La trasmissione “Punto a capo” ha mandato in onda le intercettazioni
telefoniche del processo di Cosenza sui noglobal. Polemiche e querele
24/02 Stralci di intercettazioni telefoniche tra il leader delle
Tute bianche, Luca Casarini, ed il leader dei disobbedienti di Napoli,
Francesco Caruso, agli atti del processo in corso a Cosenza nel quale
sono imputati insieme ad altri 11 appartenenti al movimento no global
con l' accusa di associazione sovversiva, sono stati trasmessi dalla
trasmissione ''Punto e a capo'', in onda su Raidue, che ne ha diffuso
la trascrizione. Si tratterebbe di conversazioni intercettate nei
giorni antecedenti al vertice del G8 svoltosi a Genova dal 20 al 22
luglio 2001, in cui si parla della presenza dei black block allo stadio
Gaslini e dell' organizzazione delle manifestazioni. Circostanze che
erano emerse in occasione della richiesta di rinvio a giudizio, formulata
dal sostituto procuratore Domenico Fiordalisi il 31 marzo 2004, e
che secondo l' accusa costituiscono la prova che il gruppo aveva organizzato
gli incidenti che poi si verificarono a Genova. Nel colloquio telefonico
tra Casarini, Caruso e un tale Pietro, delle 23.48 del 16 luglio,
si parla della presenza dei black block. E' Caruso a dirlo a Pietro:
''Ci stanno i black block, svedesi, inglesi che vogliono fare come
Goteborg, cioe' vogliono fare una cosa assieme sul livello della disobbedienza
...''. Pietro chiede quindi di parlare con Casarini e gli dice ''so
che vi state divertendo la' eh?''. ''E' na' bomba sto posto'' risponde
Casarini. Nel colloquio con un giornalista, delle 17.46 del 18 luglio,
invece, Caruso parla della violazione della zona rossa. ''Se quelli
attaccano prima'' dice il giornalista e Caruso risponde ''non cambia
il risultato, significa che dovremmo... . Significa che dovremmo superare
prima degli altri muri, l' abbiamo preventivato. Cioe' che c' era
prima un muro che e' fatto appunto ... che costa 24 milioni al mese
senza gli straordinari, che e' fatto coi manganelli, coi caschi''.
Sempre a proposito della violazione della zona rossa, Casarini, parlando
con Caruso (conversazione intercettata alle 16.12 del 12 luglio) afferma,
tra l' altro: ''Sappiamo questa volta, non e' possibile fare un discorso
semplicemente simbolico tra virgolette, cioe' qui stavolta bisogna
sfondarla la zona rossa, per cui questo presuppone tutta una serie
di elementi voglio dire certamente concreti no anche cioe' reggere
cari... o insomma una roba impegnativa per chi ha paura ... non per
chi ha paura, chi non e' abituato. Come io gli ho continuato a dire
guardate che comunque non e' che con la tuta bianca o senza tuta bianca
questo cambia. Io credo che invece sia un problema di assunzione politica
delle pratiche. Cioe' voglio dire che tutti quelli che fanno il blocco
insieme si assumono, ognuno di loro, si assume il fatto di reggere
con i livelli stabiliti, cioe' con la disobbedienza civile fatta in
quella maniera li'''. Agli atti dell' inchiesta c' e' anche un messaggio
di posta elettronica inviato da ''grilloparlante'' nel quale si afferma
che a ''Genova sono stati piu' i non BB a spaccare che i BB''.
Nel corso della puntata di 'Punto e a Capo' è stata mostrata
anche una e-mail con cui un militante scrive ad un forum del movimento
per sottolineare che ''a Genova sono stati piu' i non BB a spaccare
che i BB. Io sono partito da piazza De Novi dove c'erano i BB che
hanno spaccato le vetrine della banca (azione stupenda!) ma poi il
corteo ha continuato da solo inseguito dalla polizia e dal resto degli
sbirri ed ha distrutto nel tentativo di ritorno al campeggio tutte
le banche e quello che gli veniva sotto tiro e non c'era un solo BB''.
Gilulietti (DS) : “Cattaneo
spieghi le violazioni”
''La trasmissione 'Punto a capo' di questa sera ha violato tutte
le disposizioni della Commissione parlamentare di vigilanza in materia
di informazione giudiziaria in tv''. Lo ha detto Giuseppe Giulietti,
capogruppo Ds in Commissione di Vigilanza Rai, commentando in una
nota il servizio di questa sera sui fatti del G8 di Genova. ''Se un
simile trattamento fosse stato riservato al processo per gli eventuali
fondi neri di Mediaset sarebbero state chieste ed ottenute le dimissioni
di Cattaneo. Restiamo in attesa -conclude il parlamentare- di conoscere
le giustificazioni di Cattaneo''.
Agnoletto “la legge vieta
la diffusione di materiale d'indagine”
"Non condivido e non mi sono mai arreso all'idea che i processi,
prima ancora che in tribunale, si svolgano negli studi televisivi".
E' quanto scrive Vittorio Agnoletto a Giovanni Masotti, conduttore
della trasmissione di Rai 2 "Punto e a capo". "Ho appreso
che, nella giornata di ieri, un'agenzia giornalistica avrebbe annunciato
che nella trasmissione odierna da lei condotta sarebbero stati presentati
"gli elementi top secret su cui si fonda l'accusa ai disobbedienti
sotto processo a Cosenza per i fatti del G8 di Genova". Nel successivo
colloquio telefonico intercorso tra di noi nel pomeriggio lei mi ha
confermato l'intenzione di trasmettere due intercettazioni telefoniche,
oltre ad altro materiale video". Sottolineando che la legge vieta
la diffusione di materiale depositato in sede di indagine prima che
sia giunto a conclusione il processo di appello, Agnolotto prosegue:
"Non condivido che in uno studio televisivo vengano prodotte
delle prove dell'accusa senza che sia data agli imputati la possibilita'
di difendersi in una situazione di par condicio. Le chiedo quindi
la garanzia che nel dibattito di stasera, nulla di tutto cio' si verifichi.
Nel caso in cui fossero confermate le vostre intenzioni, saro' costretto
a declinare il vostro invito".
Cento (Verdi) “Il movimento
non si processa in televisone”
''Le presunte rivelazioni trasmesse nella trasmissione 'Punto e a
capo' sono fatti 'arcinoti' che non aggiungono e non tolgono nulla
a quelle giornate di Genova''. Lo sottolinea il vicepresidente della
Commissione Giustizia della Camera Paolo Cento (Verdi), secondo il
quale ''sarebbe piuttosto utile una trasmissione dove Fini, Ascierto
e gli altri parlamentari di An spieghino perche' hanno trascorso,
impropriamente, tutta la giornata del 20 luglio, culminata con l'assassinio
di Carlo Giuliani, nelle sale operative delle forze dell'ordine di
Genova''. A giudizio di Cento ''non e' accettabile insomma che mentre
il governo si oppone ad una commissione di inchiesta vengano svolti
in tv processi ai movimenti: e' un tentativo insopportabile di capovolgere
responsabilita' e fatti del G8''.
Caruso: “Domani quereliamo”
Il leader dei No global napoletani Francesco Caruso preannuncia una
querela e chiama in causa il pm Fiordalisi per la diffusione di intercettazioni
che andranno in onda stasera nella trasmissione 'Punto e a Capo' su
Raidue. Intercettazioni che, osserva Caruso, altre procure hanno già
archiviato. ''Sono intercettazioni -spiega Caruso- effettuate dalla
Procura di Napoli che ha disposto l'archiviazione non ravvisandosi
alcun reato. La Procura di Genova chiese l'acquisizione delle registrazioni
e anche loro le hanno archiviate. Il nostro biografo dott. Fiordalisi
ha girato nei cestini dei rifiuti delle varie Procure raccattando
e assemblando questo materiale. Abbiamo già denunciato -ha
aggiunto Caruso- questa montatura giudiziaria''. ''Trovo alquanto
inquietante -aggiunge Caruso- che la televisione pubblica si occupi
e dia risalto a questo obrobrio giudiziario che non ha nè testa
nè coda. Non vorrei che l'ufficio del pm Fiordalisi si sia
preoccupato di divulgare illegalmente, visto che non c'è ancora
stata l'acquisizione delle fonti di prova da parte del presidente
della Corte, le intercettazioni per farsi un pò di pubblicità
visto che dal punto di vista giudiziario l'inchiesta è un disastro.
Stasera vediamo il programma e domani quereliamo''.
Articolo 21: “A ‘Punto
a capo’ violate norme informazione democratica sui fatti del
G8
''Questa sera su Raidue, il vice direttore Giovanni Masotti, ha dato
vita ad una ennesima clamorosa violazione delle regole del gioco dell'informazione
democratica''. Cosi' l'associazione Articolo 21 interviene sulla trasmissione
''Punto a capo'' in onda questa sera. ''Con la consueta arroganza,
e il solito Gasparri come ospite, e con l'unico obiettivo di dimostrare
che la sinistra convive ancora con i violenti -si precisa in una nota-
e' stato allestito un processo in diretta ad alcuni leader dei no-global
per i fatti del G8 di Genova, utilizzando intercettazioni telefoniche
e filmati di sorveglianza''. Materiale che -secondo Articolo 21- risultera'
di diretta provenienza processuale o forse passato brevi mano alla
Rai dai servizi segreti''. Questo -conclude l'associazione- oltre
a violare ogni regola sull'informazione televisiva relativa ai processi
in atto, crea un precedente che qualcuno potrebbe voler estendere,
per esempio, ai processi Sme-Previti o al caso dei fondi neri Fininvest:
perche' la Rai non trasmette anche le intercettazione ed i materiali
dell'indagine relativi a tale procedimenti?'' .
Il centro sociale Leoncavallo giudica
la trasmissione ''Un processo in televisione''.
''Si e' trattato di un processo in televisione - scrive il centro
sociale in una nota - con tanto di messa in onda di video e intercettazione
telefoniche tra alcuni imputati del processo di Cosenza (ancora in
corso) in assenza degli imputati e di qualunque diritto di difesa
con il chiaro fine di inquinare il processo in tribunale''. Secondo
il Leoncavallo, si e' trattato di una ''inaccettabile informazione
di parte'', cosi' di parte ''da dimenticare, nella presunta ricostruzione,
l'omicidio di Carlo Giuliani e i massacri della Diaz e di Bolzaneto
e le responsabilita' politiche che hanno sovrinteso, anche operativamente,
a questi''. ''E' iniziata una lunga campagna elettorale - conclude
il Leoncavallo - dove tutto e' lecito, dove la regia di episodi come
la trasmissione di stasera e' la stessa delle finte prove alla scuola
Diaz e della gestione criminale delle giornate di Genova''.
Memoria d’accusa di 500 pagine
per i fatti della caserma Bolzaneto
Una memoria di 500 pagine sara' presentata dalla pubblica accusa
all'udienza del 5 marzo, al termine della requisitoria sui fatti di
Bolzaneto, avvenuti nel luglio del 2001 durante il G8, per i quali
ha gia' chiesto al gup il rinvio a giudizio di 47 indagati tra poliziotti,
carabinieri e personale medico. Intanto oggi si e' tenuta la terza
udienza preliminare, davanti al gup Maurizio De Matteis, in cui gli
avvocati difensori hanno presentato un centinaio di eccezioni sulla
legittimazione di numerosi manifestanti e loro familiari costituitisi
parti offese. Tra gli altri, il difensore di uno dei cinque medici
indagati ha sostenuto che la sua assistita, una dottoressa, deve rispondere
solo per i presunti reati avvenuti durante i suoi turni di lavoro
e ha chiesto percio' l'esclusione come parti offese di alcune persone
passate in infermeria quando il medico era assente. La pubblica accusa
ha invece sostenuto che la dottoressa doveva garantire comunque tutti
i giorni determinati controlli e non solo durante il suo turno. Il
gup si e' riservato di decidere e ha rinviato l'udienza a giovedi'
prossimo. I reati contestati ai 47 imputati nelle 161 pagine della
richiesta di rinvio a giudizio fatta dai pm del pool G8 sono a vario
titolo abuso d'ufficio, violenza privata, abuso di autorita' contro
detenuti o arrestati, falso, violazione dell'ordinamento penitenziario
e della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo. Tra
gli indagati figurano il vicequestore Alessandro Perugini all'epoca
numero due della Digos di Genova, il generale della Polizia Penitenziaria
Oronzo Doria, all'epoca colonnello, e l'ispettore Biagio Antonio Gugliotta.
I medici imputati sono invece Giacomo Toccafondi, Aldo Amenta, Adriana
Mazzolesi, Sonia Sciandra e Marilena Zaccardi.
Gli avvocati dei poliziotti: “Violenza
preparata”
''Sarebbe stato auspicabile un maggiore coordinamento tra le Procure
di Genova e di Cosenza. Noi, infatti, avevamo chiesto che queste trascrizioni
fossero acquisite agli atti, ma così non è stato''.
E' il commento dell'avvocato Maurizio Mascia, difensore di Spartaco
Mortola, capo della Digos e Nando Dominici, capo della Mobile, alle
trascrizioni del processo di Cosenza. ''Non mi stupisce - ha continuato
l'avvocato - il contenuto delle conversazioni registrate, abbiamo
sempre sostenuto che le violenze avvenute non potevano essere semplicemente
frutto di prevaricazioni della polizia. Come abbiamo sostenuto che
la polizia nell'irrompere nella scuola Diaz ha dovuto far fronte ad
atti di resistenza violenta''. ''E' il segreto di pulcinella - sostiene
l'avvocato Silvio Romanelli, difensore di Vincenzo Canterini, comandante
del I reparto mobile di Roma e dei suoi uomini - che i dimostranti
cercassero la violenza e che lo scopo fosse quello di fare scoppiare
una sommossa. Non c'è ombra di dubbio, il risultato finale
è stato quello voluto. Del resto il comune di Genova aveva
ordinato un certo numero di bare, perché i morti erano previsti''.
Palombo (AN) “Piano preordinato
per mettere in crisi il Governo”
''E' evidente che, come abbiamo sempre sostenuto, a Genova c'e' stato
un trappolone, un piano preordinato per mettere a ferro e fuoco una
citta' a mettere in crisi il governo''. Cosi' il senatore di Alleanza
nazionale, Mario Palombo, vicepresidente della commissione Difesa
del Senato, commenta a caldo le anticipazioni delle intercettazioni
telefoniche dei no-global a pochi giorni dal vertice del G8 di Genova
del 2001. Senza mezzi termini, Palombo immagina un collegamento tra
le azioni dei disobbedienti e il governo in carica. ''Se ci fosse
stato un governo Prodi o D'Alema all'apoca dei fatti -chiede- ci sarebbero
state quelle violenze? Io dico di no, certo ci sarebbero state manifestazioni,
ma mai -assicura- di quella gravita'''. Palombo poi spezza una lancia
a favore delle forze dell'ordine. ''E' una cosa vergognosa -sottolinea-
mettere sotto processo le forze dell'ordine che, anzi, a Genova sono
state anche troppo buone. Non si puo' restare a guardare mentre i
no-global devastano una citta'''. Le intercettazioni, ribadisce Palombo,
''confermano quindi che ci trovavamo di fronte a un disegno ben architettato
per far degenerare oltre il consentito la situazione a Genova''.
Brutti (DS) “Elementi già noti”
Dalle intercettazioni telefoniche trasmesse nella trasmissione ''Punto
e capo'' relative ai fatti accaduti durante il G8 di Genova del 2001
non emerge ''niente di nuovo'' e comunque ''le responsabilità
penali vanno accertate e perseguite nei processi, che non vanno fatti
in tv''. Lo dice il senatore dei Ds Massimo Brutti. ''Già nell'ordinanza
di custodia cautelare relativa al procedimento al quale si fa riferimento
-afferma l'esponente della Quercia- c'erano ampi stralci di intercettazioni
nelle quali si parlava del G8 e comunque anche nei giorni precedenti
a quell'evento c'era chi manifestava pubblicamente la volontà
di violare la zona rossa. Qundi in quello che verrà trasmesso
questa sera non c'è niente di nuovo''. ''In ogni caso -prosegue
Brutti- le responsabilità penali andranno accertate e perseguite,
ma questo dovrà avvenire nel processo in un'aula di Tribunale.
I processi infatti non si fanno in televisione, questo è un
modo di comportarsi che manifesta un garantismo a senso unico. Probabilmente
intercettazioni che chiamavano in causa potenti non sarebbero state
trasmesse''.
Aliquò “I disordini di Genova erano
preordinati”
Le intercettazioni telefoniche tra gli esponenti no global prima
del G8 di Genova, trasmesse nella puntata di 'Punto e a Capo' su Raidue,
''danno un'ulteriore conferma, ove ancora ce ne fosse bisogno, del
fatto che era ben nota la presenza a Genova di gruppi di Black Block
e che questi ultimi erano tutt'altro che avulsi da certe frange, neanche
troppo minoritarie, del cosiddetto movimento antagonista'', dice Giovanni
Aliquo', segretario nazionale dell'Associazione Nazionale Funzionari
di Polizia. ''Le intercettazioni -continua- confermano poi quello
che gia' tutti sapevano e che i rapporti di intelligence dicevano
ben prima del G8: vale a dire, che i gravi disordini di Genova erano
preordinati. Ricordo bene -continua il segretario nazionale dell'Anfp-
i provocatori che avvicinavano ai reparti schierati, recitando litanie
di insulti e di stereotipi all'indirizzo dei poliziotti e dei carabinieri.
Anche in questo caso il tempo e' stato galantuomo''
SAP: “C’era evidentemente un clima di
scontro”
''Che si cercasse lo scontro con le forze dell'ordine era chiaro
fin dal primo momento. Quelle telefonate sono solo la conferma del
clima che si avvertiva in quei giorni''. Filippo Saltamartini, segretario
generale del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia), commenta cosi' le
intercettazioni telefoniche tra esponenti dei no global che saranno
trasmesse nel corso del programma 'Punto e a Capo' su Raidue. ''Mezzi
e strutture delle forze di polizia -prosegue- furono attaccatI dai
manifestanti, la presenza dei Black Block a Genova era nota all'interno
del movimento. In una situazione del genere si puo' comprendere la
difficolta' che le forze dell'ordine incontrarono per isolare i violenti
da chi voleva manifestare pacificamente''.
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