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Riforma Gelmini: continua la protesta

 

Riforma Gelmini: proteste in tutte le scuole d’Italia. Occupati anche i licei. Il Viminale in moto

22 ott 08 Non accennano a diminuire le proteste del mondo della scuola contro la riforma Gelmini. "Proteste così ampie e diffuse" ha affermato questa mattina il segretario del Pd, Walter Veltroni, che dovrebbe portare il governo a "ritirare il decreto Gelmini e le misure con i tagli alla scuola e all'università", dandosi comunque degli "obiettivi di finanza pubblica" che affrontino il problema della diminuzione della spesa. E dal governo arriva, sempre questa mattina, la voce del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, secondo cui le proteste di questi giorni sono guidate da "giovani presuntuosi e politicizzati", frutto di una scuola e di una università "autoreferenziali" nate negli anni Settanta. Intanto proseguono le proteste degli studenti: ieri gli incidenti a Milano e l'occupazione di alcune facoltà a Roma e Torino. Questa mattina all'Università La Sapienza di Roma gli studenti hanno chiuso con lucchetti e catene il dipartimento di Fisica in segno di protesta. A Bari, inscenato un corteo funebre per la morte dell'Università pubblica. Sul fronte universitario, come fa sapere l'Unione degli Studenti, è fitto il calendario delle manifestazioni, in vista anche della manifestazione nazionale del 14 novembre, praticamente in tutta Italia: da Catania all'Aquila, da Perugia a Reggio Calabria e Catanzaro, e poi ancora previste assemblee anche a Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Teramo e Macerata. In fermento anche gli studenti delle medie superiori: a Rende, Cosenza, gli studenti del liceo scientifico Pitagora hanno occupato la scuola. Al liceo scientifico di Catanzaro, invece, gli studenti hanno deciso per l'autogestione che proseguirà per tre giorni, mentre a Reggio Calabria, assemblea aperta degli studenti dei licei Leonardo Da Vinci e Alessandro Volta. Cortei di studenti di scuole medie superiori si stanno inoltre svolgendo a Roma, in due zone diverse della capitale.

Il calendario delle assemblee all’Unical. Tra oggi e domani all'Università della Calabria è previsto un calendario fitto di assemblee e incontri per decidere le azioni di protesta contro la riforma del governo. La prime due assemblee previste per oggi sono quelle delle Facoltà di scienze matematiche, Fisiche e Naturali e di scienze Politiche. Seguirà poi quella della Facoltà di Economia. Per domani, c'é grande attesa per le decisioni degli studenti della facoltà di Ingegneria dove, nei giorni scorsi, i docenti hanno già approvato una mozione con la quale è stato deciso lo stato di assemblea permanente. Ultima assemblea prevista è quella di Farmacia. Le decisioni degli studenti saranno poi discusse ampiamente in una assemblea plenaria dell'Ateneo prevista per il 28 ottobre.

Il 14 novembre manifestazione nazionale. Anche oggi giornata di proteste negli atenei. L'Udu (Unione degli studenti) annuncia la sua adesione alla manifestazione nazionale del 14 novembre ed afferma che in vista di questa data "intende condividere con le associazioni studentesche non confederate all'Udu un percorso di mobilitazione nazionale che passi attraverso manifestazioni regionali". Ecco alcune delle manifestazioni in programma per oggi. - Catania. E' prevista una manifestazione di dissenso degli studenti nella Facoltà di Lingue. - L'Aquila. Continua il ciclo di assemblee che questa volta fa tappa con una assemblea in cui è prevista la partecipazione degli studenti di Scienze, Medicina, Psicologia, Biotecnologie, Scienze Motorie. - Perugia. Assemblea nella Facoltà di Lettere dove è previsto un Consiglio di Facoltà aperto a tutti gli studenti. Proteste sono previste anche a Napoli, a Roma, a Firenze, a Bologna, Teramo e Macerata.

Licei occupati a Rende. Proseguono e si intensificano le proteste degli studenti calabresi contro la riforma Gelmini. A Rende gli studenti del liceo scientifico Pitagora ed del Liceo Classico Gioacchino da Fiore hanno occupato la loro scuola. Lo hanno reso noto loro stessi in un comunicato, precisando che si tratta di una "manifestazione pacifica, non attuata contro la scuola ma contro l'istituzione stessa, in questo caso nelle vesti del ministro Gelmini". La decisione è stata presa per due motivi: "il primo è concordante con le manifestazioni che stanno avvenendo nei licei di tutta Italia; il secondo, poiché alla richiesta di autogestione, nonostante sia stata organizzata nei minimi dettagli, è stata data una riposta negativa senza alcuna possibilità di trovare un punto di incontro". Al liceo scientifico di Catanzaro, invece, gli studenti hanno deciso per l'autogestione che proseguirà per tre giorni. Oggi, infine, a Reggio Calabria, in preparazione della manifestazione di protesta contro il decreto Gelmini, il collettivo studentesco "ad alta voce" del liceo scientifico "Leonardo Da Vinci" e gli studenti dello scientifico "Alessandro Volta", con la partecipazione di rappresentanze degli altri istituti cittadini, hanno promosso un'assemblea aperta.

Il Viminale studia misure dopo l’ultimatum di Berlusconi. Una ricognizione a tutto campo per valutare i rischi per la sicurezza connessi alle "eventuali forme di violenza" legate alle proteste degli studenti e, allo stesso tempo, trovare la formula per garantire i diritti di tutti: sia di chi protesta sia di chi vorrebbe continuare a seguire le lezioni nonostante assemblee e occupazioni.
Dopo l'aut aut di Berlusconi, la protesta della scuola arriva al Viminale e diventa un problema di ordine pubblico. Il presidente del Consiglio si è visto nel pomeriggio con il ministro dell'Interno Roberto Maroni e con il sottosegretario Alfredo Mantovano a palazzo Grazioli: un incontro per fare il punto della situazione e decidere di convocare al Viminale una riunione tecnica dei vertici delle forze di polizia che sarà presieduta dal sottosegretario Mantovano (Maroni è a Trieste per l'assemblea dell'Anci). Obiettivo, sottolinea una nota del Viminale, "garantire, nel rispetto della libertà di manifestazione del pensiero, e quindi anche del dissenso, la tutela dei diritti di tutti, in un quadro di assoluta legalità".
Il perché lo ha spiegato lo stesso Berlusconi nell'incontro con il ministro dell'Interno: voglio che sia garantito il diritto allo studio, il metodo sceglilo tu, avrebbe detto il premier secondo quanto raccontano ambienti a lui vicini. Nel suo ragionamento, stando al racconto delle fonti, il capo del governo è partito dal presupposto che la maggioranza degli studenti - che i sondaggi quantificano nel 60-70% degli alunni - vorrebbe partecipare regolarmente alle lezioni e condivide i principi della riforma. Ciò significa, ha sottolineato Berlusconi conversando con Maroni, che se permettiamo a quei pochi che vogliono occupare scuole e università di impedire il regolare svolgimento delle lezioni, una minoranza avrebbe la meglio sulla maggioranza. Qualcosa che, avrebbe aggiunto il Cavaliere, è contrario alla democrazia. Il premier ha riconosciuto il diritto di manifestare contro la riforma; un diritto che però, a suo giudizio, non può trasformarsi in un ostacolo a chi non vuole farlo. Ed è da questo punto che partiranno i vertici delle forze di polizia per cercare di trovare una soluzione che non danneggi nessuno e che allo stesso tempo non innalzi troppo il livello di scontro. Perché l'obiettivo primario, fanno notare più fonti delle forze dell'ordine, è quello di non arrivare allo scontro.
Dal Viminale intanto, proprio in vista della riunione di domani, sono già partire una serie di indicazioni alle questure affinché monitorino la situazione nelle città e facciano arrivare in tempo reale a Roma il quadro delle manifestazioni e delle occupazioni in atto. In modo da poter valutare se, come, con quali priorità e dove intervenire. Quel che al Viminale sembrano comunque escludere già da adesso è una sorta di presidio fisso delle forze dell'ordine davanti a scuole e università. E, qualora si decidesse di intervenire, fanno notare alcune fonti, ogni tipo di intervento dovrà comunque essere improntato alla gradualità e condiviso, se non fatto, su istanza dei rettori delle università o dei presidi delle scuole. Quel che è certo è che le parole di Berlusconi qualche malumore nelle forze di polizia lo hanno sollevato. Lo dice chiaramente il segretario del Siulp-Cgil Claudio Giardullo. "Si sta cercando un inasprimento dello scontro sociale che non fa bene alla democrazia del nostro paese - sottolinea - A volte si nota da un lato una sorta di accettazione nei confronti di chi si rende protagonista di episodi di violenza vera, come gli ultrà, e dall'altro un utilizzo esagerato e discutibile della legittimità dello strumento polizia, quando siamo di fronte a dimostrazione che riguardano diritti fondamentali come lo studio e il lavoro".

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