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LLa trasmissione Punto e a Capo infiamma le polemiche. Casini chiede spiegazioni al Tribunale di Cosenza

25/02 Con la puntata di ieri sul G8 e le intercettazioni telefoniche delle conversazioni dei disobbedienti nella drammatica giornata in cui Genova fu messa a ferro e a fuoco nel 2001, la trasmissione 'Punto e a capo', condotta da Giovanni Masotti, innesca lo scontro tra maggioranza e opposizione. E, siccome nelle registrazioni si ascoltano le voci di alcuni deputati, anche il mondo istituzionale si interroga sul programma di Raidue. E' proprio questa la miccia che accende la giornata. Subito sollecitato dai diretti interessati, scende in campo il presidente della Camera Pier Ferdinando Casini che, con una lettera alla procura di Cosenza, chiede spiegazioni sull'accaduto. Il coordinatore dei Verdi, Paolo Cento, uno dei parlamentari 'intercettati' chiama in causa il garante della Privacy. Stefano Rodota' inoltra immediatamente alla Rai la richiesta della registrazione del programma. L'iniziativa del garante, pero', produce ''stupore'' tra le forze di polizia. Gli autonomi del Sap definiscono l'iniziativa di Rodota' ''sopra le righe'', mentre il garante non si e' mosso ''quando nel tritacarne mediatico sono finiti al gran completo gli operatori della sicurezza''. E la vicenda potrebbe approdare in commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai- Nella sua lettera al presidente del Tribunale di Cosenza, Antonio Madeo, il presidente Casini chiede lumi sull'''eventualità -di cui hanno dato notizia anche organi di informazione- che, nell'ambito di un procedimento penale pendente nei confronti di terzi presso codesta Autorità giudiziaria, siano state acquisite agli atti trascrizioni di intercettazioni di conversazioni alle quali avrebbero preso parte deputati. Le sarò grato -conclude Casini- se vorrà fornirmi ogni utile elemento di conoscenza sugli eventuali profili di interesse della Camera dei deputati, ai fini di cui all'articolo 68 della Costituzione''. Ossia, quell'articolo per cui, al terzo comma, ''per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza'' è necessaria l'autorizzazione della Camera di appartenenza. Al centro della questione, le intercettazioni di frasi attribuite a Paolo Cento e Mauro Bulgarelli (Verdi) e Graziella Mascia (Prc). Sono state fatte ''aldilà dei limiti dettati dalla legge'', afferma Realacci della Margherita. In punto di diritto, replica il vicepresidente dei deputati di Forza Italia, Antonio Leone: ''È il caso -dice- di far sapere a quei deputati amici dei 'no global' che sarebbero stati intercettati casualmente durante il G8 di Genova per aver chiamato utenze sotto controllo, che in Italia è ancora lecito intercettare persone indagate per reati gravi''. Quelle intercettazioni, insomma, ''non sono effettuate al di fuori dei limiti di legge''. Difende a spada tratta la trasmissione di Masotti il Sindacato autonomo di polizia, perché quelle telefonate ''riguardanti la strategia del movimento no global in occasione del G8 di Genova hanno permesso di aprire uno squarcio significativo su quelle vicende''. Il Sap si schiera contro il ''linciaggio politico-mediatico del conduttore, fondato sull'unica colpa di aver fatto il proprio dovere di informare''. ''Se la libertà di stampa si riduce al solo processo alla Polizia -aggiunge il Sap- questa sì che è una vera e propria deriva populistica e autoritaria''. Per il sindacato autonomo della Polizia, ''esiste il dovere della verità, di fronte ad eventi che hanno provocato la devastazione di una città come Genova, e prodotto profonde lacerazioni nel tessuto civile del Paese''. Il Sap ricorda, inoltre, che ''era stato costretto a settembre del 2001 a diffondere i filmati dei telegiornali Rai delle devastazioni e dei saccheggi di Genova proprio perché l'informazione non era stata esaustiva e completa''. Alla fine, lo scontro investe in pieno la Rai. Il sindacato dei giornalisti Usigrai, per bocca del segretario Roberto Natale sostiene che '''Punto e a capo' ha fornito ieri sera un esempio di spregiudicatezza assolutamente fuori dalle regole e dalle consuetudinidel servizio pubblico: una trasmissione su un processo ancora in corso, che ha dato voce solo ad alcune delle parti in causa e che ha fatto uso di intercettazioni riguardanti persino alcuni parlamentari''. Natale attacca il vertice aziendale: ''Se ne vada. La sua faziosità sta sporcando ogni giorno di più l'immagine della Rai''.
Forza Italia fa quadrato attorno alla trasmissione. Per il vice coordinatore Fabrizio Cicchitto ''il materiale trasmesso relativo alla comunicazione telefonica tra Casarini e Caruso è interessante ed ha ulteriormente confermato quanto già emerso nel Comitato parlamentare d'inchiesta sui fatti di Genova del 2001, ovvero la collusione di un settore del movimento con i Black Block sul terreno dell'esercizio della violenza organizzata''. ''La sinistra dimentica -aggiunge Cicchitto- che in altri tempi,e segnatamente dal '92 al '96, intere trasmissioni della terza rete Rai sono state dedicate a udienze di processi o alla esibizione di materiale di fonte giudiziaria. Allora nessun esponente della sinistrasollevò il benché minimo problema, anzi si servì di esse per demonizzare gli avversari, facendo anche processi in piazza: 'Samarcanda' docet''', conclude Cicchitto. ''La verità è che Natale si dimostra ogni giorno di più un giornalista militante a difesa degli interessi della sinistra'' attacca, responsabile informazione di Forza Italia. ''Quello messo in campo ieri sera dalla trasmissione di Masotti è, quel giornalismo investigativo di qualità -afferma Romani- che fa bene all'informazione, pubblica o privata che sia. Un giornalismo che scava nei fatti nel rispetto del pluralismo delle voci e delle opinioni. Con le sue critiche Natale si assume una grave responsabilità: negare ai giornalisti Rai uguale dignità dei colleghi che lavorano nella carta stampata o nelle altre televisioni''. Alessio Butti, membro della commissione di Vigilanza sulla Rai (An) invita ''semplicemente l'Usigrai a moderare i toni e soprattutto a smettere la casacca politico-partitica che da qualche tempo indossa con disinvoltura per attaccare in ogni occasione il vertice Rai. È veramente squallido -aggiunge- vedere un sindacato disattento verso la propria missione, direi quasi incapace di svolgere lapropria missione e così puntuale nel rivolgere critiche fuori dalle righe pretestuose alla direzione generale Rai''. Se Rifondazione comunista, con il capogruppo alla Camera, Franco Giordano, annuncia che solleverà il caso in commissione di Vigilanza, il membro Ds dell'organismo, Esterino Montino lamenta che ''quanto avvenuto nella puntata di ieri con la trasmissione di atti riservati di un procedimento penale riguardante, peraltro, anche dei parlamentari, è un fatto di una gravità inaudita. Talmente grave che anche il presidente della Camera ha sentito la necessità di chiedere chiarimenti alla Procura di competenza''. ''La cosa, però, sembra non interessare minimamente i vertici dell'azienda che sono stati colpiti da improvviso e inspiegabile mutismo -osserva Montino-. Il direttore generale Cattaneo per molto meno ha fatto fuori dal video apprezzati conduttori e seguite trasmissioni, magari solo per qualche battuta ironica nei confronto del potere''. In questo caso, conclude il deputato Ds, ''sono proprio curioso di sapere quali provvedimenti prenderà ora 'l'uomo forte' della Rai'' - Chiamato direttamente in causa dalla Cdl, il portavoce dei disobbedienti Francesco Caruso, un odei 13 sotto inchiesta a Cosenza, parla di ''volgarità e falsità'' della trasmissione 'Punto e a capo'. ''Hanno fatto -dice- uno squallido lavoro di 'taglia e incolla' di immagini e di frasi del tutto decontestualizzate e sconesse tra di loro e, in base a quello, hanno allestito un processo mass-mediatico con relativa condanna già prestabilita''. ''Mi chiedo chi e perchè abbia fornito questo materiale. La messa in onda di tale squallida trasmissione -secondo il leader dei disobbedienti- dimostra come il processo di Cosenza sia un vero e proprio processo politico contro il movimento dei movimenti. I toni e le modalità di quella trasmissione dimostrano ancora una volta come in Italia esista un'informazione di regime che tenta di deformare la realtà''. La presenza in trasmissione del ministro Gasparri, poi, secondo diversi parlamentari dell'Unione, ha reso ''più grave'' la trasmissione. Gianfranco Pagliarulo (Comunisti Italiani), Antonello Falomi (Il Cantiere, Ds), Alfonso Gianni (Rifondazione Comunista), Valerio Calzolaio (Ds), Giorgio Merlo (Margherita), Loredana De Petris (Verdi), Gerardo Labellarte (Sdi), parlano di ''trasmissione faziosa'' che ''ha violato la legge e la Costituzione, ha infangato l'attività di esponenti del centrosinistra e, cosa ancora più grave, ha cercato di insabbiare il processo in corso sulle violenze contro tante ragazze e tanti ragazzi durante il G8 di Genova''. ''Dopo la puntata di ieri di 'Punto e a capo' i dubbi crescono: questa Rai è davvero il servizio pubblico di un Paese democratico?'', si chiedono i parlamentari dell'Unione. ''E' gravissimo che si sia cercato di delegittimare un processo in corso di svolgimento. Aspettiamo che i vertici della Rai, a cominciare dal direttore generale, Flavio Cattaneo, spieghino presto alla commissione di Vigilanza come tante e così gravi violazioni siano potute accadere''. Insorgono anche i 13 disobbedienti sotto inchiesta a Cosenza: ''Si è consumato -dicono- il primo caso di teleprocesso agli attivisti del movimento no global sotto inchiesta a Cosenza, per cospirazione e sovversione''. Un ''teleprocesso'' che ha seguito il teorema che ''vuole ridurre le contestazioni politiche contro il G8 a un enorme e verticistica macchinazione criminale''. E i loro avvocati annunciano querele. Nel frattempo, l'europarlamentare del Prc, Vittorio Agnoletto, prepara un'interrogazione in sede europea perché, dice, ''in Italia le leggi e i regolamenti sembrano essere trasformati in optional''. Agnoletto si augura che ''che vi sia un immediato intervento della commissione di Vigilanza, ma nutro ben poca fiducia sull'efficacia che questo possa avere nei confronti di un Cda Rai insensibile ormai a qualunque richiamo''. Agnoletto annuncia che presenterà, il 7 marzo nella seduta plenaria dell'Europarlamento ''un ricorso, secondo i tempi e le modalità previste dalla normativa europea, alla Corte Europea di Strasburgo per violazione dell'art.8 della 'Convenzione Europea per i diritti dell'uomo' con la richiesta di aprire un procedimento sulla trasmissione 'Punto e a capo'''.

Cosa dice la legge sulle intercettazione relative ai parlamentari

L'utilizzo delle intercettazioni telefoniche relative a deputati e senatori è disciplinato dall'articolo 68 della Costituzione e dalla legge attuativa della stessa norma, la 140 del 20 giugno 2003, rimasta nelle cronache parlamentari come 'lodo Schifani', in quanto contenente la disposizione che sospendeva i procedimenti nei confronti delle cinque Alte cariche dello Stato. In base al terzo comma dell'articolo 68 della Costituzione, ''per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza'' è necessaria l'autorizzazione della Camera di appartenenza. La legge attuativa della norma costituzionale, all'articolo 4 ribadisce innanzi tutto che ''quando occorre eseguire nei confronti di un membro del Parlamento intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni, o acquisire tabulati di comunicazioni, l'autorità competente richiede direttamente l'autorizzazione della Camera alla quale il soggetto appartiene''. L'articolo 6 poi prevede una casistica particolareggiata, con riferimento soprattutto a intercettazioni che chiamino in causa parlamentari, ma effettuate su altre utenze. Innanzi tutto ''il giudice per le indagini preliminari, anche su istanza delle parti ovvero del parlamentare interessato, qualora ritenga irrilevanti, in tutto o in parte, ai fini del procedimento i verbali e le registrazioni delle conversazioni o comunicazioni intercettate in qualsiasi forma nel corso di procedimenti riguardanti terzi, alle quali hanno preso parte membri del Parlamento, ovvero i tabulati di comunicazioni acquisiti nel corso dei medesimi procedimenti, sentite le parti, a tutela della riservatezza, ne decide, in camera di consiglio, la distruzione integrale ovvero delle parti ritenute irrilevanti''. Se il giudice per le indagini preliminari, su istanza di una parte processuale, ritiene che quelle intercettazioni e quei tabulati vadano utilizzati, decide con ordinanza e deve chiedere l'autorizzazione della Camera alla quale il membro del Parlamento appartiene o apparteneva al momento in cui le conversazioni o le comunicazioni sono state intercettate. La norma stabilisce che ''se l'autorizzazione viene negata, la documentazione delle intercettazioni è distrutta immediatamente, e comunque non oltre i dieci giorni dalla comunicazione del diniego. Tutti i verbali, le registrazioni e i tabulati di comunicazioni acquisiti'' violando queste disposizioni ''devono essere dichiarati inutilizzabili dal giudice in ogni stato e grado del procedimento''.

Siniscalchi: “La Giunta per le autorizzazioni della Camera aspetta gli atti”

Vincenzo Siniscalchi, presidente della giunta per le autorizzazioni della Camera, commenta il caso della trasmissione 'Punto e a capo' sul G8 definendo ''sorprendente'' la diffusione di intercettazioni telefoniche relative ad un procedimento in corso; quanto alla competenza della giunta, Siniscalchi aspetta di ricevere gli atti relativi alle iniziative della Camera. ''Il nostro compito - spiega Siniscalchi - e' chiarire se ci possa essere un utilizzo di intercettazioni di deputati in violazione dei principi stabiliti dall'articolo 68 della Costituzione e dalla legge 140 del 2003'', per impedire l' utilizzo nel processo di intercettazioni abusive. Si tratta, osserva Siniscalchi di ''una questione che ricorre sempre'' perche' legata alla possibilita' che un parlamentare sia intercettato in conversazioni che non si svolgono sulla sua utenza e quindi sottoposte a controllo senza bisogno di autorizzazione. Ora, afferma Siniscalchi, ''aspettiamo di ricevere gli atti e di essere investiti della questione da parte del presidente della Camera''. Al di la' della questione relativa al rispetto dell'immunita' parlamentare, Siniscalchi osserva che ''non si capisce come questo materiale venga diffuso in una trasmissione'', tanto piu' se ci sia stata una diffida.

De Zulueta (Verdi) Vogliono influenzare il processo

''Presentero' una interrogazione per capire come sia stato possibile violare il segreto istruttorio e cercare di influenzare un processo in corso in una trasmissione della televisione pubblica''. Lo afferma in una dichiarazione la senatrice dei verdi Tana de Zulueta, secondo la quale ''durante 'Punto e a capo', con la trasmissione delle intercettazioni telefoniche e' stato violato il segreto istruttorio con il gravissimo e maldestro tentativo di influenzare un procedimento giudiziario in corso''. ''La trasmissione, andata in onda su una rete del servizio pubblico, ha presentato - continua de Zulueta - una versione parziale e tendenziosa dei fatti di quei giorni, selezionando esclusivamente le immagini di presunti 'black block' ed omettendo di parlare delle violenze documentate da organizzazioni come Amnesty International e Human Rights Watch perpetrate ai danni di manifestanti inermi. Non una parola e' stata spesa, nel corso della puntata, sui processi in corso nei confronti di coloro tra le forze dell'ordine che attuarono, tra le forze dell'ordine, violenze che ci hanno resi tristemente noti nel mondo''.

Leone (FI) “Intercettazioni lecite”

''E' il caso di far sapere, a quei deputati amici dei 'No Global', che sarebbero stati intercettati casualmente durante il G8 di Genova per aver chiamato utenze sotto controllo, che in Italia e' ancora lecito intercettare persone indagate per reati gravi. Quelle di cui si parla, quindi, non sono intercettazioni effettuate al di fuori dei limiti di legge''. E' la replica di Antonio Leone, vicepresidente vicario del Gruppo Parlamentare di Forza Italia alla Camera, alle proteste dell'opposizione per le intercettazioni trasmesse ieri da ''Punto a capo''. ''A Realacci, poi, che ha chiamato in causa non solo il presidente della Camera, ma anche il capo del Governo, dimenticando evidentemente di considerare il principio della separazione dei poteri e della indipendenza della magistratura, faccio rilevare - prosegue - che nelle decisioni giudiziarie sull'utilizzo delle prove processuali, il Presidente del Consiglio non e' affatto coinvolto. Continua ancora a stupirci questo sistema di comunicazione fatto solo di aggressioni. Ma purtroppo dovremo farcene una ragione: sono questi i metodi approssimativi e confusi con cui la sinistra non perde occasione per attaccare il governo e per fare campagna elettorale''.

De Petris (Verdi) “E’ chiaro che tutti i cittadini sono controllati da un Grande Fratello”

''Ormai e' evidente che tutti i cittadini sono controllati da un 'Grande Fratello'. Il Governo faccia subito chiarezza sulla vicenda delle intercettazioni telefoniche''. Lo afferma in una dichiarazione la senatrice dei Verdi Loredana De Petris. ''Questa volta - aggiunge De Petris - si e' superato il limite delle garanzie democratiche previsto dalla nostra Carta Costituzionale. E il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, risponda anche delle intercettazioni e dei controlli effettuati sulle linee telefoniche dei deputati Cento, Bulgarelli e Mascia''. ''Questa vicenda - sottolinea De Petris - ha del torbido, mi auguro che i nomi di coloro che hanno autorizzato le intercettazioni vengano individuati. E' inammissibile che in una democrazia si calpestino certi principi che richiamano il rispetto della privacy: Rodota' intervenga e ci faccia capire come sia possibile che in una trasmissione televisiva siano state trasmesse alcune intercettazione. Tra l'altro, 'Punto e a Capo' di ieri sera ha trasmesso - conclude la parlamentare - solo disinformazione con il chiaro intento di affossare il processo in corso''.

Gli imputati accusano “E’ una telelapidazione”

''Ieri si e' consumato il primo caso di teleprocesso ai tredici attivisti del movimento no global sotto inchiesta a Cosenza per cospirazione e sovversione, ed in particolare la telelapidazione di due di loro, Francesco Caruso e Luca Casarini, secondo il teorema portato avanti da pezzi dei Ros e dei servizi segreti e che vuole ridurre le contestazioni politiche contro il G8 ad un' enorme e verticistica macchinazione criminale''. A sostenerlo sono i 13 imputati in un comunicato diffuso dai disobbedienti di Napoli. ''In questa fiction giudiziaria - sostengono - gli eventi non seguivano la consequenzialita' logica della realta', ma quella della 'sceneggiatura' ed i collegamenti erano arbitrariamente partoriti dalla fantasia del montatore. Completamente rimosse ovviamente le violenze delle forze dell' ordine, le sevizie di Bolzaneto, i pestaggi della Diaz, le cariche gratuite e indiscriminate, l' uso delle armi da fuoco fino all' assassinio del nostro fratello Carlo Giuliani. Ne esce fuori un clamoroso ribaltamento sulle responsabilita' giuridiche, politiche e morali sui fatti di Genova. Questo messaggio, prima ancora che la miseria degli attacchi personali, e' per noi inaccettabile. Ed ancor piu' le miserabili logiche per cui si e' consumato: una strumentalizzazione pre-elettorale di An e del governo, tramite il ministro Gasparri, contro il centrosinistra''. ''Anche quest' informazione di regime - sostengono gli imputati - e' il frutto dello stato di guerra permanente in cui viviamo, una guerra che dispone dell' informazione a suo piacimento: in Iraq non c' e' piu' nessun giornalista indipendente e in Italia in regia della Tv pubblica o delle Tv presidenziali Mediaset siedono i Ros dei Carabinieri''. Entrando nel dettaglio, gli imputati sostengono che ''sul piano giuridico le intercettazioni audio sono ancora oggetto di perizia e non sono state acquisite nel fascicolo dibattimentale perche' ancora non e' stato escusso il perito. Gli atti non sono percio' pubblici''. Le immagini, inoltre, aggiungono, ''sono tratte da materiale video depositato nella segreteria del pm questa estate e oggetto di attivita' integrative di indagine ex art 430 cpp e quindi allo stato affidate alla custodia e all' autorita' del pm; quindi non ancora nella disponibilita' del giudice terzo, atteso anche che la fase dell' acquisizione delle prove nel processo non e' nemmeno cominciata (ancora deve concludersi la parte delle eccezioni preliminari). Anche queste immagini quindi non sono pubbliche e si pone il problema di come siano state acquisite dalla tv''. ''Molto piu' grave'', pero', viene considerata la ''sostanza politica sul piano della correttezza delle informazioni di quello che dovrebbe essere un servizio pubblico, il tutto alla presenza del ministro delle telecomunicazioni. La trasmissione - affermano gli imputati nel comunicato - ha dimenticato di dire che il materiale audio prodotto era stato intercettato dal Ros di Benevento su mandato della procura di Napoli, ma che la stessa procura aveva ritenuto del tutto insignificante, procedendo all' archiviazione. Che questo materiale e' stato a sua volta archiviato dalla procura di Genova finche' il nostro 'biografo' Domenico Fiordalisi lo ha raccattato dai cestini dei rifiuti delle varie procure per assemblarlo e presentarlo a Cosenza''. ''C' e' inoltre - prosegue la nota - un uso del tutto tendenzioso del materiale video proposto che viene tagliato e montato ad hoc. Ad esempio si vede Caruso che dichiara in corteo 'rispettiamo tutte le forme di lotta, Genova e' grande', ma non quelle in cui dice che pero' 'questo e' il corteo della disobbedienza civile' e quelle in cui dalle amplificazioni si dice che la disobbedienza richiede ai manifestanti di non portare con se oggetti atti ad offendere. Invece si mostra subito dopo la scena del furgone dei carabinieri, anche quella espunta dal contesto in cui e' nata e cioe' la carica violenta, gratuita ed in zona autorizzata del corteo, e una persona che prende un fucile, di cui per altro esistono anche immagini in cui si vede che viene distrutto, tentando evidentemente di accreditare le parole di Caruso come una 'preparazione' a quegli avvenimenti. Vengono in generale mostrati atti di cui non e' dato capire la consequenzialita' logica ne' il rapporto con gli imputati in una trasmissione comunque presentata come un approfondimento sul processo di Cosenza e sulle responsabilita' delle 13 persone che vi sono imputate''.

Masotti: “Ho solo fatto il cronista”

"Nessuna irregolarita'. Ho compiuto ogni verifica preventiva e ho solo fatto il cronista trasmettendo materiale che figura gia' agli atti del processo in corte d'assise di Cosenza contro i 13 no global e decidendo di non mandare, invece, in onda altro materiale che pure avevo a disposizione perche' ancora non figura agli atti processuali, a dimostrazione della mia assoluta buona fede". Giovanni Masotti, conduttore di 'Punto e a capo' replica alle polemiche ('le avevo gia' messe in conto' dice 'e quindi non mi stupisce che siano arrivate') seguite alla puntata di ieri sera durante la quale ha mandato in onda alcune trascrizioni e registrazioni di intercettazioni telefoniche tra Casarini e Caruso sul G8 e conferma che c'e'stata da parte del garante della privacy la richiesta di acquisizione della registrazione del programma che sara'inviata dallzienda nelle prossime ore. 'Mi sono semplicemente limitato a svolgere il mio ruolo di cronista dopo aver verificato anche con l'ufficio legale dell'azienda ogni passaggio. L'unica perplessita' riguardava - spiega Masotti - il fatto che ascoltarne il contenuto invece che leggerlo avrebbe potuto rappresentare un impatto maggiore. E non c'e' stata - ribadisce Masotti – alcuna violazione della legge. Vorrei vedere quale giornalista avendo ricevuto un materiale importante che getta una nuova luce su un fatto di grande rilevanza come il G8 di Genova, dopo aver fatto le opportune verifiche non lo avesse trasmesso. Non farlo avrebbe significato non essere un buon giornalista. E io ritengo soltanto di aver compiuto una operazione di verita'. E poi per i colleghi della carta stampata - fa notare Masotti - quella di diffondere questo stesso tipo di materiale e' una pratica assai frequente' conclude.

Russo Spena e Giulietti: “Inammissibile l’uso distorto e tendenzioso del materiale”

Giovanni Russo Spena, del Prc, e Giuseppe Giulietti, dei Ds, denunciano la trasmissione di intercettazioni durante 'Punto e a capo' sul G8 come ''un processo in diretta televisiva senza contraddittorio'', e l'uso ''del tutto tendenzioso e distorto'' del materiale trasmesso. In un'interrogazione, Giulietti e Russo Spena chiedono al presidente del consiglio, Silvio Berlusconi (al quale l' interrogazione e' rivolta assieme al ministro delle comunicazioni, Maurizio Gasparri) se ''non ritiene inammissibile che una trasmissione del servizio pubblico celebri un processo in diretta televisiva senza contraddittorio, nonostante una lettera inviata dagli avvocati difensori degli imputati al sig. Giovanni Masotti diffidandolo dal mandare in onda il materiale''. A Berlusconi, i parlamentari chiedono poi se si rende conto che dal servizio pubblico sono state rese pubbliche intercettazioni ''ancora oggetto di perizia, non ancora acquisite nel fascicolo dibattimentale (gli atti non sono, quindi, ancora pubblici), nonche' materiale video non ancora nella disponibilita' del giudice terzo poiche' la fase dell' acquisizione delle prove al processo non e' nemmeno cominciata (ancora deve concludersi la parte delle eccezioni preliminari)'' Per i parlamentari e' poi ''stupefacente'' che il ministro delle comunicazioni ''presente in studio, abbia avallato, nei fatti, ma anche in esplicite affermazioni, tale illegittima trasmissione'', creando ''un pericoloso precedente''. Inoltre, per Giulietti e Russo Spena, la trasmissione ha fatto ''un uso del tutto tendenzioso e distorto del materiale'' dei colloqui fra Luca Casarini e Francesco Caruso per impedire di capire ''il loro comportamento disobbediente ma non teso all' organizzazione e alla preordinazione di atti violenti''.

Senese, legale di Caruso afferma: “Siamo al punto più pericoloso di criminalizzazione mediatica”

''Siamo arrivati al punto piu' basso e pericoloso di criminalizzazione mediatica di liberi cittadini sottoposti a procedimenti giudiziari.'' Lo ha dichiarato l'avvocato Annalisa Senese, uno dei difensori di Francesco Caruso nel processo di Cosenza in merito alla trasmissione ''Punto e a capo'' durante la quale sono state trasmessi video e intercettazioni riguardanti i no-global. ''Stiamo valutando la possibilita' di querelare i responsabili della trasmissione 'Punto e a capo' laddove ne ravvisassimo gli estremi di legge. Certamente - ha aggiunto l'avvocato Senese - presenteremo un esposto all'autorita' giudiziaria competente per capire come sia stato possibile che, a dibattimento non ancora iniziato, atti a disposizione solo delle parti siano finiti nelle mani di giornalisti televisivi''. ''E' una gravissima violazione delle garanzie processuali e mette in discussione la credibilita' stessa della giustizia. Peraltro le intercettazioni ed i video sono stati trasmessi in maniera parziale e decontestualizzata, cosi' realizzando un tragico montaggio di falsita' e manipolazioni. Il diritto all'informazione e la giustizia italiana - conclude l'avvocato Senese - non meritano un discredito cosi' pesante e volgare''.

Agnoletto denuncerò l’accaduto alla Corte Europea di Strasburgo”

''In Italia le leggi e i regolamenti sembrano essere trasformati in optional , non resta che rivolgersi all'Europa''. Lo ha ribadito l'on Vittorio Agnoletto, che commenta la puntata di ieri sera di ''Punto e a capo''. ''Mi auguro infatti che vi sia un immediato intervento della Commissione di vigilanza, ma nutro ben poca fiducia sull'efficacia che questo possa avere nei confronti di un consiglio di amministrazione RAI insensibile ormai a qualunque richiamo al piu' elementare rispetto delle regole. Sarebbe altrettanto doverosa un'azione del Garante della privacy a tutela dei diritti degli imputati - continua Agnoletto - ma i suoi poteri sono molto limitati in una vicenda del genere. Non resta quindi che chiedere, per l'ennesima volta, un pronunciamento dell'Europa che vincoli l'Italia al rispetto di principi democratici condivisi. Presentero' un ricorso, secondo i tempi e le modalita' previste dalla normativa europea, alla Corte Europea di Strasburgo per violazione dell'art.8 della 'Convenzione Europea per i diritti dell'uomo' con la richiesta di aprire un procedimento sulla trasmissione 'Punto e a capo'''. Spiega Agnoletto: ''il prossimo 7 marzo, nella seduta plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo rivolgero', su questo argomento, un'interrogazione urgente alla Commissione Europea evidenziando la palese violazione dell'art. 7 della 'Carta dei diritti fondamentali dell' Unione Europea Carta di Nizza' ormai integrata nella Costituzione Europea. Sara' interessante verificare se il commissario con la delega ai diritti civili, on. Frattini, rispondera' nel rispetto delle direttive dell'Unione o se fara' prevalere la fedelta' a chi lo ha indicato per quel prestigioso incarico, ovvero il governo Berlusconi''. Come era prevedibile, prosegue Agnoletto, ''la puntata di ieri sera di Punto a capo si è trasformata in un processo sommario, ove l'accusa e il giudice erano rappresentati dalla medesima persona: il conduttore. Attraverso la trasmissione di alcune intercettazioni telefoniche è stato violato il segreto istruttorio, il tutto in assenza degli imputati e della difesa.Per il resto il gioco - sottolinea Agnoletto - è stato molto semplice: affastellare spezzoni diversi di filmati tagliando, cucendo, scegliendo le inquadrature, trasmettendo e interrompendo le frasi in momenti precisi secondo una precisa strategia finalizzata ad addossare al movimento la responsabilità delle drammatiche giornate di Genova. Ovviamente nel medesimo tempo non una parola sulla mattanza nella scuola Diaz e sulle torture di Bolzaneto''. ''In quel contesto - conclude Agnoletto - ogni parola pronunciata in studio era comunque destinata a risultare
inefficace sommersa dall'effetto mediatico ricercato. L' ennesimo maldestro e inefficace tentativo di ribaltare la verità su quanto avvenuto nel luglio 2001''.

Cicchitto (FI) “Intercettazioni confermano collusioni”

''Il materiale trasmesso relativo alla comunicazione telefonica tra Casarini e Caruso è interessante ed ha ulteriormente confermato quanto già emerso nel Comitato parlamentare d'inchiesta sui fatti di Genova del 2001, ovvero la collusione di un settore del movimento con i Blak Block sul terreno dell'esercizio della violenza organizzata''. E' quanto ha dichiarato l'onorevole Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia, a proposito della trasmissione 'Punto e a capo' andata in onda ieri sera in cui è stata trasmessa una intercettazione di una comunicazione telefonica tra i leader dei 'no global' Luca Casarini e Francesco Caruso. ''La sinistra dimentica che in altri tempi, e segnatamente dal '92 al '96, intere trasmissioni della terza rete Rai sono state dedicate a udienze di processi o alla esibizione di materiale di fontegiudiziaria -prosegue Cicchitto-. Allora nessun esponente della sinistra sollevò il benché minimo problema, anzi si servì di esse per demonizzare gli avversari, facendo anche processi in piazza: 'Samarcanda' docet'', conclude Cicchitto. Ma da Samarcanda fanno sapere, mai durante i processi.

Grave la presenza del Ministro Gasparri

''È un fatto di inaudita gravità, resa ancora più grave dalla presenza del ministro delle comunicazioni,Maurizio Gasparri''. Così i parlamentari dell'Unione Gianfranco Pagliarulo (Comunisti Italiani), Antonello Falomi (Il Cantiere, Ds), Alfonso Gianni (Rifondazione Comunista), Valerio Calzolaio (Ds), Giorgio Merlo (Margherita), Loredana De Petris (Verdi), Gerardo Labellarte (Sdi), intervengono sulle intercettazioni telefoniche mandate ieri in onda da 'Punto e a capo'. ''Una trasmissione faziosa ha violato la legge e la Costituzione, ha infangato l'attività di esponenti del centrosinistra e, cosa ancora più grave, ha cercato di insabbiare il processo in corso sulle violenze contro tante ragazze e tanti ragazzi durante il G8 di Genova'', aggiungono. ''Dopo la puntata di ieri di 'Punto e a capo' i dubbi crescono: questa Rai è davvero il servizio pubblico di un Paese democratico?'', si chiedono i parlamentari dell'Unione. ''E' gravissimo che si sia cercato di delegittimare un processo in corso di svolgimento. Aspettiamo che i vertici della Rai, a cominciare dal direttore generale, Flavio Cattaneo, spieghino presto alla commissione di Vigilanza come tante e così gravi violazioni siano potute accadere".


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