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Messaggio di Loiero ai calabresi

 

Loiero: “Me ne vado se lo chiedono i calabresi” (il discorso in video)

22/02 ''Mi rivolgo a tutte le donne e a tutti gli uomini calabresi. Mi rivolgo a voi in una confessione senza freni, mischiando - e me ne scuso - elementi politici e personali''. Inizia cosi' il messaggio che sara' trasmesso stasera dalle tivu' regionali da parte del Presidente della Regione, Agazio Loiero. ''Mi rivolgo a voi - dice Loiero - perche' voglio rendervi partecipi del mio dilemma. E' con voi che voglio confrontarmi in un momento cosi' difficile per la nostra regione. Uso un metodo nuovo e mai adoperato dai miei predecessori perche' mai era capitato a loro di arrivare ad un passo dallo scioglimento del Consiglio, cosi come sta capitando a me. Voglio ricordare a tutti, a quelli che mi hanno votato ed anche a quelli che non mi hanno votato, che la scelta di candidarmi alla guida della mia regione e' stata una scelta pienamente cosciente e responsabile: ero, cioe', perfettamente consapevole dei rischi che mi aspettavano, dei pericoli a cui sarei andato incontro. Quei rischi e quei pericoli, li ho voluti correre perche' mosso da un legame profondo con la terra delle origini. Un legame che diventava tanto piu' forte quanto piu', in occasioni particolari, in presenza di eclatanti fatti di mafia e di sangue, la Calabria appariva agli occhi degli italiani indifendibile. Mi sono voluto candidare perche' di questa mia terra, dove, dopo una vita di stenti, riposano i miei, conosco o, (forse, m'illudo di conoscere) le potenzialita' e le indolenze, le risorse, le energie recondite ma anche i limiti, le negativita', i conflitti che sono il prodotto di una lunga storia di solitudine. Ho voluto accennare ad un pezzo della mia vita per meglio spiegarvi l'entusiasmo infantile con cui mi sono buttato in quella che io considero, ancora oggi, la sfida della mia vita. Tanto piu' che nell'imbarcarmi in questa nuova avventura ho detto no ad una posizione, tutto sommato, comoda: facevo il parlamentare, la politica nazionale mi aveva gia' dato tanto, di sicuro oltre i miei meriti e forse ancora avrebbe potuto darmi qualcosa. Candidandomi ho rinunciato a tutto questo per calarmi nella difficile trincea calabrese. Una scelta nella quale mi ha accompagnato una salda fiducia in me stesso, uno smisurato, caparbio orgoglio che affonda le sue radici nel mio essere calabrese a tutto tondo, ed una grande speranza di apportare nel costume della regione un metodo innovativo di regole e di trasparenza. Non so se ci sono riuscito, se ci siamo riusciti. Il cambiamento e' duro nel nostro territorio. Credo pero' di avere, insieme alla giunta, avviato delle cose importanti, dalla Cittadella a una piu' razionale programmazione dei fondi europei che in caso di scioglimento non so quale fine farebbero, alla stazione unica appaltante, al rilancio del porto di Gioia Tauro, all'accorpamento delle Asl al piano sanitario, al trasferimento delle funzioni alle Provincie e agli enti locali e tanta altre cose che non voglio qui elencare. In questo almeno non abbiamo fallito. Ma non sarei onesto fino in fondo se non vi confessassi cio' che io stesso ho fatto fatica ad accettare fino all'ultimo: questi tre anni sono stati anche un inferno. Piu' che di sviluppo siamo stati costretti a parlare di inchieste, arresti, omicidi. Appunto, omicidi. A cominciare da quello di Franco Fortugno. E qui, permettetemi di ricordarlo: il 16 ottobre del 2005 non e' stato ucciso solo un uomo politico del mio schieramento. La `ndrangheta ha ammazzato un mio amico. da quel momento in poi tutto e' cambiato. Quei 5 colpi di pistola a Locri nel giorno delle primarie hanno fatto da spartiacque. Ma non ho mai usato quell'efferato fatto di sangue per farmene scudo anche se piu' di un investigatore, a cominciare dal Procuratore antimafia Grasso, ha sostenuto che quel delitto altro non era che un messaggio a me. Ma come non prendere atto che quel crimine ha fatto esplodere, in un corpo gia' infetto, una cellula cancerogena come tale capace di produrre una serie di effetti a catena. Il primo, se non altro in ordine cronologico, la conquista da parte della Calabria delle prime pagine dei giornali. Una conquista amara che purtroppo abbiamo mantenuto a lungo. In questi 3 anni siamo stati nei titoli di testa piu' di quanto lo fossimo stati nei precedenti 35 anni di regionalismo. E a questo danno di immagine non e' stato piu' possibile porre riparo. Ma, puo' sembrare paradossale, quell'evento tragico ha prodotto anche effetti positivi: la magistratura e le forze dell'ordine hanno preso maggiore coraggio, hanno ricominciato ad indagare a 360 gradi, hanno riportato alla luce fatti che dormivano da anni, di cui si sussurrava nei bar e nelle piazze, ma che non trovavano mai un riscontro giudiziario. Opera meritoria che una coscienza pulita non puo' che apprezzare, incoraggiare. Anche se all'ombra di tante sacrosante inchieste che hanno interessato il Consiglio 'piu' indagato d'Italia', come e' spesso definita con disprezzo la nostra Assemblea legislativa, se ne sono registrate alcune altre meno credibili. Inchieste, voglio ricordarlo, la cui attendibilita' sara' stabilita dopo tanto tempo quando ormai alcune vite appariranno travolte. Alcune di queste inchieste hanno interessato anche me. Mi sono sempre difeso nei processi e non ho mai accusato chi mi accusava. Non c'e' alcun motivo per cambiare oggi strategia. Voglio solo comunicarvi la sofferenza di essere stato inserito, da Presidente di una regione sia pure periferica, in un contesto criminale, in associazioni malavitose. E questo si' l'ho vissuto come un fallimento perche' le inchieste hanno minato la mia credibilita' di Presidente nei luoghi istituzionali in cui opero ed in cui mi batto per questa difficile regione. Il danno che e' stato arrecato e' di incalcolabile portata, specie quando sara' accertata la mia assoluta estraneita' ai contesti in cui sono stato associato. Un danno personale, e un danno istituzionale francamente non risarcibile. In parte perche', se sei calabrese, anche quando ti assolvono un po' di alone, come ho spesso ripetuto, ti resta sempre''. ''In parte - prosegue il messaggio di Loiero - perche' il danno in questi casi non e' neanche calcolabile. Se viene intaccata la tua onorabilita', la tua dignita', il valore stesso della rappresentanza, non verrai mai ripagato. Il tempo rimargina le ferite, ma le cicatrici restano per sempre. Indelebili sul tuo corpo e su quello delle persone che ti stanno accanto. Ma veniamo al motivo per cui mi trovo qui davanti a voi. In questi tre anni di lavoro alla guida della giunta regionale ho avuto momenti esaltanti e momenti brutti. Ma mai la sorte mi ha imposto una scelta cosi drastica come me la impone oggi. Se dovessi fidarmi del mio istinto e soprattutto dei consigli di chi mi sta accanto la decisione di decretare lo scioglimento del Consiglio l'avrei gia' presa. Ma come uomo pubblico non mi posso permettere un atteggiamento privato e tutto rivolto al mio stato d'animo, al mio benessere interiore. Compiro' questo gesto estremo solo se mi rendero' conto che restare significa danneggiare la Calabria piu' di quanto non capiti se vado via. E su questa stessa lunghezza d'onda invito il Consiglio gia' convocato dal Presidente Bova a ragionare il prossimo 28 Febbraio. Io pero' ho bisogno di voi per potere avere la possibilita' di continuare questa drammatica avventura. Scrivetemi. Se avro' il vostro sostegno trovero' la forza per continuare a battermi, per continuare a batterci. La politica e' una straordinaria risorsa della convivenza ma, in certi particolari passaggi, e' una bestia malefica perche' ti costringere a coinvolgere nel tuo destino altri destini, di spegnere speranze sedimentate negli anni. Io invece vorrei tenerla accesa la speranza. Anche se flebile, malandata, vorrei tenerla viva e, con il vostro aiuto - qualunque cosa succeda - sono sicuro che troveremo la forza per farla germogliare''. (il discorso in video)

Il messaggio registrato alle 12. Finito di registrare attorno alle 12 il messaggio che viene trasmesso in contemporanea dal nostro quotidiano e dalle tivù calabresi, il presidente Agazio Loiero ha lasciato Palazzo Alemanni per alcuni impegni istituzionali. I giornalisti non hanno assistito alla registrazione effettuata nel suo studio, al secondo piano del palazzo della Presidenza. "Né autoapologia - ha detto il portavoce del Presidente, Pantaleone Sergi - né tantomeno autoaflagellazione, bensì la dimostrazione di senso di responsabilità istituzionale. Quella responsabilità che al Presidente deriva dal consenso di sette calabresi su dieci alle elezioni del 2005"

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