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Devolution: passa alla Camera

 

La Devolution passa per al terza volta alla Camera. Scontro Berlusconi-Prodi. Loiero: “Il referendum cancellerà la vittoria degli anti italiani”. Sbarra: “Giornata nera per il sud”. Errani: “La devolution rende l’Italia ingovernabile”

20/10-(servizio a cura di Giampaolo Cataldo)-A fine mandato elettorale si sta per compiere il “progetto” che vede come obiettivo primario lo sfascio dell’ unità d’ Italia. Dalla Camera dei Deputati arriva il terzo si' alla devolution. Il Ddl che modifica la seconda parte della Costituzione in senso federalista supera il suo terzo passaggio parlamentare per soli 10 voti ed ora dovra' tornare al Senato per il quarto ed ultimo voto. Esulta la Lega, che in aula espone due striscioni con su scritto 'Grazie Bossi', mentre prosegue il duello a distanza tra Prodi e Berlusconi. Follini e Tabacci non votano, ampliando il solco con gli altri esponenti centristi che difendono la riforma federalista. An vota compatta, e tutti i suoi deputati, con in testa il vice premier Fini, portano una coccarda tricolore al taschino della giacca. Dopo il voto Berlusconi e Casini telefonano a Bossi: ''era emozionato e felice'', dira' poi il premier ai cronisti. ''Devo ringraziare Berlusconi e Fini. Insieme stiamo cambiando il Paese'', in peggio aggiungiamo noi, dice in serata il leader leghista. I parlamentari della Cdl sono ''piccoli uomini e piccole donne'' che con la devolution ''danno un colpo definitivo alla Costituzione'', attacca Prodi. ''Questi sono toni da guerra civile'', ribatte il premier, che aggiunge come la devolution sia ''un'ottima riforma'' e si dice convinto che i cittadini approveranno la nuova legge. Anche da Fini una stoccata al Professore: ''Prodi e' una minestra riscaldata, se si fa uno sforzo di memoria ci si ricorda di cosa hanno fatto quando hanno governato. Si scrive Prodi e si legge restaurazione'', dice il vice premier. - Il via libera dalla Camera e' giunto a maggioranza semplice. Questo significa che un referendum confermativo e' possibile, se lo dovessero chiedere un quinto dei parlamentari di una delle due Camere, cinque Consigli regionali o 500.000 cittadini. L'Unione, come annuncia Prodi, e' intenzionata a seguire la strada referendaria per affondare la riforma del centrodestra. ''Quella di oggi -dichiara Prodi- e' la vittoria della Lega, il movimento piu' separatista ed estraneo alla nostra storia. E la Cdl, per assecondarla, corre verso il baratro della devolution. Un piccolo numero di parlamentari che rappresentano una piccola parte del Paese, e' riuscito ad imporre una riforma che la maggioranza degli italiani non vuole. Quello compiuto oggi e' un grande passo indietro del Paese, una tragedia cui solo il popolo italiano con il referendum potra' porre rimedio''. ''I toni usati dal signor Prodi non sono toni da dialettica politica, ma da guerra civile'', e' la replica del premier. Immediata la controreplica del Professore: ''prego Berlusconi di andarsi a leggere quel che ho detto sul mio sito dove da questa mattina e' disponibile il testo integrale del mio intervento. Lo sfido a trovarci una sola parola che incita a guerra civile''. Piu' tardi Berlusconi tornera' ancora sull'argomento: ''quando Prodi dice che precipitiamo il Paese in un baratro perche' approviamo questa riforma della Costituzione, mi sembra che questi siano toni pesanti. pertanto, credo che sia giusta la definizione che ho dato''. - La devolution, sottolinea comunque Berlusconi, ''e' una ottima riforma, indispensabile per porre rimedio alla cattiva riforma della Costituzione con un vantaggio di solo 5 voti nel finale della passata legislatura, anche perche' introduce una semplificazione dal sistema bicamerale perfetto a un sistema in cui le leggi di importanza statale sono al vaglio solo di una Camera. E riduce il numero di deputati e senatori''. ''Inoltre -prosegue- lascia alle Regioni la responsabilita' dell'organizzazione della sanita', dell'organizazzione dell'istruzione e da' la possibilita' di una Polizia amministrativa cosi' come ce l'hanno i Comuni e le Province. I cittadini finalmente sapranno, se la sanita' e la scuola non funzionano, a chi tirare la giacca''. La devolution, prosegue il premier, ''introduce poteri per il presidente del Consiglio uguali a quelli di tutti i premier europei''. Poteri che saranno 'operativi' pero' solo a partire dal 2011. Per questo, dice il leader della Cdl, l'opposizione sbaglia ''quando sostiene che cosi' Berlusconi vuole poteri per se'. Come al solito la sinistra dice una cosa menzognera''. - Nessun timore per il referendum annunciato dall'Unione: ''sono assolutamente certo -dice Berlusconi- che spiegando agli italiani il contenuto vero della riforma, non quello diffuso dalla sinistra, anche quel referendum ci portera' a questa ulteriore modernizzazione del nostro Stato di cui francamente si sente la necessita'''. Soddisfazione per l'atteggiamento tenuto dalla maggioranza: ''un'altra prova di compattezza. Rimediamo ai danni prodotti dalla sinistra''. Il non voto di Follini e Tabacci? ''Per molti versi sembrano appartenere a schieramenti diversi dal nostro''. Il testo votato oggi, dice invece Prodi, ''non ha nulla a che fare con la dignita' della Costituzione. E' stato messo in campo da chi ritiene che tutto sia trattabile e negoziabile. Il Paese chiede gente seria e responsabile. Chi governa deve rispettare i cittadini e i valori su cui si fondano la convivenza sociale e la democrazia. Domenica i nostri cittadini hanno detto alto e forte questo, solo chi e' cieco puo' non vedere, solo chi e' sordo puo' non sentire. Domenica e' stata una bella giornata di primavera oggi e' tornato l'inverno, ma finira' presto e per questo combattiamo ancora. Questa maggioranza, pur di allontanare ancora di qualche mese la fine di questo governo che tanto male ha gia' fatto e ancora continua a fare all'Italia, non esitera' a cercare di togliere agli italiani anche la loro anima. Cosa e' infatti la Costituzione se non l'anima di un popolo?''. - ''Questa maggioranza -scandisce il Professore- risponde con il massimo dell'arroganza, sfidando tutto e tutti, in un momento in cui quattro milioni e trecentomila italiani, partecipando alle nostre primarie, hanno detto con chiarezza che non vogliono perdere la loro dignita' di cittadini, che non vogliono essere ridotti a sudditi inconsapevoli, che non vogliono piu' subire prepotenze e violenze da parte di chi crede che lo Stato e le leggi siano cosa propri; in un momento in cui i gravissimi problemi del Paese dovrebbero rendere tutti attenti e pensosi di fronte a un popolo che sta dando prove cosi' alte di civilta'''. Pieno sostegno di An alla devolution, ripete Fini. ''E' un impegno sottoscritto e gli impegni quando sono sottoscritti da uomini che tengono fede alla parola vanno rispettati. E' una riforma - osserva Fini- molto piu' complessa e piu' ampia del modo superficiale in cui viene presentata. Si dice che e' una riforma voluta dalla Lega, in realta' e' una riforma organica. Riduce il numero dei parlamentari, da' poteri alle Regioni, garantisce governabilita' e rafforza i poteri del premier. Inoltre -continua- ha in se' un antidoto naturale al trasformismo con la norma antiribaltoni''. Il vicepremier infine sottolinea ''con un pizzico d'orgoglio'' che la riforma ''reintroduce il concetto di interesse nazionale''. - Per la Lega, che della devolution ha da sempre fatto la propria bandiera, e' festa. ''Devo ringraziare tutta la Casa delle liberta'. Insieme stiamo cambiando il Paese e gli stiamo dando il federalismo. Voglio ringraziare personalmente Berlusconi e Fini che con la loro presenza hanno evidenziato l'importanza del voto di oggi'', dice Umberto Bossi in una intervista al direttore de 'La Padania' Gianluigi Paragone. E' contento il leader leghista: ''li abbiamo convinti, sono diventati un po' federalisti'', dice dei suoi alleati. E annuncia la sua presenza a palazzo Madama per il quarto ed ultimo passaggio parlamentare della devolution: ''oggi ho seguito da casa l'andamento. E ho sentito i miei al telefono e anche Berlusconi, che era contento. La prossima volta al Senato e' un'altra storia''. ''Quello di oggi -dice il ministro del Welfare Roberto Maroni- rappresenta il penultimo passo verso un' importante riforma in senso federale dello Stato, nonche' il compimento dell' azione politica della Lega. E' un risultato straordinario''. Il referendum? ''Ben venga: servi' per mobilitare le coscienze e far capire gli imbrogli della sinistra. Non lo temiamo. Ma prima del referendum -aggiunge Maroni- manca ancora un passaggio parlamentare che per noi rappresenta la differenza tra il successo politico di questa maggioranza o la sua fine''. - ''Oggi e' un giorno storico per la Lega, per la Cdl ma soprattutto per il Paese. La Lega e' riuscita a far diventare tutti federalisti'', commenta il ministro delle Riforme Roberto Calderoli, che dopo il voto brindera' nel suo ufficio insieme ai parlamentari del Carroccio. Ne', aggiunge, c'e' timore per il referendum. ''Noi stessi -spiega- abbiamo detto che avremmo chiesto un referendum perche' quando si va a riscrivere una parte importante della Costituzione e' soprattutto il popolo che deve esprimersi''. E le critiche di Prodi? ''Inizi a farsi eleggere in Parlamento, poi parleremo...'', risponde Calderoli. ''Quando si e' uniti i risultati arrivano'', commento il ministro della Giustizia Roberto Castelli. ''Se si riesce a dare una scossa a questo Paese va bene, perche' ce n'e' proprio bisogno. Questa riforma -aggiunge- fa bene a tutti perche' modernizza in modo radicale il Paese. Ora manca un solo voto e, soprattutto, manca il passaggio referendario. Un passaggio fondamentale, perche' sara' il popolo a pronunciarsi su una riforma che rappresenta un ammodernamento importantissimo della Costituzione che ha sicuramente svolto il suo compito ma che, allo stesso tempo, aveva bisogno di fare un passo in avanti''. Quanto alle critiche di Prodi, il ministro Guardasigilli risponde: ''la sua e' solo propaganda. Bisogna invece ragionare sulle cose serie. La riforma costituzionale era contenuta nel programma elettorale e la Cdl intende mantenere gli impegni presi''. - ''Questa riforma e' la dimostrazione che la storia Repubblica puo' essere rinnovata. Ci aspettiamo -dice il capogruppo leghista alla Camera Andrea Gibelli- che il processo iniziato oggi, possa essere, in futuro e per il prossimo appuntamento elettorale, il punto di contatto tra noi e gli alleati della Cdl e un modo per continuare lungo la strada del federalismo fiscale che e' un sistema concreto per dare risposte alle esigenze del Paese''. Lo schema non cambia: maggioranza e governo dicono di aver fatto un buon lavoro, l'opposizione affonda i colpi. La Cdl, propone il sottosegretario alla Riforme Nuccio Carrara, ''faccia un'operazione verita' per controbattere alle menzogne dell'opposizione''. ''Questa riforma -aggiunge l'esponente di An- e' coraggiosa, non ha precedenti nella storia repubblicana; una riforma che rendera' l'Italia piu' competitiva in Europa e nel mondo con un assetto istituzionale piu' moderno ed efficiente''. - La devolution ''e' sicuramente un passo avanti perche' migliora nettamente i problemi creati dal Titolo V del centrosinistra'', dice il ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno. ''Molte competenze significative -aggiunge- passano dalle Regioni allo Stato e, in questo senso la devolution e' positiva, perche' ci vuole si', una politica adesiva al territorio ma anche un compito di coordinamento capace di rappresentare gli interessi dei nostri agricoltori in sede europea e internazionale''. La devolution e' ''la riforma della Cdl, non solo della Lega, che si riconosce tutta intera in questo testo, che abbiamo tutti contribuito a costruire. E' un atto di coerenza'', dice Maurizio Gasparri. ''Non e' -aggiunge- un passo indietro ma avanti, si va verso una forma nuova di bipolarismo che da' forza al territorio. Si danno piu' poteri al capo dello Stato, che potra' fare scelte che oggi gli sono precluse. La riforma e' di tutti e non solo di alcuni''. La Cdl non teme il referendum, ''anzi lo chiedera' perche' siano gli italiani a giudicare se vogliono il cambiamento del Paese'', commenta il capogruppo di An al Senato Domenico Nania. ''E' stata una bella prova di compattezza della Cdl e' un altro passo avanti verso la riforma costituzionale'', dice dopo il voto della Camera il ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia. -Nell'Udc le ripercussioni della spaccatura avvenuta con le dimissioni di Follini da segretario si fanno sentire. L'ex leader non vota la riforma. Cosi' come fa Bruno Tabacci, che spiega: ''vedo che c'e' un'antinomia molto forte perche' ritengo che la riforma costituzionale presupponga un rafforzamento del sistema maggioritario. Non posso, quindi, non chiedermi oggi quali riflessi abbia, sulla riforma, essere andati in una direzione diamentralmente opposta'', ovvero in direzione del sistema proporzionale. Per gli altri esponenti centristi, invece, era giusto dire di si' alla devolution. La riforma, dice il ministro per i rapporti con il Parlamento Carlo Giovanardi, ''e' stata fortemente voluta dall'Udc''. E non e' accettabile, aggiunge riferendosi a Follini e Tabacci, ''che oggi il nuovo testo allargato venga contestato proprio da quelli che l'hanno fortemente voluto''. La devolution ''e' controbilanciata dalle competenze che tornano allo Stato centrale; c'e' l'interesse nazionale, la sussidiarieta', il premierato temperato dalla sfiducia costruttiva. Questi sono i contributi dell'Udc'', dice il capogruppo alla Camera Luca Volonte'. Per il capogruppo al Senato Francesco D'Onofrio ''e' necessaria una battaglia di verita' anche al nostro interno. La battaglia di verita' va combattuta infatti con tenacia e serieta' soprattutto da parte dell'Udc''. Dall'opposizione una pioggia di critiche. Il segretario Ds Piero Fassino accusa la maggioranza di aver fatto della riforma costituzionale ''merce di scambio per tenere insieme una maggioranza che non sta in piedi''. Attacca Berlusconi e la maggioranza: ''continuate a fare lo stesso errore. Di fronte alla vostra crisi profonda, anziche' affrontarne le ragioni, pensate di superarle alterando le regole come avete fatto con la legge elettorale e farete con la vergogna della ex-Cirielli''. E critica An: ''non basta sventolare il tricolore quando questo viene calpestato da una legge che mette in discussione l'unita' del Paese''. ''Continueremo a batterci -dice Fassino- contro questa brutta revisione della Costituzione, questo brutto strappo istituzionale. Creeremo le condizioni perche' al referendum siano gli italiani a difendere quella Costituzione che oggi la Cdl calpesta''. Nella riforma della maggioranza, aggiunge, ''c'e' un premier onnipotente svincolato da qualsiasi possibilita' di bilanciamento dei suoi poteri da parte del Parlamento, mentre la legge elettorale consegnera' il premier ai ricatti delle rendite di posizione di qualsiasi forza politica''. - ''La Costituzione e' la casa di tutti gli italiani, non si puo' approvare una riforma in una maniera cosi' prepotente, noi siamo stati molto fermi e molto sereni e alla fine la parola andra' al popolo e siamo certi che questo accordo scellerato per fare contento Bossi e la sua devolution verra' bocciato dagli italiani nel referendum'', e' il commento del presidente della Margherita Francesco Rutelli dopo il voto di oggi alla Camera. Critiche anche dai presidenti di Campania, Calabria e Lazio: questa devolution, dice il Governatore campano Antonio Bassolino, ''e' contraria agli interessi del Sud''. ''E' la vittoria degli anti italiani'', dice il presidente della Regione Calabria Agazio Loiero. E' una legge ''monca perche' aumenta i poteri di Palazzo Chigi, senza prevedere i necessari contrappesi istituzionali'', e' l'opinione del Governatore del Lazio Piero Marrazzo. Per il presidente emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro ''bisogna dire di no a questa riforma, altrimenti avremo un primo ministro onnipotente. Ma questa Italia, questa nostra patria -aggiunge- ha gia' avuto un onnipotente...''. Saranno i cittadini con il referendum, secondo il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, ''a bocciare questa ignobile controriforma che spacca il paese e calpesta la Costituzione''. Critiche e sostegno all'iniziativa referendaria anche dalla Cgil. ''Questa riforma -dice il segretario confederale Guglielmo Epifani- minaccia seriamente, con la devoluzione, la garanzia di universalita' di fondamentali diritti, accentua le differenziazioni fra zone ricche e povere del paese, attacca la coesione e l'unita' nazionale, smantella i fondamenti della Costituzione repubblicana''. Infine, una nota curiosa, in una giornata che ha fatto registrare ancora una volta un duro scontro tra Cdl e Unione: i voti della maggioranza sarebbero stati 318 e non 317 se non si fosse inceppato il pulsante del voto elettronico del ministro dell'Economia Giulio Tremonti.

Loiero: “Il referendum cancellerà questa vittoria degli anti italiani”

20/10- Il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero, commentando il si’ alla legge sulla devolution dichiara: ''L' ulteriore passo avanti alla Camera della riforma costituzionale che contiene la devolution e' vissuto come un giorno sciagurato per il Paese, il Mezzogiorno e, in particolare, per la Calabria. E' la vittoria degli antitaliani''. ''Al di la' degli effetti reali della devolution, per molti versi devastanti - continua Loiero - rimprovero ai deputati della Lega e ai loro alleati, specie quelli eletti nel sud che si sono scelti un ruolo di docili caudatori, di aver dato linfa con questa legge al sentimento della divisione e dell' egoismo. Un germe che e' stato inoculato nelle vene degli italiani e ha finito per frantumare le antiche certezze costituzionali. Quando fra breve la devolution sara' approvata anche dal Senato non apparira' modificato solo l' articolo 117, ma anche i primi articoli della Carta Costituzionale, quelli delle garanzie, che fino a oggi si ritenevano immodificabili''. ''Muore dunque - conclude Loiero - un modello di convivenza degli italiani e muore nei fatti la stessa unita' del nostro Paese. Il referendum cancellera' l'offesa alla coesione nazionale''.

Sbarra: “Una giornata nera per il sud”

20/10- ''Quella di oggi e' una giornata nera per il Sud''. A sostenerlo è il segretario generale della Cisl della Calabria, Luigi Sbarra, facendo riferimento all' approvazione alla Camera sulla devolution. ''Il Governo, condizionato ed influenzato dalle posizioni estremiste e razziste della Lega Nord - continua Sbarra - si e' prestato a questa squallida operazione parlamentare che ha voluto ulteriormente svelare il carattere di anti-meridionalita' di cui e' intrisa la sua politica economica e sociale. La Costituzione e' un insieme di valori che unisce una Nazione e quindi deve essere modificata solo con un larghissimo consenso politico e parlamentare, con maggioranze trasversali alle maggioranze di turno: da questo punto di vista va denunciata sia la superficialita' del passato governo di centro sinistra, che ha inaugurato la deprecabile prassi delle modifiche costituzionali di maggioranza, sia l' altrettanta deprecabile prassi di questo governo che non solo continua quella metodologia, ma accentua con arroganza e spavalderia i rischi di isolamento economico e sociale del Sud. Per tali ragioni chiediamo a tutte le forze politiche e ad entrambi gli schieramenti, ancora e' possibile anche se riconosciamo difficile e complicato bloccare al Senato il provvedimento, di 'mettere in sicurezza la Costituzione', di ritrovare le ragioni di modifiche costituzionali trasversalmente condivise, di ridarci il senso e la certezza di valori che uniscono e che non dividono, di elevare e rafforzare il senso e la responsabilita' delle istituzioni. Sara' il referendum popolare, ed il voto civile e democratico degli italiani, a spazzare via un provvedimento legislativo, quello della Devolution, odioso e sbagliato che spacca il paese mettendo in discussione il valore dell' unita' nazionale. Ribadiamo la nostra preferenza per un federalismo che esalti, da un lato, le vocazioni territoriali, sorregga l'autogoverno e la prossimita' delle istituzioni, incentivi la responsabilita' fiscale e la correttezza amministrativa; rafforzi, dall'altro, i vincoli di unita' nazionale con politiche di sviluppo differenziate, con la cooperazione e il reciproco sostegno tra le diverse aree. Non l'assistenzialismo ma l'esercizio, rigoroso e mirato, della solidarieta' e dell'integrazione. Un regionalismo ampio, con poteri legislativi e fiscali netti, e per questo piu' responsabile e piu' attento agli equilibri generali del Paese. Questo e' il nostro federalismo, non quello di chi vuole venti italiette diverse, sempre piu' egoiste e sempre piu' rivali''. Swecondo Sbarra, ''in un federalismo solidale, la Calabria puo' e deve trovare il posto che le e' proprio. Le tre politiche che vorrebbero essere assegnate alla competenza esclusiva della Regione hanno al contrario bisogno di una maggiore apertura addirittura a livello comunitario ed internazionale, con integrazione di risorse, strumenti, esperienze, professionalita'. Sanita', istruzione, sicurezza dei cittadini sono problemi che non si risolvono chiudendosi nella propria dimensione territoriale, neppure per gli abitanti delle regioni 'fortunate'. Solo sistemi integrati sempre piu' grandi danno le opportunita' di risorse e competenze necessarie allo sviluppo. Com' e' possibile pensare ad una vocazione localistica dell' istruzione, quando il problema dell'istruzione italiana e' quello di non riuscire ad essere competitiva sul piano delle competenze con quella fornita dagli altri paesi europei e dalle altre aree forti del mondo? Per quanto rguarda poi la sanita', siamo in presenza di un fondamentale diritto della persona che in tutti gli ordinamenti prescinde da condizionamenti di qualunque genere. In questo caso regionalizzare la sanita' significa regionalizzare la salute dei cittadini. Nessuna politica piu' di questa ha a che fare con la vita delle persone e nessuno puo' illudersi di riportare questo bene essenziale ad una diversificazione per censo. Anche se si dovesse trattare non di un censo individuale, ma territoriale. Nelle aree meno attrezzate del Paese e' comune che i cittadini per curarsi si spostino, ma una cosa e' sapere che lo spostamento e' dovuto ad attrezzature specialistiche situate altrove, altro e' pensare che per definizione il proprio sistema sanitario non possa migliorare in una logica di sviluppo nazionale che garantisca le risorse necessarie. Infine la polizia locale. Anche in questo caso gli sforzi maggiori devono essere fatti per una collaborazione sempre piu' ampia tra le diverse forze di polizia, sia a livello nazionale che nella dimensione internazionale. A questa situazione non si puo' rispondere illudendo le popolazioni locali che singole polizie locali riescano a garantire maggiore sicurezza. Questa e' una funzione di controllo del territorio che va garantita, ma nell'ambito di una politica nazionale che proprio nella sua unicita' e nel maggiore coordinamento trovi una maggiore efficacia. Non ha senso che la Calabria, la Basilicata, la Puglia e la Campania abbiano polizie diverse, quando il problema e' che la criminalita' nel Mezzogiorno, anche se ha cambiato negli ultimi anni le sue caratteristiche, e' un fenomeno che non si svolge solo nel ristretto ambito di un territorio definito''.

Errani: “Devolution sbagliata, rende l’Italia ingovernabile”

20/10 – Anche dalla Regione Emilia- Romagna arriva il dissenso sulla riforma approvata dalla Camera."Questa devoluzione e' sbagliata e si rivelera' un danno per il paese"-commenta il presidente della Regione Vasco Errani. “A piu' riprese ho rilevato difetti e rischi di questa revisione, trovando sempre un governo ed una maggioranza sordi ed insensibili ad ogni argomentazione. Al di la' delle singole critiche - sottolinea Errani - credo si sottovaluti il fatto che si rende l'Italia ingovernabile. La devoluzione continua ad essere presentata in modi diversi e contradditori: c'e' anche chi, magari per giustificare il proprio voto, dice che non cambia nulla. In realta' crea confusione e mette in discussione l'unita' del paese. In una fase cosi' delicata per i conti pubblici e per la tutela e lo sviluppo di servizi essenziali per i cittadini - conclude il presidente dell'Emilia Romagna - penso che intervenire rompendo l'unitarieta' e creando un sistema incoerente ed inefficace sia il contrario di quanto serve al paese".

 

 

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