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Dir.resp. Pippo Gatto |
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Cultura Mostre GALLERIA NAZIONALE DI COSENZA, PALAZZO ARNONE Venerdì 12 marzo 2004 ore 12 PRESENTAZIONE DEL PASCE OVES MEAS DI BACICCIO - UN CAPOLAVORO RITROVATO
UN ECCEZIONALE CAPOLAVORO DELLA PITTURA BAROCCA RITROVATO IN CALABRIA Avvenuto in Calabria il sensazionale ritrovamento di un capolavoro assoluto scomparso da due secoli e ricercato dagli studiosi di tutta Europa. Era nascosto in Calabria il Pasce oves meas di Giovan
Battista Gaulli, detto il Baciccio, il massimo pittore tardo barocco
italiano, prediletto da Gianlorenzo Bernini, il solo in grado di tradurre
sulla tela la vivacità compositiva e il vibrante movimento delle
sculture del suo grande Maestro. Il grande quadro su tela (cm. 257 x 217) - conservato da quasi due secoli presso un nobile palazzo di Vibo Valentia con una curiosa attribuzione a Pacicco (sic) de Rosa -, è stato recentemente acquistato dalla Soprintendenza per il Patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico per la Calabria, diretta da Rossella Vodret, in seguito ad una segnalazione di Giorgio Leone, funzionario della stessa Soprintendenza. Il Pasce oves meas di Baciccio verrà presentato
in prima assoluta a Cosenza, nella Sala delle Udienze di Palazzo Arnone,
dopo in restauro che lo ha liberato delle pesanti vernici ingiallite
dal tempo, restituendo a questo magnifico capolavoro la brillantezza
e l’armonia dei colori del suo originario splendore. Le ricerche condotte dalla Soprintendenza hanno consentito
di accertare che il magnifico dipinto, rimasto nella collezione della
famiglia Gaulli, aveva, negli inventari del XVIII secolo, la valutazione,
molto alta, di 300 scudi, tra i più alti dell’intera raccolta,
segno che già da allora era considerato un capolavoro della massima
importanza. Ma come mai, e quando, questo celebrato dipinto, gioiello
della cultura artistica romana del tardo ‘600, è finito
in Calabria? Una plausibile risposta viene dalla storia del palazzo
in cui è rimasto per due secoli. Nei primi anni dell’800,
il palazzo, tra i più antichi e monumentali di Vibo, fu utilizzato
come residenza prima da Giuseppe Bonaparte, che vi risiedette nel 1806
e nel 1808, e poi da Gioacchino Murat, cognato di Napoleone. Murat,
divenuto Re di Napoli nel 1808, soggiornò a Vibo Valentia (chiamata
allora Monteleone, capitale della Calabria Ultra II) tra maggio e settembre
del 1810, nel corso della sua spedizione per conquistare la Sicilia.
L’attuale stato di conservazione del dipinto, non consente un’analisi stilistica precisa. Graf, sulla base dei disegni ha proposto una datazione al 1700-1705, notando, giustamente, le analogie compositive con un’altra importante opera di Baciccio, il Giuseppe racconta il suo sogno conservato nel Musèe Fesch di Ajaccio, con la quale ci sono molteplici tangenze stilistiche. La presenza del dipinto di G. B. Gaulli a Vibo e dunque
in Calabria rende giusta testimonianza a un periodo cruciale della città
e della regione, quando a seguito del "decennio francese"
si ebbe una grande apertura culturale verso il resto del Mezzogiorno
e dell'Italia. Periodo, questo, in cui si stabiliscono le premesse storiografiche
e artistiche per lo sviluppo dell'Ottocento calabrese, anche in merito
ad una storia del collezionismo ancora tutto da recuperare. |
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