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Misiti "fenomeni naturali sono la vera causa dei disastri?"
Misiti "fenomeni naturali sono la vera causa dei disastri?" 17 apr 10 "Gli studiosi dei fenomeni naturali legati a eventi calamitosi sono certi che gli effetti disastrosi di tali fenomeni sono sempre dovuti a comportamenti umani". Ad affermarlo è l'on. Aurelio Misiti, ordinario di Ingegneria ambientale e per molti anni preside della facoltà di Ingegneria della Sapienza di Roma. A sostegno di tale affermazione, ricorda Misiti, si possono portare i casi di tre fenomeni: i terremoti, le alluvioni e le frane. I disastri di questi tre fenomeni hanno in comune la causa: gli uomini. Infatti non ci sarebbero morti e feriti se non ci fossero le costruzioni malfatte dall’uomo. E la natura è sempre pronta a presentare un conto salato, capace come è di vendicarsi sulla tecnologia degli uomini, dimostrandone la fragilità anche nei settori apparentemente più evoluti e sofisticati, soprattutto quando viene sottovalutata la ricerca necessaria alla prevenzione degli impatti della moderna tecnologia sulla natura. Gli effetti che in questi giorni sta provocando sull'economia mondiale la gigantesca nube di cenere creata dall'eruzione del vulcano islandese ne è l'esempio più lampante. Si parla - sottolinea Misiti - di miliardi di euro di danni, molti più di quanti ne servirebbero per investire in sicurezza e teconologia capaci di mitigare se non evitare gli enormi danni che la "rabbia" e la "vendetta" della natura è capace di procurare. Le alluvioni non farebbero vittime se le golene dei letti fluviali non venissero occupate da opere umane. Le frane non colpirebbero alcuno se si rispettassero i limiti di salvaguardia dei piani idrogeologici. È chiaro a tutti ad esempio - evidenzia il prof. Misiti - che l’ente di salvaguardia della protezione delle linee ferroviarie non può essere il contadino che irriga il suo campicello e nemmeno il solo ente ferroviario. Ci vuole una entità superiore che nel caso del nove morti di qualche giorno fa non poteva che essere la provincia di Bolzano. Per i terremoti, stante l’esistenza di città millenarie e la conoscenza del fenomeno piuttosto recente, si dovrebbero prendere misure da parte degli Stati che non vengono invece assunte perché ritenute non prioritarie se non addirittura impopolari. È mia profonda convinzione invece che investire anche soltanto in adeguamenti sismici degli edifici esistenti la metà di quanto si spenderà di sicuro nel prossimo quarto di secolo per danni da terremoti, significherebbe ridurre o eliminare del tutto i rischi per i cittadini. Ma una tale scelta non è vista bene perché i benefici in termini di vite umane salvate non sono dimostrabili. Le autorità non trovano alcun interesse mediatico mentre paradossalmente il disastro può essere sfruttato meglio mediaticamente. In sintesi si può dire che al milione di morti di Haiti, ai quattrocento cinesi morti l'altra notte, a quelli dell’Aquila di un anno fa, ai quei nove poveri passeggeri del treno nel bolzanese, non resta che protestare dall’alto dei cieli in cui si trovano. I milioni di passeggeri rimasti a terra in questi giorni in tutto il mondo senza poter volare e soprattutto i soggetti e le istituzioni che ne hanno la responsabilità, e che per tutto questo contano miliardi e miliardi di danni, faranno bene a non pensare più al solo presente e lanciare lo sguardo ad un futuro più responsabile e più attento alle richieste e alle esigenze della natura. Se non vogliamo che si vendichi sempre più su di noi.
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