Rinviato al 22 giugno il processo ai No Global. Sollevata questione
di legittimità
14/04 E' stato rinviato al 22 giugno il processo in corso a Cosenza,
davanti alla Corte d' assise, contro i 13 militanti no global accusati
di sovversione ed attentato agli organi dello Stato. La decisione
e' stata presa dalla Corte d' assise (presidente Maria Antonietta
Onorati) per consentire che venga risolta la questione di legittimita'
costituzionale, sollevata dalla difesa di Luca Casarini, sull' utilizzabilita'
degli atti d' indagine compiuti nei confronti di un imputato prima
della sua iscrizione nel registro degli indagati. Sulle altre richieste
presentate dai difensori, compresa quella che riguarda la citazione
dei Capi di Stato presenti al G8 di Genova, i giudici si pronunceranno
soltanto dopo la ripresa del processo. La questione di legittimita'
costituzionale sollevata dalla difesa di Casarini, tra l' altro, e'
gia' all' attenzione della Consulta perche' emersa in altri processi
e ritenuta ''non manifestamente infondata'' da altri giudici di merito,
che hanno investito a tale proposito la Corte costituzionale Da qui
la decisione della Corte d' assise di Cosenza di non trasmettere alla
Corte costituzionale la questione sollevata dai difensori di Casarini,
ritenendo sufficiente attendere la pronuncia della Consulta sulle
analoghe eccezioni sollevate in altri dibattimenti. La decisione dei
giudici di non trasmettere gli atti alla Consulta deriva anche dal
fatto che la Corte d' assise, secondo quanto e' detto nell' ordinanza,
''condivide le motivazioni con le quali altri giudici hanno sollevato
la questione di legittimita' costituzionale di cui all' oggetto''.
I giudici hanno deciso di fissare la ripresa del processo al 22 giugno
in considerazione del fatto che per quella data si dovrebbe conoscere
la decisione della Consulta sulla questione di legittimita' costituzionale,
visto che la relativa udienza camerale e' stata fissata per l' 8 giugno.
Consegnato ai noglobal copia dell’hard disk
di Fiordalisi, prontamente restituita
14/04 “Colpo di scena al processo no global a Cosenza. Se nell’udienza
del 13 aprile il Pm Fiordalisi aveva minacciato di risequestrare i
computer degli imputati a seguito della richiesta di inammissibilità
delle prove di provenienza dai computer degli stessi, nella stessa
notte del 13 mentre gli avvocati difensori visionavano l’ultimo
materiale sequestrato dal PM Fiordalisi consegnato loro dalla segreteria
del tribunale , veniva rinvenuto clamorosamente al loro interno copia
dell’hard disk del computer dello stesso Fiordalisi”.
E’ quanto affermano in una nota gli imputati del Sud Ribelle,
Lidia Azzarita , Campennì Antonino, Francesco Caruso, Luca
Casarini , Cirillo Francesco, Cirillo Emiliano, Curcio Anna, Alfonso
De Vito, Claudio Dionesalvi, Giuseppe Fonzino, Michele Santagata ,
Salvatore Stasi. “Gli avvocati difensori - prosegue la nota
- sbalorditi da tale ritrovamento , durante l’udienza del 14
aprile consegnavano subito alla cancelleria del tribunale tale materiale
ed avvertivano subito del ritrovamento sia la Presidente della Corte
Maria A. Onorati che lo stesso Fiordalisi. Era successo che nel delirio
informatico messo in atto dal PM Fiordalisi, nel tentare di mettere
insieme l’enorme mole di materiale sequestrato nei computer
degli imputati lo stesso Pm inavvertitamente vi inseriva il suo stesso
hard disk. Questo fatto increscioso ma nel contempo divertente testimonia
il totale stato di confusione che regna nel panorama probatorio presentato
dal PM Fiordalisi. Dimostra anche come sia stata violata la privacy
di tutti gli imputati in quanto gli hard disk degli imputati sono
stati messi a disposizione del Tribunale nella loro interezza e non
selezionando il materiale ritenuto “sovversivo”. Ora per
fare una battuta possiamo dire che almeno in questa occasione c’è
stata piena parità fra accusa e difesa con la differenza che
i no global non hanno ritenuto spulciare fra le carte del PM Fiordalisi
rispettando la sua privacy.”
Tredici le persone coinvolte nell’inchiesta
14/04 Il processo vede imputate tredici persone coinvolte nell'inchiesta
sui gravi incidenti avvenuti a Napoli e Genova rispettivamente nel
marzo e nel luglio del 2001. A giudizio, dopo un'articolata indagine
condotta dai carabinieri del Ros e dagli investigatori della Digos,
sono finiti Luca Casarini, leader delle "tute bianche";
Francesco Caruso, ispiratore dei "disobbedienti" napoletani;
Francesco Cirillo, 52 anni, ambientalista, di Diamante; Antonio Campenni',
37, ricercatore universitario di Parghelia; Anna Curcio, 31, ricercatore
universitario, di Cosenza; Michele Santagata, 36, di Cosenza; Lidia
Azzarita, 29, di Napoli; Claudio Dionesalvi, 31, di Cosenza; Giuseppe
Fonzino, 28, leader dei no global di Taranto; Salvatore Stasi, 48,
di Taranto; Emiliano Cirillo, 23, di Diamante; Vittoria Oliva, 62,
di Montefiascone (Viterbo); Alfonso De Vito, 33, di San Giuseppe Vesuviano.
Sono tutti accusati d'aver fatto parte di un'associazione sovversiva
denominata "Rete meridionale del Sud ribelle", costituita
formalmente a Cosenza il 19 maggio del 2001. Al sodalizio, secondo
l'accusa, avrebbero aderito gruppi antagonisti meridionali uniti dall'obiettivo
di turbare l'esecuzione delle funzioni del governo italiano, sovvertire
violentemente l'ordinamento economico costituito nel nostro Stato,
sopprimere la globalizzazione dei mercati economici, alterare l'ordinamento
del mercato del lavoro. Attentando in sostanza agli organi costituzionali
la "Rete meridionale del Sud ribelle" sarebbe dovuta progressivamente
diventare una vasta associazione sovversiva destinata, usando la violenza,
a raggiungere i propri scopi. I componenti del gruppo, "spiati"
per mesi da Ros e Digos, avrebbero partecipato alle manifestazioni
di Genova (nel luglio 2001) prendendo parte, sempre secondo l'accusa,
ai violenti scontri con le forze dell'ordine e alle devastazioni.
La supposta associazione avrebbe inoltre organizzato, il 2 luglio
del 2001, l'invasione delle agenzie di lavoro interinale di Taranto,
Cosenza e Napoli. Il gruppo, infatti, operava attraverso tre diverse
"cellule" attive in Calabria, Puglia e Campania. Le intercettazioni
telefoniche e ambientali, i pedinamenti, i controlli di alcuni siti
internet avrebbero consentito di accertare l'esistenza di una vasta
rete di contestatori che si stava preparando a scendere in piazza
in occasione del vertice internazionale fissato a Napoli dal 15 al
17 marzo 2001. Vertice a cui prendevano parte i primi ministri delle
nazioni piu' industrializzate e le delegazioni di 122 paesi.
Gli attivisti dell'associazione - a parere del pm Fiordalisi, che
rappresenta l'accusa - parteciparono alle manifestazioni e agli scontri,
ripetendo nel luglio successivo l'exploit pure a Genova durante il
G8.
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