale, nell' ultimo quinquennio, l' incidenza degli impieghi artigiani sul totale degli impieghi bancari si e' ridotta progressivamente, passando dal 5,4% del 1999 al 4,8% del 2003. L'importo medio degli impieghi per singola impresa artigiana e' di 36.300 euro, con una netta differenziazione tra Centro Nord (42.100 euro per impresa) e Mezzogiorno (19.700 euro). L'importo medio unitario piu' elevato si registra in Trentino Alto Adige (85.900 euro), quello piu' ridotto in Campania (12.600 euro). In Calabria, l' importo medio unitario e' di 18.600 euro''. Su scala nazionale, il 51,1% dei finanziamenti bancari alle imprese artigiane e' a breve termine, confermando una tendenza che ha sempre contraddistinto l' indebitamento delle imprese minori. Nel Mezzogiorno la media sale al 53,1%, con i massimi in Calabria (60,6%). ''Va comunque sottolineato - prosegue la nota - che nell' andamento degli ultimi cinque anni, si riscontra un tendenziale aumento della quota a medio/lungo termine, che passa dal 44% del 1999 al 48,9% del 2003''. Sul totale del credito bancario destinato al settore artigiano, la quota agevolata ammonta a 3.660 milioni di euro, pari al 7% del totale degli impieghi artigiani. Nel Mezzogiorno questa quota sale al 12,6%, a fronte del 6,1% del Centro-Nord. Le punte massime si registrano in Sardegna (38%) e Marche (11,6%), quelle minime in Trentino Alto Adige (1%), Toscana (3,3%) e Veneto (5,1%). In Calabria, la quota agevolata dei finanziamenti artigiani e' pari al 8,5%, pari a 60 milioni su 710. La ricchezza finanziaria delle imprese artigiane e' stimata in 65.000 milioni di euro. Su base territoriale, oltre il 79,2% della ricchezza finanziaria artigiana e' concentrata nel Centro-Nord. Da sole, Lombardia (22,2%), Veneto (10,8%), Emilia Romagna (10,4%) e Piemonte (8,2%) assorbono oltre il 51% del totale nazionale. Con 1.010 milioni di euro, la Calabria rappresenta l' 1,6% del totale nazionale. La ripartizione della ricchezza artigiana per strumenti finanziari, conclude il rapporto, vede, su scala nazionale, al primo posto gli strumenti assicurativi (32.950 milioni pari al 50,7% del totale), seguiti da depositi (21,7%), azioni/obbligazioni (11%), titoli di Stato (8%), fondi comuni (6,8%) e gestioni patrimoniali (1,8%).

Con la devolution ci guadagna solo il Nord. Mezzogiorno penalizzato. Lo confermano i dati della CGIA

23/03 Come al solito il sud è quello che paga il prezzo più alto nell’ultima riforma attuata dal Governo. In una sorta di Robin Hood alla rovescia, praticamente in un periodo in cui la crisi nera vede interessato tutto il Paese, il Governo non ha di meglio da fare che varare la devolution pur di rimanere in piedi. Crisi ingigantita dallo strapotere dei mercati orientali (Cina su tutti) e secessione galoppante. Spunta, così, la devolution che riduce ancora di più le capacità del mezzogiorno. A guadagnarci con la devolution, purtroppo, sono solo le regioni del Centro Nord. Si, perche' tra quanto versano di tasse allo stato e quanto quest'ultimo ritorna in termini di trasferimenti, tutte le regioni del Centro Nord registrano un saldo positivo. Ovvero, versano allo stato molto di piu' di quello che ricevono. Sono dati molto importanti quelli elaborati dall'Ufficio studi della Cgia di Mestre perche' con l'approvazione della riforma sulla "devolution", entro tre anni bisognera' attuare l'articolo 119 della Costituzione che prevede il cosiddetto federalismo fiscale. Ebbene ad attendere con impazienza questa riforma sono proprio le regioni del Nord. In primis la Lombardia. Di fronte a 6.623 euro di tasse pagate da ogni cittadino lombardo (ci riferiamo all'Irpef, all'Irpeg, e all'Iva) lo stato gli restituisce solo 1.263 euro (saldo pari a +5.360 euro). Il Lazio, invece, versa 5.787 euro pro capite e ne riceve 1.359 euro (saldo pari a + 4.428 euro). Anche il Piemonte registra una situazione deficitaria. Di fronte a 4.761 euro di imposte versate all'erario la regione piemontese e' all'ultimo posto per quanto gli viene restituito: solo 881 euro (saldo + 3.880 euro). Chi invece ancor oggi si trova in una situazione di vantaggio nel meccanismo del dare/avere con lo Stato sono le regioni del Sud e quelle a statuto speciale. Alla Valle d'Aosta vengono trasferiti 7.086 euro pro capite contro i 4.208 euro versati di tasse (saldo uguale a - 2.878). Il Trentino Alto Adige registra anch'esso un saldo negativo pari a - 1.719 euro pro capite. "Di fronte a questi dati – commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - constatiamo che oggi non ci sono piu' le ragioni storiche, culturali ed etniche per mantenere i privilegi economici delle province a statuto speciale. Tuttavia, non si puo' ignorare le difficolta' delle regioni del Mezzogiorno. Queste ultime non possono essere lasciate sole e grazie ad un serio federalismo fiscale – che preveda dei meccanismi di solidarieta' orizzontale - e' possibile ridurre il gap oggi esistente tra le aree piu' ricche e quelle piu' povere del paese".

Regioni

Trasferimenti

Imposte versate

 

dallo stato

allo stato

     

Valle D'Aosta

7.086

4.208

Trentino Alto Adige

5.714

3.995

Basilicata

2.617

1.385

Sardegna

2.490

1.661

Sicilia

2.274

1.450

Friuli Venezia Giulia

2.054

3.767

Liguria

1.722

3.702

Molise

1.711

1.378

Calabria

1.652

1.802

Campania

1.538

1.406

Puglia

1.398

1.439

Lazio

1.359

5.787

Umbria

1.289

2.742

Lombardia

1.263

6.623

Abruzzo

1.174

2.194

Marche

1.134

2.628

Veneto

955

3.915

Toscana

919

3.436

Emilia Romagna

900

4.317

Piemonte

881

4.761

Dati in euro/pro capite elaborati dalla Cgia di Mestre relativi al 2002

Il Consorzio Brutium Energy risparmia in cinque anni un milione di euro

21/03 Un milione di euro è il risparmio complessivo conseguito nei suoi primi cinque anni di attività dal Consorzio Brutium Energy, il Consorzio per l’energia promosso dall’Associazione degli Industriali della Provincia di Cosenza e a cui aderiscono 20 aziende del territorio.
“I risparmi in bolletta per le aziende – sostiene Raffaele De Rango Presidente dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Cosenza - ed il miglioramento della qualità del servizio di distribuzione dell’energia elettrica nelle aree industriali della provincia sono tra le priorità che da sempre affrontiamo per garantire la competitività dei nostri prodotti sui mercati”.
“Il Consorzio – continua De Rango - rappresenta un valido esempio di partnership tra imprese. Un metodo che intendiamo perseguire con tutti i settori di attività, in modo da diffondere quella cultura dell'aggregazione che sicuramente ha favorito lo sviluppo dell'economia delle aree più avanzate del Paese”.
“Lo sconto netto del 7% sul prezzo medio dell’energia – commenta Francesco Candelise Presidente del Consorzio Brutium Energy e titolare dell’azienda Erculea Resine Spa - conseguito nel 2004 dal nostro Consorzio per l’energia, costituisce un risultato positivo che assume maggiore rilievo se si tiene conto dello scenario energetico nazionale ancora caratterizzato da alcune criticità che tengono altissimo il costo del chilowattora per aziende e famiglie”.
“L’esperienza consortile – continua Candelise - è vincente ed ha permesso alle nostre aziende di cogliere immediatamente le opportunità offerte dalla liberalizzazione quando invece la legge consentiva solo alle grandi imprese l’accesso al libero mercato”.
“Adesso – dice il Presidente di Assindustria De Rango – occorre impegnarsi per garantire che le infrastrutture energetiche siano sempre più adeguate ai bisogni delle imprese; quelle esistenti, infatti, sono in rapida obsolescenza e le nuove, per il momento, rimangono ancora allo stato potenziale”.
“A breve – conclude Raffaele De Rango – ci faremo promotori di una iniziativa per estendere i benefici della liberalizzazione elettrica anche alle piccole imprese della provincia attraverso nuovi servizi volti all’ottimizzazione dei contratti energetici ed apriremo un confronto serrato con Regione, Enel e Gestore della Rete per rilanciare un programma di investimenti volto al potenziamento della rete di distribuzione nella nostra provincia”.

Il Sottoseg. Galati annuncia “dal CIPE assegnati 780 milioni di euro per le aree sottoutilizzate”

18/03 ''Quasi 780 milioni di euro destinati a creare sviluppo al Sud e nelle altre aree sottoutilizzate del Paese. Un meccanismo che di per se agevola quel processo di competitivita', priorita' stessa del Governo per il rilancio dell' economia''. E' quanto afferma Giuseppe Galati sottosegretario alle Attivita' produttive dopo le decisioni odierne del Cipe. Nell' ambito delle risorse al Fondo Aree Sottoutilizzate, riferisce un comunicato - sono stati assegnati al Ministero delle Attivita' produttive 529,38 milioni di euro per la concessione dei contributi in conto capitale alle imprese che realizzino investimenti produttivi finanziati attraverso leggi a bando (vedi L.488 ed altre); nonche' 249,12 milioni di euro per la concessione dei contributi in conto capitale alle imprese che realizzino investimenti produttivi attraverso contratti di programma. ''Non solo - prosegue Galati - sulle ulteriori risorse 2005 e' stata data priorita' di allocazione per la concessione dei contributi in conto capitale alle imprese che realizzino investimenti produttivi attraverso contratti di localizzazione, strumento principe per l' attrazione di capitali stranieri per investimenti nei settori manifatturieri e turistici''. Sono stati inoltre licenziati definitivamente - e' scritto nel comunicato - tre importanti contratti di programma: Consorzio florovivaistico agroalimentare dello Jonio (investimento totale 47,325 Meuro, con incremento occupazionale pari a 116 nuovi addetti); Colacem (investimento totale 49,800 Meuro, con incremento occupazionale pari a 52 nuovi addetti); Consorzio per lo sviluppo della Valle del Rio Forcella (investimento totale 25,195 Meuro, con incremento occupazionale pari a 85 nuovi addetti). Da ultimo, sono state concesse le modifiche ai contratti di programma Sikelia, Procal, Trapani Turismo, Polo floricolo, Nuova Biozenit, Consorzio mediterraneo e Apreamare, necessarie per il complemento delle azioni in corso.

La Carime annuncia un utile netto di 33 milioni

17/03 Il Consiglio di Amministrazione di Banca Carime ha approvato il progetto di bilancio al 31 dicembre 2004, che verra' sottoposto all' Assemblea degli Azionisti che si terra' il 21 e 22 aprile. La gestione economica dell' esercizio ha evidenziato un risultato lordo di gestione, calcolato prima di rettifiche e ammortamenti, pari a 140,3 milioni di euro, in crescita del 7,5% rispetto al 2003. Dopo accantonamenti e rettifiche di valore, l' utile delle attivita' ordinarie si attesta a 55 milioni di euro (32,6 nel 2003). L'esercizio si e' chiuso, dopo imposte per circa 36 milioni di euro, con un utile netto di 33,3 milioni di euro (23,9 milioni nel 2003 Al risultato hanno contribuito l' incremento del 2,5% del margine d'intermediazione che, nel dettaglio delle principali componenti, ha evidenziato le seguenti dinamiche: - il margine d'interesse, pari a 259,4 milioni di euro, e' risultato stabile anno su anno, nonostante la discesa dei tassi, che ha influito negativamente sul pricing degli impieghi, grazie agli effetti sul costo del funding del rimborso anticipato di forme tecniche di raccolta piu' onerose, avvenuto per la maggior parte nel corso del 2003;- le commissioni nette, pari a 117,2 milioni di euro, hanno mostrato una flessione del 12,2% rispetto al 2003 che includeva una componente non ricorrente pari a 15,6 milioni relativa ad up front fees attribuibili al collocamento di obbligazioni strutturate; - i profitti da operazioni finanziarie, pari a oltre 39 milioni di euro, nel 2004 includono gli effetti della valutazione mark to market dei titoli trasferiti nel primo trimestre 2004 dal portafoglio immobilizzato a quello non immobilizzato e la rilevazione di utili di negoziazione per la parte di titoli successivamente venduta;e la contenuta variazione (+0,2%) delle spese amministrative , attestatesi a 282,2 milioni di euro, (rispetto ai 281,8 milioni del 2003) che includono:- spese per il personale per 206 milioni di euro, in flessione del 2,9% - altre spese amministrative, pari a 74,8 milioni di euro, al netto dei recuperi di imposte e dei costi di distacchi del personale, in crescita del 9% per effetto principalmente dei progetti straordinari realizzati nel corso dell' anno (migrazione IT, nuovo modello distributivo, ecc..). L'esercizio ha inoltre registrato:- rettifiche di valore su immobilizzazioni materiali e immateriali ¿ escluso avviamento ¿ pari a 33,6 milioni di euro (vs 32,2 nel 2003) che includono la maggior quota di ammortamento degli incentivi all' esodo (ulteriori 8 milioni in aggiunta ai 10,8 del precedente Piano) derivanti dal nuovo Accordo siglato con le Organizzazioni Sindacali, la cancellazione del valore residuo dei cespiti materiali ed immateriali dimessi e un modesto effetto positivo derivante dai minori ammortamenti dovuti alla sostituzione del vecchio sistema informatico;- una contrazione delle rettifiche nette su crediti da 15,3 a 9 milioni di euro circa, grazie alla buona qualita' del credito - ammortamento di avviamenti per 39,3 milioni di euro - proventi straordinari per 14,4 milioni di euro principalmente derivanti dal ''disinquinamento delle interferenze fiscali''.- imposte per circa 36 milioni di euro Per quanto riguarda gli aggregati patrimoniali, la raccolta globale della clientela si e' attestata a 13,5 miliardi di euro (13,8 a dicembre 2003).A livello di composizione, la raccolta diretta, attestatasi a 7,1 miliardi di euro, mostra una contrazione del 3,2% dovuta essenzialmente al decremento dei debiti rappresentati da titoli (-174 milioni) mentre la raccolta indiretta, pari a 6,5 miliardi di euro, risulta in leggera flessione (-0,9%) ed evidenzia, al suo interno, una ricomposizione dell' aggregato dovuta al riposizionamento degli investimenti della clientela, con una forte crescita della componente assicurativa a circa 0,8 miliardi di euro (+34,1% rispetto al 2003), l' incremento della raccolta amministrata (+2,6% rispetto al 2003) ed una riduzione dei fondi e gestioni patrimoniali da 4 a 3,7 miliardi di euro. I crediti verso clientela, pari a 2,8 miliardi di euro, registrano un incremento dell' 1% su base annua. Si conferma predominante la forma tecnica dei mutui, che rappresenta il 54% circa dell' aggregato, seguita da Conti correnti e anticipazioni (27% dell' aggregato). Il rapporto sofferenze nette/impieghi netti si attesta allo 0,34%, il rapporto incagli netti/impieghi netti all' 1,11%. Al 31 dicembre 2004 il patrimonio netto di Banca Carime Spa si quantifica in 1.437,6 milioni di euro, escludendo l' utile di periodo. Banca Carime conta 324 sportelli retail e 2.915 dipendenti (-331 risorse rispetto al 31 dicembre 2003).

Secondo un rapporto Eurispes “Boom dell’imprenditoria straniera in Calabria”

16/03 Un boom dell' imprenditoria immigrata si e' registrato lo scorso anno in Calabria. Sono oltre 2.200, infatti, i titolari di impresa con cittadinanza estera presenti nella regione nel 2004 con una crescita del 29% in un solo anno. La Calabria, in particolare, e' la prima in Italia per l' incremento delle aziende cinesi. A rilevarlo e' uno studio di Eurispes Calabria dal quale risulta anche che quasi il 71% dei calabresi considera gli immigrati una fonte di ricchezza economica per l' intero territorio regionale. ''La piccola imprenditorialita' tra gli immigrati - ha commentato il presidente di Eurispes Calabria, Raffaele Rio - va diffondendosi sempre piu', anche in contesti produttivamente deboli. E' bene non dimenticare, pero', che l' imprenditoria immigrata in questa regione rappresenta ancora soltanto il 3,1% delle imprese di immigrati operanti nell' intero Paese''. Il numero complessivo dei titolari d' impresa con cittadinanza estera al 30 giugno 2004 in Calabria e' risultato pari a 2.205 (+29,2% rispetto al 2003 quando erano 1.706). Una dinamicita' che colloca la Calabria al di sopra sia del Mezzogiorno, che ha fatto registrare un incremento medio del 24,4%, sia della performance complessiva nazionale (+27,3%). Analizzando nel dettaglio l' andamento dell' imprenditoria immigrata per regione, Eurispes evidenzia che la Calabria si colloca tra le prime cinque regioni italiane per crescita di titolari di impresa con cittadinanza estera. A precederla soltanto le Marche (+48,8%), il Lazio (33,2%), l' Emilia Romagna (32,5%) ed il Veneto (+30,8%). ''Sembra che gli immigrati - ha sostenuto Rio - vogliano riguadagnare il tempo perduto per riuscire a svolgere, anche in Calabria, il ruolo assunto in altre realta'. La nostra regione e' in vetta tra quelle del Mezzogiorno per incremento dell' imprenditoria immigrata''. Nel panorama imprenditoriale calabrese si fanno spazio gli imprenditori cinesi che nel 2003 sono circa 240 con un incremento di 359,6 punti percentuali rispetto al 2000. Un dato che pone la regione in cima alla graduatoria delle regioni italiane per crescita. A seguire, afferma Eurispes, elaborando i dati della Cgia di Mestre e di Infocamere, altre due regioni meridionali: la Sicilia, con 680 imprenditori cinesi presenti nel 2003 e con un incremento di 172 punti percentuali rispetto al 2000 e la Puglia con 419 imprenditori cinesi ed una variazione positiva del 153,9%. ''Dal punto di vista dell' organizzazione del sistema economico - ha sostenuto Rio - lo sviluppo di imprese gestite da immigrati e' stato favorito in Europa dai processi di ristrutturazione che hanno frammentato il tessuto produttivo in piccole unita', specialmente attraverso i meccanismi del decentramento e del subappalto, come anche dal venir meno di sbocchi tradizionali in altri campi: questa carriera e' risultata spesso l' unica in grado di rispondere alle aspirazioni di mobilita' sociale, superando lo stereotipo degli immigrati come forza di riserva nelle mansioni piu' umili dell' industria e degli altri settori''. Eurispes ha anche svolto, nel 2003, un sondaggio su un campione di 1.000 calabresi per indagare l' atteggiamento della popolazione nei confronti degli immigrati. Per la stragrande maggioranza (70,8%) gli immigrati sono fonte di ricchezza economica: il 41,6% si dichiara molto d' accordo, il 29,2% abbastanza d' accordo, il 21,1% poco d' accordo e l'8,1% per niente d' accordo. Interrogata, inoltre, sulla qualita' dei rapporti con gli immigrati, la maggioranza degli intervistati (54%) non si e' sbilanciata e ha definito tali rapporti normali. Il 28,3% dei soggetti afferma che i rapporti sono improntati alla reciproca disponibilita', mentre per il 6,3% sono addirittura eccellenti. Una minoranza del campione esprime invece atteggiamenti negativi: ha paura degli immigrati (5,1%), li trova ostili (3,9%), li trova insopportabili (2,4%). Quasi il 60% del campione ritiene che gli immigrati svolgano lavori che gli italiani non vogliono fare; il 28,5% si dice abbastanza d' accordo con questa affermazione. Solo l' 11,8% degli intervistati e' per niente d'accordo o poco d'accordo. Il 61,2% degli intervistati dissente completamente dall' affermazione che gli immigrati tolgono il lavoro agli italiani; il 25,3% e' poco d' accordo, ma il 10,7% si dichiara abbastanza d' accordo e il 2,8% molto d'accordo. Il sospetto che gli extracomunitari possano sottrarre posti di lavoro agli italiani, sottolinea Eurispes, non e' del tutto scomparso e in una minoranza di persone risulta fortemente radicato. Sul fatto che gli immigrati siano una fonte di arricchimento culturale per la Calabria prevale, tra gli intervistati, la linea del disaccordo: oltre il 53%, infatti, si e' dichiarato poco o per niente d' accordo con questa affermazione. Per molti calabresi, presumibilmente, e' piu' importante che la regione conservi con gelosia le sue tradizioni e la sua cultura.

Avviato il corso di formazione FELD “Internazionalizzazione delle imprese”

16/03 E' stato attivato il corso Field: ''Internazionalizzazione delle imprese'': nuovi mercati, nuove opportunita'''. ''Al Bando di selezione, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria del 26 Gennaio 2005, hanno partecipato - secondo quanto riporta una nota - numerosi candidati. Un'apposita Commissione di Valutazione composta da membri di rappresentanza della Regione Calabria, Ministero del Lavoro, Comitato Nazionale e Commissione Regionale per l'Emersione, Comitato Scientifico Field, Responsabili del Centro Studi e Ricerche Field, ha ammesso 35 partecipanti tra titolari d'impresa, aspiranti nuovi imprenditori e giovani laureati interessati ad avviare attivita' di supporto alle aziende che si rivolgono verso processi di internazionalizzazione. Il Corso - prosegue il comunicato - si propone di promuovere un mirato approfondimento dei temi piu' innovativi della ''contrattazione internazionale''. Il tema dell'internazionalizzazione e' sempre piu' rilevante nel momento in cui il nuovo assetto dei mercati internazionali ha portato alla definizione di grandi aree di libero scambio ed ha imposto una definizione dell'organizzazione strategica e produttiva dell'impresa. Diventa sempre piu' necessario consentire alle imprese che intendono rendere piu' internazionale il loro business di ''mettersi al passo'' con le dinamiche di modernizzazione in atto attraverso la creazione di forme di supporto del sistema produttivo del Mezzogiorno, a partire da strumenti formativi''. Dopo il saluto di benvenuto, Luca Meldolesi, componente del consiglio esecutivo della Fondazione Field e presidente del Comitato nazionale per l'emersione del lavoro non regolare, ha presentato all'assemblea l'aula, nella quale erano presenti anche alcuni componenti del comitato scientifico Field ed il Sindaco di Tiriolo, Domenico Greco. Di seguito, Rosaria Amantea, coordinatore scientifico Field, ha tenuto un seminario di orientamento per i partecipanti al corso tracciando le linee generali del percorso formativo. I lavori dell'incontro si sono conclusi con l'intervento del componente del consiglio esecutivo della Fondazione Field, Barile, e dell'assessore regionale alla formazione professionale, Pietro Aiello, Presidente della Fondazione Field.

Master gratuito in Sviluppo Imprenditoriale a Santo Stefano di Rogliano

15/03 Giorno 16 alle 19.00 nella sala consiliare del comune di Santo Stefano di Rogliano verrà presentato il primo Master gratuito in Sviluppo Imprenditoriale. Saranno presenti, oltre che lo staff della Marketing&Management, azienda organizzatrice del master, diverse associazioni e gli amministratori comunali. La Marketing & Management intende offrire la possibilità a 50 giovani con spiccate attitudini imprenditoriali di far diventare la propria idea un business. L'idea nasce in seguito ad un'analisi mirata, dalla quale emerge che negli ultimi anni molte nuove aziende sorte nel mezzogiorno trovano difficoltà a sopravvivere agli ostacoli incontrati sul mercato. Uno degli obiettivi che determinano questo elevato tasso di mortalità delle imprese calabresi è da ricercare in un'inadeguata preparazione che i giovani hanno prima di intraprendere l'attività imprenditoriale.
La Marketing & Management, intende formare questi giovani attraverso un Master di 160 in modo da fornire quelle capacità professionali che consentono loro di affrontare l'attività imprenditoriale in modo efficiente ed efficace e fronteggiare così le esigenze di un mercato sempre più competitivo.

Il Sud è il più colpito dall’usura. La Calabria è ad altissimo rischio.

15/03 L'usura e l'estorsione sono attivita' legate, in particolare, alla camorra con un giro d'affari, stimato in Italia nel 2004, pari a 4.703 milioni di euro. Questi i dati forniti nel corso della conferenza stampa a Palazzo Valentini per la presentazione del nuovo progetto di sostegno alle vittime dell'usura, realizzato dall'Amministrazione provinciale, in collaborazione con Municipio Roma XVI e l'associazione onlus 'Ambulatorio Antiusura'. Secondo i dati di 'Sos impresa' nel Lazio, il 28% dei negozianti sono vittime del racket dell'usura, per un giro d'affari di 1,6milioni di euro. I commercianti colpiti sono circa 6mila, soprattutto a Roma e nell'Agro Pontino. Il Lazio supera la Campania, dove tradizionalmente il fenomeno e' piu' ampio. Ma, il Sud resta sempre la zona piu' colpita da questo fenomeno criminale. Secondo l'indice globale di rischio usura (Igu), che comprende valori che valori che vanno da 0 a 62, in particolare sono ad 'altissimo' rischio usura Reggio Calabria (61.18), Catanzaro (54.50) e Vibo Valentia (51.98). Seguono, in una categoria che viene identificata con un rischio 'alto', Caltanissetta (47.67), Crotone (47.30), Napoli (42.15), Enna (41.73), Palermo (41.34), Taranto (40.71) e Brindisi (40,36). Anche nella terza categoria, quella dove il rischio usura e' 'medio alto', a dominare sono le citta' del Sud, con Agrigento (39.65), Catania (39.00), Benevento (38.93), Caserta (36.36), Messina (36.00) e Cosenza (33.26).Tra le province piu'' virtuose, ossia in quelle dove il rischio usura e' molto basso, si collocano ai primi posti Bologna (0.04), Parma (0.08), Bolzano (0.21), Trento (0.23), Reggio-Emilia (0.33), Brescia (0.35), Forli'-Cesena (0.42), Ravenna (0.51), Sondrio (0.55) e Verona (1,28). Le regioni del Sud, ha commentato il procuratore nazionale antimafia Pier Luigi Vigna in occasione della presentazione dello studio, ''sono quelle piu'' in preda all'usura''. Un fenomeno, questo, ha detto, che va analizzato anche oltre le denunce ''perche' c'e' come si sa un numero oscuro, che non solo e' segno di sfiducia nei confronti dello Stato, ma a volte anche di paura delle organizzazioni criminali'', e che rende difficile stabilire strategie operative contro questo fenomeno criminale''. La finanza etica e il micro credito sono per Vigna degli strumenti capaci di contrastare l'usura e che vanno incorraggiati. ''Il micro credito -ha detto il Procuratore Antimafia- e' fondamentale. Ormai abbiamo esperienze nel mondo che dicono che il micro credito che puo' raggiungere, in base alle direttive dell'Ue, fino a 25.000 euro, e' positivo perche' permette a persone, che non potrebbero, di iniziare un'attivita' in proprio. La cosa che e' veramente straordinaria e che queste persone povere rendono il denaro perche' il povero ha la sua dignita'''. Il capo dell'Ispettorato Vigilanza della Banca d'Italia Ciro Iorio, nella stessa occasione, ha osservato che ''l'usura tende a manifestarsi dove meno robusto e' il tessuto sociale e si accresce nelle fasi di sfavorevole andamento congiunturale. Dal lato dell'offerta, appaiono rilevanti il grado di cultura economica e il radicamento della criminalita' organizzata. Sul versante della domanda, risultano maggiormente esposti le fasce piu' deboli della popolazione, le famiglie monoreddito, i piccoli imprenditori commerciali''.La differenza che si osserva tra le province del Nord e quelle del Centro Nord, ha sottolineato, si spiega col fatto che i crediti alle imprese del Mezzogiorno ''sono contraddistinti da una rischiosita' media sensibilmente piu' elevata rispetto a quelli erogati nel resto del Paese''. Ai tassi di insolvenza piu' elevati, ha sottolineato Iorio, ''si associa una piu' difficile protezione dei diritti dei creditori''. La farragionita' delle procedure giudiziarie, poi, ''incide sui costi sia delle banche, aumento le spese amministrative e legali e riducendo il valore delle garanzie, sia della clientela, innalzando il costo del credito''.

Imprese: A sud scarso il portafogli ordini

14/03 Nonostante un generalizzato ridimensionamento del precedente clima di pessimismo, la consistenza del portafoglio ordini accumulato a fine febbraio 2005 dalle imprese meridionali ''risulta insufficiente per effetto tanto del mancato recupero della domanda interna, quanto della persistente debolezza di quella estera''. E' quanto emerge dall'indagine congiunturale mensile sul sistema produttivo delle regioni meridionali eseguita dall'Osservatorio regionale banche-imprese che ha concluso il secondo numero dell'indagine rapida mensile. ''Un flusso ancora prevalentemente insufficiente di ordini - secondo l'analisi - ha determinato un indebolimento ulteriore dell'attivita' di produzione per quasi tutti i settori, con consistenti riflessi negativi sull'evoluzione occupazionale, che risulta in progressivo diffuso ridimensionamento. Continuano tuttavia ad essere positive, in tutto il Mezzogiorno, le attese per l'immediato futuro, sia per la domanda che per la produzione, anche se con quote di ottimisti in diffuso ridimensionamento rispetto a gennaio''. ''A livello settoriale - prosegue il rapporto - le imprese del comparto delle costruzioni continuano a risentire meno della debolezza della domanda, anche se la quota di valutazioni positive risulta ridotta rispetto ai livelli del mese precedente; viceversa, sia per il comparto dell'industria in senso stretto, sia per quello dell'Ict vedono confermate le preesistenti difficolta' derivate dal mancato ridimensionamento di pregresse situazioni non favorevoli. A livello regionale, risultano ancora penalizzate dalla debolezza congiunturale della domanda le regioni di Abruzzo, Calabria, Campania e Molise, con evidenti riflessi sia sulla produzione (ancora in difficolta' nonostante un lieve recupero) sia sulla manodopera, ancora diffusamente in regresso. Viceversa appare comparativamente piu' dinamica la domanda complessiva registrata nelle due isole, in Basilicata e in Puglia, malgrado la persistenza di segnali di regresso della domanda e dei livelli occupazionali''. L'indagine e' stata condotta - spiega in una nota l'Osservatorio - in collaborazione con il comitato Mezzogiorno di Confindustria e con le Confindustrie delle Regioni di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna, ha riguardato un panel di 570 imprese scelte nell'universo di riferimento (industria manifatturiera, delle costruzioni e Ict) per le loro caratteristiche di leadership e/o di testimoni privilegiati e ha riguardato l'andamento dei parametri relativi alla produzione, ordini interni ed esteri, occupazione.

Aumentano gli occupati in Calabria, secondo una ricerca della BCC di Cittanova curata da Fulvio Mazza

14/03 Ammonta a 44 mila unita' la crescita dell' occupazione registrata lo scorso anno in Calabria dove si registra un aumento anche del numero delle imprese. Sono alcuni dei dati che emergono dalla relazione congiunturale 2005 redatta dal ricercatore Fulvio Mazza per conto della Banca di Credito Cooperativo di Cittanova. ''In linea con quanto evidenziato gia' negli anni scorsi - e' scritto nella relazione - sono tante le positivita' mostrate dalla Congiuntura 2004. Si tratta di positivita' da non sottovalutare ma da inquadrare in un contesto di persistenti negativita' strutturali anche perche' quasi tutti i dati calabresi risultano percentualmente migliori di quelli nazionali''. All' interno del dato sull' occupazione, riferisce il curatore dell' indagine, cresce soprattutto quella femminile (+ 30.000 unita') e, riguardo ai settori produttivi, quella del comparto terziario (+ 36.000 unita'). Analogamente positivo e' il risultato sull' aumento delle imprese con l' assai qualificante dato delle societa' di capitale. Sulla stessa linea va inserita la considerazione circa la diminuzione dell' uso complessivo della Cassa integrazione guadagni. Al suo interno va notato come diminuisca soprattutto la sua componente piu' critica: la Cig straordinaria e, in essa, quella del settore meccanico. Nella relazione si sottolinea, inoltre, ''la carenza di elementi anche e soprattutto in quanto (eccettuata qualche rara eccezione) tanto gli enti istituzionali (Regione, Camere di Commercio, Amministrazioni provinciali), quanto gli organismi sindacali (innanzitutto: Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura, Cia) appaiono assolutamente disinteressati ad elaborare dati congiunturali sulle materie che pur sono la loro stessa ragione di esistenza''. ''Nel comparto primario - e' scritto nell' indagine - si e' assistito ad un risultato contrastante caratterizzato da un dato quantitativo (circa 46.000.000 di quintali), in sicuro aumento rispetto all' anno scorso (pari ad un 12% circa in piu'). Ma anche ad una diminuzione, per come si evince dalla relazione della Cia di Crotone, dei redditi incassati. Tendenzialmente positivo e' il risultato che emerge riguardo all' Industria, anche se, va evidenziato, i dati che emergono dalle (peraltro temporalmente stantie e poco verificabili e convincenti) analisi della Confindustria mostrano una tendenza opposta''. ''All' interno del settore del Terziario - riporta ancora il testo della relazione - i dati a disposizione riguardano solo il Turismo ed il Commercio con l' Estero. Ed anche qui si notano dati di positivita' congiunturale (soprattutto nella provincia di Crotone). Nulla di serio e di tangibile si sa, invece, relativamente al Commercio interno, al Terziario avanzato ed al settore della Pubblica amministrazione. Ma, come si premetteva, i dati di contingente positivita' non devono far dimenticare il quadro strutturale, a cui non puo' mancare il necessario riferimento. Se, infatti, si confrontano i dati strutturali si evince il marcato gap che ancora non siamo riusciti a colmare''. Dalla ricerca si chiarisce inoltre che ''il numero degli occupati, pur essendo cresciuto, risulta di misura inferiore rispetto alla diminuzione delle persone in cerca di occupazione (che sono diminuite di 66 mila unita'). In relazione si e' ridotta la Forza lavoro (-22 mila unita'). Tale differenza e' costituita da persone uscite dal mercato del lavoro. Perche' hanno rinunciato a ricercare lavoro per sfiducia? - si chiede l' estensore dell' indagine - o, al contrario, in virtu' di un aumento del reddito familiare perche' non hanno piu' la necessita' di trovare un' occupazione? E' difficile stabilirlo. Con ogni probabilita', hanno influito entrambi i fattori. Ed inoltre, seppur in minor parte, la diminuzione, pari a 27.000 unita', delle persone domiciliate in Calabria (delle quali solo una parte, ovviamente, fanno pero' parte della Forza lavoro). Ed infine, anche se in modo decisamente indefinito, ha inciso certamente anche il fatto che l' Istat ha mutato alcuni criteri di rilevazione adottando, in estrema sintesi, una diversa e piu' stringente concezione del termine 'Disoccupato'. Cio' ha contribuito - conclude la relazione - a determinare la citata forte contrazione di 66 mila unita' del relativo dato che solo parzialmente, purtroppo, e' stato compensato da un corrispondente incremento di quello occupazionale''.

In meno di un anno 3.310 aziende in crisi. A rischio 450.000 posti di lavoro

10/03 In neanche un anno le aziende in crisi sono piu' che raddoppiate, passando dalle 1.429 del febbraio 2004 alle 3.310 della fine di gennaio di quest'anno. E i posti di lavoro a rischio sfiorano le 450.000 unita'. E' quanto sottolinea una ricerca dell'Osservatorio del Dipartimento settori produttivi della Cgil, sottolineando quello che definisce ''uno scenario preoccupante, che richiede risposte forti, innovative e soprattutto rapide''. Cassa integrazione, mobilita', licenziamenti collettivi, fallimenti, chiusure parziali o totali di settori o reparti coinvolgono ormai - si legge nel documento - 2.098 aziende al Nord (erano 440 nel febbraio 2004), 726 al Centro (761), e 447 nel Sud e nelle isole (contro le 228 di 11 mesi fa). Allarmanti anche i numeri relativi ai lavoratori in cassa integrazione o mobilita', oltre 172.000, a cui aggiungere 44.000 stagionali o dei distretti, per un totale di 216.000. Aggiungendo questa cifra ai 401.039 addetti che costituiscono l'organico delle imprese in crisi lo scorso anno, emerge che - spiega il rapporto - se le crisi non si risolvono in positivo, il rischio di perdere 450.000 posti di lavoro ''e' imminente''. Inoltre, aggiunge il rapporto, si tratta di ''una crisi strutturale'' perche', incrociando questi dati con la dinamiche delle casse integrazioni concesse nel 2004, ne risulta che le causali per fallimento o amministrazione controllata sono passate in un anno dal 10% al 30%. ''La priorita' - sottolinea quindi la Cgil - e' la crisi industriale'', una crisi che e' ''di qualita' del prodotto, di sua obsolescenza''. ''Certo, non tutto e' negativo - conclude lo studio - le eccezioni positive esistono, ma un Paese ha bisogno di vivere una dimensione economica in cui l'eccezione sia negativa''. Nella tabella, fornita dalla Cgil, la ripartizione territoriale delle aziende in crisi al 31 gennaio scorso:

Regioni

Aziende

Lavoratori

Stagionali + Distretti

Val D'Aosta

20

2.376

0

Alto Adige

7

474

0

Trentino

13

440

0

Piemonte

645

24.923

0

Lombardia

503

27.340

0

Liguria

34

3.454

900

Friuli V.G.

53

3.390

0

Veneto

315

14.017

1.231

Emilia Romagna

508

13.124

0

Toscana

265

6.388

23.963

Umbria

43

3.787

9.400

Marche

166

3.736

5.600

Lazio

210

15.181

0

Abruzzo

81

5.977

0

Molise

25

1.452

200

Campania

180

17.932

0

Basilicata

38

1.620

0

Calabria

37

2.686

0

Puglia

74

17.290

2.950

Sardegna

68

4.221

0

Sicilia

25

2.974

0

 

 

 

 

TOTALE

3.310

172.782

44.244

 

Nato il coordinamento dell’imprenditoria femminile

10/03 Si e' costituito il coordinamento dei comitati provinciali per la imprenditoria femminile delle camere di commercio calabresi. Il coordinamento e' formato da tutte le componenti dei comitati e ha lo scopo di ''promuovere iniziative per lo sviluppo dell' imprenditoria femminile in Calabria, attraverso indagini conoscitive, attivita' di formazione imprenditoriale e professionale, nonche' di supporto finalizzato alla facilitazione dell' accesso al credito a favore delle aspiranti imprenditrici''. Presidente del coordinamento regionale e' stata eletta Antonia Battaglia, imprenditrice e presidente del comitato provinciale di Crotone, mentre vice presidente e' stata eletta Fiorella Megale, avvocato e presidente del comitato provinciale di Reggio Calabria. ''La neo eletta presidente del cooordinamento - e' scritto in una nota - ha auspicato che il nuovo organismo possa operare attraverso la logica del sistema, mettendo in rete progetti, informazioni ed esperienze a servizio delle imprese 'al femminile'. La vicepresidente ha esortato le componenti di tutti i comitati a lavorare in sinergia sia con organi istituzionali che con il mondo dell' imprenditoria affinche' il coordinamento diventi valido strumento di riferimento per le imprese calabresi''.

Il sottosegretario Galati presenta a Ciampi il primo rapporto sull’imprenditorialità femminile

08/03 Oggi, in occasione dell' 8 marzo, il Sottosegretario Giuseppe Galati (Attivita' produttive) ha consegnato personalmente al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, il primo Rapporto Nazionale sull' Imprenditoria Femminile. Un importante analisi del settore voluta allo scopo di mettere a disposizione dei soggetti interessati un patrimonio di dati di notevole valore, indispensabile supporto di conoscenza per chiunque sia chiamato ad operare scelte tecniche e, o, politiche, idonee ad incidere su tale importante realta' del nostro Paese. Il presidente Ciampi, durante la celebrazione dell'Otto Marzo, oggi al Quirinale, ha ringraziato specificatamente il Sottosegretario Galati per l' importante impegno profuso nel sostegno all' iniziativa imprenditoriale delle donne, alla presenza di tutte le donne rappresentanti degli organismi degli organismi di parita' italiani. L'esigenza di disporre di un quadro chiaro e completo sulla condizione delle imprese femminili in Italia e' emersa sin dalla prima fase di attuazione della Legge 215/92, quando e' apparso evidente che le dimensioni del fenomeno ''imprenditoria femminile'' superavano qualsiasi previsione. Nel corso degli anni, i numeri della Legge 215 non hanno mai smesso di sorprendere gli stessi addetti ai lavori. Dalle 4.100 domande del primo bando (1997) siamo passati alle oltre 40.000 del quinto bando (2003). Il trend del flusso e' in continua espansione e testimonia l' esistenza di un potenziale di crescita economica tutto al femminile, importante da conoscere a fondo per analizzarne nel dettaglio i punti di forza e le criticita'. In questa direzione l' impegno del Sottosegretario affinche' l' impresa torni ad essere il motore dell' economia, in specie quella femminile.

Accordo con le BPU sul piano che prevede 955 uscite e 700 nuovi assunti

07/03 Accordo fatto tra il Gruppo delle banche popolari unite (gruppo Bpu) al quale appartiene anche Banca Carime e i sindacati dei bancari sul piano industriale 2005-2007. Lo riferisce la Falcri sottolineando che nei prossimi tre anni a fronte di 955 uscite (su base volontaria) di lavoratori dal gruppo sono previste 700 nuove assunzioni. ''Le cinque organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del settore credito, Falcri, Fiba Cisl, Fisac-Cgil, Uilca e Dircredito, dopo una lunga e difficile trattativa durata circa 2 mesi e mezzo, che ha visto anche momenti di duro confronto con il blocco delle relazioni sindacali in tutte le banche del Gruppo - afferma Emilio Contrasto, responsabile della Falcri in Banca Carime - hanno sottoscritto il protocollo d' intesa sindacale che disciplina le ricadute sui lavoratori conseguenti all' aggiornamento del piano industriale per il triennio 2005-2007 presentato dall' amministratore delegato del gruppo, Auletta Armenise. A fronte di 955 prepensionamenti da realizzarsi esclusivamente su base volontaria, attraverso incentivi all' esodo ed il ricorso al fondo di settore, la cui prestazione e' stata anche innalzata rispetto alle previsioni nazionali, l' intesa prevede, fra l'altro, l'impegno del Gruppo Bpu a procedere all'assunzione complessiva di circa 700 giovani diplomati e laureati nelle varie banche, 200 dei quali da destinare a Banca Carime, che vanno ad aggiungersi alle 30 gia' realizzate nello scorso mese di gennaio, in applicazione di un precedente accordo sindacale.Le nuove assunzioni dovranno tutte realizzarsi mediante contratti a tempo indeterminato o a tempo determinato per una durata minima di 18 mesi, con l' impegno di trasformare tali contratti in assunzioni a tempo indeterminato alle loro scadenze, una volta verificate le condizioni di realizzazione del piano di efficientamento. Si e' quindi riusciti ad escludere forme di assunzioni precarie e sottosalariate introdotte dalla Legge Biagi e gia', peraltro, disciplinate in meglio nella proposta di rinnovo del Contratto nazionale di settore recentemente sottoscritta dalle segreterie nazionali dei sindacati''. ''Delle 200 assunzioni previste in Banca Carime - afferma ancora Contrasto - per circa 150 giovani dovranno essere realizzate gia' nel corso del 2005 e di queste circa cento dovranno concretizzarsi entro poche settimane dalla firma dell' intesa del 3 marzo, andando cosi' a soddisfare le forti esigenze di nuove risorse presenti in tutta la rete di Banca Carime''. ''Relativamente a Banca Carime, la piu' importante del sud in termini di presenza e di quote di mercato - riferisce Emilio Contrasto - l' accordo prevede inoltre un preciso impegno del Gruppo finalizzato al rilancio ed allo sviluppo della banca meridionale, mediante interventi di tipo societario, organizzativi, tecnologici e formativi. In particolare, Carime si pone come obiettivo il raddoppio dei mutui erogati, lo sviluppo dei prestiti personali, il supporto alla piccola e media impresa, attraverso prodotti specifici ed innovativi da affiancare alle iniziative di credito agevolato, e la realizzazione di accordi specifici con istituzioni locali, enti ed associazioni imprenditoriali nelle regioni di presenza della banca. Sono stati, inoltre, stabiliti specifici step semestrali con il sindacato finalizzati alla verifica di tali impegni. Si tratta, quindi, di un importante protocollo di tutela dei lavoratori e di sviluppo delle aziende del gruppo, sottoscritto grazie all' impegno ed alla volonta' delle maggiori organizzazioni sindacali, unite anche in uno sforzo finalizzato ad affrontare e risolvere le problematiche di tutte le banche del gruppo, nessuna esclusa e nessuna da considerare in secondo piano rispetto ad altre''. ''E' necessario adesso - conclude Contrasto - che il sindacato vigili sulla corretta e completa applicazione dell' intesa mediante l' attivazione di tutti i passaggi di verifica presenti nel protocollo''.

La Banca Popolare di Crotone annuncia un utile netto di 5,349 milioni di euro

04/03 E' di 5,349 milioni (+27,30%) l' utile netto registrato dalla Banca Popolare di Crotone a conclusione dell' esercizio 2004. E' quanto emerge dalla bozza di bilancio approvata dal Consiglio di amministrazione dell' istituto, che fa parte del gruppo Banca popolare dell' Emilia Romagna. La raccolta complessiva da clientela, e' scritto in una nota, si attesta in 1.377 milioni di euro, con un progresso rispetto al 31 dicembre 2003 di 95,4 milioni di euro (+7,44%). In dettaglio la raccolta diretta da clientela ammonta a 1.029 milioni (+5,86%) e la raccolta indiretta si attesta a 347 milioni (+12,44%). Gli impieghi verso la clientela, al netto dei fondi rettificativi ammontano a 727 milioni con un aumento rispetto al 31 dicembre 2003 di 84 milioni (+13,11%). Dal punto di vista economico, l' istituto sottolinea ''la buona performance del margine di interesse complessivo (+17,64%), l' incremento del margine di intermediazione (+16,93%), l' ottimo risultato di gestione pari a 28,351 milioni (+29,71%)''. L' utile lordo si attesta a 14,686 milioni con un incremento del 13,64% rispetto allo scorso anno. Al netto dell' accantonamento al fondo per rischi bancari generali di quattro milioni (+48,15%) e delle imposte pari 5,338 milioni (-11,36%), l' utile si attesta a 5,349 milioni (+27,30%). Al 31 dicembre 2004, il patrimonio netto aziendale, se sara' approvata la proposta di riparto d' utile, ammontera', secondo quanto riferito, a 116,1 milioni (in crescita del 12,30%). L' istituto opera con 412 addetti (+4,57%). I conti correnti sono 53.535 (+4,41%). Il consiglio di amministrazione ha approvato, per la prossima assemblea degli azionisti, convocata in seconda seduta per il 24 aprile, una proposta di riparto dell' utile che, effettuate le imputazioni previste dallo Statuto, assegna un dividendo di 0,30 euro per azione, in aumento del 20% rispetto al 2003.

Impossibile rispettare il patto di stabilità. Le province italiane chiedono un incontro con il Governo

03/03 Le Province italiane tornano a chiedere un intervento urgente del Governo per modificare le regole del patto di stabilita' stabilite dalla finanziaria 2005. Lo ha stabilito oggi l'Ufficio di Presidenza dell'Upi, che ha votato all'unanimita' un ordine del giorno nel quale si ribadisce lo stato di gravissima sofferenza dei bilanci delle Province e la impossibilita' per molti Enti, di rispettare il patto si stabilita'. A rendere ancora piu' urgente un nuovo incontro, un episodio recente che ha acuito le preoccupazioni dell'Upi: nei giorni scorsi il Governo ha presentato alla Commissione Bilancio del Senato un emendamento che accoglieva, seppure in minima parte, le richieste presentate dall'Upi. Emendamento che il Presidente della Commissione ha respinto - spiega una nota dell'Upi - adducendo la mancanza della necessaria copertura finanziaria. ''E' paradossale - ha detto il responsabile finanza dell'Upi, Andrea De Maria - che si arrivi a definire un provvedimento e non se ne accerti la copertura finanziaria. Al di la' dell'episodio in se' - ha proseguito De Maria - vogliamo sottolineare che l'emendamento proposto dal Governo comunque non ci soddisfaceva, perche' mirava solo ad escludere dal tetto previsto dal patto di stabilita' le spese sostenute a fronte di trasferimenti a decorrere dal 2004. Una proposta che corrisponde solo in parte alle stesse posizioni manifestate dal Governo nel recente incontro con la Presidenza Upi''. Le richieste di modifica ritenute dalle Province inderogabili sono infatti: l'esclusione dal patto di stabilita' delle risorse derivate dai trasferimenti dello Stato o delle Regioni per le funzioni o per opere pubbliche a seguito del decentramento amministrativo, l'esclusione delle spese per gli investimenti e la riduzione del tasso di indebitamento, che e' stato portato dal 25% al 12%. ''Avevamo avuto su questi temi un preciso impegno - ha concluso il presidente dell'Upi Fabio Melilli - l'assicurazione che il Governo, compreso il problema, si sarebbe assunto la responsabilita' di trovare una soluzione adeguata. Le risposte che abbiamo avuto fino ad oggi sono del tutto insoddisfacenti. Per questo nell'Ufficio di Presidenza abbiamo deciso di chiedere un nuovo incontro urgente di chiarimento con il Governo e con i Gruppi parlamentari, e di promuovere una Assemblea straordinaria delle Province, per aprire il confronto su questa emergenza e sul tema della finanza locale in generale''.

Cresce in Italia il decentramento, non in Calabria. Trasferimento minimo da Regione a comuni

02/03 Dal 1999 al 2002 il processo di decentramento delle competenze e di trasferimento delle relative risorse dalle Regioni ai Comuni ha subito un'andamento crescente, dovuto all'avvio del federalismo amministrativo. Eppure non tutte le Regioni hanno dato la medesima importanza al fenomeno. E ' quanto rilevano Anci, Upi e Uncem che hanno presentato oggi uno studio relativo ai ''Contributi e trasferimento correnti dalle Regioni ai Comuni e alle Province per le funzioni delegate''. I dati piu' significativi concernono le amministrazioni comunali della Sicilia. L'unica Regione a Statuto speciale del sud Italia ha trasferito ai Comuni una somma di quasi 170milioni di euro nel 1999, aumentata a oltre 175,6 milioni di euro del 2000, per poi iniziare una curva decrescente con appena 176,5 milioni di euro nel 2001 e quasi 154 milioni di euro nel 2002, per un totale del quadriennio pari a quasi 666 milioni di euro. Altra particolarita', ma di segno opposto, e' il fenomeno della Valle D'Aosta che nel 1999 ha trasferito ai Comuni appena 2700 euro, facendo il salto di qualita' nel 2000 con un trasferimento pari a quasi 265 mila euro, aumentati nel 2001 a 900 mila euro e nel 2002 a oltre 1 milione di euro, per un totale di oltre 2,233 milioni di euro. Simile sorte con crescita esponenziale delle risorse trasferite si e' avuta in Trentino Alto Adige. Le cifre relative al 1999 e 2000 in questa Regione si aggirano intorno ai 2,5 milioni di euro, passati a 63,5 milioni nel 20001 e cresciuti ancora nel 2002 fino a quasi 59,5 milioni di euro. Quasi raddoppiati di anno in anno i trasferimenti effettuati dalla Regione Toscana ai Comuni: piu' di 9 milioni nel 1999, 11,7 milioni nel 2000, diventati 27,7 nel 2001 e quasi raddoppiati nel 2002 con 46,3 milioni. Il Molise ha mantenuto un rapporto costante nei trasferimenti delle risorse ai Comuni con una media di circa 2,8 milioni di euro in tutti e quattro gli anni. In Friuli Venezia Giulia si e', invece, verificato un leggero calo nei trasferimenti del 2002, partendo nel 1999 da quasi 13 milioni di euro, diventati poco piu' di 15 milioni nel 2000 - 2001 e scesi a 13,2 milioni nel 2002. In Veneto e' stato registrato un andamento altalenante: nel 1999 - 2000 la Regione ha con costanza trasferito risorse per una media di 18,5 milioni di euro, la curva dei trasferimenti si e' bruscamente inclinata nel 2001 (appena 4,3 mila euro) e altrettanto bruscamente impennata nel 2002 fino a raggiungere oltre 39 milioni di euro. Nel quadriennio 1999 - 2002 si e' verificato un andamento crescente costante dei trasferimenti delle risorse economiche dalle Regioni ai Comuni: in Abruzzo (da 10,5 milioni nel 1999 a 14,4 milioni del 2002 passando per 16,7 milioni nel 2001), Basilicata (con quasi 11 milioni di euro nel 1999 fino a oltre 21 milioni di euro nel 2002), Calabria (da 16,5 milioni del 1999 a 20 milioni nel 2002), Campania (da 27 milioni a quasi 81 milioni di euro nel 2002), Emilia Romagna (da oltre 12 milioni del 1999 a quasi 21 milioni di euro del 2002), Lazio (da 32,6 a 43,2 milioni di euro), Liguria (da 10 a 17 milioni di euro), Lombardia (da 28,5 a 35,5 milioni), Marche (da 24,3 a 28,8 milioni di euro), Piemonte (da 12 a 18,6 milioni di euro), Puglia (da 18,3 a 27 milioni di euro), la Regione a Statuto speciale della Sardegna (da 64 a quasi 98 milioni di euro), e infine in Umbria (da 21 a 42 milioni di euro). Per quanto riguarda infine i trasferimenti pro-capite dalle Regioni ai Comuni per le competenze delegate, spicca la Sardegna, con 200 euro pro-capite, seguita dall' Umbria con 160 euro. Agli ultimi posti della graduatoria, quasi sullo stesso livello, si piazzano l'Emilia Romagna, la Lombardia, il Piemonte e Veneto, con circa 30 euro pro-capite.
Province:
I dati dello studio di Anci, Upi e Uncem, relativi ai contributi delle Regioni alle Province dal 1999 al 2003, nell'ambito del sistema federale delle competenze, evidenzia che il Molise e' la Regione in Italia che ha trasferito meno risorse economiche per un totale di 2 milioni di euro. Al vertice della classifica si posiziona l'Emilia Romagna che nel quinquennio di riferimento ha trasferito oltre 855 milioni di euro. Segue a breve distanza la Toscana con un totale di 834,7 milioni di euro. Si allunga la distanza con il terzo classificato, il Piemonte, che ha trasferito alle Province in totale quasi 600 milioni di euro. Nelle basse posizioni la Sardegna con 30 milioni di euro e l'Abruzzo con 44 milioni di euro totali. A meta' della graduatoria ci sono fenomeni particolari come quello del Friuli Venezia Giulia che ha registrato una crescita rilevante partendo da 700 mila euro del 1999 per arrivare a piu' di 89 milioni di euro nel 2003, per un totale di 224 milioni di euro. Drastico calo delle somme trasferite dalla Regione alle Province si e' verificato in Sicilia: 65 milioni di euro nel 1999, 50.3 nel 2000, 16.2 nel 2001, 14 nel 2002 e 16 nel 2003. In tutto sono stati trasferiti 162 milioni di euro. In Campania i trasferimenti sono raddoppiati dal 2002 (74,6 milioni) al 2003 (144 milioni) per un totale del quinquennio di 325 milioni. Costanti la Basilicata per un totale di 241 milioni di euro, la Calabria (113,3 milioni di euro), il Lazio (quasi 88 milioni), la Liguria (251 milioni), la Lombardia (296 milioni), le Marche (211 milioni), la Puglia (195 milioni), l'Umbria (quasi 264 milioni) e il Veneto (241 milioni). A livello di contributi e trasferimenti procapite, spicca al primo posto la Basilicata, con oltre 400 euro, seguita dall'Umbria con quasi 350 euro. Ultimo in classifica il Molise, con poco piu' di 10 euro di trasferimenti a persona.

Acri (Legautonomie) “A rischio le finanze dei comuni. Esaurita la capacità di fiscalizzazione”

02/03 Aumento dei Comuni sottodotati che ricevono contributi integrativi per fare fronte ai bisogni collettivi; calo del 70% nella contrazione dei mutui nel biennio 2001-2002; capacita' di indebitamento praticamente esaurita e riduzione progressiva dei trasferimenti dello Stato: sono preoccupanti gli aspetti che emergono dal secondo Rapporto di Legautonomie Calabria sulla finanza locale dei Comuni calabresi. L' indagine conoscitiva che fotografa le difficolta' degli enti locali della regione e' stata illustrata stamani a Catanzaro dal presidente di Legautonomie Calabria, Antonio Acri, dal vice presidente Carmine Barbaro e dal segretario dell' associazione Claudio Cavaliere, curatore del report. ''Nell' ultimo quinquennio - e' scritto nella ricerca - i tagli ai trasferimenti per i Comuni calabresi hanno raggiunto la somma di quasi 66 milioni di euro e la quota pro capite media relativa e' passata da 308 a 276 euro, una riduzione di ben 32 euro pari al 10,38%''. Dalla ricerca e' emerso anche l' aumento costante dei comuni definiti sottodotati. ''E' questo - si afferma nella ricerca - un dato di particolare significativita' la cui possibile lettura e' che un comune su tre in Calabria ha fatto registrare una contrazione della spesa corrente per la quale e' stato necessario intervenire con un contributo integrativo''. Non vanno bene nemmeno i dati sulla spesa corrente che, in base alle rilevazioni di Legautonomie Calabria, denotano un' erosione delle capacita' dei Comuni di far quadrare i bilanci, di sbarcare il lunario per far pareggiare conti sempre piu' scarni. ''Un Comune su tre in Calabria - e' precisato nella ricerca - ha fatto registrare una contrazione della spesa corrente per la quale e' stato necessario intervenire con un contributo integrativo. In ogni caso si tratta di Comuni che risultano al di sotto della media pro capite della fascia demografica di appartenenza i cui tributi locali, Ici in testa, non riescono a coprire il fabbisogno''. Tra il 2001 e il 2002, si e' registrato il 70% in meno di mutui concessi. ''Si tratta - e' scritto nel testo - di un dato che non ha pari nel resto dell' Italia e che deriva anche dal fatto che l' esposizione debitoria che teoricamente grava su ciascun cittadino calabrese al primo gennaio 2003, pur non essendo tra le piu' alte del Paese (793 per residuo debito) e' ben oltre la media nazionale che risulta di 730 euro''. Elevata e' risultata, inoltre, l' incidenza, nell' esercizio 2002, del fenomeno dei debiti fuori bilancio che ha interessato ben 199 Comuni calabresi (il 10% di tutti i Comuni italiani), il 65% della popolazione residente per un totale di partite debitorie riconosciute di 28,3 milioni di euro. In particolare, nello stesso anno, solo due Comuni calabresi hanno chiuso i conti in disavanzo d' amministrazione, mentre nel 2003 hanno dichiarato lo stato di dissesto finanziario due soli Comuni italiani, uno dei quali Roccabernarda e' calabrese. In Calabria, ci sono ancora complessivamente 12 Comuni dichiarati dissestati, alcuni da oltre dieci anni, che non sono stati in grado di presentare il piano di estinzione. ''I comuni calabresi - ha detto Acri - hanno esaurito la capacita di fiscalizzazione. Serve una politica nazionale e regionale per superare una situazione di difficolta' che rischia di mettere a serio repentaglio l' esistenza stessa dei Comuni. Basti un dato - ha concluso Acri - la Regione destina il 3% delle proprie risorse al sistema degli enti locali a fronte del 47% di Regioni come la Lombardia e l' Emilia Romagna''.

Eurispes: “La Calabria poco dinamica ed in ritardo”

26 /02 La Calabria e' poco dinamica ed e' in ritardo. E' quanto emerge dall' Iser, l' Indice di sviluppo economico e regionale ideato da Eurispes Calabria per misurare il livello di sviluppo e di dinamicita' economica dei territori regionali italiani. Secondo i dati dell' Eurispes, la Calabria e' ultima nel ranking di crescita raggiunto e sestultima nel livello di dinamicita' economica. Risultati, rileva l' istituto, ''che collocano complessivamente la regione tra le realta' piu' lente del Paese nell' imboccare la via dello sviluppo economico''. A fare compagnia alla Calabria, la Basilicata, la Sardegna ed il Molise. Undici gli indicatori osservati: prodotto interno lordo, consumi finali, investimenti fissi lordi, impieghi, tasso di accumulazione del capitale, spese in ricerca e sviluppo, dotazione infrastrutturale, unita' di lavoro, retribuzioni lorde, imprese attive e capacita' all' export. Per giungere alla determinazione dei risultati, Eurispes ha proceduto su due livelli di analisi: il primo relativo alla costituzione di un indicatore del livello di crescita raggiunto dalle regioni al tempo T1 (anno 2002), e il secondo relativo al grado di dinamicita' economica rilevato nel corso dell' ultimo quinquennio, vale a dire nell' arco temporale compreso tra T0 (anno 1997) e T1 (anno 2002). Al fine di rendere comparabili i dati relativi alle differenti grandezze esaminate, afferma Eurispes, ''e' stato necessario standardizzare i dati di partenza, che risultavano essere estremamente eterogenei sia per quel che riguarda l' unita' di misura, sia per la scala di riferimento, sia per la variabilita' interna ad ogni singolo rapporto statistico considerato''. A partire dalla matrice di trasformazione lineare, e' stata individuata una regione cosiddetta ''ideale'', definita come quella che possiede i valori migliori (o massimi) per ogni indicatore economico. Per valutare il divario tra ogni unita' territoriale e quella definita ''ideale'' Eurispes ha ritenuto opportuno utilizzare la distanza euclidea. La misura del livello di crescita o di dinamicita', dunque, e' stata determinata sulla base della distanza intercorrente tra la regione considerata e quella ''ideale''; in altre parole, maggiore e' la distanza, minore e' il livello di competitivita' e viceversa. ''L' aspetto positivo piu' importante del modello adottato - rileva Eurispes - consiste nella immediatezza della rappresentazione del posizionamento di ogni regione come risultato dell' aggregazione degli indici economici prescelti. Al tal proposito si e' fatto ricorso ad un diagramma scatter che pone sull' asse delle ascisse l' indicatore relativo al livello di crescita economica raggiunto dalle regioni al tempo T1 (anno 2002) e sull' asse delle ordinate il livello di dinamicita' economica rilevato nel corso dell' ultimo quinquennio''. Suddividendo il diagramma ottenuto in quattro quadranti si delineano altrettante situazioni di confronto tra i territori regionali esaminati. Nel primo quadrante si collocano le regioni che allo stato attuale presentano le migliori condizioni economiche di crescita e nel contempo un elevato grado dinamicita', registrando, dunque, le migliori performance. In esso sono presenti sette regioni dell' area del Centro Nord: Trentino Alto Adige, con il valore massimo del livello di crescita raggiunto, il Lazio che rappresenta la regione con il piu' alto livello di dinamicita' economica, la Lombardia, l' Emilia Romagna, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, la Valle d'Aosta e la Toscana. Nel secondo quadrante si trovano le regioni che pur non avendo raggiunto elevati livelli di crescita economica, presentano un alto grado di dinamicita'. In questo quadrante si trovano sei regioni del Centro-Sud: Marche, Umbria, Campania, Puglia, Sicilia e Abruzzo. Le distanze relative al livello di dinamicita' presentano un basso grado di variabilita': le differenze tra il livello massimo (Marche) e minimo (Abruzzo) di dinamicita' e' pari a 8,7 punti. Permangono maggiori differenze riguardo i livelli di crescita economica raggiunti. Nel terzo quadrante sono presenti quattro regioni del Sud: la Basilicata, la Sardegna, la Calabria, che registra il piu' basso livello di crescita economica raggiunto rispetto a tutte le altre regioni italiane, e il Molise, che presenta invece il minore grado di dinamicita'. Il terzo quadrante, dunque, racchiude le regioni che piu' delle altre dovrebbero tendere al recupero del ritardo accumulato attraverso un aumento dei livelli di dinamicita' economica. Nel quarto quadrante si collocano le due regioni del Nord, Liguria e Piemonte, che, sebbene rappresentino ancora due aree economiche con elevati livelli di crescita raggiunta, mostrano una scarsa vivacita' che le ha portate ad una perdita di competitivita' rispetto alle altre regioni del Nord del Paese posizionate nel primo quadrante.
Il Presidente di Eurispes Calabria aggiunge: “bisogna far leva sulla dinamicità”
''Siamo poco competitivi rispetto alle altre regioni. Se non facciamo leva sulla dinamicita' e sulla programmazione economica sara' sempre piu' difficile ridurre il divario che ci separa dal resto del Paese''. A sostenerlo e' stato il presidente della sede calabrese dell' Eurispes, Sergio Rio, commentando i dati emersi dall' Iser, l' Indice di sviluppo economico e regionale ideato dall' istituto. ''Il territorio - ha aggiunto Rio - assume un ruolo sempre piu' centrale. Occorre innalzare la partecipazione economica, sociale e politica. Ad oggi, sembrano scomparsi il desiderio e la capacita' di analizzare e di approfondire le vere questioni che interessano i calabresi. Abbiamo accumulato nei confronti delle altre regioni un ritardo che potra' essere colmato solo a prezzo di ulteriori enormi sacrifici, ma soprattutto attraverso l' individuazione di un modello della decisione che ci liberi finalmente dall' idea che tutto puo' essere compatibile con il suo contrario. Occorre, in questo senso, occuparsi delle evoluzioni del territorio, che va assumendo un ruolo sempre piu' centrale. Basti considerare, da un lato, gli sforzi compiuti dalle istituzioni locali nella predisposizione di piani di sviluppo territoriali e, dall' altro, i recenti indirizzi della politica comunitaria, secondo la quale la competizione tra i territori e' la modalita' prescelta per sostenere lo sviluppo economico regionale''. ''In questo scenario economico - ha proseguito il presidente regionale di Eurispes - le diverse aree geografiche si trovano ad operare in un contesto competitivo altamente dinamico che, determinando una sempre minore adeguatezza delle politiche definite a livello nazionale, pone in primo piano le scelte operate a livello locale per il mantenimento ed il rafforzamento delle condizioni di sviluppo. La dinamica appare, quindi, lo strumento piu' adeguato alla interpretazione delle trasformazioni del contesto economico di una nazione come quella italiana, caratterizzata dalla presenza non solo di forti dicotomie tra le aree di sviluppo con alta dinamicita' di breve periodo e le regioni in grave ritardo che non riescono ad invertire l' andamento decrescente attraverso variazioni economiche positive, ma anche da zone grigie, intermedie, nelle quali il confronto fra i livello attuale della condizione economica e il livello di dinamicita' non e' facilmente delineabile ed interpretabile univocamente''. ''Quello che puo' venirci in soccorso - ha concluso Raffaele Rio - e' una nuova cultura della decisione e della scelta. Decisioni e scelte consapevoli da perseguire con determinazione e coraggio, ricordando che il coraggio diventa virtu' solo quando e' assistito dalla perseveranza e dall' impegno costante e paziente delle sfide lente''.

Cresce l’accesso al credito delle piccole e medie imprese di artigianato

25/02 Cresce l'accesso al credito delle piccole e medie imprese italiane, i finanziamenti ottenuti infatti dalle imprese di artigianato nel 2003 sono stati pari a 52.400 milioni di euro contro i 49.870 milioni dello scorso anno. Il monitoraggio del credito artigiano è stato condotto da Artigiancassa , la banca del Gruppo Bnl specializzata nella gestione di fondi pubblici a sostegno dell'artigianato e delle Pmi, e fotografato dal ''Rapporto sul creditoe sulla ricchezza finanziaria delle imprese artigiane''. ''Lo studio -sottolinea Artingiancassa in una nota- giunto alla nona edizione, costituisce uno strumento importante per l'informazione quantitativa, l'analisi qualitativa e l'orientamento degli indirizzi operativi nei confronti del mercato artigiano''. ''L'impegno costante con il quale ogni anno Artigiancassa perfeziona i contenuti del rapporto - secondo il presidente di Artigiancassa, Antonio Laforgia-e ha consentito alla banca di assumere pure nel campo degli studi e delle ricerche un ruolo primario nel comparto delle Pmi e dell'artigianato. Al 31 dicembre 2003, i finanziamenti a favore delle imprese artigiane sono stimati al 4,8% del credito bancario al sistema delle imprese nel suo complesso. Le aree dove è stato più intenso l'intervento al credito bancario sono localizzate nelle regioni del Centro-Nord con 45.000 dei 52.400 milioni di euro che assorbono circa l'86% dei finanziamenti artigiani complessivi. A livello regionale, risultano differenze significative in termini di incidenza del credito destinato alle imprese artigiane sul totale dei crediti bancari alle imprese. Infatti, su base regionale, oltre 10 punti percentuali separano il Lazio (fanalino di coda con l'1%) dalle Marche (11,1%), che con Trentino Alto Adige (9,5%) e Umbria (8,8%) occupano le prime tre posizioni. Su base provinciale, la percentuale finanziamenti artigiani/finanziamenti totali più alta si registra a Macerata (14,8%) e a Sondrio (13,3%). Tra le prime otto provincie in graduatoria, tre (Macerata, come detto, Ascoli Piceno e Pesaro e Urbino) sono delle Marche, le altre sono Nuoro, Asti, Verbania e Arezzo. Tra le ultime otto, al contrario, sono presenti ben sei tra le principali città italiane (Palermo, Torino, Trieste e Napoli, oltre a Milano e Roma, che chiudono la graduatoria rispettivamente con l'1,3% e lo 0,7%). Nell'evoluzione dell'ultimo quinquennio, inoltre, l'incidenza dei finanziamenti artigiani sul totale dei finanziamenti bancari si è ridotta, passando dal 5,4% del 1999 al 4,8% del 2003. Su scala nazionale, il 51,1% dei finanziamenti bancari alle imprese artigiane è a breve termine, confermando una tendenza che ha sempre contraddistinto l'indebitamento delle imprese minori. A livello territoriale, nel Centro-Nord si registra un valore medio del 50,8% (si oscilla tra il 44,1% della Liguria e il 56,4% del Lazio); nel Mezzogiorno la media sale al 53,1%, con i massimi in Calabria (60,6%) e Basilicata (57,6%) e il minimo in Sardegna (47,2%). Va comunque sottolineato che nell'andamento degli ultimi cinque anni, si riscontra un tendenziale aumento della quota a medio/lungo termine, che è passata dal 44% del 1999 al 48,9% del 2003. L'importo medio del finanziamento per singola impresa artigiana è di 36.300 euro, con una forbice molto ampia tra Centro Nord (42.100 euro per impresa) e Mezzogiorno (19.700 euro). L'importo medio unitario più elevato si registra in Trentino Alto Adige (85.900 euro), quello più ridotto in Campania (12.600 euro). Relativamente alle diverse tipologie dimensionali delle imprese artigiane, l'ammontare dei finanziamenti bancari (52.400 milioni di euro) si distribuisce in modo differenziato: l'incidenza maggiore (49% del totale) riguarda le imprese con 6-19 addetti; le imprese fino a 5 addetti rappresentano il 46% e quelle con oltre 19 addetti il 5%. Sul totale del credito bancario destinato al settore artigiano, la quota agevolata ammonta a 3.660 milioni di euro, pari al 7% del totale degli impieghi artigiani. Nel Mezzogiorno questa quota sale al 12,6% a fronte del 6,1% del Centro-Nord. Le punte massime di agevolazione si registrano in Sardegna (38%) e Marche (11,6%), quelle minime in Trentino Alto Adige (1%), Toscana (3,3%) e Veneto (5,1%). L'importo dei finanziamenti artigiani di leasing è stimato a 4.080 milioni di euro, pari al 6,6% dei finanziamenti totali. L'utilizzo maggiore del leasing si registra in Puglia (18,4%), Sardegna (18%) e Calabria (16,4%). I finanziamenti artigiani di factoring, invece, sono stimati in 1.460 milioni di euro, pari al 3,7%del totale. La ricchezza finanziaria delle imprese artigiane è stimatain 65.000 milioni di euro. Su base territoriale, il 79,2% della ricchezza finanziaria artigiana è concentrata nel Centro-Nord. Non solo. Lombardia (22,2%), Veneto (10,8%), Emilia Romagna (10,4%) e Piemonte (8,2%) assorbono da soli oltre il 51% del totale nazionale.
''Alle imprese artigiane e' necessario fornire infrastrutture, strumenti amministrativi e finanziari che consentano di cogliere al massimo le opportunita' e che nel contempo sostengano gli imprenditori nel necessario processo di superamento dei limiti esistenti in termini di capacita' di innovazione, competizione ed affermazione commerciale'', ha detto Giuseppe Galati, sottosegretario al Ministero delle Attivita' produttive, intervenendo al convegno di Artigiancassa. “Gli scenari attuali - ha sostenuto Galati - hanno caratteristiche strutturali, radici ormai purtroppo lontane nel tempo, che si tenta con difficolta' di rimuovere; inoltre, richiedono soluzioni coraggiose che da parte nostra non mancano, e soprattutto la ripresa di proposte politiche di lungo periodo, possibili solo in condizioni di stabilita' amministrativa e di larga condivisione degli obiettivi''. ''E' intendimento del Governo - ha aggiunto ancora il sottosegretario - agire rapidamente per agevolare la ripresa e lo sviluppo economico, all' interno di un nuovo sistema coeso di relazioni economiche tra cittadino e Stato, attraverso lo snellimento procedurale e l'apertura di reali corsie preferenziali per chi voglia avviare o ampliare una attivita' imprenditoriale''. Facendo riferimento alla riforma del sistema delle concessioni ed erogazioni delle agevolazioni a cui sta lavorando il Map, Galati ha precisato che si tratta di ''un intervento finanziario e di sostegno dello Stato per modificare le distorsioni strutturali presenti sul mercato. Tale intervento - ha detto - deve tenere conto delle differenze esistenti, non solo territoriali, ed eventualmente dei fattori di crisi che attraversano l' impresa, in riferimento alle sue dimensioni, ai settori produttivi, ai limiti infrastrutturali che caratterizzano le diverse aree del paese''.

Presentato in Provincia il bando per contributi alle PMI per interventi eco-sostenibili

24/02 E’ già stato redatto ed avrà scadenza pari a 60 giorni a partire dalla data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Calabria, il bando di concorso per la presentazione delle domande di contributo relative alla realizzazione degli interventi previsti dalla misura 1.11-Energie pulite e Reti Energetiche, Azione 1.11 a- Produzione di energia da fonti rinnovabili e risparmio energetico del POR Calabria Esercizio Finanziario 2004-2006, presentato stamani nel corso di una conferenza stampa tenuta dal Presidente Oliverio, che ha delega per il Settore Energia. L’importante provvedimento a salvaguardia dell’ambiente, in direzione di uno sviluppo sostenibile in campo energetico secondo gli obblighi comunitari stabiliti dal Protocollo di Kioto sulla riduzione delle emissioni di gas serra, metterà in campo un ingente investimento finanziario, pari ad 4.583.000,00 Euro (quasi 9 miliardi delle vecchie Lire) derivanti dalla delega sulla gestione di parti di fondi strutturali del POR Calabria, Esercizio Finanziario 2004-2006. Il Bando stabilisce le modalità di accesso a finanziamenti in conto capitale, sul costo dell’investimento ritenuto ammissibile, diversi per tipologia di intervento, per la realizzazione di alcuni tipi di impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Nello specifico: Impianti Fotovoltaici senza accumulo direttamente connessi in rete ( contributo massimo del 75%, 65%, per le PMI); Impianti Solari Termici ( contributo massimo del 30%); Pompe di calore ad alta efficienza per la climatizzazione degli ambienti (contributo massimo del 40%); Interventi di sfruttamento di Biogas (contributo massimo del 40%). Gli interventi dovranno riguardare l’edilizia civile privata, industriale, turistica, artigianale, sportiva ed il settore terziario. I soggetti beneficiari sono persone fisiche, aziende, società, imprese, studi professionali, attività commerciali, consorzi, aziende agricole ecc. “ Gli interventi previsti da questo bando, contemplati anche nel Piano di Azione Locale, già approvato e propedeutico al Piano Energetico Provinciale attualmente all’esame della competente commissione prima del vaglio consiliare –ha sottolineato il Presidente Oliverio- testimoniano di una scelta assolutamente strategica che la Provincia compie in direzione della tutela del suo territorio. Puntare ad un modello di sviluppo innovativo, eco-sostenibile in materia di risorse energetiche, equivale ad ipotecare un futuro in cui la domanda di energia potrà non scontrarsi con il degrado dell’ambiente.” “L’incentivazione delle fonti rinnovabili di energia che questo strumento fornisce, inoltre, intende anche essere una sorta di battistrada per l’utilizzo al meglio delle risorse dell’Unione Europea in questa regione” ha riferito ancora il Presidente della Provincia che ha annunciato per la fine dell’anno la creazione di una Agenzia Locale per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile. Il bando, che è al suo secondo esercizio finanziario (la realizzazione di numerosi impianti fotovoltaici ne ha beneficiato nel 2002) da domani sarà pubblicato sul BURC. Potrà inoltre essere scaricato dal sito dell’Amministrazione Provinciale, mentre verrà inviato ai Comuni ed agli Ordini Professionali, nonché diffuso sulle testate giornalistiche

Venerdì 25 presentazione del 3° rapporto sull’emersione. In Calabria migliore export al 6,3% ma disoccupazione al 25.7%

23/02 La Commissione regionale per l'emersione, presieduta da Mimmo Barile, si appresta a presentare il suo terzo rapporto sull'economia sommersa ed il lavoro non regolare in Calabria. Lo studio, curato dall'Osservatorio sull'Emersione e lo Sviluppo locale, sarà illustrato in un convegno che si terrà il 25 febbraio, a partire dalle ore 10, presso l'aula Magna dell'Università della Calabria. All'importante appuntamento prenderanno parte Luca Meldolesi, presidente del Comitato nazionale presso il ministero del Welfare; Piero Aiello, assessore regionale alla Formazione e presidente della Fondazione Field; l'ex ministro Francesco Forte, dell'Università la Sapienza di Roma; Mario Caligiuri, docente presso l'Università degli studi della Calabria; Domenico Marino, dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria e il presidente della Commissione calabrese, Mimmo Barile. Il terzo Rapporto sul sommerso e sul lavoro non regolare offre per il terzo anno consecutivo, una overview della situazione economica regionale. Una indagine a 360 gradi che, in continuità con i precedenti rapporti, è ormai da considerarsi un imprescindibile punto di riferimento per chi voglia
speculare sulle dinamiche di un tessuto produttivo complesso e multiforme quale quello calabrese. Dai primi dati analizzati, è possibile osservare come gli effetti delle nuove politiche per l'emersione abbiano generato un processo di emersione indiretta, sebbene i dati riferiti all'ultimo anno segnino un quadro tendenzialmente statico, spiegato dall'allentamento della spinta propulsiva di cui la Calabria aveva beneficiato negli anni scorsi. Secondo quanto anticipato, a fronte di una congiuntura economica negativa, dovuta a molteplici fattori (instabilità in Medio Oriente, supereuro, ecc) è da evidenziare come il livelli di disoccupazione si attestino oggi in Calabria al 25,7 percento, dopo aver sfiorato nell'ultimo decennio il 30 per cento. Il saldo delle imprese in Calabria è attivo, sebbene a concorrere alla formazione dell'apparato produttivo siano microimprese a carattere manifatturiero e commerciali che necessitano di politiche di sostegno. Anche le esportazioni denotano un saldo positivo. La Calabria è la regione che ha incrementato le sue esportazioni del 6,3 %, un dato che si rivela maggiore rispetto a tutte le regioni italiane. Una inclinazione che fa da apripista all'internazionalizzazione delle imprese. Questi dati indicano come il trend positivo possa spiegarsi solo attraverso processi di emersione spontanei evolutisi grazie alla grande attenzione mostrata attorno al fenomeno del sommerso negli ultimi anni. Secondo l'Osservatorio, le cause maggiori che legano la Calabria ad una condizione di ritardato sviluppo, sono rappresentate dal razionamento del credito, che con l'entrata in vigore degli accordi di Basilea 2, minano la sopravvivenza delle Pmi.

Oltre 460 milioni di euro per la ricerca in 12 nuovi laboratori nel Sud

23/02 Oltre 460 milioni di euro per il rilancio della ricerca scientifica e tecnologica nelle regioni del Mezzogiorno. Con due distinti provvedimenti il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, ha attivato queste risorse per finanziare progetti di ricerca industriale e 12 nuovi laboratori pubblico-privati. ''Si tratta di provvedimenti che - spiega il ministro - rafforzano la nostra politica di rilancio della ricerca nelle regioni del Mezzogiorno. Il primo finanziamento, oltre 253 milioni di euro (fondi strutturali Ue, delibere Cipe, ricavi delle operazioni di cartolarizzazione) andra' a sostenere 119 progetti di ricerca industriale. L'obiettivo e' quello di realizzare nuovi processi per lo sviluppo della competitivita' nelle regioni dell'Obiettivo 1, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia, in settori strategici quali l'informatica, i nuovi materiali, le tecnologie meccaniche e le telecomunicazioni. I progetti finanziati sono cosi' ripartiti: 47 riguardano le grandi imprese, 72 le piccole e medie imprese''. Il secondo finanziamento, pari a 212 milioni di euro, e' destinato alla realizzazione di 12 laboratori pubblico-privati di ricerca e alta formazione. ''E' questa - osserva la Moratti - una novita' assoluta per il Mezzogiorno. Abbiamo scelto aree di frontiera: diagnostica medica avanzata, medicina personalizzata, energia solare, sismologia, nuovi farmaci anti-infettivi, piattaforme tecnologiche innovative nei settori agro-alimentare, turismo, beni culturali. Un'altra novita' - conclude il ministro - e' il fatto che il 10% di questo finanziamento e' finalizzato alla formazione dei ricercatori. Questo ci permettera' di inserire nel sistema ricerca del Mezzogiorno un centinaio di giovani ricercatori''.

Eurispes: l’economia del Mezzogiorno è altalenante e non colma il gap con l’Italia

23/02 L'economia del Mezzogiorno corre, talvolta piu' di quella dell'intero Paese, ma non in modo uniforme, e ancora non riesce a colmare il gap con il resto dell'Italia. E' quanto rivela l'Eurispes, sottolineando la necessita' di ''un progetto forte'' per il rilancio del Sud, di ''una politica che unisca'', nella consapevolezza che ormai, con il moltiplicarsi delle aree di crisi, in Italia ci sono ''tanti Sud e tanti Nord''. Dopo un periodo con tassi di espansione piu' vivaci di quelli del Centro Nord, nel 2004 e 2005 le stime di crescita per il Mezzogiorno sono in linea con quelle nazionali (rispettivamente +1,3% e +2%), ma inferiori a quelle del Centro (+1,5% e +2,1%). E la forbice resta aperta anche per i consumi, con un valore medio pro-capite al Sud pari al 68,3% della media del Centro Nord. Si riduce invece il divario in termini di Pil pro-capite, che si stima potra' attestarsi nel 2005 al 58,8% (dal 58,5% del 2003), a causa della variazione demografica, della convergenza nella produttivita' e dei trend dell'occupazione: nel Mezzogiorno, infatti, la popolazione e' diminuita di 70.000 unita' rispetto all'aumento di 960.000 abitanti dell'Italia; il gap di produttivita' si e' ridotto di 2,4 punti a causa del calo del Centro Nord, e l'occupazione mostra una dinamica (+0,9%) superiore alla media nazionale. Proprio riguardo al lavoro, l'Eurispes stima una ulteriore contrazione del tasso di disoccupazione al Sud, che dovrebbe scendere al 17,2% nel 2004 e al 16,8% nel 2005 (4,6% e 4,4% le previsioni per il Centro-Nord). Ce' pero' da segnalare una forte differenziazione regionale, con l'Abruzzo che va ad una velocita' convergente con il resto del Paese (5,6%) mentre Campania, Calabria e Sicilia superano il 20%. Dove il Mezzogiorno mostra una netta rimonta e' invece l'export, passato dall'8,7% del 92 al 10,7% del 2003. Per il biennio 2004 e 2005, inoltre, e' prevista un'ulteriore ripresa con tassi di crescita stimati al 3,7% e al 6,6%, i piu' alti a livello nazionale. Il Sud batte il Nord anche per le presenze turistiche (+1% contro un -1,6% del Centro Nord), che gli consente di raggiungere il 20,7% del totale nazionale, dato peraltro - sottolinea l'Eurispes - ancora insufficiente rispetto al potenziale di attrattive territoriali del Mezzogiorno, e che in qualche misura risente della differenza di ricettivita' tra le due ripartizioni: infatti, soltanto il 17,2% degli alberghi nazionali e il 5,8% delle strutture complementari e' localizzato al Sud. Nel Mezzogiorno, poi, e nonostante la stagnazione economica, cresce anche il terziario, soprattutto per la vivacita' del comparto commerciale, che denota pero' una crescente polverizzazione e una crescita lenta della grande distribuzione. Resta invece aperta la sfida dell'internazionalizzazione: se infatti al Centro-Nord l'incidenza degli investimenti esteri diretti sul pil e' inferiore a quasi tutti i Paesi della Ue (12,8% nel 2002), nel Meridione, scrive l'Eurispes, ''le difficolta' si amplificano'', e il peso delle partecipazioni estere detenute da imprese locali nel 2003 era pari al 3,6% del totale nazionale. Anche la capacita' di attrarre investimenti produttivi risulta di gran lunga inferiore al resto del Paese, cosi' che nel Sud e' localizzato solo il 4,7% delle partecipate estere in Italia, a conferma di una marginalizzazione economica del Sud, dove si aprono stabilimenti per usufruire di eventuali benefici legislativi o fiscali, mantenendo pero' la sede legale nel Centro Nord.

Bilotta (Confesercenti) “Non funziona più la formula dei saldi”

20/02 L’effimera moda, la vezzosa tradizione o la semplice esigenza finanziaria dei saldi di fine stagione in Calabria non hanno prodotto i frutti sperati dai vari operatori economici. Il consumatore moderno che, fatalmente attratto da tutto ciò che costa ''meno'' e che attende con ansia la stagione dei saldi, fedele al proprio summa relativo alla scienza dello shopping, non è stato richiamato da quell'irresistibile impulso all'acquisto a prezzi ''stracciati''. I dati del ''fallimento'' dei saldi di fine stagione arrivano direttamente dalla Confesercenti e Confcommercio Calabria. Dopo la deludente campagna natalizia che ha visto i consumi in Calabria scendere del 12% nel settore non alimentare e del 5% nel settore alimentare , vi era fra gli operatori delle piccole imprese commerciali notevole aspettativa sulle vendite di saldo o liquidazione. Ma ''mai come questo anno - commenta Mimmo Bilotta, presidente della Confesercenti Calabria - i nostri negozi erano ben pieni ed assortiti e mai come quest'anno i consumatori-clienti potevano fare buoni affari. Tuttavia, dopo qualche giorno di apparente interessamento -aggiunge- le vendite di fine stagione non hanno dato ai nostri negozi la svolta attesa''. Ed in presidente della Confesercenti della Calabria, ''a campagna oramai finita'' non ha dubbi nel sostenere che ''i magazzini dei settori interessati alle vendite straordinarie (tessile e calzaturiero) registrano un ulteriore pesante flessione sull'analogo periodo del 2004''. Probabilmente, per Bilotta, ''il fenomeno della vendita a sconto straordinario s'è oramai esaurito'' e suggerisce legislatore di trarne ''le conseguenze, pensando seriamente ad abolire le vendite di fine stagione''.

Nettamente in crescita le Banche Popolari presenti in forze al Sud.

19/02 'Piccoli giganti crescono'. In questa frase di Tomaso Padoa Schioppa si puo' riassumere il futuro delle Banche Popolari. Le meno indebitate, le piu' radicate sul territorio, ma anche le uniche ancora in grado di finanziarie le oltre tremila piccole e medie imprese sparse in tutta Italia che sono l'ossatura del sistema industriale. Le popolari sono complessivamente 88 con 7.240 sportelli e una massa movimentata, nel 2004, pari a circa 286 mld di euro. A livello regionale, la presenza delle Popolari sul territorio e' ovunque rilevante, solo due regioni presentano una quota di mercato inferiore al 10%: la Valle d'Aosta e l'Umbria. Al contrario, il peso delle Banche Popolari risulta maggiore nelle regioni del Mezzogiorno, in conseguenza dell'acquisizione effettuata negli anni passati di banche locali di origine non popolare. La quota di mercato risulta, infatti, elevata in Sardegna (60%), Basilicata (56%), Calabria (36%), Puglia (27%) e Sicilia (22%). In merito a tale posizionamento, occorre che il sistema del credito popolare acquisti piena contezza del ruolo che esso può e deve svolgere nel favorire la crescita dell'economia meridionale, fornendo alle famiglie come alle imprese i migliori strumenti per gestire il risparmio e affrontare il rischio d'impresa, favorita dal suo tradizionale agire mirato alla creazione del valore, indipendente da condizionamenti politici e ambientali. Nel Nord le quote di mercato detenute da Banche Popolari, pur essendo più contenute, sono comunque considerevoli, come testimoniano i dati riferibili alla Lombardia (28,5%), al Veneto (19%) e all'Emilia Romagna (19,3%). Da sottolineare, inoltre, l'aumento della quota di mercato che si è manifestato in Liguria, dove il peso delle Popolari è cresciuto in un anno dal 5,6% del 2002 al 13,1% del 2003, e in Basilicata, grazie ad ulteriori operazioni di concentrazione aziendale. Nel complesso, due terzi delle ripartizioni hanno registrato incrementi della quota di sportelli delle Banche Popolari, mentre in cinque regioni vi è stata una marginale riduzione.

Secondo il CNA il provvedimento regionale coprirà soltanto le domande, di contributi, giacenti

16/02 “Il provvedimento della Giunta Regionale potrebbe mettere fine alle attese di centinaia di imprese ma sicuramente e' lontano dal soddisfare le richieste delle organizzazioni di categoria''. E' quanto sostiene in una nota la Federazione regionale della Cna. ''La disponibilita' - prosegue la nota - di fondi per le imprese artigiane, circa dieci milioni di euro, annunciata dall'Assessore Regionale alle Attivita' Produttive, servira' solamente a soddisfare le domande di contributo rimaste giacenti successivamente alla data di sospensione delle agevolazioni Artigiancassa del 6 Febbraio del 2004. La Cna e le altre rappresentanze dell' Artigianato, proprio in questi giorni, hanno divulgato un manifesto per denunciare il disinteresse della regione nei confronti delle imprese calabresi e per rendere pubblica la crisi che il comparto sta attraversando a causa della sospensione dei tributi Artigiancassa. Le assicurazioni e gli impegni dell' Esecutivo calabrese, per il ripristino delle agevolazioni, per il finanziamento della legge sull' artigianato artistico per l' attuazione del Pis, ad un mese e mezzo della fine della legislazione regionale sono rimaste parole''. ''I fatti, purtroppo, sono altri - e' aggiunto nella nota della Cna - e sono rappresentati dal fermo di qualsiasi iniziativa finanziaria (il blocco delle agevolazioni sta causando una caduta degli investimenti pari al 80%), dal calo significativo dell' occupazione, dalla rinuncia delle imprese ai progetti di internazionalizzione, dai rapporti sempre piu' critici con il sistema bancario calabrese''. ''Un quadro desolante - conclude la nota - che testimonia il fallimento della Giunta Chiaravalloti in tema di sviluppo dell' economia calabrese e che non fa intravedere, per i prossimi mesi, un futuro migliore. Anche nell' ultima occasione, quella della definizione del bilancio, che poteva consentire alle imprese di sperare nel ripristino delle agevolazioni, la Regione non ha voluto compiere le giuste scelte a favore dell' Artigianato''.

Cinquemila posti di lavoro a rischio in Calabria senza il rifinanziamento della Sabatini

15/02 Il mancato rifinanziamento degli strumenti di sostegno alle attivita' produttive "avrebbe effetti deleteri per la gia' fragile economia regionale, mettendo a dura prova la vita stessa di molte aziende, con il rischio di tagli all'occupazione esistente stimati intorno alle 5.000 unita' dalle organizzazioni imprenditoriali". E' quanto fanno rilevare le associazioni datoriali della provincia di Cosenza, "Associazione degli Industriali, Confartigianato, Confederazione Nazionale Artigiani e C.A.S.A. Artigiani) denunciano la fase di stallo degli incentivi regionali alle attivita' produttive. "In particolare, tutti gli strumenti di sostegno alle piccole e medie imprese calabresi - denunciano le associazioni di categoria - risultano sospesi da piu' di un anno: per i fondi dell'Artigiancassa il blocco e' intervenuto a partire dal 5 febbraio 2004 mentre, per le leggi che riguardano il mondo industriale, dal 16 gennaio 2004". Le organizzazioni di categoria sottolineano che le leggi sull'artigianato, la Sabatini e la 598/94 "hanno svolto una funzione anticongiunturale molto importante stimolando innovazione e garantendo nuovi investimenti. I risultati delle analisi qualitative e quantitative di questi strumenti agevolativi sono decisamente positivi - si fa rilevare - tanto per le singole imprese quanto per gli effetti aggiuntivi generati sul territorio anche in termini di creazione di nuova occupazione". A conferma di cio', le associazioni portano i recenti dati sull'andamento del Pil "che testimoniano una crescita della regione che prosegue a fronte di un forte e preoccupante rallentamento delle zone piu' ricche del Paese. Si tratta dei primi frutti delle politiche di incentivazioni tese a favorire una crescita complessiva ed equilibrata della nostra economia. Se si vogliono conseguire risultati di natura strutturale - e' scritto nel documento - occorre continuare in questa direzione con maggiore costanza e convinzione". Le associazioni di categoria chiedono in sede di approvazione del bilancio regionale che vengano inserite le necessarie previsioni di spesa "in modo da poter riattivare in tempi rapidi gli strumenti di agevolazione per rilanciare gli investimenti delle aziende sul territorio. In regime transitorio inoltre, occorre affrontare i casi particolari di quelle aziende che hanno investito sapendo di poter contare su un agevolazione certa. Per queste imprese - si evidenzia nel docuemnto -appare indispensabile trovare la giusta copertura finanziaria per poter scongiurare le prevedibili pesanti ripercussioni".

La Calabria tra le ultime regioni a ricevere meno investimenti dall’estero

15/02 E' il Molise la regione che riceve meno investimenti esteri dell'Italia. Lo rivela uno studio di Sviluppo Italia sulla distribuzione territoriale delle imprese a partecipazione estera nel nostro Paese. Lo studio, condotto dall'agenzia nazionale dello sviluppo economico, e' stato presentato oggi a un convegno del Cnel sulle infrastrutture e le tecnologie. Il penultimo posto spetta invece a sorpresa alla Val d'Aosta, che si attesta rispettivamente al di sotto della Calabria e della Basilicata. Forti disomogeneità quindi fra le regioni italiane, visto che la prima della classe e' la Lombardia con la maggiore attrazione di investimenti dall'estero, seguita a distanza da Piemonte, Emilia Romagna e Lazio. Da questa tabella base, Sviluppo Italia ha iniziato un lavoro di riqualificazione delle aree del Mezzogiorno che parte da un catalogo dell'offerta territoriale: l'idea e' che, fornendo ai potenziali investitori stranieri un'offerta dettagliata delle regioni meno ''attraenti'', possa iniziare un processo virtuoso di investimento. Questo catalogo individua dei settori strategici, punti di forza di ogni regione: la componentistica e lo sviluppo di materiali aerospaziali e automobilistici, il settore chimico, dello sviluppo dei software, della meccanica strumentale, delle nanotecnologie e delle biotecnologie e infine il turismo sono le aree di investimento nelle quali si puo' investire nel Belpaese. Una regione che ha potenziato la sua appetibilita' sul mercato e' la Campania, che ha investito nello sviluppo e l'innovazione un miliardo e 800 milioni, come ha messo in evidenza Luigi Nicolais, membro della conferenza dei presidenti delle Regioni e delle province autonome. ''La Campania e' diventata un polo di attrazione di investimento - ha spiegato Nicolais durante il convegno Cnel - aziende come la Pirelli, l'Alenia e la Fiat hanno aperto stabilimenti sul territorio, a causa di un serio lavoro di innovazione e di promozione della regione''. Ecco di seguito una tabella regione per regione con il numero di imprese a partecipazione estera:

MOLISE 8
VALLE D'AOSTA 10
CALABRIA 11
BASILICATA 24
SARDEGNA 32
SICILIA 36
PUGLIA 41
UMBRIA 43
MARCHE 46
ABRUZZO 57
FRIULI V. GIULIA 101
CAMPANIA 111
TRENTINO A. ADIGE 122
LIGURIA 151
TOSCANA 236
VENETO 365
LAZIO 415
EMILIA ROMAGNA 478
PIEMONTE 639
LOMBARDIA 3227

I contribuenti vincono il 60% delle cause con il Fisco. Netta diminuzione del contenzioso a Cosenza

13/02 Il fisco perde circa il 60% delle cause in primo e in secondo grado. In particolare la percentuale di 'sconfitte', anche parziali, dell'amministrazione si attesta al 59,24% in primo grado e al 60% in appello. E' quanto emerge dalla relazione sul 2003 presentata dal Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria al Parlamento e al ministro dell'Economia. Un tasso di 'perdite' cosi' alto, si legge nella relazione, dovrebbe far riflettere il legislatore sul grado di efficienza dell'Amministrazione finanziaria in quanto la qualita' della difesa ''appare spesso insufficiente''. Il dato positivo che emerge e' invece la riduzione dei procedimenti pendenti davanti alle commissioni tributarie. Nel 2003 i ricorsi presentati sono stati 235.159 a fronte dei 379.144 che sono stati definiti nello stesso anno. Le cause pendenti sono quindi diminuite passando da 947.366 unita' al primo gennaio 2003 a 794.245 al 31 dicembre dello stesso anno In particolare i ricorsi presentati alle commissioni tributarie provinciali nel 2003 sono stati 205.501 contro i 309.144 del 2002. Mentre gli appelli sono stati 47.658 nel 2003, in netta diminuzione rispetto ai 67.603 del 2002. Viene quindi confermata l'efficienza della giurisdizione tributaria: il numero delle pendenze nel corso dell'anno e' diminuito di 153.121 unita', rispetto a una riduzione di 123.249 registrata nel 2002. Analizzando separatamente i dati per commissioni tributarie e provinciali emerge che nel primo caso i procedimenti pendenti al 31 dicembre 2002 sono 147.064, mentre al 31 dicembre 2003 si arriva a 144.460 unita'. Sono invece 47.658 i ricorsi presentati nel 2003. Sempre nello stesso periodo sono state pronunciate 38.136 sentenze. Passando alle commissioni tributarie provinciali l'arretrato giacente salvo qualche eccezione e' in costante discesa. A Roma si passa dalle 164.003 unita' del 2002 a 126.435 del 2003, a Cosenza da 84.250 a 80.357 mentre a Napoli erano 55.665 nel 2002 contro le 46.084 del 2003. Il 31 marzo prossimo scade l'incarico della ''grandissima maggioranza dei magistrati tributari'' e ''in assenza di tempestivi interventi legislativi'' si potrebbe arrivare ''ad una ''pressoche' generale interruzione dell'attivita' giurisdizionale tributaria'' osserva il Consiglio di Presidenza della giustizia tributaria. E l'eventuale messa a concorso di circa 4.600 posti richiederebbe ''la trattazione di svariate decine di migliaia di domande, da parte di altrettanti candidati: una situazione che impegnerebbe per mesi o forse anni l'intera attivita' di questo Consiglio, per risolversi in nient'altro che in una generale 'rotazione' di tutti i magistrati tributari tra le varie commissioni''. Il legislatore, pero', nonostante le ripetute sollecitazioni, fanno notare i giudici tributari, ''non e' ancora intervenuto a sostenere con i necessari interventi le aspettative della magistratura tributaria''. E cio' vale, ''oltre che per l'assolutamente indifferibile intervento ordinamentale, anche per tutti gli altri interventi legislativi da tempo richiesti, sia sotto il profilo dell'ordinamento che sotto quello processuale''. Il Consiglio lamenta quindi ''una scarsa attenzione del legislatore nei confronti della giustizia tributaria''.

 

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