Omicidio Calipari: Bush manda una
lettera a Ciampi
Una lettera al presidente Carlo Azeglio Ciampi, per garantirgli che
gli Stati Uniti svolgeranno ''una rapida ed esauriente indagine'',
per chiarire le modalita' della morte, venerdi' scorso a Baghdad,
di Nicola Calipari, ''un eroe nel senso piu' vero della parola'',
ucciso per errore da soldati americani. E, poi, la decisione di non
commentare piu', in pubblico, la tragica sparatoria costata la vita
a Calipari e il ferimento della giornalista Giuliana Sgrena, perche'
- spiega un alto funzionario della Casa Bianca - ''non vogliamo pregiudicare
in alcun modo i risultati dell'inchiesta avviata'', che sono attesi
''fra un mese o forse piu'''. Dunque, i portavoce della Casa Bianca
non fanno eco alle dichiarazioni in Senato del presidente del Consiglio
italiano Silvio Berlusconi. L'alto funzionario tiene, pero', a dissipare
i dubbi che puo' avere suscitato la scelta di ieri del presidente
Bush, di non citare l'Italia fra gli alleati di punta degli Stati
Uniti, in un discorso alla National Defense University: ''L'Italia
resta un alleato chiave. Il suo apporto in Iraq e in Afghanistan e'
pienamente apprezzato''. Del resto, nella lettera a Ciampi, cui chiede
di farsi interprete con la famiglia Calipari del proprio sentimento
di ''tristezza'', il presidente Bush, sotto l'intestazione ''Caro
Carlo'', lo scrive a chiare lettere: ''Desidero che Lei sappia quanto
profondo e' l'apprezzamento per il sacrificio dei Suoi coraggiosi
connazionali in Iraq, cosi' come per la forza d'animo mostrata dalla
signora Sgrena durante la prova subita''. ''L'Italia - scrive ancora
il presidente statunitense - mostra coraggio nella sua determinazione
ad aiutare il popolo iracheno a costruire un futuro di pace e di democrazia.
Il popolo americano e' al vostro fianco nel perseguire la liberta'
per tutti i popoli e onora i vostri caduti come se fossero i propri''.
''Le assicuro - afferma Bush, che non fa riferimento a come si siano
svolti i fatti - che gli Stati Uniti procederanno a una rapida ed
esauriente indagine congiunta per far luce su questa terribile tragedia''.
Berlusconi chiede verità.
''L'atteggiamento di fermezza era l'unico che il governo potesse
assumere'' e ''proprio perche' la nostra amicizia con il governo ed
il popolo americani e' forte e leale, abbiamo il dovere di esigere
da loro la massima collaborazione per raggiungere la verita' dei fatti
ed individuare le responsabilita'''. Con queste parole Silvio Berlusconi
sintetizza, parlando al Senato, le linea di comportamento italiano
rivolta a fare piena luce sulla vicenda Calipari. Un atteggiamento
che ha consentito la costituzione di una commissione di inchiesta
alla quale parteciperanno anche un ''alto ufficiale ed un diplomatico''
del nostro paese, ha sottolineato. E cio' proprio perche' la ''realta'
dei fatti non puo' non essere condivisa'' con gli amici americani.
E anche perche' solo il ''reciproco riconoscimento delle eventuali
responsabilita' rappresenta la condizione per chiudere un incidente
che ha procurato tanta sofferenza'' In poco piu' di venti minuti,
il presidente del Consiglio ha fatto il punto non solo sui passi fatti
dal governo da venerdi' sera, appena giunta la notizia da Baghdad,
ma anche sulla delicata situazione che ancora permane in Iraq facendo,
tra l'altro, un caldo invito ai cittadini italiani a non recarsi in
quel paese se non sotto l'assistenza e la protezione del nostro contingente
militare. Nel suo breve ma intenso intervento, Berlusconi ha dato
atto al'opposizione di aver assunto in questa vicenda un ''atteggiamento
responsabile'': un fatto sottolineato con ''soddisfazione'' anche
al termine del dibattito, che si e' concluso con un lungo e corale
applauso dopo che il premier aveva reso ''omaggio'' al funzionario
del Sismi ucciso ripetendo le parole, ''toccanti'', che il sottosegretario
Giani Letta aveva pronunciato durante i funerali di Calipari. Parole
che Berlusconi ha voluto restassero ''agli atti del Senato''. Berlusconi
ha fatto una breve ricostruzione di quel tragico venerdi' pomeriggio
ripetendo, in sostanza, il ragionamento fatto ieri dal ministro degli
esteri Fini alla Camera, ma con l'aggiunta di un particolare: il cosidetto
quarto uomo, che inizialmente si pensava fosse nell'auto insieme a
Calipari e Giuliana Sgrena, in realta' - ha spiegato - era in attesa
in aeroporto insieme ad un ufficiale statunitense. Per il resto, Berlusconi
ha ripetuto la ricostruzione di Fini sottolineando, cosi' come aveva
fatto il vicepremier, la non totale coincidenza tra la versione dei
fatti fornita dalle autorita' Usa e quella del funzionario del Sismi
che era a bordo della Toyota Corolla insieme alla giornalista liberata
ed al dirigente ucciso. Nel sostenere la grande professionalita' dei
nostri servizi segreti in Iraq, Berlusconi ha anche rimarcato la precisa
reazione dell'esecutivo contro il ''ricatto politico'' dei terroristi
che chiedono il ritiro immediato delle nostre truppe. Un ricatto ''inaccettabile'',
ha spiegato, chiarendo che non esiste una regia unica dei sequestri
di persona in quell'area: ci sono gruppi criminali che rapiscono i
cittadini straneri per girarli ai terroristi: questi ultimi hanno
invece l'obiettivo di ''ricattare'' i governi per destabilizzare o
addirittura bloccare il processo di democratizzazione in Iraq, fino
a creare uno stato di paura ''nell'illusione'' che questi strumenti
possano costringere i paesi della coalizione a ritirarsi. ''Una strategia
fallita' - spiega il premier - grazie alla nostra fermezza ed alla
volonta' di seguire sempre e comunque la via della politica, della
diplomazia e dell'intelligence per liberare i nostri concittadini''.
E proprio ai cittadini Berlusconi, dopo aver chiarito che non esiste
assolutamente un collegamento tra i sequestri e la presenza dei contingenti
militari, rivolge un forte invito a ''non recarsi e a non soggiornare
in Iraq''. ''Il governo - ammonisce - e' in grado di garantire la
sicurezza solo a quanti lavorano in stretta collaborazione e sotto
la protezione del nostro contingente. Cosa che non e' possibile fare
per chi si avventuri, sia pure per nobili ragioni, in altre aree di
quel paese dove e' elevata la presenza di terroristi''. Il premier
non si addentra in altri particolari proprio per garantire quel necessario
''riserbo'' per tutelare l'incolumita' dei collaboratori dei nostri
servizi e dei diplomatici che si trovano sul territorio. Il presidente
del Consiglio e' fiducioso sulla possibilita' che la commissione d'inchiesta,
la cui istituzione rappresenta un fatto della ''massima importanza'',
possa chiudere rapidamente le indagini con dei risultati positivi:
tre o quattro settimane al massimo. A questa commissione Berlusconi
attribuisce una grandissima importanza non solo in quanto 'testimonianza''
della ''fermezza'' di Roma sulla vicenda, ma anche in quanto ''dimostrazione''
della grande considerazione che gli alleati americani, con il loro
presidente George Bush in testa, hanno dell'Italia: un'iniziativa
''senza precedenti'' quella della Commissione di inchiesta mista,
ma indispensabile per fare piena luce su una vicenda che - conclude
- ha portato alla morte di una persona a causa del ''fuoco amico'':
un fatto ''molto doloroso'' dal sapore di una ''ingiustizia che valica
ogni sentimento'.
Scolari: “Ignobile quello
che stanno facendo a Giuliana”
''Non chiedeteci perche' Giuliana non e' stata portata in ambasciata.
Chiedetelo al Sismi, parlate con Gianni Letta e lui vi spieghera'
perche' sono state fatte determinate scelte''. Pier Scolari uscendo
dal Celio ha replicato cosi' a chi gli chiedeva come mai, dopo la
liberazione, Giuliana Sgrena non e' stata portata in ambasciata a
Baghdad. ''E' evidente che c'e' stata una strategia da parte del Sismi
che io non conosco e neanche Giuliana'', ha detto Scolari. ''Quello
che si sta facendo a Giuliana e' ignobile, la si sta facendo passare
come se non fosse la vittima'', ha concluso il compagno della giornalista.
La Sgrena querela Emilio Fede
''Auguro a Giuliana Sgrena che guarisca in fretta per poterla incontrare
in tribunale. Riconfermo parola per parola tutto quello che ho detto
in questo tg e mi assumo la responsabilita' di quello che ho detto''.
Emilio Fede in chiusura del tg4 ha letto la notizia della querela
sporta nei suoi confronti dall'avvocato della giornalista del Manifesto.
Il direttore non fa marcia indietro. Anzi si dice convinto che il
giudice gli dara' ragione. ''Superato questo momento drammatico, che
mi ha visto solidale e impegnato per un mese a chiedere la liberta'
di Giuliana Sgrena, sono sicuro che ci saranno delle conferme alle
cose che ho detto di lei e che non sono state affatto irrispettose
e non possono avere rilievo penale'', ha detto poi il direttore. Emilio
Fede, nel Tg4 di ieri aveva messo in dubbio la versione di Giuliana
Sgrena sulla morte di Calipari e aveva anche sottolineato la decisione
dell'inviata del Manifesto di restare in Iraq nonostante l'avvertimento
del governo italiano sul rischio di rapimenti per i giornalisti. ''Sono
contento comunque che Giuliana Sgrena mi abbia querelato - ha detto
ancora Fede - mi sarei preoccupato se dimostrava riconoscenza. Io
sono dalla parte politica piu' lontana, e lo voglio essere il piu'
possibile, da quella di lei: una frangia della sinistra che non riguarda
quella sinistra intelligente e rispettosa che si richiama a Bertinotti
e a Fassino e che non coinvolge neppure i colleghi del Manifesto.
Io voglio essere il piu' lontano possibile dalle ragioni per cui lei
era in Iraq, ragioni che sono costate la vita a Nicola Calipari''.
Parla il dott. Nardi : “La
Sgrena non ha schegge nei polmoni”
''La paziente e' in buone condizioni generali, la ferita alla spalla
e la contusione polmonare sono in progressivo miglioramento. Lo ha
detto Massimo Nardi, capo dipartimento dell'ospedale militare del
Celio, leggendo il bollettino medico sulle condizioni di Giuliana
Sgrena. ''Oggi ha eseguito una Tac che ha confermato la contusione
polmonare, ma ha escluso la presenza di schegge nel polmone e quando
le condizioni locali della ferita sulla spalla lo permetteranno procederemo
ad un piccolo intervento di chirurgia plastica per la sutura della
ferita'', ha concluso Nardi.
Ragaglini rappresenta l’Italia
nelle indagini
La scelta del rappresentante italiano che partecipera' all'inchiesta
Usa sulla morte di Nicola Calipari sarebbe caduta su Cesare Ragaglini,
ministro plenipotenziario e rappresentante per i Balcani della Presidenza
del Consiglio dei Ministri. Ragaglini, ex ufficiale dei Carabinieri
e gia' capo di Gabinetto di Franco Frattini quando questi era ministro
degli Esteri, sarebbe stato scelto - secondo quanto si apprende -
per ''l'alto senso delle istituzioni, l'equilibrio e la determinazione
che lo caratterizzano''. Cesare Ragaglini ha anche conoscenza dell'Iraq,
dove ha lavorato a lungo come consigliere d'ambasciata negli anni
'90. Del team incaricato di svolgere l'inchiesta supplementare dovrebbero
far parte, sempre secondo quanto e' stato possibile apprendere, anche
uno o piu' appartenenti alle Forze armate italiane. Dovrebbe trattarsi
di almeno un ufficiale, di rango colonnello-generale di brigata, esperto
di balistica e di teatri operativi all'estero, in particolare quello
iracheno.
Assassinio Calipari: Le due versioni
dei fatti
Sono differenti in svariati punti le versioni italiana e degli Stati
Uniti su quanto avvenuto sulla strada per l'aeroporto di Baghdad,
dove venerdi' scorso e' stato ucciso il funzionario del Sismi Nicola
Calipari e sono rimasti feriti un suo collega e la giornalista Giuliana
Sgrena, appena rilasciata dopo un mese di sequestro.
COORDINAMENTO: Gli italiani dicono che i militari Usa a Baghdad erano
stati avvisati del loro passaggio - tant'e' vero che un funzionario
della CIA li attendeva all'aeroporto con l'ufficiale di collegamento
del Sismi (il ''quarto uomo'' che in un primo tempo si pensava fosse
sull'auto con Calipari, ha spiegato oggi il presidente del consiglio
Silvio Berlusconi). Erano muniti di lasciapassare, dato dagli americani,
per girare nella zona aeroportuale. Il generale americano George Casey,
comandante della forza multinazionale in Iraq sostiene di ''non avere
informazioni'' di comunicazioni di alcun genere, e che se si fosse
saputo del rilascio della Sgrena, lui sarebbe stato messo al corrente:
''si spera'', ha detto ieri. Il checkpoint era ''volante'' e, secondo
la stampa americana, era stato allestito in attesa dell'ambasciatore
John Negroponte, che sarebbe dovuto passare da quella zona intorno
a quell'ora. I soldati non sapevano nulla degli italiani.
AVVERTIMENTO. Il maggiore dei carabinieri sopravvissuto afferma che
a meta' di una svolta pericolosa, una luce, probabilmente un riflettore,
si e' improvvisamente accesa davanti all'auto che ha immediatamente
rallentato e si e' fermata. Ma subito sono cominciati gli spari da
piu' armi automatiche durati 10-15 secondi. Gli Usa sostengono che
i soldati si sono attenuti alle regole d'ingaggio previste: avvertimento
con luce, con segnalazioni con braccia e spari prima in aria e poi
a terra. L'auto non si e' fermata. Tuttavia, non ci sono segni di
pallottole sul motore - almeno da un primo esame delle foto arrivate
da Baghdad - contro il quale gli americani dicono di aver aperto il
fuoco per fermare la vettura. Mentre l'abitacolo e' stato colpito
da destra e solo un finestrino (dietro a sinistra) e' integro.
VELOCITA' AUTO. Sia il funzionario del Sismi che la Sgrena affermano
che la Toyota Corolla sulla quale viaggiavano andava piano - 40 km
l'ora - viste le condizioni della strada, bagnata e dissestata, e
la curva pericolosa. La luce era accesa all'interno dell'abitacolo,
perche' Calipari stava facendo telefonate e per facilitare controlli
a checkpoint, che ''non ci sono stati''. Gli americani dicono che
l'auto era a luci spente e andava veloce. Fonti di stampa riferiscono
dai 90 e ai 160 km orari e l'autista ha piu' volte perso il controllo
del veicolo.
Indagini sulla presenza del quarto
uomo
Le voci che si rincorrono da qualche giorno sulla presunta presenza
di un quarto uomo nella Toyota che trasportava Giuliana Sgrena all'
aeroporto di Baghdad non hanno lasciato indifferenti i magistrati
della procura di Roma. Nel fitto reticolo di misteri che circonda
tutta la vicenda culminata con l' uccisione di Nicola Calipari, del
ferimento della giornalista del Manifesto e di un agente del Sismi,
anche questo aspetto sara' approfondito. Agli atti dell' inchiesta,
tuttavia, nessun elemento conduce all' ipotesi del quarto uomo. Le
stesse persone rimaste ferite, e Pier Scolari, il compagno della Sgrena
che ha raccolto le prime parole della donna, quando hanno parlato
dei componenti a bordo della Toyota, hanno riferito che c' erano tre
persone. La presenza di un quarto passeggero, ma solo nel caso in
cui si trovasse accanto al conducente (Sgrena e Calipari erano posizionati
sul sedile posteriore), sembra esclusa anche dalle foto in possesso
degli inquirenti. Su sedile anteriore infatti destro ci sono alcuni
fori di proiettile, ma nessuna macchia di sangue. In ogni caso l'auto
dovrebbe arrivare in Italia, ed essere nella disponibilita' dei pm
romani, non prima di sabato prossimo. I pm Franco Ionta, Pietro Saviotti
ed Erminio Amelio, che prossimamente dovrebbero risentire la giornalista
in merito alle voci fuori campo che si sentono nel video diffuso ieri,
potrebbero tornare anche su questo argomento. Oggi, nel corso di un
vertice tra pm, oltre ad un punto della situazione e ad una divisione
dei compiti, sono state esaminate proprio le foto della vettura presa
di mira dai soldati americani ed inviate dai carabinieri che si trovano
a Baghdad.Dalle istantanee si notano una decina di buchi, ma un calcolo
preciso dei colpi sparati non e', al momento, possibile poiche' alcuni
vetri sono rotti. Solo l' esame del veicolo, che dovrebbe arrivare
a Roma per il fine settimana, potra' dare risposte certe sul volume
di fuoco abbattutosi sull' auto. Nel corso della riunione di oggi,
i magistrati hanno deciso inoltre di riconvocare in procura Simona
Torretta e Simona Pari. Il loro interrogatorio era da tempo programmato,
dopo il primo faccia a faccia con gli inquirenti seguito alla loro
liberazione, ma le recenti dichiarazioni di Torretta, la quale per
la prima volta ha parlato della presenza di Nicola Calipari anche
in occasione del loro rilascio, hanno preso in contropiede gli inquirenti.
Alle due volontarie sara' quindi chiesto il motivo per il quale non
hanno accennato precedentemente al ruolo di Calipari durante la loro
liberazione. E particolari su questa circostanza saranno chiesti anche
a Maurizio Scelli, il commissario straordinario della Croce Rossa
che gesti' i contatti con un mediatore dei sequestratori, ed il suo
collaboratore, il medico iracheno Nawar Al Rawas. “Quello che
inizialmente avevamo scambiato per il quarto occupante dell'auto era
invece il nostro ufficiale di collegamento che era rimasto vicino
al colonnello americano nell'aeroporto''. Anche il premier Berlusconi,
dopo il ministro degli esteri Fini, ribadisce che non c'e' alcun mistero
su un presunto 'quarto uomo' che si trovava assieme a Giuliana Sgrena,
Nicola Calipari e l'altro funzionario del Sismi a bordo dell'auto
che venerdi' 4 marzo e' stata intercettata dai militari Usa mentre
si dirigeva verso l'aeroporto di Baghdad. Ma anche oggi c'e' chi continua
ad interrogarsi sulla possibile presenza di un'altra persona: un agente
dei servizi segreti? Un collaboratore iracheno degli stessi servizi?
O addirittura qualcuno 'affidato' dai sequestratori dell'inviata del
Manifesto agli italiani per poter uscire dall'Iraq? La stessa Procura
di Roma approfondira' la vicenda nei prossimi giorni, quando da Baghdad
cominceranno ad arrivare le prime risposte, anche se agli atti dell'inchiesta
al momento non c'e' alcun riferimento ad un presunto quarto uomo.
Lo stesso ex ufficiale del Ros che guidava la Toyota Corolla e l'inviata
del Manifesto, hanno detto ai magistrati che nell'auto le persone
erano soltanto tre. Ma a caldo, nelle prime ricostruzioni, erano state
piu' fonti a citare il quarto uomo. Negli stessi ambienti dei servizi
si citavano, oltre alla vittima, due agenti feriti uno dei quali era
''in condizioni serie'' perche' ferito ad un polmone. Poi si precisava
che la ferita al polmone era invece la Sgrena e che gli altri due
007 avevano riportato lievi ferite alle gambe e alle braccia. Successivamente
si e' anche parlato di un collaboratore iracheno dell'intelligence
italiana, che sarebbe stato alla guida dell'auto, rimasto illeso nella
sparatoria. A rilanciare oggi gli interrogativi, anche se in modo
dubitativo, e' stato tra gli altri l'ex presidente della Repubblica
Francesco Cossiga che sul 'Riformista' si chiede se vale la pena rimanere
in Iraq come ''soldati di pace'' dopo la morte dei 19 italiani a Nassiriya,
di Fabrizio Quattrocchi, del caporale Vanzan, di Enzo Baldoni, di
Nicola Calipari e ''forse anche dopo il sacrificio silenzioso e nascosto
di un altro agente dello Stato...'', intendendo appunto il presunto
quarto uomo. Il premier Berlusconi, durante la conferenza stampa a
Palazzo Chigi successiva alla sparatoria, aveva parlato di ''tre nostri
funzionari'' che si trovavano assieme alla Sgrena sull'auto, due dei
quali feriti. La sera stessa pero', palazzo Chigi, dopo l'incontro
tra Berlusconi e l'ambasciatore americano Mel Sembler, precisava che
c'era solo ''un'altra persona'' ferita oltre alla Sgrena. Ieri il
ministro degli Esteri Fini e' tornato sul punto: ''non vi era un terzo
funzionario dei servizi, se non all'aeroporto di Baghdad - ha detto
alla Camera - E' vero che nelle ore concitate..., immediatamente successive
alla sparatoria..., vi e' stata confusione; e' altrettanto vero che
gia' a mezzanotte tra venerdi' e sabato'' c'e' stata la precisazione
di Palazzo Chigi. ''Non vi e' quindi - concludeva Fini - il mistero
del quarto uomo: vi erano i due funzionari italiani, vi era Giuliana
Sgrena''. Al Senato, oggi, Berlusconi ha ribadito: il cosiddetto quarto
uomo era ''il nostro ufficiale di collegamento rimasto vicino al colonnello
americano nell'aeroporto''.
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