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Cultura
JONATHAN
COE E IL THATCHERISMO
“Se
l’immaginazione è la linfa vitale del popolo e il pensiero
del nostro ossigeno, allora sta di fatto che lui ha ostruito la circolazione
sanguigna e lei ha fatto in modo che fossimo tutti morti dal collo
in su. E così loro stanno tranquilli nelle loro case a rimpinguare
i profitti, e noi siamo tutti qui. I nostri affari sono un fallimento,
i posti di lavoro si assottigliano, gli ospedali vanno a pezzi, le
campagne sono allo stremo, le nostre case confiscate, i nostri corpi
avvelenati, le nostre menti all’ammasso, tutto lo spirito vitale
del paese è straziato, ridotto all’ultimo respiro.”
Sembra di essere in un altro paese, non sembra di essere in Inghilterra
ma bensì nell’Italia dei giorni nostri.
Sarà la storia che si ripete, sarà che la politica oramai
è ridotta alla semplice gestione contabile delle entrate e
delle uscite di una nazione, di un popolo, ma queste sono le frasi
più illuminanti, più dirompenti di Jonathan Coe sul
thatcherismo.
Nato a Birmingham nel 1965, Coe è uno scrittore che fonda la
sua carriera su una solida cultura cinematografica e musicale; in
passato ha scritto biografie di personaggi cinematografici tra
cui ricordiamo quelle di Humphrey Bogart (pubblicata in Inghilterra
nel 1991 ma edita soltanto nel 2004 in Italia – “Caro
Bogart” Super Universale Economica Feltrinelli Editore €
8,50) e James Stewart (“James Stewart – Un uomo qualunque
in situazioni eccezionali” Editore Gremese - € 25,31).
Durante una sua intervista, lo scrittore dichiarò, però,
di aver scritto quei libri per necessità economiche. Ma ciò
non toglie che i film e la musica ritornano molto spesso nei suoi
più famosi libri.
D’altronde il suo primo romanzo “Questa notte mi ha aperto
gli occhi” (recentemente pubblicato dalla Polillo Editore €
7,70) è un giallo che si ambienta nella scena musicale di Londra
e la traduzione italiana del titolo prende spunto da una canzone di
Morrissey. Romanzo poco riuscito ma che lascia trasfigurare la vena
narrativa di questo scrittore inglese.
Il cinema lo ritroviamo anche nei due romanzi più famosi e
apprezzati da critica e lettori “La casa del sonno” (Universale
Economica Feltrinelli € 7,00) e “La Famiglia Winshaw”
(Universale Economica Feltrinelli €8,50). Nel primo, uno dei
suoi protagonisti è un critico cinematografico, nel secondo
invece il protagonista principale è ossessionato da un film
che vede e rivede in continuazione.
Ma quello che Coe ha preso dal genere cinematografico è il
ritmo, l’imprevedibilità e il padroneggiare con avvicente
narrazione la struttura dei suoi libri, mai banale e sempre particolare.
Nel “La casa del sonno” i capitoli dispari sono ambientati
negli anni 1983-84 mentre quelli pari nel giugno 1996. Nel “La
famiglia Winshaw” invece alterna il racconto alla narrazione
dei fatti e dei misfatti dei membri della “maledetta”
famiglia.
Ed è appunto in questo ultimo libro che troviamo l’attacco
più forte al thatcherismo. Coe ha assistito inerme alla distruzione
dello Stato Sociale inglese. La scuola lasciata allo sbando, la sanità
dove più che essere sanati si muore, un paese che viene portato
dal suo governo nella prima guerra contro l’Iraq di Saddam Hussein.
Antithatcherismo visto da Coe non come un attacco personale al personaggio
che ha dato vita alla sottomissione della working class inglese alle
pretese dei più ricchi, alle selvaggie privatizzazioni che
hanno messo a terra i trasporti pubblici inglesi (e qui possiamo ricordare
un film illuminante di Ken Loach “Paul, Mick e gli altri”
che mostra come il sistema ferroviario inglese ha mostrato un declino
inarrestabile da quando la componente pubblica ha dato il passo alla
privatizzazione e alla esternalizzazione dei principali lavori ferroviari),
ma come idea circolante nel partito conservatore inglese. Lo stesso
movimento che depone la Thatcher da leader nel novembre 1990 e si
pone nella mani di John Major che portando il suo partito verso la
quarta vittoria elettorale, ha assicurato una continuità nella
politica sanitaria ma in generale nella politica iniziata dalla Thatcher.
“Non c’era ancora niente di deciso, ma cominciavano a
sondare l’opinione tra i fedeli. Io fui tra i primi ad essere
consultato. I sondaggi vanno male: diventa sempre più impopolare.
Anzi, non si tratta più solo di impopolarità ora. L’unica
verità è che con Margaret come leader, il partito non
può sostenere la corsa alle elezioni. “Via la puttana,”
dissi, “e in fretta.” Niente ci deve fermare”
Queste le frasi che fa dire Coe ad uno dei suoi personaggi. Frase
che illustra la teoria di Coe, cioè che la Thatcher è
stata il mezzo per indebolire la working class, per ristabilire il
disequilibrio sociale e per aumentare la redistribuzione della ricchezza
alle classi agiate oramai stanche di pagare tasse per trasporti pubblici
che loro non usufruiscono (hanno l’autista), per una sanità
che non gli interessa (hanno la loro clinica di fiducia), per una
libera e pubblica istruzione di cui i loro figli non usufruiscono
(hanno i college privati).
I recenti eventi politici inglesi e l’avvicendamento dei conservatori
con i laburisti non ha fatto cambiar rotta alle idee di Coe che anzi,
nel corso dell’incontro per la presentazione del libro “La
banda dei brocchi” (Universale Economica Feltrinelli €
8,00) alla Feltrinelli di Napoli, aveva del resto preannunciato un
impegno contro la politica di Blair, ritenendo quest’ultimo
pericoloso, a suo modo di vedere, quanto la Thatcher.
Sembra come detto prima di vedere un film che anche noi stiamo vivendo.
Speriamo soltanto di non avere bisogno di un Coe che metta su carta
le nostre sconfitte ma bensì di leggere un Coe italiano che
come lui ci racconti storie, sogni e sentimenti.
(Gianfranco Litrenta)
Coe
sul web:
http://www.cafeletterario.it/interviste/coe.html
http://www.feltrinelli.it/SchedaAutore?id_autore=207085
http://www.contemporarywriters.com/authors/?p=auth22
(in inglese)
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