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Economia e Finanza
dal 21/5 al 9/8

 

L’Adecco “sistema” 318 persone in Calabria

09/08 Sono 318 le persone che in Calabria hanno trovato occupazione a tempo determinato attraverso la societa' Adecco che, nella gestione delle Risorse Umane, ha fatto registrare un aumento del 7% di nuovi occupati sul semestre dello scorso anno. Lo si e' appreso da una nota della stessa societa' Adecco. Le imprese che in questo primo semestre dell'anno hanno fatto ricorso alla somministrazione a tempo determinato (ex lavoro temporaneo) sono state circa 11.000, (30 in Calabria). Il 38% dei lavoratori avviati, al termine di una missione media di 2 mesi e' stato assunto stabilmente. Settori di inserimento - e' scritto in una nota - la richiesta di flessibilita' da parte dei settori minori assorbe il 38% dei lavoratori avviati (dato nazionale: 14%), seguiti dagli altri settori del comparto industriale (chimico, tessile, manifatturiero, gomma plastica) con il 28% (dato nazionale: 26%), dal settore terziario con il 27% (dato nazionale: 36%) e dall' industria metalmeccanica con il 7% (dato nazionale: 24%). La Lombardia continua a essere la regione trainante per l' occupazione, avendo registrato il maggior numero di rapporti di lavoro instaurati (22% del totale), seguono poi il Triveneto (15%), il Nord-Ovest (14%) e infine l' Emilia Romagna (6%). Buona anche nel Centro del Paese la percentuale dei nuovi occupati che risulta essere del 27% e nel Sud il 16%. La durata media della missione lavorativa in Calabria e' di circa 44 giorni (dato nazionale: 40 giorni) mentre l'eta' media dei lavoratori temporanei di Adecco e' aumentata: 31 anni. Per quanto riguarda il livello di istruzione degli oltre 300 nuovi impiegati in Calabria, il 48% ha un diploma di scuola media superiore, mentre il 35% ha il diploma di scuola media inferiore e il 14% la laurea.

Calano le vendite delle case per il caro mattone

08/08 Roma e' la capitale d' Italia ma anche del 'caro mattone' vista l'impennata dei prezzi delle case. Per quattro anni consecutivi il costo degli immobili e' salito a ritmi da capogiro: una media del 14,4% per ciascuno degli anni compresi tra il 2001 e 2004. Seguono Caserta (+12,8%), che pero' registra anche tassi di crescita delle compravendite elevate, e poi Firenze con il 12,7% di incremento medio annuo dei prezzi ed un modesto tasso di crescita delle transazioni (+ 1,32%). A fotografare il fenomeno del caro-immobili e' l' Agenzia del Territorio, che ha ereditato tutti i compiti catastali dell' ex ministero delle Finanze ed ha stilato il rapporto Immobiliare 2005. Lo studio analizza i volumi delle compravendite effettuate in Italia nel corso del 2004 e nel quinquennio 2000-2004. Registra, dopo anni di boom, anche i primi segnali di inversione di tendenza, un' ''area di sofferenza'' nella quale spicca la citta' di Napoli, che ha registrato una caduta delle transazioni in misura pari al 3,7% media annua a fronte di un aumento consistente dei prezzi delle abitazioni, pari all'11,8% medio annuo. Dei 47 capoluoghi di provincia analizzati, circa 1/3 del mercato residenziale dei 91 capoluoghi considerati nel rapporto, risulta che si assestano in un'area a forte crescita dei volumi di compravendita e bassa inflazione, dunque con un andamento piu' equilibrato, le citta' di: Ferrara, Udine, Varese, Sassari, Novara, Cagliari, Viterbo, Mantova, Lecco, Ravenna, Reggio Calabria, Ascoli Piceno, Sondrio, Agrigento, Latina, Teramo, Asti, Oristano, Benevento, Foggia, Grosseto, Savona, Chieti, Potenza, Rimini, Ragusa, Lodi, Lecce, Taranto, Cosenza, Reggio Emilia, Pescara, Biella, L'Aquila, Pistoia, Catania e Piacenza. Tra le citta' caratterizzate invece da una bassa crescita delle transazioni ed da una elevata inflazione rientrano anche Milano, Bari, Venezia, Treviso e Parma. A livello ''nazionale'' si registra un tasso medio annuo di crescita dei prezzi delle abitazioni pari all'8,95% e pari al 2,8% per i relativi volumi di scambio. Il tasso di crescita dei prezzi al consumo nel periodo considerato e' stato del 2,47% in media annua e quello del costo di costruzione di un fabbricato residenziale (per il periodo 2000-2004) e' stato pari al 3,33%. E' indubbia, dunque, la forte impennata inflazionistica registrata nel mercato delle abitazioni. La tabella che segue mette in evidenza il numero delle compravendite complessive totalizzate negli ultimi quattro anni, secondo il Rapporto immobiliare dell'Agenzia del territorio:
ANNO TOTALE COMPRAVENDITE
2000 1.405.765
2001 1.422.059
2002 1.624.952
2003 1.607.012
2004 1.717.241

Dossier Industria, cala del 2.5% la produzione

Crescita vertiginosa dell’ecotassa (+44%), le province calabresi sono al massimo

05/08 Cresce il tributo per la tutela, la protezione e l'igiene dell'ambiente, applicato dalle Amministrazioni provinciali come addizionale alla tassa-tariffa rifiuti solidi urbani. Dal 1993, data dell' istituzione dell'ecotassa, ad oggi vi e' stato un incremento del 43,8%. A registrarlo e' la Confedilizia che, sulla base di un'indagine condotta dal proprio Ufficio Studi, sottolinea che l'aliquota media per ''l'anno 2005 si e' attestata al 4,43%, avvicinandosi sempre piu' al tetto massimo del 5% e segnando un ulteriore aumento rispetto al 2004, nel corso del quale si era raggiunta un'aliquota media del 4,38%''. Nel 2005, si legge in una nota, ''le Province di Brescia ed Udine sono state le uniche amministrazioni che hanno diminuito l'aliquota, passando rispettivamente dall'1,50 all'1% e dal 5 al 4,50%. Tra le province che, sempre nello stesso anno, hanno aumentato l'aliquota, portandola al valore massimo del 5%, ci sono le Province di Asti, Ravenna e Siracusa''. Dall'analisi dei dati delle Province, si rileva ''che si e' passati dal 3,8% medio del '93 al 4,43% di quest'anno. L'area geografica con l'aliquota media piu' elevata e' quella del Nord (4,54%) dove si e' anche registrato un aumento rispetto all'anno precedente (4,47%), seguita dal Centro (4,51%) e dal Sud e le isole (passata al 4,26%, rispetto al 4,18% del 2004). Tra le amministrazioni provinciali vi e' ''da segnalare quella di Varese, che ha modulato l'aliquota nel senso di stabilire aliquote minori per quei Comuni che hanno una migliore efficienza nella gestione dei rifiuti''. L'aliquota massima del 5% e' stata applicata, riferisce la nota, da 73 Province su 102, e precisamente a Torino, Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbania, Vercelli, Milano, Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Venezia, Belluno, Padova, Rovigo, Verona, Vicenza, Trieste, Gorizia, Genova, Imperia, La Spezia, Savona, Bologna, Ferrara, Forli', Modena, Parma, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Grosseto, Massa Carrara, Pistoia, Siena, Perugia, Terni, Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro, Roma, Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo, L'Aquila, Pescara, Teramo, Campobasso, Napoli, Benevento, Caserta, Salerno, Brindisi, Lecce, Potenza, Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, Crotone, Vibo Valentia, Palermo, Caltanissetta, Catania, Messina, Siracusa, Cagliari e Sassari.

A luglio, boom di sgravi per ristrutturazioni edilizie

05/08 Nonostante luglio evochi voglia di refrigerio al mare o in montagna, il caldo sembra fare bene alla detrazione Irpef del 36 per cento per gli interventi di ristrutturazione e recupero edilizio, perché non accenna a calare la "febbre" da bonus fiscale. E' quanto si legge su 'Fiscooggi', il notiziario on line dell'Agenzia delle entrate. A luglio, infatti, sono state 31.580 le comunicazioni di inizio lavori inviate dai contribuenti per fruire della detrazione d'imposta ai fini Irpef. Un dato di notevole livello, all'altezza degli stessi valori del 2003 e 2004, che si inserisce al terzo posto nelle comunicazioni mensili per l'anno 2005 e porta il numero delle comunicazioni pervenute al Centro operativo di Pescara, nei primi sette mesi dell'anno, a 186.759. Fa un notevole balzo in avanti anche la media mensile che, con 26.680, scavalca la media generale degli anni precedenti, dal 1998 al 2004, attestata su 24.637 comunicazioni. Rimane costante la percentuale di incremento mensile (1,4 per cento sul totale delle comunicazioni pervenute dal 1998) delle comunicazioni di inizio lavori inviate al COP e sono, ormai, quasi due milioni e trecentomila (esattamente 2.296.775) i contribuenti che dal 1998 a oggi hanno usufruito dell'agevolazione fiscale per gli interventi di ristrutturazione e recupero edilizio dei propri immobili. Analizzando i dati numerici delle comunicazioni relative al 2005, il mese di luglio sembra aver risvegliato la voglia di ristrutturare soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno e nelle Isole, tant'è che rispetto a Giugno gli incrementi maggiori (anche se le cifre in assoluto sono relativamente piccole) sono arrivati dalla Calabria con 242 comunicazioni (+160 per cento), dal Molise con 67 invii (+159 per cento), dalla Sardegna 467 comunicazioni pervenute (+127 per cento), dalla Basilicata 98 richieste (+122 per cento) e dall'Abruzzo 567 (+118 per cento). A livello regionale resta sempre leader la Lombardia che anche nel mese di luglio ha inviato a Pescara oltre settemila comunicazioni (7.063), per quanto riguarda il Centro fa un piccolo passo in avanti il Lazio (2.196) che riduce il distacco dalla Toscana e, con 151.255 comunicazioni, mantiene saldamente la sesta posizione nella graduatoria delle regioni. Può darsi - ipotizza il notiziario dell'Agenzia delle Entrate - che l'alto gradimento riservato dai contribuenti alla possibilità di detrarre dall'imposta sul reddito delle persone fisiche il 36 per cento delle spese sostenute per gli interventi di ristrutturazione per le case di abitazione e parti comuni di edifici residenziali situati nel territorio dello Stato italiano sia dovuto alla ormai prossima scadenza delle agevolazioni (31 dicembre 2005).

Unioncamere: Calano ancora le vendite (-1.3%). Nel sud i risultati negativi. Giù anche il turismo.

04/08 Tra aprile e giugno del 2005 le imprese del commercio e dei servizi hanno fatto registrare rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente una flessione nelle vendite dell'1,3%, con punte negative del 3,3% nel comparto dell'abbigliamento e accessori. Lo rileva il centro studi di Unioncamere nell'indagine congiunturale trimestrale. Nello stesso periodo il volume d'affari delle imprese dei servizi ha subito un calo dell'1,1%, con punte negative del 2,7% nel settore turistico. Ancora più pesante il bilancio per le imprese di dimensioni minori: -3,2% le vendite della piccola distribuzione commerciale e -2,4% il volume d'affari delle imprese dei servizi con un numero dipendenti fino a nove. Nel commercio, il trimestre risulta positivo soltanto per il segmento della grande distribuzione che registra un aumento delle vendite dell'1%. La dimensione d'impresa fa la differenza anche nei servizi. Anche qui - riferisce Unioncamere - il bilancio del trimestre cambia di segno (+0,9%), unicamente per le imprese con oltre 50 dipendenti. E' il Mezzogiorno l'area che ha risentito di più dell'andamento negativo nel trimestre (-2,5% le vendite del commercio e -2% il volume d'affari nei servizi). Secondo l'indagine congiunturale realizzata da Unioncamere, a subire maggiormente le conseguenze dei bassi livelli della domanda è il comparto delle vendite al dettaglio di prodotti non alimentari (-2% contro il -1,6% messo a segno dall'alimentare). Abbigliamento e accessori subiscono la battuta d'arresto più consistente (in media il 3,3% in meno delle vendite rispetto a un anno fa), con sofferenze maggiori per la piccola distribuzione (-5,1%) e - unico caso del segmento - risultati negativi anche nella grande distribuzione (-0,7%). A livello territoriale chi si è difeso meglio è stato il Nord-Est: -0,8% il calo complessivo delle vendite e +1,3% (il risultato migliore del segmento) nella grande distribuzione. A segnalare le perdite maggiori è invece il Mezzogiorno con un valore massimo del 3,7% nella piccola distribuzione, segmento in cui anche il Nord-Ovest (-3,3%) si segnala per un bilancio pesantemente negativo. In Emilia Romagna e Toscana si segnalano per i risultati meno negativi. Entrambe le regioni hanno infatti chiuso il trimestre a -0,6% rispetto al periodo aprile-giugno 2004. Le difficoltà maggiori hanno invece riguardato Basilicata e Puglia (-3,1%), subito seguite da Calabria (-2,8%) e Molise (-2,7%). Segno positivo, con le sole eccezioni di Valle d'Aosta (-2%) e Basilicata (-0,2%), nella grande distribuzione in cui le migliori performance si registrano in Liguria (+2,2%), Emilia Romagna (+1,9%) e Friuli Venezia Giulia (+1,7%). La riduzione del volume d'affari delle imprese dei servizi (-1,1% rispetto al secondo trimestre del 2004) ha interessato tutti i comparti con la sola eccezione dei servizi alle persone (+ 0,3%). Turismo (-2,7%), trasporti (-1,7%) e informatica (-1,2%) sono i comparti più colpiti dal calo che si registra in modo diffuso tra tutte le imprese di dimensioni fino a 49 dipendenti (unica eccezione il comparto dei servizi avanzati, che mette a segno una crescita del volume d'affari dello 0,9% nel segmento delle imprese con 10-49 dipendenti). Segno diffusamente positivo, invece, per le imprese con più di 50 dipendenti, con il risultato migliore nel comparto dei servizi alle persone (+2,1%). Unica eccezione nel segmento è data dalle imprese dell'informatica e telecomunicazioni, il cui volume d'affari nel periodo esaminato si è ridotto del 2% rispetto a un anno fa. Le previsioni delle imprese per il terzo trimestre dell'anno - sia relativamente alle vendite del commercio che al volume d'affari dei servizi - rispecchiano sostanzialmente l'andamento del trimestre da poco concluso. Nel complesso gli imprenditori del commercio si attendono una lieve, ulteriore flessione delle vendite, che però si differenzia fortemente a seconda del segmento in cui si opera: nella piccola distribuzione le aspettative arrivano a segnare -7%, come a confermare il restringersi degli spazi di mercato disponibili, e addirittura a -9% negli ipermercati, supermercati e grandi magazzini. Di segno positivo sono invece le attese dei commercianti della grande distribuzione: +5% il saldo aggregato tra ottimisti e pessimisti, con attese particolarmente positive nel comparto dei prodotti per la casa ed elettrodomestici (+37%). Nei servizi le attese appaiono generalmente improntate alla stabilità, sebbene a livello settoriale si manifestino tendenze più marcatamente ottimistiche. E' il caso dell'informatica (+14%) il dato medio, con aspettative crescenti al crescere della dimensione d'impresa) e del turismo, dove però pesano in modo significativo fattori stagionali (+10% nell'aggregato, in particolare nei segmenti di imprese fino a 49 dipendenti). Prevalenza di attese negative, invece, per le imprese che operano nei servizi alle persone in tutti i segmenti dimensionali (-15%).

Ferrentino: “Il Federalismo Fiscale è penalizzante per il Sud”

03/08 ''L'attuazione del decentramento fiscale in Italia potrebbe creare due importanti rischi: l'erosione della solidarieta' nazionale in un rapporto nord-sud e l'irresponsabilita' finanziaria e fiscale a livello locale''. E' quanto ha dichiarato il professor Roberto Serrentino, esperto di federalismo fiscale e docente di diritto e politiche economiche regionali e comunitarie dell'Universita' della Calabria, nell'audizione presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria alla Camera dei Deputati, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui rapporti tra il sistema di gestione dell'anagrafe tributaria e le amministrazioni locali. Per quanto riguarda il divario Nord-Sud, ''esiste una concreta disparita' tra le diverse regioni italiane per quanto riguarda l'incidenza delle entrate proprie rispetto a quelle correnti - ha spiegato Serrentino -. Dalle tabelle del Censis emerge che l'indice delle entrate proprie appare circa 10 punti percentuali piu' elevata nelle regioni centrali rispetto a quelle meridionali. Questo divario, diventa piu' ampio nel caso delle amministrazioni provinciali, laddove nelle regioni del nord gli enti provinciali presentano un'incidenza di entrate proprie del 71% rispetto al 36% di quelle meridionali''. Per quanto riguarda il peso della fiscalita' a livello locale, Serrentino cita i dati del 'III rapporto sull'attuazione del federalismo dell'Istituto di Studi e Analisi Economica', le cui simulazioni, svolte con riferimento al 2003, evidenziano una tendenza critica nei principali indicatori finanziari del decentramento e del federalismo. Infatti, la spesa decentrata aggiuntiva della pubblica amministrazione locale ammonterebbe a 69 miliardi di euro; l'aumento delle risorse autonome implicate nel riassetto delle competenze sarebbe di 169 miliardi di euro; le entrate tributarie locali raggiungerebbero il 43%, dall' attuale 16% delle entrate fiscali e parafiscali della PA; l'indice di autofinanziamento (il rapporto tra entrate al netto dei trasferimenti da altre amministrazioni pubbliche e il totale delle spese) risulterebbe pari a circa il 99%, dall'attuale 59%; ed infine la pressione fiscale locale aumenterebbe dall'odierno 7% ad oltre il 18%''. ''Considerati tutti i punti cardine del federalismo fiscale - argomenta Serrentino - cioe' la quota di compartecipazione all' Iva, la quota di concorso alla solidarieta' interregionale, la quota da assegnare a titolo di Fondo perequativo nazionale e le somme da erogare a ciascuna regione da parte del Tesoro, gli effetti piu' penalizzanti sembrerebbero colpire le regioni meridionali del nostro Paese. Essendo piu' deboli sul piano produttivo, le regioni del sud avrebbero un ritorno del gettito di gran lunga inferiore rispetto a quello delle regioni del nord, a causa di un versamento di importo minore dell'Iva, ma bisognerebbe porre molta attenzione ai criteri di riparto delle spese, e a quanto insito nel Fondo di perequazione, che dovrebbe, comunque, mitigare i contraccolpi del federalismo fiscale''. Secondo Serrentino e' necessario modificare l'attuale assetto normativo della fiscalita' locale. ''Significativa e' l'analisi messa a punto dalla Commissione Federalismo Fiscale, costituita dallo Svimez, che ha posto in evidenza, regione per regione, gli effetti che le regole sulla devolution dal 2002 hanno prodotto e produrranno, se non interverranno fondamentali modifiche a tale assetto. L'analisi, che interessa il decennio 2003-2013, stima una perdita complessiva di circa 88,29 milioni di euro soltanto nel primo anno per l'applicazione del decreto legislativo n. 56 del 2000, con risultati negativi in costante crescita a carico di tutte le regione del sud, a cui si affiancherebbero il Lazio e l'Umbria. Ma i problemi piu' significativi interesserebbero soprattutto Puglia e Campania''.

(Dossier) Istat: Consumi fermi da un anno. Le famiglie spendono in media 2400 euro mensili. Famiglie massacrate dal carovita

Accordo Carime-Confidi sui tempi dei finanziamenti

03/08 Sottoscritto da Banca Carime e Confidi Magna Grecia di Cosenza un importante accordo finalizzato a ridurre in maniera significativa i tempi di risposta alle domande di finanziamento presentate dalle PMI e ad offrire condizioni di maggiore favore alle stesse imprese. Piu' in particolare - grazie all'utilizzo di moderni canali informatici e ad una valutazione delle richieste di finanziamento basata su criteri snelli e condivisi tra Confidi Magna Grecia e Banca Carime - sara' ora possibile avere risposte estremamente rapide ( 5 giorni dalla data di presentazione delle richieste di finanziamento). L'accordo, in considerazione del forte impegno organizzativo messo in campo da Banca Carime, concretizza la tanto auspicata velocizzazione dei tempi di istruttoria bancaria - individuata come uno dei principali ostacoli all’accesso al credito da parte delle imprese meridionali - e dimostra come proprio dalla Calabria possono nascere iniziative finalizzate a migliorare il rapporto banca-impresa. Di rilievo anche le condizioni applicate in convenzione le quali, in linea con le migliori su scala nazionale, prevedono un significativo pacchetto di opportunità per le imprese calabresi. I particolari dell’accordo saranno meglio illustrati nel corso di una conferenza stampa prevista dopo la pausa estiva ed alla quale parteciperanno i vertici di Banca Carime e di Confidi Magna Grecia.

La Sorical assume 75 persone

01/08 Da oggi Sorical conta 176 dipendenti, numero questo che comprende 75 unita' distaccate dalla Regione Calabria. Con il primo agosto, infatti, sono state assunte, provenienti dalle imprese dell' indotto, 75 nuove unita'. ''Si concretizza cosi' - e' scritto in una nota - la prima fase del piano operativo che la Societa' aveva presentato in primavera alle organizzazioni sindacali ricevendone un generale favorevole accoglimento. Il protocollo d' intesa sottoscritto dalla Regione, da Sorical e dai sindacati il 23 luglio 2003, che impegnava la Societa' a mantenere i livelli occupazionali nel settore acquedotti, trova cosi' la sua prima concreta attuazione''. Da questa mattina, dunque, gli impianti di potabilizzazione e il laboratorio analisi sono gestiti da Sorical direttamente con proprio personale. ''Dopo anni e, in molti casi decenni, di precariato - e' scritto nella nota della Societa' - Sorical, a distanza di soli nove mesi dall' inizio della sua gestione, ha dato certezza del futuro a 75 famiglie. Andando anche al di la' del protocollo d' intesa sottoscritto con le organizzazioni sindacali la societa' sta operando per assicurare la continuita' occupazionale anche per le poche unita' lavorative, precedentemente operanti nei predetti sistemi, che non hanno trovato spazio in questa fase nella Societa', attraverso l' ampio piano d' investimenti che si sta mettendo in campo vista l' avvenuta approvazione dello stesso piano da parte della Regione. Gia' diversi lavori di ripristino e manutenzione straordinaria sono stati appaltati e, con il prossimo mese di settembre, si procedera' all' avvio di un ampio processo di reingegnerizzazione degli impianti di potabilizzazione per un importo complessivo di circa 15 milioni di euro''. A partire dai prossimi mesi, con step successivi, ha reso noto la Sorical, ''sara' completato il processo di organizzazione della societa' che, modificando radicalmente la preesistente situazione, prevede l' internalizzazione di ulteriori funzioni: il telecontrollo, la conduzione delle reti e dei restanti impianti, la manutenzione programmata. La riorganizzazione del settore, l' efficientamento della rete acquedottistica, la razionalizzazione e lo sviluppo del lavoro - conclude il comunicato - hanno avuto oggi un importante e positivo avvio fornendo un primo segnale di forte ammodernamento e di garanzia non solo di stabilita' dell' occupazione precaria esistente ma anche verso nuova occupazione tutta volta ad impegnare forze calabresi''.

Nonostante la crisi, sale l’attività del porto di Gioia. Bankitalia traccia l’andamento dei porti italiani.

30/07 La crisi economica che ha colpito di recente il Belpaese sembra aver sfiorato solo in parte l'attivita' portuale, un importante indicatore dell'andamento economico. I traffici continuano infatti a crescere e, tranne alcune eccezioni, a ritmi serrati. L'incremento riguarda principalmente il trasporto merci, meno quello passeggeri. E' quanto emerge dalle note sull'andamento dell'economia predisposte dagli uffici della Banca d'Italia delle singole regioni. Ecco una mappa della situazione portuale italiana aggiornata allo scorso anno:
Chi sale….
- Emilia Romagna: A Ravenna i traffici sono cresciuti dell'1,6% rispetto al 2003 attestandosi a 22,7 milioni di tonnellate. L'incremento ha interessato principalmente le merci che rappresentano il 96% del totale dei traffici.
- Calabria : Continua a crescere l'attivita' di Gioia Tauro consolidando il primato tra i porti commerciali italiani: i contenitori e le merci movimentate sono cresciuti entrambi del 3,6%.
- Sicilia: Il traffico merci nei porti dell'isola e' aumentato complessivamente del 6%. Il trasporto di prodotti petroliferi (il 79% dei traffici) e' aumentato del 5,5%. In crescita anche il numero dei passeggeri (+1,3%).
- Puglia: Il traffico nei porti della regione e' aumentato del 13,5% con un +14,9% per i container. Cresce il flusso dei 'croceristi': +17,8%.
- Toscana: Il movimento di merci ha rallentato la crescita rispetto al 2003 presentando un +2,4%. Cresce la movimentazione dei contenitori (+7%) e il numero di passeggeri (+1,2%).
- Veneto: In crescita i traffici merci a Venezia (+1,5%) e a Chioggia (+12,9%). A Venezia in particolare e' cresciuto il traffico industriale +16,2%.
- Friuli Venezia Giulia: +2% per il traffico merci a Trieste soprattutto grazie agli oli minerali (+3,1%).
- Liguria: Il traffico merci e' aumentato dell1,9% e nei primi 3 mesi del 2005 la crescita ha accelerato portandosi al 2,7% su base annua. A Genova gli incrementi hanno riguardato soprattutto i prodotti siderurgici e i veicoli.
Chi scende….
- Campania: Stazionario a Napoli il movimento merci (+0,2%) mentre si e' registrata una marcata contrazione nel traffico container (-19,8%). In crescita il traffico passeggeri (+19,5%).
- Marche: L'attivita' del porto di Ancona nel trasporto merci e' diminuita del 5%. Il trasporto tramite container e' sceso del 14,2% ed e' calato anche il traffico passeggeri (-4,6%).
- Sardegna: Il traffico delle merci trasportate nei porti dell'isola e' calato del 4,8%. In compenso e' cresciuto il flusso delle merci transitate nel porto di Cagliari: +60% rispetto al 2003.

Pubblicati i dati sulla 488

29/07 E' stato recentemente pubblicato sulla rivista ''Artigianato e finanza agevolata'' edita dalla Societa' Editrice ''Il Mulino'', l' Osservatorio Artigiancassa.Lo rende noto un comunicato di Artigiancasse Calabria. ''L' Osservatorio - e' detto nel comunicato - raccoglie i risultati di una indagine commissionata da Artigiancassa alla societa' di ricerche 'Format', in occasione del primo bando '488 Artigianato'''. Artigiancassa, Banca del Gruppo Bnl che gestisce fondi pubblici da oltre cinquanta anni accompagnando lo sviluppo del comparto artigiano, di fronte all' impegno di gestire il primo bando della 488 riservato agli artigiani, ha voluto approfondire i principali fenomeni che caratterizzano l' economia del settore. L' obiettivo dell' indagine e' duplice: conoscere di piu' e in profondita', la realta' dell' artigianato in tutte le sue molteplici articolazioni; affinare la conoscenza del tessuto economico sociale dei territori sui quali ha agito la misura di agevolazione e studiare cosi' il potenziale di sviluppo che la nuova forma di incentivazione rappresenta nelle diverse realta' territoriali del Paese. ''L' Osservatorio - conclude la nota - e' articolato in tre sezioni: uno studio economico sul settore dell' artigianato in Italia, una indagine telefonica su un ampio campione di imprese artigiane e, infine, una indagine in profondita' su un campione scelto tra le imprese che hanno presentato domanda di agevolazione per la 488 Artigiani''.

Crescita boom del leasing in Calabria nel 2004

29/07 E' pari a 366 milioni di euro, in crescita del +29% rispetto all' anno precedente, il volume di contratti in leasing stipulati in Calabria nel 2004. Il dato e' stato reso noto dall' Osservatorio regionale sul leasing in Calabria di Assilea, l' associazione italiana leasing. La crescita registrata nella regione e' superiore sia alla media delle regioni del Sud Italia, dove si e' registrato un +21%, sia al trend che ha caratterizzato il resto d'Italia, dove il settore leasing ha messo a segno un +18%. ''Per quanto concerne la ripartizione dello stipulato - e' detto in un comunicato - prevale il leasing auto, pari al 32,5% del totale, seguito dal comparto immobiliare (pari al 27,7%) e dallo strumentale con il 18,6%, quindi l'aeronavale-ferroviario (2%). L'importo medio dei contratti si e' attestato intorno ai 65 mila Euro, a fronte di una media nazionale superiore ai 91 mila Euro. I picchi di importo piu' elevato si registrano nel comparto immobiliare, con contratti mediamente superiori a 1,8 milioni di euro, mentre gli importi piu' contenuti appartengono al settore auto, mediamente intorno ai 46 mila euro. Nella ripartizione per provincia e' Catanzaro che segna una crescita del 61% rispetto all'anno precedente, ad aggiudicarsi la testa della classifica. Al secondo posto segue Cosenza (101 milioni di euro, +52%) quindi Reggio Calabria con 89 milioni di Euro (+9%).

Aumenta il mercato dei mutui casa in Calabria: + 25.8%

28/07 Cresce a due cifre, nel primo trimestre 2005, il mercato dei mutui in Calabria. A rilevarlo e' un' elaborazione Banca per la Casa, del Gruppo UniCredit, su dati Bankitalia. L' erogato della Regione, secondo i dati diffusi da Banca per la Casa, e' cresciuto nel primo trimestre del 25,8% rispetto allo stesso periodo del 2004. La provincia che ha erogato di piu' nel trimestre e' stata Cosenza con 49 milioni di euro e un incremento del 38,2% rispetto all' anno precedente, attestandosi anche come la provincia che ha mostrato il maggiore incremento in percentuale rispetto al 2004. Seguono Catanzaro con +33,7% (38 milioni di euro di erogato), Vibo Valentia con +23% (7 milioni), Crotone con +15,5% (12 milioni), e Reggio Calabria con +5,9% (29 milioni). In riferimento alle altre regioni dell' Italia Meridionale, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia e Basilicata, la Calabria si colloca ad oggi al quarto posto per valore dell' erogato con 135 milioni di euro, confermando nei primi tre mesi dell' anno una crescita del 25,8% rispetto allo stesso periodo del 2004. In riferimento all'andamento nazionale, i mutui erogati nel nostro Paese, nel primo trimestre 2005 sono incrementati, sempre nello stesso periodo, dell' 11,11% raggiungendo un valore totale pari a 11.529 milioni di euro, rispetto ai 10.376 milioni di euro del 2004. ''In questi primi mesi del 2005 - e' stato il commento di Pasquale Giamboi, amministratore delegato di Banca per la Casa Gruppo UniCredit - due sono i fenomeni da rilevare: da una parte, un mercato immobiliare che pur in rallentamento resta a livelli sostenuti e positivi. Esiste ancora in Italia un ampio numero di famiglie impegnate nella ricerca della casa, anche come scelta di protezione del risparmio o reddito nel tempo, stimate a seconda delle fonti in 1-1,5 milioni. Dall' altra parte, sta crescendo nella mentalita' d' acquisto degli italiani una maggiore familiarizzazione con lo strumento mutuo come fonte di finanziamento per l' acquisto della casa anche in quelle regioni italiane dove e' stato fino ad oggi meno utilizzato''. Banca per la Casa, la banca specializzata nei mutui casa del gruppo UniCredit, secondo quanto riferito, ha chiuso l' anno 2004 con un erogato pari a 2.803 milioni di euro di nuovi mutui che porta le consistenze dei mutui in essere a oltre 9.700 milioni di euro di asset per un totale di quasi 200.000 clienti. La Banca conta una struttura di circa 335 dipendenti, una rete di circa 100 promotori finanziari e di 15 agenzie dislocate su tutto il territorio nazionale. Banca per la Casa e' anche il partner di riferimento per le reti di distribuzione organizzata, oltre a 62 accordi con principali operatori bancari e societa' di intermediazione mobiliare e immobiliare.

Secondo Bankitalia gli italiani fanno più prestiti, sopratutto per la casa

27/07 La situazione economica non e' certo facile e i prezzi corrono: le famiglie italiane tendono quindi ad indebitarsi di piu' per 'reggere' il proprio 'stile' di vita. Ma c'e' anche un altro aspetto che viene alla luce dalla lettura comparata delle note sull'andamento delle economie regionali preparate dalle sedi locali di Bankitalia: si investe sempre di piu' nella casa, complici anche i bassi tassi di interesse e contratti piu' lunghi. Aumentano infatti in tutte le regioni i crediti chiesti dalle famiglie al mondo bancario. E la maggior parte di questi servono proprio a finanziare l'acquisto del 'mattone'. Ecco una 'mappa' del credito alle famiglie nel 2004 nelle diverse regioni italiane:
- VALLE D'AOSTA: I prestiti bancari ai residenti sono aumentati del 4% con un'accelerazione prevalentemente riconducibile all'espansione dei finanziamenti per l'acquisto dell'abitazione.
- PIEMONTE: +9,7% i crediti alle famiglie; +20,2 i mutui.
- LOMBARDIA: +16,2% i crediti alle famiglie e +21% i mutui.
- TRENTINO A.A.:+13,3% l'aumento dei prestiti e +15,2% per i mutui casa.
- FRIULI V.G.: Crescita del 12,7% dell'indebitamento delle famiglie e del 22,6% per la richiesta di mutui.
- VENETO: Il credito alle famiglie consumatrici e' cresciuto del 16,4%, i mutui del 22,8%.
- LIGURIA: L'aumento dei prestiti, pur cresciuto del 4%, e' piu' basso di quello del 2003. Sul rallentamento hanno inciso operazioni di cartolarizzazione. Al lordo di tali cessioni l'aumento sarebbe stato del 16,6%. Elevata la domanda di mutui.
- EMILIA ROMAGNA: La crescita per i mutui e' stata del 19%. I prestiti ai residenti sono cresciuti del 6,6%.
- TOSCANA: La crescita dei finanziamenti bancari alle famiglie e' stata nel 2004 del 14,4%. L'ammontare dei finanziamenti per la casa ha segnato un +21,5%.
- MARCHE: l'accelerazione dei prestiti alle famiglie e' stata del 17,3%. I nuovi mutui concessi sono aumentati invece del 23%.
- UMBRIA: Anche in questo caso i finanziamenti alle famiglie continuano ad espandersi a ritmi elevati (+13,5%) trainati dalla domanda per mutui (+17,7%).
- LAZIO: Prosegue l'espansione del credito alle famiglie (+18,5%), +21,1% per i mutui.
- ABRUZZO: +17,3% hanno segnato i prestiti alle famiglie e +20,7% i mutui per le abitazioni.
- MOLISE: L'incremento per i mutui e' stato notevole: +21% sebbene in calo rispetto al picco (+38,6%) del 2003.I prestiti alle famiglie sono cresciuti del 16%.
- CAMPANIA: I prestiti alle famiglie sono cresciuti del 20,8%. I mutui casa sono cresciuti di circa 500 milioni arrivando, l'anno scorso, a quota 2,3 miliardi.
- PUGLIA: I prestiti alle famiglie sono cresciuti del 13,7%, anche i crediti al consumo hanno accelerato: +13,6%.
- BASILICATA: Tra il 2003 e il 2004 la crescita dei crediti alle famiglie e' del 9,5%. In particolare per i mutui si registra un +11,1%.
- CALABRIA : I prestiti alle famiglie hanno ulteriormente accelerato: +15% nel 2004 (+10,8& nel 2003). I finanziamenti per acquisto di abitazioni hanno raggiunto 480 milioni (+32,7%).
- SICILIA: Anche in questo caso si registra un'impennata dei mutui casa: +37% a 2,1 miliardi. Per i crediti al consumo si registra un +15,2%.
- SARDEGNA: Tra il 1999 e il 2004 il mercato dei mutui per l'acquisto di abitazioni si e' notevolmente ampliato e le erogazioni delle banche sono cresciute con un tasso medio del 25,5%. In crescita anche il credito al consumo (+19%).

La Calabria in coda alla graduatoria dello sviluppo in Italia

27/07 Milano e Crotone sono i poli opposti dello sviluppo in Italia, in una graduatoria che prende in esame la situazione di tutte le Province e che evidenzia una profonda spaccatura del Paese, tale da avere ''pochi riscontri anche a livello internazionale''. Sono queste le indicazioni che vengono dall' edizione 2005 degli 'Indicatori Provinciali', banca dati raccolta da Confindustria da piu' di 20 anni, in base ai quali viene elaborata una classifica dello sviluppo territoriale, tenendo conto di diversi fattori (in tutto 14), con riferimento alle 103 province italiane. Al primo posto si trova appunto Milano, con un valore pro-capite pari a 146,8 che a sua volta e' commisurato all' indice uguale a 100 rappresentativo della media nazionale. Il che significa che nella provincia di Milano l' indice di sviluppo e' quasi del 50% superiore alla media italiana. Al polo opposto, rappresentativo in questo caso di una situazione di sottosviluppo, c'e' invece la provincia di Crotone, con una valore di appena 59,2. Fra il primo in classifica ed il fanalino di coda - fa notare l' indagine - esiste di conseguenza uno scarto corrispondente a 59,7, ''talmente elevato'' - si sottolinea - da avere pochi riscontri anche all' estero. La graduatoria dello sviluppo e' stata appunto determinata sulla base di diversi indicatori, fra i quali la forza di lavoro, la consistenza delle imprese extragricole, i depositi bancari, le superfici di vendita della grande distribuzione, i premi assicurativi, il valore dell' export. Alle spalle di Milano si collocano le province di Bologna (127,4), Modena (126,2), Roma (124,4) ed Aosta (123,7). Al contrario, gli ultimi cinque posti sono occupati, oltre che da Crotone, da Vibo Valentia (60,1), Enna (63,0), Foggia (63,3) e Caltanissetta (63,5). L' indagine di Confindustria conferma ''il profondo squilibrio territoriale italiano'', tenuto conto del fatto che ben due terzi della popolazione del Mezzogiorno sono concentrati in 23 province che presentano un indice di sviluppo uguale o inferiore al 70% della media nazionale. Di contro, oltre i quattro quinti della popolazione del Nord risiede in 31 province che hanno un livello di sviluppo nettamente piu' alto di questa stessa media. Oltre a questo, dai dati elaborati da Confindustria emerge che i primi dieci posti sono occupati tutto da province settentrionali con le soli eccezioni di Roma e Firenze (quest' ultima e' settima). Le ultime dieci posizioni in classifica sono invece tutte appannaggio di province del Sud e delle Isole. La seguente tabella enumera le cosiddette 'top-ten', cioe' le dieci province italiane con il maggiore indice di sviluppo, secondo la banca dati di Confindustria:
PROVINCIA VALORE PRO-CAPITE INDICE
1) MILANO 146,8
2) BOLOGNA 127,4
3) MODENA 126,2
4) ROMA 124,4
5) AOSTA 123,7
6) PARMA 123,4
7) FIRENZE 122,4
8) RAVENNA 121,7
9) BOLZANO 120,4
10)TRIESTE 120,1
La tabella seguente individua invece all' opposto le 'down-ten', cioe' le aree provinciali a piu' basso indice di sviluppo:
PROVINCIA VALORE PRO-CAPITE INDICE
1) CROTONE 59,2
2) VIBO VALENTIA 60,1
3) ENNA 63,0
4) FOGGIA 63,3
5) CALTANISSETTA 63,5
6) AGRIGENTO 64,3
7) CASERTA 64,5
8) REGGIO CALABRIA 64,8
9) LECCE 65,1
10)BENEVENTO 65,6

Rapporto Economia Calabria
Rapporto sull’economia calabrese di Assindustria Cosenza
: “L’economia cresce ma senza ripresa”. Il vicepresidente Adamo ne ha per tutti, partito, Chiaravalloti e università

 

Secondo una ricerca del progetto EqualDimora i giovani calabresi preferiscono le professioni turistiche

25/07 I giovani calabresi preferiscono le professioni turistiche, considerate emergenti e più appetibili. Questo uno dei dati emersi dalla ricerca effettuata nell’ambito del progetto Equal Dimora su di un campione casuale di 100 persone, di età compresa tra i 17 ed i 43 anni, tra quelle che si sono presentate allo Sportello Unico per il lavoro nel turismo in Calabria. Lo studio, nato per comprendere le motivazioni che conducono i giovani al lavoro, si è articolato in un confronto transnazionale grazie al progetto comunitario Fide con le esperienze maturate in altre regioni europee affacciate sul mare (Corsica e Portogallo) e con problematiche sociali simili. I risultati riportati nel “Manuale delle motivazioni” sono scaricabili, sul web http://www.dimora.org/newdimora_transnaz.htm.
Lo studio ha rivelato che gli impieghi più gettonati dai giovani calabresi riguardano l’ambito del turismo, in particolare: receptionist e animatore villaggio come dipendenti, gestore agriturismo o titolare agenzia viaggi come imprenditore, e consulente di strategia di promozione del territorio, organizzatore promotore eventi, come lavoratore autonomo. Queste ultime, se supportate da finanziamenti e politiche di sviluppo, sembra essere in assoluto l’attività più gradita tra gli intervistati.
La ricerca ha evidenziato inoltre che il 50% di laureati o con studi universitari in corso, (rispetto al 10% degli anni ’80) ha attese verso posizioni nella pubblica amministrazione e verso la libera professione, si percepisce comunque un forte pessimismo verso questi ambiti lavorativi dovuto alla difficoltà reale di collocamento. L’85% dei giovani aspira a lavorare nella propria regione, con una forte spinta alla valorizzazione del proprio territorio e per non allontanarsi dai propri cari ed amicizie che sono i fattori di ancoraggio. Solo il 15% degli intervistati ritiene di dover cercare opportunità al centro-nord pensando che in quelle aree siano più dinamiche lavorativamente o perché l’attività a cui aspirano non è presente localmente.
Dallo studio condotto nell’ambito del progetto Equal DIMORA emerge inoltre la convinzione diffusa che i lavori presenti localmente siano di basso profilo ad eccezione del libero professionismo e di alcune forme di lavoro autonomo, che sono però di difficile attuazione. Tra i giovani intervistati, solo una piccolissima parte, in genere quelli che hanno avuto modo di svolgere studi all’estero, vedono con favore l’opportunità di espatriare. Le mansioni più ambite in termini di ripiego, rispetto alle proprie attese lavorative, sono da ricercarsi nel settore dei servizi, nell’impiego pubblico (specie i laureati) e nel commercio. Mentre le mansione che invece non vorrebbero proprio fare si collocano nell’ambito dell’agricoltura e dell’industria (operaio specializzato). L’attesa più forte per i giovani calabresi è la sicurezza, seguita dall’interesse o dalla vocazione, e infine dalla coerenza con gli studi effettuati. Scarsa importanza è invece data alla possibilità di lavorare in famiglia e quindi seguire un mestiere tramandato, così come anche alla vicinanza fisica del posto di lavoro.
Un dato clamoroso emerso dallo studio è dato dalla bassa importanza data alle prospettive di guadagno, anche se il dato si scontra con le speranze di remunerazione attese, decisamente elevate rispetto agli standard. Ma il dato più drammatico che emerge dal sondaggio, ha commentato il presidente nazionale di Piazza del Lavoro Antonio Saladino, “è che i calabresi preferiscono le garanzie del posto fisso, possibilmente anche ben remunerato, anziché misurarsi nel mondo lavorativo sulla base delle proprie capacità, con possibilità di carriera e di guadagno ma anche con il rischio di insuccesso”.

Nonostante la crisi, boom di imprese in Italia. Superata quota sei milioni

21/07 Italia Paese di imprenditori. Hanno infatti ormai superato quota 6 milioni le aziende registrate presso le Camere di Commercio. I dati aggiornati sono stati diffusi da Unioncamere, che nel periodo aprile-giugno segnala un saldo positivo di 45.126 societa', grazie alla nascita di 116.057 nuove imprese, da cui vanno sottratte le 70.931 cessazioni di attivita'. Con un totale nazionale a 6.040.587. A dar man forte all'esercito di imprenditori,la voglia d'impresa del Sud d'Italia, dove le imprese sono ormai oltre due milioni (2,01). Dal punto di vista della distribuzione territoriale, infatti, appare forte il dinamismo nel mezzogiorno. Oltre un terzo del saldo trimestrale nazionale - secondo Unioncamere - e' ascrivibile alla circoscrizione Sud e Isole. Forte il contributo della Campania, che ha fatto segnare il record di incremento delle unita' locali (+5,9%), e che si colloca al secondo posto per il saldo piu' alto in termini assoluti, con un +4.080 imprese, dietro il +7.206 della Lombardia. A livello nazionale, Unioncamere quantifica nello 0,75% il tasso di crescita trimestrale, in linea con gli ultimi anni, mentre la variazione annuale rispetto a giugno 2004 e' stata dell'1,56%. Dato incoraggiante - in base alle elaborazioni Infocamere - e' poi quello che mostra che le imprese non solo aumentano, ma si rafforzano, impiantando nuove unita' locali (stabilimenti produttivi, laboratori, centri di ricerca di imprese gia' esistenti): queste ultime sono aumentate in un anno del 3,34%. In termini di crescita relativa, i dati sono analoghi nelle diverse aree del Paese, con un +0,77% trimestrale al Nord-Ovest e al Nord-Est e un +0,76% al Sud e Isole. Appena piu' debole la crescita al Centro, dove l'incremento tra aprile e giugno e' stato dello 0,69%. Su base regionale, i tassi di crescita maggiori si sono registrati in Calabria (+1,01%), Abruzzo (+0,96) e Valle d'Aosta (+0,95). Piu' lenta la crescita in Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Liguria, con tassi - comunque positivi - che variano tra lo 0,44 e lo 0,62%. Tra le nuove imprese, brilla il settore delle costruzioni. L'incremento di 11.689 unita' nell'edilizia spiega il 27,2% della crescita complessiva. Tra gli altri segmenti, buoni risultati vengono anche dal commercio e dai servizi alle imprese, che contribuiscono ciascuno a piu' del 20% della crescita. Segno piu' per tutti gli altri settori, con una sola, marginale eccezione, quella delle estrazioni minerarie. Unioncamere mette anche in luce una correlazione tra settore di attivita' e area di ubicazione delle imprese. Al Sud si conferma una maggiore concentrazione di aziende operanti nell'agricoltura, nel commercio, nel settore alberghi e ristoranti e nei servi pubblici sociali e personali. Il Nord-Ovest mantiene invece il primato per le attivita' manifatturiere, le costruzioni e i servizi alle imprese. Nella tabella (fonte Unioncamere-Infocamere) la distribuzione percentuale delle imprese in Italia divise per settori di attivita': I dati sono stati diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione periodica condotta sul Registro delle Imprese da InfoCamere - la societa' consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane (il rapporto sara' disponibile dalla prossima settimana su internet).

SETTORI

Nord-Est

Nord-Ovest

Centro

Sud e Isole

Agricoltura

15,3

22,9

16,5

45,3

Manifattura

29,6

22,5

20,4

27,5

Costruzioni

29,3

21,8

20

28,9

Commercio

24,4

16,9

19,6

38,4

Servizi alle imprese

40,3

22,6

19,2

17,9

Alberghi e ristoranti

26,9

24

20,9

27,8

Servizi pubblici sociali

27,3

19,5

22,3

27,8

 

Guglielmelli: “Con questi ritmi l’unità economica del Paese solo tra 160 anni”

21/07 ''Nel 2004 il Prodotto interno lordo per abitante del Centro-Nord corrisponde a 26.750 euro; il Pil per abitante del Mezzogiorno e' invece di 15.950 euro: il macroscopico differenziale di benessere economico tra le due aree e' percio' di circa 11.000 euro''. A sostenerlo e' Franco Guglielmelli, che si occupa di socioeconomia e di strategie di sviluppo di aree in ritardo, con particolare attenzione alla Calabria, utilizzando dati contenuti nel Rapporto Svimez 2005 diffuso nei giorni scorsi. ''In altri termini - prosegue Guglielmelli - il prodotto pro capite del Mezzogiorno e' il 59,6% di quello del Centro-Nord. Un divario di poco piu' di 40 punti che nel 1985 era al 45,3%. Dunque in 20 anni esso e' diminuito del 4,9%. Se questo ritmo rimanesse costante nel tempo, riducendosi del 5% ogni due decenni, l' unita' economica del Paese avverrebbe tra circa 160 anni, intorno al 2165. Naturalmente nessuno puo' dire come andranno le cose in futuro, anzi si potrebbe affermare che poiche' quella riduzione di quasi il 5% nei 20 anni trascorsi ha mostrato al proprio interno progressi piu' lenti all' inizio, +1,8% nel decennio 1986-1995 contro il +3,1% degli ultimi sette anni, allora si puo' ritenere che per azzerare il divario occorrera' meno tempo di quanto calcolato. Se pensassimo infatti che il ritmo manifestatosi in quest' ultimo periodo si manterra' costante in futuro, anche se nel 2000 e nel 2004 ha registrato fenomeni di rallentamento, e naturalmente tutti auspichiamo che invece esso si incrementi, saranno pur sempre necessari circa 130 anni per azzerare l' attuale gap e quindi in tal caso il pareggio avverrebbe soltanto verso il 2135''. ''Queste ipotesi di sviluppo lento, per usare una espressione Svimez - sostiene Guglielmelli - riguardano pero' l' intero Mezzogiorno, all' interno del quale vi sono variegature produttive tra regione e regione. La Calabria occupa gradini bassi: per essa quindi le previsioni indicate, che non hanno valore scientifico, possono considerarsi alla stregua di semplici calcoli aritmetici, andrebbero ulteriormente dilatate. Il presidente Loiero non puo' farsi carico di un futuro cosi' lontano: ha dinanzi a se' cinque anni di governo, forse dieci: sufficienti pero' a perseguire con tenacia l' obiettivo di introdurre nella societa' calabrese quel senso del 'valore economico del tempo' che essa tende a non prendere in considerazione, accelerandone la comprensione in specie presso la pubblica amministrazione, assai restia ad avvertirlo''. ''Contribuira' in tal modo - conclude Guglielmelli - alla lotta contro il permanere del dualismo di cui parla Svimez, alla riduzione dei divari, ritardi, squilibri tra le due Italie e dei loro assai pesanti effetti sulla struttura produttiva, sull' occupazione e sulla vita dei calabresi''.

Legautonomie denuncia “Hanno sottoscritto 1,7 miliardi di euro di mutui gli enti locali calabresi”

20/07 E' pari a 1, 7 miliardi di euro la massa economica movimentata in Calabria attraverso la contrazione di mutui con la Cassa depositi e prestiti nel quinquennio 2000-2004. Il dato emerge dai risultati dell' analisi dell' andamento del debito presentata stamane a Catanzaro dalla Legautonomie Calabria. I risultati del report sono stati illustrati dal presidente di Legatuonomie Antonio Acri e dal sociologo Claudio Cavaliere segretario dell' associazione e curatore della ricerca. ''La Calabria - secondo quanto viene fuori dalle elaborazioni - con 847,16 euro pro-capite si pone ben oltre la media nazionale di un ipotetico indebitamento pro-capite nel quinquennio, che ammonta a 727,18 euro. Si tratta di un dato che pone la regione al sesto posto di una classifica virtuale, prima di regioni che possono contare su una economia territoriale e istituzionale di gran lunga piu' florida di quella calabrese. Tale scelta, inoltre, parrebbe confortare circa l' ipotesi che la scelta dell' indebitamento rimane quella obbligata per fare fronte alle esigenze di sviluppo del territorio regionale non potendo contare su risorse locali''. ''Il numero elevato di mutui contratti, quasi mille all' anno (il 6,07% del totale nazionale a fronte di una popolazione paria al 3,4% di quella italiana) - si rileva nella ricerca - testimonia ulteriormente la frammentazione del sistema calabrese. Questo ha un' incidenza diretta su un ipotetico 'mutuo medio calabrese' che, nel periodo considerato, e' di 359 mila euro a fronte di quello nazionale che e' di 538 mila euro''. In termini di qualita' degli investimenti realizzati attraverso l' accensione dei mutui, la ricerca di Legautonomie mette in evidenza un livello delle destinazioni che ''non sembra eccellente. Risulta preoccupante - prosegue il testo - la quota parte di debito destinata al ripiano di passivita' e disavanzi. Oltre 300 milioni di euro destinati a questi interventi sono un prezzo economico, reale, solido che paghiamo alla malagestione della cosa pubblica. Si tratta di debito che finanzia debito. In questo caso meno del 5% dei mutui erogati incide quasi sul 19% dell' intero importo del debito''. Dall' indagine si pone in evidenza anche che un quinto dell' intera somma del quinquennio e' stata destinata agli interventi nella viabilita' e nei trasporti. ''Si tratta di mutui per finanziare - e' scritto nel testo - 'il fitto reticolo stradale calabrese' la cui qualita' e stato manutentivo e' sempre fonte di polemica. Bisogna come mai, pero', questa corposa iniezione di interventi economici, stiamo parlando di 350 milioni di euro nel quinquennio, non riesca a dare soluzione a problemi che sembramo atavici''. Per la Legautonomie, inoltre, ''e' quasi sconcertante la pochezza delle somme richieste, ad esempio, per gli interventi nel settore idrico e ambientale che pure nella nostra regione hanno bisogno di massicci investimenti per rendere tali settori efficienti. Attualmente e' destinato a questo capitolo meno del 4% del debito contratto''. ''Legautonomie - ha sottolineato Acri - continua a sfornare strumenti di lavoro e rapporti che mette a disposizione del sistema delle autonomie locali. Anche questa ricerca produce una radiografia con elementi conoscitivi aggiornati sul ricorso all' accensione dei mutui e all' utilizzazione delle risorse per la realizzazione di opere pubbliche. Tutto cio' - ha aggiunto il presidente dell' associazione - anche in considerazione della trasformazione subita dalla Cassa depositi e prestiti che con la finanziaria del 2004 da ente erogatore di finanziamenti e' diventata banca vera e propria. Un cambiamento che produce qualche preoccupazione per gli enti locali i quali, nella logica del mercato, si vedono naturalmente meno favoriti''. Per Cavaliere ''il problema principale e' quello dell' utilizzo dell' indebitamento, una sorta di debito sul debito che rischia di ipotecare il futuro degli enti. Una situazione che diventa ancora piu' complicata per gli enti sub regionali''.

La UE stringe sugli aiuti pubblici e favorisce le PMI

19/07 Giro di vite di Bruxelles sugli aiuti pubblici a finalita' regionale. La proposta della commissaria Ue alla concorrenza, Neelie Kroes, punta a indirizzare questo tipo di aiuti di stato, nel periodo dal 2007 al 2013, soprattutto nelle aree piu' povere, quelle cioe' con un pil pro-capite inferiore al 75% della media Ue. Complessivamente nell'Ue-25 sara' interessato a queste sovvenzioni pubbliche un 42,8% della popolazione con un'attenzione soprattutto alle zone svantaggiate grazie anche all'applicazione di soglie massime di aiuto applicabile. Nell'Ue-15 la copertura si fermera' al 32,2% (34,1% in Italia). In sostanza, secondo la proposta pubblicata su internet dall'esecutivo europeo, uno Stato potra' finanziare fino al 50% un'impresa che si trova in una regione povera con un pil pro-capite inferiore al 45% della media europea (7,3% della popolazione Ue-25), mentre la soglia non potra' superare il 30% in regioni meno sfavorite, come quelle con un pil pro-capite tra il 60 e il 75% della media Ue. E' il caso delle regioni italiane del Mezzogiorno (Calabria, Sicilia, Puglia, Campania). Per le regioni interessate dal cosiddetto ''effetto statistico'' (come la Basilicata) l'intensita' di aiuto prevista sara' del 20%. Per evitare che questi nuovi calcoli possano provocare una diminuzione eccessiva dell'entita' degli aiuti di stato in alcune zone, la Commissione ha tuttavia previsto che la popolazione interessata da aiuti di stato in un paese membro non possa diminuire piu' del 50%. Nelle proposte che l'esecutivo europeo conta di poter attuare entro la fine del 2005 si indica anche un sostegno piu' consistente per le piccole e medie imprese, con un bonus del 20 e del 10% in piu' in tutte le aree assistite. Aiuti mirati sono previsti anche per evitare lo spopolamento di alcune zone e per la creazione di nuove aziende.

Peggiora il disavanzo INPS e cresce la spesa per le pensioni al sud

19/07 La spesa per le pensioni si concentra al Nord ma e' nel Mezzogiorno che in percentuale si riceve molto di piu' di quanto si e' versato. E' quanto emerge dal quinto Rapporto sulla regionalizzazione della spesa statale elaborato dal sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla, secondo il quale nel 2003 su circa 37,2 miliardi di disavanzo Inps (che rappresenta circa il 70-80% delle prestazioni erogate in Italia) quasi 22,2 miliardi (il 60%) sono da imputare al Sud, a causa del forte divario nell'area tra entrate e uscite. Se, infatti, il Nord contribuisce alle entrate per il 64,7% del totale, il Sud contribuisce per appena il 14,2% (il 21,1% il Centro). Nelle uscite per prestazioni, invece, il Mezzogiorno rappresenta il 27% del totale, contro il 19,2% del Centro e il 53,8% del Nord. La spiegazione va cercata - avverte il Rapporto - nel tipo di prestazioni erogate. Se al Nord infatti si concentrano le pensioni di vecchiaia (in Lombardia ad esempio ogni 100 prestazioni, 59,4 sono di vecchiaia, di cui 24,2 di anzianita', 22,5 ai superstiti, 5,7 di invalidita' e 12,4 assistenziali), al Sud la maggior parte delle prestazioni e' assistenziale (in Calabria su 100 assegni solo 31,2 sono di vecchiaia, di cui 4,7 di anzianita', mentre 20,9 sono ai superstiti, 22,2 di invalidita' e 25,6 assistenziali). Cosi' il Nord versa solo il 13,5% in meno di quanto incassa, mentre questa percentuale sale al 21% al Centro e al 62% al Sud. Considerando i tassi regionali di copertura, solo il Trentino Alto Adige e la Lombardia versano piu' di quanto ricevono, mentre le altre Regioni hanno tutte in media uno sbilancio tra entrate e uscite, fino al caso limite della Calabria, che contribuisce ad appena il 25,2% della propria spesa pensionistica. La situazione di disavanzo e' molto peggiorata negli ultimi vent'anni, afferma ancora il Rapporto. Se nel triennio 1980-1982 l'Inps incassava 83,2 euro per ogni 100 euro di prestazioni, nel periodo 2001-2003 le entrate per ogni 100 euro di uscite sono scese a 72,8 euro medi. Il tasso di copertura piu' basso e' quello della Calabria, ma i cali piu' vistosi del tasso di copertura sono stati registrati in questi anni dalla Campania (dal 60,5% al 40,8%) e dal Piemonte che, anche a causa della crisi industriale, e' sceso dall'87% al 72,6%. Anche in Lombardia, comunque, il grado di copertura e' sceso, passando dal 110% al 102,2%. Inoltre, in questi vent'anni le entrate sono cresciute del 483,2% (in linea con i redditi da lavoro dipendente saliti del 454%) mentre le uscite sono aumentate del 635,4%. Secondo il Rapporto, dal 1980 al 2003 il disavanzo complessivo accumulato dal sistema Inps espresso in moneta 2003 ammonta a 616 miliardi di euro, equivalente al 45% del debito pubblico 2003. Se si aggiunge anche il disavanzo degli altri enti previdenziali, la quota di questo debito su quello complessivo ammonterebbe al 60%. Il Rapporto presentato oggi all'Abi elabora poi anche i dati sulla spesa statale (al 2001) effettuando una regionalizzazione (sul 68,2% della spesa sostenuta, perche' una parte - come i pagamenti verso l'estero - non e' imputabile alle singole regioni). Se si considera la spesa pro capite al netto degli interessi sul debito, la Lombardia e' all'ultimo posto con 2.031 euro di spesa pro capite netta, a fronte dei 4.862 del Lazio, degli oltre 8.000 della Valle D'Aosta, e degli oltre 7.000 del Trentino. La Calabria si ferma a 3.763 euro pro capite, meno del Molise (4.920) ma piu' del Veneto (2.194).

Mutui casa in aumento del 25% in Calabria per i primi tre mesi del 2005

18/07 E' dell' 11,11% l' incremento registrato nel primo trimestre 2005 nelle erogazioni di mutui in Italia rispetto allo stesso periodo del 2004. E' quanto segnala un' elaborazione di Unicredit Banca per la Casa su dati Bankitalia. L' importo erogato nei primi tre mesi e' pari a 11.529 milioni, mentre le consistenze rilevate a fine marzo 2005 ammontano a 157.799 milioni (+20,14%) rispetto all' ultimo dato del 2004. Prendendo in considerazione le macroaree, l' incremento maggiore e' stato rilevato nell' Italia meridionale (23%), mentre Italia Nord Occidentale e Nord Orientale hanno fatto osservare incrementi rispettivi del 7,86% e dell' 8,14%. L' Italia centrale si colloca a quota +11,35%, l' Italia insulare ha registrato una crescita del 19,35%. Relativamente ai pesi percentuali delle singole Regioni, la sola Lombardia assorbe il 23,36% delle erogazioni e l' Italia Nord Occidentale e Orientale pesano sul totale in ragione del 57,83%. Forte anche l' incidenza del Lazio (13,05%). ''I dati non ci sorprendono - commenta l' ad di Unicredit Banca per la casa Pasquale Giamboi -. In questi primi mesi del 2005 due sono i fenomeni da rilevare: da una parte che il mercato immobiliare non si e' ancora fermato, dall' altra che si sta formando nella mentalita' degli italiani una forte familiarizzazione con lo strumento 'mutuo' come fonte di finanziamento per l' acquisto della casa''. Nella tabella il totale dei mutui erogato:

Regione

Erogato I trim (mln euro)

2005/2004

Piemonte

829

9,76%

Valle d' Aosta

18

25,77%

Liguria

356

-1,77%

Lombardia

2.693

8,59%

Italia N.Occid.le

3.896

7,86%

Trentino A.Adige

155

11,51%

Veneto

1.165

4,94%

Friuli V.Giulia

290

21,63%

Emilia Romagna

1.160

8,01%

Italia N.Orientale

2.770

8,14%

Marche

252

-19,51%

Toscana

840

14,00%

Umbria

105

-2,33%

Lazio

1.504

18,58

Italia Centrale

2.702

11,35%

Abruzzo

189

25,88%

Molise

25

39,72%

Campania

597

24,26%

Puglia

443

19,12%

Basilicata

27

15,02%

Calabria

135

25,78%

Italia Meridionale

1.416

23,00%

Sardegna

200

28,39%

Sicilia

545

16,34%

Italia Insulare

745

19,35%

Totale Italia

11.529

+11,11%.

 

Sul lavoro le richieste nel sud sono per stagionali e PMI

17/07 Va alla Campania il record per il maggior numero di assunzioni di lavoratori stagionali nel 2005. Con ben 42.470 posti, sui 271 mila complessivamente stimati nel Paese, infatti, e' la regione dove le imprese prevedono di fare piu' ricorso a manodopera legata ai periodi di 'picchi' produttivi o altre esigenze temporanee. E' quanto emerge dal Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero del Lavoro, che sonda le previsioni di assunzione delle imprese italiane. Dopo la Campania, le regioni che assorbiranno piu' lavoratori stagionali sono l'Emilia Romagna (31.120), la Lombardia (30.850), il Veneto (25.730), il Trentino Alto Adige (20.590), la Toscana (20.000), il Lazio (16.010), la Puglia (13.210), la Sardegna (12.930) e il Piemonte (12.620). Nel Mezzogiorno, la seconda regione per numero di assunzioni stagionali, sempre dopo la Campania, e' la Sicilia (10.510), seguita dalla Calabria (7.480). Le opportunita' diminuiscono, invece, in Liguria (5.740), Abruzzo (5.580), Marche (5.200), Umbria (4.000) e Valle d'Aosta (2.250). Ma ultime in classifica sono una regione del Nord, il Friuli Venezia Giulia (1.970), e due del Sud, il Molise (1.530) e la Basilicata (1.190), che e' il fanalino di coda nella graduatoria. E la Campania rappresenta un'eccezione, tra le regioni italiane, anche per quanto riguarda il settore che offre le maggiori opportunita' di occupazione stagionale. Su 42.470 assunzioni previste nella regione, almeno 32.580 saranno nell'industria. Un dato in controtendenza rispetto alle altre regioni, in cui le assunzioni stagionali sono di gran lunga prevalenti nei servizi. Solo in Emilia Romagna (16.630, ma in questo caso il dato dei servizi e' quasi equivalente), Umbria (2.680) e Molise (950), oltre che in Campania, infatti, i posti nell'industria superano quelli del terziario. Nell'ambito dei servizi, spiccano le assunzioni nel settore turistico, dove a detenere il record e' il Trentino Alto Adige, con 12.290. Alberghi, ristoranti e servizi turistici offrono piu' opportunita', mediamente, nelle regioni meridionali, con il testa la Sardegna (7.700), seguita da Puglia (6.790), Campania (6.300, anche se il dato dell'industria e' maggioritario), Calabria (4.360), Abruzzo (2.560). In Basilicata le assunzioni nel turismo sono quasi equivalenti a quelle dell'industria (rispettivamente, 470 e 420). In Sicilia, invece, a offrire piu' possibilita' sono gli altri servizi (4.240). Lo stesso vale per Lombardia (12.870), Veneto (10.110, ma in questo caso il dato dell'industria e' di poco inferiore e pari a 9.470), Toscana (8.800), Lazio (7.530), Liguria (3.030), Friuli Venezia Giulia (1.010). Industria e altri servizi si equivalgono in Piemonte (4.470 e 4.420) e nelle Marche (1.990 e 1.960), mentre il turismo assorbe, rispettivamente, 3.730 e 1.260 posti. - Se si considera, invece, la dimensione delle imprese che assumono, per il Sud le maggiori opportunita' si trovano nelle piccole aziende, mentre al Nord in quelle con oltre 50 dipendenti. Nelle regioni meridionali, infatti, le imprese che occupano fino a 9 addetti assorbono 20.680 posti stagionali in Campania, 7.450 in Puglia, 5.690 in Sardegna, 5.250 in Sicilia, 3.760 in Calabria, 2.620 in Abruzzo, 560 in Basilicata. Fa eccezione il Molise, dove ad assumere di piu' sono le grandi aziende (610 posti). Le uniche regioni del Centro-Nord in cui le assunzioni nelle piccole imprese sono piu' numerose sono il Trentino Alto Adige (10.050 in quelle fino a 9 addetti) e l'Umbria (1.620). In tutte le altre, a offrire le maggiori opportunita' di occupazione stagionale sono le aziende con oltre 50 dipendenti. In questa fascia, infatti, nel 2005 saranno assunti 20.930 lavoratori in Emilia Romagna, 19.400 in Lombardia, 16.110 in Veneto, 10.120 nel Lazio, 9.170 in Toscana, 7.570 in Piemonte, 2.980 in Liguria, 2.440 nelle Marche, 1.010 in Friuli Venezia Giulia, 980 in Valle d'Aosta.

Bevacqua (DL) “Evasione fiscale in Calabria, una campagna di demonizzazione”

16/07 ''Sulla grande stampa e' apparsa una cartina geografica dell' Italia che indica come in Calabria si raggiunga il massimo del sommerso fiscale, una percentuale che oscilla tra il 28,5 ed il 33 per cento della forza lavoro. Si tratta, indubbiamente, di un risultato assolutamente sconcertante in quanto viene messo a confronto con gli stessi dati della media nazionale, pari al 13,4% e quelli delle regioni del Nord che non vanno oltre il 5,5%''. E' quanto sostiene in una nota Antonio Bevacqua, componente dell'assemblea nazionale della Margherita. ''A questo punto - aggiunge - mi viene spontaneo chiedere come si possa essere classificati tra le regioni con la piu' alta percentuale di evasione tributaria ed allo stesso tempo con quella della piu' alta poverta'. Mi chiedo se per caso la Calabria non sia quella stessa regione in cui recentemente l' Eurispes ha indicato la presenza di oltre il 40% di famiglie 'povere' o a rischio 'poverta'' e quella per la quale la Svimez, proprio ieri, ha presentato un rapporto che segnale al 14,3% il tasso di disoccupazione globale. Penso sia veramente difficile immaginare evasione fiscale di rilevanza nazionale in una regione ai limiti della sopravvivenza economica. E' chiaro che questi dati stridono fortemente tra loro e, soprattutto con la realta' che e' sotto gli occhi di tutti, segno che forse si mira a distrarre la lotta all' evasione fiscale da altre realta' ben piu' floride ed avvezze alla pratica delittuosa della non contribuzione, per concentrarla proprio dove non sono rimasti neanche gli occhi per piangere''. ''Queste campagne di demonizzazione delle attivita' meridionali - ha concluso - non sono nuove. Era gia' accaduto a proposito della Visco-Sud ed ora si batte la strada della moralizzazione fiscale, richiamando l' attenzione sull' ultime delle regioni europee per lasciar dormire sonni tranquilli ai grandi evasori del Nord, gia' beneficiati da condoni e sanatorie''.

Cresce la vigilanza su Internet della Consob sulla illegalità nei siti web finanziari

15/07 Cresce l'attivita' di vigilanza su Internet da parte della Consob. Nel corso del 2004 la Commissione ha effettuato 16 segnalazioni di condotte illecite ad altre Autorita' e ha adottato 97 provvedimenti sanzionatori e cautelari connessi al controllo su siti web. Iniziata nel 2000 e giunta al suo quinto anno di vita, la vigilanza su Internet da parte della Consob ha portato - in questa finestra temporale - all'analisi di 600 siti dei quali, circa 350, sono stati oggetto di punizione. I 97 provvedimenti sanzionatori e cautelari comminati nel 2004 rappresentano la cifra piu' consistente nel corso dei cinque anni di controllo esercitati dalla Consob: erano stati 12 nel corso del 2003, 4 nel 2002 e nel 2001 e 9 nel 2000. In base a quanto evidenziato dalla Commissione sulla Rete e' riscontrabile ''una illegalita' diffusa che caratterizza le attivita' finanziarie su Internet'': irregolarita' difficilmente individuabili a priori tali da determinare ''una trasversalita' di questa attivita' di vigilanza'' che determina ''numerose interazioni con altre Autorita'''. Dal luglio del 2003, in linea con le normative europee, la Consob puo' contare, grazie al decreto legislativo, 70/2003 sul potere di oscuramento dei siti. L'esperienza maturata con questi nuovi poteri - viene osservato - ha evidenziato la tendenza dei proprietari dei siti web oscurati a trasferire gli stessi siti presso fornitori di servizi di connettivita' extracomunitari in modo da sfuggire ai controlli. Da questi, infine, e' emersa una crescita rapida, nel 2004, dei blog, i cosiddetti diari virtuali, in particolare dai contenuti finanziari, attraverso i quali gli Internauti possono rilanciare e scambiare notizie o indiscrezioni di Borsa, strategie di investimento.

Un lavoratore su tredici evade il fisco. Al sud si evade il triplo

15/07 Italia, popolo di evasori. La media del lavoro irregolare nel nostro Paese è pari al 13,4% del totale degli occupati, ciò vuol dire che circa un lavoratore su dieci è sconosciuto al fisco. La mappa dell'Italia inserita nel Dpef 2006-2009, che oggi sarà varata con Consiglio dei ministri, descrive uno scenario allarmante del Bel Paese, dove le regioni del Sud evadono il triplo di quelle del Nord e l'agricoltura ha un tasso di illegalità (33%) superiore agli altri settori. In alcune regioni del Mezzogiorno, Calabria, Puglia e Sardegna il lavoro irregolare arriva fino al 33%, ma non sono da neno alcune province del Centro-Nord dove si rilevano tassi elevati di sommerso. Tra queste Aosta, Livorno, Pesaro, l'Aquila e Viterbo. Per quanto riguarda la mappa dei settori, invece, subito dopo l'agricoltura si collocano i servizi privati e, a seguire, l'industria. La mappa aggiornata al 2003 servirà a elaborare nel dettaglio il pacchetto anti-evasione già inserito nel Documento di programmazione. Dalla lotta al sommerso, infatti, il Tesoro mira a recuperare le risorse necessarie per coprire anche gli annunciati sgravi Irap. Nel complesso, in Italia il sommerso incide più che negli altri Paesi dell'area Ocse. Il nostro Paese si colloca, secondo quanto riporta una tabella contenuta nel Dpef, al secondo posto, dopo la Grecia, con un'incidenza dell'economia sommersa pari al 26,2% del Pil. Gli Stati Uniti risultano, invece, essere il Paese dove è minore il peso del sommerso (8,6%). La Grecia è sopra l'Italia per poco più di due punti percentuali (28,3%). Al terzo posto Spagna e Portogallo, entrambi con il 22-22%, seguiti dal Belgio con il 21,5%. I dati della tabella sono riferiti agli anni 2002-2003.

Speciale: Loiero: “Il Pil della Calabria cresce ma non troppo”. Per Svimez si allarga il divario Nord-Sud. Artioli: "Dalle parole ai fatti". Miccichè: "0.6% del pil al sud"

Il Presidente dell’ABI, Sella: “Non sogniamo il Ponte, ci basta vedere percorribile la A/3”

13/07 "Abbiamo condiviso, all'inizio di questa legislatura, la scelta del governo di porre la questione delle grandi opere in cima alla propria agenda. E' necessario accelerarne la costruzione. Non sogniamo il ponte sullo stretto, ci basterebbe vedere finalmente percorribile in tempi accettabili la Salerno-Reggio Calabria. Ne beneficerebbe il Paese intero". Cosi' il presidente dell'Abi, Maurzio Sella, parlando all'assemblea annuale della sua associazione. Dal palco ha voluto anche sottolineare come- a stare alla Corte dei Conti- progettare e realizzare infrastutture in Italia "passa per un processo fortemente carente, che impedisce di portare efficacemente a termine gli interventi previsti". E Sella cita: "Varianti in corso d'opera, alti costi del contenzioso, ingerenze della criminalita' negli appalti". Viste queste difficolta', spiega il presidente dell'Abi, "il sistema bancario si trova in una strettoia operativa: le ampie opportunita' di intervento finanziario si scontrano con le difficolta' di definire e portare avanti operazioni di project financing".

Secondo Banche-Imprese al Sud aziende piccole e deboli

11/07 Il sistema produttivo italiano ''e' evidentemente in grave crisi, che si aggrava al Mezzogiorno le cui imprese hanno evidenziato nel 2004 un ulteriore peggioramento con l'occupazione che continua a calare soprattutto in Puglia e Calabria''. E' il quadro che emerge dall'indagine strutturale su Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia realizzata dall'Osservatorio regionale Banche-Imprese di Economia e Finanza, presentata oggi in un convegno a Bari. Tra le piu' grandi difficolta' che ostacolano la ripresa dell'industria meridionale, il presidente dell'Osservatorio monitoraggio attivita' industriali del Ministero delle Attivita' produttive, Paolo Ruta, intervenuto all'incontro, ha evidenziato quella legata al fattore dimensionale. ''La piccola impresa - ha detto - e' incapace di concorrere in maniera efficace in un mercato sempre piu' globalizzato''. Le aziende, infatti, con meno di 50 dipendenti - secondo la ricerca Banche-Imprese - mostrano tutte 'sofferenza', a differenza di quelle che hanno tra i 200 e i 1.000 addetti (assai rare d'altronde nel panorama meridionale). Alle piccole dimensioni e', inoltre, connessa la mancanza di managerialita': rispetto al Nord, dove il rapporto quadro-occupato e' di uno su 70, al Sud si trova un manager ogni 350 occupati. ''E' evidente - secondo Ruta - che in questa situazione bisogna prendere iniziative molto importanti; fra queste, la prima e' quella di consentire l'aggregazione delle imprese. Bisogna consolidare i rapporti fra le imprese in modo tale che diventino una massa critica molto piu' rilevante''. ''In questa direzione - ha concluso - il governo cerchera' di fare tutto quello che e' possibile per dare spazio ad iniziative di consolidamento delle strutture produttive del Paese''. La tendenza alla recessione caratterizza l'andamento nel 2004 dei sistemi industriali di Calabria, Puglia e Sicilia, mentre la Basilicata osserva un periodo di stagnazione. E' uno dei risultati principali dell'indagine strutturale realizzata dall'Osservatorio regionale Banche-Imprese di Economia e Finanza, presentata oggi a Bari dal presidente dello stesso osservatorio, Michele Matarrese. L'occupazione - e' emerso dalla ricerca - continua a calare soprattutto in Puglia e Calabria. In crescita e', invece, la quota di fatturato sulle esportazioni, ''da non enfatizzare, tuttavia, in quanto da imputare alle medio-grandi imprese dei settori di base, piuttosto che all'industria manifatturiera endogena, che invece continua a soffrire''. Proprio l'andamento del manifatturiero - piu' sfavorevole per la Puglia e la Calabria, mentre in Basilicata e Sicilia il settore risulta piu' orientato alla stabilita' - evidenzia la crisi dei comparti dell'abbigliamento e delle calzature, che continuano a registrare ''elevate difficolta' a seguito della concorrenza di costo ed ormai anche di qualita' dei nuovi paesi produttori''. Il comparto del legno - prosegue l'indagine - continua ad evidenziare alcune difficolta', cosi' come quello delle attivita' estrattive; in calo anche il comparto del mobile imbottito, particolarmente in Puglia, sempre piu' aggredito dalla concorrenza dei paesi dell'estremo oriente, Cina su tutti. Nel 2004 il settore metalmeccanico ha confermato 'buone performance' per la Puglia, mentre e' in fase calante nelle altre tre regioni meridionali. Tuttavia - secondo i dati dell'Osservatorio Banche-Imprese - la crisi del settore auto incombe su tale comparto. Migliora, invece, l'andamento delle variabili congiunturali per il settore delle costruzioni in tutte le regioni eccetto per la Calabria, per la quale tale settore rimane caratterizzato da andamenti negativi. Risultano buone le performance del terziario avanzato nelle quattro regioni prese in considerazione dall'indagine, anche se la variazione positiva del portafoglio ordini sembra essere dovuta alla sola componente interna, in particolare in Calabria e in Puglia. L'industria del turismo mostra delle difficolta' in Calabria e Sicilia, dove le variabili risultano negative. Migliora invece la situazione della Basilicata e della Puglia, che ritorna in terreno positivo dopo un triennio di flessione. Un ulteriore aspetto esaminato dalla ricerca e', infine, quello dell'occupazione, in calo nel settore manifatturiero in tutte e quattro le regioni, ad accezione della Sicilia, dove, ma solo per questo settore, i valori sono positivi; e' la componente fissa a risentirne in maniera particolare, mentre gli occupati atipici risultano in aumento soprattutto nel terziario avanzato.

RCAuto: Diminuiscono i furti d’auto in Italia, tranne che in Calabria , Liguria, Marche, Abruzzo, Sicilia e Sardegna

10/07 Le auto fanno sempre meno gola alla banda Bassotti. Dal 2003 al 2004 i furti sono diminuiti del 5,8%, confermando una tendenza al ribasso in atto ormai da qualche tempo. Guardando al confronto degli ultimi 5 anni, infatti, il calo e' stato addirittura del 30,7%. A tutto vantaggio degli automobilisti, i cui sforzi per proteggere la propria vettura con allarmi e antifurti di ultima generazione sembrano aver dato i loro frutti. In base ai dati contenuti nell'ultimo rapporto annuale dell' Ania, elaborati su fonti del ministero dell'Interno, i furti d'auto compiuti lo scorso anno sono stati in Italia 182.470 contro i 193.670 del 2003. E il confronto appare ancora piu' favorevole rispetto alle oltre 263 mila auto rubate nel '99. La riduzione e' stata quasi generalizzata in tutte le regioni italiane, anche se in alcune aree del paese i ladri non sembrano demordere. Gli automobilisti di Liguria, Marche, Abruzzo, Calabria, Sicilia e Sardegna non possono infatti cantare vittoria, visto che, in controtendenza rispetto all'andamento nazionale, i furti in queste Regioni sono aumentati nel confronto con il 2003. Diminuiscono invece nelle Regioni tradizionalmente piu' a rischio: Campania, Lazio e Lombardia, che si confermano pero' nella lista nera. Il record negativo resta infatti ancora una volta proprio in Campania, che, nonostante il calo dell'8,4% registrato lo scorso anno, e' sempre al top della classifica con 35.670 furti, praticamente uno ogni quindici minuti. Nella Regione si sono cosi' registrati il 19,5% del totale dei furti registrati in Italia nel 2004. Lasciare la macchina incustodita e' del resto poco consigliato anche nelle province laziali: le auto rubate lo scorso anno sono state oltre 32.000 (il 17,6% del totale), anche se 2.000 in meno rispetto al 2003. Non va molto meglio in Lombardia, con circa 31.800 furti nell'arco dei 12 mesi, pari al 17,4% del totale. Seguono Puglia (19.754 auto rubate, il 10,8%), Sicilia (dove peraltro i furti sono aumentati salendo a 17.319, il 9,5%) e Piemonte (13.129, pari al 7,2% del totale). Ecco in una tabella i dati contenuti nel rapporto annuale dell'Ania sulle assicurazioni sui furti d'auto regione per regione nel 2003 e nel 2004.

REGIONE

2003

2004

Differenza

--------------

--------------

--------------

--------------

Campania

38.976

35.670

-3.306

Lazio

34.881

32.038

-2.843

Lombardia

33.533

31.798

-1.735

Puglia

20.144

19.754

-390

Sicilia

16.834

17.319

485

Piemonte

16.210

13.129

-3.081

Calabria

5.725

6.442

717

Emilia Romagna

6.138

5.780

-358

Veneto

5.107

4.510

-597

Sardegna

3.932

4.053

121

Liguria

2.798

3.388

590

Toscana

3.746

3.236

-510

Abruzzo

1.455

1.623

168

Marche

1.075

1.117

42

Umbria

1.237

943

-294

Friuli

622

586

-36

Basilicata

516

518

2

Trentino

336

295

-41

Molise

322

204

-118

Valle D'aosta

83

67

-16

----------------

--------------

---------------

--------------

TOTALE

193.670

182.470

-11.200

 

Secondo l’ISTAT aumentano le imprese e gli occupati ma diminuiscono le aziende tessili

08/07 Sempre piu' palazzinari e sempre meno stilisti. Una nuova conferma di come l'attivita' imprenditoriale nell'Italia del terzo millennio stia velocemente cambiando fisionomia arriva dalla ricerca dell'Istat su ''Struttura e dimensione delle imprese'', che indica un forte aumento delle realta' attive nelle costruzioni e un crollo del tessile e dell'abbigliamento. Le imprese attive nell'industria e nei servizi nel 2003, anno di riferimento dello studio, sono oltre 4,2 milioni (+0,7% rispetto al 2002) per un totale complessivo di 16 milioni di addetti (+2,8%), di cui 5,5 indipendenti e quasi 11 dipendenti, per una media di 3,8 addetti per ogni azienda. Si tratta, come ampiamente noto, di un tessuto fatto in prevalenza di micro e piccole imprese, con quasi 3 milioni di realta' produttive che non impiegano lavoratori dipendenti e circa 4 milioni che hanno meno di 10 addetti. Complessivamente, infatti, esse rappresentano il 95% del totale e occupano il 47% della forza lavoro. L'attivita' piu' diffusa e' quella del commercio (30% del totale) e in generale il settore del terziario surclassa l'industria sia in termini di addetti (oltre 9,6 milioni rispetto ai 6,6 dell'industria) che per numero di imprese (3,1 milioni contro poco piu' di un milione). Il mondo industriale si concentra soprattutto nella metallurgia, seguita dalle industrie tessili, dell'abbigliamento e del cuoio, da quelle alimentari e da quelle elettriche, elettroniche e ottiche. Analizzando pero' l'evoluzione del mondo imprenditoriale tra il 2002 e il 2003 si nota che le tendenze in atto l'anno precedente vengono confermate, con il boom immobiliare e la crisi del tessile. I maggiori contributi alla crescita dell'occupazione provengono infatti dal settore delle costruzioni, con un aumento di 138mila addetti (+8,9%), seguito da alberghi e ristorazione (+7,4%). L'aumento dell'occupazione, rileva pero' l'Istituto di statistica, e' dovuto in parte alla regolarizzazione dei lavoratori stranieri. Nel tessile, invece, si registra una contrazione del 2,3%. Ma anche guardando al numero delle imprese il trend non cambia. Lo studio registra infatti un incremento significativo nelle attivita' dei servizi forniti alle imprese (+3,1%, pari a +28mila unita'), analogo a quello registrato proprio dalle costruzioni (+16mila imprese, pari sempre a +3,1%). Il tessile, invece, crolla del 5%, con quasi 5mila imprese in meno nel giro di un anno, e si accompagna al forte ribasso delle aziende finanziarie (-3,7%, con 3mila unita' in meno). La galoppata delle costruzioni si registra praticamente in tutto il Paese e soprattutto nel Nord-Est (+3,7%), con picchi nelle Marche, in Sardegna, Calabria, Emilia-Romagna e Molise. L'industria in senso stretto, invece, arretra in quasi tutte le regioni, ad eccezione della Sardegna, dell'Abruzzo e della Valle D'Aosta. Le riduzioni maggiori si riscontrano in Toscana (proprio dove si concentrano molti distretti del tessile), Lazio e Lombardia. Ecco una tabella che mostra il numero di imprese e di addetti in alcuni settori di attivita' economica nel 2003 (tra parentesi la variazione rispetto al 2002).

ATTIVITA'

IMPRESE

(VAR.%)

ADDETTI

(VAR%)

---------------

----------

--------

-----------

-------

Industria in senso stretto

541.026

(-1,5)

4.935.684

(+0,1)

_ Estrazione minerali

3.612

(-4,5)

40.715

(-4,8)

_ Attivita' manifatturiere

534.956

(-1,6)

4.772.674

(+0,2)

_ Industrie alimentari

69.967

(+1,3)

459.200

(+2,3)

_ Industrie tessili

89.395

(-5,0)

757.942

(-2,3)

_ Metallurgia

101.600

(+1,1)

842.492

(+2,9)

_ Industria legno

129.016

(-2,0)

744.685

(+0,6)

_ Prod. e distr. Energia elettrica, gas, acqua

2.458

(+7,1)

122.294

(-3,4)

Costruzioni

548.357

(+3,1)

1.691.551

(+8,9)

Commercio e alberghi

1.528.124

(-0,4)

4.270.952

(+3,4)

Altri servizi

1.617.878

(+1,8)

5.392.702

(+3,0)

_ Attivita' immobiliari,

noleggio, informatica

servizi a imprese

930.357

(+3,1)

2.423.707

(+3,5)

_ Istruzione e sanita'

460.602

(+0,9)

1.212.094

(+4,8)

----------------

----------

--------

-----------

-------

TOTALE (*)

4.235.385

(+0,7)

16.290.889

(+2,8)

(*) Il totale non corrisponde alla somma delle voci perche' ne sono state eliminate alcune.

Firmato l’accordo italo-giapponese per la fabbrica di vegetali precotti a San Marco

07/07 Un investimento di 32 milioni di euro, di cui 14 finanziati dal governo italiano, per una ricaduta occupazionale di 217 unita' nell' attivita' vera e propria e di circa 600 nell' indotto. Sono questi i numeri del contratto di localizzazione firmato dal ministero delle Attivita' Produttive e da Vegitalia Spa, societa' italiana, partecipata al 40% da Kagome Corporation, prima multinazionale giapponese dell'agroalimentare, per l' apertura di un impianto produttivo di ortaggi, cereali, zuppe e cibi precotti e surgelati, a San Marco Argentano, in provincia di Cosenza. ''Questo accordo - ha affermato il sottosegretario alle Attivita' Produttive, Giuseppe Galati - rientra nel Progetto pilota di Localizzazione previsto dal Cipe, che offre specifici vantaggi per le imprese italiane in cui vi sia una significativa presenza di investitori esteri''. ''Il contratto di oggi - ha aggiunto Galati - testimonia la stretta vicinanza fra gli interessi economici italiani e giapponesi''. A conferma dell' importanza strategica della partnership in questione, alla cerimonia era presente l'ambasciatrice giapponese in Italia, Nabuko Matsumara, che ha ringraziato il governo italiano per l' attivazione, presso le Prefetture, di uno Sportello Unico per la concessione dei visti, la cui validita', grazie al riconoscimento dello status di 'fuori quota' rispetto alla legge Bossi-Fini, sara' portata da 2 a 5 anni per le imprese e da 8 a 30 giorni per i turisti. Un contratto, quindi, paradigmatico dei rapporti commerciali sempre piu' stretti tra Italia e Giappone, come sintetizza il rappresentante di Kagome Corporation, Yukiko Yamada, che ha sottolineato:''In Giappone, dove la Kagome Corporation ha sei fabbriche, con particolare attenzione alla produzione di pomodori, c'e' un boom dell'agroalimentare italiano''. ''Attualmente - ha precisato Yamada - sono 10.000 i ristoranti italiani e il mercato e' in espansione''. Si registrano prospettive di crescita soprattutto nell' industria dei precotti e surgelati italiani. Anche per questo - ha concluso Yamada - ''abbiamo deciso di investire in Calabria''. Di ''terra 'vocata' per caratteristiche pedoclimatiche a questo tipo di produzione'' ha poi parlato, con riferimento alla regione italiana, l' ad di Vegitalia Spa, Giorgio Tenuta, che ha fissato per maggio-giugno 2006 l'inizio delle attivita'. Per l' ad di Sviluppo Italia, Massimo Caputi infine,:''questo progetto testimonia lo sviluppo positivo di uno strumento passato in poco tempo da progetto pilota a progetto di legge''.

Secondo Unioncamere Calabria in crescita nei posti di lavoro per il 2005

06/07 Nel 2005 saranno oltre 92 mila i nuovi posti di lavoro creati dalle imprese italiane e' quanto emerge dal sistema informativo Excelsior, l'indagine annuale realizzata da Unioncamere e Ministero del Lavoro sulle previsioni di assunzione e i fabbisogni professionali delle imprese italiane. La previsione di nuovi posti emerge da un saldo, tra entrate (674 mila 740) e uscite (555 mila 260) ancora in attivo quest'anno (+0,9%) ma in contrazione di 0,4 punti rispetto al 2004 quando l'aumento previsto fu di oltre 136 mila unita'. Anche per il 2005 - spiegano da Unioncamere - come negli anni precedenti, la crescita piu' elevata dell'occupazione e' attesa dalle imprese del ,mezzogiorno (+1,7%) seguito dal centro (+1%) che supera, anche se di poco il nord-est (+0,85). Nel nord-ovest il tasso di crescita dell'occupazione sara' invece dello 0,4%. Sul podio, per nuovi posti, Lombardia, Campania e Lazio regioni che da sole produrranno oltre 30 mila nuovi posti di lavoro. Ad assumere di piu' saranno soprattutto le imprese piu' piccole, quelle con meno di 10 dipendenti che creeranno 81 mila nuovi posti, seguite da quelle fino a 50 dipendenti (quasi 20 mila posti di lavoro. E' ancora in calo, invece, la base lavorativa delle grandi imprese, quelle con oltre 250 dipendenti, che perderanno quasi 12 mila posti di lavoro. Invertono invece la tendenza negativa registrata nel 2004 le medie imprese (50-249 dipendenti) che sono pronte ad assumere nel corso dell'anno 3 mila 500 lavoratori in piu'. Le figure piu' ricercate sono come sempre i laureati ma soprattutto, e questa e' una novita' rispetto all'anno scorso i diplomati: la richiesta di lavoratori in possesso del titolo di studio secondario e post secondario infatti aumenta di 19 mila unita' rispetto al 2005. Anche i laureati comunque continuano a crescere: saranno 56 mila 900 gli assunti nel 2005. Diminuisce invece la richiesta di lavoratori con qualifica professionale mentre il livello della scuola dell'obbligo e' richiesto per 242 mila 830 assunzioni. ''L'occupazione - commenta il presidente di Unioncamere Carlo Sangalli - cresce in Italia grazie alle piccole e medio-piccole imprese che continuano a svolgere un ruolo sociale che merita rispetto e attenzione. Rispetto al 2004 il bilancio sara' piu' magro per un totale di 40 mila unita': e' il prezzo che le nostre imprese pagano alle difficolta' che sta vivendo l'economia. E' un prezzo salato che comunque non fa che mettere ulteriormente in luce le trasformazioni in corso nel tessuto economico. Infatti a trainare l'occupazione saranno le imprese piu' innovative e quelle presenti stabilmente sui mercati internazionali''. Ecco la 'classifica' delle regioni con il saldo tra entrate e uscite previste nel 2005 e la relativa variazione percentuale rispetto al 2004.

 

REGIONI

SALDO

% 2005/2004

1)

Lombardia

11.870

0,5

2)

Campania

10.570

1,9

3)

Lazio

9.230

1

4)

Emilia Romagna

8.460

0,9

5)

Sicilia

7.760

1,8

6)

Veneto

6.940

0,6

7)

Toscana

3.920

0,6

8)

Calabria

3.910

2,7

9)

Abruzzo

3.910

1,8

10)

Marche

3.820

1,3

11)

Sardegna

3.610

1,9

12)

Trentino AA

3.550

1,8

13)

Umbria

3.300

2,1

14)

Puglia

3.080

0,7

15)

Liguria

2.710

1,1

16)

Friuli VG

2.540

1

17)

Piemonte

1.250

0,1

18)

Molise

1.120

2,9

19)

Basilicata

840

1,2

20)

Valle d'Aosta

130

0,5

       

Tota

le Italia

92.470

0,9

 

Rapporto Unioncamere/Tagliacarne: Infrastrutture economiche e sociali, Calabria con alti e bassi

02/07 La provincia di Vibo Valentia per i porti (quattordicesima), la rete ferroviaria (terza) e gli aeroporti (settima) e' quella meglio dotata, rispetto alle esigenze del territorio, di infrastrutture economiche rispetto alla media nazionale. Per le infrastrutture sociali, ed in particolare per strutture culturali e ricreative, Catanzaro, con la 97/ma posizione, e Crotone, con la 103/ma, sono quelle peggio classificate tra le calabresi I dati emergono da uno studio congiunto Unioncamere e Istituto Tagliacarne sulla dotazione di infrastrutture economiche e sociali relative al 2004. Nella prima categoria rientrano le reti ferroviarie e stradali, i porti, gli aeroporti, gli impianti e le reti energetiche, le strutture telefoniche e telematiche, le reti bancarie ed i servizi vari; la seconda comprende le strutture culturali e ricreative, quelle per l' istruzione e quelle sanitarie. Lo studio ha preso in considerazione una serie di parametri quali ad esempio la lunghezza delle strade e delle ferrovie, rispetto alle esigenze del territorio in questione. Il parametro di riferimento su base nazionale e' 100: maggiore e' il quoziente attribuito ad ogni provincia, maggiore e' la qualita' dei servizi di cui quel territorio dispone. Partendo da questo dato, emerge che Vibo Valentia, a livello complessivo, e' la provincia meglio posizionata tra le calabresi con un quoziente di 110,5, seguita da Reggio Calabria, che con 99,7 e' in perfetta media nazionale, Catanzaro (71,8), Cosenza (57,8) e Crotone (54,2). Per quanto riguarda gli indici di dotazione delle infrastrutture sociali e piu' specificatamente per le strutture culturali e ricreative (numero di musei, biblioteche e cinema, spettacoli teatrali) Cosenza ottiene un indice di 41,8, seguita da Vibo (41,8), Reggio (33,3), Catanzaro (26,4); nel settore dell' istruzione (numero di scuole, docenti, servizi, corsi universitari) e' Catanzaro la provincia piu' dotata rispetto alle richieste del territorio con un indice pari a 99,5. Seguono Reggio (93), Cosenza (81,6), Vibo (64,6) e Crotone (46). La domanda di servizi sanitari (numero medici e infermieri, posti letto generali e delle varie specializzazioni, apparecchiature), secondo lo studio Unioncamere-Tagliacarne, e' meglio soddisfatta nella provincia di Crotone (106,9), seguita da Catanzaro (96), Reggio (86,9), Cosenza (52,9) e Vibo (18,8). Per quanto riguarda le dotazioni infrastrutturali, Vibo, che si trova al primo posto tra le province calabresi per dotazione di strade, ferrovie, porti e aeroporti, si avvantaggia, spiega Unioncamere, per la posizione geografica che la pone nelle vicinanze dall' aeroporto di Lamezia e dei porti di Gioia Tauro e Reggio, oltre al proprio, e sulle principali vie di comunicazione stradale e ferroviaria. Per quanto riguarda la rete stradale, Vibo ottiene dalla ricerca un indice pari a 136,4. Bene, in questa classifica, anche Cosenza (109,7), Catanzaro (106,8) e Reggio (105,3). Crotone ottiene un 60,5. Per le ferrovie, in base alle esigenze del territorio, Vibo arriva ad un indice di 257,4, seguita da Reggio (118,1), Cosenza (89,8), Catanzaro (86,1) e Crotone (18,5). Nella categoria porti e' Reggio a soddisfare meglio i fabbisogni della popolazione con un indice di 236,9, seguita a breve distanza da Vibo con 217,8. Quindi troviamo Crotone (86,8), Cosenza (41,2) e Catanzaro (34,4). Per gli aeroporti e' ancora Vibo la provincia che meglio risponde alle richieste con 228,5 di indice, seguita da Catanzaro (93,2), Crotone e Reggio (91,3 e 91,2), tutte in media nazionale, e Cosenza (11,4). Per quanto riguarda la dotazione delle infrastrutture economiche relative ad impianti e reti energetico ambientali (impianti depurazione, acqua in rete, abitanti serviti dal gas, produzione e consumo di energia, produzione di rifiuti e raccolta differenziata), Cosenza e' la provincia calabrese meglio posizionata con un indice di 50,2, seguita a abreve distanza da Reggio (49,9), Catanzaro (48,8) e Vibo (45,8). Piu' distanziata Crotone (38,4). In merito alle dotazioni di strutture e reti per la telefonia e la telematica (autorizzazioni per servizi di telefonia e internet, numero abbonati e copertura telefonia gsm), Reggio e' in media nazionale con 100,1, seguita a distanza da Catanzaro (64,5), Cosenza (41,5), Vibo (40,8) e Crotone (33,8). Infine, per quanto riguarda le reti bancarie e di servizi vari (numero uffici postali e sportelli bancari, addetti consulenza informatica e assistenza, addetti in materia di contabilita' e consulenza finanziaria e societaria, servizi postali e bancari), la provincia di Reggio e' quella che meglio soddisfa le richieste delle popolazioni, anche se con un indice al di sotto della media nazionale pari a 66,1. A seguire, nello studio Unioncamere-Tagliacarne, si trovano Catanzaro (52,4), Vibo (47,1), Cosenza (38,1) e Crotone (30). ''L' Italia - ha sostenuto, commentando i dati, il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli - resta un Paese in cui lo sviluppo dei territori viaggia su binari separati. Il Mezzogiorno rimane ancora un' emergenza economica e sociale e si allontana, in termini di dotazione infrastrutturale, dalle aree piu' ricche del Paese. Questo e' un ritratto che non rende l' idea di un Paese moderno, al quale non possiamo e non vogliamo rassegnarci, ma anzi vogliamo continuare ad impegnarci per colmare queste differenze e offrire reali opportunita' di sviluppo all' economia del Sud. A questo proposito, cio' su cui il sistema camerale punta con forza e' lo sviluppo delle reti infrastrutturali, della ricerca e dell'innovazione, che sole possono consentire di rafforzare i collegamenti dell' Italia, e del Mezzogiorno in particolare, all' Europa''.

La famiglie della Basilicata e della Calabria le meno indebitate

02/07 Le famiglie che hanno visto il trend di crescita piu' elevato si trovano in Lombardia: la regione del nord ha infatti registrato una crescita nell'indebitamento (tra il 2001 e il 2004) del 45,4%. Ma in valore assoluto chi si indebita di piu' e' la famiglia del Trentino Alto Adige (oltre 16.500 euro). In fondo alla classifica si trova invece la famiglia della Basilicata che nonostante un incremento del 15,6% in 4 anni, raggiunge in media un indebitamento di 6.186 euro. Questa la tabella elaborata dall'Ufficio Studi della Cgia di Mestre Sull'Indebitamento bancario delle famiglie italiane nel 2004 (valori in euro):

 

Indebitamento

Variazione %

per famiglia

2001/2004

Trentino-A. Adige

16.598,50

26,1

Lombardia

15.037,55

45,4

Lazio

14.316,57

35,6

Emilia-Romagna

13.625,46

31,9

Veneto

13.344,65

32,8

Toscana

12.606,06

21,0

Marche

12.310,67

25,2

Friuli-V.Giulia

11.948,15

28,7

Piemonte

11.265,37

33,6

Umbria

11.244,22

21,0

Sardegna

9.349,97

20,8

Liguria

9.056,23

27,7

Abruzzo

9.004,43

33,5

Sicilia

8.281,24

25,0

Valle d' Aosta

7.962,85

24,5

Puglia

7.918,27

31,6

Campania

7.252,58

36,2

Molise

6.282,63

24,7

Calabria

6.219,95

28,6

Basilicata

6.186,29

15,6

----------------------

----------------

------------------

ITALIA

11.537,35

33,5

 

Convenzione tra la Federazione delle banche di Credito cooperativo e ConfCooperative

01/07 Confcooperative Calabria e la Federazione calabrese delle Banche di Credito cooperativo sottoscriveranno una convenzione quadro che si propone, nel rispetto dei ruoli e delle autonomie organizzative dei loro sistemi, di sviluppare una forte collaborazione tra cooperative aderenti alla Confcooperative e Banche di Credito Cooperativo e di predisporre offerte di prodotti e servizi rispondenti alle specifiche esigenze delle imprese cooperative e dei loro soci, alle migliori condizioni di mercato. La convenzione sara' firmata martedi' prossimo nella sede della Federazione calabrese delle Banche di Credito cooperativo, a Rende. Saranno presenti Katia Stancato, presidente Confcooperative Calabria, Flavio Talarico, presidente Federazione calabrese Banche di Credito cooperativo; nonche' rappresentanti dell' imprenditoria e del credito cooperativo calabrese.

Gatto (ANCE) “Al settore dell’edilizia manca una seria programmazione ”

28/06 Il settore edile nel vibonese, ma piu' in generale nel Mezzogiorno, soffre alcune difficolta' tra le quali la scarsa capacita' di attrarre risorse straniere e la mancanza di sicurezza sul territorio: a sostenerlo e' stato il vice presidente nazionale dell' Ance, l' associazione dei costruttori, Vincenzo Vitale, intervenendo ad un convegno-dibattito svoltosi oggi a Vibo sullo stato dell' edilizia nel vibonese. L' incontro, organizzato dal presidente provinciale dell' Ance, Antonio Gentile, e' stato incentrato sui dati di una indagine condotta dal professore Damiano Silipo, dell' Unical. ''Per uscire da questa situazione che caratterizza l' edilizia nel Sud d'Italia - ha sostenuto Vitale - occorre che i governanti delle Regioni meridionali lavorino in sinergia, programmando in maniera coordinata anche in direzione della qualita' della vita e delle infrastrutture''. Per il presidente regionale degli edili, Giuseppe Gatto, ''la Calabria in questo settore sta attraversando non un momento, ma decenni di difficolta', anche per l' assenza di seria programmazione. Viviamo in uno stato di confusione. Assistiamo ad una soglia di poverta' che va allargandosi, andando ad abbracciare anche il ceto medio della popolazione''. Da qui la consapevolezza di un ruolo anche sociale degli imprenditori edili (''se creiamo occupazione togliamo terreno alla criminalita'''), ma anche la necessita' di regole chiare e certe nel campo dell' urbanistica, dei lavori pubblici e delle abitazioni e di un migliore rapporto con le pubbliche amministrazioni. Per quanto riguarda gli enti locali, il consigliere provinciale Pasquale Farfaglia si e' soffermato sui ''tempi biblici'' che intercorrono tra la progettazione e l' assegnazione dei lavori ''anche per le tante varianti che vengono apportate nel corso d' opera ai progetti e per le frequenti sospensioni che allungano i tempi contrattuali''. Temi sui quali e' tornato Gentile, secondo il quale gli ostacoli maggiori a questo settore si possono identificare ''nell' eccessiva burocrazia, nella mancanza di controllo sugli appalti, in una programmazione inadeguata e in un calo di assunzione di responsabilita'''. Silipo, presentando il suo lavoro, ha rilevato che ''il primo e sconfortante dato che abbiano dovuto riscontrare e' la totale mancanza di trasparenza che esiste nella pubblica amministrazione. La raccolta dei dati - ha aggiunto - e' stata un' impresa titanica. Dall' indagine e' emerso che il settore delle costruzioni e' caratterizzato da diverso tempo da una crisi congiunturale e strutturale, anche se negli ultimi due anni sembrano emergere segni di ripresa''. Prima degli interventi tecnici hanno portato i saluti il presidente provinciale dell' Assindustria, Vincenzo Restuccia (''Spesso siamo abbandonati, ma credo fermamente nel ruolo che svolgo da 40 anni; bisogna fare quadrato tutti assieme, anche in Calabria possiamo essere competitivi'') e il presidente degli industriali calabresi, Filippo Callipo, il quale ha stigmatizzato la ''eccessiva discrezionalita' degli uffici pubblici e la mancanza di regole certe''.

L’Italia investa di più sulle tecnologie dell’informazione e della telecomunicazione

27/06 L'Italia e l'intera Unione europea devono investire di piu' sulle tecnologie dell' informazione e della comunicazione (Itc), che in Europa contribuiscono al 40% del miglioramento della produttivita' e al 25% della crescita economica: e' questo l'appello lanciato dalla Commissione Ue agli stati membri durante il consiglio europeo telecomunicazioni, tenuto oggi a Lussemburgo. All'appuntamento, l'ultimo sotto la presidenza lussemburghese, hanno partecipato tra gli altri i ministri per l'Innovazione e le tecnologie, Lucio Stanca, per le Comunicazioni, Mario Landolfi, e la Commissaria europea alla societa' dell'informazione e dei media, Viviane Reding. E' stata quest'ultima a chiedere un maggiore impegno finanziario da parte dei paesi dei 25: ''La commissaria Reding ha chiesto ai singoli stati di investire di piu' - ha riferito Landolfi -. Noi porteremo questo messaggio nell'ambito del nostro governo e, compatibilmente con le risorse disponibili, cercheremo di avere una congrua fetta delle risorse per investire nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione''. Si tratta infatti di un settore ''trainante per ciascuna economia nazionale'', ha aggiunto il ministro, sottolineando che la ''competitivita' dell'Ue e' anche la somma delle competitivita' dei singoli paesi membri''. Un settore, ha commentato da parte sua Stanca, che ''ha garantito in Europa il 40% del miglioramento della produttivita' e il 25% della crescita economica''. Quindi ha osservato - questo e' uno dei pilastri della nuova strategia di Lisbona''. Un pilastro, ha sottolineato Stanca, che si concretizza nel progetto 'i2010', vale a dire la strategia per sviluppare l'economia digitale nell'Ue anche attraverso una maggiore penetrazione della banda larga nelle case delle famiglie europee ed una forte spinta agli investimenti in attivita' di ricerca e sviluppo nel settore dell'Itc. Il documento 'i2010', sul quale c'e' stato oggi pieno accordo - ha commentato Stanca - si articola su ''tre assi fondamentali''. Il primo riguarda ''tutta l'area della regolamentazione e lo spazio digitale - ha spiegato il ministro - Il secondo e' quello della ricerca e lo sviluppo di queste tecnologie in Europa, nonche' l'innovazione e la diffusione di queste tecnologie nell'economia soprattutto per le piccole imprese''. Il terzo, ha proseguito, ''riguarda invece l'inclusione, cioe' una societa' dell'informazione che includa tutti, anche chi rischia di esserne emarginato''. Intanto Landolfi, il quale ha incontrato oggi anche il ministro britannico all'Industria e alle regioni (Alun Michael), ha fatto il punto sul digitale terrestre. ''Rispetto alla televisione digitale terrestre - ha dichiarato - abbiamo auspicato che il prossimo consiglio delle telecomunicazioni, previsto per l'inizio di dicembre, possa prevedere delle conclusioni anche in merito ai tempi'' di questo progetto. Nella Legge Gasparri ''l'Italia ha previsto lo 'switch-off' (l'interruzione del segnale analogico, ndr) per il dicembre del 2006 - ha ricordato Landolfi -. Noi vorremmo che in queste conclusioni lo 'switch-over' (il periodo di transizione dall'analogico al digitale, ndr) venga compreso in una forchetta tra il 2008 e il 2010 (a livello europeo), fermo restando lo 'switch-off' per il 2012 (come previsto dall'Ue). Pensiamo che durante il semestre di presidenza inglese intorno a questo obiettivo si possa lavorare''. Il ministro Landolfi ha infine illustrato il lavoro italiano ''per la diffusione delle nuove tecnologie, in particolare per la infrastrutturazione della larga banda''. Il primo luglio, ha ricordato, ''partira' la sperimentazione della tecnologia 'wi-max''', il sistema di accesso wireless alla Rete su ampie aree. Allo stesso tempo, si sta lavorando al progetto 'T-government', che riguardera' nella pubblica amministrazione ''servizi come la telemedicina, la telesorveglianza e la teleassistenza. Gia' oggi ci sono settori della pubblica amministrazione che erogano servizi in T-government'', ha affermato Landolfi.

Ultimi giorni per il versamento della prima rata dell’ICI, scade il 30 giugno

26/06 Come ogni anno l' ultimo giorno per versare la prima rata dell' imposta 2005 e' il 30 giugno. I contribuenti potranno anche non utilizzare le aliquote del 2005, ma limitarsi a versare meta' dell' imposta dovuta (e versata) lo scorso anno, anche se a novembre, al momento del saldo, dovranno applicare le nuove aliquote. Una volta scaduti i termini, comunque, si puo' pagare la rata entro 30 giorni con il cosiddetto ravvedimento operoso, che prevede l'importo maggiorato degli interessi legali piu' una multa del 3,75%. Secondo le ultime proiezioni, i comuni stimano nel complesso un aumento di gettito dell' 1,9% che viene definito fisiologico perche' e' una crescita che viene collegata anche alle nuove case edificate e al recupero dell' evasione. Il 55% delle 106 citta' capoluogo ha una aliquota ordinaria al 7 per mille. A decidere un aumento delle aliquote sono stati in complesso 24 citta', in pratica il 22,6%: 6 hanno fatto aumentare sia l' aliquota base sia quella sulla prima casa (Campobasso, Carrara, Enna, Ferrara, Forli', Vibo Valenzia); 12 capoluoghi hanno ritoccato solo l' aliquota ordinaria (Avellino, Bari, Biella, Cesena, Modena, Padova, Pavia, Ravenna, Reggio Emilia, Sondrio, Urbino e Verona); due comuni, Livorno e Piacenza, hanno fatto scendere il prelievo sulla prima casa e fatto salire quella ordinaria; quattro hanno aumentato l' Ici solo per la prima casa (Belluno, Cosenza, Firenze, Messina). La palma per la riduzione dell'imposta spetta quest'anno invece a Torino, che ha fatto scendere dal 7 al 6 per mille l' aliquota ordinaria (lasciando invariata quella per la prima casa). Lieve ritocco (dal 7 al 6,9 per mille) anche per l' aliquota base di Alessandria, che ha pero' ridotto dal 5,8 al 5,4 per mille il prelievo sulle abitazioni principali. Oltre ad Alessandria altri cinque comuni hanno abbassato l' imposta per le abitazioni principali: Lecco, Livorno, Piacenza, Rieti e Rovigo.

Secondo l’Eurispes in Calabria dilaga l’economia sommersa

25/06 L'economia sommersa in Calabriacresce molto di piu' di quella legale. Le indicazioni sono contenute in uno studio sull'andamento della ricchezza nascosta in Calabria realizzato dall'Eurispes che fornisce annualmente le proiezioni relative al fenomeno sulla base degli ultimi aggiornamenti statistici in materia. Nel 2005 l'economia invisibile avanzera' a ritmo triplo rispetto alla crescita del prodotto interno lordo regionale: secondo le stime dell'Eurispes Calabria, il rapporto tra l'incremento dell'economia non contabilizzata e la ricchezza regionale sara' pari a 2,9 punti. Il Pil nascosto calabrese procederebbe ad un ritmo di crescita del 2,3% a fronte di una tasso di crescita stimato della ricchezza ufficiale regionale dello 0,8%. Nell'anno in corso, l'economia legale dovrebbe produrre una ricchezza pari a 23.289 milioni di euro (+0,8% rispetto al 2004) a fronte di un'economia nascosta stimata pari a 8.416 milioni di euro (+2,3% rispetto al 2004). "Nel 2005 –dichiara l'Eurispes Calabria - il ritmo di crescita dell'economia sommersa stimata e' tornato ad essere superiore a quello dell'economia ufficiale. Secondo le nostre stime stiamo assistendo, per l'anno in corso, ad una crescita dell'economia nascosta pari a tre volte quella del Pil ufficiale calabrese. La ricchezza prodotta in Calabria – continua la nota -rallenta perche' l'economia non osservata continua ad avanzare e, dunque, una fetta rilevante dell'economia di questa regione non viene rilevata dai dati. E' abbastanza noto, oramai, che l'economia irregolare cresca principalmente nei periodi di crisi come quello che stiamo attraversando". "L'economia sommersa - ha precisato il presidente della sede regionale dell'Istituto di studi politici, economici e sociali - funge da ammortizzatore del sistema economico poiche' permette di abbattere i costi, di attutire gli effetti distorsivi di una eccessiva pressione fiscale e consente di sopravvivere anche con ridotti livelli di competenza finanziaria ed organizzativa. Non vanno trascurati, inoltre, i legami esistenti tra una parte dell'economia sommersa e la cosiddetta economia criminale che stronca sul nascere qualsiasi tentativo di progetto imprenditoriale che intende svilupparsi alla luce del sole ma che al tempo stesso rappresenta un ostacolo ai progetti di espansione economico-finanziaria della criminalita' organizzata". Dallo scenario previsionale dell'Eurispes Calabria emerge, dunque, un significativo peggioramento rispetto all'anno precedente. Nel 2004, infatti, l'economia sommersa pari a 8.229 milioni di euro presentava un ritmo di crescita ma inferiore rispetto alla ricchezza prodotta dal territorio: lo 0,7 per cento di "economia che non c'e'" a fronte di un prodotto interno lordo ufficiale regionale - secondo le stime rivedute dall'Istituto di studi economici, politici e sociali - dell'1,1 per cento. L'incidenza dell'economia sotterranea sull'economia osservata per il 2005 dovrebbe essere pari al 36,1%, il piu' alto degli ultimi sette anni se si esclude il 1999 quando i circa 7.998 milioni di euro di sommerso pesavano sui 21.817 milioni di euro di economia ufficiale per il 36,7%. "Le inquietudini che si sentono da piu' parti – afferma Eurispes Calabria - sono giustificate perche', al crescere dell'economia sommersa, alcuni indicatori fondamentali come il tasso di disoccupazione ed il reddito pro-capite possono risultare distorti conducendo le istituzioni a decisioni di politiche di programmazione sul territorio inappropriate con le relative conseguenze negative. E' necessario ridare slancio allo sviluppo economico locale puntando sui vantaggi prodotti dalla competitivita' dei territori. Non una espressione astratta ma un pacchetto di interventi capaci di attrarre investimenti produttivi. In un contesto ambientale caratterizzato dalla localizzazione di insediamenti produttivi - ha concluso Eurispes - altre esperienze ci insegnano che si diffonde una iniezione di cultura della legalita' producendo interessanti impatti in termini di rientro dell'economia sommersa".

Callipo (Assindustria) “Sui fondi UE si riprenda la concertazione”. Loiero "Incontreremo gli industriali"

23/06 ''L' allarme lanciato di recente dal Presidente della Giunta regionale sullo stato della spesa comunitaria, unitamente all' impegno a non disperdere risorse, costituiscono la dimostrazione lampante della fondatezza delle preoccupazioni espresse dagli imprenditori e da tutto il partenariato regionale nei mesi scorsi''. E' quanto sostiene in una nota il presidente degli industriali della Calabria, Filippo Callipo, circa l'utilizzo dei fondi Ue da parte della Regione. ''Abbiamo piu' volte detto - ha aggiunto - che non occorreva scherzare con argomenti delicati ed invece la politica ha fatto orecchie da mercante. Gli imprenditori calabresi, tuttavia, sono pronti a cogliere la sfida dello sviluppo. Sono pronti a porsi costruttivamente sia di fronte alle emergenze che ai programmi di sviluppo. Sono pronti a recitare la loro parte, assieme a tutte le altre componenti produttive regionali ed assieme alle Istituzioni a partire dal prossimo 11 e 12 luglio, allorquando incontreremo a Bruxelles, insieme al partenariato economico - sociale calabrese, il commissario Canuta Hubner per discutere della situazione dei Fondi strutturali in Calabria. Il nostro auspicio e' quello anzitutto di poter parlare un unico linguaggio insieme alla Regione: nell' interesse de calabresi e dello sviluppo della nostra terra. Senza false promesse e giri di parole, ma con impegno e convinzione per affrontare ogni nodo e scioglierlo nell'interesse generale sin dal suo insediamento la nuova Giunta regionale, e' stata sollecitata dagli imprenditori e dai sindacati, circa una verifica sulla stato di attuazione del programma operativo e sulla necessita' di acquisire informazioni puntali sull' avanzamento della spesa, onde evitare il disimpegno automatico delle risorse entro la fine dell' anno''. ''Dopo la recente visita a Bruxelles del presidente Loiero - ha proseguito Callipo - e' quanto mai opportuno e necessario riprendere le fila di un percorso concertativo con la Regione, bruscamente interrottosi qualche anno fa. Attendiamo di essere convocati, d' iniziare un lavoro serio, ciascuno, responsabilmente, facendo la propria parte, non soltanto per rispondere alla emergenza creatasi sui fondi strutturali, ma anche per costruire un futuro meno incerto e piu' condiviso per lo sviluppo economico della Regione. Questi sono alcuni motivi per i quali, a due anni dalla sua scadenza, il Por si presenta come uno strumento che non solo non ha ancora raggiunto i suoi obiettivi, ma rischia di comprometterli seriamente con la perdita di ingenti risorse. Come obiettivo generale avrebbe dovuto aiutare la Calabria ad uscire dall' Obiettivo 1, ed invece ancora oggi la nostra Regione si caratterizza come fra le ultime per reddito pro-capite in Europa''. Il presidente degli industriali della Calabria ritiene inoltre che ''gli stessi ''progetti compatibili'', che in una determinata fase hanno rappresentato la necessaria sponda per rendicontare spesa, hanno di fatto drogato la logica di sviluppo del programma e condizionato lo stesso quadro generale. Ma cio' che risalta in maniera piu' evidente dall' analisi di queste ultime settimane, e' la totale assenza di concentrazione della spesa su specifiche priorita', che poi costituivano il cuore del Por: aree territoriali, distretti e filiere produttive. Ora siamo anche di fronte al pericolo di vedere sfumare risorse, attraverso il disimpegno automatico, se non si riuscira' a spendere 700 milioni di euro entra la fine di questo anno. Ed allora la domanda con cui fare i conti e': ci troveremo di nuovo di fronte alla necessita' di spendere anziche' di spendere bene, oppure riusciremo a costruire un percorso, seppur in extremis, che salvaguardi entrambi i criteri? Stabilito che occorre recuperare il tempo perduto ed i ritardi accumulati, quale terapia bisogna adottare per rendere operativi ed efficaci quegli impegni? Non si tratta, visto la delicatezza della situazione, solo di recuperare il tempo perduto, ma diventa inevitabile e necessario anche riprogrammare interventi e rimodulare misure''. ''La rimodulazione - ha concluso - sara' sicuramente l' atto piu' impegnativo ed importante anche alla luce della necessita' di non modificare gli obiettivi di fondo del programma ritenuti validi sia dalla relazione del valutatore indipendente che dall'ultimo Comitato di sorveglianza''.
''Non ci sono dubbi che nella rimodulazione del Por Calabria anche l'imprenditoria calabrese debba avere un ruolo''. Il presidente della Regione Agazio Loiero ha accolto con vivo interesse la disponibilita' del presidente degli industriali calabresi Filippo Callipo a nome dell'intera categoria. ''L'azione concertativa gia' avviata con una delle parti sociali, i sindacati confederali, deve necessariamente essere ripresa anche con le associazioni degli industriali, il cui contributo ritengo parimenti essenziale'', ha detto Loiero. ''Sono convinto - ha aggiunto il presidente - che anche con gli imprenditori si possa trovare una sintonia sulle azioni da svolgere perche' noto con soddisfazione che esiste gia', nella valutazione dello stato della spesa comunitaria, dove si rischia di perdere centinaia di milioni di euro''. Secondo Loiero, ''governo regionale, sindacati e imprenditori, ognuno, per la sua parte, hanno l'obbligo di rimboccarsi le maniche per affrontare quella che si presenta come una emergenza''.

Rapporto Istat: Crollo del commercio. Vendite a -8% al sud (meno 4% di media nazionale) e alimentari a -12%

Per il sud denaro meno caro

18/06-(G.C.)- Un accordo con tre grandi istituti di credito per coprire la differenza del costo di denaro per investimenti tra Nord e Sud. L’ obbiettivo del Fondo imprese progettato dal governo per “colmare uno dei gap fondamentali del Mezzogiorno” al quale sta lavorando il ministro Miccichè. “Stiamo trattando con San Paolo,Banca Intesa e Unicredit per creare un fondo imprese che copra la differenza del costo di denaro per investimenti tra Nord e Sud”. Lo ha dichiarato il ministro per lo Sviluppo Miccichè, a margine di un convegno di Confindustria a Siracusa, spiegando che “i fondi dello Stato sarebbero prelevati dai fondi per le aree sottoutilizzate”. Secondo Miccichè “l'iniziativa serve a dare fiducia alle imprese”. Il ministro ha rivelato di avere parlato del progetto separatamente con Confindustria e i sindacati.

In uno studio della CGIA, nel bilancio trasferimenti/tasse, lo Stato privilegia le regioni a statuto speciale

18/06 “Alcune Regioni danno molto allo Stato in termini di tasse ma ricevono molto poco da quest'ultimo in termini di trasferimenti. Forse per questo il Governo dovrebbe accelerare sul fronte del federalismo fiscale per compensare, in tempi relativamente brevi, questi squilibri”. E' quanto emerge da un'analisi dell'Ufficio Studi della Cgia di Mestre, che sottolinea l'esistenza di scompensi non solo tra le realta' del Nord e del Sud del Paese ma in particolar modo tra Regioni a statuto speciale e Regioni a statuto ordinario. Gli esperti dell'Associazione Artigiani di Mestre hanno esaminato il bilancio tra le tasse versate dalle Regioni allo Stato e le somme che quest'ultimo ritorna in termini di trasferimenti. Un esempio su tutti: in Lombardia, di fronte ai 6.623 euro di tasse pagate da ogni cittadino (Irpef, Irpeg, e IVA) lo Stato ritorna solo 1.263 euro (con un saldo negativo pari a 5.360 euro). E non va meglio nemmeno al Lazio, dove ogni residente versa 5.787 euro e se ne vede ritornare 1.359 (con un saldo negativo di 4.428 euro). Anche il Piemonte registra una situazione deficitaria. Di fronte ai 4.761 euro di imposte versate all'erario la regione piemontese e' all'ultimo posto per quanto gli viene restituito: solo 881 euro facendo registrare un ''deficit'' di 3.880 euro pro capite. Sulla scia delle regioni maggiormente svantaggiate si trovano anche l'Emilia Romagna e il Veneto. Ogni contribuente emiliano e romagnolo che versa allo Stato 4.317 euro, ne riceve appena 900; con un saldo negativo quindi pari a 3. 417 euro. I veneti, a loro volta, danno 3.915 euro e ne vengono loro restituiti 955: all'appello mancano ben 2.960 euro. A vivere, invece, ancor oggi una situazione di vantaggio nel meccanismo del dare/avere con lo Stato centrale sono, sempre secondo l'analisi della Cgia di Mestre, gran parte delle regioni del Sud e soprattutto quelle a statuto speciale. Alla Valle d'Aosta, infatti, vengono trasferiti dallo Stato 7.086 euro pro capite contro i 4.208 euro versati in tasse dai cittadini valdostani. Il saldo e' di +2.878 euro. Cosi' come accade in Trentino Alto Adige dove si registra un saldo positivo pari a 1.719 euro pro capite. Ed anche in Basilicata la situazione non e' poi cosi' distante e il saldo tra dare ed avere pro capite raggiunge quota 1.232 euro. Mentre arriva ad 829 euro in Sardegna, ad 825 in Sicilia, a 570 euro in Calabria, a 332 euro in Molise a 133 euro in Campania. '' Di fronte a questi dati - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - constatiamo che oggi non ci sono piu' le ragioni storiche, culturali ed etniche per mantenere i privilegi economici delle realta' territoriali a statuto speciale. Con la moneta unica e l'Europa allargata questi favoritismi devono essere eliminati. Per quanto riguarda il Sud, invece, non si possono ignorare le difficolta' di questi territori e quindi va messa in atto tutta una serie di misure di solidarieta' per attenuare la progressiva riduzione di trasferimenti che nel tempo dovranno essere realizzate. Siamo convinti - conclude Bortolussi - che grazie al federalismo fiscale sara' possibile ridurre il gap oggi esistente tra le aree piu' ricche e quelle piu' povere del Paese''. Nella tabella A vengono visualizzati i trasferimenti dello Stato e nella tabella B le imposte versate allo stato. I valori sono procapite in euro

Tabella A

Tabella B

Regioni

Trasferimenti dallo Stato

Regioni

Imposte versate allo Stato

Valle D'Aosta

7.086

Lombardia

6.623

Trentino A.A.

5.714

Lazio

5.787

Basilicata

2.617

Piemonte

4.761

Sardegna

2.490

Emilia Romagna

4.317

Sicilia

2.274

Valle d'Aosta

4.208

Friuli V.Giulia

2.054

Trentino A.A.

3.995

Liguria

1.722

Veneto

3.915

Molise

1.711

Friuli V. Giulia

3.767

Calabria

1.652

Liguria

3.702

Campania

1.538

Toscana

3.436

Puglia

1.398

Umbria

2.742

Lazio

1.359

Marche

2.628

Umbria

1.289

Abruzzo

2.194

Lombardia

1.263

Sardegna

1.661

Abruzzo

1.174

Sicilia

1.450

Marche

1.134

Puglia

1.439

Veneto

955

Campania

1.406

Toscana

919

Basilicata

1.385

Emilia Romagna

900

Molise

1.378

Piemonte

881

Calabria

1.082

Tabella saldo (A-B)

Regioni

Saldo

Valle d'Aosta

2.878

Trentino A.A.

1.719

Basilicata

1.232

Sardegna

829

Sicilia

825

Calabria

570

Molise

332

Campania

133

Puglia

-40

Abruzzo

-1.021

Umbria

-1.452

Marche

-1.494

Friuli V. Giulia

-1.713

Liguria

-1.980

Toscana

-2.517

Veneto

-2.960

Emilia Romagna

-3.417

Piemonte

-3.880

Lazio

-4.428

Lombardia

-5.360

(*) gettito Irpef, Irpeg e IVA di competenza nel 2001.
Elaborazione Ufficio studi CGIA di Mestre su fonti varie

Basilea 2: le implicazioni sul rapporto banca impresa tra miti e realtà.

16/06 Di questo si è discusso presso la sala conferenze dell’Associazione degli Industriali della Provincia di Cosenza in un convegno organizzato in collaborazione con l’Imprenditore, il Mensile della Piccola Industria di Confindustria e Sanpaolo Imprese. Al centro del dibattito, quindi, il nuovo Accordo di Basilea che entrerà in vigore nel 2007 e che modificherà le modalità di misurazione dei requisiti patrimoniali, ponendo nuove sfide a banche ed imprese. L’introduzione del rating è l’elemento di novità più rilevante. Per le banche si tratta di adottare sistemi nuovi di valutazione patrimoniale ed adeguare la propria struttura ed organizzazione; per le imprese significa, in una parola trasparenza vale a dire attribuire un significato nuovo al bilancio ed alle informazioni che da questo possono essere ottenute.
Dello scambio diretto e senza intermediazioni tra imprese industriali e bancarie sul tema della finanza d’impresa e dell’accesso al credito ha parlato il Presidente dell’Associazione degli Industriali di Cosenza Raffaele De Rango nel salutare gli intervenuti. Un dialogo per lo sviluppo è stato proposto da Giuseppe Morandini, componente del Consiglio Direttivo di Confindustria che ha posto l’accento sul fatto che “mai come in questo momento servono banche che sappiano anteporre i progetti alle garanzie ed un colloquio continuo e senza antagonismo tra imprese e banche per favorire la crescita del Paese”.
Il convegno, coordinato dal Direttore del mensile di Confindustria “L’Imprenditore” Andrea Milano, è proseguito con la relazione di Lucia Pace del Nucleo Fisco e Finanza di Confindustria che ha illustrato le novità di Basilea 2 ed ha invitato i partecipanti al convegno a pensare a Basilea 2 ad un obiettivo da raggiungere più che ad un ostacolo da superare. Il Vice Presidente di Assindustria Cosenza Renato Pastore ha parlato della necessità per le imprese meridionali di patrimonializzarsi e di qualificarsi certificando i loro bilanci. “Gli indicatori di rischio a livello nazionale – ha dichiarato Pastore- penalizzano le imprese del sud a causa dell’esistenza di Banche dati che presentano dati poco attendibili ed obsoleti”. La proposta del Presidente Pastore è quella di una banca dati locale che si potrà creare grazie ad un impegno congiunto del mondo bancario ed imprenditoriale.
“E’ importante – ha sostenuto il Presidente del Confidi Magnagrecia Francesco Coscarella – che le imprese comprendano che Basilea 2 può costituire un’opportunità nella misura in cui esse migliorino la propria capacità di governare le scelte di finanziamento. I Confidi, d’altro canto, debbono attrezzarsi per impattare queste nuove esigenze di assistenza e di consulenza provenienti dal sistema imprenditoriale”.
Luigi Teolis Direttore dell’Area Calabro Lucana di Sanpaolo imprese ed Antonio Bigliati, Responsabile Mercato Imprese dell’Area Calabro Lucana di Sanpaolo hanno presentato il Progetto del Sanpaolo Imi rispetto a Basilea 2.
Le conclusioni sono state affidate al Presidente di Piccola Industria Calabria Fausto Aquino, da poco nominato nella Giunta di Confindustria.
“Il sistema di valutazione banca/impresa – ha dichiarato il Presidente Aquino- sta cambiando e sta diventando più trasparente. Occorre sfatare i miti e prendere del buono da una situazione ineluttabile: Basilea 2 è una realtà e le imprese devono imparare a comunicare alle banche anche i dati che non emergono direttamente dai bilanci delle proprie aziende”.

Convegno sullo sviluppo e sulla condizione economica della Calabria, ieri a Lamezia

16/06 Personalità del mondo dell’economia, del diritto, dell’università, dell’imprenditoria e delle istituzioni si sono ritrovati al Centro servizi avanzati dell’Agroalimentare di Lamezia per parlare di sviluppo in Calabria, in occasione della presentazione del libro “Un ‘io’ per lo sviluppo”, a cura della Fondazione per la Sussidiarietà. Un incontro promosso dalla Compagnia delle Opere “Magna Grecia”, presieduta da Giancarlo Franzè, che è servito ad illustrare la condizione economica del Paese e soprattutto della Calabria. Ad illustrare il libro, che ripercorre la recente storia economica italiana analizzandone l’evoluzione, delineando il contesto istituzionale e legislativo che ha caratterizzato lo sviluppo economico del Paese, personalità del calibro di Santo Versace, presidente della Gianni Versace Spa, azienda leader del settore della moda, Luca Antonini, professore di diritto costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi di Padova e coautore del libro, Emmanuele Forlani, segretario generale della Fondazione per la Sussidiarietà, Antonio Saladino, consigliere della Fondazione per la Sussudiarietà. Relatori che hanno presentato il rapporto sulla situazione attuale, individuando le condizioni culturali, economiche e politiche per una possibile ripresa del nostro Paese. Il tutto partendo dal primato della persona e della società sullo Stato, così come proposto dalla Fondazione per la Sussidiarietà, nell’ottica di una libertà di scegliere e libertà di costruire da parte del singolo. Nel libro “Un ‘io’ per lo sviluppo” infatti esponenti dell’economia e del diritto hanno approfondito il tema dello sviluppo economico in Italia: le modalità attraverso cui il nostro Paese ha vissuto la sua crescita, l’analisi della situazione di apparente stallo attuale, le possibili linee di una evoluzione positiva.
“Bisogna lavorare amando il proprio lavoro, per fare crescere se stessi per lo sviluppo della comunità in cui si vive – ha detto Versace – il lavoro deve trovare il primo piacere della vita, una riconquista che deve ritornare senza paura del cambiamento”. Anche perché, ha sottolineato il presidente della maison Versace “oggi si lavora con distacco e sufficienza, aspirando soprattutto all’impiego statale, ma se i giovani calabresi vogliono diventare tutti dipendenti di Comuni, Regioni e Province, è la fine. Non è questo il futuro da dare ai nostri figli”.
Una condizione economica descritta da Antonio Saladino, consigliere nazionale della Fondazione per la sussidarietà che in particolare ha ricordato uno studio del Censis secondo il quale in 20 anni di interventi straordinari, il Sud ha fatto crescere il suo Prodotto interno lordo dello 0,1%. “Al Sud – ha detto Saladino – non serve un modello di sviluppo come quello di Pasquale Saraceno applicato nel quarantennio successivo al dopoguerra: quello è un modello fallito che ha provocato solo danni e cattedrali nel deserto al Sud”. È con preoccupazione, ha aggiunto Saladino, “che sentiamo parlare di grandi progetti di sviluppo, ma in passato i grandi progetti hanno creato cattedrali nel deserto, come il polo chimico della Sir di Lamezia, Saline Ioniche ed il polo tessile di Testurizzi”. Per Saladino “le contraddizioni del Mezzogiorno derivano dal fatto che si è pensato sempre ad una massiccia terapia e mai ad una profilassi intesa come possibilità di evitare le patologie, immunizzando i soggetti rispetto ad una mentalità dominante: il problema ora è quello di capire che l’importante è il soggetto immunizzato e non un progetto qualsiasi. Una terapia, che è stata costosissima, ma che però alla fine non ha portato nessun miglioramento. Anzi, i ricchi hanno continuato ad arricchirsi e i poveri sono rimasti tali”. Per Saladino “è necessario abbandonare la troppo diffusa cultura dell’arricchimento e della rendita, e sostenere chi generale capitale umano”. Alla manifestazione promossa dalla CdO hanno preso parte, tra gli altri, il vice presidente della Regione Calabria Nicola Adamo ed il vescovo della diocesi di Lamezia, monsignor Luigi Cantafora, mentre è toccato al giornalista Roberto Fontolan, direttore responsabile de “Il Velino”, moderare il convegno.

I comuni del Mezzogiorno potranno presentare progetti pilota

14/06 I comuni delle regioni del Mezzogiorno, per la prima volta, potranno candidarsi per partecipare agli interventi di sostegno, presentando proposte di progetti pilota per il miglioramento dei servizi offerti dagli sportelli unici per le attivita' produttive. E' quanto previsto dal progetto 'Dall'inter alle reti' realizzato dal Formez e dal Dipartimento della Funzione Pubblica. ''Organizzazione dello sportello unico - e' scritto in una nota - innovazione tecnologica, marketing territoriale e strumenti per la qualita' sono solo alcuni dei temi che possono essere oggetto delle proposte di progetti pilota da parte delle Amministrazioni. Le proposte, su queste tematiche o su altre aderenti ai bisogni dello sportello unico e del territorio, dovranno essere presentate entro il 15 luglio. Il Formez provvedera' a redigere i progetti esecutivi delle proposte selezionate e a realizzare 18 progetti pilota, facendo ricorso ai servizi di esperti e societa' specializzate. Per ogni progetto pilota, saranno realizzate attivita' per un numero massimo di 80 giornate di consulenza e affiancamento''. ''Possono partecipare ai progetti pilota - prosegue la nota - tutte le Amministrazioni interessate, dotate di sportello unico operativo e con una popolazione complessiva di almeno 10.000 abitanti (Progetti Pilota A) e Amministrazioni capofila di associazioni di Amministrazioni comunali che complessivamente raggiungano almeno 10.000 abitanti (Progetti Pilota B) con sportello unico operativo''. ''Per la selezione delle proposte di progetti - conclude - una task force di esperti del Formez effettuera' una ricognizione, anche recandosi sul territorio, presso tutte le amministrazioni che hanno fatto richiesta di partecipazione al progetto, verificandone i bisogni piu' importanti per poi progettare insieme gli interventi che dovranno essere realizzati''.

Confesercenti chiede alla Regione una moratoria sulla grande distribuzione

14/06 Una moratoria relativa al rilancio di nuove autorizzazione in favore della grande distribuzione, l'insediamento dell'osservatorio sul commercio ed una nuova programmazione che tenga conto della situazione che si e' determinata nell'ultimo quinquennio: sono queste alcune delle richieste che la Confesercenti della Calabria rivolgera' alla Regione Calabria. La situazione del settore e' stata analizzata nel corso della Terza Assemblea Elettiva Regionale della Confesercenti della Calabria. All'Assemblea, convocata per eleggere i nuovi gruppi dirigenti, ha partecipato il presidente Nazionale di Confesercenti Marco Venturi. La relazione del presidente uscente della Confeserecenti, Domenico Bilotta, si e' incentrata sulla grave crisi economica che investe l'Italia ed in particolare la nostra Regione e sulle distorsioni che si sono create nei settori di riferimento dell'associazione, commercio, turismo e servizi. ''Una analisi serrata - e' scritto in una nota - sullo stato dell'economia della Calabria ha evidenziato il grado di sofferenza raggiunto dalle imprese commerciali che e' arrivato ad un punto insostenibile. Il calo dei consumi e la diminuzione della capacita' di spesa delle famiglie, che adesso intacca anche la spesa alimentare, per la prima volta dopo il secondo dopoguerra, sono state punti centrali della relazione e del dibattito. Un accento forte e' stato messo sulla espansione smisurata e senza regole della Grande Distribuzione Organizzata che costringe alla chiusura centinaia di negozi di vicinato ed alla desertificazione dei centri storici ed urbani.Un altro punto che e' stato sottolineato e' la difficolta' di accesso al credito da parte dei piccoli imprenditori, i tassi elevati praticati dagli istituti bancari e la necessita' di potenziare le politiche di sostegno ai consorzi fidi, ribadito infine l'allarme per la crescita esponenziale dell'usura e dell'estorsione''. ''A gran voce - prosegue la nota - ed in forma unanime e' stato chiesto ai nuovi Amministratori regionali presenti: Nicola Adamo, vice presidente della Giunta Regionale con delega alle attivita' produttive, ed Beniamino Donnici assessore con delega al turismo, di ristabilire immediatamente i tavoli della concertazione con il mondo delle imprese e con il sindacato al fine di individuare, condividere e sostenere le azioni necessarie per creare sviluppo ed occupazione in Calabria utilizzando tutte le risorse finanziarie prevista dall'Unione Europea a dagli accordi di programma''. Al termine dell'assemblea Antonio Marciano' e' stato eletto nuovo Presidente regionale dell'organizzazione.

La ricetta di Mimmo Cersosimo contro la mafia: “Contro i clan più industria e ricerca”

14/06 ''Ci sono mille modi di combattere la malavita e ci sono mille modi di complicare la vita alle mafie. Esempio: la manifattura, la ricerca e l'innovazione sono impermeabili alla 'ndrangheta, che invece prospera sul cemento, sul piccolo commercio, sulle costruzioni''. Lo dichiara in un'intervista a ''Il Sole 24 Ore'' sulla criminalita' in Calabria Domenico Cersosimo economista all'Universita' di Cosenza. ''Meno strade, meno commercio spicciolo e meno boutique'', chiede Cersosimo, secondo il quale queste attivita' sarebbero facile preda della malavita organizzata. ''E' troppo semplice -spiega infatti l'economista- taglieggiare il commerciante di Locri. Prova, invece, a bussare alla porta di una societa' per azioni che si occupa di robotica o meccatronica. Al massimo, i mafiosi faranno di tutto per costruire materialmente la fabbrica, la solita edilizia, oppure imporre la ditta delle pulizia, ma finisce tutto li'''. ''Piu' soldi per i professori, i magistrati, i manager e gli imprenditori di talento disposti a trasferirsi in Calabria -suggerisce inoltre Cersosimo- Oppure: prendiamo 3 mila giovani laureati di questa regione e spediamoli all'universita' di Cambridge, nel Massachusets''. ''Lo stereotipo vuole il calabrese mafioso -conclude- Ma cosi' ammazza quel poco di cambiamento che c'e' stato in questi anni. Sbaglia di grosso chi pensa che la mafia sia il principale ostacolo allo sviluppo''.

Fondi europei: Loiero incontrerà la titolare delle politiche regionali Danuta Hubner a Bruxelles

13/06 Giro d'incontri istituzionalia Bruxelles, alla vigilia del Summit europeo, per il nuovo Governatore della Calabria Agazio Loiero. Il presidente arrivera' nella Capitale dell'Ue nella tarda serata di domani per incontrare mercoledi' mattina Michele Pasca-Raymondo, direttore generale aggiunto della Direzione Regioni della Commissione Ue, il servizio incaricato delle azioni a favore dello sviluppo economico delle aree svantaggiate dell'Unione. Al centro dei colloqui ci sara' infatti la riforma della politica di coesione e, in particolare, la programmazione 2007-2013 dei fondi strutturali. Risorse di cui la Calabria ha fino ad oggi beneficiato in quanto Regione obiettivo 1 in ritardo di sviluppo, che potrebbero tuttavia subire dei tagli nel quadro di una riforma complessiva della coesione nell'Europa allargata. E' questo del resto uno dei temi che Loiero sollevera' anche con la titolare europea delle politiche regionali, Danuta Hubner, in un incontro successivo programmato mercoledi' pomeriggio. Durante i colloqui il presidente della Calabria sara' accompagnato, a quanto si apprende, dal direttore generale del dipartimento affari interni e internazionali e politiche di sviluppo dell'area mediterranea Francesco De Grano e dal sottosegretario per i fondi strutturali Ue e le politiche di sviluppo del territorio Vincenzo Falcone, ex segretario generale del Comitato delle Regioni.

L’ISTAT ufficializza la recessione italiana. Unici in Europa e nel panorama internazionale. Crollo dei consumi.

10/06 L'Italia e' in recessione. Lo conferma l'Istat che ha certificato per il primo trimestre del 2005 una flessione del pil dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Un risultato che, sommato al calo dello 0,4% registrato negli ultimi tre mesi del 2004, porta il Paese in recessione tecnica. L'economia si era incagliata in una simile impasse anche nel 2003, anno in cui il primo e il secondo trimestre si erano chiusi entrambi con una flessione dello 0,2%. Questa volta i cali inanellati per due trimestri consecutivi sono pero' piu' gravi: il -0,5% registrato all'inizio dell'anno e' infatti il risultato peggiore da sette anni (anche il quarto trimestre del 1998 si era chiuso con un analogo -0,5%). Mentre la nostra economia procede a passo di gambero, in Europa gli altri Paesi marciano spediti: in Germania il Pil e' salito in termini congiunturali dell'1% e dell'1,1% in termini tendenziali. In Francia, l'economia e' cresciuta dello 0,2% su base congiunturale e dell'1,7% su base tendenziale: nel Regno Unito, invece, il Pil congiunturale ha registrato un +0,5% e un +2,7% su base tendenziale. Complessivamente i paesi dell'area Euro sono cresciuti dello 0,5% in termini congiunturali e dell'1,3% in termini tendenziali. Anche nel resto del mondo, l'andamento dell'economia e' piu' favorevole: ad esempio il Giappone ha visto il Pil aumentare dell'1,3% in termini congiunturali e dello 0,8% in termini tendenziali. Negli Stati Uniti la crescita e' stata dello 0,9% (su base congiunturale) e del 3,7% rispetto al primo trimestre del 2004.
- Export giù: : a pesare sulla flessione e' quasi totalmente il rallentamento della domanda estera. Il contributo di tale componente all'andamento complessivo del pil e' stato infatti negativo esattamente per lo 0,5%. Non per niente le esportazioni hanno registrato rispetto al quarto trimestre del 2004 un crollo del 4,1%. Piu' contenuto invece il calo delle importazioni, diminuite del 2,4%.
- Cosnumi a zero: la domanda nazionale langue. Gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dello 0,6% mentre i consumi finali hanno mostrato un leggerissimo aumento dello 0,2% (+0,2% sia per la spesa delle famiglie che della pubblica amministrazione). Il contributo alla formazione del pil e' stato quindi pari a zero per la domanda interna, con un lieve +0,1% per i consumi e un equivalente ma opposto -0,1% per gli investimenti.
- Agricoltura e industria giù: il panorama dei vari settori economici e' quasi univoco. L'industria in senso stretto ha registrato rispetto agli ultimi tre mesi del 2004 un calo dell'1,2% e ancora piu' accentuata e' stata la frenata delle costruzioni (-2,1%). L'agricoltura ha messo a segno una flessione del 2,2% e i servizi dello 0,2%. Si salva solo la componente dei servizi legati a commercio, alberghi, trasporti e comunicazioni che ha mostrato nel periodo un andamento stazionario.
- Italia da sola ultima : il confronto internazionale evidenzia come nel primo trimestre il pil sia cresciuto in termini congiunturali dell'1,3% in Giappone, dell'1% in Germania, dello 0,9% negli Usa, dello 0,5% in Gran Bretagna e infine dello 0,2% in Francia. Nel complesso i paesi di Eurolandia sono cresciuti dello 0,5%.

Calabria dei Valori: “Basta demagogia sull’euro. Serve indicare i prezzi anche in lire”

08/06 Calabria dei Valori, movimento meridionalistico che si ispira alla Carta dei Valori di Antonio di Pietro, interviene nella polemica sull'euro stigmatizzando la montante demagogia leghista e proponendo di indicare i prezzi anche in lire e con caratteri di dimensioni pari a quelli della moneta comune. "E' innegabile - si legge in una nota - che le famiglie italiane siano asfissiate dalla rovinosa perdita di potere di acquisto, ma non è serio né onesto che alla dirompente gravità del fenomeno si risponda con iniziative estemporanee e demagogiche, quali quelle dei leghisti, che propongono soluzioni impossibili, ovvero limitarsi, come fanno i difensori dell'euro. a reazioni stizzite e sterili, perché nessuno ha ancora proposto un rimedio efficace alla vorticosa esplosione dei prezzi". "Il problema sta tutto qui : chi ha speculato e continua a speculare sui prezzi può farlo perché agisce in una cornice di sostanziale impunità, con un Governo nazionale pesantemente censurato per le sue scellerate politiche economiche, incapace di varare credibili strategie di controllo e persino di rimediare alla palese inadeguatezza del meccanismo di indicazione dei prezzi, che sembra fatto apposta per indurre in errore i consumatori". "Calabria dei Valori perciò propone che le istituzioni elettive, a tutti i livelli, dai Comuni fino al Parlamento nazionale, reintroducano, ciascuno per quanto di propria competenza, l'obbligo di indicare tutti i prezzi e le tariffe, oltre che in euro, anche in lire, e con caratteri della stessa dimensione, fornendo così al consumatore la possibilità di rendersi conto immediatamente e senza artifici psicologici dell'effettivo controvalore delle merci e dei servizi".
"Una soluzione semplice e di immediata applicazione, che potrebbe servire a stroncare finalmente la speculazione e nello stesso tempo tale da restituire al cittadino-consumatore molti dei diritti che ultimamente gli sono stati negati, ponendo le basi per la ricostruzione della democrazia partecipata anche in ambito economico".

Galati: “Dal Cipe 200 milioni di euro per l’innovazione attraverso la legge 46”

07/06 ''L' Agenda di Lisbona ha identificato alcune aree prioritarie su cui l' Europa e' chiamata ad investire, per garantire una crescita sostenibile e per assicurare l' aumento della competitivita' del nostro continente nel panorama internazionale''. A sostenerlo e' stato il sottosegretario alle Attivita' produttive, Giuseppe Galati, intervenendo al workshop sul futuro dell' Agenda di Lisbona, svoltosi a Roma. Galati, che ha la delega agli incentivi ed al Cipe, ha ricordato, secondo quanto riferito in una nota, di avere ''proposto ed ottenuto con le delibere assunte dal Cipe del 26 maggio 2005, circa 200 milioni di euro a sostegno dell' innovazione e di progetti con forte contenuto innovativo, destinati alle imprese attraverso tre bandi tematici che verranno a breve pubblicati e con il rifinanziamento della legge 46. E' il prosieguo - ha concluso Galati - di un processo che ha coinvolto negli ultimi anni moltissime Pmi italiane attraverso la partecipazione ai progetti Pia Innovazione, una partecipazione che ha visto impegnate circa 600 imprese nel primo bando Pia ed oltre 1.250 nel secondo Bando, tuttora in corso d' istruttoria''.

Speciale: Rapporto di bankitalia sull'economia calabrese

Italia e Germania le cenerentole della UE per crescita. In Italia la Calabria fanalino di coda

05/06 Italia e Germania sono, nell'Unione europea, i Paesi che crescono meno. E dove sono piu' accentuate, tra le regioni, le differenze di reddito pro-capite. Le regioni 'locomotive' d'Europa, quelle che spingono lo sviluppo del vecchio continete, si trovano altrove. A crescere di piu', tra le regioni europee, sono quelle dell'Europa orientale, oltre ad alcune aree di eccellenza dei Paesi della vecchia Ue a 15 che mostrano performance migliori, come Spagna, Grecia, Gran Bretagna, Irlanda, Svezia e Finlandia. E' quanto rivela il terzo 'Rapporto sulla coesione', diffuso dalla Commissione europea. In Italia, ci sono sei regioni (tra cui Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio) in cui il reddito pro-capite supera del 25% lamedia comunitaria, ma ben quattro (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) evidenziano un valore compreso tra la meta' e il 75% rispetto al dato europeo. Non va meglio sul fronte dell'occupazione. Emilia-Romagna, Valle d'Aosta e provincia di Bolzano sono le uniche aree del Paese che mostrano un tasso vicino all'obiettivo del 70%, fissato dalla strategia di Lisbona per il 2010. In tutto il Sud, il livello di occupazione e' pari a quello delle regioni della Polonia, dell'Ungheria e della Spagna meridionale. Un andamento che fa prevedere alla Commissione europea che, nel periodo 2007-2013, quattro regioni italiane potranno beneficiare dei fondi per le politiche di coesione, mentre una (la Basilicata) potra' utilizzare quelli per l'uscita 'morbida' dal novero dell'Obiettivo 1. Nel 2002, il reddito pro-capite oscilla da un livello pari al 189%, rispetto alla media della Ue a 25, nelle dieci regioni piu' ricche, ad appena il 36% nelle dieci piu' povere. Oltre un quarto della popolazione europea, in 64 regioni, evidenzia un Pil pro-capite inferiore al 75% della media, che e' la soglia al di sotto della quale le regioni europee possono accedere ai fondi strutturali per le politiche di coesione (Obiettivo 1). Un dato che, negli Stati dell'allargamento, riguarda il 90% della popolazione, ad eccezione delle regioni di Praga, Bratislava, Budapest, Cipro e Slovenia. Se si considera, invece, la Ue dei 15, il valore scende al 13% della popolazione e le regioni a basso reddito sono concentrate in Portogallo e nelle aree meridionali di Italia, Spagna e Grecia, oltre ai Lander orientali della Germania. Inoltre, la crescita e' piu' sostenuta proprio nelle regioni piu' povere dei nuovi Stati membri della Ue (Adnkronos/Labitalia) - In Italia, il reddito pro-capite e' superiore di 9 punti alla media comunitaria (fatta 100 quest'ultima, il dato italiano e' pari a 109). Ma, tra le regioni del nostro Paese, solo 6 hanno un reddito pro-capite superiore del 25% alla media europea. A guidare la classifica e' la provincia di Bolzano (159,6), seguita da Lombardia (141,8), Emilia-Romagna (136,4), Valle d'Aosta (132,9), provincia di Trento (129), Lazio (125,1) e Piemonte (125). Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio hanno un reddito pro-capite vicino a quello delle regioni europee Ile de France, area tra Monaco e Salisburgo, Vienna, Amburgo, Stoccarda, Renania, Anversa,Amsterdam-Rotterdam, Londra, Stoccolma, Dublino ed Helsinki. Puglia (72,5), Campania (71,9), Sicilia (71,3) e, soprattutto, Calabria (67,7) presentano un reddito pro-capite simile a quello di regioni spagnole come l'Andalusia e la Galizia, o greche come l'Epiro e la Tessaglia, ma anche come la maggior parte delle regioni portoghesi (con l'esclusione di Lisbona) e della ex Ddr, la Boemia, l'area di Varsavia e l'Ungheria occidentale. Le nostre regioni del Sud, inoltre, presentano un reddito pro-capite inferiore a quello di alcune aree di punta dei nuovi Stati membri, quali le zone di Budapest, Praga e Berlino-Dresda-Lipsia. Se si considera il livello di occupazione, le uniche regioni italiane ad avvicinarsi all'obiettivo fissato dalla strategia di Lisbona (70% entro il 2010) sono la provincia di Bolzano, la Valle d'Aosta e l'Emilia-Romagna. Mentre tutte le regioni del Sud (con l'eccezione dell'Abruzzo) hanno tassi di occupazione inferiori al 55%, pari a quelli della maggior parte delle regioni polacche, dell'Ungheria meridionale e orientale e della Spagna meridionale. Le altre regioni italiane del Centro-nord presentano tassi di occupazione tra il 55% e il 65%. In particolare, Piemonte, Lombardia, Veneto e Toscana sono tra le aree italiane con i livelli piu' elevati di occupazione (il valore e' compreso tra il 60% e 65%), tuttavia si collocano su posizioni molto distanti da que lle delle regioni britanniche, olandesi, scandinave e portoghesi. Anche rispetto alle regioni francesi e tedesche, si posizionano su livelli analoghi a quelli delle zone dove e' piu' bassa la partecipazione al lavoro. Lazio e Liguria, con un tasso compreso tra il 55% e il 60%, mostrano livelli simili alla maggior parte delle regioni spagnole e greche, al Midi francese, alla zona di Varsavia, alla Slovacchia occidentale e all'area costiera della ex Ddr - Le disparita' regionali, in Italia e nella Ue, si evidenziano anche per quanto riguarda la spesa per ricerca e sviluppo. Nel nostro Paese, Lombardia, Piemonte, Lazio e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni italiane con la piu' alta spesa per ricerca e sviluppo in rapporto al Pil (1,16%-1,88%). Rispetto al resto d'Europa, si situano al livello della maggior parte delle regioni francesi e tedesche e del Benelux, ma a un gradino inferiore rispetto alle aree inglesi e scandinave, dove il valore supera l'1,88% del Pil. Quindi, mentre gli altri Paesi dell'Europa a 15 presentano una spesa medio-alta in ricerca e sviluppo diffusa sul territorio, in Italia si rileva una situazione simile a quella di alcuni Stati neo-comunitari (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria), dove ci sono poche regioni di eccellenza con investimenti elevati e numerose aree con livelli bassi o addirittura minimi. A un livello medio-alto di investimenti (tra lo 0,8% e l'1,16% del Pil), rispetto alla media nazionale, si collocano otto regioni italiane, tra cui Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Campania e Sicilia. Ma, in confronto alle regioni di Francia, Germania, Benelux, Gran Bretagna e Scandinavia, il livello appare medio-basso. Veneto, Marche, Puglia e Sardegna, invece, figurano in basso nella classifica europea, con valori di spesa tra lo 0,45% e lo 0,8% del Pil, ossia pari a quelli del Sud della Spagna e della maggior parte delle regionipolacche, ceche e ungheresi. Fanalino di coda, anche in questo caso, e' la Calabria, dove il livello di spesa e' inferiore allo 0,45% del Pil, vale a dire allineata ai valori dell'Europa orientale.

Siniscalco: “No all’abbandono dell’euro”. Corbelli promuove una raccolta di firme per abolirlo

04/06 ''Nostalgia di anni dissennati''. E' secca la bocciatura del ministro dell' Economia, Domenico Siniscalco, alla proposta di abbandonare l' euro. Dal palco dei Giovani di Confindustria, a Santa Margherita Ligure, il titolare di via XX Settembre, non usa mezzi termini per bollare come inaccettabile l' idea di un ritorno al passato e alla vecchia moneta. Il giorno dopo le affermazioni del ministro del Welfare, Roberto Maroni, che ha proposto un referendum per abolire l' euro, ribadito oggi dagli altri ministri leghisti Calderoli e Castelli, si allarga il coro di no a quella che viene giudicata un' ipotesi disastrosa e non praticabile. Ma c'e' anche chi sposa la proposta e annuncia di aver avviato la raccolta di firme per il referendum. Il movimento Diritti civili - dice il suo leader, Franco Corbelli, consigliere provinciale di Cosenza - promuovera' un incontro ''con la Lega Nord e con le altre forze politiche e movimenti, nazionali e locali, contrari all' euro, per unire le forze ed ottenere il raggiungimento dell' importante obiettivo comune''. Siniscalco replica a Maroni spiegando che il vecchio sistema era insostenibile. ''Abbiamo vissuto anni dissennati di cui qualcuno ha anche nostalgia - dice -. Si parla spesso - aggiunge - di nostalgia della svalutazione. Io credo che quel sistema di politica economica fosse insostenibile e i fatti lo dimostrano. La sfida e' adattarsi a un sistema piu' virtuoso e piu' al passo con i tempi''. Disco rosso anche dal leader della Cisl, Savino Pezzotta:''Maroni non finisce di stupire: prima ha lanciato un' idea sbagliata come quella gabbie salariali, poi quella dell' euro. Forse, se fosse piu' attento a quanto dice - sottolinea - capirebbe che dice cose che non stanno ne' in cielo ne' in terra''. ''L' euro ci ha difeso dall' inflazione, e' stato per il nostro Paese una tutela, una garanzia, in una fase di cosi' grande delicatezza'', aggiunge. Una riflessione, semmai, spiega il leader della Cisl, serve sull' Europa, perche' ''alcune spinte propulsive'' che ne hanno accompagnato la formazione si stanno esaurendo. ''Tocca quindi agli europeisti convinti, cominciando dai sindacati - dice - rilanciare l' idea dell' Europa come idea di futuro, di pace, di giustizia e di liberta'''. ''Un' ipotesi assurda'' e' quindi il giudizio di Christian Noyer, governatore della Banca di Francia, che ricorda come l' euro abbia portato ''vantaggi notevoli: niente piu' crisi nei cambi, svalutazioni dolorose o 'competitive', che mettevano in pericolo il mercato comune provocando accessi di inflazione; e niente piu' attacchi speculativi''. In piu', e' ''una moneta solida che ci porta la garanzia durevole di prezzi stabili, e quindi il mantenimento del potere d' acquisto dei redditi e del risparmio. E poi e' diventata la seconda moneta del mondo con il dollaro: per l' Europa e' un successo straordinario''. Secco, poi, il responsabile economico Ds, Pierluigi Bersani. ''Se c'e' un modo per staccare il biglietto per l' Argentina, con partenza immediata - spiega - e' quello indicato dal ministro Maroni. Sono temi - conclude - sui quali non e' consentito scherzare''.

Consumi in frenata nel 2004. Aumenta il gap nord-sud. In Calabria Pil positivo.

Regione

%PIL

1

Lazio

4,60%

2

Umbria

2,60%

3

Sardegna

2,60%

4

Calabria

2,40%

5

Trentino A.A.

2,20%

6

Molise

1,40%

7

Piemonte

1,20%

8

Marche

1,10%

9

Lombardia

1,00%

10

Veneto

1,00%

11

Campania

0,90%

12

Toscana

0,70%

13

Sicilia

0,60%

14

Puglia

0,30%

15

Emilia Romagna

0,20%

16

Friuli V. G.

0,20%

17

Basilicata

-0,20%

18

Valle d'Aosta

-0,30%

19

Liguria

-0,50%

20

Abruzzo

-1,70%

03/06 Cresce il Sud, ma non abbastanza da tenere il passo con il Centro-Nord e, dopo una progressiva riduzione del gap da meta' degli anni '90, nel 2004 la forbice del pil torna ad allargarsi. A fare i conti sull'andamento del pil nelle nostre macroaree geografiche e' lo Svimez nel suo tradizionale 'Rapporto sull'economia del Mezzogiorno'. Conti alla mano, nel Centro-Nord l'incremento del prodotto interno lordo e' stato pari al +1,4%, con uno scatto in avanti notevole rispetto al +0,2% del 2003. A Sud la crescita e' stata dello 0,8%, a fronte di un incremento dello 0,4% datato 2003. Analizzando l'andamento di tutte le Regioni in pole position si piazza la Sardegna, che ha totalizzato un +2,6% (seconda nella scala nazionale dopo il Lazio). Medaglia d'argento per la Calabria con il +2,4%. Segno meno, invece per l'Abruzzo (-1,7%) e sostanziale stagnazione per la Basilicata (-0,1%). Valori superiori alla media si sono registrati solo in Molise (+1,4%) e Campania (+0,9%). Una frenata brusca dei consumi interni e un minor impatto esercitato sul Sud dalla ripresa della domanda estera sono, secondo l'analisi dello Svimez che si basa su dati Istat, i principali motivi che hanno determinato l'inversione di tendenza nella riduzione del gap Nord-Sud. Tirando le somme, la media del prodotto interno lordo per abitante del Meridione e' commisurato sui 15.950 euro. Una cifra che corrisponde al 59,6% di quello del Centro-Nord (29.750 euro). Cio' significa che il divario Nord-Sud e' quantificabile in quaranta punti percentuali, differenza che in termini monetari si traduce in oltre 10.000 euro. Allungando lo sguardo a tutto il periodo 1996-2004, tuttavia, il Mezzogiorno totalizza ancora un lieve differenziale positivo di crescita del pil, pari a tre decimi di punti in media l'anno. La diversa dinamica Nord-Sud in termini di crescita economica fa il paio con il differente andamento del mercato del lavoro. Mentre a Sud si e' registrata una flessione dello 0,2% rispetto all'anno precedente, al Centro-nord il segno e' positivo: la crescita si e' attestata sul +1,2%. Il risultato negativo del Mezzogiorno e' legato principalmente allo sfavorevole andamento del settore industriale, che nel 2004 ha registrato una riduzione delle unita' di lavoro del 2,8%, e di un arresto della crescita nel settore dei servizi (-0,1%). Nella media del periodo 1996-2004 le unita' di lavoro hanno segnato al Sud un incremento pari allo 0,7% medio annuo, tasso inferiore rispetto al +1% registrato dal resto del Paese. Tuttavia, considerando l'occupazione al netto dell'agricoltura, caratterizzata ancora al Sud da una strutturale tendenza alla riduzione della manodopera, le due macroaree geografiche risultano sostanzialmente allineate. Nella tabella è indicato il pil 2004 delle 20 Regioni italiane in ordine decrescente.

Francesco Dodaro soddisfatto per le iniziative della Regione per l’accesso al credito delle PMI

03/06 Francesco Dodaro, componente del Comitato credito di Confindustria a Roma e vice presidente del Confidi Magna Grecia di Cosenza, ha espresso il suo apprezzamento per l' iniziativa intrapresa dal neoassessore all' Economia e vice presidente della Giunta regionale, Nicola Adamo, di aprire un tavolo di confronto con i soggetti che, in Calabria, operano per favorire l' accesso al credito delle piccole e medi imprese. Nel corso di un incontro svoltosi in Assessorato, e' scritto in un comunicato, Adamo ''ha espresso in maniera chiara e decisa alcuni degli obiettivi che intende perseguire nel settore del credito e, in particolare, verso il potenziamento del sistema regionale dei confidi''. A giudizio di Dodaro ''la grande apertura e disponibilita' dimostrata, oltre che dall' assessore Adamo anche dal dott. Pantaleo, dirigente del Dipartimento al Bilancio, verso le proposte avanzate dai rappresentanti dei confidi calabresi che, in grande numero hanno partecipato all' incontro, fa intravedere interessanti spazi di crescita per il nostro sistema imprenditoriale e per la ricostituzione di un clima di maggiore fiducia, oggi molto rarefatto. Infatti - ha aggiunto Dodaro - dopo molto tempo abbiamo avuto modo di partecipare ad un confronto caratterizzato da franchezza e chiarezza e nel quale, soprattutto, non vi erano ricette preconfezionate e scelte gia' assunte. Viceversa, tutti abbiamo avuto modo di esprimere dialogicamente le nostre opinioni e avanzare proposte concrete''. In particolare, l' incontro e' servito anche per fare una prima riflessione sugli enti strumentali della Regione, Fincalabra in testa. ''In un recente passato - e' scritto nella nota - da piu' parti, ed in particolare dai confidi calabresi piu' importanti, vi fu una forte levata di scudi verso la costituzione di Fincalabra Garanzia, iniziativa giudicata del tutto ingiustificata ed inopportuna''. ''L' incontro - ha sostenuto Dodaro - e' stato utile a chiarire come la Regione voglia ricondurre il ruolo di Fincalabra Garanzia entro limiti di assoluta complementarieta' rispetto ad un sistema di confidi che, nella nostra regione, puo' vantare punti di eccellenza di livello nazionale. Da questo punto di vista, i confidi presenti hanno manifestato, raccogliendo una mia personale proposta, la disponibilita' a partecipare con una quota di maggioranza al capitale di Fincalabra Garanzia, attualmente detenuto dalla stessa Finanziaria regionale e dalla Federazione Regionale delle Bcc''. Sull' argomento, oltre che per valutare le effettive possibilita' di lanciare entro breve tempo un ''bond di distretto'', e' stata costituita una commissione ristretta composta, oltre che da Francesco Dodaro, anche da Luigi Leone, direttore di Confindustria Calabria; Giulio Valente, presidente di Fidart Calabria e dai rappresentanti di Fincalabra Garanzia. ''Nelle prossime settimane - ha concluso Dodaro - ci aspettiamo le prime risposte concrete, a partire dalla pubblicazione del Bando relativo al Fondo di Garanzia previsto dalla misura 4.1.e. del Por Calabria: dopo cinque anni di attesa, tale strumento e' sempre piu' vitale per le imprese calabresi''.

Convegno “Un ‘io’ per lo sviluppo” il 15 a Lamezia

30/05 “Custodire e incrementare il desiderio nell’uomo che lavora e investe è la condizione per favorire un’esistenza che persegua e compia il proprio destino, e nello stesso tempo sia la premessa per un nuovo sviluppo” è il tema che tratterà il convegno Un "io" per lo sviluppo che si terrà il 15 giugno alle 17.30 nel Centro Servizi Avanzati Agroalimentare della Calabria di Lamezia Terme. La manifestazione che vedrà il saluto del Presidente Compagnia delle Opere della Magna Grecia, Giancarlo Franzè e di Antonio Schiavelli Responsabile Compagnia delle Opere Impresa. Introduce Mons. Luigi Cantafora, Vescovo Diocesi di Lamezia Terme. Al convegno sono previsti gli interventi di: Luca Antonimi, Professore di Diritto Costituzionale Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Padova, coautore del libro; Emmanuele Forlani, Segretario Generale Fondazione per la Sussidiarietà; Santo Versace, Presidente Gianni Versace S.p.A.; Agazio Loiero, Presidente Regione Calabria. Conclude il convegno Antonio Saladino, Consigliere Fondazione per la Sussidiarietà. Modera il convegno Roberto Fontolan, Direttore Responsabile de " il Velino "

Berlusconi risponde a Montezemolo: “Siamo un paese ricco e la crisi si può superare”

27/05 Silvio Berlusconi riconosce la crisi del sistema Italia, indica ''difficolta' certo non facili da superare'', ma non accetta il quadro di un paese che si regge sulle stampelle dipinto dal settimanale britannico 'Economist'. E coglie l'occasione di una conferenza stampa proprio con Tony Blair per spiegare che l'Italia ''non solo e' bella per i suoi beni artistici, culturali e ambientali, ma ha anche le regioni piu' ricche d'Europa. La ricchezza delle famiglie - dice - supera di otto volte il pil annuo, abbiamo una percentuale altissima di telefonini, auto e case di proprieta'''. Insomma, ''una realta' fatta di benessere e di gioia'', quello di un paese ''tra i piu' belli e piu' ricchi del mondo''. Esattamente ''il contrario'' dell'immagine offerta dal settimanale inglese, che raffigura proprio il Belpese sorretto solo dalle grucce. Restano le difficolta' di una crisi economica evidente contro la quale Berlusconi indica la ricetta dell'ammodernamento del sistema produttivo e chiede un sempre piu' incisivo intervento dell'Unione europea per far fronte, anche con l'introduzione di quote e dazi, ai problemi legati all'esportazione. Problemi che nascono dall'eccessivo apprezzamento dell'euro sul dollaro e dalla concorrenza commerciale, a volte senza regole, dei paesi asiatici, soprattutto nei settori del tessile, della moda, dell'arredamento e delle calzature. In questo quadro si inseriscono i rapporti tra governo e Confindustria, di cui molto si e' parlato nelle ultime ore, dopo l'intervento di Luca Cordero di Montezemolo all'assemblea degli industriali. Una relazione sulla quale il premier dice di concordare, gettando acqua sul fuoco dei commenti che parlano invece di ''gelo'' nei rapporti tra imprenditori ed esecutivo. ''I suoi obiettivi sono auspicabili - chiarisce ancora a proposito di Montezemolo - ma ci sono tante difficolta' su come raggiungerli. Il presidente della Confindustria illustra esigenze sulle quali concordo. Le difficolta' riguardano come soddisfare queste esigenze in ambito politico ed istituzionale e con le risorse che ci sono''. Berlusconi si tiene fuori dalle polemiche, spiegando che non esiste alcun giallo sul suo intervento all'Auditorium della musica: ''Avevo gia' chiarito che per il governo all'assemblea degli industriali avrebbe parlato Scajola. Poi sono stato chiamato per un saluto e ho detto quello che avete sentito: solo parole positive e nessun commento sulla relazione. Ho dato un messaggio positivo. Mi spiace sia stato interpretato in modo difforme'', prosegue confermando l'impegno del governo a fare la sua parte, a cominciare dall'intervento per l'abbattimento dell'Irap

- Montezemolo striglia il sistema Italia, dalla politica, ai sindacati alle banche. “Bisogna reagire”. Soddisfazione del Presidente di Assindustria Cosenza, De Rango:“Sconti per nessuno”. Reazioni e commenti (speciale)

Convenzione tra la Compagnia delle Opere e il CAAF della CISL

26/05 È stata siglata la convenzione tra la Compagnia delle Opere “Magna Grecia”, associazione alla quale aderiscono oltre 1400 imprese distribuite sul tutto il territorio calabrese, rappresentata da Giancarlo Franzè, “Piazza del lavoro della Calabria”, associazione che promuove servizi per favorire l’occupabilità nel territorio calabrese rappresentata da Nadia Didonna, e la Società servizi Cisl, che svolge attività di Caaf Cisl nelle cinque province calabresi, rappresentata da Antonio Ferrari, presidente regionale. La convenzione prevede che il Caf Cisl mette a disposizione della Compagna delle Opere Magna Grecia e della Piazza del Lavoro della Calabria, in favore dei propri soci o iscritti, diversi servizi, quali il modello Unico 730 e Ici, le certificazioni reddituali, le prestazioni sociali agevolate (Isee), le dichiarazioni di successione, cioè consiste nel fornire le informazioni in materia di successione, il contenzioso fiscale, l’ufficio vertenze, l’assistenza pratiche relative a colf e badanti. In particolare, il servizio colf e badanti consiste nel fornire sia al datore di lavoro, sia alla badante le prime informazioni in materia di rapporti di lavoro riguardanti le colf e badanti, nonché l’assistenza per la stipula dei contratti di lavoro, prospetti compensi, versamenti Inps, e liquidazioni sui casi prospettati dalle persone.
“La sottoscrizione del protocollo d’intesa – ha affermato il direttore di Piazza del Lavoro Calabria Nadia Didonna – è l’esito di un proficuo confronto tra vive realtà operanti nel mercato del lavoro che si prefiggono un unico obiettivo: il miglioramento qualitativo dei servizi in favore del cittadino”. Questo è l’esempio, ha aggiunto Didonna, “di come le iniziative con finalità sociali rivestono una rilevanza tale da trascendere il rapporto pubblico/privato, nel senso che il servizio al cittadino è un servizio alla persona, che vale tanto per il pubblico quanto per il privato. La priorità è questa: raggiungere la sua persona nelle sue esigenze”.
Tale convenzione, ha commentato Antonio Ferrari, presidente regionale della Società servizi Cisl, “mette in campo una sinergia tra la Compagnia delle Opere, Piazza del Lavoro ed il sindacato, offrendo servizi globali ai propri utenti. Tutto ciò stimola lo sviluppo del mercato del lavoro, creando così una competitività tra il pubblico ed il privato”. Un’iniziativa positiva, ha affermato il segretario regionale della Cisl Luigi Sbarra, “che contribuisce allo sviluppo di nuove occasioni di lavoro facilitando l’incontro tra domanda ed offerta”.

Secondo l’Eurispes nella provincia di Cosenza è piena recessione

25/05 Una situazione di debolezza del ciclo congiunturale destinata a consolidarsi ulteriormente con la tendenza a stabilizzarsi su andamenti ancora non positivi: e' questo il risultato di un' indagine sull' economia della provincia cosentina condotta dall' Eurispes. Andamenti, afferma Eurispes, ''come confermato dalle previsioni degli imprenditori, che non hanno consentito e non consentiranno strategie di investimento e di allargamento del mercato provinciale, almeno non nel breve periodo''. Infatti, alla domanda se nell' ultimo anno le imprese nel territorio provinciale cosentino avessero effettuato investimenti, solo il 34% ha risposto positivamente. Per quanto riguarda il settore di appartenenza spicca la percentuale ottenuta dalle aziende dei servizi, 51,3%, seguito dalle costruzioni, 38,5%. Commercio e industria rappresentano i settori nei quali si colloca il numero piu' alto di aziende che non hanno effettuato investimenti, il 75% e il 73,9%. Sono le societa' di capitale a manifestare maggiore propensione agli investimenti che hanno riguardato principalmente il potenziamento dell' attivita' ordinaria dell'impresa, ossia l' acquisto di macchinari e attrezzature per la produzione (35,3%), seguito dall' innovazione tecnologica, 29,4%. Gli investimenti per l' informatizzazione sono stati effettuati solo dal 7,4% e dal 2,9% delle imprese intervistate. Per quanto riguarda le dinamiche relative alla propensione all' investimento per il futuro, i risultati, riferisce Eurispes, non si discostano dai dati relativi al 2004. Solo un terzo degli imprenditori intervistati afferma di aver programmato di effettuare nuovi investimenti. Tra i settori di appartenenza, primo in classifica risulta quello delle costruzioni, 42,3%. Di contro, servizi e industria e artigianato risultano quelli in cui si rilevano le percentuali maggiori di operatori che non hanno programmato alcun tipo investimento: 74,4% per il primo e 73,9% per il secondo. Per quanto riguarda il clima di fiducia generale tra gli imprenditori, il 64,5% non nutre aspettative positive, dichiarandosi convinti che la tendenza generale dell' economia regionale sara' abbastanza o molto negativa; solo l' 1% si dimostra ottimista, il 20% abbastanza fiducioso, mentre il 14,5% manifesta incertezza o preferisce non pronunciarsi. Il clima di sfiducia appare elevato in ogni settore di attivita' economica, superando in tutti i casi il 60% di risposte negative. Alle imprese e' stato anche chiesto un giudizio su alcuni specifici indicatori del sistema infrastrutturale provinciale. Gli imprenditori hanno esplicitato un forte disappunto, soprattutto su natura e gestione delle vie di comunicazioni: la rete stradale, con il 79,5% di giudizi negativi, occupa il primo posto; seguono la rete autostradale (69,5%) e quella ferroviaria (53%). Appena sufficiente lo smaltimento dei rifiuti (55,5%). In vetta alla classifica, invece, per quanto riguarda l' adeguatezza del servizio, la rete telefonica (74%), seguono le rete elettrica (70,5%) e la rete idrica (65%). Per quanto riguarda gli elementi su cui concentrare l' azione di rilancio economico del territorio cosentino il 33,3% degli imprenditori ritiene che il sostegno e il miglioramento della qualita' dell' offerta turistica sia il fattore piu' strategico. Segue il miglioramento e la commercializzazione dei prodotti tipici (29,5%), il sostegno per la nuova imprenditorialita' e per la formazione (24% e 23,5%). Nelle ultime posizioni si collocano un maggiore sostegno al settore manifatturiero (3,5%) e l' attrazione di nuovi investimenti provenienti dall' estero (5,5%). Tra i vari enti pubblici e privati, gli intervistati indicano la Regione come l' istituzione maggiormente deputata a favorire lo sviluppo economico della provincia (50,5%). A seguire comune e provincia (20% e il 15%) e la camera di commercio (8%). L' indagine, afferma Eurispes, mostra poi come il grado di internazionalizzazione del tessuto imprenditoriale, benche' piu' interessante rispetto al quadro dell' intera struttura regionale, sia ancora significativamente basso. Emerge che nella stragrande maggioranza dei casi il principale mercato di sbocco e' quello provinciale (70%), mentre il 14% dichiara che l' area di mercato e' l' intero territorio nazionale. Solo il 4,5% sostiene di aver piazzato i prodotti sui mercati extranazionali. Sono le imprese del comparto Industria e artigianato a vendere sul mercato nazionale ed extranazionale (28,2% e 7,7%), a differenza di quelle del commercio che si rivolgono principalmente al mercato locale (provinciale 79,4% e regionale 14,7%). Le imprese di Servizi nel 21,7% dei casi riescono a collocare i prodotti anche nel resto del Paese. Al mercato europeo si rivolgono quasi esclusivamente ed in percentuali ridotte le aziende del settore agricolo (6,8%) e edile (3,8%). L' 83% delle aziende campionate rivela di non avere nessun rapporto con imprese extranazionali, mentre il 17% dichiara di avere scambi commerciali con imprese di mercati europei e internazionali. Per quanto riguarda il trend congiunturale dell' export emerge uno scarso dinamismo: il 57,9% delle aziende segnala una sostanziale stabilita', il 26,3% registra una flessione e solo il 15,8% dichiara un trend positivo, ovvero un aumento del fatturato; il saldo e' pari al -10,5%. Attraverso l' esame dei principali indicatori congiunturali emerge come le aziende della provincia cosentina abbiano evidenziato difficolta' di crescita. Il 2004 e' stato un anno di stagnazione. In particolare, rileva Eurispes, si nota un rallentamento degli standard produttivi visto che e' maggiore la quota di aziende che lamenta una diminuzione del fatturato (43,5%) rispetto a quante segnalano un aumento (21,5%). L' altro indicatore che conferma tale criticita' e' l'andamento del portafoglio ordini con un saldo negativo del -9,3%. Registra un indice di stazionarieta' (82%) l' indicatore congiunturale relativo all' occupazione.
Rio: Serve competitività per rilanciare il sistema
''L' attuale scenario del tessuto imprenditoriale cosentino si presenta, da un punto di vista macroeconomico, particolarmente frammentato e poco reticolato''. A sostenerlo e' stato il presidente di Eurispes Calabria, Raffaele Rio, commentando la ricerca sull' economia della provincia cosentina. ''Polverizzazione territoriale e aziendale - ha aggiunto Rio - sono due caratteristiche qualitative che sostengono la riproduzione della marginalita' dell' apparato produttivo e la sua stessa mancata crescita quantitativa. Le imprese denunciano un accentuato localismo degli sbocchi di mercato. Al gap di integrazione spaziale, si contrappone cosi' un altrettanto forte deficit di integrazione intersettoriale: i comparti di attivita' seguono logiche di sopravvivenza autonome senza interconnessioni e legami significativi con quelli a monte o a valle. A oggi, inoltre, oltre alla maggiore dipendenza dal credito bancario delle imprese minori, si osserva una sostanziale debolezza contrattuale delle Pmi verso gli intermediari, dovuta, tra l' altro, alla scarsa disponibilita' di garanzie da concedere. Tale aspetto e' da ricondurre all' impostazione e ai presupposti delle valutazioni tradizionalmente condotte dalle banche in merito all' affidabilita' della clientela''. ''Ai fini di una corretta ed efficiente valutazione della capacita' di credito - ha sostenuto Rio - si presuppone dunque anche che vi sia l' effettiva disponibilita' dell' impresa a trasmettere le informazioni ed a collaborare, se necessario, nella conduzione delle analisi. Le Pmi incontrano pesanti ostacoli alla crescita dovuti alle difficolta' di reperire fondi. Per soddisfare le esigenze delle imprese, che si vanno evolvendo verso livelli di maggior complessita' e sofisticazione, e' quindi necessario che la struttura del sistema di intermediazione finanziaria sia articolata in modo tale da offrire risposte in linea con le caratteristiche di pluralismo e di localismo del comparto industriale''. ''Secondo i dati congiunturali rilevati - ha proseguito il Presidente dell' Eurispes - si registra un generale accorciamento dell' orizzonte degli investimenti e una diffusa preoccupazione degli imprenditori per il futuro. Le aziende si rivolgono agli istituti di credito non per ricevere un sovrappiu' per il presente, ma un surplus per scongiurare lo spettro dell' isolamento e dell' abbandono per il futuro. Occorre, quindi, ripensare il sistema creditizio come un interlocutore che sappia promuovere la crescita, in grado valutare il rischio evitando la penalizzazione della business idea imprenditoriale per mancanza di conoscenza della realta'. In questa direzione il sistema creditizio deve mettere in campo idee e strategie per scongiurare il rischio di essere definitivamente assorbito da altre realta' extraregionali. Per tale motivo, argomento strategicamente rilevante diviene la competitivita' dei territori, cioe' la capacita' di far nascere nuove iniziative, consolidare e trattenere le imprese esistenti e di attrarne di nuove dall' esterno attraverso l' offerta di vantaggi comparati in termini di stabilita' istituzionale, efficienza della pubblica amministrazione, incentivi finanziari ed adeguate risorse umane disponibili. L' analisi delle criticita' dell' economia del territorio cosentino costituisce pertanto - ha concluso Rio - il primo passo per giungere a definire il quadro delle priorita' e degli obiettivi programmatici da perseguire''. Per il presidente del Credito Cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino, ''l' esperienza storica mostra che le banche possono assumere una funzione essenzialmente passiva, limitandosi a soddisfare le richieste di finanziamento o piu' proficuamente sviluppare un ruolo attivo, dando un contributo dinamico allo sviluppo grazie alla propria capacita' di promuovere la mobilizzazione delle risorse e di destinarle ad investimenti produttivi. Si puo' identificare, in altri termini - ha proseguito - una sorta di responsabilita' sociale delle banche che si combina con il profilo economico-aziendale della funzione obiettivo che guida ciascuna azienda di credito. Di tale responsabilita' sociale puo' considerarsi particolarmente investita l' attivita' delle banche di credito cooperativo in virtu' del legame molto forte con il territorio''. ''D' altro canto - ha sostenuto Paldino - l' indagine dell' Eurispes ha messo in evidenza come il 78,8% degli imprenditori dichiari di intrattenere rapporti con la banca locale. Si configura quindi un ruolo primario delle banche locali nel finanziamento delle imprese. Diviene per questo assai importante che la banca locale sia in grado di giocare fino in fondo questo ruolo, ossia che sia capace di fornire un contributo adeguato alle diverse fasi di sviluppo dell' impresa. In questo contesto, la Banca di Credito Cooperativo Mediocrati, ha sentito l' esigenza di investire in ricerca, di conoscere le vocazioni della nostra terra, di ascoltare l' opinione e gli atteggiamenti degli imprenditori, di porsi, infine, come interlocutore attento dell' imprenditoria locale. Il Primo Rapporto sull' economia in provincia di Cosenza e' uno studio di notevole valore scientifico ed informativo, che costituira' una guida preziosa al servizio delle istituzioni locali a vario titolo per orientarsi nella complessita' dei processi evolutivi sociali ed economici, nelle diversita' delle tematiche e delle opportunita' di sviluppo, nella valorizzazione delle potenzialita', soprattutto quelle meno definite, e per attuare azioni ed interventi capaci di incidere sulla realta' dei nostri territori e favorirne la crescita''.

Secondo uno studio Svimez il sud in due anni perde 48 mila posti di lavoro

24/05 E’ sempre più un Italia a due velocita' sull'occupazione. Per il secondo anno consecutivo, nel 2004,infatti, aumenta il divario tra Mezzogiorno e Centronord. L'incremento occupazionale registrato nel 2004 (nonostante la non felice congiuntura economica) di 164 mila unita' e', infatti, andato interamente al Centronord. Qui si e' registrato un aumento di 187 milaunita' (pari a +1,2% sul totale dell'area), mentre al Sud c'e' stata una perdita secca di circa 23 mila unita' nel Mezzogiorno (-0,4%). Per il Sud, si tratta del secondo anno di flessione occupazionale, dopo sei anni di variazioni positive. E, se tra il 2000 e il 2002 erano stati creati al Sud ben 350 mila nuovi posti di lavoroaggiuntivi, tra il 2002 e il 2004 gli occupati sono calati di 48 mila unita'. Al Centronord, invece, nell'ultimo biennio l'occupazione e' aumentata di oltre mezzo milione di unita'. Lo rivela uno studio della Svimez, curato da Luca Bianchi, che sottolinea le difficolta' del Mezzogiorno. In forte riduzione anche la quota di persone che partecipano al mercato del lavoro. Nel corso del 2004 le persone che cercano attivamente un'occupazione al Sud sono diminuite di 100 mila unita' (-8,6%), e le forze di lavoro di 130 mila unita' (-1,7%). Segno di uno ''scoraggiamento che ha indotto soprattutto le fasce piu' deboli (giovani e donne) a desistere dalla ricerca di lavoro -afferma Bianchi- o a rifugiarsi nel lavoro sommerso o, come confermano anche dati recenti dell'Istat, a scegliere la strada dell'emigrazione verso le regioni del Centronord''. Dei circa 22,5 milioni di occupati nel nostro Paese nel 2004, 6 milioni e 431 mila sono al Mezzogiorno e piu' del doppio (15milioni e 973 mila) al Centronord. Le cifre sono il risultato di andamenti molto diversificati. Infatti, al Sud, sia nel 2003 sia nel 2004, l'occupazione ha subito una contrazione dello 0,4%. Una variazione di segno negativo che, nell'area, non si registrava dal 1996. Al contrario, al Centronord le variazioni occupazionali sono di segno positivo ininterrottamente dal 1996. E nel 2003 l'aumento percentuale di lavoratori e' stato del 2,3% e nel 2004 dell'1,2%. Sembrano ben lontani, dunque, i tempi, in cui il Mezzogiorno cresceva a ritmo molto piu' sostenuto del resto d'Italia. Dallo studio della Svimez si apprende che nel 2001 la crescita occupazionale del Sud era del 2,4% e quella del Centronord dell'1,6%, mentre nel 2002 rispettivamente dell'1,7% e dell'1,3%.
''Il persistere di una fase di crescita lenta -commenta Bianchi-sembra, quindi, manifestare con maggiore intensita' i suoi effetti sulla dinamica dell'occupazione meridionale, confermando anche la scarsa rilevanza che in tale area assumono le misure di flessibilizzazione del mercato del lavoro (sia quelle gia' a regime della legge Treu sia quelle in fase di avvio della riforma Biagi), in assenza di un'adeguata dinamica del prodotto dell'area''. Nell'ambito del Centronord, i piu' significativi incrementi occupazionali si sono registrati nella circoscrizione del Centro, che ha fatto segnare nel 2004 un +2,5%, seguito dal Nordovest (+1,2%) e dal Nordest, di fatto in stagnazione (-0,1%). I risultati si devono, dice la Svimez, ''a un mix di misure di flessibilizzazione e di politiche di moderazione salariale'', che hanno consentito al sistema di creare ancora nuova occupazione, ''sia pur in larga misura concentrata in settori e occupazioni a bassa produttivita'''.
Buona parte della crescita occupazionale al Centronord sarebbe dovuta al provvedimento di regolarizzazione degli stranieri, che si concentrano soprattutto in impieghi con basse qualifiche (principalmente nei settori agricolo e edile) e, in particolare, nelle grandi citta' centro-settentrionali. Nel Mezzogiorno si e', dunque, interrotto il trend positivo dell'occupazione che aveva interessato nel periodo 2000-2002, anche se con diversa intensita', tutti i grandi settori dell'economia ad eccezione dell'agricoltura. Nel corso del 2004, il rafforzamento di una tendenza espansiva delle sole costruzioni (+5,2%) viene ampiamente compensato dalla flessione degli occupati negli altri settori. In particolare, va segnalato il dato negativo evidenziato dal terziario (-0,3%), ''non tanto per la sua entita', pari a meno 13 mila addetti, ma perche' riguarda -afferma Bianchi- il settore che aveva trascinato la crescita sino alla fine del 2002, con tassi del 2% annui e incrementi assoluti di quasi 100 mila occupati l'anno''.
In calo al Sud anche il numero di lavoratori in agricoltura (-1%) e nell'industria (-0,3%), dove al +5,2% dell'edilizia si accompagna il -3,9% dell'industria in senso stretto. In tutto, una perdita dello 0,4%. Il calo degli occupati nei servizi, dopo anni di crescita sostenuta, e' ''un importante campanello d'allarme e riflette le accresciute difficolta' delle famiglie meridionali nel mantenere un livello di spesa per consumi adeguato''. Con il rischio del ritorno all'economia sommersa. Anche nell'industria meridionale, nel corso del 2004, si sono sentiti gli effetti di una pesante crisi: -3,9% di occupati, pari a circa 34 mila posti di lavoro in meno. Un valore che arriva dopo una lunga fase di incremento dello stock di occupazione industriale meridionale e che evidenzia le crescenti difficolta' che il sistema dell'area sta incontrando nel nuovo quadro competitivo internazionale, di fronte a nuovi competitori come Cina e India. ''Proprio il modello di specializzazione dell'industria meridionale -si legge nello studio- sbilanciato sui settori tradizionali, sempre piu' esposti alla competizione dei Paesi caratterizzati da piu' bassi livelli di costo del lavoro, rischia di penalizzare fortemente le prospettive di ripresa occupazionale dell'intera area meridionale''.
Su scala nazionale, la crescita dell'occupazione nel 2004 ha interessato tutti i settori, ad eccezione dell'industria in senso stretto. Gli incrementi percentuali piu' rilevanti si sono registrati in agricoltura, che, dopo un lunga fase di riduzioni della manodopera impiegata, ha fatto registrare un +2,4% e nelle costruzioni (+5,2%). Si tratta dei due comparti dell'economia ''maggiormente interessati dai provvedimenti di regolarizzazione della forza di lavoro straniera''. ''Al netto di tale flusso aggiuntivo, stimato superiore alle 100 mila unita', probabilmente -avverte la Svimez- la crescita dell'occupazione italiana sarebbe stata assai piu' modesta''. Se si analizza l'andamento dell'occupazione nelle diverse regioni meridionali, emergono profonde differenze. Risultati complessivamente positivi li hanno registrati, nel 2004, il Molise (+1,2% di occupati) e la Calabria (1,8%). In entrambe le regioni, i dati piu' favorevoli si segnalano nella parte centrale dell'anno, mentre sembra evidenziarsi un rallentamento, piu' forte in Molise, nel quarto trimestre. Una sostanziale tenuta dell'occupazione si e' verificata nelle due isole, rispettivamente con +0,4% in Sardegna e +0,1% in Sicilia.
Le altre regioni del Sud hanno tutte fatto registrare una contrazione dello stock complessivo di manodopera occupata, ma l'Abruzzo (-3,2%) ha realizzato il peggior risultato tra le regioni italiane e la Campania (-0,8%) il peggiore nell'ultimo periodo dell'anno. Seguono la Puglia (-1,1%) e la Basilicata (-1,1%), che sconta soprattutto il forte calo della seconda meta' del 2004, presumibilmente dovuto alle difficolta' del settore industriale. Nel 2004, la crescita dell'occupazione a livello nazionale e' interamente ascrivibile alla componente 'tipica' (a tempo pieno e indeterminato). In particolare, sono ancora aumentate le posizioni dipendenti a tempo indeterminato, mentre la dinamica di quelle a termine ha subito un sensibile rallentamento. Il numero dei dipendenti con contratto permanente, nel Paese, e' cresciuto di 135 mila, a fronte di una riduzione di 61 mila unita' a termine.
Ed e' nel Mezzogiorno, in particolare, che le componenti atipiche dell'occupazione hanno subito i maggiori tagli: -2,4% i contratti part-time, -1,7% quelli a termine. Anche la componente autonoma che, al contrario, e' cresciuta significativamente nel resto del Paese (+5,8% al Centro e + 0,8% al Nord), al Sud ha fatto registrare nel 2004 una flessione (-0,6%), pari a 10mila lavoratori in proprio in meno. Tra il 2003 e il 2004, la quota dell'occupazione a termine sul complesso dell'occupazione dipendente, e' diminuita nel Mezzogiorno dal 16,7% al 16,4% e dal 12,3% all'11,8% a livello nazionale. La quota di lavoratori con contratto part-time e' passata dall'11,1% al 10,8% al Sud, mentre rimane sostanzialmente stazionaria (circa 13%) nel resto del Paese. Nonostante la flessione dell'occupazione, nel corso del 2004 il numero dei disoccupati del Mezzogiorno e' decisamente calato. Le persone in cerca di occupazione,infatti, si sono ridotte (fra il 2003 e il 2004) di 107 mila unita', pari a -8,6%. Nel Centronord, invece, nonostante la crescita degli occupati, per effetto di una sostenuta dinamica delle forze di lavoro (+206 mila unita', pari a +1,2%) i disoccupati aumentano di 19 mila unita' (+2,4%). Il calo della disoccupazione meridionale e' dovuto al 90% a due regioni, Campania e Sicilia, caratterizzate da vistosi cali nel numero di coloro che partecipano al mercato del lavoro (rispettivamente -34mila e -61mila disoccupati). ''Nelle regioni meridionali ci si trova, insomma, in presenza di una situazione anomala e assai problematica -spiega Bianchi- caratterizzata da una contemporanea riduzione dell'occupazione (sia pure non molto pronunciata) e della disoccupazione (assai piu' accentuata). E' evidente una fuoriuscita di disoccupati, non verso lo status di occupato, ma verso una condizione di inattivita' sul mercato del lavoro. Una cosi' profonda divaricazione negli andamenti dell'occupazione tra Nord e Sud -conclude- potrebbe, inoltre, anche aver determinato il rafforzarsi della tendenza alla ripresa dei movimenti migratori interni dal Sud verso il Nord del Paese''.

Rinnovata la Giunta di Confindustria, oggi l’insediamento di Fausto Aquino.

24/05 Tutto fatto per la nuova Giunta di Confindustria che si insediera' domani con l' assemblea privata dell'associazione e fara' il suo esordio il giorno dopo in occasione dell'assise pubblica. Sono stati infatti scelti i 20 Rappresentanti generali che, insieme agli aventi diritto (comitato di presidenza, Direttivo, ex presidenti), ai membri delle associazioni territoriali, di quelle di categoria, dei Giovani e della Piccola siederanno nel parlamentino industriale (168 membri in totale) per il biennio 2005-2007. Si tratta di nomi forti e di grande spessore professionale e aziendale, che avranno il compito di coadiuvare e accompagnare la presidenza Montezemolo nel prossimo biennio, a cominciare da questo ultimo difficile anno di legislatura. Tra i nomi di spicco della lista, appena votata, secondo quanto si apprende, figurano tra gli altri il presidente Umberto Quadrino (Edison), Giuseppe Lignana (Burgo), Alberto Meomartini (Italgas), Gina Nieri (Mediaset), Carlo Pesenti (Italmobiliare). Di seguito l'elenco completo dei nuovi rappresentanti generali, di quelli della Piccola, dei Giovani e dei tre membri scelti per il Mezzogiorno:
- RAPPRESENTANTI GENERALI (20): Sergio Bellato (Treviso), Luca Bonaiti (Padova), Sandro Bordato (Verona), Gustavo Bracco (Roma), Massimo Bucci (Emilia-Romagna), Franca Capurro (Novara), Gianfranco Casati (Assolombarda), Giuseppe Castelli (Assolombarda), Paolo Lamberti (Varese), Ruggero Lenti (Torino), Giuseppe Lignana (Torino), Carlo Longo (Prato), Alberto Meomartini (Assolombarda), Giuseppe Mortara (Vercelli), Gina Nieri (Assolombarda), Carlo Pesenti (Bergamo), Andrea Pontremoli (Assolombarda), Umberto Quadrino (Assolombarda), Paolo Rebaudengo (Torino), Marco Rosi (Parma).
- PICCOLA IMPRESA (20): Antonio Alunni (Umbria), Paolo Angeletti (Lombardia), Luigi Antinori (Marche), Fausto Aquino (Calabria), Paolo Bastianello (Veneto), Vincenzo Boccia (Campania), Giovanni Caffarelli (E.Romagna), Maurizio Gallo (Piemonte), Mario Locatelli (Lombardia), Alberto Narniga (Lombardia), Gennaio Moccia (Lazio), Antonio Paci (Toscana), Paolo Piffer (Trentino), Giangfranco Rados (Friuli VG), Giuseppe Ruscitto (Molise), Romano Salvioni (Lombardia), Franco Tasca (Piemente), Alberto Testa (Lombardia), Paolo Trovo' (Veneto), Lucia Vallifuoco (Sardegna).
- GIOVANI (8): in rappresentanza degli under 40, oltre al neoeletto presidente Matteo Colaninno (membro di diritto in quanto facente parte del Direttivo), faranno il loro ingresso in Giunta Matteo Sgarbi (Genova), Raffalla Pinori (Prato), Piero Montinari (Lecce), Alberto Marenghi (Mantova), Corrado Bocci (Perugia), Biagio Amaru' (Ragusa), Cristina Bonetti (Padova), e Marco Brandani (Cuneo).
- MEZZOGIORNO (3): entreranno in Giunta Nicola Biscotti (Foggia), Giovanni Lettieri (Napoli) e Ivanhoe Lo Bello (Siracusa). Inoltre, secondo lo Statuto, il presidente puo' discrezionalmente 'invitare' 3 membri in Giunta: l'anno scorso Montezemolo scelse Alessandro Benetton, Carlo De Benedetti e Giampiero Pesenti.

Non è la Cina a mettere in ginocchio il settore tessile

21/05 Non e' la Cina a mettere in ginocchio il settore del Tessile-abbigliamento-calzature (Tac) italiano. Ad affermarlo e' l'Ufficio studi dell'associazione degli Artigiani Cgia di Mestre, con una elaborazione basata su dati Infocamere e Istat. Tra il 2000 e il 2004 l'export italiano di questo settore e' diminuito del 4,9%. Gli addetti, sempre nello stesso periodo, si sono contratti di quasi 274.000 unita' (pari al -29,4%), mentre il numero delle imprese, tra il 2001 e il 2004, si e' ridotto di oltre 10.300 (-9,1%). E' possibile, allora - chiede la Cgia - che tutto sia da addebitare alla concorrenza sleale dei prodotti cinesi se l'accordo Multifibre - che prevedeva un contingentamento delle esportazioni asiatiche in Europa - e' scaduto lo scorso 31 dicembre 2004? Secondo l'associazione deglio Artigiani di Mestre la risposta e' molto chiara: ''non puo' essere la Cina la responsabile di tutti i nostri mali''. ''Basta con questa caccia alle streghe - commenta il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - i problemi sono strutturali e sono legati al profondo cambiamento tecnologico che sta vivendo il comparto sempre piu' caratterizzato da un forte aumento della robotizzazione e dell'applicazione delle nuove tecnologie nel processo produttivo che hanno contribuito ad aumentare la produttivita' e conseguentemente espulso forza lavoro mettendo in crisi le aziende marginali. Certo, chi fa dumping va combattuto ed accelera il processo di crisi di molte imprese ma non puo' essere la causa di tutti i mali. Chi si ricorda, ad esempio, quando i cinesi eravamo noi? Quali tecniche hanno usato negli anni '70 i nostri imprenditori per mettere in crisi, ad esempio, il tessile o l'abbigliamento tedesco? Il basso costo del lavoro, una grande capacita' di copiare i prodotti migliori e un ricorso abbastanza massiccio di lavoro nero''. Ritornando alla performance del settore per singole regioni, la Cgia di Mestre rileva che per quanto riguarda le esportazioni, di fronte a una contrazione media italiana pari al -4,9%, il Lazio ha registrato il risultato piu' negativo (-31,6%), seguono la Campania (-29,8%) e la Sardegna (-29,1%).In riferimento al numero di imprese la riduzione, come detto, e' stata pari a 10.387 unita' (pari al -9,1% nel periodo tra il 2001 e il 2004). Le regioni che piu' delle altre hanno risentito delle difficolta' del settore sono state la Lombardia (-2.348 imprese pari al -11,6%), la Toscana (-2.239 imprese pari al -10,1%) e il Veneto (-1.535 pari al -12,2%). Infine, per quanto riguarda gli addetti, i posti di lavoro persi in Italia nel periodo di riferimento sono stati 273.926 (pari al -29,4% tra il 2000 e il 2004). Molto decisa la contrazione registrata nel Veneto (-88.845 addetti pari al -45%) e in Emilia Romagna ( -57.024 pari al -52%).

ITALIA: ANDAMENTO DEL TESSILE-ABBIGLIAMENTO-CALZATURE

(Anni 2000/2004)

----------------------------------------------------------------

 

Var. %

Var. assoluta

Export

-4,9

 

Addetti

-29,4

-273.926

N imprese

-9,1

-10.378

 

ESPORTAZIONI PER REGIONI

Var. % 2004*/2000

---------------------------------------------

Lazio

-31,6

Campania

-29,8

Sardegna

-29,1

Umbria

-15,2

Toscana

-14,6

Valle d'Aosta

-10,3

Calabria

-9,9

Puglia

-7,5

Friuli-Venezia Giulia

-6,2

Lombardia

-5,4

Sicilia

-4,6

Piemonte

-4,3

Marche

-0,6

Veneto

2,7

Emilia Romagna

3,1

Trentino-Alto Adige

8,3

Abruzzo

27,8

Molise

34,6

Basilicata

43

Liguria

88,3

------------------------------------------------

ITALIA

-4,9

 

NUMERO IMPRESE PER REGIONI

 

2004

Var.ass.

'04/'01

Var. %

'04/'01

-----------------------------------------------------------------------------

Abruzzo

2.740

66

2,5

Basilicata

535

-37

-6,5

Calabria

1.601

192

13,6

Campania

9.424

-224

-2,3

Emilia Romagna

9.012

-1.178

-11,6

Friuli-Venezia Giulia

684

-148

-17,8

Lazio

3.572

-432

-10,8

Liguria

1.038

-181

-14,8

Lombardia

17.846

-2.348

-11,6

Marche

7.263

-545

-7

Molise

351

-6

-1,7

Piemonte

4.704

-703

-13

Puglia

7.655

-472

-5,8

Sardegna

947

33

3,6

Sicilia

2.649

-241

-8,3

Toscana

19.880

-2.239

-10,1

Trentino-Alto Adige

497

-43

-8

Umbria

2.099

-346

-14,2

Valle d'Aosta

46

0

0

Veneto

11.004

-1.535

-12,2

------------------------------------------------------------------------------

ITALIA

103.547

-10.387

-9,1

 

ADDETTI PER REGIONI

 

2004

Var. ass.

'04/'00

Var.%

'04/'00

------------------------------------------------------------------------------

Calabria

3.150

-10.771

-77,4

Sicilia

5.651

-10.591

-65,2

Emilia Romagna

52.582

-57.024

-52

Veneto

105.793

-88.845

-45,6

Campania

32.724

-16.447

-33,4

Lombardia

135.401

-43.679

-24,4

Trentino-Alto Adige

3.411

-959

-21,9

Marche

59.312

-16.051

-21,3

Basilicata

1.870

-331

-15

Toscana

105.967

-14.431

-12

Abruzzo

22.926

-2.843

-11

Lazio

9.905

-1.176

-10,6

Piemonte

45.564

-4.954

-9,8

Sardegna

2.618

-253

-8,8

Puglia

47.384

-4.288

-8,3

Friuli-Venezia Giulia

4.680

-385

-7,6

Valle d'Aosta

78

-5

-6

Liguria

2.122

-127

-5,6

Umbria

14.081

-716

-4,8

Molise

2.988

-50

-1,6

-------------------------------------------------------------------------------------

ITALIA

658.207

-273.926

-29,4

 

 

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