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Economia e Finanza dal 21/5 al 9/8
L’Adecco “sistema” 318 persone in Calabria 09/08 Sono 318 le persone che in Calabria hanno trovato occupazione
a tempo determinato attraverso la societa' Adecco che, nella gestione
delle Risorse Umane, ha fatto registrare un aumento del 7% di nuovi
occupati sul semestre dello scorso anno. Lo si e' appreso da una nota
della stessa societa' Adecco. Le imprese che in questo primo semestre
dell'anno hanno fatto ricorso alla somministrazione a tempo determinato
(ex lavoro temporaneo) sono state circa 11.000, (30 in Calabria).
Il 38% dei lavoratori avviati, al termine di una missione media di
2 mesi e' stato assunto stabilmente. Settori di inserimento - e' scritto
in una nota - la richiesta di flessibilita' da parte dei settori minori
assorbe il 38% dei lavoratori avviati (dato nazionale: 14%), seguiti
dagli altri settori del comparto industriale (chimico, tessile, manifatturiero,
gomma plastica) con il 28% (dato nazionale: 26%), dal settore terziario
con il 27% (dato nazionale: 36%) e dall' industria metalmeccanica
con il 7% (dato nazionale: 24%). La Lombardia continua a essere la
regione trainante per l' occupazione, avendo registrato il maggior
numero di rapporti di lavoro instaurati (22% del totale), seguono
poi il Triveneto (15%), il Nord-Ovest (14%) e infine l' Emilia Romagna
(6%). Buona anche nel Centro del Paese la percentuale dei nuovi occupati
che risulta essere del 27% e nel Sud il 16%. La durata media della
missione lavorativa in Calabria e' di circa 44 giorni (dato nazionale:
40 giorni) mentre l'eta' media dei lavoratori temporanei di Adecco
e' aumentata: 31 anni. Per quanto riguarda il livello di istruzione
degli oltre 300 nuovi impiegati in Calabria, il 48% ha un diploma
di scuola media superiore, mentre il 35% ha il diploma di scuola media
inferiore e il 14% la laurea. Calano le vendite delle case per il caro mattone 08/08 Roma e' la capitale d' Italia ma anche del 'caro mattone' vista
l'impennata dei prezzi delle case. Per quattro anni consecutivi il
costo degli immobili e' salito a ritmi da capogiro: una media del
14,4% per ciascuno degli anni compresi tra il 2001 e 2004. Seguono
Caserta (+12,8%), che pero' registra anche tassi di crescita delle
compravendite elevate, e poi Firenze con il 12,7% di incremento medio
annuo dei prezzi ed un modesto tasso di crescita delle transazioni
(+ 1,32%). A fotografare il fenomeno del caro-immobili e' l' Agenzia
del Territorio, che ha ereditato tutti i compiti catastali dell' ex
ministero delle Finanze ed ha stilato il rapporto Immobiliare 2005.
Lo studio analizza i volumi delle compravendite effettuate in Italia
nel corso del 2004 e nel quinquennio 2000-2004. Registra, dopo anni
di boom, anche i primi segnali di inversione di tendenza, un' ''area
di sofferenza'' nella quale spicca la citta' di Napoli, che ha registrato
una caduta delle transazioni in misura pari al 3,7% media annua a
fronte di un aumento consistente dei prezzi delle abitazioni, pari
all'11,8% medio annuo. Dei 47 capoluoghi di provincia analizzati,
circa 1/3 del mercato residenziale dei 91 capoluoghi considerati nel
rapporto, risulta che si assestano in un'area a forte crescita dei
volumi di compravendita e bassa inflazione, dunque con un andamento
piu' equilibrato, le citta' di: Ferrara, Udine, Varese, Sassari, Novara,
Cagliari, Viterbo, Mantova, Lecco, Ravenna, Reggio Calabria, Ascoli
Piceno, Sondrio, Agrigento, Latina, Teramo, Asti, Oristano, Benevento,
Foggia, Grosseto, Savona, Chieti, Potenza, Rimini, Ragusa, Lodi, Lecce,
Taranto, Cosenza, Reggio Emilia, Pescara, Biella, L'Aquila, Pistoia,
Catania e Piacenza. Tra le citta' caratterizzate invece da una bassa
crescita delle transazioni ed da una elevata inflazione rientrano
anche Milano, Bari, Venezia, Treviso e Parma. A livello ''nazionale''
si registra un tasso medio annuo di crescita dei prezzi delle abitazioni
pari all'8,95% e pari al 2,8% per i relativi volumi di scambio. Il
tasso di crescita dei prezzi al consumo nel periodo considerato e'
stato del 2,47% in media annua e quello del costo di costruzione di
un fabbricato residenziale (per il periodo 2000-2004) e' stato pari
al 3,33%. E' indubbia, dunque, la forte impennata inflazionistica
registrata nel mercato delle abitazioni. La tabella che segue mette
in evidenza il numero delle compravendite complessive totalizzate
negli ultimi quattro anni, secondo il Rapporto immobiliare dell'Agenzia
del territorio: Dossier Industria, cala del 2.5% la produzione Crescita vertiginosa dell’ecotassa (+44%), le province calabresi sono al massimo 05/08 Cresce il tributo per la tutela, la protezione e l'igiene dell'ambiente,
applicato dalle Amministrazioni provinciali come addizionale alla
tassa-tariffa rifiuti solidi urbani. Dal 1993, data dell' istituzione
dell'ecotassa, ad oggi vi e' stato un incremento del 43,8%. A registrarlo
e' la Confedilizia che, sulla base di un'indagine condotta dal proprio
Ufficio Studi, sottolinea che l'aliquota media per ''l'anno 2005 si
e' attestata al 4,43%, avvicinandosi sempre piu' al tetto massimo
del 5% e segnando un ulteriore aumento rispetto al 2004, nel corso
del quale si era raggiunta un'aliquota media del 4,38%''. Nel 2005,
si legge in una nota, ''le Province di Brescia ed Udine sono state
le uniche amministrazioni che hanno diminuito l'aliquota, passando
rispettivamente dall'1,50 all'1% e dal 5 al 4,50%. Tra le province
che, sempre nello stesso anno, hanno aumentato l'aliquota, portandola
al valore massimo del 5%, ci sono le Province di Asti, Ravenna e Siracusa''.
Dall'analisi dei dati delle Province, si rileva ''che si e' passati
dal 3,8% medio del '93 al 4,43% di quest'anno. L'area geografica con
l'aliquota media piu' elevata e' quella del Nord (4,54%) dove si e'
anche registrato un aumento rispetto all'anno precedente (4,47%),
seguita dal Centro (4,51%) e dal Sud e le isole (passata al 4,26%,
rispetto al 4,18% del 2004). Tra le amministrazioni provinciali vi
e' ''da segnalare quella di Varese, che ha modulato l'aliquota nel
senso di stabilire aliquote minori per quei Comuni che hanno una migliore
efficienza nella gestione dei rifiuti''. L'aliquota massima del 5%
e' stata applicata, riferisce la nota, da 73 Province su 102, e precisamente
a Torino, Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbania, Vercelli,
Milano, Bergamo, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Venezia, Belluno,
Padova, Rovigo, Verona, Vicenza, Trieste, Gorizia, Genova, Imperia,
La Spezia, Savona, Bologna, Ferrara, Forli', Modena, Parma, Ravenna,
Reggio Emilia, Rimini, Grosseto, Massa Carrara, Pistoia, Siena, Perugia,
Terni, Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro, Roma, Frosinone, Latina,
Rieti, Viterbo, L'Aquila, Pescara, Teramo, Campobasso, Napoli, Benevento,
Caserta, Salerno, Brindisi, Lecce, Potenza, Reggio
Calabria, Catanzaro, Cosenza, Crotone,
Vibo Valentia, Palermo, Caltanissetta, Catania, Messina,
Siracusa, Cagliari e Sassari. A luglio, boom di sgravi per ristrutturazioni edilizie 05/08 Nonostante luglio evochi voglia di refrigerio al mare o in
montagna, il caldo sembra fare bene alla detrazione Irpef del 36 per
cento per gli interventi di ristrutturazione e recupero edilizio,
perché non accenna a calare la "febbre" da bonus
fiscale. E' quanto si legge su 'Fiscooggi', il notiziario on line
dell'Agenzia delle entrate. A luglio, infatti, sono state 31.580 le
comunicazioni di inizio lavori inviate dai contribuenti per fruire
della detrazione d'imposta ai fini Irpef. Un dato di notevole livello,
all'altezza degli stessi valori del 2003 e 2004, che si inserisce
al terzo posto nelle comunicazioni mensili per l'anno 2005 e porta
il numero delle comunicazioni pervenute al Centro operativo di Pescara,
nei primi sette mesi dell'anno, a 186.759. Fa un notevole balzo in
avanti anche la media mensile che, con 26.680, scavalca la media generale
degli anni precedenti, dal 1998 al 2004, attestata su 24.637 comunicazioni.
Rimane costante la percentuale di incremento mensile (1,4 per cento
sul totale delle comunicazioni pervenute dal 1998) delle comunicazioni
di inizio lavori inviate al COP e sono, ormai, quasi due milioni e
trecentomila (esattamente 2.296.775) i contribuenti che dal 1998 a
oggi hanno usufruito dell'agevolazione fiscale per gli interventi
di ristrutturazione e recupero edilizio dei propri immobili. Analizzando
i dati numerici delle comunicazioni relative al 2005, il mese di luglio
sembra aver risvegliato la voglia di ristrutturare soprattutto nelle
regioni del Mezzogiorno e nelle Isole, tant'è che rispetto
a Giugno gli incrementi maggiori (anche se le cifre in assoluto sono
relativamente piccole) sono arrivati dalla Calabria con 242 comunicazioni
(+160 per cento), dal Molise con 67 invii (+159 per cento), dalla
Sardegna 467 comunicazioni pervenute (+127 per cento), dalla Basilicata
98 richieste (+122 per cento) e dall'Abruzzo 567 (+118 per cento).
A livello regionale resta sempre leader la Lombardia che anche nel
mese di luglio ha inviato a Pescara oltre settemila comunicazioni
(7.063), per quanto riguarda il Centro fa un piccolo passo in avanti
il Lazio (2.196) che riduce il distacco dalla Toscana e, con 151.255
comunicazioni, mantiene saldamente la sesta posizione nella graduatoria
delle regioni. Può darsi - ipotizza il notiziario dell'Agenzia
delle Entrate - che l'alto gradimento riservato dai contribuenti alla
possibilità di detrarre dall'imposta sul reddito delle persone
fisiche il 36 per cento delle spese sostenute per gli interventi di
ristrutturazione per le case di abitazione e parti comuni di edifici
residenziali situati nel territorio dello Stato italiano sia dovuto
alla ormai prossima scadenza delle agevolazioni (31 dicembre 2005). Unioncamere: Calano ancora le vendite (-1.3%). Nel sud i risultati negativi. Giù anche il turismo. 04/08 Tra aprile e giugno del 2005 le imprese del commercio e dei
servizi hanno fatto registrare rispetto allo stesso periodo dell'anno
precedente una flessione nelle vendite dell'1,3%, con punte negative
del 3,3% nel comparto dell'abbigliamento e accessori. Lo rileva il
centro studi di Unioncamere nell'indagine congiunturale trimestrale.
Nello stesso periodo il volume d'affari delle imprese dei servizi
ha subito un calo dell'1,1%, con punte negative del 2,7% nel settore
turistico. Ancora più pesante il bilancio per le imprese di
dimensioni minori: -3,2% le vendite della piccola distribuzione commerciale
e -2,4% il volume d'affari delle imprese dei servizi con un numero
dipendenti fino a nove. Nel commercio, il trimestre risulta positivo
soltanto per il segmento della grande distribuzione che registra un
aumento delle vendite dell'1%. La dimensione d'impresa fa la differenza
anche nei servizi. Anche qui - riferisce Unioncamere - il bilancio
del trimestre cambia di segno (+0,9%), unicamente per le imprese con
oltre 50 dipendenti. E' il Mezzogiorno l'area che ha risentito di
più dell'andamento negativo nel trimestre (-2,5% le vendite
del commercio e -2% il volume d'affari nei servizi). Secondo l'indagine
congiunturale realizzata da Unioncamere, a subire maggiormente le
conseguenze dei bassi livelli della domanda è il comparto delle
vendite al dettaglio di prodotti non alimentari (-2% contro il -1,6%
messo a segno dall'alimentare). Abbigliamento e accessori subiscono
la battuta d'arresto più consistente (in media il 3,3% in meno
delle vendite rispetto a un anno fa), con sofferenze maggiori per
la piccola distribuzione (-5,1%) e - unico caso del segmento - risultati
negativi anche nella grande distribuzione (-0,7%). A livello territoriale
chi si è difeso meglio è stato il Nord-Est: -0,8% il
calo complessivo delle vendite e +1,3% (il risultato migliore del
segmento) nella grande distribuzione. A segnalare le perdite maggiori
è invece il Mezzogiorno con un valore massimo del 3,7% nella
piccola distribuzione, segmento in cui anche il Nord-Ovest (-3,3%)
si segnala per un bilancio pesantemente negativo. In Emilia Romagna
e Toscana si segnalano per i risultati meno negativi. Entrambe le
regioni hanno infatti chiuso il trimestre a -0,6% rispetto al periodo
aprile-giugno 2004. Le difficoltà maggiori hanno invece riguardato
Basilicata e Puglia (-3,1%), subito seguite da Calabria (-2,8%) e
Molise (-2,7%). Segno positivo, con le sole eccezioni di Valle d'Aosta
(-2%) e Basilicata (-0,2%), nella grande distribuzione in cui le migliori
performance si registrano in Liguria (+2,2%), Emilia Romagna (+1,9%)
e Friuli Venezia Giulia (+1,7%). La riduzione del volume d'affari
delle imprese dei servizi (-1,1% rispetto al secondo trimestre del
2004) ha interessato tutti i comparti con la sola eccezione dei servizi
alle persone (+ 0,3%). Turismo (-2,7%), trasporti (-1,7%) e informatica
(-1,2%) sono i comparti più colpiti dal calo che si registra
in modo diffuso tra tutte le imprese di dimensioni fino a 49 dipendenti
(unica eccezione il comparto dei servizi avanzati, che mette a segno
una crescita del volume d'affari dello 0,9% nel segmento delle imprese
con 10-49 dipendenti). Segno diffusamente positivo, invece, per le
imprese con più di 50 dipendenti, con il risultato migliore
nel comparto dei servizi alle persone (+2,1%). Unica eccezione nel
segmento è data dalle imprese dell'informatica e telecomunicazioni,
il cui volume d'affari nel periodo esaminato si è ridotto del
2% rispetto a un anno fa. Le previsioni delle imprese per il terzo
trimestre dell'anno - sia relativamente alle vendite del commercio
che al volume d'affari dei servizi - rispecchiano sostanzialmente
l'andamento del trimestre da poco concluso. Nel complesso gli imprenditori
del commercio si attendono una lieve, ulteriore flessione delle vendite,
che però si differenzia fortemente a seconda del segmento in
cui si opera: nella piccola distribuzione le aspettative arrivano
a segnare -7%, come a confermare il restringersi degli spazi di mercato
disponibili, e addirittura a -9% negli ipermercati, supermercati e
grandi magazzini. Di segno positivo sono invece le attese dei commercianti
della grande distribuzione: +5% il saldo aggregato tra ottimisti e
pessimisti, con attese particolarmente positive nel comparto dei prodotti
per la casa ed elettrodomestici (+37%). Nei servizi le attese appaiono
generalmente improntate alla stabilità, sebbene a livello settoriale
si manifestino tendenze più marcatamente ottimistiche. E' il
caso dell'informatica (+14%) il dato medio, con aspettative crescenti
al crescere della dimensione d'impresa) e del turismo, dove però
pesano in modo significativo fattori stagionali (+10% nell'aggregato,
in particolare nei segmenti di imprese fino a 49 dipendenti). Prevalenza
di attese negative, invece, per le imprese che operano nei servizi
alle persone in tutti i segmenti dimensionali (-15%). Ferrentino: “Il Federalismo Fiscale è penalizzante per il Sud” 03/08 ''L'attuazione del decentramento fiscale in Italia potrebbe
creare due importanti rischi: l'erosione della solidarieta' nazionale
in un rapporto nord-sud e l'irresponsabilita' finanziaria e fiscale
a livello locale''. E' quanto ha dichiarato il professor Roberto Serrentino,
esperto di federalismo fiscale e docente di diritto e politiche economiche
regionali e comunitarie dell'Universita' della Calabria, nell'audizione
presso la Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria
alla Camera dei Deputati, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui
rapporti tra il sistema di gestione dell'anagrafe tributaria e le
amministrazioni locali. Per quanto riguarda il divario Nord-Sud, ''esiste
una concreta disparita' tra le diverse regioni italiane per quanto
riguarda l'incidenza delle entrate proprie rispetto a quelle correnti
- ha spiegato Serrentino -. Dalle tabelle del Censis emerge che l'indice
delle entrate proprie appare circa 10 punti percentuali piu' elevata
nelle regioni centrali rispetto a quelle meridionali. Questo divario,
diventa piu' ampio nel caso delle amministrazioni provinciali, laddove
nelle regioni del nord gli enti provinciali presentano un'incidenza
di entrate proprie del 71% rispetto al 36% di quelle meridionali''.
Per quanto riguarda il peso della fiscalita' a livello locale, Serrentino
cita i dati del 'III rapporto sull'attuazione del federalismo dell'Istituto
di Studi e Analisi Economica', le cui simulazioni, svolte con riferimento
al 2003, evidenziano una tendenza critica nei principali indicatori
finanziari del decentramento e del federalismo. Infatti, la spesa
decentrata aggiuntiva della pubblica amministrazione locale ammonterebbe
a 69 miliardi di euro; l'aumento delle risorse autonome implicate
nel riassetto delle competenze sarebbe di 169 miliardi di euro; le
entrate tributarie locali raggiungerebbero il 43%, dall' attuale 16%
delle entrate fiscali e parafiscali della PA; l'indice di autofinanziamento
(il rapporto tra entrate al netto dei trasferimenti da altre amministrazioni
pubbliche e il totale delle spese) risulterebbe pari a circa il 99%,
dall'attuale 59%; ed infine la pressione fiscale locale aumenterebbe
dall'odierno 7% ad oltre il 18%''. ''Considerati tutti i punti cardine
del federalismo fiscale - argomenta Serrentino - cioe' la quota di
compartecipazione all' Iva, la quota di concorso alla solidarieta'
interregionale, la quota da assegnare a titolo di Fondo perequativo
nazionale e le somme da erogare a ciascuna regione da parte del Tesoro,
gli effetti piu' penalizzanti sembrerebbero colpire le regioni meridionali
del nostro Paese. Essendo piu' deboli sul piano produttivo, le regioni
del sud avrebbero un ritorno del gettito di gran lunga inferiore rispetto
a quello delle regioni del nord, a causa di un versamento di importo
minore dell'Iva, ma bisognerebbe porre molta attenzione ai criteri
di riparto delle spese, e a quanto insito nel Fondo di perequazione,
che dovrebbe, comunque, mitigare i contraccolpi del federalismo fiscale''.
Secondo Serrentino e' necessario modificare l'attuale assetto normativo
della fiscalita' locale. ''Significativa e' l'analisi messa a punto
dalla Commissione Federalismo Fiscale, costituita dallo Svimez, che
ha posto in evidenza, regione per regione, gli effetti che le regole
sulla devolution dal 2002 hanno prodotto e produrranno, se non interverranno
fondamentali modifiche a tale assetto. L'analisi, che interessa il
decennio 2003-2013, stima una perdita complessiva di circa 88,29 milioni
di euro soltanto nel primo anno per l'applicazione del decreto legislativo
n. 56 del 2000, con risultati negativi in costante crescita a carico
di tutte le regione del sud, a cui si affiancherebbero il Lazio e
l'Umbria. Ma i problemi piu' significativi interesserebbero soprattutto
Puglia e Campania''. Accordo Carime-Confidi sui tempi dei finanziamenti 03/08 Sottoscritto da Banca Carime e Confidi Magna Grecia di Cosenza un importante accordo finalizzato a ridurre in maniera significativa i tempi di risposta alle domande di finanziamento presentate dalle PMI e ad offrire condizioni di maggiore favore alle stesse imprese. Piu' in particolare - grazie all'utilizzo di moderni canali informatici e ad una valutazione delle richieste di finanziamento basata su criteri snelli e condivisi tra Confidi Magna Grecia e Banca Carime - sara' ora possibile avere risposte estremamente rapide ( 5 giorni dalla data di presentazione delle richieste di finanziamento). L'accordo, in considerazione del forte impegno organizzativo messo in campo da Banca Carime, concretizza la tanto auspicata velocizzazione dei tempi di istruttoria bancaria - individuata come uno dei principali ostacoli all’accesso al credito da parte delle imprese meridionali - e dimostra come proprio dalla Calabria possono nascere iniziative finalizzate a migliorare il rapporto banca-impresa. Di rilievo anche le condizioni applicate in convenzione le quali, in linea con le migliori su scala nazionale, prevedono un significativo pacchetto di opportunità per le imprese calabresi. I particolari dell’accordo saranno meglio illustrati nel corso di una conferenza stampa prevista dopo la pausa estiva ed alla quale parteciperanno i vertici di Banca Carime e di Confidi Magna Grecia. 01/08 Da oggi Sorical conta 176 dipendenti, numero questo che comprende
75 unita' distaccate dalla Regione Calabria. Con il primo agosto,
infatti, sono state assunte, provenienti dalle imprese dell' indotto,
75 nuove unita'. ''Si concretizza cosi' - e' scritto in una nota -
la prima fase del piano operativo che la Societa' aveva presentato
in primavera alle organizzazioni sindacali ricevendone un generale
favorevole accoglimento. Il protocollo d' intesa sottoscritto dalla
Regione, da Sorical e dai sindacati il 23 luglio 2003, che impegnava
la Societa' a mantenere i livelli occupazionali nel settore acquedotti,
trova cosi' la sua prima concreta attuazione''. Da questa mattina,
dunque, gli impianti di potabilizzazione e il laboratorio analisi
sono gestiti da Sorical direttamente con proprio personale. ''Dopo
anni e, in molti casi decenni, di precariato - e' scritto nella nota
della Societa' - Sorical, a distanza di soli nove mesi dall' inizio
della sua gestione, ha dato certezza del futuro a 75 famiglie. Andando
anche al di la' del protocollo d' intesa sottoscritto con le organizzazioni
sindacali la societa' sta operando per assicurare la continuita' occupazionale
anche per le poche unita' lavorative, precedentemente operanti nei
predetti sistemi, che non hanno trovato spazio in questa fase nella
Societa', attraverso l' ampio piano d' investimenti che si sta mettendo
in campo vista l' avvenuta approvazione dello stesso piano da parte
della Regione. Gia' diversi lavori di ripristino e manutenzione straordinaria
sono stati appaltati e, con il prossimo mese di settembre, si procedera'
all' avvio di un ampio processo di reingegnerizzazione degli impianti
di potabilizzazione per un importo complessivo di circa 15 milioni
di euro''. A partire dai prossimi mesi, con step successivi, ha reso
noto la Sorical, ''sara' completato il processo di organizzazione
della societa' che, modificando radicalmente la preesistente situazione,
prevede l' internalizzazione di ulteriori funzioni: il telecontrollo,
la conduzione delle reti e dei restanti impianti, la manutenzione
programmata. La riorganizzazione del settore, l' efficientamento della
rete acquedottistica, la razionalizzazione e lo sviluppo del lavoro
- conclude il comunicato - hanno avuto oggi un importante e positivo
avvio fornendo un primo segnale di forte ammodernamento e di garanzia
non solo di stabilita' dell' occupazione precaria esistente ma anche
verso nuova occupazione tutta volta ad impegnare forze calabresi''.
Nonostante la crisi, sale l’attività del porto di Gioia. Bankitalia traccia l’andamento dei porti italiani. 30/07 La crisi economica che ha colpito di recente il Belpaese sembra
aver sfiorato solo in parte l'attivita' portuale, un importante indicatore
dell'andamento economico. I traffici continuano infatti a crescere
e, tranne alcune eccezioni, a ritmi serrati. L'incremento riguarda
principalmente il trasporto merci, meno quello passeggeri. E' quanto
emerge dalle note sull'andamento dell'economia predisposte dagli uffici
della Banca d'Italia delle singole regioni. Ecco una mappa della situazione
portuale italiana aggiornata allo scorso anno: 29/07 E' stato recentemente pubblicato sulla rivista ''Artigianato
e finanza agevolata'' edita dalla Societa' Editrice ''Il Mulino'',
l' Osservatorio Artigiancassa.Lo rende noto un comunicato di Artigiancasse
Calabria. ''L' Osservatorio - e' detto nel comunicato - raccoglie
i risultati di una indagine commissionata da Artigiancassa alla societa'
di ricerche 'Format', in occasione del primo bando '488 Artigianato'''.
Artigiancassa, Banca del Gruppo Bnl che gestisce fondi pubblici da
oltre cinquanta anni accompagnando lo sviluppo del comparto artigiano,
di fronte all' impegno di gestire il primo bando della 488 riservato
agli artigiani, ha voluto approfondire i principali fenomeni che caratterizzano
l' economia del settore. L' obiettivo dell' indagine e' duplice: conoscere
di piu' e in profondita', la realta' dell' artigianato in tutte le
sue molteplici articolazioni; affinare la conoscenza del tessuto economico
sociale dei territori sui quali ha agito la misura di agevolazione
e studiare cosi' il potenziale di sviluppo che la nuova forma di incentivazione
rappresenta nelle diverse realta' territoriali del Paese. ''L' Osservatorio
- conclude la nota - e' articolato in tre sezioni: uno studio economico
sul settore dell' artigianato in Italia, una indagine telefonica su
un ampio campione di imprese artigiane e, infine, una indagine in
profondita' su un campione scelto tra le imprese che hanno presentato
domanda di agevolazione per la 488 Artigiani''. Crescita boom del leasing in Calabria nel 2004 29/07 E' pari a 366 milioni di euro, in crescita del +29% rispetto
all' anno precedente, il volume di contratti in leasing stipulati
in Calabria nel 2004. Il dato e' stato reso noto dall' Osservatorio
regionale sul leasing in Calabria di Assilea, l' associazione italiana
leasing. La crescita registrata nella regione e' superiore sia alla
media delle regioni del Sud Italia, dove si e' registrato un +21%,
sia al trend che ha caratterizzato il resto d'Italia, dove il settore
leasing ha messo a segno un +18%. ''Per quanto concerne la ripartizione
dello stipulato - e' detto in un comunicato - prevale il leasing auto,
pari al 32,5% del totale, seguito dal comparto immobiliare (pari al
27,7%) e dallo strumentale con il 18,6%, quindi l'aeronavale-ferroviario
(2%). L'importo medio dei contratti si e' attestato intorno ai 65
mila Euro, a fronte di una media nazionale superiore ai 91 mila Euro.
I picchi di importo piu' elevato si registrano nel comparto immobiliare,
con contratti mediamente superiori a 1,8 milioni di euro, mentre gli
importi piu' contenuti appartengono al settore auto, mediamente intorno
ai 46 mila euro. Nella ripartizione per provincia e' Catanzaro che
segna una crescita del 61% rispetto all'anno precedente, ad aggiudicarsi
la testa della classifica. Al secondo posto segue Cosenza (101 milioni
di euro, +52%) quindi Reggio Calabria con 89 milioni di Euro (+9%). Aumenta il mercato dei mutui casa in Calabria: + 25.8% 28/07 Cresce a due cifre, nel primo trimestre 2005, il mercato dei
mutui in Calabria. A rilevarlo e' un' elaborazione Banca per la Casa,
del Gruppo UniCredit, su dati Bankitalia. L' erogato della Regione,
secondo i dati diffusi da Banca per la Casa, e' cresciuto nel primo
trimestre del 25,8% rispetto allo stesso periodo del 2004. La provincia
che ha erogato di piu' nel trimestre e' stata Cosenza con 49 milioni
di euro e un incremento del 38,2% rispetto all' anno precedente, attestandosi
anche come la provincia che ha mostrato il maggiore incremento in
percentuale rispetto al 2004. Seguono Catanzaro con +33,7% (38 milioni
di euro di erogato), Vibo Valentia con +23% (7 milioni), Crotone con
+15,5% (12 milioni), e Reggio Calabria con +5,9% (29 milioni). In
riferimento alle altre regioni dell' Italia Meridionale, Abruzzo,
Molise, Campania, Puglia e Basilicata, la Calabria si colloca ad oggi
al quarto posto per valore dell' erogato con 135 milioni di euro,
confermando nei primi tre mesi dell' anno una crescita del 25,8% rispetto
allo stesso periodo del 2004. In riferimento all'andamento nazionale,
i mutui erogati nel nostro Paese, nel primo trimestre 2005 sono incrementati,
sempre nello stesso periodo, dell' 11,11% raggiungendo un valore totale
pari a 11.529 milioni di euro, rispetto ai 10.376 milioni di euro
del 2004. ''In questi primi mesi del 2005 - e' stato il commento di
Pasquale Giamboi, amministratore delegato di Banca per la Casa Gruppo
UniCredit - due sono i fenomeni da rilevare: da una parte, un mercato
immobiliare che pur in rallentamento resta a livelli sostenuti e positivi.
Esiste ancora in Italia un ampio numero di famiglie impegnate nella
ricerca della casa, anche come scelta di protezione del risparmio
o reddito nel tempo, stimate a seconda delle fonti in 1-1,5 milioni.
Dall' altra parte, sta crescendo nella mentalita' d' acquisto degli
italiani una maggiore familiarizzazione con lo strumento mutuo come
fonte di finanziamento per l' acquisto della casa anche in quelle
regioni italiane dove e' stato fino ad oggi meno utilizzato''. Banca
per la Casa, la banca specializzata nei mutui casa del gruppo UniCredit,
secondo quanto riferito, ha chiuso l' anno 2004 con un erogato pari
a 2.803 milioni di euro di nuovi mutui che porta le consistenze dei
mutui in essere a oltre 9.700 milioni di euro di asset per un totale
di quasi 200.000 clienti. La Banca conta una struttura di circa 335
dipendenti, una rete di circa 100 promotori finanziari e di 15 agenzie
dislocate su tutto il territorio nazionale. Banca per la Casa e' anche
il partner di riferimento per le reti di distribuzione organizzata,
oltre a 62 accordi con principali operatori bancari e societa' di
intermediazione mobiliare e immobiliare. Secondo Bankitalia gli italiani fanno più prestiti, sopratutto per la casa 27/07 La situazione economica non e' certo facile e i prezzi corrono:
le famiglie italiane tendono quindi ad indebitarsi di piu' per 'reggere'
il proprio 'stile' di vita. Ma c'e' anche un altro aspetto che viene
alla luce dalla lettura comparata delle note sull'andamento delle
economie regionali preparate dalle sedi locali di Bankitalia: si investe
sempre di piu' nella casa, complici anche i bassi tassi di interesse
e contratti piu' lunghi. Aumentano infatti in tutte le regioni i crediti
chiesti dalle famiglie al mondo bancario. E la maggior parte di questi
servono proprio a finanziare l'acquisto del 'mattone'. Ecco una 'mappa'
del credito alle famiglie nel 2004 nelle diverse regioni italiane: La Calabria in coda alla graduatoria dello sviluppo in Italia 27/07 Milano e Crotone sono i poli opposti dello sviluppo in Italia,
in una graduatoria che prende in esame la situazione di tutte le Province
e che evidenzia una profonda spaccatura del Paese, tale da avere ''pochi
riscontri anche a livello internazionale''. Sono queste le indicazioni
che vengono dall' edizione 2005 degli 'Indicatori Provinciali', banca
dati raccolta da Confindustria da piu' di 20 anni, in base ai quali
viene elaborata una classifica dello sviluppo territoriale, tenendo
conto di diversi fattori (in tutto 14), con riferimento alle 103 province
italiane. Al primo posto si trova appunto Milano, con un valore pro-capite
pari a 146,8 che a sua volta e' commisurato all' indice uguale a 100
rappresentativo della media nazionale. Il che significa che nella
provincia di Milano l' indice di sviluppo e' quasi del 50% superiore
alla media italiana. Al polo opposto, rappresentativo in questo caso
di una situazione di sottosviluppo, c'e' invece la provincia di Crotone,
con una valore di appena 59,2. Fra il primo in classifica ed il fanalino
di coda - fa notare l' indagine - esiste di conseguenza uno scarto
corrispondente a 59,7, ''talmente elevato'' - si sottolinea - da avere
pochi riscontri anche all' estero. La graduatoria dello sviluppo e'
stata appunto determinata sulla base di diversi indicatori, fra i
quali la forza di lavoro, la consistenza delle imprese extragricole,
i depositi bancari, le superfici di vendita della grande distribuzione,
i premi assicurativi, il valore dell' export. Alle spalle di Milano
si collocano le province di Bologna (127,4), Modena (126,2), Roma
(124,4) ed Aosta (123,7). Al contrario, gli ultimi cinque posti sono
occupati, oltre che da Crotone, da Vibo Valentia (60,1), Enna (63,0),
Foggia (63,3) e Caltanissetta (63,5). L' indagine di Confindustria
conferma ''il profondo squilibrio territoriale italiano'', tenuto
conto del fatto che ben due terzi della popolazione del Mezzogiorno
sono concentrati in 23 province che presentano un indice di sviluppo
uguale o inferiore al 70% della media nazionale. Di contro, oltre
i quattro quinti della popolazione del Nord risiede in 31 province
che hanno un livello di sviluppo nettamente piu' alto di questa stessa
media. Oltre a questo, dai dati elaborati da Confindustria emerge
che i primi dieci posti sono occupati tutto da province settentrionali
con le soli eccezioni di Roma e Firenze (quest' ultima e' settima).
Le ultime dieci posizioni in classifica sono invece tutte appannaggio
di province del Sud e delle Isole. La seguente tabella enumera le
cosiddette 'top-ten', cioe' le dieci province italiane con il maggiore
indice di sviluppo, secondo la banca dati di Confindustria:
Secondo una ricerca del progetto EqualDimora i giovani calabresi preferiscono le professioni turistiche 25/07 I giovani calabresi preferiscono le professioni turistiche,
considerate emergenti e più appetibili. Questo uno dei dati
emersi dalla ricerca effettuata nell’ambito del progetto Equal
Dimora su di un campione casuale di 100 persone, di età compresa
tra i 17 ed i 43 anni, tra quelle che si sono presentate allo Sportello
Unico per il lavoro nel turismo in Calabria. Lo studio, nato per comprendere
le motivazioni che conducono i giovani al lavoro, si è articolato
in un confronto transnazionale grazie al progetto comunitario Fide
con le esperienze maturate in altre regioni europee affacciate sul
mare (Corsica e Portogallo) e con problematiche sociali simili. I
risultati riportati nel “Manuale delle motivazioni” sono
scaricabili, sul web http://www.dimora.org/newdimora_transnaz.htm. Nonostante la crisi, boom di imprese in Italia. Superata quota sei milioni 21/07 Italia Paese di imprenditori. Hanno infatti ormai superato
quota 6 milioni le aziende registrate presso le Camere di Commercio.
I dati aggiornati sono stati diffusi da Unioncamere, che nel periodo
aprile-giugno segnala un saldo positivo di 45.126 societa', grazie
alla nascita di 116.057 nuove imprese, da cui vanno sottratte le 70.931
cessazioni di attivita'. Con un totale nazionale a 6.040.587. A dar
man forte all'esercito di imprenditori,la voglia d'impresa del Sud
d'Italia, dove le imprese sono ormai oltre due milioni (2,01). Dal
punto di vista della distribuzione territoriale, infatti, appare forte
il dinamismo nel mezzogiorno. Oltre un terzo del saldo trimestrale
nazionale - secondo Unioncamere - e' ascrivibile alla circoscrizione
Sud e Isole. Forte il contributo della Campania, che ha fatto segnare
il record di incremento delle unita' locali (+5,9%), e che si colloca
al secondo posto per il saldo piu' alto in termini assoluti, con un
+4.080 imprese, dietro il +7.206 della Lombardia. A livello nazionale,
Unioncamere quantifica nello 0,75% il tasso di crescita trimestrale,
in linea con gli ultimi anni, mentre la variazione annuale rispetto
a giugno 2004 e' stata dell'1,56%. Dato incoraggiante - in base alle
elaborazioni Infocamere - e' poi quello che mostra che le imprese
non solo aumentano, ma si rafforzano, impiantando nuove unita' locali
(stabilimenti produttivi, laboratori, centri di ricerca di imprese
gia' esistenti): queste ultime sono aumentate in un anno del 3,34%.
In termini di crescita relativa, i dati sono analoghi nelle diverse
aree del Paese, con un +0,77% trimestrale al Nord-Ovest e al Nord-Est
e un +0,76% al Sud e Isole. Appena piu' debole la crescita al Centro,
dove l'incremento tra aprile e giugno e' stato dello 0,69%. Su base
regionale, i tassi di crescita maggiori si sono registrati in Calabria
(+1,01%), Abruzzo (+0,96) e Valle d'Aosta (+0,95). Piu' lenta la crescita
in Friuli Venezia Giulia, Basilicata e Liguria, con tassi - comunque
positivi - che variano tra lo 0,44 e lo 0,62%. Tra le nuove imprese,
brilla il settore delle costruzioni. L'incremento di 11.689 unita'
nell'edilizia spiega il 27,2% della crescita complessiva. Tra gli
altri segmenti, buoni risultati vengono anche dal commercio e dai
servizi alle imprese, che contribuiscono ciascuno a piu' del 20% della
crescita. Segno piu' per tutti gli altri settori, con una sola, marginale
eccezione, quella delle estrazioni minerarie. Unioncamere mette anche
in luce una correlazione tra settore di attivita' e area di ubicazione
delle imprese. Al Sud si conferma una maggiore concentrazione di aziende
operanti nell'agricoltura, nel commercio, nel settore alberghi e ristoranti
e nei servi pubblici sociali e personali. Il Nord-Ovest mantiene invece
il primato per le attivita' manifatturiere, le costruzioni e i servizi
alle imprese. Nella tabella (fonte Unioncamere-Infocamere) la distribuzione
percentuale delle imprese in Italia divise per settori di attivita':
I dati sono stati diffusi da Unioncamere sulla base di Movimprese,
la rilevazione periodica condotta sul Registro delle Imprese da InfoCamere
- la societa' consortile di informatica delle Camere di Commercio
italiane (il rapporto sara' disponibile dalla prossima settimana su
internet).
Guglielmelli: “Con questi ritmi l’unità economica del Paese solo tra 160 anni” 21/07 ''Nel 2004 il Prodotto interno lordo per abitante del Centro-Nord
corrisponde a 26.750 euro; il Pil per abitante del Mezzogiorno e'
invece di 15.950 euro: il macroscopico differenziale di benessere
economico tra le due aree e' percio' di circa 11.000 euro''. A sostenerlo
e' Franco Guglielmelli, che si occupa di socioeconomia e di strategie
di sviluppo di aree in ritardo, con particolare attenzione alla Calabria,
utilizzando dati contenuti nel Rapporto Svimez 2005 diffuso nei giorni
scorsi. ''In altri termini - prosegue Guglielmelli - il prodotto pro
capite del Mezzogiorno e' il 59,6% di quello del Centro-Nord. Un divario
di poco piu' di 40 punti che nel 1985 era al 45,3%. Dunque in 20 anni
esso e' diminuito del 4,9%. Se questo ritmo rimanesse costante nel
tempo, riducendosi del 5% ogni due decenni, l' unita' economica del
Paese avverrebbe tra circa 160 anni, intorno al 2165. Naturalmente
nessuno puo' dire come andranno le cose in futuro, anzi si potrebbe
affermare che poiche' quella riduzione di quasi il 5% nei 20 anni
trascorsi ha mostrato al proprio interno progressi piu' lenti all'
inizio, +1,8% nel decennio 1986-1995 contro il +3,1% degli ultimi
sette anni, allora si puo' ritenere che per azzerare il divario occorrera'
meno tempo di quanto calcolato. Se pensassimo infatti che il ritmo
manifestatosi in quest' ultimo periodo si manterra' costante in futuro,
anche se nel 2000 e nel 2004 ha registrato fenomeni di rallentamento,
e naturalmente tutti auspichiamo che invece esso si incrementi, saranno
pur sempre necessari circa 130 anni per azzerare l' attuale gap e
quindi in tal caso il pareggio avverrebbe soltanto verso il 2135''.
''Queste ipotesi di sviluppo lento, per usare una espressione Svimez
- sostiene Guglielmelli - riguardano pero' l' intero Mezzogiorno,
all' interno del quale vi sono variegature produttive tra regione
e regione. La Calabria occupa gradini bassi: per essa quindi le previsioni
indicate, che non hanno valore scientifico, possono considerarsi alla
stregua di semplici calcoli aritmetici, andrebbero ulteriormente dilatate.
Il presidente Loiero non puo' farsi carico di un futuro cosi' lontano:
ha dinanzi a se' cinque anni di governo, forse dieci: sufficienti
pero' a perseguire con tenacia l' obiettivo di introdurre nella societa'
calabrese quel senso del 'valore economico del tempo' che essa tende
a non prendere in considerazione, accelerandone la comprensione in
specie presso la pubblica amministrazione, assai restia ad avvertirlo''.
''Contribuira' in tal modo - conclude Guglielmelli - alla lotta contro
il permanere del dualismo di cui parla Svimez, alla riduzione dei
divari, ritardi, squilibri tra le due Italie e dei loro assai pesanti
effetti sulla struttura produttiva, sull' occupazione e sulla vita
dei calabresi''. Legautonomie denuncia “Hanno sottoscritto 1,7 miliardi di euro di mutui gli enti locali calabresi” 20/07 E' pari a 1, 7 miliardi di euro la massa economica movimentata
in Calabria attraverso la contrazione di mutui con la Cassa depositi
e prestiti nel quinquennio 2000-2004. Il dato emerge dai risultati
dell' analisi dell' andamento del debito presentata stamane a Catanzaro
dalla Legautonomie Calabria. I risultati del report sono stati illustrati
dal presidente di Legatuonomie Antonio Acri e dal sociologo Claudio
Cavaliere segretario dell' associazione e curatore della ricerca.
''La Calabria - secondo quanto viene fuori dalle elaborazioni - con
847,16 euro pro-capite si pone ben oltre la media nazionale di un
ipotetico indebitamento pro-capite nel quinquennio, che ammonta a
727,18 euro. Si tratta di un dato che pone la regione al sesto posto
di una classifica virtuale, prima di regioni che possono contare su
una economia territoriale e istituzionale di gran lunga piu' florida
di quella calabrese. Tale scelta, inoltre, parrebbe confortare circa
l' ipotesi che la scelta dell' indebitamento rimane quella obbligata
per fare fronte alle esigenze di sviluppo del territorio regionale
non potendo contare su risorse locali''. ''Il numero elevato di mutui
contratti, quasi mille all' anno (il 6,07% del totale nazionale a
fronte di una popolazione paria al 3,4% di quella italiana) - si rileva
nella ricerca - testimonia ulteriormente la frammentazione del sistema
calabrese. Questo ha un' incidenza diretta su un ipotetico 'mutuo
medio calabrese' che, nel periodo considerato, e' di 359 mila euro
a fronte di quello nazionale che e' di 538 mila euro''. In termini
di qualita' degli investimenti realizzati attraverso l' accensione
dei mutui, la ricerca di Legautonomie mette in evidenza un livello
delle destinazioni che ''non sembra eccellente. Risulta preoccupante
- prosegue il testo - la quota parte di debito destinata al ripiano
di passivita' e disavanzi. Oltre 300 milioni di euro destinati a questi
interventi sono un prezzo economico, reale, solido che paghiamo alla
malagestione della cosa pubblica. Si tratta di debito che finanzia
debito. In questo caso meno del 5% dei mutui erogati incide quasi
sul 19% dell' intero importo del debito''. Dall' indagine si pone
in evidenza anche che un quinto dell' intera somma del quinquennio
e' stata destinata agli interventi nella viabilita' e nei trasporti.
''Si tratta di mutui per finanziare - e' scritto nel testo - 'il fitto
reticolo stradale calabrese' la cui qualita' e stato manutentivo e'
sempre fonte di polemica. Bisogna come mai, pero', questa corposa
iniezione di interventi economici, stiamo parlando di 350 milioni
di euro nel quinquennio, non riesca a dare soluzione a problemi che
sembramo atavici''. Per la Legautonomie, inoltre, ''e' quasi sconcertante
la pochezza delle somme richieste, ad esempio, per gli interventi
nel settore idrico e ambientale che pure nella nostra regione hanno
bisogno di massicci investimenti per rendere tali settori efficienti.
Attualmente e' destinato a questo capitolo meno del 4% del debito
contratto''. ''Legautonomie - ha sottolineato Acri - continua a sfornare
strumenti di lavoro e rapporti che mette a disposizione del sistema
delle autonomie locali. Anche questa ricerca produce una radiografia
con elementi conoscitivi aggiornati sul ricorso all' accensione dei
mutui e all' utilizzazione delle risorse per la realizzazione di opere
pubbliche. Tutto cio' - ha aggiunto il presidente dell' associazione
- anche in considerazione della trasformazione subita dalla Cassa
depositi e prestiti che con la finanziaria del 2004 da ente erogatore
di finanziamenti e' diventata banca vera e propria. Un cambiamento
che produce qualche preoccupazione per gli enti locali i quali, nella
logica del mercato, si vedono naturalmente meno favoriti''. Per Cavaliere
''il problema principale e' quello dell' utilizzo dell' indebitamento,
una sorta di debito sul debito che rischia di ipotecare il futuro
degli enti. Una situazione che diventa ancora piu' complicata per
gli enti sub regionali''. La UE stringe sugli aiuti pubblici e favorisce le PMI 19/07 Giro di vite di Bruxelles sugli aiuti pubblici a finalita'
regionale. La proposta della commissaria Ue alla concorrenza, Neelie
Kroes, punta a indirizzare questo tipo di aiuti di stato, nel periodo
dal 2007 al 2013, soprattutto nelle aree piu' povere, quelle cioe'
con un pil pro-capite inferiore al 75% della media Ue. Complessivamente
nell'Ue-25 sara' interessato a queste sovvenzioni pubbliche un 42,8%
della popolazione con un'attenzione soprattutto alle zone svantaggiate
grazie anche all'applicazione di soglie massime di aiuto applicabile.
Nell'Ue-15 la copertura si fermera' al 32,2% (34,1% in Italia). In
sostanza, secondo la proposta pubblicata su internet dall'esecutivo
europeo, uno Stato potra' finanziare fino al 50% un'impresa che si
trova in una regione povera con un pil pro-capite inferiore al 45%
della media europea (7,3% della popolazione Ue-25), mentre la soglia
non potra' superare il 30% in regioni meno sfavorite, come quelle
con un pil pro-capite tra il 60 e il 75% della media Ue. E' il caso
delle regioni italiane del Mezzogiorno (Calabria, Sicilia, Puglia,
Campania). Per le regioni interessate dal cosiddetto ''effetto statistico''
(come la Basilicata) l'intensita' di aiuto prevista sara' del 20%.
Per evitare che questi nuovi calcoli possano provocare una diminuzione
eccessiva dell'entita' degli aiuti di stato in alcune zone, la Commissione
ha tuttavia previsto che la popolazione interessata da aiuti di stato
in un paese membro non possa diminuire piu' del 50%. Nelle proposte
che l'esecutivo europeo conta di poter attuare entro la fine del 2005
si indica anche un sostegno piu' consistente per le piccole e medie
imprese, con un bonus del 20 e del 10% in piu' in tutte le aree assistite.
Aiuti mirati sono previsti anche per evitare lo spopolamento di alcune
zone e per la creazione di nuove aziende. Peggiora il disavanzo INPS e cresce la spesa per le pensioni al sud 19/07 La spesa per le pensioni si concentra al Nord ma e' nel Mezzogiorno
che in percentuale si riceve molto di piu' di quanto si e' versato.
E' quanto emerge dal quinto Rapporto sulla regionalizzazione della
spesa statale elaborato dal sottosegretario al Welfare Alberto Brambilla,
secondo il quale nel 2003 su circa 37,2 miliardi di disavanzo Inps
(che rappresenta circa il 70-80% delle prestazioni erogate in Italia)
quasi 22,2 miliardi (il 60%) sono da imputare al Sud, a causa del
forte divario nell'area tra entrate e uscite. Se, infatti, il Nord
contribuisce alle entrate per il 64,7% del totale, il Sud contribuisce
per appena il 14,2% (il 21,1% il Centro). Nelle uscite per prestazioni,
invece, il Mezzogiorno rappresenta il 27% del totale, contro il 19,2%
del Centro e il 53,8% del Nord. La spiegazione va cercata - avverte
il Rapporto - nel tipo di prestazioni erogate. Se al Nord infatti
si concentrano le pensioni di vecchiaia (in Lombardia ad esempio ogni
100 prestazioni, 59,4 sono di vecchiaia, di cui 24,2 di anzianita',
22,5 ai superstiti, 5,7 di invalidita' e 12,4 assistenziali), al Sud
la maggior parte delle prestazioni e' assistenziale (in Calabria su
100 assegni solo 31,2 sono di vecchiaia, di cui 4,7 di anzianita',
mentre 20,9 sono ai superstiti, 22,2 di invalidita' e 25,6 assistenziali).
Cosi' il Nord versa solo il 13,5% in meno di quanto incassa, mentre
questa percentuale sale al 21% al Centro e al 62% al Sud. Considerando
i tassi regionali di copertura, solo il Trentino Alto Adige e la Lombardia
versano piu' di quanto ricevono, mentre le altre Regioni hanno tutte
in media uno sbilancio tra entrate e uscite, fino al caso limite della
Calabria, che contribuisce ad appena il 25,2% della propria spesa
pensionistica. La situazione di disavanzo e' molto peggiorata negli
ultimi vent'anni, afferma ancora il Rapporto. Se nel triennio 1980-1982
l'Inps incassava 83,2 euro per ogni 100 euro di prestazioni, nel periodo
2001-2003 le entrate per ogni 100 euro di uscite sono scese a 72,8
euro medi. Il tasso di copertura piu' basso e' quello della Calabria,
ma i cali piu' vistosi del tasso di copertura sono stati registrati
in questi anni dalla Campania (dal 60,5% al 40,8%) e dal Piemonte
che, anche a causa della crisi industriale, e' sceso dall'87% al 72,6%.
Anche in Lombardia, comunque, il grado di copertura e' sceso, passando
dal 110% al 102,2%. Inoltre, in questi vent'anni le entrate sono cresciute
del 483,2% (in linea con i redditi da lavoro dipendente saliti del
454%) mentre le uscite sono aumentate del 635,4%. Secondo il Rapporto,
dal 1980 al 2003 il disavanzo complessivo accumulato dal sistema Inps
espresso in moneta 2003 ammonta a 616 miliardi di euro, equivalente
al 45% del debito pubblico 2003. Se si aggiunge anche il disavanzo
degli altri enti previdenziali, la quota di questo debito su quello
complessivo ammonterebbe al 60%. Il Rapporto presentato oggi all'Abi
elabora poi anche i dati sulla spesa statale (al 2001) effettuando
una regionalizzazione (sul 68,2% della spesa sostenuta, perche' una
parte - come i pagamenti verso l'estero - non e' imputabile alle singole
regioni). Se si considera la spesa pro capite al netto degli interessi
sul debito, la Lombardia e' all'ultimo posto con 2.031 euro di spesa
pro capite netta, a fronte dei 4.862 del Lazio, degli oltre 8.000
della Valle D'Aosta, e degli oltre 7.000 del Trentino. La Calabria
si ferma a 3.763 euro pro capite, meno del Molise (4.920) ma piu'
del Veneto (2.194). Mutui casa in aumento del 25% in Calabria per i primi tre mesi del 2005 18/07 E' dell' 11,11% l' incremento registrato nel primo trimestre
2005 nelle erogazioni di mutui in Italia rispetto allo stesso periodo
del 2004. E' quanto segnala un' elaborazione di Unicredit Banca per
la Casa su dati Bankitalia. L' importo erogato nei primi tre mesi
e' pari a 11.529 milioni, mentre le consistenze rilevate a fine marzo
2005 ammontano a 157.799 milioni (+20,14%) rispetto all' ultimo dato
del 2004. Prendendo in considerazione le macroaree, l' incremento
maggiore e' stato rilevato nell' Italia meridionale (23%), mentre
Italia Nord Occidentale e Nord Orientale hanno fatto osservare incrementi
rispettivi del 7,86% e dell' 8,14%. L' Italia centrale si colloca
a quota +11,35%, l' Italia insulare ha registrato una crescita del
19,35%. Relativamente ai pesi percentuali delle singole Regioni, la
sola Lombardia assorbe il 23,36% delle erogazioni e l' Italia Nord
Occidentale e Orientale pesano sul totale in ragione del 57,83%. Forte
anche l' incidenza del Lazio (13,05%). ''I dati non ci sorprendono
- commenta l' ad di Unicredit Banca per la casa Pasquale Giamboi -.
In questi primi mesi del 2005 due sono i fenomeni da rilevare: da
una parte che il mercato immobiliare non si e' ancora fermato, dall'
altra che si sta formando nella mentalita' degli italiani una forte
familiarizzazione con lo strumento 'mutuo' come fonte di finanziamento
per l' acquisto della casa''. Nella tabella il totale dei mutui erogato:
Sul lavoro le richieste nel sud sono per stagionali e PMI 17/07 Va alla Campania il record per il maggior numero di assunzioni
di lavoratori stagionali nel 2005. Con ben 42.470 posti, sui 271 mila
complessivamente stimati nel Paese, infatti, e' la regione dove le
imprese prevedono di fare piu' ricorso a manodopera legata ai periodi
di 'picchi' produttivi o altre esigenze temporanee. E' quanto emerge
dal Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e ministero
del Lavoro, che sonda le previsioni di assunzione delle imprese italiane.
Dopo la Campania, le regioni che assorbiranno piu' lavoratori stagionali
sono l'Emilia Romagna (31.120), la Lombardia (30.850), il Veneto (25.730),
il Trentino Alto Adige (20.590), la Toscana (20.000), il Lazio (16.010),
la Puglia (13.210), la Sardegna (12.930) e il Piemonte (12.620). Nel
Mezzogiorno, la seconda regione per numero di assunzioni stagionali,
sempre dopo la Campania, e' la Sicilia (10.510), seguita dalla Calabria
(7.480). Le opportunita' diminuiscono, invece, in Liguria (5.740),
Abruzzo (5.580), Marche (5.200), Umbria (4.000) e Valle d'Aosta (2.250).
Ma ultime in classifica sono una regione del Nord, il Friuli Venezia
Giulia (1.970), e due del Sud, il Molise (1.530) e la Basilicata (1.190),
che e' il fanalino di coda nella graduatoria. E la Campania rappresenta
un'eccezione, tra le regioni italiane, anche per quanto riguarda il
settore che offre le maggiori opportunita' di occupazione stagionale.
Su 42.470 assunzioni previste nella regione, almeno 32.580 saranno
nell'industria. Un dato in controtendenza rispetto alle altre regioni,
in cui le assunzioni stagionali sono di gran lunga prevalenti nei
servizi. Solo in Emilia Romagna (16.630, ma in questo caso il dato
dei servizi e' quasi equivalente), Umbria (2.680) e Molise (950),
oltre che in Campania, infatti, i posti nell'industria superano quelli
del terziario. Nell'ambito dei servizi, spiccano le assunzioni nel
settore turistico, dove a detenere il record e' il Trentino Alto Adige,
con 12.290. Alberghi, ristoranti e servizi turistici offrono piu'
opportunita', mediamente, nelle regioni meridionali, con il testa
la Sardegna (7.700), seguita da Puglia (6.790), Campania (6.300, anche
se il dato dell'industria e' maggioritario), Calabria (4.360), Abruzzo
(2.560). In Basilicata le assunzioni nel turismo sono quasi equivalenti
a quelle dell'industria (rispettivamente, 470 e 420). In Sicilia,
invece, a offrire piu' possibilita' sono gli altri servizi (4.240).
Lo stesso vale per Lombardia (12.870), Veneto (10.110, ma in questo
caso il dato dell'industria e' di poco inferiore e pari a 9.470),
Toscana (8.800), Lazio (7.530), Liguria (3.030), Friuli Venezia Giulia
(1.010). Industria e altri servizi si equivalgono in Piemonte (4.470
e 4.420) e nelle Marche (1.990 e 1.960), mentre il turismo assorbe,
rispettivamente, 3.730 e 1.260 posti. - Se si considera, invece, la
dimensione delle imprese che assumono, per il Sud le maggiori opportunita'
si trovano nelle piccole aziende, mentre al Nord in quelle con oltre
50 dipendenti. Nelle regioni meridionali, infatti, le imprese che
occupano fino a 9 addetti assorbono 20.680 posti stagionali in Campania,
7.450 in Puglia, 5.690 in Sardegna, 5.250 in Sicilia, 3.760 in Calabria,
2.620 in Abruzzo, 560 in Basilicata. Fa eccezione il Molise, dove
ad assumere di piu' sono le grandi aziende (610 posti). Le uniche
regioni del Centro-Nord in cui le assunzioni nelle piccole imprese
sono piu' numerose sono il Trentino Alto Adige (10.050 in quelle fino
a 9 addetti) e l'Umbria (1.620). In tutte le altre, a offrire le maggiori
opportunita' di occupazione stagionale sono le aziende con oltre 50
dipendenti. In questa fascia, infatti, nel 2005 saranno assunti 20.930
lavoratori in Emilia Romagna, 19.400 in Lombardia, 16.110 in Veneto,
10.120 nel Lazio, 9.170 in Toscana, 7.570 in Piemonte, 2.980 in Liguria,
2.440 nelle Marche, 1.010 in Friuli Venezia Giulia, 980 in Valle d'Aosta. Bevacqua (DL) “Evasione fiscale in Calabria, una campagna di demonizzazione” 16/07 ''Sulla grande stampa e' apparsa una cartina geografica dell' Italia che indica come in Calabria si raggiunga il massimo del sommerso fiscale, una percentuale che oscilla tra il 28,5 ed il 33 per cento della forza lavoro. Si tratta, indubbiamente, di un risultato assolutamente sconcertante in quanto viene messo a confronto con gli stessi dati della media nazionale, pari al 13,4% e quelli delle regioni del Nord che non vanno oltre il 5,5%''. E' quanto sostiene in una nota Antonio Bevacqua, componente dell'assemblea nazionale della Margherita. ''A questo punto - aggiunge - mi viene spontaneo chiedere come si possa essere classificati tra le regioni con la piu' alta percentuale di evasione tributaria ed allo stesso tempo con quella della piu' alta poverta'. Mi chiedo se per caso la Calabria non sia quella stessa regione in cui recentemente l' Eurispes ha indicato la presenza di oltre il 40% di famiglie 'povere' o a rischio 'poverta'' e quella per la quale la Svimez, proprio ieri, ha presentato un rapporto che segnale al 14,3% il tasso di disoccupazione globale. Penso sia veramente difficile immaginare evasione fiscale di rilevanza nazionale in una regione ai limiti della sopravvivenza economica. E' chiaro che questi dati stridono fortemente tra loro e, soprattutto con la realta' che e' sotto gli occhi di tutti, segno che forse si mira a distrarre la lotta all' evasione fiscale da altre realta' ben piu' floride ed avvezze alla pratica delittuosa della non contribuzione, per concentrarla proprio dove non sono rimasti neanche gli occhi per piangere''. ''Queste campagne di demonizzazione delle attivita' meridionali - ha concluso - non sono nuove. Era gia' accaduto a proposito della Visco-Sud ed ora si batte la strada della moralizzazione fiscale, richiamando l' attenzione sull' ultime delle regioni europee per lasciar dormire sonni tranquilli ai grandi evasori del Nord, gia' beneficiati da condoni e sanatorie''. Cresce la vigilanza su Internet della Consob sulla illegalità nei siti web finanziari 15/07 Cresce l'attivita' di vigilanza su Internet da parte della
Consob. Nel corso del 2004 la Commissione ha effettuato 16 segnalazioni
di condotte illecite ad altre Autorita' e ha adottato 97 provvedimenti
sanzionatori e cautelari connessi al controllo su siti web. Iniziata
nel 2000 e giunta al suo quinto anno di vita, la vigilanza su Internet
da parte della Consob ha portato - in questa finestra temporale -
all'analisi di 600 siti dei quali, circa 350, sono stati oggetto di
punizione. I 97 provvedimenti sanzionatori e cautelari comminati nel
2004 rappresentano la cifra piu' consistente nel corso dei cinque
anni di controllo esercitati dalla Consob: erano stati 12 nel corso
del 2003, 4 nel 2002 e nel 2001 e 9 nel 2000. In base a quanto evidenziato
dalla Commissione sulla Rete e' riscontrabile ''una illegalita' diffusa
che caratterizza le attivita' finanziarie su Internet'': irregolarita'
difficilmente individuabili a priori tali da determinare ''una trasversalita'
di questa attivita' di vigilanza'' che determina ''numerose interazioni
con altre Autorita'''. Dal luglio del 2003, in linea con le normative
europee, la Consob puo' contare, grazie al decreto legislativo, 70/2003
sul potere di oscuramento dei siti. L'esperienza maturata con questi
nuovi poteri - viene osservato - ha evidenziato la tendenza dei proprietari
dei siti web oscurati a trasferire gli stessi siti presso fornitori
di servizi di connettivita' extracomunitari in modo da sfuggire ai
controlli. Da questi, infine, e' emersa una crescita rapida, nel 2004,
dei blog, i cosiddetti diari virtuali, in particolare dai contenuti
finanziari, attraverso i quali gli Internauti possono rilanciare e
scambiare notizie o indiscrezioni di Borsa, strategie di investimento. Un lavoratore su tredici evade il fisco. Al sud si evade il triplo 15/07 Italia, popolo di evasori. La media del lavoro irregolare nel
nostro Paese è pari al 13,4% del totale degli occupati, ciò
vuol dire che circa un lavoratore su dieci è sconosciuto al
fisco. La mappa dell'Italia inserita nel Dpef 2006-2009, che oggi
sarà varata con Consiglio dei ministri, descrive uno scenario
allarmante del Bel Paese, dove le regioni del Sud evadono il triplo
di quelle del Nord e l'agricoltura ha un tasso di illegalità
(33%) superiore agli altri settori. In alcune regioni del Mezzogiorno,
Calabria, Puglia e Sardegna il lavoro irregolare arriva fino al 33%,
ma non sono da neno alcune province del Centro-Nord dove si rilevano
tassi elevati di sommerso. Tra queste Aosta, Livorno, Pesaro, l'Aquila
e Viterbo. Per quanto riguarda la mappa dei settori, invece, subito
dopo l'agricoltura si collocano i servizi privati e, a seguire, l'industria.
La mappa aggiornata al 2003 servirà a elaborare nel dettaglio
il pacchetto anti-evasione già inserito nel Documento di programmazione.
Dalla lotta al sommerso, infatti, il Tesoro mira a recuperare le risorse
necessarie per coprire anche gli annunciati sgravi Irap. Nel complesso,
in Italia il sommerso incide più che negli altri Paesi dell'area
Ocse. Il nostro Paese si colloca, secondo quanto riporta una tabella
contenuta nel Dpef, al secondo posto, dopo la Grecia, con un'incidenza
dell'economia sommersa pari al 26,2% del Pil. Gli Stati Uniti risultano,
invece, essere il Paese dove è minore il peso del sommerso
(8,6%). La Grecia è sopra l'Italia per poco più di due
punti percentuali (28,3%). Al terzo posto Spagna e Portogallo, entrambi
con il 22-22%, seguiti dal Belgio con il 21,5%. I dati della tabella
sono riferiti agli anni 2002-2003. Speciale: Loiero: “Il Pil della Calabria cresce ma non troppo”. Per Svimez si allarga il divario Nord-Sud. Artioli: "Dalle parole ai fatti". Miccichè: "0.6% del pil al sud" Il Presidente dell’ABI, Sella: “Non sogniamo il Ponte, ci basta vedere percorribile la A/3” 13/07 "Abbiamo condiviso, all'inizio di questa legislatura,
la scelta del governo di porre la questione delle grandi opere in
cima alla propria agenda. E' necessario accelerarne la costruzione.
Non sogniamo il ponte sullo stretto, ci basterebbe vedere finalmente
percorribile in tempi accettabili la Salerno-Reggio Calabria. Ne beneficerebbe
il Paese intero". Cosi' il presidente dell'Abi, Maurzio Sella,
parlando all'assemblea annuale della sua associazione. Dal palco ha
voluto anche sottolineare come- a stare alla Corte dei Conti- progettare
e realizzare infrastutture in Italia "passa per un processo fortemente
carente, che impedisce di portare efficacemente a termine gli interventi
previsti". E Sella cita: "Varianti in corso d'opera, alti
costi del contenzioso, ingerenze della criminalita' negli appalti".
Viste queste difficolta', spiega il presidente dell'Abi, "il
sistema bancario si trova in una strettoia operativa: le ampie opportunita'
di intervento finanziario si scontrano con le difficolta' di definire
e portare avanti operazioni di project financing". Secondo Banche-Imprese al Sud aziende piccole e deboli 11/07 Il sistema produttivo italiano ''e' evidentemente in grave
crisi, che si aggrava al Mezzogiorno le cui imprese hanno evidenziato
nel 2004 un ulteriore peggioramento con l'occupazione che continua
a calare soprattutto in Puglia e Calabria''. E' il quadro che emerge
dall'indagine strutturale su Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia
realizzata dall'Osservatorio regionale Banche-Imprese di Economia
e Finanza, presentata oggi in un convegno a Bari. Tra le piu' grandi
difficolta' che ostacolano la ripresa dell'industria meridionale,
il presidente dell'Osservatorio monitoraggio attivita' industriali
del Ministero delle Attivita' produttive, Paolo Ruta, intervenuto
all'incontro, ha evidenziato quella legata al fattore dimensionale.
''La piccola impresa - ha detto - e' incapace di concorrere in maniera
efficace in un mercato sempre piu' globalizzato''. Le aziende, infatti,
con meno di 50 dipendenti - secondo la ricerca Banche-Imprese - mostrano
tutte 'sofferenza', a differenza di quelle che hanno tra i 200 e i
1.000 addetti (assai rare d'altronde nel panorama meridionale). Alle
piccole dimensioni e', inoltre, connessa la mancanza di managerialita':
rispetto al Nord, dove il rapporto quadro-occupato e' di uno su 70,
al Sud si trova un manager ogni 350 occupati. ''E' evidente - secondo
Ruta - che in questa situazione bisogna prendere iniziative molto
importanti; fra queste, la prima e' quella di consentire l'aggregazione
delle imprese. Bisogna consolidare i rapporti fra le imprese in modo
tale che diventino una massa critica molto piu' rilevante''. ''In
questa direzione - ha concluso - il governo cerchera' di fare tutto
quello che e' possibile per dare spazio ad iniziative di consolidamento
delle strutture produttive del Paese''. La tendenza alla recessione
caratterizza l'andamento nel 2004 dei sistemi industriali di Calabria,
Puglia e Sicilia, mentre la Basilicata osserva un periodo di stagnazione.
E' uno dei risultati principali dell'indagine strutturale realizzata
dall'Osservatorio regionale Banche-Imprese di Economia e Finanza,
presentata oggi a Bari dal presidente dello stesso osservatorio, Michele
Matarrese. L'occupazione - e' emerso dalla ricerca - continua a calare
soprattutto in Puglia e Calabria. In crescita e', invece, la quota
di fatturato sulle esportazioni, ''da non enfatizzare, tuttavia, in
quanto da imputare alle medio-grandi imprese dei settori di base,
piuttosto che all'industria manifatturiera endogena, che invece continua
a soffrire''. Proprio l'andamento del manifatturiero - piu' sfavorevole
per la Puglia e la Calabria, mentre in Basilicata e Sicilia il settore
risulta piu' orientato alla stabilita' - evidenzia la crisi dei comparti
dell'abbigliamento e delle calzature, che continuano a registrare
''elevate difficolta' a seguito della concorrenza di costo ed ormai
anche di qualita' dei nuovi paesi produttori''. Il comparto del legno
- prosegue l'indagine - continua ad evidenziare alcune difficolta',
cosi' come quello delle attivita' estrattive; in calo anche il comparto
del mobile imbottito, particolarmente in Puglia, sempre piu' aggredito
dalla concorrenza dei paesi dell'estremo oriente, Cina su tutti. Nel
2004 il settore metalmeccanico ha confermato 'buone performance' per
la Puglia, mentre e' in fase calante nelle altre tre regioni meridionali.
Tuttavia - secondo i dati dell'Osservatorio Banche-Imprese - la crisi
del settore auto incombe su tale comparto. Migliora, invece, l'andamento
delle variabili congiunturali per il settore delle costruzioni in
tutte le regioni eccetto per la Calabria, per la quale tale settore
rimane caratterizzato da andamenti negativi. Risultano buone le performance
del terziario avanzato nelle quattro regioni prese in considerazione
dall'indagine, anche se la variazione positiva del portafoglio ordini
sembra essere dovuta alla sola componente interna, in particolare
in Calabria e in Puglia. L'industria del turismo mostra delle difficolta'
in Calabria e Sicilia, dove le variabili risultano negative. Migliora
invece la situazione della Basilicata e della Puglia, che ritorna
in terreno positivo dopo un triennio di flessione. Un ulteriore aspetto
esaminato dalla ricerca e', infine, quello dell'occupazione, in calo
nel settore manifatturiero in tutte e quattro le regioni, ad accezione
della Sicilia, dove, ma solo per questo settore, i valori sono positivi;
e' la componente fissa a risentirne in maniera particolare, mentre
gli occupati atipici risultano in aumento soprattutto nel terziario
avanzato. RCAuto: Diminuiscono i furti d’auto in Italia, tranne che in Calabria , Liguria, Marche, Abruzzo, Sicilia e Sardegna 10/07 Le auto fanno sempre meno gola alla banda Bassotti. Dal 2003
al 2004 i furti sono diminuiti del 5,8%, confermando una tendenza
al ribasso in atto ormai da qualche tempo. Guardando al confronto
degli ultimi 5 anni, infatti, il calo e' stato addirittura del 30,7%.
A tutto vantaggio degli automobilisti, i cui sforzi per proteggere
la propria vettura con allarmi e antifurti di ultima generazione sembrano
aver dato i loro frutti. In base ai dati contenuti nell'ultimo rapporto
annuale dell' Ania, elaborati su fonti del ministero dell'Interno,
i furti d'auto compiuti lo scorso anno sono stati in Italia 182.470
contro i 193.670 del 2003. E il confronto appare ancora piu' favorevole
rispetto alle oltre 263 mila auto rubate nel '99. La riduzione e'
stata quasi generalizzata in tutte le regioni italiane, anche se in
alcune aree del paese i ladri non sembrano demordere. Gli automobilisti
di Liguria, Marche, Abruzzo, Calabria, Sicilia e Sardegna non possono
infatti cantare vittoria, visto che, in controtendenza rispetto all'andamento
nazionale, i furti in queste Regioni sono aumentati nel confronto
con il 2003. Diminuiscono invece nelle Regioni tradizionalmente piu'
a rischio: Campania, Lazio e Lombardia, che si confermano pero' nella
lista nera. Il record negativo resta infatti ancora una volta proprio
in Campania, che, nonostante il calo dell'8,4% registrato lo scorso
anno, e' sempre al top della classifica con 35.670 furti, praticamente
uno ogni quindici minuti. Nella Regione si sono cosi' registrati il
19,5% del totale dei furti registrati in Italia nel 2004. Lasciare
la macchina incustodita e' del resto poco consigliato anche nelle
province laziali: le auto rubate lo scorso anno sono state oltre 32.000
(il 17,6% del totale), anche se 2.000 in meno rispetto al 2003. Non
va molto meglio in Lombardia, con circa 31.800 furti nell'arco dei
12 mesi, pari al 17,4% del totale. Seguono Puglia (19.754 auto rubate,
il 10,8%), Sicilia (dove peraltro i furti sono aumentati salendo a
17.319, il 9,5%) e Piemonte (13.129, pari al 7,2% del totale). Ecco
in una tabella i dati contenuti nel rapporto annuale dell'Ania sulle
assicurazioni sui furti d'auto regione per regione nel 2003 e nel
2004.
Secondo l’ISTAT aumentano le imprese e gli occupati ma diminuiscono le aziende tessili 08/07 Sempre piu' palazzinari e sempre meno stilisti. Una nuova conferma
di come l'attivita' imprenditoriale nell'Italia del terzo millennio
stia velocemente cambiando fisionomia arriva dalla ricerca dell'Istat
su ''Struttura e dimensione delle imprese'', che indica un forte aumento
delle realta' attive nelle costruzioni e un crollo del tessile e dell'abbigliamento.
Le imprese attive nell'industria e nei servizi nel 2003, anno di riferimento
dello studio, sono oltre 4,2 milioni (+0,7% rispetto al 2002) per
un totale complessivo di 16 milioni di addetti (+2,8%), di cui 5,5
indipendenti e quasi 11 dipendenti, per una media di 3,8 addetti per
ogni azienda. Si tratta, come ampiamente noto, di un tessuto fatto
in prevalenza di micro e piccole imprese, con quasi 3 milioni di realta'
produttive che non impiegano lavoratori dipendenti e circa 4 milioni
che hanno meno di 10 addetti. Complessivamente, infatti, esse rappresentano
il 95% del totale e occupano il 47% della forza lavoro. L'attivita'
piu' diffusa e' quella del commercio (30% del totale) e in generale
il settore del terziario surclassa l'industria sia in termini di addetti
(oltre 9,6 milioni rispetto ai 6,6 dell'industria) che per numero
di imprese (3,1 milioni contro poco piu' di un milione). Il mondo
industriale si concentra soprattutto nella metallurgia, seguita dalle
industrie tessili, dell'abbigliamento e del cuoio, da quelle alimentari
e da quelle elettriche, elettroniche e ottiche. Analizzando pero'
l'evoluzione del mondo imprenditoriale tra il 2002 e il 2003 si nota
che le tendenze in atto l'anno precedente vengono confermate, con
il boom immobiliare e la crisi del tessile. I maggiori contributi
alla crescita dell'occupazione provengono infatti dal settore delle
costruzioni, con un aumento di 138mila addetti (+8,9%), seguito da
alberghi e ristorazione (+7,4%). L'aumento dell'occupazione, rileva
pero' l'Istituto di statistica, e' dovuto in parte alla regolarizzazione
dei lavoratori stranieri. Nel tessile, invece, si registra una contrazione
del 2,3%. Ma anche guardando al numero delle imprese il trend non
cambia. Lo studio registra infatti un incremento significativo nelle
attivita' dei servizi forniti alle imprese (+3,1%, pari a +28mila
unita'), analogo a quello registrato proprio dalle costruzioni (+16mila
imprese, pari sempre a +3,1%). Il tessile, invece, crolla del 5%,
con quasi 5mila imprese in meno nel giro di un anno, e si accompagna
al forte ribasso delle aziende finanziarie (-3,7%, con 3mila unita'
in meno). La galoppata delle costruzioni si registra praticamente
in tutto il Paese e soprattutto nel Nord-Est (+3,7%), con picchi nelle
Marche, in Sardegna, Calabria, Emilia-Romagna e Molise. L'industria
in senso stretto, invece, arretra in quasi tutte le regioni, ad eccezione
della Sardegna, dell'Abruzzo e della Valle D'Aosta. Le riduzioni maggiori
si riscontrano in Toscana (proprio dove si concentrano molti distretti
del tessile), Lazio e Lombardia. Ecco una tabella che mostra il numero
di imprese e di addetti in alcuni settori di attivita' economica nel
2003 (tra parentesi la variazione rispetto al 2002).
(*) Il totale non corrisponde alla somma delle voci perche' ne sono state eliminate alcune. Firmato l’accordo italo-giapponese per la fabbrica di vegetali precotti a San Marco 07/07 Un investimento di 32 milioni di euro, di cui 14 finanziati
dal governo italiano, per una ricaduta occupazionale di 217 unita'
nell' attivita' vera e propria e di circa 600 nell' indotto. Sono
questi i numeri del contratto di localizzazione firmato dal ministero
delle Attivita' Produttive e da Vegitalia Spa, societa' italiana,
partecipata al 40% da Kagome Corporation, prima multinazionale giapponese
dell'agroalimentare, per l' apertura di un impianto produttivo di
ortaggi, cereali, zuppe e cibi precotti e surgelati, a San Marco Argentano,
in provincia di Cosenza. ''Questo accordo - ha affermato il sottosegretario
alle Attivita' Produttive, Giuseppe Galati - rientra nel Progetto
pilota di Localizzazione previsto dal Cipe, che offre specifici vantaggi
per le imprese italiane in cui vi sia una significativa presenza di
investitori esteri''. ''Il contratto di oggi - ha aggiunto Galati
- testimonia la stretta vicinanza fra gli interessi economici italiani
e giapponesi''. A conferma dell' importanza strategica della partnership
in questione, alla cerimonia era presente l'ambasciatrice giapponese
in Italia, Nabuko Matsumara, che ha ringraziato il governo italiano
per l' attivazione, presso le Prefetture, di uno Sportello Unico per
la concessione dei visti, la cui validita', grazie al riconoscimento
dello status di 'fuori quota' rispetto alla legge Bossi-Fini, sara'
portata da 2 a 5 anni per le imprese e da 8 a 30 giorni per i turisti.
Un contratto, quindi, paradigmatico dei rapporti commerciali sempre
piu' stretti tra Italia e Giappone, come sintetizza il rappresentante
di Kagome Corporation, Yukiko Yamada, che ha sottolineato:''In Giappone,
dove la Kagome Corporation ha sei fabbriche, con particolare attenzione
alla produzione di pomodori, c'e' un boom dell'agroalimentare italiano''.
''Attualmente - ha precisato Yamada - sono 10.000 i ristoranti italiani
e il mercato e' in espansione''. Si registrano prospettive di crescita
soprattutto nell' industria dei precotti e surgelati italiani. Anche
per questo - ha concluso Yamada - ''abbiamo deciso di investire in
Calabria''. Di ''terra 'vocata' per caratteristiche pedoclimatiche
a questo tipo di produzione'' ha poi parlato, con riferimento alla
regione italiana, l' ad di Vegitalia Spa, Giorgio Tenuta, che ha fissato
per maggio-giugno 2006 l'inizio delle attivita'. Per l' ad di Sviluppo
Italia, Massimo Caputi infine,:''questo progetto testimonia lo sviluppo
positivo di uno strumento passato in poco tempo da progetto pilota
a progetto di legge''. Secondo Unioncamere Calabria in crescita nei posti di lavoro per il 2005 06/07 Nel 2005 saranno oltre 92 mila i nuovi posti di lavoro creati
dalle imprese italiane e' quanto emerge dal sistema informativo Excelsior,
l'indagine annuale realizzata da Unioncamere e Ministero del Lavoro
sulle previsioni di assunzione e i fabbisogni professionali delle
imprese italiane. La previsione di nuovi posti emerge da un saldo,
tra entrate (674 mila 740) e uscite (555 mila 260) ancora in attivo
quest'anno (+0,9%) ma in contrazione di 0,4 punti rispetto al 2004
quando l'aumento previsto fu di oltre 136 mila unita'. Anche per il
2005 - spiegano da Unioncamere - come negli anni precedenti, la crescita
piu' elevata dell'occupazione e' attesa dalle imprese del ,mezzogiorno
(+1,7%) seguito dal centro (+1%) che supera, anche se di poco il nord-est
(+0,85). Nel nord-ovest il tasso di crescita dell'occupazione sara'
invece dello 0,4%. Sul podio, per nuovi posti, Lombardia, Campania
e Lazio regioni che da sole produrranno oltre 30 mila nuovi posti
di lavoro. Ad assumere di piu' saranno soprattutto le imprese piu'
piccole, quelle con meno di 10 dipendenti che creeranno 81 mila nuovi
posti, seguite da quelle fino a 50 dipendenti (quasi 20 mila posti
di lavoro. E' ancora in calo, invece, la base lavorativa delle grandi
imprese, quelle con oltre 250 dipendenti, che perderanno quasi 12
mila posti di lavoro. Invertono invece la tendenza negativa registrata
nel 2004 le medie imprese (50-249 dipendenti) che sono pronte ad assumere
nel corso dell'anno 3 mila 500 lavoratori in piu'. Le figure piu'
ricercate sono come sempre i laureati ma soprattutto, e questa e'
una novita' rispetto all'anno scorso i diplomati: la richiesta di
lavoratori in possesso del titolo di studio secondario e post secondario
infatti aumenta di 19 mila unita' rispetto al 2005. Anche i laureati
comunque continuano a crescere: saranno 56 mila 900 gli assunti nel
2005. Diminuisce invece la richiesta di lavoratori con qualifica professionale
mentre il livello della scuola dell'obbligo e' richiesto per 242 mila
830 assunzioni. ''L'occupazione - commenta il presidente di Unioncamere
Carlo Sangalli - cresce in Italia grazie alle piccole e medio-piccole
imprese che continuano a svolgere un ruolo sociale che merita rispetto
e attenzione. Rispetto al 2004 il bilancio sara' piu' magro per un
totale di 40 mila unita': e' il prezzo che le nostre imprese pagano
alle difficolta' che sta vivendo l'economia. E' un prezzo salato che
comunque non fa che mettere ulteriormente in luce le trasformazioni
in corso nel tessuto economico. Infatti a trainare l'occupazione saranno
le imprese piu' innovative e quelle presenti stabilmente sui mercati
internazionali''. Ecco la 'classifica' delle regioni con il saldo
tra entrate e uscite previste nel 2005 e la relativa variazione percentuale
rispetto al 2004.
Rapporto Unioncamere/Tagliacarne: Infrastrutture economiche e sociali, Calabria con alti e bassi 02/07 La provincia di Vibo Valentia per i porti (quattordicesima),
la rete ferroviaria (terza) e gli aeroporti (settima) e' quella meglio
dotata, rispetto alle esigenze del territorio, di infrastrutture economiche
rispetto alla media nazionale. Per le infrastrutture sociali, ed in
particolare per strutture culturali e ricreative, Catanzaro, con la
97/ma posizione, e Crotone, con la 103/ma, sono quelle peggio classificate
tra le calabresi I dati emergono da uno studio congiunto Unioncamere
e Istituto Tagliacarne sulla dotazione di infrastrutture economiche
e sociali relative al 2004. Nella prima categoria rientrano le reti
ferroviarie e stradali, i porti, gli aeroporti, gli impianti e le
reti energetiche, le strutture telefoniche e telematiche, le reti
bancarie ed i servizi vari; la seconda comprende le strutture culturali
e ricreative, quelle per l' istruzione e quelle sanitarie. Lo studio
ha preso in considerazione una serie di parametri quali ad esempio
la lunghezza delle strade e delle ferrovie, rispetto alle esigenze
del territorio in questione. Il parametro di riferimento su base nazionale
e' 100: maggiore e' il quoziente attribuito ad ogni provincia, maggiore
e' la qualita' dei servizi di cui quel territorio dispone. Partendo
da questo dato, emerge che Vibo Valentia, a livello complessivo, e'
la provincia meglio posizionata tra le calabresi con un quoziente
di 110,5, seguita da Reggio Calabria, che con 99,7 e' in perfetta
media nazionale, Catanzaro (71,8), Cosenza (57,8) e Crotone (54,2).
Per quanto riguarda gli indici di dotazione delle infrastrutture sociali
e piu' specificatamente per le strutture culturali e ricreative (numero
di musei, biblioteche e cinema, spettacoli teatrali) Cosenza ottiene
un indice di 41,8, seguita da Vibo (41,8), Reggio (33,3), Catanzaro
(26,4); nel settore dell' istruzione (numero di scuole, docenti, servizi,
corsi universitari) e' Catanzaro la provincia piu' dotata rispetto
alle richieste del territorio con un indice pari a 99,5. Seguono Reggio
(93), Cosenza (81,6), Vibo (64,6) e Crotone (46). La domanda di servizi
sanitari (numero medici e infermieri, posti letto generali e delle
varie specializzazioni, apparecchiature), secondo lo studio Unioncamere-Tagliacarne,
e' meglio soddisfatta nella provincia di Crotone (106,9), seguita
da Catanzaro (96), Reggio (86,9), Cosenza (52,9) e Vibo (18,8). Per
quanto riguarda le dotazioni infrastrutturali, Vibo, che si trova
al primo posto tra le province calabresi per dotazione di strade,
ferrovie, porti e aeroporti, si avvantaggia, spiega Unioncamere, per
la posizione geografica che la pone nelle vicinanze dall' aeroporto
di Lamezia e dei porti di Gioia Tauro e Reggio, oltre al proprio,
e sulle principali vie di comunicazione stradale e ferroviaria. Per
quanto riguarda la rete stradale, Vibo ottiene dalla ricerca un indice
pari a 136,4. Bene, in questa classifica, anche Cosenza (109,7), Catanzaro
(106,8) e Reggio (105,3). Crotone ottiene un 60,5. Per le ferrovie,
in base alle esigenze del territorio, Vibo arriva ad un indice di
257,4, seguita da Reggio (118,1), Cosenza (89,8), Catanzaro (86,1)
e Crotone (18,5). Nella categoria porti e' Reggio a soddisfare meglio
i fabbisogni della popolazione con un indice di 236,9, seguita a breve
distanza da Vibo con 217,8. Quindi troviamo Crotone (86,8), Cosenza
(41,2) e Catanzaro (34,4). Per gli aeroporti e' ancora Vibo la provincia
che meglio risponde alle richieste con 228,5 di indice, seguita da
Catanzaro (93,2), Crotone e Reggio (91,3 e 91,2), tutte in media nazionale,
e Cosenza (11,4). Per quanto riguarda la dotazione delle infrastrutture
economiche relative ad impianti e reti energetico ambientali (impianti
depurazione, acqua in rete, abitanti serviti dal gas, produzione e
consumo di energia, produzione di rifiuti e raccolta differenziata),
Cosenza e' la provincia calabrese meglio posizionata con un indice
di 50,2, seguita a abreve distanza da Reggio (49,9), Catanzaro (48,8)
e Vibo (45,8). Piu' distanziata Crotone (38,4). In merito alle dotazioni
di strutture e reti per la telefonia e la telematica (autorizzazioni
per servizi di telefonia e internet, numero abbonati e copertura telefonia
gsm), Reggio e' in media nazionale con 100,1, seguita a distanza da
Catanzaro (64,5), Cosenza (41,5), Vibo (40,8) e Crotone (33,8). Infine,
per quanto riguarda le reti bancarie e di servizi vari (numero uffici
postali e sportelli bancari, addetti consulenza informatica e assistenza,
addetti in materia di contabilita' e consulenza finanziaria e societaria,
servizi postali e bancari), la provincia di Reggio e' quella che meglio
soddisfa le richieste delle popolazioni, anche se con un indice al
di sotto della media nazionale pari a 66,1. A seguire, nello studio
Unioncamere-Tagliacarne, si trovano Catanzaro (52,4), Vibo (47,1),
Cosenza (38,1) e Crotone (30). ''L' Italia - ha sostenuto, commentando
i dati, il presidente di Unioncamere, Carlo Sangalli - resta un Paese
in cui lo sviluppo dei territori viaggia su binari separati. Il Mezzogiorno
rimane ancora un' emergenza economica e sociale e si allontana, in
termini di dotazione infrastrutturale, dalle aree piu' ricche del
Paese. Questo e' un ritratto che non rende l' idea di un Paese moderno,
al quale non possiamo e non vogliamo rassegnarci, ma anzi vogliamo
continuare ad impegnarci per colmare queste differenze e offrire reali
opportunita' di sviluppo all' economia del Sud. A questo proposito,
cio' su cui il sistema camerale punta con forza e' lo sviluppo delle
reti infrastrutturali, della ricerca e dell'innovazione, che sole
possono consentire di rafforzare i collegamenti dell' Italia, e del
Mezzogiorno in particolare, all' Europa''. La famiglie della Basilicata e della Calabria le meno indebitate 02/07 Le famiglie che hanno visto il trend di crescita piu' elevato
si trovano in Lombardia: la regione del nord ha infatti registrato
una crescita nell'indebitamento (tra il 2001 e il 2004) del 45,4%.
Ma in valore assoluto chi si indebita di piu' e' la famiglia del Trentino
Alto Adige (oltre 16.500 euro). In fondo alla classifica si trova
invece la famiglia della Basilicata che nonostante un incremento del
15,6% in 4 anni, raggiunge in media un indebitamento di 6.186 euro.
Questa la tabella elaborata dall'Ufficio Studi della Cgia di Mestre
Sull'Indebitamento bancario delle famiglie italiane nel 2004 (valori
in euro):
Convenzione tra la Federazione delle banche di Credito cooperativo e ConfCooperative 01/07 Confcooperative Calabria e la Federazione calabrese delle Banche
di Credito cooperativo sottoscriveranno una convenzione quadro che
si propone, nel rispetto dei ruoli e delle autonomie organizzative
dei loro sistemi, di sviluppare una forte collaborazione tra cooperative
aderenti alla Confcooperative e Banche di Credito Cooperativo e di
predisporre offerte di prodotti e servizi rispondenti alle specifiche
esigenze delle imprese cooperative e dei loro soci, alle migliori
condizioni di mercato. La convenzione sara' firmata martedi' prossimo
nella sede della Federazione calabrese delle Banche di Credito cooperativo,
a Rende. Saranno presenti Katia Stancato, presidente Confcooperative
Calabria, Flavio Talarico, presidente Federazione calabrese Banche
di Credito cooperativo; nonche' rappresentanti dell' imprenditoria
e del credito cooperativo calabrese. Gatto (ANCE) “Al settore dell’edilizia manca una seria programmazione ” 28/06 Il settore edile nel vibonese, ma piu' in generale nel Mezzogiorno,
soffre alcune difficolta' tra le quali la scarsa capacita' di attrarre
risorse straniere e la mancanza di sicurezza sul territorio: a sostenerlo
e' stato il vice presidente nazionale dell' Ance, l' associazione
dei costruttori, Vincenzo Vitale, intervenendo ad un convegno-dibattito
svoltosi oggi a Vibo sullo stato dell' edilizia nel vibonese. L' incontro,
organizzato dal presidente provinciale dell' Ance, Antonio Gentile,
e' stato incentrato sui dati di una indagine condotta dal professore
Damiano Silipo, dell' Unical. ''Per uscire da questa situazione che
caratterizza l' edilizia nel Sud d'Italia - ha sostenuto Vitale -
occorre che i governanti delle Regioni meridionali lavorino in sinergia,
programmando in maniera coordinata anche in direzione della qualita'
della vita e delle infrastrutture''. Per il presidente regionale degli
edili, Giuseppe Gatto, ''la Calabria in questo settore sta attraversando
non un momento, ma decenni di difficolta', anche per l' assenza di
seria programmazione. Viviamo in uno stato di confusione. Assistiamo
ad una soglia di poverta' che va allargandosi, andando ad abbracciare
anche il ceto medio della popolazione''. Da qui la consapevolezza
di un ruolo anche sociale degli imprenditori edili (''se creiamo occupazione
togliamo terreno alla criminalita'''), ma anche la necessita' di regole
chiare e certe nel campo dell' urbanistica, dei lavori pubblici e
delle abitazioni e di un migliore rapporto con le pubbliche amministrazioni.
Per quanto riguarda gli enti locali, il consigliere provinciale Pasquale
Farfaglia si e' soffermato sui ''tempi biblici'' che intercorrono
tra la progettazione e l' assegnazione dei lavori ''anche per le tante
varianti che vengono apportate nel corso d' opera ai progetti e per
le frequenti sospensioni che allungano i tempi contrattuali''. Temi
sui quali e' tornato Gentile, secondo il quale gli ostacoli maggiori
a questo settore si possono identificare ''nell' eccessiva burocrazia,
nella mancanza di controllo sugli appalti, in una programmazione inadeguata
e in un calo di assunzione di responsabilita'''. Silipo, presentando
il suo lavoro, ha rilevato che ''il primo e sconfortante dato che
abbiano dovuto riscontrare e' la totale mancanza di trasparenza che
esiste nella pubblica amministrazione. La raccolta dei dati - ha aggiunto
- e' stata un' impresa titanica. Dall' indagine e' emerso che il settore
delle costruzioni e' caratterizzato da diverso tempo da una crisi
congiunturale e strutturale, anche se negli ultimi due anni sembrano
emergere segni di ripresa''. Prima degli interventi tecnici hanno
portato i saluti il presidente provinciale dell' Assindustria, Vincenzo
Restuccia (''Spesso siamo abbandonati, ma credo fermamente nel ruolo
che svolgo da 40 anni; bisogna fare quadrato tutti assieme, anche
in Calabria possiamo essere competitivi'') e il presidente degli industriali
calabresi, Filippo Callipo, il quale ha stigmatizzato la ''eccessiva
discrezionalita' degli uffici pubblici e la mancanza di regole certe''. L’Italia investa di più sulle tecnologie dell’informazione e della telecomunicazione 27/06 L'Italia e l'intera Unione europea devono investire di piu'
sulle tecnologie dell' informazione e della comunicazione (Itc), che
in Europa contribuiscono al 40% del miglioramento della produttivita'
e al 25% della crescita economica: e' questo l'appello lanciato dalla
Commissione Ue agli stati membri durante il consiglio europeo telecomunicazioni,
tenuto oggi a Lussemburgo. All'appuntamento, l'ultimo sotto la presidenza
lussemburghese, hanno partecipato tra gli altri i ministri per l'Innovazione
e le tecnologie, Lucio Stanca, per le Comunicazioni, Mario Landolfi,
e la Commissaria europea alla societa' dell'informazione e dei media,
Viviane Reding. E' stata quest'ultima a chiedere un maggiore impegno
finanziario da parte dei paesi dei 25: ''La commissaria Reding ha
chiesto ai singoli stati di investire di piu' - ha riferito Landolfi
-. Noi porteremo questo messaggio nell'ambito del nostro governo e,
compatibilmente con le risorse disponibili, cercheremo di avere una
congrua fetta delle risorse per investire nel settore delle tecnologie
dell'informazione e della comunicazione''. Si tratta infatti di un
settore ''trainante per ciascuna economia nazionale'', ha aggiunto
il ministro, sottolineando che la ''competitivita' dell'Ue e' anche
la somma delle competitivita' dei singoli paesi membri''. Un settore,
ha commentato da parte sua Stanca, che ''ha garantito in Europa il
40% del miglioramento della produttivita' e il 25% della crescita
economica''. Quindi ha osservato - questo e' uno dei pilastri della
nuova strategia di Lisbona''. Un pilastro, ha sottolineato Stanca,
che si concretizza nel progetto 'i2010', vale a dire la strategia
per sviluppare l'economia digitale nell'Ue anche attraverso una maggiore
penetrazione della banda larga nelle case delle famiglie europee ed
una forte spinta agli investimenti in attivita' di ricerca e sviluppo
nel settore dell'Itc. Il documento 'i2010', sul quale c'e' stato oggi
pieno accordo - ha commentato Stanca - si articola su ''tre assi fondamentali''.
Il primo riguarda ''tutta l'area della regolamentazione e lo spazio
digitale - ha spiegato il ministro - Il secondo e' quello della ricerca
e lo sviluppo di queste tecnologie in Europa, nonche' l'innovazione
e la diffusione di queste tecnologie nell'economia soprattutto per
le piccole imprese''. Il terzo, ha proseguito, ''riguarda invece l'inclusione,
cioe' una societa' dell'informazione che includa tutti, anche chi
rischia di esserne emarginato''. Intanto Landolfi, il quale ha incontrato
oggi anche il ministro britannico all'Industria e alle regioni (Alun
Michael), ha fatto il punto sul digitale terrestre. ''Rispetto alla
televisione digitale terrestre - ha dichiarato - abbiamo auspicato
che il prossimo consiglio delle telecomunicazioni, previsto per l'inizio
di dicembre, possa prevedere delle conclusioni anche in merito ai
tempi'' di questo progetto. Nella Legge Gasparri ''l'Italia ha previsto
lo 'switch-off' (l'interruzione del segnale analogico, ndr) per il
dicembre del 2006 - ha ricordato Landolfi -. Noi vorremmo che in queste
conclusioni lo 'switch-over' (il periodo di transizione dall'analogico
al digitale, ndr) venga compreso in una forchetta tra il 2008 e il
2010 (a livello europeo), fermo restando lo 'switch-off' per il 2012
(come previsto dall'Ue). Pensiamo che durante il semestre di presidenza
inglese intorno a questo obiettivo si possa lavorare''. Il ministro
Landolfi ha infine illustrato il lavoro italiano ''per la diffusione
delle nuove tecnologie, in particolare per la infrastrutturazione
della larga banda''. Il primo luglio, ha ricordato, ''partira' la
sperimentazione della tecnologia 'wi-max''', il sistema di accesso
wireless alla Rete su ampie aree. Allo stesso tempo, si sta lavorando
al progetto 'T-government', che riguardera' nella pubblica amministrazione
''servizi come la telemedicina, la telesorveglianza e la teleassistenza.
Gia' oggi ci sono settori della pubblica amministrazione che erogano
servizi in T-government'', ha affermato Landolfi. Ultimi giorni per il versamento della prima rata dell’ICI, scade il 30 giugno 26/06 Come ogni anno l' ultimo giorno per versare la prima rata dell'
imposta 2005 e' il 30 giugno. I contribuenti potranno anche non utilizzare
le aliquote del 2005, ma limitarsi a versare meta' dell' imposta dovuta
(e versata) lo scorso anno, anche se a novembre, al momento del saldo,
dovranno applicare le nuove aliquote. Una volta scaduti i termini,
comunque, si puo' pagare la rata entro 30 giorni con il cosiddetto
ravvedimento operoso, che prevede l'importo maggiorato degli interessi
legali piu' una multa del 3,75%. Secondo le ultime proiezioni, i comuni
stimano nel complesso un aumento di gettito dell' 1,9% che viene definito
fisiologico perche' e' una crescita che viene collegata anche alle
nuove case edificate e al recupero dell' evasione. Il 55% delle 106
citta' capoluogo ha una aliquota ordinaria al 7 per mille. A decidere
un aumento delle aliquote sono stati in complesso 24 citta', in pratica
il 22,6%: 6 hanno fatto aumentare sia l' aliquota base sia quella
sulla prima casa (Campobasso, Carrara, Enna, Ferrara, Forli', Vibo
Valenzia); 12 capoluoghi hanno ritoccato solo l' aliquota ordinaria
(Avellino, Bari, Biella, Cesena, Modena, Padova, Pavia, Ravenna, Reggio
Emilia, Sondrio, Urbino e Verona); due comuni, Livorno e Piacenza,
hanno fatto scendere il prelievo sulla prima casa e fatto salire quella
ordinaria; quattro hanno aumentato l' Ici solo per la prima casa (Belluno,
Cosenza, Firenze, Messina). La palma per la riduzione dell'imposta
spetta quest'anno invece a Torino, che ha fatto scendere dal 7 al
6 per mille l' aliquota ordinaria (lasciando invariata quella per
la prima casa). Lieve ritocco (dal 7 al 6,9 per mille) anche per l'
aliquota base di Alessandria, che ha pero' ridotto dal 5,8 al 5,4
per mille il prelievo sulle abitazioni principali. Oltre ad Alessandria
altri cinque comuni hanno abbassato l' imposta per le abitazioni principali:
Lecco, Livorno, Piacenza, Rieti e Rovigo. Secondo l’Eurispes in Calabria dilaga l’economia sommersa 25/06 L'economia sommersa in Calabriacresce molto di piu' di quella
legale. Le indicazioni sono contenute in uno studio sull'andamento
della ricchezza nascosta in Calabria realizzato dall'Eurispes che
fornisce annualmente le proiezioni relative al fenomeno sulla base
degli ultimi aggiornamenti statistici in materia. Nel 2005 l'economia
invisibile avanzera' a ritmo triplo rispetto alla crescita del prodotto
interno lordo regionale: secondo le stime dell'Eurispes Calabria,
il rapporto tra l'incremento dell'economia non contabilizzata e la
ricchezza regionale sara' pari a 2,9 punti. Il Pil nascosto calabrese
procederebbe ad un ritmo di crescita del 2,3% a fronte di una tasso
di crescita stimato della ricchezza ufficiale regionale dello 0,8%.
Nell'anno in corso, l'economia legale dovrebbe produrre una ricchezza
pari a 23.289 milioni di euro (+0,8% rispetto al 2004) a fronte di
un'economia nascosta stimata pari a 8.416 milioni di euro (+2,3% rispetto
al 2004). "Nel 2005 –dichiara l'Eurispes Calabria - il
ritmo di crescita dell'economia sommersa stimata e' tornato ad essere
superiore a quello dell'economia ufficiale. Secondo le nostre stime
stiamo assistendo, per l'anno in corso, ad una crescita dell'economia
nascosta pari a tre volte quella del Pil ufficiale calabrese. La ricchezza
prodotta in Calabria – continua la nota -rallenta perche' l'economia
non osservata continua ad avanzare e, dunque, una fetta rilevante
dell'economia di questa regione non viene rilevata dai dati. E' abbastanza
noto, oramai, che l'economia irregolare cresca principalmente nei
periodi di crisi come quello che stiamo attraversando". "L'economia
sommersa - ha precisato il presidente della sede regionale dell'Istituto
di studi politici, economici e sociali - funge da ammortizzatore del
sistema economico poiche' permette di abbattere i costi, di attutire
gli effetti distorsivi di una eccessiva pressione fiscale e consente
di sopravvivere anche con ridotti livelli di competenza finanziaria
ed organizzativa. Non vanno trascurati, inoltre, i legami esistenti
tra una parte dell'economia sommersa e la cosiddetta economia criminale
che stronca sul nascere qualsiasi tentativo di progetto imprenditoriale
che intende svilupparsi alla luce del sole ma che al tempo stesso
rappresenta un ostacolo ai progetti di espansione economico-finanziaria
della criminalita' organizzata". Dallo scenario previsionale
dell'Eurispes Calabria emerge, dunque, un significativo peggioramento
rispetto all'anno precedente. Nel 2004, infatti, l'economia sommersa
pari a 8.229 milioni di euro presentava un ritmo di crescita ma inferiore
rispetto alla ricchezza prodotta dal territorio: lo 0,7 per cento
di "economia che non c'e'" a fronte di un prodotto interno
lordo ufficiale regionale - secondo le stime rivedute dall'Istituto
di studi economici, politici e sociali - dell'1,1 per cento. L'incidenza
dell'economia sotterranea sull'economia osservata per il 2005 dovrebbe
essere pari al 36,1%, il piu' alto degli ultimi sette anni se si esclude
il 1999 quando i circa 7.998 milioni di euro di sommerso pesavano
sui 21.817 milioni di euro di economia ufficiale per il 36,7%. "Le
inquietudini che si sentono da piu' parti – afferma Eurispes
Calabria - sono giustificate perche', al crescere dell'economia sommersa,
alcuni indicatori fondamentali come il tasso di disoccupazione ed
il reddito pro-capite possono risultare distorti conducendo le istituzioni
a decisioni di politiche di programmazione sul territorio inappropriate
con le relative conseguenze negative. E' necessario ridare slancio
allo sviluppo economico locale puntando sui vantaggi prodotti dalla
competitivita' dei territori. Non una espressione astratta ma un pacchetto
di interventi capaci di attrarre investimenti produttivi. In un contesto
ambientale caratterizzato dalla localizzazione di insediamenti produttivi
- ha concluso Eurispes - altre esperienze ci insegnano che si diffonde
una iniezione di cultura della legalita' producendo interessanti impatti
in termini di rientro dell'economia sommersa". Callipo (Assindustria) “Sui fondi UE si riprenda la concertazione”. Loiero "Incontreremo gli industriali" 23/06 ''L' allarme lanciato di recente dal Presidente della Giunta
regionale sullo stato della spesa comunitaria, unitamente all' impegno
a non disperdere risorse, costituiscono la dimostrazione lampante
della fondatezza delle preoccupazioni espresse dagli imprenditori
e da tutto il partenariato regionale nei mesi scorsi''. E' quanto
sostiene in una nota il presidente degli industriali della Calabria,
Filippo Callipo, circa l'utilizzo dei fondi Ue da parte della Regione.
''Abbiamo piu' volte detto - ha aggiunto - che non occorreva scherzare
con argomenti delicati ed invece la politica ha fatto orecchie da
mercante. Gli imprenditori calabresi, tuttavia, sono pronti a cogliere
la sfida dello sviluppo. Sono pronti a porsi costruttivamente sia
di fronte alle emergenze che ai programmi di sviluppo. Sono pronti
a recitare la loro parte, assieme a tutte le altre componenti produttive
regionali ed assieme alle Istituzioni a partire dal prossimo 11 e
12 luglio, allorquando incontreremo a Bruxelles, insieme al partenariato
economico - sociale calabrese, il commissario Canuta Hubner per discutere
della situazione dei Fondi strutturali in Calabria. Il nostro auspicio
e' quello anzitutto di poter parlare un unico linguaggio insieme alla
Regione: nell' interesse de calabresi e dello sviluppo della nostra
terra. Senza false promesse e giri di parole, ma con impegno e convinzione
per affrontare ogni nodo e scioglierlo nell'interesse generale sin
dal suo insediamento la nuova Giunta regionale, e' stata sollecitata
dagli imprenditori e dai sindacati, circa una verifica sulla stato
di attuazione del programma operativo e sulla necessita' di acquisire
informazioni puntali sull' avanzamento della spesa, onde evitare il
disimpegno automatico delle risorse entro la fine dell' anno''. ''Dopo
la recente visita a Bruxelles del presidente Loiero - ha proseguito
Callipo - e' quanto mai opportuno e necessario riprendere le fila
di un percorso concertativo con la Regione, bruscamente interrottosi
qualche anno fa. Attendiamo di essere convocati, d' iniziare un lavoro
serio, ciascuno, responsabilmente, facendo la propria parte, non soltanto
per rispondere alla emergenza creatasi sui fondi strutturali, ma anche
per costruire un futuro meno incerto e piu' condiviso per lo sviluppo
economico della Regione. Questi sono alcuni motivi per i quali, a
due anni dalla sua scadenza, il Por si presenta come uno strumento
che non solo non ha ancora raggiunto i suoi obiettivi, ma rischia
di comprometterli seriamente con la perdita di ingenti risorse. Come
obiettivo generale avrebbe dovuto aiutare la Calabria ad uscire dall'
Obiettivo 1, ed invece ancora oggi la nostra Regione si caratterizza
come fra le ultime per reddito pro-capite in Europa''. Il presidente
degli industriali della Calabria ritiene inoltre che ''gli stessi
''progetti compatibili'', che in una determinata fase hanno rappresentato
la necessaria sponda per rendicontare spesa, hanno di fatto drogato
la logica di sviluppo del programma e condizionato lo stesso quadro
generale. Ma cio' che risalta in maniera piu' evidente dall' analisi
di queste ultime settimane, e' la totale assenza di concentrazione
della spesa su specifiche priorita', che poi costituivano il cuore
del Por: aree territoriali, distretti e filiere produttive. Ora siamo
anche di fronte al pericolo di vedere sfumare risorse, attraverso
il disimpegno automatico, se non si riuscira' a spendere 700 milioni
di euro entra la fine di questo anno. Ed allora la domanda con cui
fare i conti e': ci troveremo di nuovo di fronte alla necessita' di
spendere anziche' di spendere bene, oppure riusciremo a costruire
un percorso, seppur in extremis, che salvaguardi entrambi i criteri?
Stabilito che occorre recuperare il tempo perduto ed i ritardi accumulati,
quale terapia bisogna adottare per rendere operativi ed efficaci quegli
impegni? Non si tratta, visto la delicatezza della situazione, solo
di recuperare il tempo perduto, ma diventa inevitabile e necessario
anche riprogrammare interventi e rimodulare misure''. ''La rimodulazione
- ha concluso - sara' sicuramente l' atto piu' impegnativo ed importante
anche alla luce della necessita' di non modificare gli obiettivi di
fondo del programma ritenuti validi sia dalla relazione del valutatore
indipendente che dall'ultimo Comitato di sorveglianza''. 18/06-(G.C.)- Un accordo con tre grandi istituti di credito per coprire
la differenza del costo di denaro per investimenti tra Nord e Sud.
L’ obbiettivo del Fondo imprese progettato dal governo per “colmare
uno dei gap fondamentali del Mezzogiorno” al quale sta lavorando
il ministro Miccichè. “Stiamo trattando con San Paolo,Banca
Intesa e Unicredit per creare un fondo imprese che copra la differenza
del costo di denaro per investimenti tra Nord e Sud”. Lo ha
dichiarato il ministro per lo Sviluppo Miccichè, a margine
di un convegno di Confindustria a Siracusa, spiegando che “i
fondi dello Stato sarebbero prelevati dai fondi per le aree sottoutilizzate”.
Secondo Miccichè “l'iniziativa serve a dare fiducia alle
imprese”. Il ministro ha rivelato di avere parlato del progetto
separatamente con Confindustria e i sindacati. In uno studio della CGIA, nel bilancio trasferimenti/tasse, lo Stato privilegia le regioni a statuto speciale 18/06 “Alcune Regioni danno molto allo Stato in termini di tasse ma ricevono molto poco da quest'ultimo in termini di trasferimenti. Forse per questo il Governo dovrebbe accelerare sul fronte del federalismo fiscale per compensare, in tempi relativamente brevi, questi squilibri”. E' quanto emerge da un'analisi dell'Ufficio Studi della Cgia di Mestre, che sottolinea l'esistenza di scompensi non solo tra le realta' del Nord e del Sud del Paese ma in particolar modo tra Regioni a statuto speciale e Regioni a statuto ordinario. Gli esperti dell'Associazione Artigiani di Mestre hanno esaminato il bilancio tra le tasse versate dalle Regioni allo Stato e le somme che quest'ultimo ritorna in termini di trasferimenti. Un esempio su tutti: in Lombardia, di fronte ai 6.623 euro di tasse pagate da ogni cittadino (Irpef, Irpeg, e IVA) lo Stato ritorna solo 1.263 euro (con un saldo negativo pari a 5.360 euro). E non va meglio nemmeno al Lazio, dove ogni residente versa 5.787 euro e se ne vede ritornare 1.359 (con un saldo negativo di 4.428 euro). Anche il Piemonte registra una situazione deficitaria. Di fronte ai 4.761 euro di imposte versate all'erario la regione piemontese e' all'ultimo posto per quanto gli viene restituito: solo 881 euro facendo registrare un ''deficit'' di 3.880 euro pro capite. Sulla scia delle regioni maggiormente svantaggiate si trovano anche l'Emilia Romagna e il Veneto. Ogni contribuente emiliano e romagnolo che versa allo Stato 4.317 euro, ne riceve appena 900; con un saldo negativo quindi pari a 3. 417 euro. I veneti, a loro volta, danno 3.915 euro e ne vengono loro restituiti 955: all'appello mancano ben 2.960 euro. A vivere, invece, ancor oggi una situazione di vantaggio nel meccanismo del dare/avere con lo Stato centrale sono, sempre secondo l'analisi della Cgia di Mestre, gran parte delle regioni del Sud e soprattutto quelle a statuto speciale. Alla Valle d'Aosta, infatti, vengono trasferiti dallo Stato 7.086 euro pro capite contro i 4.208 euro versati in tasse dai cittadini valdostani. Il saldo e' di +2.878 euro. Cosi' come accade in Trentino Alto Adige dove si registra un saldo positivo pari a 1.719 euro pro capite. Ed anche in Basilicata la situazione non e' poi cosi' distante e il saldo tra dare ed avere pro capite raggiunge quota 1.232 euro. Mentre arriva ad 829 euro in Sardegna, ad 825 in Sicilia, a 570 euro in Calabria, a 332 euro in Molise a 133 euro in Campania. '' Di fronte a questi dati - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - constatiamo che oggi non ci sono piu' le ragioni storiche, culturali ed etniche per mantenere i privilegi economici delle realta' territoriali a statuto speciale. Con la moneta unica e l'Europa allargata questi favoritismi devono essere eliminati. Per quanto riguarda il Sud, invece, non si possono ignorare le difficolta' di questi territori e quindi va messa in atto tutta una serie di misure di solidarieta' per attenuare la progressiva riduzione di trasferimenti che nel tempo dovranno essere realizzate. Siamo convinti - conclude Bortolussi - che grazie al federalismo fiscale sara' possibile ridurre il gap oggi esistente tra le aree piu' ricche e quelle piu' povere del Paese''. Nella tabella A vengono visualizzati i trasferimenti dello Stato e nella tabella B le imposte versate allo stato. I valori sono procapite in euro
(*) gettito Irpef, Irpeg e IVA di competenza nel 2001. Basilea 2: le implicazioni sul rapporto banca impresa tra miti e realtà. 16/06 Di questo si è discusso presso la sala conferenze dell’Associazione
degli Industriali della Provincia di Cosenza in un convegno organizzato
in collaborazione con l’Imprenditore, il Mensile della Piccola
Industria di Confindustria e Sanpaolo Imprese. Al centro del dibattito,
quindi, il nuovo Accordo di Basilea che entrerà in vigore nel
2007 e che modificherà le modalità di misurazione dei
requisiti patrimoniali, ponendo nuove sfide a banche ed imprese. L’introduzione
del rating è l’elemento di novità più rilevante.
Per le banche si tratta di adottare sistemi nuovi di valutazione patrimoniale
ed adeguare la propria struttura ed organizzazione; per le imprese
significa, in una parola trasparenza vale a dire attribuire un significato
nuovo al bilancio ed alle informazioni che da questo possono essere
ottenute. Convegno sullo sviluppo e sulla condizione economica della Calabria, ieri a Lamezia 16/06 Personalità del mondo dell’economia, del diritto,
dell’università, dell’imprenditoria e delle istituzioni
si sono ritrovati al Centro servizi avanzati dell’Agroalimentare
di Lamezia per parlare di sviluppo in Calabria, in occasione della
presentazione del libro “Un ‘io’ per lo sviluppo”,
a cura della Fondazione per la Sussidiarietà. Un incontro promosso
dalla Compagnia delle Opere “Magna Grecia”, presieduta
da Giancarlo Franzè, che è servito ad illustrare la
condizione economica del Paese e soprattutto della Calabria. Ad illustrare
il libro, che ripercorre la recente storia economica italiana analizzandone
l’evoluzione, delineando il contesto istituzionale e legislativo
che ha caratterizzato lo sviluppo economico del Paese, personalità
del calibro di Santo Versace, presidente della Gianni Versace Spa,
azienda leader del settore della moda, Luca Antonini, professore di
diritto costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università
degli studi di Padova e coautore del libro, Emmanuele Forlani, segretario
generale della Fondazione per la Sussidiarietà, Antonio Saladino,
consigliere della Fondazione per la Sussudiarietà. Relatori
che hanno presentato il rapporto sulla situazione attuale, individuando
le condizioni culturali, economiche e politiche per una possibile
ripresa del nostro Paese. Il tutto partendo dal primato della persona
e della società sullo Stato, così come proposto dalla
Fondazione per la Sussidiarietà, nell’ottica di una libertà
di scegliere e libertà di costruire da parte del singolo. Nel
libro “Un ‘io’ per lo sviluppo” infatti esponenti
dell’economia e del diritto hanno approfondito il tema dello
sviluppo economico in Italia: le modalità attraverso cui il
nostro Paese ha vissuto la sua crescita, l’analisi della situazione
di apparente stallo attuale, le possibili linee di una evoluzione
positiva. I comuni del Mezzogiorno potranno presentare progetti pilota 14/06 I comuni delle regioni del Mezzogiorno, per la prima volta,
potranno candidarsi per partecipare agli interventi di sostegno, presentando
proposte di progetti pilota per il miglioramento dei servizi offerti
dagli sportelli unici per le attivita' produttive. E' quanto previsto
dal progetto 'Dall'inter alle reti' realizzato dal Formez e dal Dipartimento
della Funzione Pubblica. ''Organizzazione dello sportello unico -
e' scritto in una nota - innovazione tecnologica, marketing territoriale
e strumenti per la qualita' sono solo alcuni dei temi che possono
essere oggetto delle proposte di progetti pilota da parte delle Amministrazioni.
Le proposte, su queste tematiche o su altre aderenti ai bisogni dello
sportello unico e del territorio, dovranno essere presentate entro
il 15 luglio. Il Formez provvedera' a redigere i progetti esecutivi
delle proposte selezionate e a realizzare 18 progetti pilota, facendo
ricorso ai servizi di esperti e societa' specializzate. Per ogni progetto
pilota, saranno realizzate attivita' per un numero massimo di 80 giornate
di consulenza e affiancamento''. ''Possono partecipare ai progetti
pilota - prosegue la nota - tutte le Amministrazioni interessate,
dotate di sportello unico operativo e con una popolazione complessiva
di almeno 10.000 abitanti (Progetti Pilota A) e Amministrazioni capofila
di associazioni di Amministrazioni comunali che complessivamente raggiungano
almeno 10.000 abitanti (Progetti Pilota B) con sportello unico operativo''.
''Per la selezione delle proposte di progetti - conclude - una task
force di esperti del Formez effettuera' una ricognizione, anche recandosi
sul territorio, presso tutte le amministrazioni che hanno fatto richiesta
di partecipazione al progetto, verificandone i bisogni piu' importanti
per poi progettare insieme gli interventi che dovranno essere realizzati''. Confesercenti chiede alla Regione una moratoria sulla grande distribuzione 14/06 Una moratoria relativa al rilancio di nuove autorizzazione
in favore della grande distribuzione, l'insediamento dell'osservatorio
sul commercio ed una nuova programmazione che tenga conto della situazione
che si e' determinata nell'ultimo quinquennio: sono queste alcune
delle richieste che la Confesercenti della Calabria rivolgera' alla
Regione Calabria. La situazione del settore e' stata analizzata nel
corso della Terza Assemblea Elettiva Regionale della Confesercenti
della Calabria. All'Assemblea, convocata per eleggere i nuovi gruppi
dirigenti, ha partecipato il presidente Nazionale di Confesercenti
Marco Venturi. La relazione del presidente uscente della Confeserecenti,
Domenico Bilotta, si e' incentrata sulla grave crisi economica che
investe l'Italia ed in particolare la nostra Regione e sulle distorsioni
che si sono create nei settori di riferimento dell'associazione, commercio,
turismo e servizi. ''Una analisi serrata - e' scritto in una nota
- sullo stato dell'economia della Calabria ha evidenziato il grado
di sofferenza raggiunto dalle imprese commerciali che e' arrivato
ad un punto insostenibile. Il calo dei consumi e la diminuzione della
capacita' di spesa delle famiglie, che adesso intacca anche la spesa
alimentare, per la prima volta dopo il secondo dopoguerra, sono state
punti centrali della relazione e del dibattito. Un accento forte e'
stato messo sulla espansione smisurata e senza regole della Grande
Distribuzione Organizzata che costringe alla chiusura centinaia di
negozi di vicinato ed alla desertificazione dei centri storici ed
urbani.Un altro punto che e' stato sottolineato e' la difficolta'
di accesso al credito da parte dei piccoli imprenditori, i tassi elevati
praticati dagli istituti bancari e la necessita' di potenziare le
politiche di sostegno ai consorzi fidi, ribadito infine l'allarme
per la crescita esponenziale dell'usura e dell'estorsione''. ''A gran
voce - prosegue la nota - ed in forma unanime e' stato chiesto ai
nuovi Amministratori regionali presenti: Nicola Adamo, vice presidente
della Giunta Regionale con delega alle attivita' produttive, ed Beniamino
Donnici assessore con delega al turismo, di ristabilire immediatamente
i tavoli della concertazione con il mondo delle imprese e con il sindacato
al fine di individuare, condividere e sostenere le azioni necessarie
per creare sviluppo ed occupazione in Calabria utilizzando tutte le
risorse finanziarie prevista dall'Unione Europea a dagli accordi di
programma''. Al termine dell'assemblea Antonio Marciano' e' stato
eletto nuovo Presidente regionale dell'organizzazione. La ricetta di Mimmo Cersosimo contro la mafia: “Contro i clan più industria e ricerca” 14/06 ''Ci sono mille modi di combattere la malavita e ci sono mille
modi di complicare la vita alle mafie. Esempio: la manifattura, la
ricerca e l'innovazione sono impermeabili alla 'ndrangheta, che invece
prospera sul cemento, sul piccolo commercio, sulle costruzioni''.
Lo dichiara in un'intervista a ''Il Sole 24 Ore'' sulla criminalita'
in Calabria Domenico Cersosimo economista all'Universita' di Cosenza.
''Meno strade, meno commercio spicciolo e meno boutique'', chiede
Cersosimo, secondo il quale queste attivita' sarebbero facile preda
della malavita organizzata. ''E' troppo semplice -spiega infatti l'economista-
taglieggiare il commerciante di Locri. Prova, invece, a bussare alla
porta di una societa' per azioni che si occupa di robotica o meccatronica.
Al massimo, i mafiosi faranno di tutto per costruire materialmente
la fabbrica, la solita edilizia, oppure imporre la ditta delle pulizia,
ma finisce tutto li'''. ''Piu' soldi per i professori, i magistrati,
i manager e gli imprenditori di talento disposti a trasferirsi in
Calabria -suggerisce inoltre Cersosimo- Oppure: prendiamo 3 mila giovani
laureati di questa regione e spediamoli all'universita' di Cambridge,
nel Massachusets''. ''Lo stereotipo vuole il calabrese mafioso -conclude-
Ma cosi' ammazza quel poco di cambiamento che c'e' stato in questi
anni. Sbaglia di grosso chi pensa che la mafia sia il principale ostacolo
allo sviluppo''. Fondi europei: Loiero incontrerà la titolare delle politiche regionali Danuta Hubner a Bruxelles 13/06 Giro d'incontri istituzionalia Bruxelles, alla vigilia del
Summit europeo, per il nuovo Governatore della Calabria Agazio Loiero.
Il presidente arrivera' nella Capitale dell'Ue nella tarda serata
di domani per incontrare mercoledi' mattina Michele Pasca-Raymondo,
direttore generale aggiunto della Direzione Regioni della Commissione
Ue, il servizio incaricato delle azioni a favore dello sviluppo economico
delle aree svantaggiate dell'Unione. Al centro dei colloqui ci sara'
infatti la riforma della politica di coesione e, in particolare, la
programmazione 2007-2013 dei fondi strutturali. Risorse di cui la
Calabria ha fino ad oggi beneficiato in quanto Regione obiettivo 1
in ritardo di sviluppo, che potrebbero tuttavia subire dei tagli nel
quadro di una riforma complessiva della coesione nell'Europa allargata.
E' questo del resto uno dei temi che Loiero sollevera' anche con la
titolare europea delle politiche regionali, Danuta Hubner, in un incontro
successivo programmato mercoledi' pomeriggio. Durante i colloqui il
presidente della Calabria sara' accompagnato, a quanto si apprende,
dal direttore generale del dipartimento affari interni e internazionali
e politiche di sviluppo dell'area mediterranea Francesco De Grano
e dal sottosegretario per i fondi strutturali Ue e le politiche di
sviluppo del territorio Vincenzo Falcone, ex segretario generale del
Comitato delle Regioni. L’ISTAT ufficializza la recessione italiana. Unici in Europa e nel panorama internazionale. Crollo dei consumi. 10/06 L'Italia e' in recessione. Lo conferma l'Istat che ha certificato
per il primo trimestre del 2005 una flessione del pil dello 0,5% rispetto
al trimestre precedente. Un risultato che, sommato al calo dello 0,4%
registrato negli ultimi tre mesi del 2004, porta il Paese in recessione
tecnica. L'economia si era incagliata in una simile impasse anche
nel 2003, anno in cui il primo e il secondo trimestre si erano chiusi
entrambi con una flessione dello 0,2%. Questa volta i cali inanellati
per due trimestri consecutivi sono pero' piu' gravi: il -0,5% registrato
all'inizio dell'anno e' infatti il risultato peggiore da sette anni
(anche il quarto trimestre del 1998 si era chiuso con un analogo -0,5%).
Mentre la nostra economia procede a passo di gambero, in Europa gli
altri Paesi marciano spediti: in Germania il Pil e' salito in termini
congiunturali dell'1% e dell'1,1% in termini tendenziali. In Francia,
l'economia e' cresciuta dello 0,2% su base congiunturale e dell'1,7%
su base tendenziale: nel Regno Unito, invece, il Pil congiunturale
ha registrato un +0,5% e un +2,7% su base tendenziale. Complessivamente
i paesi dell'area Euro sono cresciuti dello 0,5% in termini congiunturali
e dell'1,3% in termini tendenziali. Anche nel resto del mondo, l'andamento
dell'economia e' piu' favorevole: ad esempio il Giappone ha visto
il Pil aumentare dell'1,3% in termini congiunturali e dello 0,8% in
termini tendenziali. Negli Stati Uniti la crescita e' stata dello
0,9% (su base congiunturale) e del 3,7% rispetto al primo trimestre
del 2004. Calabria dei Valori: “Basta demagogia sull’euro. Serve indicare i prezzi anche in lire” 08/06 Calabria dei Valori, movimento meridionalistico che si ispira
alla Carta dei Valori di Antonio di Pietro, interviene nella polemica
sull'euro stigmatizzando la montante demagogia leghista e proponendo
di indicare i prezzi anche in lire e con caratteri di dimensioni pari
a quelli della moneta comune. "E' innegabile - si legge in una
nota - che le famiglie italiane siano asfissiate dalla rovinosa perdita
di potere di acquisto, ma non è serio né onesto che
alla dirompente gravità del fenomeno si risponda con iniziative
estemporanee e demagogiche, quali quelle dei leghisti, che propongono
soluzioni impossibili, ovvero limitarsi, come fanno i difensori dell'euro.
a reazioni stizzite e sterili, perché nessuno ha ancora proposto
un rimedio efficace alla vorticosa esplosione dei prezzi". "Il
problema sta tutto qui : chi ha speculato e continua a speculare sui
prezzi può farlo perché agisce in una cornice di sostanziale
impunità, con un Governo nazionale pesantemente censurato per
le sue scellerate politiche economiche, incapace di varare credibili
strategie di controllo e persino di rimediare alla palese inadeguatezza
del meccanismo di indicazione dei prezzi, che sembra fatto apposta
per indurre in errore i consumatori". "Calabria dei Valori
perciò propone che le istituzioni elettive, a tutti i livelli,
dai Comuni fino al Parlamento nazionale, reintroducano, ciascuno per
quanto di propria competenza, l'obbligo di indicare tutti i prezzi
e le tariffe, oltre che in euro, anche in lire, e con caratteri della
stessa dimensione, fornendo così al consumatore la possibilità
di rendersi conto immediatamente e senza artifici psicologici dell'effettivo
controvalore delle merci e dei servizi". Galati: “Dal Cipe 200 milioni di euro per l’innovazione attraverso la legge 46” 07/06 ''L' Agenda di Lisbona ha identificato alcune aree prioritarie
su cui l' Europa e' chiamata ad investire, per garantire una crescita
sostenibile e per assicurare l' aumento della competitivita' del nostro
continente nel panorama internazionale''. A sostenerlo e' stato il
sottosegretario alle Attivita' produttive, Giuseppe Galati, intervenendo
al workshop sul futuro dell' Agenda di Lisbona, svoltosi a Roma. Galati,
che ha la delega agli incentivi ed al Cipe, ha ricordato, secondo
quanto riferito in una nota, di avere ''proposto ed ottenuto con le
delibere assunte dal Cipe del 26 maggio 2005, circa 200 milioni di
euro a sostegno dell' innovazione e di progetti con forte contenuto
innovativo, destinati alle imprese attraverso tre bandi tematici che
verranno a breve pubblicati e con il rifinanziamento della legge 46.
E' il prosieguo - ha concluso Galati - di un processo che ha coinvolto
negli ultimi anni moltissime Pmi italiane attraverso la partecipazione
ai progetti Pia Innovazione, una partecipazione che ha visto impegnate
circa 600 imprese nel primo bando Pia ed oltre 1.250 nel secondo Bando,
tuttora in corso d' istruttoria''. Speciale: Rapporto di bankitalia sull'economia calabrese Italia e Germania le cenerentole della UE per crescita. In Italia la Calabria fanalino di coda 05/06 Italia e Germania sono, nell'Unione europea, i Paesi che crescono meno. E dove sono piu' accentuate, tra le regioni, le differenze di reddito pro-capite. Le regioni 'locomotive' d'Europa, quelle che spingono lo sviluppo del vecchio continete, si trovano altrove. A crescere di piu', tra le regioni europee, sono quelle dell'Europa orientale, oltre ad alcune aree di eccellenza dei Paesi della vecchia Ue a 15 che mostrano performance migliori, come Spagna, Grecia, Gran Bretagna, Irlanda, Svezia e Finlandia. E' quanto rivela il terzo 'Rapporto sulla coesione', diffuso dalla Commissione europea. In Italia, ci sono sei regioni (tra cui Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio) in cui il reddito pro-capite supera del 25% lamedia comunitaria, ma ben quattro (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia) evidenziano un valore compreso tra la meta' e il 75% rispetto al dato europeo. Non va meglio sul fronte dell'occupazione. Emilia-Romagna, Valle d'Aosta e provincia di Bolzano sono le uniche aree del Paese che mostrano un tasso vicino all'obiettivo del 70%, fissato dalla strategia di Lisbona per il 2010. In tutto il Sud, il livello di occupazione e' pari a quello delle regioni della Polonia, dell'Ungheria e della Spagna meridionale. Un andamento che fa prevedere alla Commissione europea che, nel periodo 2007-2013, quattro regioni italiane potranno beneficiare dei fondi per le politiche di coesione, mentre una (la Basilicata) potra' utilizzare quelli per l'uscita 'morbida' dal novero dell'Obiettivo 1. Nel 2002, il reddito pro-capite oscilla da un livello pari al 189%, rispetto alla media della Ue a 25, nelle dieci regioni piu' ricche, ad appena il 36% nelle dieci piu' povere. Oltre un quarto della popolazione europea, in 64 regioni, evidenzia un Pil pro-capite inferiore al 75% della media, che e' la soglia al di sotto della quale le regioni europee possono accedere ai fondi strutturali per le politiche di coesione (Obiettivo 1). Un dato che, negli Stati dell'allargamento, riguarda il 90% della popolazione, ad eccezione delle regioni di Praga, Bratislava, Budapest, Cipro e Slovenia. Se si considera, invece, la Ue dei 15, il valore scende al 13% della popolazione e le regioni a basso reddito sono concentrate in Portogallo e nelle aree meridionali di Italia, Spagna e Grecia, oltre ai Lander orientali della Germania. Inoltre, la crescita e' piu' sostenuta proprio nelle regioni piu' povere dei nuovi Stati membri della Ue (Adnkronos/Labitalia) - In Italia, il reddito pro-capite e' superiore di 9 punti alla media comunitaria (fatta 100 quest'ultima, il dato italiano e' pari a 109). Ma, tra le regioni del nostro Paese, solo 6 hanno un reddito pro-capite superiore del 25% alla media europea. A guidare la classifica e' la provincia di Bolzano (159,6), seguita da Lombardia (141,8), Emilia-Romagna (136,4), Valle d'Aosta (132,9), provincia di Trento (129), Lazio (125,1) e Piemonte (125). Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Lazio hanno un reddito pro-capite vicino a quello delle regioni europee Ile de France, area tra Monaco e Salisburgo, Vienna, Amburgo, Stoccarda, Renania, Anversa,Amsterdam-Rotterdam, Londra, Stoccolma, Dublino ed Helsinki. Puglia (72,5), Campania (71,9), Sicilia (71,3) e, soprattutto, Calabria (67,7) presentano un reddito pro-capite simile a quello di regioni spagnole come l'Andalusia e la Galizia, o greche come l'Epiro e la Tessaglia, ma anche come la maggior parte delle regioni portoghesi (con l'esclusione di Lisbona) e della ex Ddr, la Boemia, l'area di Varsavia e l'Ungheria occidentale. Le nostre regioni del Sud, inoltre, presentano un reddito pro-capite inferiore a quello di alcune aree di punta dei nuovi Stati membri, quali le zone di Budapest, Praga e Berlino-Dresda-Lipsia. Se si considera il livello di occupazione, le uniche regioni italiane ad avvicinarsi all'obiettivo fissato dalla strategia di Lisbona (70% entro il 2010) sono la provincia di Bolzano, la Valle d'Aosta e l'Emilia-Romagna. Mentre tutte le regioni del Sud (con l'eccezione dell'Abruzzo) hanno tassi di occupazione inferiori al 55%, pari a quelli della maggior parte delle regioni polacche, dell'Ungheria meridionale e orientale e della Spagna meridionale. Le altre regioni italiane del Centro-nord presentano tassi di occupazione tra il 55% e il 65%. In particolare, Piemonte, Lombardia, Veneto e Toscana sono tra le aree italiane con i livelli piu' elevati di occupazione (il valore e' compreso tra il 60% e 65%), tuttavia si collocano su posizioni molto distanti da que lle delle regioni britanniche, olandesi, scandinave e portoghesi. Anche rispetto alle regioni francesi e tedesche, si posizionano su livelli analoghi a quelli delle zone dove e' piu' bassa la partecipazione al lavoro. Lazio e Liguria, con un tasso compreso tra il 55% e il 60%, mostrano livelli simili alla maggior parte delle regioni spagnole e greche, al Midi francese, alla zona di Varsavia, alla Slovacchia occidentale e all'area costiera della ex Ddr - Le disparita' regionali, in Italia e nella Ue, si evidenziano anche per quanto riguarda la spesa per ricerca e sviluppo. Nel nostro Paese, Lombardia, Piemonte, Lazio e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni italiane con la piu' alta spesa per ricerca e sviluppo in rapporto al Pil (1,16%-1,88%). Rispetto al resto d'Europa, si situano al livello della maggior parte delle regioni francesi e tedesche e del Benelux, ma a un gradino inferiore rispetto alle aree inglesi e scandinave, dove il valore supera l'1,88% del Pil. Quindi, mentre gli altri Paesi dell'Europa a 15 presentano una spesa medio-alta in ricerca e sviluppo diffusa sul territorio, in Italia si rileva una situazione simile a quella di alcuni Stati neo-comunitari (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria), dove ci sono poche regioni di eccellenza con investimenti elevati e numerose aree con livelli bassi o addirittura minimi. A un livello medio-alto di investimenti (tra lo 0,8% e l'1,16% del Pil), rispetto alla media nazionale, si collocano otto regioni italiane, tra cui Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Campania e Sicilia. Ma, in confronto alle regioni di Francia, Germania, Benelux, Gran Bretagna e Scandinavia, il livello appare medio-basso. Veneto, Marche, Puglia e Sardegna, invece, figurano in basso nella classifica europea, con valori di spesa tra lo 0,45% e lo 0,8% del Pil, ossia pari a quelli del Sud della Spagna e della maggior parte delle regionipolacche, ceche e ungheresi. Fanalino di coda, anche in questo caso, e' la Calabria, dove il livello di spesa e' inferiore allo 0,45% del Pil, vale a dire allineata ai valori dell'Europa orientale. Siniscalco: “No all’abbandono dell’euro”. Corbelli promuove una raccolta di firme per abolirlo 04/06 ''Nostalgia di anni dissennati''. E' secca la bocciatura del
ministro dell' Economia, Domenico Siniscalco, alla proposta di abbandonare
l' euro. Dal palco dei Giovani di Confindustria, a Santa Margherita
Ligure, il titolare di via XX Settembre, non usa mezzi termini per
bollare come inaccettabile l' idea di un ritorno al passato e alla
vecchia moneta. Il giorno dopo le affermazioni del ministro del Welfare,
Roberto Maroni, che ha proposto un referendum per abolire l' euro,
ribadito oggi dagli altri ministri leghisti Calderoli e Castelli,
si allarga il coro di no a quella che viene giudicata un' ipotesi
disastrosa e non praticabile. Ma c'e' anche chi sposa la proposta
e annuncia di aver avviato la raccolta di firme per il referendum.
Il movimento Diritti civili - dice il suo leader, Franco Corbelli,
consigliere provinciale di Cosenza - promuovera' un incontro ''con
la Lega Nord e con le altre forze politiche e movimenti, nazionali
e locali, contrari all' euro, per unire le forze ed ottenere il raggiungimento
dell' importante obiettivo comune''. Siniscalco replica a Maroni spiegando
che il vecchio sistema era insostenibile. ''Abbiamo vissuto anni dissennati
di cui qualcuno ha anche nostalgia - dice -. Si parla spesso - aggiunge
- di nostalgia della svalutazione. Io credo che quel sistema di politica
economica fosse insostenibile e i fatti lo dimostrano. La sfida e'
adattarsi a un sistema piu' virtuoso e piu' al passo con i tempi''.
Disco rosso anche dal leader della Cisl, Savino Pezzotta:''Maroni
non finisce di stupire: prima ha lanciato un' idea sbagliata come
quella gabbie salariali, poi quella dell' euro. Forse, se fosse piu'
attento a quanto dice - sottolinea - capirebbe che dice cose che non
stanno ne' in cielo ne' in terra''. ''L' euro ci ha difeso dall' inflazione,
e' stato per il nostro Paese una tutela, una garanzia, in una fase
di cosi' grande delicatezza'', aggiunge. Una riflessione, semmai,
spiega il leader della Cisl, serve sull' Europa, perche' ''alcune
spinte propulsive'' che ne hanno accompagnato la formazione si stanno
esaurendo. ''Tocca quindi agli europeisti convinti, cominciando dai
sindacati - dice - rilanciare l' idea dell' Europa come idea di futuro,
di pace, di giustizia e di liberta'''. ''Un' ipotesi assurda'' e'
quindi il giudizio di Christian Noyer, governatore della Banca di
Francia, che ricorda come l' euro abbia portato ''vantaggi notevoli:
niente piu' crisi nei cambi, svalutazioni dolorose o 'competitive',
che mettevano in pericolo il mercato comune provocando accessi di
inflazione; e niente piu' attacchi speculativi''. In piu', e' ''una
moneta solida che ci porta la garanzia durevole di prezzi stabili,
e quindi il mantenimento del potere d' acquisto dei redditi e del
risparmio. E poi e' diventata la seconda moneta del mondo con il dollaro:
per l' Europa e' un successo straordinario''. Secco, poi, il responsabile
economico Ds, Pierluigi Bersani. ''Se c'e' un modo per staccare il
biglietto per l' Argentina, con partenza immediata - spiega - e' quello
indicato dal ministro Maroni. Sono temi - conclude - sui quali non
e' consentito scherzare''. Consumi in frenata nel 2004. Aumenta il gap nord-sud. In Calabria Pil positivo.
03/06 Cresce il Sud, ma non abbastanza da tenere il passo con il Centro-Nord e, dopo una progressiva riduzione del gap da meta' degli anni '90, nel 2004 la forbice del pil torna ad allargarsi. A fare i conti sull'andamento del pil nelle nostre macroaree geografiche e' lo Svimez nel suo tradizionale 'Rapporto sull'economia del Mezzogiorno'. Conti alla mano, nel Centro-Nord l'incremento del prodotto interno lordo e' stato pari al +1,4%, con uno scatto in avanti notevole rispetto al +0,2% del 2003. A Sud la crescita e' stata dello 0,8%, a fronte di un incremento dello 0,4% datato 2003. Analizzando l'andamento di tutte le Regioni in pole position si piazza la Sardegna, che ha totalizzato un +2,6% (seconda nella scala nazionale dopo il Lazio). Medaglia d'argento per la Calabria con il +2,4%. Segno meno, invece per l'Abruzzo (-1,7%) e sostanziale stagnazione per la Basilicata (-0,1%). Valori superiori alla media si sono registrati solo in Molise (+1,4%) e Campania (+0,9%). Una frenata brusca dei consumi interni e un minor impatto esercitato sul Sud dalla ripresa della domanda estera sono, secondo l'analisi dello Svimez che si basa su dati Istat, i principali motivi che hanno determinato l'inversione di tendenza nella riduzione del gap Nord-Sud. Tirando le somme, la media del prodotto interno lordo per abitante del Meridione e' commisurato sui 15.950 euro. Una cifra che corrisponde al 59,6% di quello del Centro-Nord (29.750 euro). Cio' significa che il divario Nord-Sud e' quantificabile in quaranta punti percentuali, differenza che in termini monetari si traduce in oltre 10.000 euro. Allungando lo sguardo a tutto il periodo 1996-2004, tuttavia, il Mezzogiorno totalizza ancora un lieve differenziale positivo di crescita del pil, pari a tre decimi di punti in media l'anno. La diversa dinamica Nord-Sud in termini di crescita economica fa il paio con il differente andamento del mercato del lavoro. Mentre a Sud si e' registrata una flessione dello 0,2% rispetto all'anno precedente, al Centro-nord il segno e' positivo: la crescita si e' attestata sul +1,2%. Il risultato negativo del Mezzogiorno e' legato principalmente allo sfavorevole andamento del settore industriale, che nel 2004 ha registrato una riduzione delle unita' di lavoro del 2,8%, e di un arresto della crescita nel settore dei servizi (-0,1%). Nella media del periodo 1996-2004 le unita' di lavoro hanno segnato al Sud un incremento pari allo 0,7% medio annuo, tasso inferiore rispetto al +1% registrato dal resto del Paese. Tuttavia, considerando l'occupazione al netto dell'agricoltura, caratterizzata ancora al Sud da una strutturale tendenza alla riduzione della manodopera, le due macroaree geografiche risultano sostanzialmente allineate. Nella tabella è indicato il pil 2004 delle 20 Regioni italiane in ordine decrescente. Francesco Dodaro soddisfatto per le iniziative della Regione per l’accesso al credito delle PMI 03/06 Francesco Dodaro, componente del Comitato credito di Confindustria
a Roma e vice presidente del Confidi Magna Grecia di Cosenza, ha espresso
il suo apprezzamento per l' iniziativa intrapresa dal neoassessore
all' Economia e vice presidente della Giunta regionale, Nicola Adamo,
di aprire un tavolo di confronto con i soggetti che, in Calabria,
operano per favorire l' accesso al credito delle piccole e medi imprese.
Nel corso di un incontro svoltosi in Assessorato, e' scritto in un
comunicato, Adamo ''ha espresso in maniera chiara e decisa alcuni
degli obiettivi che intende perseguire nel settore del credito e,
in particolare, verso il potenziamento del sistema regionale dei confidi''.
A giudizio di Dodaro ''la grande apertura e disponibilita' dimostrata,
oltre che dall' assessore Adamo anche dal dott. Pantaleo, dirigente
del Dipartimento al Bilancio, verso le proposte avanzate dai rappresentanti
dei confidi calabresi che, in grande numero hanno partecipato all'
incontro, fa intravedere interessanti spazi di crescita per il nostro
sistema imprenditoriale e per la ricostituzione di un clima di maggiore
fiducia, oggi molto rarefatto. Infatti - ha aggiunto Dodaro - dopo
molto tempo abbiamo avuto modo di partecipare ad un confronto caratterizzato
da franchezza e chiarezza e nel quale, soprattutto, non vi erano ricette
preconfezionate e scelte gia' assunte. Viceversa, tutti abbiamo avuto
modo di esprimere dialogicamente le nostre opinioni e avanzare proposte
concrete''. In particolare, l' incontro e' servito anche per fare
una prima riflessione sugli enti strumentali della Regione, Fincalabra
in testa. ''In un recente passato - e' scritto nella nota - da piu'
parti, ed in particolare dai confidi calabresi piu' importanti, vi
fu una forte levata di scudi verso la costituzione di Fincalabra Garanzia,
iniziativa giudicata del tutto ingiustificata ed inopportuna''. ''L'
incontro - ha sostenuto Dodaro - e' stato utile a chiarire come la
Regione voglia ricondurre il ruolo di Fincalabra Garanzia entro limiti
di assoluta complementarieta' rispetto ad un sistema di confidi che,
nella nostra regione, puo' vantare punti di eccellenza di livello
nazionale. Da questo punto di vista, i confidi presenti hanno manifestato,
raccogliendo una mia personale proposta, la disponibilita' a partecipare
con una quota di maggioranza al capitale di Fincalabra Garanzia, attualmente
detenuto dalla stessa Finanziaria regionale e dalla Federazione Regionale
delle Bcc''. Sull' argomento, oltre che per valutare le effettive
possibilita' di lanciare entro breve tempo un ''bond di distretto'',
e' stata costituita una commissione ristretta composta, oltre che
da Francesco Dodaro, anche da Luigi Leone, direttore di Confindustria
Calabria; Giulio Valente, presidente di Fidart Calabria e dai rappresentanti
di Fincalabra Garanzia. ''Nelle prossime settimane - ha concluso Dodaro
- ci aspettiamo le prime risposte concrete, a partire dalla pubblicazione
del Bando relativo al Fondo di Garanzia previsto dalla misura 4.1.e.
del Por Calabria: dopo cinque anni di attesa, tale strumento e' sempre
piu' vitale per le imprese calabresi''. Convegno “Un ‘io’ per lo sviluppo” il 15 a Lamezia 30/05 “Custodire e incrementare il desiderio nell’uomo che lavora e investe è la condizione per favorire un’esistenza che persegua e compia il proprio destino, e nello stesso tempo sia la premessa per un nuovo sviluppo” è il tema che tratterà il convegno Un "io" per lo sviluppo che si terrà il 15 giugno alle 17.30 nel Centro Servizi Avanzati Agroalimentare della Calabria di Lamezia Terme. La manifestazione che vedrà il saluto del Presidente Compagnia delle Opere della Magna Grecia, Giancarlo Franzè e di Antonio Schiavelli Responsabile Compagnia delle Opere Impresa. Introduce Mons. Luigi Cantafora, Vescovo Diocesi di Lamezia Terme. Al convegno sono previsti gli interventi di: Luca Antonimi, Professore di Diritto Costituzionale Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Padova, coautore del libro; Emmanuele Forlani, Segretario Generale Fondazione per la Sussidiarietà; Santo Versace, Presidente Gianni Versace S.p.A.; Agazio Loiero, Presidente Regione Calabria. Conclude il convegno Antonio Saladino, Consigliere Fondazione per la Sussidiarietà. Modera il convegno Roberto Fontolan, Direttore Responsabile de " il Velino " Berlusconi risponde a Montezemolo: “Siamo un paese ricco e la crisi si può superare” 27/05 Silvio Berlusconi riconosce la crisi del sistema Italia, indica
''difficolta' certo non facili da superare'', ma non accetta il quadro
di un paese che si regge sulle stampelle dipinto dal settimanale britannico
'Economist'. E coglie l'occasione di una conferenza stampa proprio
con Tony Blair per spiegare che l'Italia ''non solo e' bella per i
suoi beni artistici, culturali e ambientali, ma ha anche le regioni
piu' ricche d'Europa. La ricchezza delle famiglie - dice - supera
di otto volte il pil annuo, abbiamo una percentuale altissima di telefonini,
auto e case di proprieta'''. Insomma, ''una realta' fatta di benessere
e di gioia'', quello di un paese ''tra i piu' belli e piu' ricchi
del mondo''. Esattamente ''il contrario'' dell'immagine offerta dal
settimanale inglese, che raffigura proprio il Belpese sorretto solo
dalle grucce. Restano le difficolta' di una crisi economica evidente
contro la quale Berlusconi indica la ricetta dell'ammodernamento del
sistema produttivo e chiede un sempre piu' incisivo intervento dell'Unione
europea per far fronte, anche con l'introduzione di quote e dazi,
ai problemi legati all'esportazione. Problemi che nascono dall'eccessivo
apprezzamento dell'euro sul dollaro e dalla concorrenza commerciale,
a volte senza regole, dei paesi asiatici, soprattutto nei settori
del tessile, della moda, dell'arredamento e delle calzature. In questo
quadro si inseriscono i rapporti tra governo e Confindustria, di cui
molto si e' parlato nelle ultime ore, dopo l'intervento di Luca Cordero
di Montezemolo all'assemblea degli industriali. Una relazione sulla
quale il premier dice di concordare, gettando acqua sul fuoco dei
commenti che parlano invece di ''gelo'' nei rapporti tra imprenditori
ed esecutivo. ''I suoi obiettivi sono auspicabili - chiarisce ancora
a proposito di Montezemolo - ma ci sono tante difficolta' su come
raggiungerli. Il presidente della Confindustria illustra esigenze
sulle quali concordo. Le difficolta' riguardano come soddisfare queste
esigenze in ambito politico ed istituzionale e con le risorse che
ci sono''. Berlusconi si tiene fuori dalle polemiche, spiegando che
non esiste alcun giallo sul suo intervento all'Auditorium della musica:
''Avevo gia' chiarito che per il governo all'assemblea degli industriali
avrebbe parlato Scajola. Poi sono stato chiamato per un saluto e ho
detto quello che avete sentito: solo parole positive e nessun commento
sulla relazione. Ho dato un messaggio positivo. Mi spiace sia stato
interpretato in modo difforme'', prosegue confermando l'impegno del
governo a fare la sua parte, a cominciare dall'intervento per l'abbattimento
dell'Irap Convenzione tra la Compagnia delle Opere e il CAAF della CISL 26/05
È stata siglata la convenzione tra la Compagnia delle Opere
“Magna Grecia”, associazione alla quale aderiscono oltre
1400 imprese distribuite sul tutto il territorio calabrese, rappresentata
da Giancarlo Franzè, “Piazza del lavoro della Calabria”,
associazione che promuove servizi per favorire l’occupabilità
nel territorio calabrese rappresentata da Nadia Didonna, e la Società
servizi Cisl, che svolge attività di Caaf Cisl nelle cinque
province calabresi, rappresentata da Antonio Ferrari, presidente regionale.
La convenzione prevede che il Caf Cisl mette a disposizione della
Compagna delle Opere Magna Grecia e della Piazza del Lavoro della
Calabria, in favore dei propri soci o iscritti, diversi servizi, quali
il modello Unico 730 e Ici, le certificazioni reddituali, le prestazioni
sociali agevolate (Isee), le dichiarazioni di successione, cioè
consiste nel fornire le informazioni in materia di successione, il
contenzioso fiscale, l’ufficio vertenze, l’assistenza
pratiche relative a colf e badanti. In particolare, il servizio colf
e badanti consiste nel fornire sia al datore di lavoro, sia alla badante
le prime informazioni in materia di rapporti di lavoro riguardanti
le colf e badanti, nonché l’assistenza per la stipula
dei contratti di lavoro, prospetti compensi, versamenti Inps, e liquidazioni
sui casi prospettati dalle persone. Secondo l’Eurispes nella provincia di Cosenza è piena recessione 25/05 Una situazione di debolezza del ciclo congiunturale destinata
a consolidarsi ulteriormente con la tendenza a stabilizzarsi su andamenti
ancora non positivi: e' questo il risultato di un' indagine sull'
economia della provincia cosentina condotta dall' Eurispes. Andamenti,
afferma Eurispes, ''come confermato dalle previsioni degli imprenditori,
che non hanno consentito e non consentiranno strategie di investimento
e di allargamento del mercato provinciale, almeno non nel breve periodo''.
Infatti, alla domanda se nell' ultimo anno le imprese nel territorio
provinciale cosentino avessero effettuato investimenti, solo il 34%
ha risposto positivamente. Per quanto riguarda il settore di appartenenza
spicca la percentuale ottenuta dalle aziende dei servizi, 51,3%, seguito
dalle costruzioni, 38,5%. Commercio e industria rappresentano i settori
nei quali si colloca il numero piu' alto di aziende che non hanno
effettuato investimenti, il 75% e il 73,9%. Sono le societa' di capitale
a manifestare maggiore propensione agli investimenti che hanno riguardato
principalmente il potenziamento dell' attivita' ordinaria dell'impresa,
ossia l' acquisto di macchinari e attrezzature per la produzione (35,3%),
seguito dall' innovazione tecnologica, 29,4%. Gli investimenti per
l' informatizzazione sono stati effettuati solo dal 7,4% e dal 2,9%
delle imprese intervistate. Per quanto riguarda le dinamiche relative
alla propensione all' investimento per il futuro, i risultati, riferisce
Eurispes, non si discostano dai dati relativi al 2004. Solo un terzo
degli imprenditori intervistati afferma di aver programmato di effettuare
nuovi investimenti. Tra i settori di appartenenza, primo in classifica
risulta quello delle costruzioni, 42,3%. Di contro, servizi e industria
e artigianato risultano quelli in cui si rilevano le percentuali maggiori
di operatori che non hanno programmato alcun tipo investimento: 74,4%
per il primo e 73,9% per il secondo. Per quanto riguarda il clima
di fiducia generale tra gli imprenditori, il 64,5% non nutre aspettative
positive, dichiarandosi convinti che la tendenza generale dell' economia
regionale sara' abbastanza o molto negativa; solo l' 1% si dimostra
ottimista, il 20% abbastanza fiducioso, mentre il 14,5% manifesta
incertezza o preferisce non pronunciarsi. Il clima di sfiducia appare
elevato in ogni settore di attivita' economica, superando in tutti
i casi il 60% di risposte negative. Alle imprese e' stato anche chiesto
un giudizio su alcuni specifici indicatori del sistema infrastrutturale
provinciale. Gli imprenditori hanno esplicitato un forte disappunto,
soprattutto su natura e gestione delle vie di comunicazioni: la rete
stradale, con il 79,5% di giudizi negativi, occupa il primo posto;
seguono la rete autostradale (69,5%) e quella ferroviaria (53%). Appena
sufficiente lo smaltimento dei rifiuti (55,5%). In vetta alla classifica,
invece, per quanto riguarda l' adeguatezza del servizio, la rete telefonica
(74%), seguono le rete elettrica (70,5%) e la rete idrica (65%). Per
quanto riguarda gli elementi su cui concentrare l' azione di rilancio
economico del territorio cosentino il 33,3% degli imprenditori ritiene
che il sostegno e il miglioramento della qualita' dell' offerta turistica
sia il fattore piu' strategico. Segue il miglioramento e la commercializzazione
dei prodotti tipici (29,5%), il sostegno per la nuova imprenditorialita'
e per la formazione (24% e 23,5%). Nelle ultime posizioni si collocano
un maggiore sostegno al settore manifatturiero (3,5%) e l' attrazione
di nuovi investimenti provenienti dall' estero (5,5%). Tra i vari
enti pubblici e privati, gli intervistati indicano la Regione come
l' istituzione maggiormente deputata a favorire lo sviluppo economico
della provincia (50,5%). A seguire comune e provincia (20% e il 15%)
e la camera di commercio (8%). L' indagine, afferma Eurispes, mostra
poi come il grado di internazionalizzazione del tessuto imprenditoriale,
benche' piu' interessante rispetto al quadro dell' intera struttura
regionale, sia ancora significativamente basso. Emerge che nella stragrande
maggioranza dei casi il principale mercato di sbocco e' quello provinciale
(70%), mentre il 14% dichiara che l' area di mercato e' l' intero
territorio nazionale. Solo il 4,5% sostiene di aver piazzato i prodotti
sui mercati extranazionali. Sono le imprese del comparto Industria
e artigianato a vendere sul mercato nazionale ed extranazionale (28,2%
e 7,7%), a differenza di quelle del commercio che si rivolgono principalmente
al mercato locale (provinciale 79,4% e regionale 14,7%). Le imprese
di Servizi nel 21,7% dei casi riescono a collocare i prodotti anche
nel resto del Paese. Al mercato europeo si rivolgono quasi esclusivamente
ed in percentuali ridotte le aziende del settore agricolo (6,8%) e
edile (3,8%). L' 83% delle aziende campionate rivela di non avere
nessun rapporto con imprese extranazionali, mentre il 17% dichiara
di avere scambi commerciali con imprese di mercati europei e internazionali.
Per quanto riguarda il trend congiunturale dell' export emerge uno
scarso dinamismo: il 57,9% delle aziende segnala una sostanziale stabilita',
il 26,3% registra una flessione e solo il 15,8% dichiara un trend
positivo, ovvero un aumento del fatturato; il saldo e' pari al -10,5%.
Attraverso l' esame dei principali indicatori congiunturali emerge
come le aziende della provincia cosentina abbiano evidenziato difficolta'
di crescita. Il 2004 e' stato un anno di stagnazione. In particolare,
rileva Eurispes, si nota un rallentamento degli standard produttivi
visto che e' maggiore la quota di aziende che lamenta una diminuzione
del fatturato (43,5%) rispetto a quante segnalano un aumento (21,5%).
L' altro indicatore che conferma tale criticita' e' l'andamento del
portafoglio ordini con un saldo negativo del -9,3%. Registra un indice
di stazionarieta' (82%) l' indicatore congiunturale relativo all'
occupazione. Secondo uno studio Svimez il sud in due anni perde 48 mila posti di lavoro 24/05 E’ sempre più un Italia a due velocita' sull'occupazione.
Per il secondo anno consecutivo, nel 2004,infatti, aumenta il divario
tra Mezzogiorno e Centronord. L'incremento occupazionale registrato
nel 2004 (nonostante la non felice congiuntura economica) di 164 mila
unita' e', infatti, andato interamente al Centronord. Qui si e' registrato
un aumento di 187 milaunita' (pari a +1,2% sul totale dell'area),
mentre al Sud c'e' stata una perdita secca di circa 23 mila unita'
nel Mezzogiorno (-0,4%). Per il Sud, si tratta del secondo anno di
flessione occupazionale, dopo sei anni di variazioni positive. E,
se tra il 2000 e il 2002 erano stati creati al Sud ben 350 mila nuovi
posti di lavoroaggiuntivi, tra il 2002 e il 2004 gli occupati sono
calati di 48 mila unita'. Al Centronord, invece, nell'ultimo biennio
l'occupazione e' aumentata di oltre mezzo milione di unita'. Lo rivela
uno studio della Svimez, curato da Luca Bianchi, che sottolinea le
difficolta' del Mezzogiorno. In forte riduzione anche la quota di
persone che partecipano al mercato del lavoro. Nel corso del 2004
le persone che cercano attivamente un'occupazione al Sud sono diminuite
di 100 mila unita' (-8,6%), e le forze di lavoro di 130 mila unita'
(-1,7%). Segno di uno ''scoraggiamento che ha indotto soprattutto
le fasce piu' deboli (giovani e donne) a desistere dalla ricerca di
lavoro -afferma Bianchi- o a rifugiarsi nel lavoro sommerso o, come
confermano anche dati recenti dell'Istat, a scegliere la strada dell'emigrazione
verso le regioni del Centronord''. Dei circa 22,5 milioni di occupati
nel nostro Paese nel 2004, 6 milioni e 431 mila sono al Mezzogiorno
e piu' del doppio (15milioni e 973 mila) al Centronord. Le cifre sono
il risultato di andamenti molto diversificati. Infatti, al Sud, sia
nel 2003 sia nel 2004, l'occupazione ha subito una contrazione dello
0,4%. Una variazione di segno negativo che, nell'area, non si registrava
dal 1996. Al contrario, al Centronord le variazioni occupazionali
sono di segno positivo ininterrottamente dal 1996. E nel 2003 l'aumento
percentuale di lavoratori e' stato del 2,3% e nel 2004 dell'1,2%.
Sembrano ben lontani, dunque, i tempi, in cui il Mezzogiorno cresceva
a ritmo molto piu' sostenuto del resto d'Italia. Dallo studio della
Svimez si apprende che nel 2001 la crescita occupazionale del Sud
era del 2,4% e quella del Centronord dell'1,6%, mentre nel 2002 rispettivamente
dell'1,7% e dell'1,3%. Rinnovata la Giunta di Confindustria, oggi l’insediamento di Fausto Aquino. 24/05 Tutto fatto per la nuova Giunta di Confindustria che si insediera'
domani con l' assemblea privata dell'associazione e fara' il suo esordio
il giorno dopo in occasione dell'assise pubblica. Sono stati infatti
scelti i 20 Rappresentanti generali che, insieme agli aventi diritto
(comitato di presidenza, Direttivo, ex presidenti), ai membri delle
associazioni territoriali, di quelle di categoria, dei Giovani e della
Piccola siederanno nel parlamentino industriale (168 membri in totale)
per il biennio 2005-2007. Si tratta di nomi forti e di grande spessore
professionale e aziendale, che avranno il compito di coadiuvare e
accompagnare la presidenza Montezemolo nel prossimo biennio, a cominciare
da questo ultimo difficile anno di legislatura. Tra i nomi di spicco
della lista, appena votata, secondo quanto si apprende, figurano tra
gli altri il presidente Umberto Quadrino (Edison), Giuseppe Lignana
(Burgo), Alberto Meomartini (Italgas), Gina Nieri (Mediaset), Carlo
Pesenti (Italmobiliare). Di seguito l'elenco completo dei nuovi rappresentanti
generali, di quelli della Piccola, dei Giovani e dei tre membri scelti
per il Mezzogiorno: Non è la Cina a mettere in ginocchio il settore tessile 21/05 Non e' la Cina a mettere in ginocchio il settore del Tessile-abbigliamento-calzature
(Tac) italiano. Ad affermarlo e' l'Ufficio studi dell'associazione
degli Artigiani Cgia di Mestre, con una elaborazione basata su dati
Infocamere e Istat. Tra il 2000 e il 2004 l'export italiano di questo
settore e' diminuito del 4,9%. Gli addetti, sempre nello stesso periodo,
si sono contratti di quasi 274.000 unita' (pari al -29,4%), mentre
il numero delle imprese, tra il 2001 e il 2004, si e' ridotto di oltre
10.300 (-9,1%). E' possibile, allora - chiede la Cgia - che tutto
sia da addebitare alla concorrenza sleale dei prodotti cinesi se l'accordo
Multifibre - che prevedeva un contingentamento delle esportazioni
asiatiche in Europa - e' scaduto lo scorso 31 dicembre 2004? Secondo
l'associazione deglio Artigiani di Mestre la risposta e' molto chiara:
''non puo' essere la Cina la responsabile di tutti i nostri mali''.
''Basta con questa caccia alle streghe - commenta il segretario della
Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi - i problemi sono strutturali e
sono legati al profondo cambiamento tecnologico che sta vivendo il
comparto sempre piu' caratterizzato da un forte aumento della robotizzazione
e dell'applicazione delle nuove tecnologie nel processo produttivo
che hanno contribuito ad aumentare la produttivita' e conseguentemente
espulso forza lavoro mettendo in crisi le aziende marginali. Certo,
chi fa dumping va combattuto ed accelera il processo di crisi di molte
imprese ma non puo' essere la causa di tutti i mali. Chi si ricorda,
ad esempio, quando i cinesi eravamo noi? Quali tecniche hanno usato
negli anni '70 i nostri imprenditori per mettere in crisi, ad esempio,
il tessile o l'abbigliamento tedesco? Il basso costo del lavoro, una
grande capacita' di copiare i prodotti migliori e un ricorso abbastanza
massiccio di lavoro nero''. Ritornando alla performance del settore
per singole regioni, la Cgia di Mestre rileva che per quanto riguarda
le esportazioni, di fronte a una contrazione media italiana pari al
-4,9%, il Lazio ha registrato il risultato piu' negativo (-31,6%),
seguono la Campania (-29,8%) e la Sardegna (-29,1%).In riferimento
al numero di imprese la riduzione, come detto, e' stata pari a 10.387
unita' (pari al -9,1% nel periodo tra il 2001 e il 2004). Le regioni
che piu' delle altre hanno risentito delle difficolta' del settore
sono state la Lombardia (-2.348 imprese pari al -11,6%), la Toscana
(-2.239 imprese pari al -10,1%) e il Veneto (-1.535 pari al -12,2%).
Infine, per quanto riguarda gli addetti, i posti di lavoro persi in
Italia nel periodo di riferimento sono stati 273.926 (pari al -29,4%
tra il 2000 e il 2004). Molto decisa la contrazione registrata nel
Veneto (-88.845 addetti pari al -45%) e in Emilia Romagna ( -57.024
pari al -52%).
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