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Economia e Finanza
De Rose scrive ai Ministri Marzano e Siniscalco: “In Calabria serve industrializzazione eoccupazione” 14/09 ''Fra le tante emergenze che investono la Calabria due sono quelle che piu' di ogni altra influenzano in maniera negativa lo sviluppo economico della regione: il basso tasso di industrializzazione ed il piu' alto tasso di disoccupazione''. E' quanto sostiene il presidente degli industriali di Cosenza, Umberto De Rose, in una lettera inviata al ministro dell'Economia e delle Finanze, Domenico Siniscalco, e delle Attivita' produttive, Antonio Marzano. ''Le politiche di intervento meglio studiate - ha aggiunto - si sono da qualche tempo concentrate sull' obiettivo di ridurre in maniera significativa questi pesanti deficit, anche nel rispetto degli impegni assunti dai Paesi dell' Unione europea nel documento di Lisbona. Nell' ultima relazione sugli interventi di sostegno stilata dal Ministero delle Attivita' produttive, emerge con assoluta evidenza che queste politiche stanno iniziando a produrre effetti positivi nel Mezzogiorno in genere, ma soprattutto in Calabria. Infatti, a fronte di agevolazioni per 409 milioni di euro, l' incremento occupazionale previsto e' di ben 13.658 unita', con un costo medio per ogni nuovo posto di lavoro di 29.946 euro''. ''Tutto questo - ha proseguito De Rose - rende giustizia alle imprese meridionali e calabresi rispetto alle recenti polemiche sull' utilizzo dei fondi di incentivazione per nuovi investimenti, soprattutto se si considera che in Lombardia il rapporto si sposta a ben 142.497 euro per addetto e che in Emilia Romagna vale 154.350. Di fronte a questi dati, pensare di modificare i meccanismi di agevolazione, secondo quanto emerge dalle anticipazioni rispetto alle volonta' del Governo, rappresenta una clamorosa disattenzione non solo verso il Sud del Paese ma per l' intero assetto economico complessivo. Quello che serve sono interventi ancora piu' mirati per consentire di raggiungere quei livelli di soglia critica in grado di poter innescare momenti di sviluppo autopropulsivo indispensabili per un efficace rilancio dell' economia italiana; con un Mezzogiorno che assume ogni giorno di piu' i connotati di risorsa strategica per il futuro del Paese anche e soprattutto nell' ottica di un indispensabile recupero di competitivita' del made i Italy''. Il presidente degli industriali di Cosenza evidenzia inoltre che ''confindustria e' da sempre impegnata su questi temi e l' azione propositiva della Presidenza ed in particolare del Consigliere mezzogiorno Artioli meritano priorita' assoluta nell' agenda del Governo, per non vanificare quanto di buono e' stato fatto e massimizzare quanto di positivo fin qui avviato''. ''Gli imprenditori - ha concluso De Rose - sono per definizione degli inguaribili ottimisti, sono certo che non deludera' le aspettative di quanti ogni giorno si impegnano in azienda per innovare, progredire e crescere non solo per se stessi ma per concorrere da protagonisti allo sviluppo economico e sociale del territorio''. Naccarato : “Fondamentale il ruolo del sistema bancario nello sviluppo del mezzogiorno” 13/09 ''Non sara' certo sfuggito alla pubblica opinione l'interessante
articolo dell'ex ministro dell'economia Giulio Tremonti, apparso sul
Corriere della Sera di sabato 11 dal titolo ''Per creare sviluppo
– La Banca che il Sud non ha'', intervento che, a mio parere,
merita senz'altro di esser meditato ed approfondito. Esso mi ha molto
incuriosito ma non sorpreso. Incuriosito perche' fa certamente effetto
il fatto che un ''nordico'' come Tremonti rilanci la mai risolta questione
meridionale, ponendo l'indice contro il cuore del problema e cioe'
il ruolo del sistema bancario a favore del riscatto e del rilancio
del Mezzogiorno, ovvero le tante troppe inconcludenti inefficienze
che non hanno prodotto fin qui fattori di sviluppo significativi''.
Questo è quanto dichiara Paolo Naccarato, Presidente della
Commissione Riforme del Consiglio regionale della Calabria. ''Ma non
mi ha sorpreso - continua Naccarato - perche' ho gia' avuto modo di
dire che Giulio Tremonti, da alcuni mesi, so che va riflettendo sul
sud, su cosa sia possibile fare concretamente, tanto che io stesso
in una recente intervista ho avuto modo di azzardare che magari gli
sta venendo voglia di impegnarsi politicamente nel Mezzogiorno, attraverso
una specifica iniziativa. Tremonti farebbe bene, quindi, a proseguire
su questa strada, che deve davvero unificare il Paese nel quadro del
contesto europeo, con l'autorevolezza che naturalmente egli ha e la
forza di ''Insospettabile'', rispetto a tutele o difese di clientele
o politiche assistenzialistiche varie, che sono alla base di tante
cattive abitudini che hanno pesato e pesano come macigni sulle possibilita'
di riscatto della nostra Regione''. ''Tremonti, che e' un ''genio''
come lo ha definito di recente il Presidente Berlusconi - dice Naccarato
- deve tuttavia confermare di avere la duttilita' necessaria del politico,
che sa comporre i legittimi interessi del Mezzogiorno all'interno
di quelli nazionali ed europei in una sintesi che abbia appunto riguardo
particolarissimo per le aree piu' deboli. Mi fa molto piacere che
egli sembra cosi' voler ripartire dalla questione meridionale e dalla
sua straordinaria attualita', per segnare la sua rentre'e sulla scena
politica nazionale, dopo le dimissioni da Ministro dell'economia.
E' un banco di prova certo scomodo ed impegnativo ma che, se Tremonti
vorra' confermare esser prioritario nella sua agenda politica, costringera'
tutti a misurarsi in maniera piu' incisiva su come affrontare l'annosa
questione, garantendo evidentemente a tale priorita' un impegno continuativo
e non occasionale. Del resto tutto cio' sarebbe gia' di per se' una
vera opportunita' in piu', non solo per lo stimolo autorevole che
ne deriverebbe al sistema bancario, ma anche per la potenziale possibilita'
di spostare risorse ed investitori, verso la Calabria in particolare,
ma piu' in generale verso il Mezzogiorno che, quale macro-regione
del sud, potrebbe avviarsi ad essere la nostra Baviera, se ci fosse
un effettivo impulso in termini di crescita economica. A quel punto
forse lo stesso Sud non avrebbe alcuna difficolta' addirittura a riconoscere
in lui una leadership di straordinaria efficacia. Da questo punto
di vista sarebbe quindi una vera novita' introdurre nel progetto di
riforma costituzionale sulla devolution la facolta' alle Regioni di
unificarsi in macro-regioni: sarebbe gia' solo questo una vera rivoluzione
federalista! E Tremonti potrebbe senz'altro farsi portatore di questa
idea nei prossimi giorni durante il dibattito alla Camera dei Deputati.
''Tutte queste cose ho detto anche a lui personalmente - sostiene
Naccarato - avendolo chiamato per complimentarmi della sua iniziativa
giornalistica, per spingerlo a proseguire e per dirgli che sarei ben
lieto se presto potesse venire in Calabria a spiegare personalmente
cosa ha in mente, avviando con le piu' significative articolazioni
della societa' civile calabrese un confronto di merito che potrebbe
esser foriero di tanti fatti positivi''. Finanziati 46 milioni di euro per l’evoluzione di 20 stazioni ferroviarie calabresi 11/09 E' di 46 milioni di euro il finanziamento complessivo previsto
in Calabria da Rfi, la societa' dell' infrastruttura del Gruppo Ferrovie
dello Stato, per il Programma evolutivo per la gestione di aree di
stazioni ubicate nel Sud Italia, progetto Pegasus, che interessera'
un network di 20 scali passeggeri calabresi. Gli scali sono quelli
di Amantea, Bagnara Calabra, Castiglione Cosentino, Cosenza, Crotone,
Gioia Tauro, Lametia Terme Centrale, Locri, Melito Porto Salvo, Nicastro,
Paola, Praja, Reggio Calabria Lido, Roccella Jonica, Rosarno, Scalea,
Sibari, Soverato, Tropea, e Vibo Pizzo e sono frequentati da circa
7,5 milioni di viaggiatori all' anno. Attualmente, secondo quanto
riferito in un comunicato, sono in corso le attivita' per valutare
le priorita' di interventi di riqualificazione dei fabbricati e delle
aree destinate ai clienti e di ampliamento degli spazi destinati alle
attivita' commerciali e di servizio. Per il network calabrese gli
interventi richiederanno un investimento di circa 46 milioni di euro:
26 per la manutenzione straordinaria, il recupero architettonico e
funzionale dei complessi immobiliari, 20 per l' abbattimento delle
barriere architettoniche, l' adeguamento dei marciapiedi, la security
e l' informazione al pubblico. L' obiettivo di Rfi, e' scritto nella
nota, e' quello di ''offrire alla clientela stazioni moderne e funzionali,
effettuare il recupero architettonico e funzionale dei complessi immobiliari
e riqualificare, insieme con le Amministrazioni comunali, le aree
circostanti ai terminali viaggiatori; cio' per trasformare le stazioni
in 'nuove piazze', cioe' luoghi di sosta, ritrovo e intrattenimento
per una clientela costituita non solo da viaggiatori''. L' impegno
di Rfi in Calabria riguarda anche un programma di potenziamento infrastrutturale
e tecnologico con progetti, oggi in diversi stadi di avanzamento,
''destinati ad aumentare e migliorare la capacita' e la funzionalita'
della rete nella regione''. L' obiettivo e' eliminare le interferenze
e evitare che il trasporto merci finisca per aggravare la situazione
di saturazione delle principali linee, che vengono cosi' liberate
a vantaggio del trasporto regionale e passeggeri. Tra i principali
progetti di investimento in corso di realizzazione e in fase di avvio
da parte di Rfi figurano le opere ferroviarie connesse alla realizzazione
del Ponte sullo Stretto. Secondo quanto riferito nella nota, e' in
corso la progettazione esecutiva della variante di tracciato (circa
1 km) a Cannitello, sulla linea Battipaglia-Reggio Calabria, propedeutica
alla realizzazione delle opere per il ponte. La posizione prevista
per la ''torre Est'' del Ponte, infatti, interferisce con la linea
esistente. La variante e' stata recentemente approvata dal Ministero
delle Infrastrutture e dei Trasporti. E' in corso la realizzazione
del raddoppio, prevalentemente in affiancamento, fra Reggio Calabria
Centrale e Melito Porto Salvo. L' intervento prevede l' elettrificazione
dell' intero tratto e il completamento del raddoppio da Pellaro a
Melito Porto Salvo. Il progetto comprende, inoltre, l' adeguamento
delle tecnologie ai piu' moderni standard di sicurezza e la soppressione
di passaggi a livello. Per quanto riguarda il potenziamento della
linea Lamezia-Catanzaro Lido, nel febbraio 2004 si e' conclusa la
Conferenza di Servizi per la realizzazione di un tratto di linea,
a semplice binario in variante, fra Settingiano e Catanzaro Lido,
la nuova fermata di Settingiano e la nuova stazione di Catanzaro,
in localita' Germaneto. L' affidamento dei lavori e' previsto nel
novembre 2004, l' apertura dei cantieri a giugno 2005. Rfi, secondo
quanto riferito nel comunicato, ha in fase di esecuzione il potenziamento,
in territorio calabrese, della linea Paola-Cosenza-Sibari-Metaponto,
in particolare con la sostituzione delle travate metalliche e il rinnovo
degli apparati di sicurezza di Sibari. Infine, sulla Catanzaro Lido-Roccella
Ionica-Melito Porto Salvo, gli interventi in corso consentiranno la
velocizzazione degli itinerari di stazione. L'ultimazione dei lavori
e' prevista entro l' anno. Balzo dell’eco-tassa. In dodici anni è aumentata del 42% 07/09 Anche quest'anno corre al rialzo l'eco-tassa applicato dalle
Amministrazioni provinciali come addizionale alla tassa rifiuti. A
registrarlo e' la Confedilizia la quale, dai risultati di un' indagine
condotta dal proprio Ufficio studi, sottolinea che l'aliquota media
per l' anno 2004 ''e' stata del 4,37%, appena sotto il tetto massimo
consentito dalla legge del 5%'' e che il tributo ambientale in 12
anni dalla sua introduzione, ha conosciuto un incremento del 42%,
passando dal 3,08% medio del '93 al 4,37% di quest'anno. Fra tutte
le amministrazioni provinciali italiane, una sola, quella di Brescia
- segnala ancora Confedilizia - ha diminuito l' aliquota (dal 2 all'1,5%).
Dall' analisi dei dati elaborati dalla Confederazione della proprieta'
edilizia, si evidenzia che l' area geografica con l' aliquota media
piu' elevata e' quella del Centro (4,51%), seguita dal Nord (4,46%)
e dal Sud ed Isole (4,18%) ove, peraltro, si e' registrato un aumento
rispetto all' anno precedente (4,15%). Una novita' del tutto inedita,
nella modalita' di definizione del tributo, e' stata introdotta dalla
Provincia di Varese, che ha modulato l'aliquota nel senso di stabilire
aliquote minori per quei Comuni che hanno diminuito la produzione
di rifiuti e maggiori per chi l'ha aumentata. Banca Carime triplica gli utili nel primo semestre 07/09 Utili piu' che triplicati per Banca Carime (gruppo Bpu) nel
primo semestre a 34,9 milioni da 10,5 milioni un anno prima. Il margine
da intermediazione risulta in crescita del 9,7% a 228,8 milioni. Il
margine di interesse e' migliorato del 3,5% a 129,3 milioni e il margine
da servizi del 18,9% a 99,5 milioni. La raccolta globale si e' attestata
a 13,6 miliardi, pressoche' invariata rispetto al 2003, con un aumento
della raccolta diretta del 2,4% a 7,1 miliardi e una lieve flessione
dell'indiretta a 6,5 miliardi (ma con un incremento del 38,6% della
componente assicurativa a 0,7 miliardi). Gli impieghi sono saliti
del 3% a 2,9 miliardi. Il Lazio leader nelle sofferenze bancarie con 9 mld di euro su 52 28/08 E' il Lazio la regione italiana in cui le sofferenze bancarie sono piu' pesanti: 9,49 miliardi di euro, a marzo scorso, su un totale nazionale di 52,7 miliardi. Il dato e' riportato nel Quadro di Sintesi del Bollettino Statistico della Banca d'Italia, in cui l'istituto di via Nazionale traccia una mappa regionale delle sofferenze lorde degli istituti, cioe' quelle che rientrano sotto la voce 'sofferenze ed effetti propri insoluti e al protesto'. Alle spalle del Lazio si colloca la Lombardia, le cui banche nello scorso mese di marzo denunciavano sofferenze lorde per 7,89 miliardi di euro, mentre in altre 3 regioni il sistema bancario superava quota 4 miliardi di euro: Emilia Romagna (4,89 miliardi), Sicilia (4,38 miliardi) e Puglia (4,04 miliardi). Una corsa, quella delle sofferenze bancarie lorde, che appare inarrestabile, se si tiene conto che a livello nazionale si e' passati dai 51,96 miliardi di euro di febbraio ai 52,7 di marzo e che su base annua (cioe' rispetto a marzo 2003, quando alla 'voce' corrispondevano 47,13 miliardi), si e' registrato un incremento di oltre il 10%. Ecco di seguito una tabella che illustra le sofferenze bancarie lorde per regione, a tutto marzo 2004 (in miliardi di euro). - Piemonte 2,618 - Trentino Alto Adige 0,427 - Marche 1,090 - Campania 3,458
- ESTERO 1,123 TOTALE ITALIA 52,705 A Luglio cala il prezzo medio della borsa elettrica 20/08 A luglio nella borsa elettrica italiana sono stati scambiati
oltre 8,8 milioni di kWh (+20,3% rispetto a giugno) per un controvalore
di 634 milioni di euro. Nello stesso periodo nel sistema Italia gli
scambi di energia sono stati pati a circa 28,3 milioni di kWh (+12,2%).
Pertanto la liquidita' di borsa e' risultata pari al 30,1% del totale
in aumento per il secondo mese consecutibo (maggio 27,5%, giugno 28,1%).
Lo rileva nel rapporto mensile il Gestore del Mercato Eelettrico (Gme).
Il prezzo medio di acquisto dell'energia e' stato pari a 66,69 euro/MWh,
con una lieve flessione di 1,15 euro/MWh rispetto a giugno (meno 1,7%).
Il prezzo di acquisto orario ha registrato il valore piu' elevato
dall'avvio del sistenma delle offerte alle ore 15 do giovedi' 22 luglio,
con 189,19 euro/MWh. Nelle diverse fasce orarie, il prezzo di acwuisto
ha assunto i seguenti valori medi espressi sempre un euro/MWh: 109,8
(+2,7%) in F1, 70,09 (-9,9%) in F2, 49,78 (+25,3%) in F3 e 40,46 (+0,1%)
in F4. Il prezzo dello scambio in luglio ha assunto i seguenti valori
espressi in euro/MWh: 110,41 in F1, 71,93 in F2, 51,17 in F3 e 46,94
in F4. A luglio i prezzi all'ingrosso dell'energia stabiliti per via
amministrativa sono stati 119,64 in F1, 69,84 in F2, 54,52 in F3 e
36,45 in F4. Il prezzo zonale medio di vendita e' oscillato da un
minimo di 59,77 euro/MWh del Nord e un massimo di 95,58 euro/MWh della
Calabria. Il Nord anche a luglio si conferma la zona con il prezzo
piu' basso. Tutte le zone hanno registrato una riduzione, seppur lieve,
del prezzo di vendita rispetto a giugno; unica eccezione la Sardegna
dove il prezzo medio e'aumentato del 43%. In atto dalla Regione una imponente azione di distribuzione infrastrutturale sul territorio 19/08 ''Difficile ma non impossibile amministrare la cosa pubblica;
ma soprattutto da evitare sono le 'generalizzazioni' e le 'confuse'
definizioni sui ruoli, almeno quanto le errate proposizioni dei termini
e delle cifre estrapolate senza un criterio che tenga conto dei diversi
livelli di responsabilita' regionale e territoriale''. E' quanto si
afferma in una nota del Dipartimento Bilancio della Regione. ''In
Calabria - prosegue la nota, diffusa dal portavoce della presidenza
della Giunta regionale - e' in corso una imponente azione di distribuzione
infrastrutturale sul territorio, a fronte dell' abbandono totale cui
la regione era stata relegata per troppi decenni. Oltre cinque miliardi
di euro nel Por 2000/2006 e circa due miliardi di euro per le aree
sotto utilizzate sono destinati alla Calabria: la Regione contribuisce,
secondo i regolamenti comunitari, a questa azione di sviluppo, assicurando
il 15% delle risorse previste dal Programma operativo regionale dell'
Unione europea. Ci sono opere infrastrutturali che riguardano in particolare
il ciclo delle acque e i trasporti fondamentali allo sviluppo che,
come ad esempio per la strada statale 106 ionica, entro fine anno
vedranno avviati i lavori dopo secoli di inutili attese e false promesse.
Ci sono dati inconfutabili assegnati da istituti nazionali di piena
affidabilita' come l' Istat, la Banca d' Italia e l' Unioncamere,
che vedono la Calabria in netto recupero sul passato nei parametri
dell' occupazione, del numero e della vitalita' delle imprese, delle
esportazioni e in settori vitali quali l'agricoltura, il turismo e
la cura dell'ambiente. Ci sono risorse e conseguenti azioni destinate
allo sviluppo e al recupero urbano nelle diverse province calabresi,
alla cultura e alla ripresa delle nostre tradizioni. Ci sono risorse
che confusamente vengono fatte ricadere sulle spese correnti della
Regione senza considerare che si e' avviata, finalmente, una razionale
attribuzione delle responsabilita', affrontando talvolta in maniera
definitiva problemi di rilevanza sociale, lasciati precedentemente
dietro le spalle, come per i lavoratori forestali, un esercito inizialmente
di 12 mila unita' a rischio, tutti stabilizzati, o per gli Lsu e Lpu,
che possono ora guardare al futuro con affidabili impegni e maggiori
speranze. Alcune spese attribuite alla Giunta regionale riguardano,
poi, l'applicazione di provvedimenti comunitari, nazionali e regionali,
rivolti a garanzia della affidabilita' degli interventi e del miglior
utilizzo dei fondi trasferiti, proprio a dimostrazione della vitalita'
dei programmi regionali. A tal riguardo si precisa che la qualifica
di 'consulenti' non puo' quindi essere estesa ai componenti delle
commissioni previste da leggi nazionali e regionali''. ''L' ultima
annotazione - conclude la nota diffusa dal portavoce - riguarda il
numero dei consulenti della presidenza della Giunta che, fissati da
norme in vigore gia' in precedenza, in numero di otto, sono stati
solo in parte, massimo 5, ricoperti su nomina del presidente Chiaravalloti''.
Al Fisco sfuggono oltre tre miliardi d’euro di imponibile che evadono l’Iva 19/08 Si aggira intorno ai 3 miliardi di euro l'imponibile che sfugge
all'Iva, l'imposta sul valore aggiunto. Auto, telefonini, computer
ma anche carne: sono questi i settori piu' colpiti dalle frodi fiscali.
E per questo l'Agenzia delle Entrate in questo 2004 sta puntando su
una intensificazione dei controlli, con l'apertura di 20 filoni di
indagine e la messa in campo di blitz simultanei nelle varie regioni.
A fotografare la situazione dell'evasione nell'Iva e' uno studio della
Direzione Centrale Accertamento dell'Agenzia delle Entrate che ha
messo sotto la lente, in particolare, gli scambi commerciali in ambito
comunitario. Il fenomeno dell'evasione Iva si rivela non solo un problema
sotto il profilo fiscale ma anche per la concorrenza commerciale in
quanto gli operatori che non fanno pagare l'Iva ai clienti, nei fatti
riescono a praticare sconti sulla merce fino al 20%, pari proprio
all'imposta evasa. In Calabria il minore debito residuo regionale italiano. Appena 29 euro procapite 18/08 L'indebitamento regionale, al 30 giugno scorso, ammontava a
14.556 euro e 46 centesimi per abitante. Il dato emerge dalle tabelle
depositate dal ministro dell'Economia, Domenico Siniscalco, al Senato,
relative all'andamento del debito "con particolare riferimento
alla componente non statale". Risulta maggiore il debito residuo
pro capite per i residenti dell'Umbria con 4.637,51 euro, seguiti
da quelli delle Marche con 1.644,69 euro. Il dato risente, tuttavia,
dei mutui ed emissioni a totale carico statale accesi nelle due regioni
in seguito agli eventi sismici e che tuttora gravano sugli abitanti.
All'opposto il minore debito residuo e' quello dei residenti in Calabria
con appena 29,19 euro. Se si guarda al debito residuo totale, che
e' pari in termini assoluti a 30 miliardi 842 milioni di euro, la
quota maggiore va in carico alla Lombardia con 4 miliardi 209 milioni,
seguita con 3 miliardi 868 milioni dall'Umbria e 2 miliardi 631 milioni
dalla Sicilia. Giochi e scommesse: imprese in aumento. Napoli leader incontrastata 16/08 Alla fortuna nessun italiano volta le spalle: tra il 2000 e
il 2003 si è registrata, infatti, una crescita record del 32%
delle imprese dedicate al gioco d'azzardo, che, secondo un'indagine
condotta dalla Camera di Commercio di Milano sui risultati del registro
delle imprese sul quarto trimestre 2000-2003, si attestano al momento
a 1648 unità. Tra ricevitorie del lotto e totocalcio, sale
bingo, sale corse, agenzie ippiche e per le scommesse su competizioni
sportive fino a quelle sui cani levrieri, la sola Napoli - in testa
a tutte le province - conta 122 imprese (l'8% sul totale nazionale).
Dopo Napoli, Milano (108 imprese, il 7% nazionale), Roma (75, 5%),
Bari (60, 4%), Firenze (50, 3%) e Torino (48, 3%).Ma, a livello regionale,
è invece la Lombardia protagonista del settore, con un totale
di 257 attività, e poi Campania e Toscana. Un dato indicativo
di questa crescita boom è però quello relativo alle
aree geografiche che erano rimaste indietro: Pordenone, nel triennio
in considerazione, ha raggiunto una crescita addirittura pari al 267%,
Mantova il +121%, Grosseto e Reggio Calabria +117%, Brescia +90%,
Caserta +80%, Potenza +78%, Verona +78% e Napoli +74%; a livello regionale
prevale l'aumento delle imprese al sud, con il +64% della Calabria,
il +50% della Campania e poi il Molise, la Basilicata, la Valle d'Aosta
e la Sicilia ad occupare i posti in classifica. Non pare azzardato
dunque dire che la dea bendata si stia prendendo una bella rivincita
su una società considerata sempre più pragmatica. Galati “L’isolamento uccide l’economia; serve una banca per le PMI” 10/08 ''L' isolamento uccide l' economia. Il confronto tra i sistemi
economici e' diventato indispensabile''. A sostenerlo e' il sottosegretario
alle Attivita' produttive, Giuseppe Galati che avanza la proposta
di una ''Banca della Piccola impresa sorretta dagli istituti di credito,
dallo Stato, dagli enti locali, dagli operatori economici''. I Cofidi,
''per la loro struttura, non hanno piu' la dimensione adatta per far
fronte alla richiesta di liquidita'. E' necessaria - ha proseguito
- una vera e propria MedioBanca per le Pmi che operi sui progetti
piu' che sulle garanzie immobiliari''. ''Ho avuto modo nei giorni
scorsi - ha aggiunto Galati - di rappresentare il Governo al seminario
di Santiago del Cile sulle piccole e medie aziende. Una esperienza
di livello avendo affrontato i problemi di un' area che, a prima vista,
poteva sembrare distante per spazio e per cultura; una realta' a 15mila
chilometri che si sostiene, al di la' dell' export delle materie prime,
con un milione di micro, piccole e medie aziende''. ''Non v' e' dubbio
- ha sostenuto Galati - che vi sia necessita' in Cile come in Italia
di strutture economiche forti''. ''Il Cile, nell' area del Mercosur,
il mercato integrato sudamericano, - ha proseguito - fa da punto di
riferimento di una grande area che tende a utilizzare gli investimenti
esteri di grandi dimensioni, soprattutto nei settori delle materie
prime, rame, molibdeno, legno, pesca anche allo scopo di ribaltare
sul sistema minore, Piccole e medie imprese, i fattori indotti di
sviluppo. La spinta in avanti e gli investimenti esteri hanno innovato
il sistema se e' vero che l' informatizzazione, anche con la banda
larga, copre l' intero Paese. La differenza dall' Italia e' che la
nostra materia prima e' costituita dalla creativita', dalla ricerca,
dallo sviluppo degli interventi precompetitivi. Non e' un caso se
le piccole e medie imprese italiane si muovono, non sempre a sufficienza,
su brevetti e marchi innovativi piu' che sulle lavorazioni indotte
e ripetitive. Luxottica, Benetton, Geox, calzature del Brenta, sistema
tessile Miroglio, ma anche Finmeccanica e Fiat, con Ferrari, Macerati,
Alfa, Lamborghini e il sistema del lusso fanno parte di questo contesto
a cui fa riferimento Luca di Montezemolo quando indica nel Made in
Italy uno dei pochi strumenti di concorrenza produttiva nonostante
il tentativo di contraffazione delle produzioni''. ''La crescita del
numero delle nuove imprese - ha proseguito Galati - e' notevole. La
crescita, tuttavia, e' difficile. Se la piccola e media azienda nasce
forte quando e' capitalizzata, avendo a sostegno risorse proprie e
bancarie, nasce debole quando la capitalizzazione e' costituita dai
redditi familiari e da un difficile se non impossibile rapporto bancario.
Non c'e' fido per una azienda con un fatturato di 300 mila euro a
causa di un assegno di 1000 euro contestato per un ritardo dalla stessa
banca di incamerarlo in due giorni invece che in quindici durante
i quali la banca incassa gli interessi. E questo, ha ragione il Corriere
della Sera, e' una vergogna a cui l' Abi non ha dato risposta. Quando
la banca si trasformera', per i piccoli, in strumento di sviluppo?
Non e' un caso che le imprese forti hanno condizioni migliori rispetto
a quelle piu' deboli''. Per Galati dunque ''bisogna pensare, in Italia
e in Cile, ad una Banca della Piccola impresa sorretta dagli istituti
di credito, dallo Stato, dagli enti locali, dagli operatori economici.
I Cofidi, per la loro struttura, non hanno piu' la dimensione adatta
per far fronte alla richiesta di liquidita'. E' necessaria - ha proseguito
- una vera e propria MedioBanca per le Pmi che operi sui progetti
piu' che sulle garanzie immobiliari. Il secondo problema e' la ridotta
dimensione delle Pmi e la loro difficolta' a raggiungere dimensioni
superiori. Ho proposto la creazione di un apposito Istituto per il
dimensionamento delle Pmi, singolo o associate, che, con il sostegno
di una Medio Banca delle Pmi, esamini, valuti, sorregga lo sforzo
degli imprenditori piu' attenti. Non c' e' dubbio che le due proposte
sono legate al sistema debole dell' economia, il Sud in questo caso.
Ma non solo. E' che solo con strumenti specifici - ha concluso Galati
- che e' possibile recuperare sviluppo, in Italia e in Cile''. Riforma delle aliquote ha minore effetto sul 90% dei redditi. Sud sempre più penalizzato. 10/08 Il progetto di riduzione delle tasse, che secondo la delega
fiscale vede a regime due sole aliquote al 23 e al 33% con soglia
100.000 euro, rischia di creare squilibri tra i contribuenti favorendo
una maggiore concentrazione dei redditi e una minore concentrazione
del carico fiscale. A fare i calcoli nelle tasche degli italiani e'
il Secit, il servizio dei super-ispettori fiscali del ministero dell'Economia.
E' uno studio ricco di dettagli tecnici e simulazioni a stimare che
''la distribuzione del reddito con la riforma 2003 (il cosiddetto
primo modulo) e' piu' equidistribuita di quella a regime''. A conti
fatti, dunque, la riforma Irpef, se fosse a regime nel 2005, avrebbe
- secondo l'analisi degli esperti fiscali - ''un minor effetto perequativo
dell'imposta sui redditi''. Lo studio evidenzia anche che e' possibile
stimare che nel 2005 la stragrande maggioranza dei contribuenti (il
90%) avra' un reddito imponibile sotto i 33.000 euro, mentre a superare
la soglia dei 100.000 euro saranno solo poco piu' di 330.000 contribuenti,
lo 0,8% del totale. E ancora: dalle proiezioni risulta che a livello
regionale, sempre nel 2005, il reddito medio imponibile piu' alto
sara' quello dei lombardi; fanalino di coda invece la Calabria. Lo
studio di 29 pagine appena sfornato dal Secit - ''Un modello di microsimulazione
delle imposte sulle persone fisiche'' - utilizza precise e complesse
formule matematiche per arrivare alla conclusione che il primo modulo
della riforma dell'Irpef, messo in campo lo scorso anno, e' piu' equilibrato
sul fronte della distribuzione del reddito nel Paese, rispetto all'ipotesi
contenuta nella delega fiscale approvata dal Parlamento lo scorso
anno (aliquote del 23% fino a 100.000 euro e 33% oltre, trasformazione
delle detrazioni per tipo di lavoro, familiari e per oneri in deduzioni
decrescenti). Per valutare l'effetto redistributivo della riforma
i superispettori utilizzano l' indice Reynolds-Smolensky che ''misura
la frazione del reddito netto totale trasferito dai redditi alti ai
redditi bassi'' dalla progressivita' dell'imposta. E il risultato,
traducendo dalle formule scientifiche, e' che il piano originale di
riforma fiscale finirebbe a regime per favorire i redditi piu' alti.
Con le proiezioni al 2005 - si legge nello studio del Secit - ''l'indice
di redistribuzione mostra significativamente come per effetto del
secondo modulo della riforma Irpef si abbia una riduzione dell'indice
di Reynolds-Smolensky dell'ordine del 10%, mentre l'indice globale
di progressivita' rimane sostanzialmente invariato''. Lo studio ha
l'obiettivo di fornire un contributo scientifico al dibattito politico
secondo il principio - come spiega lo stesso Secit - del ''conoscere
per decidere''. ''Se ai fini dell'iter parlamentare e' necessario
e sufficiente - si legge nello studio corredare i progetti di riforma
con le quantificazioni di bilancio, e' decisamente preferito, nella
fase di definizione delle riforme, associare alle valutazioni di gettito
e spesa quelle in termini di impatti differenziali per categorie sociali,
demografiche, economiche e territoriali''. Sotto questo profilo il
Secit e' arrivato a fare simulazioni al 2005 per classi di reddito
e per regioni, dalle quali emerge qualche sorpresa. La fetta piu'
consistente dei contribuenti (l'11,2%) si collochera' nella fascia
di reddito tra i 1.000 e i 3.000 euro. Il bilancio annuale della quasi
totalita' dei contribuenti italiani si ferma comunque a 44.000 euro
(sotto questa soglia e' il 95% dei contribuenti) mentre il reddito
medio viene indicato nelle tabelle attorno ai 16.214 euro. ''Il che
aiuta a comprendere e a volte a correggere - chiosano i superispettori
che hanno elaborato la ricerca - le espressioni frequentemente usate
di redditi medio alti, ceti medi, ecc''. Le medie statistiche indicano
cosi' che la categoria dei pensionati guadagna in media 12.834 euro,
i lavoratori dipendenti (e i co.co.co) 18.847, i lavoratori autonomi
23.836 mentre i possessori di altri redditi si attestano in media
sui 10.323 euro. A guidare la classifica regionale, per reddito imponibile
con la riforma fiscale ipotizzata nella delega, e' la Lombardia: 19.294
il reddito medio. A seguire ci sono il Lazio (18.122 euro) e l'Emilia
Romagna (17.449). In coda alla classifica sono le regioni del Sud
(Calabria, Basilicata, Molise, Sicilia, Puglia) con un reddito medio
imponibile tra gli 11.000 e i 13.00 euro. Con le agevolazioni Calabresi con più posti di lavoro ma con reddito minore. 08/08 Calabria meglio di Lombardia. Nella creazione di posti di lavoro grazie alle agevolazioni statali la regione meridionale ha dimostrato maggiori capacita' rispetto alla regione punta di diamante dell'economia italiana, riuscendo con meno stanziamenti a far nascere il quadruplo dei posti nati in Lombardia. Evidente la differenza di retribuzione che continua a penalizzare la Calabria rispetto a tutte la altre regioni. Nel 2003 le imprese calabresi hanno infatti ricevuto 409 milioni di agevolazioni mettendo a segno un incremento occupazionale di oltre 13.600 unita'. Le aziende lombarde hanno invece potuto godere di 520 milioni di euro ma l'aumento dell'occupazione generato dalle agevolazioni e' stato molto piu' contenuto: 3.652 unita'. I dati sono contenuti nella relazione sugli interventi di sostegno alle attivita' economiche e produttive del ministero delle Attivita' produttive. Complessivamente (dai finanziamenti della 488, a quelli dei contratti di programma o a favore dell'imprenditoria femminile e giovanile) lo scorso anno sono stati erogate agevolazioni per poco meno di 5.800 milioni di euro con la creazione di circa 98.000 nuovi posti di lavoro. Ben oltre la meta' delle risorse (3.100 milioni, il 62,3%) e' stato destinato al Mezzogiorno (dove e' stato creato il 72,8% dei posti, circa 71.000), mentre al Centro-Nord sono stati corrisposti 1.890 milioni e create 26.600 nuove posizioni lavorative. Tra le regioni la maggiore beneficiaria e' stata la Campania, con 847 milioni di euro di stanziamenti erogati. Napoli e gli altri capoluoghi conservano lo stesso primato anche nella creazione di posti di lavoro: 18.161, in assoluto il numero piu' alto tra tutte le regioni. Mettendo tuttavia a confronto gli importi di agevolazione ricevuti con i relativi incrementi occupazionali, non sempre al maggiore ammontare corrisponde anche un maggior numero di nuove posizioni lavorative. Il caso di Calabria e Lombardia e' il piu' evidente, ma anche la Puglia sembra piu' pigra delle altre regioni. Il tacco dello stivale si e' infatti visto erogare nel 2003 664 milioni di euro destinati alle imprese, l'importo piu' consistente dopo la Campania. Ma i posti di lavoro nati dagli investimenti generati dalle agevolazioni sono stati 12.629, un numero inferiore cioe' a quello della stessa Calabria che ha ricevuto circa 60 milioni in meno. Guardando infine alle regioni in cui le agevolazioni sono state inferiori spicca il paragone tra Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta. Le risorse erogate sono state nella prima pari a 6,1 milioni di euro e nella seconda a 1 milione. In entrambe sono state pero' create 11 posizioni lavorative. Ecco in una tabella il confronto tra le agevolazioni erogate lo scorso anno e l'incremento occupazionale nelle varie regioni italiane:
Finanziato il PIT 12 della Sila crotonese 06/08 Il Progetto Integrato Territoriale Pit 12 della Sila Crotonese
e' stato finanziato per 12,5 milioni di euro. Lo si e' appreso da
una nota del presidente del comitato di gestione, Pietro Secreti.
I finanziamenti saranno utilizzati per infrastrutture pubbliche, servizi,
regimi di aiuti Fers e Formazione Fse. ''Il progetto integrato territoriale
del Pit 12 - ha detto Secreti - e' un complesso di azioni intercettoriali,
strettamente coerenti e collegate tra di loro, che convergono verso
un comune obiettivo di sviluppo del territorio e giustificano un approccio
attuativo unitario''. Per i sindaci dei nove comuni interessati al
Pit il finanziamento e' ''una vittoria annunciata gia' qualche tempo
fa quando non ci credeva piu' nessuno e davano i Pit calabresi gia'
per morti''. A settembre sara' sottoscritto l' accordo di Programma
tra il Comitato di Gestione Pit 12 e la Giunta Regionale Calabrese
che dara' l'avvio alle operazioni con i bandi delle infrastrutture
pubbliche e di tutte le altre azioni finanziate. ''La Filiera del
Benessere e quella del Legno - ha aggiunto Secreti - sono gli obiettivi
prioritari del nostro Pit che metteranno in moto un processo di sviluppo
endogeno per creare nuova occupazione nella Sila Crotonese. Per dare
piena attuazione alle strategie di sviluppo provinciale, tuttavia,
l'orizzonte di tali esperienze non puo' limitarsi alla contingenza
del periodo di programmazione, ma piuttosto avere l'ambizione di traguardare
la scadenza del 2006, nel senso di aumentare la capacita' di governo
delle istituzioni locali e ridurre i fattori di dipendenza dai livelli
sovralocali, in modo stabile e via definitiva''. ''Dopo questo traguardo
- ha detto Secreti nella Conferenza dei Sindaci - ci sono da concretizzare
due interventi a supporto dell'intera operazione Pit: il primo e'
la costituzione dell'Ufficio di Collegamento Provinciale dei 3 Pit
della Provincia di Crotone; il secondo e' il varo dell'Agenzia di
Sviluppo Integrato del Turismo, entrambi serviranno a catalizzare
risorse aggiuntive incrementando l'economia locale''. In crescita l’utile della Banca Popolare di Crotone nel primo semestre 29/07 E' di 2,9 milioni di euro (+25,26%) l' utile della Banca Popolare
di Crotone relativo ai primi sei mesi dell' anno (dedotto dall' accantonamento
al Fondo per rischi bancari generali di 2,6 milioni di euro e le imposte
pari a 1,4 milioni di euro). I dati relativi alla gestione del primo
semestre del 2004 sono stati approvati dal consiglio di amministrazione
dell'istituto di credito. ''I dati - e' scritto in una nota - ritraggono
una Banca in crescita che mostra la capacita' di produrre flussi reddituali
e volumi migliori rispetto all' anno 2003, in cui essi avevano gia'
avuto un notevole progresso''. Oltre all' incremento del margine di
interesse del 21,15% si sono avuti anche risultati positivi nel comparto
dei servizi, che ha determinato una crescita del margine di intermediazione
del 17,48%. Il contenimento dei costi ha determinato inoltre un risultato
di gestione di 13,89 milioni di euro (+31,78%). Dal punto di vista
patrimoniale la raccolta complessiva da clientela si attesta in 1.303
milioni di euro, con un progresso rispetto al 30.6.2003 di 89,4 milioni
di euro (+7,37%). Nel dettaglio, la raccolta diretta ammonta a 979
milioni di euro (+6,59%); la raccolta indiretta, amministrata e gestita,
si attesta a 323 milioni di euro (+9,78%). Per quanto riguarda i crediti
verso la clientela al netto dei fondi rettificativi, essi ammontano
a 711 milioni di euro con un aumento rispetto al 30.6.2003 di 92 milioni
di euro (+14,86%). Al 30 giugno di quest'anno il patrimonio netto
aziendale ammonta a 114,1 milioni di euro (in crescita rispetto al
30.6.2003 del 42,21%). L' istituto opera con 407 addetti (+3,83%).
I conti correnti sono 52.677 unita' (+6,83%). Accordo tra L’IPI e gli industriali di Bari, Cosenza e Lecce per promuovere innovazione nel settore calzaturiero 29/07 L'Istituto per la Promozione Industriale (IPI), agenzia del
ministero delle attivita' produttive specializzata nei programmi di
sostegno al sistema produttivo, ha firmato un accordo con le Associazioni
degli industriali di Bari, Lecce, Cosenza e l'Associazione dei calzaturifici
della Riviera del Brenta. L'accordo e' finalizzato ad accrescere la
competitivita' delle aziende appartenenti al distretto calzaturiero
della Riviera del Brenta e ad alcuni significativi poli produttivi
presenti nel Sud del Paese (Barletta, Trani, Molfetta, Cosenza), facilitando
l'introduzione di nuove tecnologie per migliorare i prodotti e i processi
produttivi. Nel quadro dell'accordo saranno realizzati interventi
volti, da una parte, a far emergere la domanda di innovazione a livello
distrettuale tramite audit tecnologici su campioni di imprese e focus
group per mettere a confronto esperienze ed esigenze degli imprenditori
e, dall'altra, favorire l'incontro tra la domanda e l'offerta di soluzioni
tecnologiche messe a disposizione da centri di servizio calzaturieri,
Universita' e Centri di ricerca pubblica e privata. "Elemento
di forza del progetto - afferma Giampiero Menegazzo, direttore degli
industriali calzaturieri della Riviera del Brenta - e' la possibilita'
di creare sinergie tra realta' industriali sviluppatesi attraverso
modelli differenziati e complementari. Nella nostra area, per esempio,
a fronte di un'elevata creativita', flessibilita' nella produzione
e forte affermazione dei marchi sul mercato, si rilevano maggiori
costi di produzione e scarsita' di tecnici qualificati, fattori che
invece si trovano nei poli calzaturieri del Sud Italia". "L'iniziativa
- sottolinea Umberto Bozzo, direttore degli Industriali di Bari -
si inquadra in un programma di piu' ampio respiro denominato Nord-Sud
Calzature, finalizzato a mettere in rete alcuni significativi poli
produttivi calzaturieri per consentire alle imprese di accrescere
le economie di scala condividendo competenze, servizi specialistici
e fattori strategici quali le relazioni commerciali, le facilities
ed, ovviamente, l'innovazione tecnologica". "Il progetto
- sostiene Luigi Corbo' - direttore generale dell'Ipi - rientra pienamente
negli obiettivi della rete Riditt, la Rete Italiana per la Diffusione
dell'Innovazione e il Trasferimento Tecnologico alle imprese (www.riditt.it).
Riditt, promossa dal ministero e gestita dall'Ipi, mira a sviluppare
i processi di networking tra realta' produttive distribuite sull'intero
territorio nazionale e, soprattutto, fra queste e le strutture di
ricerca ed innovazione piu' qualificate. Questo specifico progetto
settoriale - aggiunge - consentira' di testare concretamente in che
misura l'offerta di servizi reperibili attraverso Riditt incontra
la domanda di innovazione tecnologica delle imprese calzaturiere cheemergera'
attraverso le indagini condotte sul campo nei poli produttivi coinvolti" Rapporto di Bankitalia sul lavoro irregolare: maglia nera alla Calabria 25/07 Sempre piu' lavoro sommerso in Italia, soprattutto nell'agricoltura
e nell'edilizia, con le attivita' in nero che crescono ad un ritmo
dell'1,8% l'anno. A lanciare l'allarme e' Bankitalia, che sottolinea
come le politiche per incentivare l'emersione varate dall'attuale
Governo hanno finora prodotto ''modesti risultati''. Il fenomeno del
sommerso riguarda non solo il Mezzogiorno - dove appare sempre piu'
radicato e legato prevalentemente alla scarsa occupazione e alla scarsa
offerta di lavoro regolare - ma anche altre aree della penisola dove,
per esempio, sempre piu' diffuso e' il cosiddetto 'doppio lavoro'.
Cosi', se il primato spetta alla Calabria, con un tasso di irregolarita'
complessivo del 29,1% - il piu' elevato tra le regioni italiane -
il lavoro irregolare e' cresciuto anche in regioni come il Lazio,
con un tasso di crescita annuo del 2,2%. La fotografia e' quella scattata
dalle sedi regionali della Banca d'Italia, che ogni anno analizzano
l'evoluzione delle dinamiche economiche sul proprio territorio. Una
fotografia dalla quale emerge un altro aspetto: se da un lato gli
ultimi anni hanno fatto registrare in molte regioni un boom di lavoratori
extracomunitari regolari, dall'altro il lavoro nero ha sempre piu'
come protagonisti cittadini stranieri. Azienda giapponese si insedierà a S. Marco Argentano grazie al contratto di localizzazione 20/07 Si insediera' in Calabria, esattamente a S. Marco Argentano
la societa' giapponese Kagome e Matsuscita (marchio Panasonic): a
rendere possibile l' insediamento di questa realta' produttiva sara'
la firma recente del primo contratto di localizzazione, strumento
attraverso il quale lo Stato finanzia, in parte, un progetto di provenienza
estera. Lo si apprende da un comunicato del sottosegretario alle Attivita'
produttive, Giuseppe Galati. L' investimento del contratto di localizzazione,
relativo al progetto proposto da Vegitalia (con capitale giapponese),
e' pari a poco piu' di 32 milioni di euro, di cui oltre 14 milioni
di intervento statale e prevede l' occupazione di 217 unita' lavorative.
Dopo un anno di lavoro svolto dal Ministero delle Attivita' produttive,
con visite in Giappone del ministro Antonio Marzano e del sottosegretario
Galati, e con la stretta collaborazione dell' ambasciatore Mario Bova,
- e' scritto nel comunicato - si concretizza la prima iniziativa del
genere. ''La difficile fase economica - ha affermato si legge nella
nota del Ministero - non impedisce al Governo di intervenire a favore
del Mezzogiorno. Le iniziative vanno avanti secondo i programmi stabiliti.
La fir ma del decreto relativo al primo contratto di localizzazione
costituisce un punto fermo dell' azione del Governo''. Quello relativo
a S. Marco Argentano, e' detto ancora nella nota, e' primo contratto
di localizzazione che si realizza nel Paese e la scelta della Calabria
quale territorio ideale punta a creare un vero e proprio distretto
industriale a carattere integrativo, in un settore innovativo per
il territorio. Secondo quanto riferito, inoltre, sono stati gia' avviati
gli incontri con la Regione Calabria e il Ministero dell' economia
per la stipula dell' Accordo di programma quadro allo scopo di favorire
l' insediamento. ''Ritengo - ha sostenuto ancora Galati - che pur
in un dibattito che deve centrare ancora in nuovi problemi del Mezzogiorno,
l' azione del Governo prosegue dando risposte concrete ai bisogni
della gente. L' attacco delle opposizioni continuera' anche sulla
proposta concreta, ma la risposta nella maggioranza non puo' che essere
quella programmatica con iniziative produttive e occupazione''. Giacomo Mancini: “ I tagli ai fondi della legge 488 penalizzano il Mezzogiorno” ''Gravi danni all'economia del Mezzogiorno saranno provocati se saranno
confermati i tagli dei fondi a favore della legge 488 che agevola
le imprese ubicate in aree depresse del Paese''. E' quanto sostiene
il parlamentare Giacomo Mancini in una interrogazione rivolta al Ministro
per l'Economia, Domenico Siniscalco. ''La legge 488 - sostiene Mancini
in una nota - e' giunta al diciassettesimo bando di attuazione ed
ha agevolato dal 1996 circa 31.000 progetti di investimento, di cui
il 67 per cento al sud, concedendo agevolazioni per circa 17.000 milioni
di euro a fronte di 57.000 milioni di euro di investimenti, con un
impatto occupazionale previsto di oltre 437.000 nuovi posti di lavoro,
di cui 328.000 al sud''. ''Con l'attuazione di tale legge agevolativa
- prosegue Mancini nell'interrogazione - si e' determinato un concreto
incremento degli ordini da parte delle imprese beneficiarie delle
agevolazioni a favore delle industrie italiane produttrici di macchine
ed impianti in una fase di stagnazione dell'economia. Il numero di
domande presentate da parte delle imprese e' in costante crescita,
a dimostrazione del notevole interesse da parte del mondo imprenditoriale
nei confronti di una legge che, pur presentanto degli elementi di
criticita', si e' dimostrata, nel suo complesso, un valido supporto
allo sviluppo delle aree depresse del Paese''. ''Attraverso il taglio
dei fondi - conclude Mancini - sara' attuata una inversione di rotta
relativamente ai risultati finora raggiunti in termini di sviluppo
delle attivita' produttive, di creazioni di nuovi posti di lavoro
e di rilancio dell'economia generale del Paese ed in particolare del
Mezzogiorno''. A San Marco Argentano siglato il primo contratto di localizzazione in Calabria 16/07 E' stato sottoscritto stamane il decreto di approvazione del
progetto, della societa' Vegitalia Spa, per la realizzazione di un
programma di investimenti nel settore degli alimenti precotti e surgelati.
L'iniziativa, che rientra nell'ambito del progetto pilota di localizzazione,
sara' realizzata nel territorio del comune di San Marco Argentano,
nel cosentino. ''E' il primo contratto di localizzazione - e' scritto
in una nota del Ministero delle Attivita' Produttive - che si realizza
in Calabria, scelta quale territorio ideale per creare un vero e proprio
distretto industriale a carattere integrativo, in un settore innovativo
per il territorio''. L' iniziativa approvata per un investimento complessivo
di oltre 32 milioni di euro, potra' avvalersi di una contribuzione
pubblica pari ad oltre 14 milioni di euro ed avra' una notevole ricaduta
occupazionale di 217 unita' lavorative. Sono stati avviati gli incontro
con la Regione Calabria e il Ministero dell' Economia per la stipula
dell' Accordo di Programma Quadro, volto a favorire l' insediamento
e lo sviluppo dell' iniziativa nel territorio. Progetto europeo per i Fondi rurali per circa 14 miliardi di euro. 15/07 Lo sviluppo rurale non sara' piu' il ''parente povero'' della
politica agricola europea: dal 2007 fino al 2013 potra' contare ''su
13,7 miliardi di euro l'anno e il suo finanziamento si fara' con un
solo fondo, un solo programma e un solo controllo''. In questi termini
il commissario europeo per l'agricoltura Franz Fischler ha annunciato,
oggi a Bruxelles, quelli che ha definito ''programmi di nuova generazione
per lo sviluppo rurale: ossia meglio mirati, piu' ambiziosi e piu'
semplici''. L'operazione e' importante in quanto punta a rendere piu'
accessibile il ricorso ai finanziamenti per lo sviluppo di quasi il
90% delle aree che rientrano nel mondo rurale e dove vive la meta'
della popolazione europea. E' infatti tramite lo sviluppo rurale che
l'Europa contribuisce a finanziare programmi di salvaguardia del territorio
e dell'ambiente, a favorire l'introduzione dei giovani in agricoltura,
a creare attivita' alternative, a realizzare produzioni di qualita',
a rafforzare la sicurezza alimentare, a proteggere siti rurali storici.
Il nuovo Fondo sostituisce gli attuali strumenti di finanziamento
per lo sviluppo rurale: ossia il Fondo di politica regionale per le
aree in ritardo economico (obiettivo uno), in Italia il Mezzogiorno;
il Fondo agricolo di garanzia per le aree fuori l'obiettivo uno (il
centro-nord in Italia) e per le misure di accompagnamento; l'iniziativa
comunitaria Leader. Al riguardo Fischler ha tenuto a sottolineare
che ''le regioni del Mezzogiorno, come Calabria e Puglia, che beneficiano
dell'attuale obiettivo 1 dei fondi strutturali non dovranno temere
una riduzione dei fondi per effetto della concentrazione dei finanziamenti''.
La nuova proposta premia anche l'iniziativa comunitaria 'Leader' per
lo sviluppo rurale la cui dotazione minima verrebbe quasi raddoppiata
passando dal 4% al 7% dei fondi. Per i piu' meritevoli ci sara' anche
- ha detto Fischler - un fondo di riserva del 3% che sara' attribuito
nel 2012-2013. Di seguito i tre grandi obiettivi. Presentato il DPEF 2004 in commissione regionale “Sviluppo Economico” 14/07 E’ stato presentato oggi, in seconda Commissione “Sviluppo
Economico” presieduta da Francesco Talarico, il Documento di
programmazione economico-finanziaria (DPEF) per l’anno 2004.
Illustrando le linee guida del documento, il direttore generale del
Dipartimento “Bilancio e Programmazione finanziaria”,
Renzo Turatto ha spiegato che il DPEF conferma le indicazioni dei
programmi di sviluppo in atto, riformulati alla luce delle indicazioni
di risultato fin qui realizzate. Nel DPEF – ha ribadito Turatto
- si è tenuto conto degli indirizzi generali del Por e degli
altri fondi di sviluppo. In sostanza - ha detto il direttore generale
del Dipartimento Bilancio – la Giunta conferma, per il futuro,
l’impostazione di base prescelta. Il DPEF segue la struttura
del Programma Operativo regionale; esso è suddiviso in tre
parti: “La tendenza dell’economia regionale”; “Il
contesto del nuovo bilancio regionale”; “Le politiche
regionali di sviluppo”. In queste ultime, si individuano le
politiche di valorizzazione delle risorse territoriali; le politiche
di sviluppo dei servizi a rete; le politiche per l’impresa e
il capitale umano. Aumentano gli acquisti a rate in Calabria. 13/07 Sensibilissimo aumento dei prestiti personali in regione, ma
segno positivo anche nei finanziamenti destinati all'arredamento e
alla casa oltre che all'automobile. E' la fotografia del credito al
consumo in Calabria nei primi tre mesi di quest'anno scattata da Bipielle
Ducato, societa' di credito al consumo del gruppo Banca Popolare di
Lodi che ha analizzato la propria banca dati interna. Bipielle Ducato,
che in regione ha sei filiali (Castrovillari, Catanzaro, Cosenza,
Crotone, Lamezia Terme, Reggio Calabria) rileva che tra il primo trimestre
2003 e il primo trimestre 2004 i propri prestiti personali in regione
sono aumentati dell'81%. Tale risultato prosegue la crescita gia'
esibita nel corso del 2003 e consente a Bipielle Ducato di assorbire
circa il 30% dei prestiti personali complessivamente concessi in regione.
Sempre in base alla propria banca dati, Bipielle Ducato rileva come
in cima alla lista degli acquisti a rate, i calabresi scelgano l'auto
(sia nuova che usata); seguono nell'ordine le spese per l'arredamento
e la casa, per l'elettronica e l'acquisto di motori e ciclomotori.
Nei primi tre mesi di quest'anno tutti questi segmenti risultano in
sensibile aumento per la societa', con percentuali variabili dal 14
al 28%. ''La possibilita' di fare acquisti a rate - afferma Rodolfo
Cavallo, vicedirettore generale Bipielle Ducato - non solo consente
di gravare meno sul bilancio familiare dilazionando e pianificando
meglio le uscite, ma offre anche l'opportunita' di comprare beni,
a cui viceversa si sarebbe costretti a rinunciare. Il ricorso al credito
al consumo e' stato recentemente favorito dall'abbassamento dei tassi
legati alla flessione del costo del denaro e alla concorrenza tra
gli operatori del settore che hanno introdotto piu' competitivita'
dal lato dell'offerta, portando vantaggi di costo per i clienti finali''.
Progetto pilota di Unicredit a Rende sul credito localizzato 12/07 Unicredit Clarima Banca, la banca del gruppo Unicredit specializzata
negli strumenti di pagamento e nel credito al consumo, promuove la
prima rete di agenzie sul territorio specializzate nell'offerta di
credito localizzata. Ne da' notizia un comunicato, secondo cui le
citta' selezionate per il progetto pilota, che si svolgera' nel corso
del secondo semestre dell'anno, sono Milano, Roma, Napoli, Bari, Cagliari,
Catania, Palermo, Pisa e Rende (Cosenza). La rete verra' poi estesa
nel 2005 in tutta Italia. L'istituto conta cosi' di sfruttare il successo
registrato sul mercato del credito in consumo in Italia che ha visto
una crescita del 16% nel 2003 e del 22% nel 2002. La presenza geografica
delle prime agenzie di Unicredit Clarima Banca risulta, si legge nella
nota, particolarmente concentrata nel centro-sud Italia perche' in
tale area la propensione all'indebitamento e, soprattutto al microindebitamento,
e' sensibilmente maggiore rispetto al resto d'Italia. L'avvio della
rete fisica di agenzie comportera' indicativamente, entro la fine
del 2004, l'assunzione di 60 dipendenti e oltre 70 consulenti. Calbiani: “Banca Carime è aperta al territorio. Previsti incontri formativi con gli imprenditori” 08/07 “Stiamo organizzando per l'autunno una serie di incontri
formativi a Bari, Lecce e Cosenza. Non le classiche conferenze, ma
incontri di lavoro con 30-40 imprenditori, direttori finanziari, ragionieri.
Quattro giornate di Corso per giovani imprenditori organizzato dalla Coldiretti a Rende 06/07 “La formazione non sara' staccata dalla vita e aiutera'
ciascuno a sentirsi protagonista nel processo di rigenerazione dell'agricoltura.
E' importante che durante il percorso formativo ogni partecipante
si responsabilizzi verso la propria crescita''. E' quanto sostiene
in una nota il delegato regionale dei giovani della Coldiretti della
Calabria, Andrea Piacentini, circa l'inizio del corso 'Vivaio dei
Talenti'. L'attivita' formativa, rivolta a giovani imprenditori agricoli,
iniziera' domani pomeriggio a Rende. Il Progetto ''Vivaio dei Talenti''
avra' una durata di due anni suddivisa in moduli formativi di teoria
e pratica. Al corso parteciperanno diversi giovani con una eta' al
di sotto dei 25 anni, della Coldiretti calabrese provenienti da tutte
le province. ''Il progetto prevede - e' scritto in una nota - la costruzione
di un piano di azione provinciale realizzato dai partecipanti al Vivaio
dei Talenti di ciascuna provincia, che progetti il ruolo del Movimento
giovanile nell'accompagnamento delle imprese per lo sviluppo del territorio
secondo le metodologie di analisi e di progettazione proprie del Programma
di Azione Territoriale, strumento di cui Coldiretti si e' dotata”. Approvato il bilancio di esercizio di FIDImpresa 06/07 L'assemblea dei soci di Fidimpresa ha approvato il bilancio
di esercizio 2003 che ha un avanzo di gestione, al netto delle imposte,
pari ad oltre 18.000 euro. Il Consiglio di Fidimpresa ritiene opportuno
rilanciare le proprie iniziative ''diversificando - e' scritto in
una nota - tra attività di servizio ai soci ed attività
di garanzia finalizzata a specifici soggetti. In tema di servizi Fidimpresa
sta portando avanti la progettazione di un modello di Rating da sottoporre
successivamente a validazione. Questa iniziativa, con il supporto
tecnico dell'Università Bocconi Sda, prevede anche il coinvolgimento
diretto del sistema bancario dalla Calabria. Quest'azione di garanzia,
abbinata ad una eventuale agevolazione sugli interessi attraverso
la Legge Regionale n.7/2001, potrebbe assumere un valore molto importante
anche in considerazione degli ultimi dati forniti dalla Banca d'Italia
che segnalano la Calabria come la regione nella quale l'incidenza
del credito a breve termine su quello a medio lungo termine e' la
più alta che nel resto del paese e come, soprattutto, essa
non sia decresciuta caratterizzando le imprese calabresi come le imprese
piu' sbilanciate nel credito a breve''. ''Indirizzare la garanzia
- prosegue la nota - su progetti specifici cosi' come possono esserlo
quelli riguardante la progettazione integrata. Su questo versante
infatti, alla luce delle scelte che la Regione Calabria sta operando,
tutte le possibilità di agevolazioni saranno trasferite sui
23 P.I.T. regionali ed i soggetti gestori delle agevolazioni, quelli
gia' accreditati presso la Regione stessa, Mediocredito ed Artigiancassa.
La cooperativa di garanzia ritiene che l'indirizzo indicato sia coerente
con l'evoluzione del modo dei consorzi fidi scaturenti da un lato
dalle regole introdotte dall'accordo di Basilea 2 e dalle normative
statali dall'altro''. ''Alla luce del rinnovato entusiasmo - conclude
la nota - e del forte convincimento della bontà dei programmi
per come in maniera scarna precedentemente illustrati, Fidimpresa
auspica, quindi, un pronto dialogo con l'intero sistema dei Confidi
calabrese e una fattiva interazione con la Regione Calabria per l'immediata
cantierizzazione delle proprie proposte progettuali''. Assindustria Cosenza: "La manovra economica penalizza il Sud" 05/07 "Le anticipazioni sulla manovra economica del Governo
stanno suscitando comprensibili preoccupazioni, soprattutto nelle
imprese che operano nel Sud del Paese. " Questo è quanto
sostiene la nota di Assindustria Cosenza che nel suo documento poi
afferma: "La manovra rischia di essere particolarmente penalizzante
per il Mezzogiorno: i tagli sia agli incentivi, sia alle risorse per
gli investimenti pubblici, prima di tutto infrastrutturali, sono in
contraddizione con le motivazioni stesse della manovra, considerato
che occorre sostenere investimenti e produttività e che ciò
richiede soprattutto di accrescere e rinnovare il capitale fisso italiano.La
posizione di Confindustria è stata nei giorni scorsi fin troppo
riduttivamente sintetizzata nello slogan “un euro in meno di
agevolazioni, un euro in meno di Irap”. In realtà, tale
semplificazione non mette nella giusta luce il punto di vista del
sistema più rappresentativo delle imprese industriali del Paese.
Per quanto riguarda gli incentivi, gli industriali hanno più
volte ribadito che il sistema attualmente in vigore deve rimanere
operativo fino a tutto il 2005, come si era convenuto con il Governo
in occasione della Finanziaria del 2003. Naturalmente è sempre
possibile discutere eventuali modifiche in grado di rendere gli strumenti
più funzionali e mirati, ma esse vanno introdotte con gradualità
per consentire alle imprese di tener conto nella programmazione degli
investimenti dei cambiamenti del quadro normativo.Rimane il punto
importante della riduzione dell’Irap. Eventuali riduzioni degli
incentivi in conto capitale debbono essere compensate creando una
fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno, attraverso l’introduzione
di aliquote Irap differenziate a livello territoriale. Gli industriali
cosentini non possono accettare i tagli proposti dal Governo e che
si concretizzano in 1,25 miliardi di euro, il 6% dei fondi da erogare.
Complessivamente il rischio è quello di vedersi azzerare i
bandi della legge 488 per gli investimenti per un ammontare di 750
milioni di euro; altri 250 miioni di euro verrebbero tagliati ai patti
territoriali e contratti di programma e 150 milioni di euro comprensibili
preoccupazioni alla Legge Visco sul bonus-occupazione! La chiave di
lettura della manovra del Governo induce, ancora una volta, a pensare
che non esiste una politica per lo sviluppo del Sud." PIL nazionale in rialzo grazie all’export. Il sud in aumento (+4%) ma la Calabria resta in coda, ultima nel PIL regionale con lo 0,7%. 01/07 Migliora il quadro internazionale e l'economia delle regioni
italiane riprende vigore. Nel 2004 la spinta della domanda estera
(+4,4%) dovrebbe ribaltare infatti il risultato negativo del 2003
(quando il nostro export chiuse a 5%), spingendo il Pil verso quota
+1,4%. Alla performance positiva dell'export, secondo le stime di
Unioncamere, si dovrebbe aggiungere una decisa ripresa degli investimenti
in macchinari (+3,6%, contro il -4,9% dello scorso anno), mentre piu'
contenuto, anche se in netta ripresa, potrà essere l’impatto
dei consumi delle famiglie (+1,8% rispetto all1% del 2003). Nuove assunzioni al SanPaolo-Banco di Napoli 28/09 L'amministratore di SanPaolo Banco di Napoli, Bruno Picca,
incontrando i sindacati, ha confermato l'assunzione, entro il 2004,
di 75 nuovi dipendenti. 50 lavoreranno in Campania, 15 in Calabria
e Lucania, 10 in Puglia. Picca ha anche annunciato che saranno trasformati
a tempo indeterminato 10 contratti a termine per altrettanti lavoratori
impegnati in Campania. L'a.d. di SanPaolo Banconapoli ha spiegato
ai sindacati che il SanPaolo-Imi da parte sua, e' orientato a trasformare
a tempo indeterminato i contratti di altri 50 dipendenti impegnati
nelle strutture di Napoli. In totale, il piano delleassunzioni a tempo
indeterminato dell'intero gruppo L’ass. Gallo lancia l’allarme: "Crisi finanziaria, tagli ai comuni fino al 68%" 26/06 “Il primo rapporto sulle finanze dei comuni calabresi,
curato da Lega delle Autonomie conferma che la maggioranza dei comuni
si trova in una situazione di crisi finanziaria, per il fatto che
nell’ultimo decennio il sistema di finanziamento dei comuni
ha subito uno stravolgimento epocale. La fiscalità locale è
andata assumendo sempre maggiore importanza a fronte di un progressivo
disimpegno dello Stato, per il raggiungimento degli obiettivi del
Patto di stabilità. Secondo i dati contenuti nel rapporto,
dal 1996 al 2002 i trasferimenti statali hanno subito un calo dal
68,20 al 56,1% e l’autonomia finanziaria è aumentata
dal 31,8 % al 43,9%. I comuni calabresi, pertanto, soprattutto negli
ultimi due anni, sono stati costretti a tagliare spese e ad aumentare
le entrate, ma in alcuni casi non sono più in grado di fornire
servizi essenziali. E’ bene sottolineare che le entrate del
Comune di Cosenza sono destinate ormai quasi interamente a coprire
le spese fisse dell’Amministrazione, tra cui quelle del personale
interno ed esterno, che opera in gran parte in varie cooperative sociali.
L’Amministrazione è riuscita a rispettare il patto di
stabilità e a compensare i tagli dei trasferimenti dello Stato,
soprattutto riducendo o eliminando varie spese ed aumentando la pressione
fiscale, anche se si è cercato di salvaguardare l’occupazione
e le fasce più deboli. Obiettivo questo che deve essere ulteriormente
perseguito. Considerando la carenza di fondi ordinari, si è
cercato, pertanto, di cogliere soprattutto opportunità di finanziamento
esterne, per finanziare progetti di sviluppo e di inclusione sociale,
ottenendo risultati verificabili da tutti. Sono da sottolineare, tra
gli altri, il finanziamento di grandi programmi di investimento come
il PSU e il PRU, la sponsorizzazione di grandi eventi culturali da
parte di privati, che hanno dato alla città visibilità
nazionale e possibilità di attrarre flussi turistici. Da sottolineare,
inoltre, che il PSU non prevede solo opere pubbliche ma anche interventi
per categorie deboli. In particolare per le persone con disabilità
è previsto il potenziamento del servizio di assistenza domiciliare,
del servizio taxi e la realizzazione di una piscina per la riabilitazione
e lo sport per tutti, che costituisce il primo lotto del progetto
del centro di ricerche biomediche. Ma ricordo anche l’avvio
di rapporti con grandi gruppi industriali come la Fiat, per un progetto
di ricerca sulla mobilità difficile, l’approvazione di
progetti da parte del servizio civile nazionale per l’utilizzo
di giovani volontari per attuare interventi finalizzati all’integrazione
sociale delle persone con disabilità e alla realizzazione di
itinerari verdi nel parco naturale costituito dalle colline a sud
della città, il cui avvio mi auguro possa essere definitivamente
autorizzato a breve. In questa difficile situazione in cui si trova
la stragrande maggioranza degli enti locali italiani, mi permetto
di osservare, pertanto, che mettere ulteriormente a rischio l’equilibrio
finanziario del Comune di Cosenza costituirebbe un danno per l’intera
collettività.” Convegno di Banca Carime sulla riforma fiscale e sulla legge finanziaria martedì 30 a Cosenza 25/06 “Il Nuovo Quadro Legislativo - riforma fiscale e legge
finanziaria, riforma societaria, nuova tassazione delle imprese, Ias,
riforma del diritto societario”: questi gli argomenti che verranno
approfonditi nel corso del convegno che si terra' martedi' pomeriggio
a Cosenza presso la Sala convegni del Centro direzionale di Banca
Carime. L' iniziativa, promossa dalla stessa Carime in collaborazione
con l' Ordine dei dottori commercialisti ed il Collegio dei ragionieri
commercialisti di Cosenza, rientra nell'ambito di un piano complessivo
messo a punto dall'istituto di credito con l' Secondo Bankitalia, economia calabrese in rallentamento. Bene turismo e trasporti, agricoltura e industria in calo 24/06 Occupazione in lieve progresso, in calo agricoltura e industria, bene il settore turistico e quello dei trasporti. Questi i principali sull'economia calabrese nell'anno 2003 secondo il consueto rapporto annuale della Banca d'Italia elaborato su dati Istat. Per Bankitalia, è proseguita la fase di rallentamento dell'economia iniziata nel 2002. Secondo le stime dei principali istituti di ricerca, citati dall'istituto d'emissione, la crescita del Pil, a prezzi costanti, oscilla tra tassi di crescita prossimi alla media nazionale (0,4 per cento) sino a variazioni negative. “Si e' cosi' interrotta - si legge nelle note di Bankitalia, illustrate dal direttore della filiale catanzarese, Cagnazzo, una fase di sviluppo – cui aveva contribuito anche la ripresa dei flussi di spesa pubblica, destinati allo sviluppo della regione - che tra il 1997 ed il 2001 aveva portato la crescita media annua del PIL regionale (2,3 per cento) lievemente al di sopra del dato nazionale (2,0 per cento)''. Nel 2003 il valore aggiunto a prezzi costanti e' calato in quasi tutti i principali comparti produttivi. Le riduzioni piu' intense si sono avute nell'agricoltura (-8,0 per cento) e nell'industria in senso stretto (-2,2 per cento), dove produzione e ordinativi sono rimasti su livelli inferiori rispetto al 2002. Le esportazioni a prezzi correnti sono, invece, aumentate, dopo la flessione dell'anno precedente, ma rimangono modeste in rapporto al PIL regionale. L'attività' del settore edilizio, dopo il brusco calo nel 2002, e' rimasta sostanzialmente invariata. Il comparto dell'edilizia privata ha risentito del calo della domanda di ristrutturazione di abitazioni e degli investimenti delle imprese. E' invece cresciuto - sottolinea Bankitalia – il valore delle opere pubbliche, avviate nell'anno. I flussi di cassa in uscita per investimenti diretti delle Amministrazioni locali sono aumentati del 6,2 per cento a 550 milioni di euro circa. Il valore delle vendite degli esercizi commerciali e' cresciuto dell'1,7 per cento, dopo la flessione del 2002. Il numero di nuove attività avviate nel settore e' stato solo di poco superiore a quello delle attività cessate. Gli arrivi e le presenze turistiche hanno continuato a crescere a ritmi sostenuti, prossimi al 10 per cento, risultando concentrate per circa l'80 per cento nel periodo estivo. La movimentazione di contenitori nel porto di Gioia Tauro e' rimasta prossima agli elevati livelli toccati nel 2002; il traffico ferroviario di merci e', invece, aumentato del 19,5 per cento. Il numero di passeggeri in transito negli scali portuali ed aeroportuali della regione Calabria e' risultato, complessivamente, in crescita. L'occupazione e' aumentata di 5600 unita', pari all' 1 per cento (2,4 nel 2002) ''anche per effetto del calo dei flussi in uscita da parte dei lavoratori di eta' piu' elevata''. L'incremento si e' concentrato nella componente femminile (4.200 unita') e, come nell'anno precedente, ha riguardato soprattutto i lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato (2,6 per cento). Il tasso di disoccupazione si e' ridotto per il quarto anno consecutivo (1,2 punti, al 23,4 per cento), ''ma rimane ampiamente superiore sia ai livelli del 1993, sia alla attuale media italiana”. Il ritmo di espansione del credito, concesso alle controparti residenti in regione, sempre nel 2003, “si e' mantenuto elevato, al 7,5 per cento, superiore a quello medio nazionale. La rilevante ricomposizione realizzatasi dai prestiti a breve termine verso quelli a medio e a lungo termine, ha interessato - secondo la Banca d'Italia - prevalentemente, il settore delle imprese. I mutui alle famiglie consumatrici sono cresciuti del 36 per cento, raggiungendo i 350 milioni di euro. La debole congiuntura dell'ultimo biennio non si e' tradotta in un peggioramento della qualita' del credito. Nel 2003 l'incidenza delle sofferenze sul totale dei prestiti e' diminuita per il terzo anno consecutivo; si e' ulteriormente ridotto il flusso di nuove sofferenze. Le condizioni di offerta del credito si sono mantenute distese”. La raccolta delle banche e' cresciuta dell'l,2 per cento, ''in forte decelerazione rispetto al 2002. Determinante e' stato il rallentamento della raccolta rilevato presso le famiglie (0,4 per cento), soprattutto nei depositi e nelle obbligazioni. E' ancora diminuito il valore dei titoli depositati presso le banche. I tassi d'interesse sulle operazioni a breve termine sono diminuiti dal 7,8 al 7,3 per cento; sono ulteriormente diminuiti anche i tassi a medio e lungo termine (dal 5.8 al 5,2 per cento). I tassi sui depositi sono calati di 0,5 punti percentuali allo 0,7 per cento. Rispetto al 2002, ''e' diminuito il numero di banche operanti in regione ed e' rallentato il ritmo di crescita degli sportelli operativi. E' proseguita la crescita di POS e ATNI; tra gli strumenti di pagamento e' ulteriormente aumentato l'utilizzo di carte di credito''. I comuni calabresi battono cassa. Rapporto di LegAutonomie 24/06 Il primo rapporto sulle finanze dei comuni calabresi, curato
da Claudio Cavaliere e Giuseppeina Rubino per conto di LegAutonomie
Calabria, rivela che la maggioranza degli enti locali vive una seria
crisi finanziaria. “Quello che vogliamo offrire ai 409 comuni
calabresi - ha detto nel corso di un incontro con la stampa il presidente
di Legautonomie, Antonio Acri - e' uno strumento in piu' di conoscenza.
Da questo primo rapporto emerge con chiarezza la difficoltà
di molti enti locali a chiudere i bilanci, soprattutto in seguito
ai tagli decisi dal Governo. Per esempio, a Santa Maria del Cedro,
nel Cosentino, gli amministratori devono fare a meno del 34% delle
risorse statali, mentre a Panettieri, centro con poche centinaia di
abitanti, il sindaco deve fare anche l'autista dello scuolabus e del
camion dei rifiuti. E' una situazione grave - ha sottolineato Acri
- che espone soprattutto i sindaci, ai quali i cittadini chiedono
risposte che non possono essere date per mancanze di risorse finanziarie.
In Calabria, quindi, fare l'amministratore e' difficile e comporta
una serie di rischi. Nei primi mesi di quest'anno sono gia' oltre
40 le intimidazioni ai danni dei sindaci. Cosi', effettivamente, non
si può andare avanti''. In Calabria - hanno detto i dirigenti
di Lagautonomie - c'e' il piu' alto tasso di fiscalizzazione, al quale,
pero', non corrisponde una maggiore qualita' dei servizi, anzi l'esatto
contrario. Secondo il curatore del rapporto di LegAutonomie, Cavaliere,''la
situazione della finanza locale calabrese e' molto seria anche in
considerazione del fatto che nell'ultimo decennio il sistema di finanziamento
dei comuni ha subito uno stravolgimento epocale. La fiscalita' locale
e' andata man mano assumendo sempre maggiore importanza, a fronte
di un progressivo disimpegno finanziario dello Stato, in seguito al
raggiungimento degli obiettivi del Patto di stabilita'. I sindaci,
quindi, per far quadrare i conti hanno dovuto spremere i loro territori
come limoni e contenere la spesa in molti comparti”. Cavaliere
ha sottolineato il lavoro delle amministrazioni comunali, che hanno
rispettato il Patto di stabilita', ma con serie ripercussioni sulle
tasche dei cittadini e sulla qualita' dei servizi. Secondo il rapporto,
che ha preso in esame i dati relativi agli anni dal 1996 al 2002,
fonte Ministero dell'Interno, gli indicatori economico strutturali
medi dei comuni calabresi segnalano un aumento dell'autonomia finanziaria,
dal 31,80% al 43,90%, una calo dei trasferimenti statali, dal 68,20%
al 56,10%, ed una ripresa della rigidita' strutturale, cioe' le somme
gia' impegnate per il funzionamento degli stessi enti. La Calabria,
tra le regioni a statuto ordinario, e' quella che ha il maggior numero
di comuni con il peggior grado di autonomia finanziaria, anche in
seguito ad una scarsa capacita' di riscossione dei tributi locali.
Il rapporto evidenzia anche un aumento della pressione tributaria
pro-capite, passata da 171,56 euro del 1996 a 283,50 euro del 2002,
registrando un aumento del 65%. La pressione tributaria e' aumentata
soprattutto nei centri con oltre quindicimila abitanti, mentre in
quelli con meno di mille abitanti e' addirittura scesa del 34,7%.
Il cittadino piu' ''tartassato'' dal fisco locale, nel 2002, e' stato
quello di San Nicola Arcella, mentre quello che ha subito il prelievo
piu' leggero e' il cittadino di Zaccanopoli. Secondo il rapporto di
LegAutonomie Calabria, dopo San Nicola Arcella (CS), i comuni a piu'
alto tasso pro-capite di pressione fiscale sono Praia a Mare (CS),
Santo Stefano in Aspromonte (RC), Montauro (CZ) e Roseto Capo Spulico
(CS). Questi comuni sono anche quelli che hanno fatto registrare,
sempre nel 2000, una autonomia finanziaria ben al di sopra della media
regionale. Al contrario, il comune con la piu' bassa autonomia finanziaria
e' risultato quelli di Nardodipace (VV) con il 10,4%, con altri diciannove
comuni che non raggiungono un grado di autonomia del 20%, e tra questi
anche San Giovanni in Fiore (CS) ed Isola Capo Rizzuto (Kr), centri
con oltre diecimila abitanti. Tra i capoluoghi di provincia e' Cosenza
a far registrare il piu' alto carico tributario pro-capite, poi ci
sono Crotone, Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria. Vibo, pero',
e' la citta' con maggiore autonomia finanziaria. Sempre nel 2000,
i cittadini che hanno pagato di piu' per sostenere il personale dipendente
del proprio comune sono quelli di Bova (RC), in coda quello di Orsomarso
(CS). In una ipotetica graduatoria, il comune che complessivamente
ha fatto registrare i peggiori indicatori economico strutturali nel
2000, sarebbe Laganadi (RC), a seguire Zaccanopoli (CS), Castroregio,
San Giorgio Albanese e Pizzoni, tutti centri con pchissimi abitanti.
L'ultima annotazione del rapporto di Legautonomie riguarda il 'caso'
dell'addizionale Irpef, che in Calabria nel 1999 veniva applicata
dal 35,7% dei comuni, e nel 2002 il dato e' passato al 62,6%. La Regione promuove un iniziativa a favore delle PMI agricole 23/06 “L' iniziativa e' nata per compensare il bisogno del
territorio legato alle categorie svantaggiate che abbiano come interesse
l' agricoltura”. E' quanto sostengono il Dirigente Generale
del Settore delle Politiche Sociali della Regione, Antonio Bonura,
ed il dirigente di servizio all' interno del Settore delle Politiche
Sociali, Vincenzo Caserta, circa l' iniziativa in favore delle piccole
e medie imprese nel settore dell'agricoltura che verra' illustrata
domani a Lamezia Terme. All'iniziativa partecipera' anche il Ministro
delle Politiche Agricole e Forestali, Gianni Alemanno. “E' un'
intuizione che e' emersa da una concertazione - hanno aggiunto - tra
noi ed il comparto agricolo, ed e' stata giustamente condivisa in
sede politica dal Consiglio Regionale che ha risposto con un impegno
concreto in termini sia finanziari sia progettuali. L' iniziativa,
realizzata in collaborazione con l' AGEA - Agenzia per le erogazioni
in agricoltura del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali,
nasce anche dal convincimento che si tratta di un' idea certamente
innovativa, stimolante sia per il Settore delle Politiche Sociali
sia per le imprese che potranno ricevere il nostro sostegno”.
“Siamo consapevoli - hanno concluso - del fatto che il nostro
intervento non sarà sicuramente esaustivo ma costituirà
un input positivo per contribuire a creare un' economia diversa, un'economia
integrata che valorizzi sia le categorie svantaggiate sia il settore
stesso dell' agricoltura che comunque e' un settore economico trainante
a livello regionale”. Il Presidente dell’AGEA, Antonio
Buonfiglio ha poi aggiunto, “Stiamo sperimentando il passaggio
da una politica di aiuti di mera integrazione al reddito dell' agricoltore
a misure di accompagnamento al mercato. Come nel caso del fondo rotativo
per la coltura del bergamotto e l' assistenza tecnica a questo bando
a favore delle piccole e medie imprese a sfondo sociale ed etico in
agricoltura”. Fondazioni A.c.r.i.: Approvati sei progetti in Calabria 23/06 Con la scelta di 41 progetti, 21 con bando e 20 per assegnazione
diretta, si concretizza l'iniziativa 'sviluppo Sud', promossa dall'Acri
e realizzata da 45 fondazioni di origine bancaria per la creazione
di distretti culturali nel meridione d'Italia: Sicilia, Sardegna,
Calabria, Campania, Puglia, Molise e Basilicata. Si tratta di iniziative
scelte fra oltre 270 progetti, che hanno superato un "accurato
esame di congruità ai criteri di assegnazione stabiliti"
che mira a coniugare la salvaguardia dei patrimoni artistici locali
"con un concreto obiettivo di sviluppo economico". L'iniziativa
voluta dall'Acri, la cui prima edizione ha messo a disposizione dei
progetti 26 milioni di euro, finora ne ha assegnati 22,5, è
nata, spiega l'associazione, per "riequilibrare a livello nazionale
quel contributo di risorse destinate alla crescita del territorio
che le fondazioni, maggiormente presenti nel nord e nel centro del
Paese, erogano prevalentemente alle loro collettività (provincia
di appartenenza 67% o regione 91%)". "La volontà
di riequilibrare a livello nazionale il vantaggio della presenza delle
fondazioni sul territorio - ha detto Giuseppe Guzzetti, presidente
dell'Acri - è il frutto del senso di responsabilità
che il nostro ruolo di soggetti eticamente motivati ci suggerisce.
Con piena autonomia e libertà – ha sottolineato Guzzetti
- abbiamo scelto di esercitarlo, evitando qualsiasi approccio di carattere
assistenziale, bensì mirando con l'integrazione del nostro
supporto a mobilitare le risorse locali disponibili anche nei territori
meno ricchi di fondazioni o che ne siano del tutto privi". La
scelta è stata privilegiata da progetti costruiti 'dal basso'
e fondata su processi di partenariato a livello locale; da idee che
si integrano con la programmazione regionale legata anche
In Calabria solo 248.754 persone hanno scelto il CAF per la presentazione del 730. In Italia sono 14,5 milioni 23/05 Nel 2004 sono stati 14 milioni e mezzo i cittadini che si sono
rivolti ai 15 mila sportelli CAF per la presentazione del modello
730 e per consegnare la busta contenente la scelta della dichiarazione
dei redditi dell'8 per mille dell'Irpef. E' quanto e' emerso nel corso
del convegno che si e' svolto oggi a Roma promosso dal CNEL dal tema
"L'evoluzione del sistema fiscale e il ruolo dei CAF". I
72 CAF esistenti nel nostro Paese con i loro 15 mila sportelli (attualmente
autorizzati dal Ministero dell'Economia e delle Finanze) assistono
ogni anno oltre 14 milioni di cittadini per la dichiarazione dei redditi,
2 milioni e mezzo di famiglie per la compilazione e presentazione
delle dichiarazioni ISEE, 7 milioni di pensionati per l'assistenza
alla compilazione e invio del modello RED e 10 milioni di contribuenti
per tasse, tributi locali e altri adempimenti fiscali (successioni,
contenzioso ecc). "I CAF e le loro associazioni promotrici –
ha sottolineato il Coordinatore della Consulta Nazionale, Valeriano
Canepari - sono gia' punti di riferimento per milioni di cittadini
contribuenti. Stiamo attrezzandoci per dare risposte sempre piu' integrate,
che spazino a tutto campo nei settori fiscale, previdenziale, assicurativo,
legale. La Lombardia e' la regione italiana con il maggior numero
di cittadini che si rivolgono ai CAF per l'assistenza nella dichiarazione
dei redditi. I CAF della Lombardia nel 2003 hanno lavorato oltre 2.300.000
pratiche 730, il doppio rispetto all'Emilia Romagna, la regione che
si colloca seconda nella speciale graduatoria. Le prime quattro regioni
con maggior numero di 730 lavorati dai CAF sono tutte del Nord: Lombardia,
E. Romagna, Veneto e Piemonte. Solo al 5 posto il Lazio seguita dalla
Toscana. Le regioni del Nord battono insomma quelle del Centro-Sud.
Fanalino di coda con 33.543 modelli 730 presentati ai CAF, e' la regione
Valle D'Aosta, seguita dal Molise (76.790), la Basilicata (125.737),
l'Umbria (223.054), la Sardegna ( 246.642) e la Calabria (248.754).
Calabria agli ultimi posti per la formazione continua in azienda 22/06 La formazione continua e' destinata prevalentemente ai lavoratori
settentrionali. Nel Nordovest, sempre nel 2002, ha seguito corsi il
18,7% dei dipendenti. Intorno alla media nazionale si collocano il
Nordest e il Centro (rispettivamente 17,4% e 17,3%). Tra il personale
delle imprese del Sud, la Secondo Confidustria Calabria, nella regione si potrebbero creare 50 mila posti di lavoro 21/06 In Calabria si potrebbero creare 50mila nuovi posti di lavoro
con gli incentivi alle imprese ed anche aiutando i controlli della
Guardia di finanza. Questo e' quanto e' emerso dalla riunione del
''parlamentino'' degli industriali calabresi, che si e' riunito oggi
a Catanzaro, che hanno pero' evidenziato come solo un decimo dei progetti
presentati con la legge 488 trovera' attuazione. Crescono in Calabria i terreni coltivati a pomodori. In aumento la trasformazione (+23%) 21/06 E' buono lo stato di salute dell'industria italiana delle conserve
di pomodoro. Lo conferma il rapporto annuale presentato dall'Associazione
nazionale industriali conserve alimentari e vegetali presentato oggi
a Salerno dal quale emerge una crescita del prodotto trasformato che
e' passato da 4,5 milioni di tonnellate del 2002 a 5,3 milioni di
tonnellate, con un incremento pari al 23%. Risultano inoltre aumentate
anche le aree destinate alla produzione di pomodoro. Nel 2003, infatti,
e' continuata ulteriormente l'espansione delle superfici in Lombardia
(Lodi, Cremona, Pavia) gia' in atto negli ultimi anni. In Emilia Romagna,
nelle province di Piacenza e di Parma la crescita e' stata di circa
l'1,5%, mentre in quelle disposte verso l'Adriatico, Ferrara, Ravenna,
gli investimenti sono aumentati di oltre il 20% rispetto al 2002.
Nelle regioni del Centro dell'Italia - Toscana, Umbria, Abruzzo, Marche,
Molise - rispetto al 2002 c'e' stato un nuovo incremento di circa
il 20%. In Campania, nel Casertano (Villa Literno, Casal di Principe,
Casalice, Carditello, Pignataro Maggiore, Cellule), la coltura ha
subito una leggera flessione (1250-1100 ettari) mentre, nel Salernitano
(Piana del Sele) le superfici sono aumentate, rispetto al 2002, di
oltre il 20%. In Puglia la nuova disponibilita' idrica, determinata
dalle abbondanti piogge dell'inverno 2002/2003 che hanno interrotto
la siccita' degli ultimi anni, ha consentito un incremento degli ettari
coltivati a pomodoro di oltre il 20%, soprattutto negli agri a Nord
di Foggia, cosi' come anche in Calabria e in Basilicata gli ettari
coltivati sono stati maggiori rispetto a quelli dello scorso anno.
La produzione agricola del pomodoro, che negli ultimi due anni e'
stata condizionata negativamente dall'instabilita' Pubblicato l’elenco dei progetti per l’ambiente di Agenda 21. La Calabria ha presentato 16 progetti 21/06 E' stato pubblicato l'elenco dei progetti di Agenda 21 locali
che hanno partecipato al bando del 4 luglio 2002 e selezionati per
essere ammessi al co-finanziamento del Ministero dell'Ambiente. I
progetti ammessi alle risorse stanziate dal Ministero, che ammontano
a 13.089.080 euro, sono stati selezionati secondo criteri di appartenenza
a due categorie, la categoria A per la quale si sono resi disponibili
11.448.430 euro e la categoria B per la quale i fondi di spesa sono
di 1.640.650 euro. I mutamenti dell’industria del pallone dagli anni sessanta ai giorni nostri 31/03 (G.Rocca) Non è possibile alcun tipo di analisi sugli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto il mondo del calcio italiano senza partire dalle trasformazioni che hanno investito il sistema calcio negli ultimi anni, trasformazioni che hanno avuto una portata di carattere storico, sociologico, culturale, politico ed infine economico. Il combinato disposto di questi fattori ha profondamente modificato lo scenario di riferimento e, purtroppo, non tutti gli attori del sistema hanno avuto la capacità e la voglia di adattarsi ai mutamenti in corso. Il quadro di riferimento In principio, e fino all’inizio degli anni ’80, le società calcistiche furono costituite per consentire la pratica dei propri membri-associati, la forma costitutiva era quella degli Enti Associativi con scopi ricreativi ed in quanto tali potevano rientrare nell’ambito delle associazioni mutualistiche. Le caratteristiche fondamentali delle associazioni sportive erano: struttura aperta con possibilità di mutamento dei componenti, organizzazione fissata dallo statuto sociali, patrimonio proprio distinto da quello degli associati. L’unica differenziazione fra le associazioni calcistiche e le altre associazioni sportive è che alle prime era richiesta un minimo di forma scritta, nello specifico lo Statuto Sociale che andava allegato alla domanda di affiliazione alle federazione sportiva. Ancora oggi tale tipologia di organizzazione costituisce la forma attuata dalle maggior parte delle società calcistiche dilettantistiche. Il Rende Calcio solo di recente ha scelto di dotarsi della forma giuridica delle società di capitali mentre il Cosenza Fc, nonostante che nelle intenzioni dei promotori fosse stato esplicitato anche nell’ avviso di “invito ad effettuare manifestazioni di interesse” l’obbligatorietà della trasformazione in Società di Capitali, non vi ha ancora provveduto. Con la compiuta trasformazione socio economica le Associazioni Calcistiche si sono rivelate inadeguate alla gestione delle trasformazioni, il solo contributo volontario degli associati non è stato più sufficiente alla copertura delle spese e pertanto le stesse sono state costrette a rivolgersi al mercato per far fronte alle necessità e si è quindi imposta, da parte delle autorità calcistiche, la necessità di dotare le società di nuovi impianti normativi che costituissero il quadro di riferimento. E’ con questa ottica che il Consiglio Federale della F.I.G.C. emanò nel 1966 due distinti provvedimenti, con il primo, del 16 settembre, ha inteso sciogliere i Consigli Direttivi delle Associazioni calcistiche professionistiche con conseguente nomina di un Commissario Straordinario dotato di pieni poteri gestionali per ciascuna di esse, con il secondo, del 16 dicembre, ha emanato uno forma di Statuto tipo obbligatorio per tutte le società calcistiche maggiori i cui tratti salienti prevedevano la impossibilità di ripartire gli utili fra i soci in caso di scioglimento, l’obbligo di devolvere le somme residue ad un fondo di assistenza del CONI, obbligo di restituire al socio il solo valore nominale delle azioni possedute. Contemporaneamente iniziava a farsi largo fra le Autorità Governative l’idea che le Associazioni calcistiche dovessero darsi la forma delle SpA sulla scorta di ciò che alcune società di calcio avevano gia fatto di propria iniziativa senza attendere l’obbligatorietà delle norma, mi riferisco al Torino Calcio nel 1959, al Modena Football Club nel 1962 ed al Napoli Calcio nel 1964. Nel periodo considerato, ed il cui termine può ragionevolmente essere posto nel 1981 con l’emanazione della Legge 23 marzo 1981 n° 91, tutto sommato le società riescono ad essere gestite in una forma ancora ludico-sportiva, la dimensione economica del settore è ancora limitata, gli interessi economici da tutelare sono poco rilevanti e la organizzazione del club è di fatto inesistente prevalendo la forma del mecenatismo puro. E’ questa la stagione di una serie di presidenti mecenati che hanno fatto la storia del calcio ed hanno riempito le cronache giornalistiche pro-tempore, la generazione cioè dei Costantino Rozzi, di Romeo Anconetani, di Domenico Luzzara, dei fratelli Massimino e, con riferimento al calcio calabrese, di Nicola Ceravolo, di Oreste Granillo e di Gigi Peronace, va certamente inquadrata all’interno di quel contesto storico e culturale quando il calcio era una passione pura e non uno strumento di business. Con l’introduzione della citata legge 91 del 1981 il legislatore ha cercato di porre rimedio a tutta una serie di problemi che si erano affacciati nel mondo del calcio, ed, infatti, i principali contributi della legge sono stati: l’aver stabilito i criteri dello sport professionistico con la definizione della figura dello sportivo professionista, l’aver stabilito i requisiti essenziali per la costituzione, il controllo della gestione e la liquidazione delle società, l’aver determinato le caratteristiche e le competenze delle Federazioni. Lo scopo dei club da sportivo-ludico si è trasformato in “non lucrativo” ,gli utili vanno reinvestiti, la dimensione economica del settore è diventata progressivamente maggiore e nella organizzazione dei club inizia a fare capolino un criterio economico di gestione orientata la risultato sportivo. Inoltre la Legge ha emanato una serie di disposizioni di carattere tributario ed ha istituito le norme che hanno abolito il “vincolo sportivo” ovvero quell’istituto che attribuiva alle società sportive il diritto di utilizzazione esclusiva delle prestazioni di un giocatore. Con tale abolizione le società hanno acquisito una notevole forza contrattuale nella gestione del contratto dei giocatori e la conseguenza era che il giocatore doveva quasi sempre accettare la destinazione decisa dal club di appartenenza. Tale situazione è rimasta di fatto immutata per circa quindici
anni fino alla emanazione della Legge 18 novembre 1996 n° 586,
di cui parleremo in seguito. Le conseguenze della lunga battaglia giudiziaria intrapresa da Bosman ha avuto conseguenze anche in Italia ed il dibattito sportivo culturale e politico ha dato il là ad una serie di modifiche sfociate nella Legge 586 del 1996. Con tale legge si è stabilito che le società potessero effettuare la distribuzione degli utili fra i suoi azionisti, con l’esclusione del 10% degli utili da reinvestire nell’attività, la dimensione economica del settore ha oramai raggiunto dimensioni ragguardevoli, i club hanno iniziato a sviluppare un orientamento al mercato e di conseguenza iniziano a dotarsi di una struttura complessa che consenta loro di conciliare lo sport con quell’orientamento al profitto tipico delle organizzazioni “business oriented”. Anche l’atto costitutivo delle società può prevedere nell’oggetto sociale lo svolgimento di attività connesse e/o strumentali all’attività sportiva tipica, con le quali si dà il via alla diversificazione delle diverse fonti di guadagno delle società. Ciò ha avuto conseguenze di due tipi, le prime hanno implicato la necessità di ricercare una remunerazione del capitale investito individuando quelle politiche aziendali volte a fronteggiare i costi nel breve periodo ed a garantire la solidità economica, patrimoniale e finanziaria delle società nel medio-lungo periodo, le seconde hanno imposto ai diversi club di dotarsi di una struttura aziendale e manageriale adeguata capace da un lato di valorizzare le diverse funzioni ed aree di’impresa a dall’altro riuscire a sfruttare tutte le possibili forme di ricavi legate all’attività tradizionale. In sostanza le trasformazioni hanno imposto alle società, e soprattutto ai suoi dirigenti ed ai suoi azionisti, di compiere una necessaria riflessione circa gli assetti societari e di management. Il mercato ha richiesto l’utilizzo di strumenti e di tecniche di gestione aziendale sulla scorta delle aziende market oriented e profit oriented finora scarsamente utilizzati nelle società calcistiche. Quelle società nelle quali la proprietà è stata in grado di ritornare al suo ruolo primario, che dovrebbe essere quello di indicare gli obiettivi e le mission, lasciando a managers competenti l’onere e l’onore di porre in essere le attività e le tecniche necessarie al raggiungimento degli obiettivi indicati dalla proprietà, sono riuscite a superare indenni le trasformazioni imposte. Di contro quelle società nelle quali è stata prevalente la figura del presidente mecenate e accentratore sono state quelle che più difficilmente sono state in grado di adeguarsi ai mutamenti e, talvolta, hanno pagato prezzi molto alti causati dalla irrazionale resistenza al cambiamento, proprio perché l’approccio al business è stato puramente soggettivo ed è stato lasciato pochissimo spazio a quelle figure manageriali che sarebbero state utili se non indispensabili nel nuovo contesto socio economico di riferimento. I numeri del sistema calcio E’ utile analizzare a tal riguardo le variazioni del fatturato
complessivo della serie A e della serie B per capire di quanto sia
mutato lo scenario. I presidenti, i managers, i giocatori, i procuratori ed i mediatori di ogni genere hanno iniziato un gioco al rialzo che ha prodotto effetti perversi sui conti delle società che nel frattempo, non essendo capaci di efficaci programmazioni hanno aumentato a dismisura il numero dei giocatori in organico ad ogni singola squadra. Nel campionato 1977/78 la Juventus di Trapattoni ha utilizzato solo
16 giocatori per vincere lo scudetto, e due di quei giocatori non
sono stati quasi mai utilizzati, nel 1987/88 il Milan di Sacchi ne
ha utilizzato 20, ma sette dei giocatori hanno totalizzato pochissime
presenze, e pure quella squadra è ricordata e celebrata per
la qualità del suo gioco e a distanza di dieci anni la Juve
di Marcello Lippi con una rosa di 24 giocatori, di cui in cinque non
hanno totalizzato più di cinque presenze, è riuscito
a vincere lo scudetto ed a raggiungere la finale di Champions League.
Il Cosenza Calcio ha terminato la stagione 2002/2003 con una rosa
di ventinove giocatori (fonte sito ufficiale) un numero forse eccessivo,
ma nulla in confronto a ciò che è stato capace di realizzare
il Cosenza Football Club nella stagione 2003/04. Nessuna azienda riesce a sopravvivere a lungo se il costo del lavoro assorbe quasi tutti i ricavi o, peggio, se da solo è superiore all’ammontare dei ricavi. Nell’anno 1998 l’incidenza degli stipendi lordi sul fatturato era per il Cosenza del 91% (fonte Bilanci depositati), nel 2001 è diventata del 95,5 % (fonte Sole 24 Ore), nel 2002 la stessa incidenza è stata del 127 % (fonte Bilanci depositati) e come gia detto quella degli stipendi è solo una delle voci, importante certamente ma non l’unica.
Le società di calcio sono riuscite a quadrare i propri bilanci grazie al meccanismo delle cessioni dei giocatori e delle plusvalenze derivanti dalla differenza fra il valore di acquisto ed il valore di cessione. Tale meccanismo ha portato ad una serie di scambi di giocatori con quotazioni assolutamente spropositate, e con molte operazioni realizzate in prossimità della chiusura del bilancio che per le società di calcio è infrannuale al 30 giugno, con il solo scopo di pareggiare le perdite e consentire alle società di operare quei “maquillage” sui conti che consentisse la iscrizione al campionato successivo. L’effetto perverso di tale meccanismo è stato il peggioramento dei conti successivi giacché una elevata quotazione di un giocatore vuol dire un ammortamento adeguato al valore del giocatore e quindi un peggioramento dei conti in un meccanismo senza fine. Tale sistema ha retto fino a quando le società, in previsione di ricavi sempre maggiori per cessione dei diritti televisivi sempre più onerosi, sono riuscite ad indebitarsi ed a effettuare cessioni “fittizie” che consentissero un equilibrio apparente. Per fare ciò, con la colpevole complicità di quasi tutti gli attori del sistema, lo stato maggiore del calcio ha escogitato una serie di trucchi, laddove non sia ricercato il progressivo e consapevole indebolimento del sistema di controlli, che consentissero il perpetrarsi di uno scellerato sistema di gestione. Valga per tutti il caso della Co.Vi.So.C, acronimo di Commissione
di Vigilanza sulle società calcistiche, che sulla carta dovrebbe
avere un funzionamento e poteri simili a quelli che la Consob esercita
sulle società quotate e che è stata progressivamente
svuotata di poteri e privata di strumenti importanti che avrebbero
consentito un maggiore e più efficace controllo. Le norme federali affermano che possono iscriversi ai vari campionati
quelle società che incassano almeno il triplo di quello che
devono alle banche e ad altri creditori ed è proprio la Co.Vi.So.C
che deve analizzare tali parametri. La conseguenze di ciò è che una squadra può
tranquillamente iniziare una stagione senza rispettare i pochi vincoli
rimasti. Quindi l’avvenuta e speriamo non irreversibile crisi di alcune
società e più in generale dell’intero sistema
del calcio professionistico ha certamente delle cause che sono da
attribuire alla “mala gestio” dei singoli amministratori
ed alla “culpa in vigilando” dei singoli controllori,
ma mi sento di dire che con un sistema diverso e con controlli più
pervasivi, la crisi avrebbe avuto una minore eco e sarebbe stata da
ricomprendersi nella normali crisi di settore. Come ripartire Il mondo del calcio, i suoi imprenditori, i suoi investitori, le città e le tifoserie coinvolte, le Istituzioni, gli attori coinvolti, hanno la forza di ripartire e credo che ciascuno debba fare la sua parte senza sottrarsi all’impegno.
L’obiettivo di chi ha gli strumenti e la volontà per riformare il sistema del calcio professionistico dovrebbe essere quello di prendere ad esempio il modello di quelle società che sono riuscite a coniugare risultati di economicità gestionale, efficacia ed efficienza con i risultati sportivi in questo senso la creazione e l’accrescimento del valore delle società per i suoi stakeholders deve diventare una priorità. Esistono esempi di squadre che vi sono riuscite ed oggi godono i
frutti di una corretta programmazione. L’obiettivo di tutti
gli operatori dovrebbe quindi essere la valorizzazione dei settori
giovanili, che deve diventare un’attività sistematica
e non episodica, la realizzazione di accordi commerciali e di co-marketing
per allargare le business unit delle società, la ricerca di
nuove opportunità reddituali. I controlli dovrebbero essere più stringenti, alle società
dovrebbe essere imposto l’obbligo della certificazione del bilancio,
l’obbligo di nomina di revisori e amministratori indipendenti
ed anche l’obbligo di rispettare alcuni parametri di solidità
patrimoniale e di redditività. Se non ci riusciranno il calcio diverrà, purtroppo, sempre più materia da aule di tribunali e da uffici delle Procure, io preferisco invece continuare a sognare il calcio di quando il centravanti aveva il numero nove, il terzino destro aveva il numero due e “Giggirriva” segnava i gol che gli altri riportavano sull’album dei calciatori (anzi a tal proposito sono sempre alla ricerca della figurina di Lamberto Boranga per completare il mio ultimo album). Ai politici, specie quelli che in giugno e luglio vanno in piazza insieme ai tifosi a dimostrare contro “i potenti del calcio” ed a marzo dell’anno successivo vanno nei talk show per prendersela contro gli stessi potenti per accusarli di aver omesso quei controlli o quei comportamenti che loro stesso avevano di fatto favorito incitando la piazza, suggerisco una maggiore maturità. In alternativa quegli stessi politici, fra un’organizzazione di uno dei tanti club di parlamentari tifosi ed un allenamento della nazionale dei politici, potrebbero prendere per buono il suggerimento di Ringhio Gattuso iniziando a pagare il biglietto di ingresso allo stadio, dei loro falsi moralismi il calcio non ha bisogno. Giannicola Rocca Bond:Risparmio tradito e tavoli di conciliazione 21/03 (Bruno Viteritti) E' di venerdì la notizia del protocollo d'intesa tra Adoc e Banca Intesa sulla conciliazione per il rimborso dei bond Cirio, Giacomelli e Parmalat (vedi l'articolo di Nuova Cosenza). A corollario di questa conciliazione troviamo un trafiletto a pagina 29 del Sole 24 Ore di ieri 20 marzo, secondo il quale "è entrato nella fase operativa l'accordo di conciliazione sottoscritto da Banca Intesa con le quindici associazioni dei consumatori lo scorso 20 febbraio per i bond Cirio, Parmalat e Giacomelli. I clienti possono presentare domanda, spiega una nota, presso tutte le filiali del gruppo entro il 30 giugno 2004. [...] Le cinque commissioni paritetiche, che prenderanno in esame i singoli casi, saranno operative entro aprile." E' evidente, quindi, che non bisogna lasciarsi prendere da facili entusiasmi: si tratta semplicemente di "richieste" di rimborso, che dovranno essere vagliate da Banca Intesa. A tal proposito abbiamo interpellato Giuseppe D'Orta, consulente dell'ADUC per gli investimenti finanziari: Aduc-Investire Informati non partecipa ai tavoli di conciliazione, che consentono alle banche di raggiungere un duplice scopo: migliorano la propria immagine nei confronti del pubblico ed evitano di rimborsare integralmente tutti gli aventi diritto. I tavoli, inoltre servono a non pochi "paladini dei risparmiatori" per incassare quote associative e parcelle per la partecipazione ai tavoli (mica crederete che ci vadano gratis per amore dei piccoli investitori?). Ad Aduc-Investire Informati stanno arrivando casi di obbligazioni (Cirio, ad esempio) vendute alla clientela prima ancora del collocamento, mentre sappiamo benissimo che le emissioni erano riservate ad istituzionali. In non pochi casi, inoltre, c'è la questione del conflitto di interessi derivante dalla duplice veste di creditore e collocatore del bond: ancora Cirio, ma anche Giacomelli: Unicredit era il principale creditore della società, rientrato dall'esposizione grazie all'emissione del bond finito ai piccoli investitori. Perché la banca può essere messa in condizione di rimborsare solo in parte il danno e addirittura farsi pure pubblicità in tal senso, il tutto con l'avallo di coloro i quali dovrebbero tutelare gli investitori? A noi farebbe comodo presenziare ai tavoli di conciliazione: in tal modo incasseremmo le quote associative (mentre nemmeno obblighiamo al versamento, rispondendo sempre a tutti gratis) e, soprattutto gli onorari professionali per la nostra presenza nelle commissioni. Chi desidera, può mandarci la proposta ricevuta dalla propria banca e la valutiamo in maniera gratuita ed indipendente, senza dover mediare all'interno delle commissioni. Il nostro approccio, quindi, è diverso, e viene sempre più apprezzato: nel caso Parmalat ad esempio, abbiamo organizzato una class action negli Stati Uniti e siamo stati gli unici a non pretendere compensi di alcun tipo, a differenza dei comitati e delle associazioni spuntati fuori, guarda caso, immediatamente dopo il crack. Tra di essi, ad esempio, c'è chi ha incassato un minimo 456 euro per l'insinuazione al passivo, mentre noi dicevamo di aspettare: ora l'insinuazione sarà fatta, gratuitamente, dalle banche, e comunque sarebbe stata gratuita perché avevamo pronte le istruzioni ed il fac-simile da pubblicare nel nostro sito web. Il settore, insomma, è terreno di caccia per molti avvocati, che spesso si presentano nella veste di comitati o associazioni, ed a farne le spese sono persone che hanno già subìto danni, a volte molto consistenti. Il tutto, addirittura, con l'approvazione dei mass media, che non fanno mai mancare apprezzamenti a chiunque si auto-proclami "a difesa del risparmiatore", senza neanche verificare, magari, che quella persona fa il chirurgo di professione, come in un caso è avvenuto.
Per non piangere sul latte versato... 25/02 (Giannicola Rocca) La credibilità del sistema Paese è stata fortemente penalizzata dalle tristi vicende legate ai crack Cirio e Giacomelli ed alle truffe legate alla vicenda Parmalat, vicende su cui sono in corso diverse azioni giudiziarie da parte delle competenti autorità, e nessuno allo stato attuale è in grado di ipotizzare quali saranno le conseguenze civili e penali per i responsabili degli eventuali reati accertati e da accertare e neanche quale sarà la reazione della comunità finanziaria domestica ed internazionale. E’ però doveroso da parte di tutti, intendendo quindi sia i protagonisti, "buoni e cattivi" coinvolti, e sia quanti, pur avendo avuto un ruolo centrale "nell’affaire" Parmalat, oggi si tengono lontani dai riflettori sperando forse così di evitare un coinvolgimento che potrebbe essere non soltanto mediatico, comprendere quello che è realmente successo onde evitare, in futuro, il ripetersi di casi analoghi. Il default di un ‘azienda non deve essere considerato aprioristicamente come una "jattura", anzi il fallimento di un’impresa dovrebbe essere considerata la risposta liberale e democratica del mercato, che quando è messo nelle condizioni di agire riesce a scegliere e selezionare le aziende ed i management migliori. Un ‘economia avanzata riesce sempre a sopportare i default di una o più aziende e ciò è ancor più vero in un sistema capitalistico globale, ma quando ci si trova di fronte a situazioni complesse, generate da imprenditori, banchieri, manager e consulenti senza scrupolo, i cui comportamenti diventano materie per le procure delle repubblica e per i tribunali, allora non è corretto far ricadere sul mercato colpe che sono proprie solo di quegli individui che le hanno commesse. Nelle citate vicende, accanto agli imprenditori ed ai manager operativi da subito coinvolti, stanno pian piano emergendo anche le responsabilità di quanti, amministratori, organi di controllo, società di revisione, di rating, banche d’affari e commerciali, certamente hanno avuto un ruolo centrale, a tutti i livelli, nel dissesto. A parere di chi scrive è parso da subito poco credibile che i ragionieri parmensi Calisto Tanzi e Fausto Tonna, per quanto possano essere ritenuti colpevoli e per quanto tali colpe saranno accertate e verificate, potessero aver architettato una simile operazione, anche se è più corretto parlare di reiterate operazioni finanziarie, senza la complicità di quanti avrebbero avuto la possibilità di controllare e non lo hanno fatto. Accanto a loro non va trascurato il ruolo giocato dalle innumerevoli banche, italiane e straniere, dai tanti banchieri e dalle società d’investimento che fino al "caldo" autunno del 2003 hanno sostenuto la società di Collecchio. Senza scomodare il giornalista e saggista Gianantonio Stella, che dalle pagine di un prestigioso quotidiano milanese, provocatoriamente da subito si è domandato quale sarebbe stato l’impatto sulla opinione pubblica se la protagonista fosse stata non già la Parmalat di Collecchio, ma delle ipotetiche CataniaLat o NapoliLat o forse anche se l’imprenditore a capo del colosso in default fosse stato un industriale con un’aria meno serafica e pia del Cav. Tanzi, uomo di apparente fervore cattolico. Non deve quindi meravigliare la pungente affermazione dell’ex Presidente Cossiga che dagli schermi di un noto talk show televisivo, parlando sia del Rag. Tanzi, di cui peraltro e con grande onestà intellettuale non ha rinnegato l’amicizia, che del Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio, sottolineando la grande fede cattolica di entrambi ha affermato che "la fede e la gestione degli affari evidentemente non vanno troppo d’accordo" La presunta seraficità del Cavaliere di Parma è stata utilizzata da molte delle persone informate dei fatti e dagli indagati per giustificare le loro mancanze o perlomeno per abbozzare pallidi tentativi di difesa. Certo Tanzi si è presentato per trenta anni come una persona per bene, è stato infatti capace di far credere alla comunità finanziaria, ai consumatori, al clero ed alla classe politica, specie a quei politici che lo hanno aiutato a crescere vertiginosamente, di essere una persona affidabile. Ma credere che Tanzi ed i suoi sodali possano essere riusciti a sottrarre agli stakeholders, cioè l’azienda stessa, i suoi clienti attuali e potenziali, i suoi consumatori, i suoi dipendenti, il management, il mercato, gli azionisti e gli obbligazionisti, quasi 28 mila miliardi delle vecchie lire (quanto e più di una manovra finanziaria di governo) facendo leva soltanto sulla faccia di bronzo del ragioniere di Collecchio, è decisamente poco credibile. I consumatori ed i risparmiatori italiani, dopo aver assistito a dei patetici "non potevamo immaginare, tutto sembrava in ordine" , hanno così dovuto ingoiare dopo la pillola amara del default, anche la beffa del tentativo di presa in giro. Dopo il "ping pong" di responsabilità fra le società di revisione coinvolte, i manager operativi, figli e parenti del Rag Tanzi l’uno contro l’altro armati, i consulenti legali e finanziari, le banche, le società di rating, gli amministratori, i prestanome, gli ideatori delle alchimie finanziarie, i cui nomi è decisamente inutile riportare dal momento che sono di pubblico dominio, e nel tentativo di rispondere alla elementare domanda " si poteva evitare ", ho cercato risposta partendo dal più elementare strumento di informazione sulla salute di una società, cioè il suo bilancio ufficiale. Il Bilancio al 31.12.2002, l’ultimo disponibile, della società Parmalat Finanziaria Spa, presenta i seguenti elementi (fonte Calepino dell’azionista di Mediobanca, anno 2003): (dati in Migliaia di Euro)
Nel tentativo di riequilibrare un simile passivo la società ha iscritto nel bilancio, fra le poste attive, il famoso conto corrente di circa 4 miliardi di Euro, rivelatasi ovviamente falso e che le cronache giudiziarie e giornalistiche ci hanno raccontato essere stato falsificato con un comunissimo scanner collegato ad un computer dell’azienda di Collecchio. Tralasciando l’accertamento sulla veridicità di questa e delle altre informazioni ufficiali alle autorità giudiziarie, e pur accettando l’idea che il bilancio e le varie comunicazioni ufficiali che una società quotata è obbligata a rilasciare, trimestrali, semestrali, report e quant’altro, siano state sostanzialmente dei falsi, ritengo che la società se abbia artefatto i propri bilanci e le proprie comunicazioni ufficiali, lo abbia fatto in senso "migliorativo" rispetto alla realtà. E ciò ovviamente allo scopo di presentare una situazione contabile migliore, quindi di evidenziare uno stato di salute diverso dalla realtà, tutto per trarre in inganno il mercato e gli stakeholders al fine di ricercare, nel mercato e fra gli stakeholders, quelle risorse finanziarie di cui l’azienda aveva un disperato bisogno al fine di non interrompere quel perverso sistema di finanziamento che aveva ideato e di cui aveva bisogno per la sua sopravvivenza. Le gocce che hanno fatto traboccare l’enorme mare di bugie e di falsi di Tonna, Tanzi e dei loro sodali sono state una serie di chiarimenti richiesti, il 30 ottobre 2003, dalle autorità di vigilanza in seguito ai rilievi mossi dalle società di revisione in merito alla revisione contabile limitata della relazione semestrale, ma di fatto già dal mese di luglio la Consob e la stampa avevano cominciato a scavare tra le (oscure) pieghe dei bilanci Parmalat. Ma senza aspettare d’imbattersi nei famigerati fondo Epicurum e nella società Buconero (ma chi avrà scelto il nome?), una semplice lettura del bilancio al 31.12.2002 e dei successivi report avrebbe dovuto indurre ad una maggiore prudenza. Dell’attivo (falso) e del passivo si è gia accennato, ora analizziamo il conto economico della società alla stessa data: Conto Economico della Parmalat Finanziaria Spa al 31.12.02 (fonte già citata): (dati in Migliaia di Euro)
Come insegnano tutti i manuali di economia, e come tutti i cittadini sperimentano sulla propria pelle quando si recano in banca per contrarre un prestito per acquistare l’autovettura, o contraggono un mutuo per acquistare la casa o per ristrutturarla, è sempre il reddito netto disponibile a costituire il parametro di riferimento per individuare la capacità di restituzione della somma erogata. Dall’analisi del bilancio emerge chiaramente che il reddito netto disponibile della Parmalat Finanziaria Spa è veramente risibile, e tale aspetto non merita ulteriori approfondimenti limitandoci, in questo caso, al mero recepimento del dato economico. Considerando però che il core business dell’azienda è la lavorazione e la distribuzione di un prodotto povero come il latte, cioè a basso valore aggiunto, tutte le persone che, a vario titolo, hanno avuto un ruolo nella sollecitazione al pubblico risparmio e nella raccolta di capitali dal mercato, come pensavano che l’azienda potesse mai restituire i soldi che sono stati sottratti (con l’inganno) al mercato ed a centinaia di migliaia di consumatori e risparmiatori? Nell’attesa di ricevere una qualche risposta, ammesso che sia qualcuno che abbia voglia e che possa rispondere, sottolineo che, ad oggi, nessuno ha avuto il coraggio di dire realmente ai possessori di obbligazioni ed ai tanti azionisti, che i loro risparmi o i loro investimenti, si sono di fatto volatilizzati (o forse parlando di latte sarebbe meglio dire che, in seguito al processo di bollitura, sono evaporati), così come il valore delle azioni si è azzerato, è quindi in ultima istanza il denaro investito è irrimediabilmente perso. Certo ci si rende conto che in casi del genere l’interesse primario è rappresentato dalla salvaguardia dei posti di lavoro e dalla continuità aziendale, sappiamo tutti quanto possano essere agguerriti i sindacati in Italia quando si tratta della giusta salvaguardia dell’occupazione, ma accanto a ciò non è giusto trascurare gli interessi di centinaia di migliaia di piccoli azionisti e di piccoli obbligazionisti, la cui tutela non deve essere sacrificata sull’altare dei giusti diritti dell’azienda e dei lavoratori. Sarebbe bello che, partendo dal caso Parmalat, senza dimenticare gli altri casi di società italiane in default, si avviasse in Italia un serio processo di riforma che consenta da un lato, ai creditori "latu sensu" delle società in dissesto di accedere a strumenti rapidi ed efficaci per la difesa dei propri diritti, ma dall’altro ci si augura, nell’interesse della trasparenza del mercato, più incisivi strumenti di controllo per contenere il ripetersi di casi analoghi. Una Consob non ingessata ma strutturata sul modello della Sec statunitense, meccanismi diversi per la nomina di amministratori realmente indipendenti, sindaci e membri dei collegi sindacali nominati da organismi diversi, maggiore severità nella scelta delle società di revisione e di rating, limiti alla possibilità di emissione di giudizi sulle società oggetto di analisi da parte degli stessi "investitori" e, soprattutto nel caso italiano, eliminazione dei pericolosi intrecci azionari delle società industriali, o dei suoi principali manager e/o azionisti, nelle principali banche del paese, potrebbero consentire al "sistema paese Italia" di riacquistare quella credibilità presso la comunità finanziaria domestica ed internazionale. Non va trascurato infatti che la credibilità è stata minata per la "mala gestio" di pochi ancorché qualificati attori, ma senza dubbio alcuni comportamenti omissivi o fraudolenti sono stati agevolati da un sistema di controlli e di sanzioni non in linea con le legittime aspettative di un paese che rappresenta uno dei sette più industrializzati paesi del mondo e che, soprattutto, si augura di rimanere tale. Giannicola Rocca
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