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Cronaca
Sgrena libera/Ucciso Calipari

 

Calipari ucciso da baby soldati che chiedevano scusa.

le foto dell'auto diffuse dal TG1 (fotografato solo il lato dove non ci sono colpi)

08/03 Una pattuglia di soldati ragazzini (comandata da un capitano) forse arrivati a Baghdad solo da pochi giorni e quindi tesissimi, che non sapevano niente di chi era a bordo di quella Toyota Corolla. Sparano, e quando si rendono conto di quello che hanno fatto vengono colti dallo ''sconforto''. E chiedono scusa. Un ''incidente'', ripete il ministro degli Esteri Fini e ribadiscono anche oggi i nostri Servizi di sicurezza. Le dinamiche devono essere ancora del tutto chiarite, ma la verita' che emerge giorno dopo giorno e' addirittura banale: un errore, un banalissimo errore da parte di soldati giovanissimi e di scarsa esperienza, che forse non sapevano nemmeno che una giornalista italiana era stata rapita un mese prima, ne' erano stati informati dai loro comandi dell'operazione speciale in corso da parte di uomini dei Servizi segreti italiani. Probabilmente non dovevano nemmeno trovarsi in quel posto. E quando si sono accorti di quello che avevano combinato ''due giovani soldati americani - dice Fini - si sono avvicinati al nostro funzionario (lo 007 ferito che era stato fatto scendere dall'auto, dopo la sparatoria - ndr) e, con fare sconfortato, hanno chiesto ripetutamente scusa per l'accaduto''. Nella relazione consegnata ieri al premier Berlusconi e allo
stesso Fini dall'ambasciatore Usa Mel Sembler non e' specificato se la pattuglia americana facesse parte di un dispositivo o fosse isolata. Una delle lacune che il Governo avrebbe chiesto di colmare, perche' la dinamica dell'episodio e' ancora lontana dall'essere chiarita in tutti i dettagli. Un nuovo rapporto, probabilmente, verra' consegnato oggi dagli Stati Uniti all'Italia. Mel Sembler si e' recato di nuovo a Palazzo Chigi. Se ci saranno novita' domani il presidente del Consiglio le rendera' note al Senato. Allo stato attuale dei fatti restano delle 'discrasie' tra la versione Usa e quella italiana. Ma tra queste divergenze non vengono citati dal governo italiano quei presunti ''problemi di comunicazione'' tra i nostri 007 e il dispositivo americano sul terreno che, secondo indiscrezioni pubblicate ieri sui giornali americani, sarebbero emersi dall'inchiesta condotta dal comando Usa. Al contrario, oggi il ministro degli Esteri ha piu' volte sottolineato che gli uomini del Sismi hanno correttamente informato sia il comando militare Usa, sia l'intelligence, cioe' la Cia della ''attivita' italiana in corso''. Fonti giornalistiche Usa ieri sottolineavano che non si sarebbe parlato in modo specifico del trasporto dell'ostaggio, ma di ''un alto funzionario di ambasciata''. In ogni caso, che queste informazioni non siano arrivate alla pattuglia di soldati-ragazzini ormai sembra evidente. Ma non e' di questi ''problemi di comunicazione'' che oggi si e' parlato alla Camera. Le 'discrasie' citate da Fini, piuttosto, sono relative ad aspetti per cosi' dire contingenti e riguardano due aspetti che gli americani hanno tenuto fermi fin dal primo momento: la presunta alta velocita' dell'auto con a bordo la Sgrena e i presunti avvertimenti posti in essere dai militari Usa prima di aprire il fuoco. Su entrambi i punti lo 007 rimasto ferito racconta un'altra storia: ''viaggiavamo a non piu' di 40 chilometri orari'', afferma. E ancora: ''e' stata accesa una luce molto forte, abbiamo frenato, la macchina si e' fermata e subito c'e' stata l'azione di fuoco''.

le foto dell'auto diffuse dal TG1 (fotografato solo il lato dove non ci sono colpi)

Avviata inchiesta supplementare degli USA che fanno le condoglianze a Calipari

Il comando Usa delle Forze multinazionali in Iraq ha affidato ad un suo comando subordinato una inchiesta supplementare per chiarire le circostanze dell' ''incidente'' in cui e' morto Nicola Calipari. Per la conclusione dell'indagine ''saranno necessarie 3-4 settimane'', affermano dal comando Usa di Baghdad, che sta lavorando ''a stretto contatto'' con l'ambasciata americana. Ufficiali italiani sono stati invitati a partecipare all'inchiesta. La Multi national force Iraq, afferma una nota dell'ufficio stampa del comando americano a Baghdad, ha annunciato oggi che il suo ''comando subordinato, il 'Multi-national corps Iraq', ha costituito un team, guidato dal brigadier generale Peter Vangjel, per condurre un'indagine supplementare sulle circostanze dell'incidente del 4 marzo scorso nel quale i militari americani hanno aperto il fuoco su un veicolo che si avvicinava ad un check point della coalizione lungo la strada per l'aeroporto di Baghdad''. In quell'occasione, prosegue la nota, ''la giornalista italiana Giuliana Sgrena e' stata ferita e l'agente Nicola Calipari e' stato ucciso durante l'incidente''. L'inchiesta supplementare, affermano ancora i militari americani, ''segue quella iniziale realizzata dal comandante della divisione multi nazionale di Baghdad e sara' completata approssimativamente entro tre, quattro settimane. Il comando sta lavorando a stretto contatto con l'ambasciata americana e gli ufficiali italiani sono stati invitati a partecipare''. Nella nota, infine, il comando Usa esprime cordoglio per la morte di Calipari. ''I membri della Multi national force Iraq esprimono le loro piu' profonde condoglianze alla famiglia di Nicola Calipari, ucciso nell'incidente'' Il comando Usa delle Forze multinazionali in Iraq ha espresso infine le sue ''piu' profonde condoglianze alla famiglia di Nicola Calipari che e' stato ucciso nell'incidente'' avvenuto il 4 marzo scorso a Baghdad. E quanto si legge nel comunicato con cui lo stesso comando annuncia un'inchiesta supplementare per accertare la dinamica dei fatti.

Venerdì a Reggio messa di suffragio a Calipari. I messaggi di cordoglio dall’Italia intera.

L'arcivescovo della diocesi di Reggio Calabria-Bova, Vittorio Mondello, celebrera' venerdi', nella cattedrale di Reggio, una messa in suffragio di Nicola Calipari, il funzionario del Sismi ucciso dopo la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena. Lo si e' appreso da una nota dal nodo reggino della Rete Lilliput del Comitato per la Pace. Intanto giungono ai reggini ed a tutti gli amici dello Scout Nicola Calipari messaggi di cordoglio da tutta Italia, di sincera e commossa partecipazione. Da Lucera il Club Unesco e' vicino nel ''momento di grande dolore per la scomparsa di un altro figlio di questa meravigliosa e generosa citta', sacrificatosi per proteggere la vita di chi gli si era affidato''. I Soci del Club Unesco di Siena ''recepiscono e condividono la sofferenza per la morte di Nicola Calipari e sperano che in Iraq torni al piu' presto un po' di serenita', e che il comportamento del nuovo eroe serva da esempio per chi scatena le guerre e per chi imbottito di esplosivo ricorre alla morte per far valere le proprie ragioni''. Il Club di Udine e' vicino alla citta' di Reggio ''con profonda stima e sincera partecipazione''. Ma ancora piu' toccanti pensieri sono espressi dalla Presidente Nazionale della Federazione Italiana dei Centri e Club Unesco, Marialuisa Stringa, Vicepresidente mondiale dei Club Unesco, che si rivolge alla societa' reggina: ''nella commozione con cui stavamo vivendo la tragica scomparsa dell' avvocato Nicola Calipari, apprendiamo ora che il dolore di tutti noi, a Firenze, e' tanto piu' grande per la citta' di Reggio e per voi che avete avuto la fortuna di conoscerlo e di apprezzarne le grandi doti di umanita' e di dedizione ai valori nei quali credeva''.

Il collega di Calipari era già scampato alla morte

Non e' la prima volta che rischia di venire ammazzato in servizio. Il maggiore dei carabinieri transitato nel Sismi, che venerdi' guidava la Toyota Corolla su cui viaggiavano Giuliana Sgrena e Nicola Calipari, ha affrontato molte esperienze 'forti' durante la sua carriera, dentro e fuori i servizi segreti. In Colombia, quando faceva l'ufficiale del Ros. In Iraq, per il lungo periodo che ha fatto il capo centro a Baghdad. E altrove. Pero' questa volta ''e' diverso''. E' rimasto solo ferito ad un braccio, ''ma non e' quello il dolore piu' forte'', dicono i suoi colleghi. ''Nicola gli e' morto al fianco. Hanno lavorato insieme fin dal primo momento, erano molto amici. Si fidavano ciecamente l'uno dell'altro''. L'ex ufficiale del Ros, 'protetto' da un cordone di suoi amici e colleghi, ieri ha pianto sulla bara di Nicola Calipari. Ora sta cercando di riprendersi dalla tragedia, facendo la spola tra Roma e la citta' dove vive la sua famiglia. In testa ha sempre quello che e' successo la sera del 4 marzo, alle 20:55, lungo la strada che collega Baghdad all'aeroporto. L'ha gia' raccontato ai magistrati che indagano sull'omicidio. Questo e' il senso della sua deposizione sul punto cruciale. ''Conoscevo bene quella strada per averla percorsa in passato centinaia di volte. Arriviamo in un punto buio, pioveva, il sottopasso era allagato. Ho quindi ridotto la velocita' e poi rallentato ancora, perche' so che li' c'e' un bivio con una svolta ad angolo retto. Stavo nella corsia di sinistra: quella di destra era allagata e sapevo che c'erano due blocchi di cemento che la ostruiscono. In quel punto, a quel momento, non andavamo piu' forte di 40 chilometri orari. A meta' curva vedo una luce molto forte, una specie di faro, a circa dieci metri dalla nostra vettura e in posizione piu' alta, sul bordo destro della strada. Freno, la macchina si ferma. E subito parte il fuoco. A sparare sono state probabilmente piu' armi automatiche. Tutto e' durato 10-15 secondi''. In quei secondi ha potuto vedere la morte in faccia. 'Vederla', perche' alcuni dei proiettili erano traccianti: ''Mi hanno sfiorato, passandomi davanti al petto e sopra le gambe''. Solo una scheggia l'ha ferito ad un braccio, niente di grave. I soldati Usa hanno subito circondato la macchina. ''Mi hanno detto di scendere. Sono stato fatto inginocchiare a 10 metri dal mezzo. In inglese sono alla fine riuscito a spiegare che io e Nicola eravamo dell'ambasciata italiana e che la donna era Giuliana Sgrena, la giornalista rapita. E' stato allora che due giovani soldati si sono avvicinati e mi hanno chiesto scusa. Solo dopo qualche minuto ho visto che Nicola era morto''. Il funzionario ferito e' forse, all'interno del Sismi, quello che conosce meglio l'Iraq, e in particolare Baghdad. E' stato a lungo il responsabile dell'intelligence italiana nella capitale irachena, l'ombra dell'ambasciatore Gianludovico De Martino. Ha saputo creare una rete di informatori che gli 007 di altri Paesi ci invidiano. Una rete rivelatasi utile anche ad ottenere informazioni significative nei vari sequestri. Certo, un lavoro rischioso. Dicono che un suo collaboratore iracheno e' stato ucciso e che al suo posto poteva, forse doveva, esserci lui. Un'altra volta, nel bel mezzo di una trattativa, e' stato costretto per ore a stare sdraiato bocconi sul freddo pavimento di una moschea, minacciato con un'arma alla testa. In passato, quando era al Ros, gliela avevano giurata anche i narcotrafficanti colombiani di Medellin, collegati alla 'ndrangheta. Eppure, a vederlo, sembra la persona piu' mite del mondo.

Ministro Prestigiacomo: “Le italiane abbracciano Giuliana e Rosa”

Un abbraccio ideale da parte di tutte le donne italiane a Giuliana Sgrena e alla vedova di Nicola Calipari. Lo ha rivolto il ministro per le pari opportunita', Stefania Prestigiacomo, che questa mattina ha partecipato al Quirinale, alla consegna da parte del Capo dello Stato, di una serie di onorificenze a donne che si sono distinte nelle loro professioni. Quello odierno - ha precisato il ministro - ''e' un 8 marzo in cui il nostro pensiero e' segnato dalla tragedia di Baghdad e dal sacrificio di Nicola Calipari. A lui va il nostro pensiero e la riconoscenza dovuta a chi ha pagato il prezzo piu' alto a servizio dello stato. Un abbraccio ideale alla vedova ed a Giuliana Sgrena da parte di tutte le donne italiane''.

Veltroni: “Calipari lavorò con noi per aiutare le donne straniere”

''Nicola Calipari ha collaborato con il comune di Roma per il progetto Roxanne, a sostegno delle donne straniere vittime di tratta e per fare in modo di ottenere i permessi di soggiorno. Ho voluto ricordare questo, che forse era l'aspetto meno conosciuto di Nicola''. Lo ha detto il sindaco di Roma, Walter Veltroni presentando le iniziative dell' 8 marzo in Campidoglio.

Ministro Gasparri: “Troppa comprensione per i rapitori, poca per le forze militari”

''Vedo troppa comprensione nei confronti dei sequestratori e poca per le forze, non solo dei servizi di sicurezza ma anche militari, che si adoperano per portare l'Iraq verso la democrazia''. E' quanto ha affermato il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, secondo cui da questo punto di vista ''a volte c'e' un po' di confusione, spero che sia solo frutto dell'emotivita'''. ''Ho letto - ha affermato il ministro a margine del convegno 'Informazione on line. Prospettive evolutive e nuove opportunita'' organizzato dall'Isimm e dall'Ansa - alcune dichiarazioni che hanno suscitato in me un sentimento di amarezza''. Secondo Gasparri, infatti, ''bisogna definire i terroristi e i sequestratori per quello che sono e quelli che si impegnano per liberare i sequestrati e per portare la democrazia in Iraq per quello che sono e cioe' la parte positiva''. ''Noi vogliamo - ha concluso il ministro - che l'Iraq possa essere un Paese come il nostro, che i cittadini possano scrivere, parlare, criticare e fare quello che vogliono. Queste persone sono dei terroristi, dei sequestratori che volevano minacciare la vita della Sgrena''.

Sgrena: “Ma come si fa a dire che difendo i miei sequestratori?”

''Sono stati 30 giorni di incubo atroce, tra la vita e la morte, ogni giorno ero minacciata, ogni giorno pensavo di poter essere uccisa. Dire che io attacco i liberatori e difendo i sequestratori mi sembra una cosa assolutamente inaudita''. Cosi' Giuliana Sgrena risponde, in un'intervista rilasciata a 'Ballaro'', alle critiche di alcuni media americani. ''Essere ostaggi - ha sottolineato Sgrena - non vuol dire fare liberamente un video. Ho avuto da mangiare, da bere e medicine, ma ero chiusa in una casa sotto chiave, senza luce e senza niente. In quelle condizioni ero forse libera di dire se i rapitori mi trattavano male?'' ''Ho incontrato la moglie di Nicola Calipari e la cosa che le ho detto innanzitutto e' che avevo conosciuto brevemente suo marito e lo avevo trovato una persona meravigliosa; con lei mi sono impegnata a cercare la verita' su quello che e' successo''. L ha detto la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, in un'intervista rilasciata alla trasmissione di Raitre 'Ballaro''. ''Dopo i funerali di Nicola - ha aggiunto - sto avendo un crollo interiore, perche' e' finita veramente male, anche se io sono viva. Ma voglio la verita' per Nicola''.

Sgrena: “Non c’era una quarta persona in auto”

Sull'auto con cui Giuliana Sgrena veniva portata verso l'aeroporto di Baghdad non c'era la quarta persona di cui qualche giornale ha parlato. Lo ha chiarito la stessa giornalista del Manifesto, Giuliana Sgrena, nel corso di un'intervista rilasciata a Ballaro'. ''Quando sono salita in auto - ha ricordato al Sgrena - Nicola mi ha detto 'Mi siedo accanto a te cosi' ti senti piu' sicura' e davanti a noi c'era un agente che faceva anche da autista. Non c'era una quarta persona''. ''I due agenti - ha proseguito la giornalista - parlavano con i cellulari con Roma e con le autorita' italiane a Baghdad, immagino l'ambasciata. Dicevano che stavamo arrivando e Nicola mi ha fatto anche parlare con il capo del Sismi. Non mi pare - ha precisato - di avere sentito telefonate in inglese, ma per esperienza so che i collegamenti non vengono fatte dai singoli agenti con le autorita' americane, ma passano attraverso un agente di collegamento''.

Sgrena: “Non ho mai detto che mi volessero uccidere”

''Non ho mai detto che mi volessero uccidere, ma la meccanica di quanto accaduto e' quella di un agguato'' '''Io ho parlato di agguato - ha proseguito al giornalista - solo perche' la dinamica era quella di un agguato. Questo non vuol dire che responsabilita' ci sono perche' e' avvenuto. Tutto questo deve essere accertato e io penso che tutto quello che ha messo in evidenza il governo italiano sia da condividere''. ''Io voglio la verita' per Nicola - ha aggiunto - e spero che questa volta ci sia anche se sono molto dubbiosa anche perche' finora su fatti del genere non abbiamo mai ottenuto la verita'''.

Sgrena “Le versioni italiane e americane divergono, lo ha detto anche Fini”

''Mi sembra che nella sua informativa di oggi il vice presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, abbia messo in evidenza le divergenze tra la versione fornita dagli italiani e quella degli americani ed ha chiesto che si faccia chiarezza; questo e' quello che voglio anche io''. ''Siamo stati investiti da una pioggia di proiettili. Io non sapevo cosa fare. Immediatamente Nicola si e' buttato su di me e io sono sprofondata sotto il sedile. Ho cercato di scuotere Nicola, perche' volevo capire da lui cosa era successo, appena cessati i colpi. Ho cercato di alzarlo, ho sentito che era pesante, ho sentito un rantolo. Mi sono resa conto che lui era morto''. ''La strada che facevamo mentre siamo stati colpiti era una strada alternativa, non quella dove di solito ci sono gli attentati''. ''Era considerata - ha ricordato la giornalista - una zona sotto controllo assoluto degli americani tanto e' vero che c'erano i tank''. Comunque, ha aggiunto ''non ci sentivamo sicuri. Tanto e' vero che quando l'autista ci ha detto che mancavano solo 700 metri all'aeroporto, questo ci rassicurava perche' sapevo che la sicurezza era l'aeroporto quindi facevamo di tutto per arrivarci il piu' presto possibile''. La Sgrena ha comunque ribadito che l'auto viaggiava ''ad una velocita' normale, bassa, anche perche' proprio in quel punto c'era una curva''.

Democrazia calabrese chiede di intitolar ea Calipari una via di Reggio

Il Movimento politico 'Democrazia Calabrese' ha chiesto all' amministrazione comunale di Reggio Calabria di intitolare una piazza in memoria di Nicola Calipari e di invitare alle cerimonia il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. ''Nicola Calipari - e' scritto in una nota del Movimento - e' nato e si e' formato a Reggio Calabria. I tanti amici che oggi fanno parte di Democrazia Calabrese lo hanno ricordato commossi per il suo estremo sacrificio, ammirati per l' esempio della sua vita trascorsa al servizio del Paese. La sua tragica morte ha risvegliato interesse per valori di cui la societa' attuale sembrava poter fare a meno: la Patria, il senso del dovere, il sacrificio per gli altri e ancora la signorilita', la riservatezza, la correttezza, la forza di carattere e la modestia, che unite, trasmettono sicurezza''. ''Riteniamo che Nicola Calipari - prosegue la nota - debba essere simbolo ed esempio per tutti i calabresi, soprattutto per le giovani generazioni, che fra mille difficolta' si impegnano a costruire un futuro di progresso e civilta'. Per questo, Democrazia Calabrese invita il Sindaco di Reggio Calabria e il consiglio comunale a intitolare una piazza a Nicola Calipari, individuandola in uno di quei quartieri dove piu' prezioso puo' risultare l' esempio di un uomo che ha dedicato la vita alla difesa della legalita' e della giustizia''. ''Per il tramite dell' Amministrazione comunale di Reggio - conclude la nota - rivolgiamo un invito al Capo dello Stato perche' sia presente alla cerimonia di commemorazione di Nicola Calipari a Reggio e alla intitolazione della piazza, per ribadire con la sua alta presenza quei sentimenti di fiducia, che sempre manifesta, nelle possibilita' di riscatto del Sud e della Calabria''.

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