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Centro Lanzino: Poca trasparenza nella politica regionale per le donne

10/02 ''Dare valore e visibilita', offrire concretezza a chi lavora in luoghi di donne e' una delle finalita' precise del Progetto Donna, legge scritta e voluta da tante di noi, che, in tutti questi anni, hanno inseguito le varie giunte, i vari amministratori regionali che si sono succeduti per dare corpo e sostanza ad una buona legge''. E' quanto si afferma in un comunicato del Centro contro la violenza alle donne ''Roberta Lanzino'' che interviene nella polemica innescata da un gruppo di associazioni di donne calabresi circa ''la poca trasparenza dei metodi con cui si adottano politiche di genere nella nostra regione'' ''E' cosi' che abbiamo avuto - prosegue la nota - una storia contorta e difficile negli anni, arrivando perfino a non utilizzare i finanziamenti per il Progetto Donna. Per distrazione? Per incapacita'? Per un cattivo modo di intendere la politica amministrativa? Forse per tutte queste ragioni. E qualche responsabilita' in piu' pesa su chi ci ha amministrato. Ma anche su noi tutte, care donne calabresi appartenenti ad associazioni, a luoghi di donne, a partiti, a sindacati che troppo spesso in affanno nel mantenere vivi e vitali i nostri spazi o i nostri ruoli (di potere?) abbiamo dato poco fastidio alle Istituzioni e oggi ci svegliamo e mettiamo in evidenza la poca trasparenza dei metodi con cui si adottano politiche di genere''. ''Ma dove siamo, dove siete state in tutti questi anni? - e' scritto nella nota - Ognuna ha certo contribuito a cambiare la cultura di dominio di un genere sull'altro, con il proprio specifico e con il proprio percorso, vogliamo credere. E tra di noi c'era pure chi dava accoglienza e ascolto alle donne vittime di violenza che hanno trovato rifugio nell'unico centro antiviolenza esistente nell'intera regione. E in questi anni di vuoto del Progetto Donna, il Centro antiviolenza 'Roberta Lanzino' ha lanciato appelli alle istituzioni, alla societa' civile, alle donne delle associazioni, alle donne libere di questa regione per evitare la chiusura, la rinuncia ad un progetto ambizioso, cercando di costruire tutte insieme, attraverso un lavoro di Rete, un'azione politica e amministrativa forte, capace non solo di rimettere in funzione il Progetto Donna, ma di avviare azioni amministrative 'gender orientated'''. ''Ricordate il Progetto della Casa delle Donne, donne della citta' di Cosenza? - prosegue la nota - Di quale trasparenza parlate? Quella dei criteri disattesi del Coordinamento Regionale del Progetto Donna? Quella del rispetto dei tempi? Non pensate che gli aspetti formali disattesi e violati siano ben altri? Non pensate che la poca trasparenza dei metodi con cui si adottano politiche di genere si consumi attraverso il disconoscimento della politica di genere? Esiste una politica di genere in Calabria, nelle nostre citta'? Esiste una Cultura, un'Etica della Politica nella nostra regione, nelle nostre citta'? C'e' uno scambio di buone prassi? Forse qualcosa in tal senso e' stato avviato, con molta fatica''. ''Il lavoro di rete e di comunicazione costruttiva tra vari enti e soggetti a vario titolo coinvolti nel prevenire e contrastare la violenza di genere - e' detto ancora nella nota - e' partito dalla stipula di convenzioni in cui le amministrazioni locali, a costo zero, sono entrate a far parte di importanti progetti nazionali (Progetto ARIANNA - numero verde 1522). Il 28 giugno 2007 a Cosenza, infatti, e' stato firmato il protocollo di intesa tra Comune di Cosenza, la Prefettura, la Procura, l' Azienda Sanitaria, l' Azienda Ospedaliera e il Centro antiviolenza 'Roberta Lanzino' per la costituzione della Rete antiviolenza locale per le donne, nell'ambito del Progetto Arianna del Dipartimento per le Pari Opportunita' della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Certo quattrini non ne sono entrati, care donne in Rete, ne' da parte dello Stato, ne' da parte delle Amministrazioni locali. Molto lavoro in piu' per le operatrici volontarie del Centro antiviolenza che si sono accollate le richieste di tutte le donne della Calabria e insieme hanno affrontato il doloroso percorso di contrasto e di uscita dalla dimensione della violenza''

 

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