Con le statue di Consagra inaugurata Piazza Carlo Bilotti
13/03
Cosenza si appresta a vivere il suo museo all’aperto con una
novità eclatante dell’ultimora. Infatti l’inaugurazione
delle statue di Consagra, parte importante del progetto di Bilotti
di un Museo all’aperto denominato successivamente MAP, ha visto
la novità del cambio di nome di Piazza Fera. Da questa mattina,
una delle pizze simbolo della città, per traffico ed inquinamento,
Piazza Fera ha cambiato nome. Da questa mattina si chiama Piazza Carlo
F. Bilotti. Novità assoluta nel campo amministrativo perché
per la prima volta ad una piazza viene assegnato il nome di una persona
vivente. Intricati i regolamenti. Da palazzo dei Bruzi però
fanno sapere che la cosa è costituzionale. “Questa è
una cerimonia doppia e quindi inusuale perché riguarda le statue
e riguarda il luogo che le accoglie. I toponimi non sono mai arbitrari
– ha dichiarato il Sindaco Catizone – ma raccontano la
storia, passata, presente e futura. Per questo era giusto che, nella
città del terzo millennio, Piazza Fera diventasse Piazza Bilotti.
Ma il rispetto per il passato è un valore che va custodito,
per questo un corso importante come Corso d’Italia cambierà
nome in Corso Luigi Fera. Sulla toponomastica ci apprestiamo a varare
una nuova importante fase di riassetto urbano. Sarà importante
– ha detto ancora Eva Catizone – ricordare chi non c’è
più e tra questi la memoria di Nicola Calipari. Tra i tanti
simboli della sua modernità, Cosenza avrà un’opera
di Santiago Calatrava che, come tutti i ponti, è un simbolo
di libertà. Credo
che sia giusto dedicare quest’opera a Nicola Calipari, che ha
perso la vita per la libertà degli altri”. Sarà.
Chi c’è rimasto male, ma non per la scelta del nome,
ci mancherebbe altro Bilotti è degno della massima considerazione,
sono gli abitanti della piazza che hanno stropicciato il muso davanti
al blitz di questa mattina. A far da corollario alla soluzione adottata
lo spostamento del toponimo all’ex Corso D’Italia, da
oggi Corso Luigi Fera. Una soluzione salomonica che, secondo qualcuno,
salverenne capre e cavoli. Peccato. Peccato perché la festa
di questa mattina ha avuto questa piccola parentesi (non da poco conto)
che non è passata del tutto inosservata. I commenti sono sulla
bocca dei cittadini che impegnati nella prima passeggiata verso la
Fiera di San Giuseppe, sono passati ad osservare la doppia novità.
Le bellissime statue di Consagra e il nuovo toponimo che continua
ad essere oggetto di discussioni. Il Sindaco ha scelto per tutti.
Ma torniamo alla cronaca della giornata. Doppia inaugurazione con
un paio di centinai a di persone ad assistere alla scopertura delle
statue di Consagra. Cinque pezzi unici collocati in un luogo poco
salubre per inquinamento ( il marmo risente molto dei vapori di ossido
di carbonio rilasciati dalle macchine) e messi in maniera tale da
dare veramente fastidio. I Quattro paracarri, cos’ vengono definite
le quattro statue più piccole) sono collocate nel vertice sud
est della piazza, a squadrare l’angolo di svolta del traffico
e quindi a generare ulteriore ingombro. Ma il bello viene per la statua
più grande, collocata a nord ovest della piazza. la cui pedana
di cemento occupa oltre un metro e mezzo di carreggiata con conseguante
restringimento della carreggiata e ulteriore strozzatura di traffico.
Giusto nella parte cruciale della città dove il traffico è
più preoccupante. Insomma una bella manifestazione per una
bellissima idea (quella del museo
all’aperto) guastata da scelte, a dire poco, molto discutibili
per la collocazione delle magnifiche opere di Consagra. Commenti e
musi lunghi a iosa nel dopo festa. Ma colui che ha attenuato la tensione
e le scelte di questa amministrazione è stato acclamato e ringraziato
da un alunga ovazione tributatagli dai convenuti alla manifestazione.
Carlo Bilotti, fresco assegnatario della Piazza. A lui tutti i cosentini
sono grati per questa grande idea portata avanti con tenacia da più
di due anni. Un gesto del figlio di una terra sempre avara di soddisfazioni
che vuole imprimere un corso nuovo per la sua città. Bilotti
da signore qual è ha ringraziato tutti, “in particolare
il Sindaco Eva Catizone, perché se questa idea si è
realizzata è grazie alla sua tenacia. Credo che questo sia
un evento eccezionale – ha proseguito Bilotti – in questo
museo ci saranno delle sculture, ma non si tratterà di oggetti
sparsi per la città. Sarà un percorso tra la produzione
di alcuni tra i più grandi artisti del XX secolo, perché
penso che la mia città natale meriti tutto questo”. Bilotti
ha ringraziato tutti coloro che hanno preso parte al progetto, dai
familiari Enzo e Roberto ai tecnici del Comune “che sono stati
bravissimi”. E poi ha concluso con una frase del grande architetto
americano Alexander Calder: “le grandi sculture contemporanee
non vanno collocate nei giardini di fronte agli alberi, ma nelle strade,
nelle piazze. Devono
diventare complemento armonico del patrimonio urbano”.“Altre
statue verranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi –
ha detto infine il Sindaco Eva Catizone – per un nuovo e importante
sviluppo della città. È una occasione enorme, perché
queste statue racconteranno della capacità di crescita delle
nuove generazioni. Saranno l’esempio di un nuovo Mezzogiorno,
ottimista, positivo e propositivo, dove le parole d’ordine saranno:
estetica, bellezza, felicità”. Il Museo all’aperto,
ne siamo sicuri, potrà essere un trampolino di lancio per un
turismo culturale di buon gusto. Ma molte cose bisogna ancora fare
per rendere questa splendida idea di Bilotti una cosa reale. Metter
mano alle infrastrutture. A cominciare dalla stazione ferroviaria,
praticamente in dismissione dal parte delle Ferrovie dello Stato ed
in via di smantellamento, a continuare con la ricettività medio
piccola che ancora non ha una reale applicazione, a finire al problema
del traffico che rende la città davvero inospitale ed irrespirabile
soprattutto nella centralissima Piazza Fera/Bilotti. Ma oggi bisogna
palare di conquiste culturali e non di problemi reali. Solo di potenzialità
che avranno sicuramente un periodo positivo di sviluppo.
Puglisi: “Quello che sta facendo
Bilotti per la sua città è eccezionale”
Gianni Puglisi, Presidente della Commissione italiana per l’Unesco.
“Le fortune non vengono mai da sole – ha esordito Puglisi
– e Cosenza oggi non solo ha la fortuna di ospitare cinque sculture
di uno dei più grandi artisti contemporanei su scala mondiale,
ma ha soprattutto la fortuna di avere il concittadino Carlo Bilotti
che da lidi lontani è tornato per donare.
La cultura del dono è una cosa rara in epoca contemporanea
– ha proseguito il Presidente di Unesco Italia – è
il contrario di quella cultura del mercato di cui egli stesso è
un degno rappresentante. Quello che Bilotti sta facendo per la sua
città è eccezionale”.
Puglisi si è poi complimentato con il Sindaco Catizone. “I
sindaci, in genere, hanno l’abitudine di occuparsi di viabilità,
di sicurezza, di assistenza. Tutte cose indispensabili. Devo dare
atto al Sindaco Eva Catizone di aver messo in cima a questa rosa di
priorità la cultura e l’arte. Non è un sindaco
normale. La grande capacità di vedere oltre sta nel capire
che un’opera d’arte non può stare chiusa in un
museo, ma deve stare tra la gente”.
Parlando dei siti dichiarati dall’Unesco patrimonio mondiale
dell’umanità, Puglisi ha detto che “è vero:
l’iscrizione porta ad un aumento dei flussi turistici del 20-30%,
ma l’Unesco chiede alle città di saper proteggere le
proprie opere e di saperle rendere fruibili sia al miliardario che
al saccopelista. Grazie alla lungimiranza del Sindaco Catizone e alla
generosità di Carlo Bilotti, Cosenza si mette sul filo di lana
per entrare in questa lista. Devo dire che non sarà facile,
perché nel resto del mondo ci si impegna per rendere difficile
il percorso ai siti italiani. Ma noi siamo consapevoli – ha
concluso Gianni Puglisi – di appartenere ad una potenza mondiale,
resa grande non dagli eserciti o dalla economia ma per il suo patrimonio
culturale e artistico.
Il monumento grande di Cosagra con la base che occupa
la carregiata
Consagra: “Mio marito è qui”
Con le opere del maestro Pietro Consagra, Cosenza apre una grande
porta simbolica verso l’arte. Ci passa speranza, ricchezza e
il sogno di vivere in un Paese dove l’arte non è solo
occasione di svago ma anche di crescita culturale e di sviluppo”.
“Mia marito non è presente perché a 85 anni deve
ridurre i suoi viaggi – ha poi esordito Gabriella Consagra,
consorte dell’artista siciliano – ma gli artisti hanno
questo dono unico, di essere presenti dappertutto con le loro opere.
Ma Consagra non sarebbe qui – ha sottolineato – se non
ci fosse stata la generosità e la passione di Carlo Bilotti.
In gioventù, Consagra è stato sostenuto dai collezionisti
americani. La prima fu Peggy Guggenheim che comprò delle sculture
per quello che sarebbe stato il Guggenheim Museum di Venezia. Poi
ce ne furono altri. Carlo Bilotti viene dopo di loro solo per un fatto
generazionale. Lui ha capito una cosa di fondamentale importanza per
Consagra, quella di far vivere le sue opere nelle città.
Consagra è famoso nel mondo per il linguaggio della frontalità.
Un linguaggio che non ha bisogno della figura per esprimersi. Frontalità
vuol dire che ognuno vede l’opera nella sua interezza, che non
ha bisogno di girargli attorno”.
l quattro "paracarri" di Consagra
Calvesi: “A Cosenza per la grande ammirazione
che ho di Consagra”
Il prof. Maurizio Calvesi, critico d’arte assai conosciuto
in campo nazionale, “scoperto” tra la folla e in attesa
della inaugurazione. “Sono venuto a Cosenza perché ho
grande ammirazione per il maestro Consagra – ha detto Calvesi
– io e mia moglie siamo legatissimi alla Calabria e poi devo
dire di provare stima e sincera ammirazione per Carlo Bilotti, che
dà un contributo eccezionale alla sua città”.
Il prof. Calvesi ha poi ricordato quando, da esperto del Ministeri
per i Beni Culturali, si occupò insieme ad altri della ubicazione
di alcuni dipinti di Boccioni acquisiti al patrimonio dello Stato.
C’era da scegliere tra il Museo d’arte contemporanea di
Roma e la Galleria Nazionale di Palazzo Arnone. “Scegliemmo
quest’ultimo anche per l’insistenza del collezionista
Carlo Bilotti, che fu uno degli ultimi proprietari dei dipinti.”
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