Pubblicato il raporto italiano in
contrasto con quello americano
02/05 Sulla base delle testimonianze rese dai protagonisti, il rapporto
italiano sull'uccisione del funzionario del Sismi Nicola Calipari
ricostruisce la dinamica dell'evento. Erano le 20,45 quanto la Toyota
Corolla con a bordo la giornalista Giuliana Sgrena, Nicola Calipari
e l'altro agente del Sismi al posto di guida si avvicinarono al check
point. Il conducente non ricorda di aver controllato il tachimetro
nei pressi della rampa, ma ricorda che procedeva a velocita' costante
di circa 70 chilometri orari, prima di entrare in una pozza d'acqua.
Li' la marcia aveva subito un sensibile rallentamento. E' quanto si
legge nel rapporto italiano reso noto oggi dal governo. I fari e la
luce interna del veicolo erano accesi.La strada era allagata e il
conducente uscendo dal sottopassaggio bagnato aveva prudentemente
rallentato l'andatura. Circostanza confermata anche dal funzionario
che attendeva l'arrivo della Toyota all'aeroporto di Baghdad che in
quel momento era al telefono con il conducente. Apprestandosi ad affrontare
la rampa di uscita dell'autostrada, la Toyota con a bordo gli italiani
ha ulteriormente rallentato. Tutte circostanze confermate anche da
Giuliana Sgrena. In merito alla velocita' del veicolo, le testimonianze
dei militari statunitensi coinvolti appaiono contraddittorie e non
univoche e sembrano viziate da fattori emotivi. Non puo' escludersi
che tali testimonianze risultino influenzate, nei ricordi, dal brevissimo
lasso di tempo in cui gli interessati hanno avuto la vettura nel proprio
campo visivo. E neppure a tali deposizioni sembra estraneo l'intuitivo
convincimento che ad una maggiore velocita' accreditata al veicolo
dovesse conseguire il minor rischio di vedersi attribuito qualche
errore di valutazione. Ancorche' il personale in servizio presso il
posto di blocco non stesse utilizzando alcun cartello o altro tipo
di segnale, le linee di allerta e di avvertimento erano stabilite.
Esse erano approssimativamente note ai soldati, ma non erano assolutamente
riconoscibili da parte dei conducenti delle autovetture che entravano
sulla rampa. Non era pero' stata fissata la stop line. L'unica possibilita'
che avevano i conducenti delle vetture in arrivo di capire che c'era
un blocco stradale era basata sulla capacita' dei sondati statunitensi
di attirare la loro attenzione, indirizzando sugli abitacoli dei veicoli
i segnali luminosi, operando al momento giusto e nel punto giusto.
Cio' ovviamente avrebbe richiesto un elevatissimo e costante livello
di attenzione, in particolare da parte dei due mitraglieri. I soldati
del posto di blocco, si legge nel rapporto italiano, non sapevano
che gli italiani si stessero avvicinando. Mentre la Toyota Corolla
si avvicinava alla rampa, il conducente era in collegamento costante
via cellulare con il suo collega all'ingresso dell'aeroporto, tenendolo
permanentemente aggiornato della situazione, secondo consolidata procedura
di sicurezza. Anche Nicola Calipari stava parlando a un telefono cellulare.
Ne' il conducente ne' Calipari erano a conoscenza che la strada fosse
bloccata da un check point. Il conducente era al corrente che la rampa
era parzialmente ostruita dalle barriere jersey, disposte perpendicolarmente
rispetto al bordo stradale e disposte in modo da occupare circa meta'
della carreggiata. Inoltre si aspettava pozzanghere d'acqua e temeva
la presenza di trappole esplosive sul ciglio della strada. A un certo
punto della rampa il conducente vide una luce sulla destra, piu' in
alto dei fari delle macchine, ma non nefu accecato. I due mitraglieri
erano gli unici soldati posizionati in modo da poter vedere il veicolo
in arrivo. Il mitragliere sparo' almeno due raffiche ravvicinate,
una breve e una lunga. I primi proiettili che il conducente della
Toyota vide provenivano da destra. Il veicolo aveva superato la linea
di avvertimento, quando fu colpito da proiettili calibro 7.62 mm.
I proiettili colpirono il lato destro e la parte anteriore della vettura.
Sul nastro del M240B del veicolo di blocco il rapporto tra cartucce
ordinarie e traccianti delle munizioni rimantenti e' di 1:1. Ma la
cassetta delle munizioni non risulta essere stata immediatamente sigillata
o sequestrata come corpo del reato. Pertanto non e' consentito ritenere
con sicurezza cheil nastro fosse lo stesso usato nell'occorso o con
lo stesso rapporto tra pallottole ordinarie e traccianti.
Questo il documento italiano
(in formato pdf)
Questo il documento americano
con gli omissis (in formato pdf)
Questo il documento americano
senza le censure (in formato word)
Le relazioni a confronto
Sono distanti le versioni italiana e americana su quanto accaduto
il 4 marzo scorso al check point 541, sulla strada che da Baghdad
porta all'aeroporto, quando Nicola Calipari rimase ucciso dal fuoco
amico americano appena dopo aver preso in consegna Giuliana Sgrena
rapita in Iraq un mese prima. A distanza di due giorni dalla diffusione
del rapporto Usa oggi - dopo aver constatato che era impossibile raggiungere
''conclusioni condivise'' - il governo italiano ha reso nota la sua
versione e la sua analisi del tragico incidente redatta dal diplomatico
Cesare Ragaglini e dal generale Pierluigi Campregher scelti per lavorare
nella Commissione mista d'inchiesta Usa-Italia. Per i relatori americani
rimane fermo che i soldati del blocco 541 non erano stati informati
del passaggio del convoglio italiano, che la Toyota con a bordo i
funzionari del Sismi e l'ostaggio liberato andava a velocita' sostenuta
e che, soprattutto, i militari si attennero alle regole d'ingaggio
che includono, come ultima opzione, la possibilita' di far fuoco per
uccidere. Ecco i principali punti sui quali i due rapporti si sono
soffermati e che, sovente, fanno segnare discordi valutazioni.
NON PRESERVATO IL SITO DELLA SPARATORIA - Uno dei punti sui quali
il rapporto italiano si sofferma inizialmente, e che in un certo senso
giustifica gran parte delle critiche italiane, e' quello che, dopo
la sparatoria ''il luogo dell' evento non e' stato preservato'' e
''dopo che la macchina si era fermata''. Questa circostanza, quindi,
per come peraltro alcuni esperti italiani avevano fatto rilevare gia'
alcune ore dopo l' evento, ''non ha consentito a coloro che hanno
svolto l' indagine sommaria nelle ore immediatamente successive di
potere acquisire misurazioni precise delle distanze e delle posizioni
sul terreno degli oggetti di rilievo coinvolti nell'evento'.Una delle
pecche dell'indagine sommaria e' stata la rimozione e l' eliminazione
dei bossoli ''effettuata, asseritamente, al fine di consentire liberta'
di movimento della torretta del veicolo col quale e' stata trasportata
la signora Sgrena all' ospedale e per evitare il rischio che forassero
i pneumatici delle autovetture''.
COORDINAMENTO - Per gli americani ''nessuno dei soldati'' al posto
di blocco e nessuna autorita' americana sapeva dell'arrivo degli italiani,
anche se un capitano ne era al corrente in quanto informato ''poco
prima della sparatoria''. Secondo la versione Usa, Calipari avrebbe
parlato degli spostamenti della Toyota solo con il funzionario di
collegamento che li attendeva all' aeroporto.Nelle conclusioni del
loro rapporto gli americani sostengono che con un ''maggior coordinamento''
si sarebbe potuta evitare la morte di Calipari. Nel rapporto e' evidenziato
il fatto da parte italiana ''non risulta che siano state diramate
indicazioni o raccomandazione in merito all' esigenza, per coloro
che percorrono la Route Irish e la Route Vernon, di utilizzare scorte
o altre particolari precauzioni (ad esempio obbligo di comunicazioni
preventive a autorita' militari e civili) durante le fasce orarie
non soggette a coprifuoco. Gli italiani dissentono con gli americani
su una questione nodale: non e' rilevante ''chiedersi cosa sarebbe
successo se la catena di comando avesse saputo del contenuto dell'
operazione, ne' quale avrebbe potuto essere il comportamento dei militari
nel caso avessero saputo che un' auto alleata si stava avvicinando''.
Un soldato americano, dice il rapporto italiano, ha detto che nulla
sarebbe cambiato e altri due che avrebbero chiesto i documenti agli
italiani.
AVVERTIMENTO - Secondo le regole d'ingaggio adottate dagli americani
- e citate nel rapporto del Pentagono - i soldati al posto di blocco
hanno nell'ordine: puntato un potente faro sull' auto in avvicinamento
prima che questa arrivasse alla 'linea di allerta';diretto il puntatore
al laser verde contro il parabrezza della Toyota, una volta che l'auto
aveva raggiunto la 'linea di allerta'; gridato e sparato due-tre raffiche
sull'area erbosa alla destra dell'auto che si stava avvicinando alla
'linea di avvertimento'; infine sparato un'altra raffica verso il
motore, ''sventagliandola dal terreno sul lato del passeggero verso
il motore'' nel tentativo di fermarlo. Dai rapporti, sia pure da presupposti
diversi, emergono due circostanze precise: i soldati del check point
541 non sapevano che gli italiani si stessero avvicinando; gli italiani,
per parte loro, non sapevano che sulla rampa della strada che porta
all' aeroporto ''ci fosse un posto di blocco''.
IL CHECK POINT 541 - Gli americani hanno detto che gli uomini in turno
al check point erano dieci: Capitano Michael Drew; tenente Robert
Daniels; tenente Nicolas Acosta; sergente Sean O' Hara; sergente Luis
Domangue; sergente Micheal Brown; soldato scelto Kenneth Mejia; soldato
scelto Mario Lozano; soldato scelto Brian Peck; sergente Edwin Feliciano.
Il posto di blocco - uno dei quattro su quella strada - era stato
allestito per proteggere il passaggio dell'allora ambasciatore Usa
in Iraq, John Negroponte, oltre un'ora prima della sparatoria.Nell'
Toyota erano presenti secondo gli Usa: Nicola Calipari, il suo collega
del Sismi Andrea Carpani e la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena.
Sulla composizione del distaccamento Usa al check point 541 e sugli
occupanti italiani della Toyota nessun rilievo da parte italiana.
Molte, invece, le critiche all' ''errore di avere lasciato la gestione
del Centro operativo tattico ai militari del battaglione di artiglieria
laddove non erano ancora capaci di gestirlo correttamente e non erano
in grado di coordinarsi con le altre unita'''. Critiche, invece, alla
''evidente mancanza di un adeguato approfondimento e specificazione'''
delle procedure da seguire nel caso di attivazione di un posto di
controllo lungo una strada considerata ad alto rischio. In particolare
le critiche sono indirizzate verso ''le valutazioni di rischio, l'
equipaggiamento necessario per il loro allestimento, le considerazioni
sulla selezione del sito, e la collocazione di segnalai o di indicatori
chiaramente visibili sia di giorno sia di notte, adottando standard
comunemente accettati in ambito internazionale, per tanto riconoscibili
facilmente sia da parte di soldati che di civili.
ADDESTRAMENTO DEI SOLDATI USA - Il rapporto italiano sottolinea il
relativo addestramento dei soldati che componevano il BP 541 i quali,
provenendo - nella vita privata - da attivita' non specificatamente
militari, erano stati affiancati ad un' altra unita'. Da questa, dice
il rapporto italiano, hanno ricevuto un addestramento ''per imitazione'',
''di per se' non ottimale per la formazione dei militari di professione,
ancor meno efficace se applicato a personale della riserva''.
LA VELOCITA' DELLA TOYOTA - E' uno dei punti piu' controversi tra
Italia e Usa. Nel rapporto del Pentagono si sostiene che il sergente
Brown, addestrato a stimare la velocita' dei veicoli perche' poliziotto
a New York, ha valutato che la Toyota stava procedendo a circa 50
miglia orarie (circa 80 km/h) e che non diminui' l'andatura nemmeno
dopo il primo avvertimento luminoso. Secondo il rapporto italiano,
''il conducente della Toyota non ricorda di avere controllato il tachimetro
nei pressi della rampa, ma ricorda che procedeva a velocita' costante
pari a circa 70 kmh prima di entrare in un' enorme pozza d'acqua,a
in un sottopasso, a circa un/due chilometri dalla rampa. La signora
Sgrena concorda sul fatto che prima di imbattersi nella pozza la vettura
andasse ad una 'velocita' normale' all' uscita della pozza d' acqua
la marcia aveva subito un sensibile rallentamento''. ''La strada era
bagnata - prosegue il rapporto - e il conducente, uscendo dal sottopassaggio
(....) aveva prudentemente rallentato l' andatura nel timore di incontrare
ulteriori allagamenti. Tale affermazione e' confermata dal quella
del funzionario del Sismi che li attendeva all' ingresso dell' aeroporto,
in quel momento in contatto telefonico con il conducente. Apprestandosi
ad affrontare la rampa di uscita dell' autostrada ilo conducente ha
ulteriormente rallentato. Entrambi i rallentamenti d' andatura sono
stati percepiti, e lucidamente ricordati, perfino dalla signora Sgrena,
che in quel momento non era certo interessata allo stile di guida''.
Nel rapporto italiano, altresi', si sottolineano le contraddizioni
nelle testimonianze dei militari Usa sulla velocita' tenuta dalla
Toyota (''viene stimata, con pretesa precisione, da ognuno in maniera
diversa: si va dalle 50 alle 80 miglia orarie'').
I PROIETTILI - Sembrano concordanti le analisi contenute nei due rapporti
sui proiettili sparati o che hanno colpito la Toyota. I due rapporti
concordano, in particolare, sul numero dei proiettili (undici), tutti
calibro 7,62 mm., che hanno perforato la parte anteriore destra della
vettura, esplosi dallo stesso militare, indicato nella relazione italiana
con la sigla Usa-A-8.
ISTANTI SUCCESSIVI ALLA SPARATORIA - Secondo i relatori americani
il funzionario del Sismi Carpani esce dall'auto con le mani alzate,
impugnando un cellulare. Quattro militari Usa gli si avvicinano ad
armi puntate tenendolo a terra e chiedendogli chi ci sia sull'auto.
Dopo l'esame del distintivo e dei documenti di Calipari e la perquisizione
del veicolo, prestano i primi soccorsi al funzionario - definito ''gravemente
ferito - e alla Sgrena, anch'essa ferita. Calipari pero' ''muore pochi
minuti dopo''. Il rapporto italiano - che per grandi linee e' simile
a quello americano per quanto riguarda cio'm che accadde subito dopo
la sparatoria - definisce in ''netta dissonanza'', rispetto alle altre,
la testimonianza di un soldato americano, che ha riferito di avere
sentito il funzionario del Sismi Carpani dire che: ''prima dik essere
inquadrato dalla luce e di essere colpito dai proiettili era nel panico;
che per questo aveva accelerato e che aveva fretta di recarsi in aeroporto''.
Nessun altro soldato Usa ha definito, dice il rapporto, il conducente
''nel panico'', ''semmai scosso per il fuoco amico''.
La manifestazione Gerbera Gialla
dedicata a Nicola Calipari
''Non ci piace quello che stiamo ascoltando in questi giorni. Non
possiamo permettere che venga meno il rispetto della memoria di Nicola
Calipari''. Lo ha detto Adriana Musella, presidente del coordinamento
nazionale antimafia Riferimenti, intervenendo all' inaugurazione delle
manifestazioni della Gerbera gialla, dedicate quest' anno alla memoria
del funzionario del Sismi ucciso a Bagdad. ''Nicola Calipari - ha
aggiunto Adriana Musella - non e' stato ucciso dalla 'ndrangheta,
ne' da Cosa nostra, ma e' morto ugualmente per mafia, quella dei potentati
e delle guerre''. Nel corso della cerimonia inaugurale sono intervenuti
il prefetto di Reggio Calabria, Giovanni D' Onofrio, ed i questori
di Cosenza, Guido Marino, e di Reggio Calabria, Vincenzo Speranza.
Le menzioni della ''Gerbera Gialla'', quest' anno, sono andate ai
vicequestori Carmela Santoro e Renato Panvino, dirigenti, rispettivamente,
del servizio misure di prevenzione e della sezione catturandi della
Questura di Reggio Calabria.
Malabraba (PRC) “Le responsabilità
sono di Negroponte”
''Le 'alte responsabilita'' per le palesi illegalita' del check point
volante, istituito per il transito di John Negroponte, forse andrebbero
ricercate proprio nell'ex ambasciatore USA in Iraq, specialista da
sempre nella guerra sporca fin dall'epoca dei check point-tomba di
persone scomode che ho visto all'opera negli anni 80 in Centroamerica''
sostiene Gigi Malabarba, capogruppo PRC al Senato e membro del Copaco,
in base alle indiscrezioni sul rapporto dei due membri italiani della
commissione d'inchiesta americana sulla morte di Nicola Calipari.
''Io lo vado sostenendo ormai da tempo - sottolinea l'esponente di
Rifondazione Comunista - dopo aver passato mesi a mettere da parte
ogni possibile dietrologia preconcetta, ma invano: tutto era sotto
controllo americano e ogni movimento di Calipari seguito, anche prima
del 4 marzo. Stroncare la linea trattativista degli italiani e degli
europei e paradossal- mente scaricare la colpa sugli stessi italiani
e' veramente un colpo da maestro da parte del capo di Opzione Salvador.
Qualcuno domandera' mai a Negroponte che cosa stesse facendo a Camp
Victory nell'ora in cui Calipari veniva assassinato e perche' quel
posto di blocco non e' stato disattivato dopo la sua funzione dichiarata?
E' noto a tutti il ruolo centrale del nostro agente del Sismi nello
scacchiere mediorientale e come la linea seguita dai nostri servizi
fosse in aperto contrasto con quella americana?'' . ''Spiace, ma la
verita' su questa vicenda rischia di essere estremamente banale e
forse proprio per questo stenta ad essere creduta: mi auguro - conclude
Malabarba - che la magistratura italiana, forse la nostra ultima speranza
nonostante gli ostacoli frapposti , possa ancora fare sul serio il
suo lavoro fino in fondo''.
Taormina : “Consegnato al
PM l’audio della prima sparatoria”
''Ho consegnato all'autorita' giudiziaria romana l'audio della telefonata,
unitamente alla relativa trascrizione, riproducente gli attimi precedenti
l'uccisione di Nicola Calipari''. Lo afferma Carlo Taormina che in
una nota aggiunge: ''la sconvolgente ricostruzione che ne scaturisce,
dopo l'audizione del testo riferito ai due interlocutori che parlano
in italiano, e' stata segretata dai magistrati procedenti''.
Secondo la CNN l’Italia ha
pagano un risctto di dieci milioni di dollari
L'affermazione di esponenti del Pentagono è stata riportata
dall'emittente americana sulla scia della pubblicazione del rapporto
italiano sull'incidente di fuoco amico del 4 marzo scorso. I due rapporti
condividendo le premesse dell'inchiestra stridono fortemente sulle
conclusioni. In assenza, per il momento, di un commento ufficiale
da parte delle autorità militari americane l'impressione della
Cnn è che sulla questione resti il muro contro muro. Da un
lato l'Italia che accusa i militari del posto di blocco di avere agito
in maniera avventata per effetto "dello stress e dell'inesperienza",
dall'altra gli Stati Uniti che invece scaricano la resposanbilità
sulla "mancanza di coordinamento" delle autorità
italiane e americane e con "il panico" che avrebbe spinto
l'agente al volante ad accelerare anziché rallentare, udendo
i colpi di arma da fuoco.
Vannino Chiti (DS) “La Commissione
Italia-America ha fallito”
''La Commissione Usa-Italia per accertare la verita' sulla morte
di Calipari non ha prodotto risultati univoci e convincenti ed ha
fallito rispetto al suo mandato''. Lo ha detto il coordinatore della
segreteria Ds, Vannino Chiti. ''A questo punto - rileva Chiti - e'
la magistratura italiana che deve svolgere la funzione di accertamento
dei fatti e deve essere messa nelle condizioni di poterlo fare. L'
Italia deve pretendere dagli Usa la massima collaborazione''. ''Noi
- prosegue l' esponente diessino - non siamo mai stati d'accordo ne'
sulla guerra in Iraq ne' sulla presenza dei militari italiani al di
fuori di una decisione internazionale. Ora - aggiunge - e' fondamentale
pretendere dagli Usa una pari dignita' nel rapporto tra alleati per
evitare una crisi nelle relazioni tra i due Paesi. Aspettiamo giovedi'
dal governo una parola chiara su tutto''.
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