E’ rottura. Indagine conclusa.
Nessun accordo sull’inchiesta
Cinquantasei giorni dopo quel tragico 4 marzo, l'indagine congiunta
sulla morte di Nicola Calipari e' ufficialmente chiusa, ma sulle conclusioni
Italia e Stati Uniti non concordano. E' stato un comunicato congiunto
diffuso contemporaneamente alle 6 del pomeriggio da Farnesina e dipartimento
di Stato a mettere la parola fine a settimane di trattative nei palazzi
della diplomazia e a indiscrezioni alimentate soprattutto dalla stampa
americana. L'ultimo scoop di un tv Usa, la Cbs, e' proprio di oggi:
l'auto di Calipari e della giornalista Giuliana Sgrena, avrebbe rivelato
un satellite del Pentagono, viaggiava a quasi 100 all'ora. Roma non
ha voluto sottoscrivere un rapporto che non condivideva, era questione
"di dignita' nazionale" ha spiegato Gianfranco Fini, e Washington
non ha ceduto sulla sua versione dei fatti. I due governi, e' stato
messo nero su bianco, sono d'accordo di essere in disaccordo. I toni
della dichiarazione pero' sono piu' che concilianti. Il lavoro "e'
stato intenso e proficuo", assicurano Roma e Washington e si
e' svolto "in un clima di grande collaborazione reciproca".
Per quanto riguarda Italia e Stati Uniti, "l'alleanza e' salda"
e l'amicizia "forte e solida", basata "su ideali e
valori condivisi" che "ci impegnano a rimanere a fianco
del popolo iracheno". I due governi poi hanno elogiato a lungo
"l'eroica attivita'" di Calipari, "un uomo straordinario",
un dirigente "leale verso la Repubblica Italiana e stimato dagli
Stati Uniti". Ma questo non e' bastato. "Gli investigatori
non sono pervenuti a conclusioni finali condivise, sebbene, dopo aver
esaminato congiuntamente le evidenze, essi abbiano condiviso fatti,
deduzioni e raccomandazioni su numerose problematiche", si legge
nel comunicato. Gli americani hanno preparato un loro rapporto che,
ha spiegato il ministro degli Esteri Fini, a quanto si sa "non
fotografa al 100 per cento quanto accaduto". Ora i due membri
italiani della commissione guidata dal generale Peter Vanjel, il diplomatico
Cesare Ragaglini e il generale del Sismi Pierluigi Campregher, e i
componenti americani "riferiranno alle rispettive autorita' nazionali
in conformita' con i regolamenti e le procedure del proprio paese".
Le conclusioni dell'indagine hanno provocato moltissime reazioni politiche.
I Ds hanno chiesto al governo di riferire quanto prima in parlamento,
mentre per comunisti italiani e verdi "l'arroganza" e "lo
schiaffo" degli Stati Uniti devono spingere l'Italia a ritirare
le proprie truppe dall'Iraq. Sara' dunque la magistratura italiana
a occuparsi della sparatoria a un posto di blocco improvvisato sulla
strada per l'aeroporto di Baghdad nel quale Calipari e' morto e Giuliana
Sgrena, cosi' come l'agente dei servizi alla guida della Toyota Corolla,
sono rimasti feriti. Con che esito pero' e' difficile dirlo. Gli Stati
Uniti di fatto non ammettono nessuna giurisdizione di un tribunale
straniero sui propri militari. Per Washington, i soldati militari
della 69.ma divisione di fanteria della Guardia Nazionale che presidiavano
il check-point hanno agito secondo le regole d'ingaggio. Intanto gli
americani sostengono che non erano stati avvertiti del rilascio della
Sgrena. Poi che i militari, che presidiavano la strada in attesa dell'ambasciatore
John Negroponte, hanno lanciato segnali di avvertimento all'auto non
appena l'hanno vista, prima con un faro e poi con spari in aria; solo
dopo hanno aperto il fuoco ad altezza carrozzeria. Infine, gli Usa
affermano che la Toyota andava a forte velocita', mentre sia la Sgrena
sia il maggiore dei carabinieri alla guida sostengono il contrario.
Su quest'ultimo punto oggi e' arrivata la rivelazione della Cbs. Un
satellite, hanno riferito all'emittente fonti del Pentagono, ha registrato
le fasi della sparatoria. Quando i militari scorsero l'auto questa
era a circa 125 metri dal posto di controllo allestito nelle vicinanze
dello scalo e non segnalato. Quando invece aprirono il fuoco era arrivata
a poco piu' di 40 metri e il tutto in meno di 3 secondi. Questo significa
che la Toyota andava a 96 chilometri l'ora (60 miglia l'ora). Di diverso
avviso sono gli inquirenti italiani impegnati nel caso. La macchina
"viaggiava al massimo a 40-50 chilometri", ha assicurato
una fonte, "aveva appena imboccato una curva e su quella strada
non poteva proprio correre". Sulla Toyota Corolla, che diciotto
tecnici della scientifica stanno esaminando, sono stati trovati almeno
undici fori di pallottola. La Cbs poi ha riaperto un altro capitolo
della vicenda Sgrena: il presunto riscatto che sarebbe stato versato
ai rapitori. L'Italia nega, ha ricordato l'emittente, ma al Pentagono
"sono convinti" che siano stati pagati diversi milioni di
dollari.
I motivi perché l’Italia
non ha firmato
La pattuglia americana ha sparato contro l'auto su cui viaggiava
Nicola Calipari, uccidendolo, nonostante la vettura procedesse a bassa
velocita': a provarlo ci sono testimonianze concordi ed altri ''elementi
fattuali'', mentre nulla prova il contrario. Le foto satellitari?
''Non esistono''. Ed ancora: i militari Usa, che non sapevano dell'arrivo
dell'auto con gli italiani a bordo, forse si sono spaventati, forse
hanno agito troppo precipitosamente e a poco serve chiedersi se hanno
rispettato regole d'ingaggio che, per quella specifica situazione,
di fatto non stanno scritte da nessuna parte. Sarebbero queste, secondo
indiscrezioni, alcune delle 'evidenze' contenute nella relazione italiana
sull'incidente che ha provocato la morte di Nicola Calipari. Perche'
di 'incidente' si tratta, su questo non c'e' alcun dubbio. Ma poteva
essere evitato, come molti di quelli, analoghi, che hanno visto come
protagonisti 'attivi' i militari americani in Iraq. Un lungo elenco
di casi, che fa parte dei numerosi allegati della relazione italiana,
che sara' resa nota nei prossimi giorni: ci sono anche dei filmati,
come quello in cui un comandante rimprovera dei soldati che hanno
appena ucciso un incolpevole iracheno conducente di un camion. L'ambasciatore
Ragaglini e il generale del Sismi Campregher, che hanno partecipato
ai lavori della commissione d'inchiesta, hanno dovuto affrontare un
lavoro difficile. Quando sono giunti a Baghdad gli Usa avevano gia'
fatto una loro inchiesta e la ''scena del delitto'', come direbbe
un investigatore della Scientifica, era completamente contaminata.
Per meglio dire, non c'era piu' nulla. Ai componenti della Commissione,
tuttavia, Giuliana Sgrena e il funzionario del Sismi che era alla
guida dell'auto hanno ripetuto in modo concorde la versione di sempre:
e cioe' che l'auto aveva rallentato imboccando un sottopassaggio allagato
e che la velocita' e' stata poi ulteriormente ridotta per degli ostacoli
sulla carreggiata e perche' c'era da affrontare una curva a gomito.
All'uscita di questa curva hanno visto una luce e poi udito gli spari.
Nessun avvertimento da parte della pattuglia americana: dicono di
aver fatto un segnale con una penna laser, ma nessuno l'ha visto,
neppure quando la scena e' stata ripetuta. Di fronte a questi ''elementi
fattuali'', non ci sarebbero prove del contrario. La rete tv Cbs parla
di un satellite spia che avrebbe visto tutto, confermando l'eccessiva
velocita' della vettura: ma - secondo quanto si e' appreso in ambienti
dell'intelligence - non ci sarebbe alcuna immagine satellitare utilizzabile
a questo scopo, anche perche' quel giorno piovigginava ed era nuvoloso.
Cosi' come non esisterebbero intercettazioni utili ai fini della ricostruzione
dei fatti: ''niente fretta di tornare a casa per far apparire l'ostaggio
liberato a Sanremo o stupidaggini del genere'', dice una fonte qualificata.
E del resto ne' immagini satellitari, ne' testi di intercettazioni,
farebbero parte del rapporto che gli Usa renderanno pubblico nei prossimi
giorni. Tutto questo per quanto riguarda il capitolo 'velocita''.
Ma la pattuglia Usa ha rispettato le regole di ingaggio? Per stabilirlo,
i componenti italiani della Commissione d'inchiesta si sono innanzitutto
chiesti che tipo di pattuglia era quella che ha sparato contro la
Toyota Corolla. La risposta da parte degli Stati Uniti era che non
si trattava di un vero check point fisso - che deve essere ben visibile
e rispettare precise regole - ma di un blocking point, cioe' una sorta
di posto di controllo itinerante. E le sue regole d'ingaggio non sarebbero
scritte in modo specifico in nessun documento: valgono quelle previste
in generale per il teatro iracheno con delle 'integrazioni' che vengono
comunicate 'a voce' ai soldati. Della presenza della pattuglia in
quel posto non era a conoscenza nemmeno l'ufficiale americano di collegamento
presente all'aeroporto di Baghdad. I militari della pattuglia Usa
avrebbero ripetuto di aver fatto una serie di segnalazioni ed esploso
colpi di avvertimento. Cosi' ha detto anche quello che ha sparato,
il cui nome e' noto ai componenti italiani della Commissione, che
sono pero' tenuti al segreto militare e che, a quanto si e' appreso,
non potranno comunicarlo ai magistrati romani che indagano per omicidio.
Sul punto, Giuliana Sgrena, il maggiore che era alla guida dell'auto
e il capocentro del Sismi che era in collegamento telefonico con quest'ultimo
al momento dell'incidente, confermano invece la simultaneita' tra
la luce del faro e l'esplosione dei colpi. Per quanto riguarda, infine,
il problema delle comunicazioni tra italiani e americani a proposito
dell'operazione in corso, nessuna delle due parti lo considera un
fattore rilevante. ''E' normale - viene sottolineato - che un'operazione
del genere venga condotta in modo riservato. E comunque l'ufficiale
di collegamento era al corrente che la vettura italiana stava tornando
in aeroporto''. Secondo la fonte ''non e' importante chi ci fosse
a bordo. Potevano esserci solo gli operatori, come successo molte
altre volte. Ma mai gli e' stato sparato addosso''.
Secondo una ricostruzione della
CBS l'auto viaggiava a 96Kmh
Un satellite militare americano ha ripreso e registrato la scena
della sparatoria del 4 marzo scorso al posto di blocco a Baghdad nella
quale fu ucciso Nicola Calipari e la ricostruzione e' ora alla base
delle conclusioni dell'inchiesta: lo afferma la rete tv americana
Cbs, citando fonti del Pentagono. Secondo la Cbs, grazie al satellite
sarebbe stato possibile stabilire che la pattuglia al checkpoint vide
l'auto quando si trovava a 137 yards di distanza (130 metri) e apri'
il fuoco quando l'auto era a 46 yards (42 metri). L'intervallo di
tempo tra i due momenti e' risultato minore di tre secondi, il che
equivale a una velocita' dell'auto - secondo questa ricostruzione
- pari a oltre 96 chilometri orari.
Sgrena “Assurdo, non andavamo
a cento allora”
"E' assurdo, non andavamo a cento all'ora anche perché
c'era una curva". Giuliana Sgrena, l'inviata de "Il Manifesto",
reagisce con stupore e fastidio alle ennesime indiscrezioni trapelate
dal Pentagono e riprese dalla rete tv americana Cbs, secondo le quali
un satellite avrebbe ripreso la scena della sparatoria, nella quale
è rimasto ucciso Nicola Calipari, e quindi anche la velocità
della vettura sulla quale viaggiavano Sgrena e i due agenti del Sismi.
"E comunque il problema non è la velocità - sottolinea
l'inviata del Manifesto - dato che non ci sono limiti di velocità
su quelle strade, ma piuttosto cosa hanno fatto gli americani per
segnalarci di fermarci. Non c'è stata alcuna segnalazione.
E noi comunque non andavamo a quella velocità, c'era una curva,
saremmo usciti di strada".
La sinistra chiede il ritiro delle
truppe
La mancanza di ''conclusioni finali condivise'' fra Italia e Stati
Uniti sull'uccisione di Nicola Calipari suscita due tipi di reazione
da parte delle forze politiche: da una parte la constatazione, fatta
dal ministro degli esteri Gianfranco Fini, che da parte italiana la
ricerca della verita' continua ad opera della magistratura; dall'altra
le opposizioni, che pure per lo piu' apprezzano la fermezza nel non
accettare le conclusioni statunitensi, chiedono che il governo riferisca
subito in parlamento o addirittura che ritiri le truppe dall'Iraq.
La linea del governo sara' illustrata alla Camere dallo stesso presidente
del consiglio: Silvio Berlusconi ha preso contatto con Pier Ferdinando
Casini e Marcello Pera e la data delle comunicazioni sara' decisa
dalla conferenza dei capigruppo di lunedi' alla Camera e martedi'
al Senato. Che la parola passi ora alla magistratura lo ha sottolineato
subito lo stesso Fini, assieme alla constatazione che l'Italia non
poteva accettare di sottoscrivere una ricostruzione, fatta da parte
americana, ''che non corrispondeva alla nostra''. Ora la magistratura
avra' tutto il sostegno del governo, ha ribadito Fini: mentre il presidente
emerito della Repubblica Francesco Cossiga ritiene che la collaborazione
sia ''doverosa'' anche da parte dell'amministrazione e dei comandi
militari statunitensi. L'atteggiamento di fermezza e' apprezzato anche
da diversi esponenti dell'opposizione, che tuttavia ritengono quanto
accaduto una conseguenza di un politica estera sbagliata. Come nota
Ugo Intini, dello Sdi, con la scelta di schierarci con gli Usa in
Iraq ''ci siamo isolati in Europa per essere, in cambio, umiliati
dagli americani''. Una prima reazione e' quindi che il governo riferisca
al piu' presto in parlamento. Lo chiedono i capogruppo dei Ds Luciano
Violante e Gavino Angius, e la stessa domanda e' avanzata per la Margherita
dal vice capogruppo al Senato, Roberto Manzione, per il quale il governo
deve ''pretendere scuse ufficiali'' dall' amministrazione statunitense.
Anche Fabio Mussi, coordinatore del correntone Ds, il comportamento
''apprezzabile'' dei rappresentanti di parte italiana non basta a
chiudere un episodio che mostra, da parte statunitense, un atteggiamento
''intollerabile'' verso un paese sovrano. Secondo molti, nell'opposizione,
la risposta a questo punto dovrebbe essere una sola, cioe' il ritiro
dall'Iraq, definito da piu' parti un ''pantano'' dal quale l'Italia
deve sbrigarsi ad uscire. E' di questa opinione il segretario del
Pdci, Oliviero Diliberto, per il quale all' ''arroganza'' statunitense
deve seguire un ''sussulto di dignita''' da parte italiana che deve
consistere nel ritorno a casa dei soldati. Anche il presidente dei
Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio, considera l'atteggiamento statunitense
uno ''schiaffo diplomatico'' e rivela la ''subalternita''' del governo
Berlusconi, che potrebbe essere riscattata solo approntando un immediato
piano di ritiro delle truppe. Pietro Folena, deputato indipendente
del gruppo del Prc, condivide l'obiettivo del ritiro delle truppe
e ritiene che questo debba essere oggetto di un'azione del'opposizione,
chiamata ad incalzare il governo. Quanto alla maggioranza, il vice
coordinatore di Forza Italia Fabrizio Cicchitto invita a ad evitare
polemiche contro il governo che ha tenuto ferme le sue posizioni sulla
vicenda Calipari, e d'altra parte sottolinea come nonostante questa
discrepanza, le ragioni dell'alleanza con gli Usa restino ferme. Anche
per esponenti di An come Carmelo Briguglio, le relazioni di amicizia
con Washington restano ferme, ma la fermezza di Fini rappresenta comunque
un'importante ''difesa della dignita' nazionale''.
La biografia di Nicola Calipari
Nicola Calipari era al Servizio segreto militare, il Sismi, dall'
estate del 2002, ma la sua e'stata una lunga carriera sotto il segno
della Polizia.
Nato a Reggio Calabria il 23 giugno del 1953, era sposato epadre di
due figli. Laureato in Giurisprudenza, era entrato in Polizia nel
settembre 1979 come commissario in prova e assegnato alla questura
di Genova come addetto alla Squadra Mobile.
Poi aveva diretto la Squadra Volanti. Nel 1980 era stato collocato
in aspettativa per compiere il servizio militare e nel 1982 fu trasferito
alla questura di Cosenza dove rimase fino al 1989. In questo periodo
ha ricoperto vari incarichi fino a dirigere la squadra mobile e a
ricoprire il ruolo di viceCapo di Gabinetto.
Nel 1988 effettuo' Un periodo di missione di tre mesi per collaborare
con la National Crime Authority australiana.
Nel maggio 1989 fu trasferito ala Questura di Roma quale addetto e,
dal 1993 e' stato vicedirigente della Squadra Mobile.
Nel 1996 fu stato promosso primo dirigente e dal marzo 1997 diresse
il locale centro interprovinciale Criminalpol. Due anni dopo passo'
alla Direzione centrale per la Polizia Criminale con incarichi di
direttore della terza e della seconda divisione delServizio Centrale
Operativo.
Dal novembre del 2000 fu trasferito alla Direzione Centrale per la
Polizia Criminale, con la funzione di vice consigliere ministeriale,
alla direzione Centrale per la Polizia Stradale, Ferroviaria, di Frontiera
e Postale.
Nel marzo 2001 passo' alla Questura di Roma come dirigente dell' Ufficio
Stranieri fino all' agosto del 2002 quando fu collocato in posizione
fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L' amministrazione della Polizia gli ha conferito molti riconoscimenti
per le operazioni di polizia giudiziaria portate a termine con successo
relative, in particolare, ad operazioni antidroga e di contrasto al
traffico internazionale di armi.
Nessun commento da Palazzo Chigi,
Berlusconi riferirà in Parlamento
Silvio Berlusconi e' pronto a riferire in Parlamento sulla vicenda
Calipari anche la prossima settimana. Il premier lo annuncia ai presidenti
delle Camere Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini. Date e modalita'
saranno stabilite lunedi' dai capigruppo di Montecitorio e martedi'
da quelli di Palazzo Madama. Intanto, nessun commento ufficiale da
Palazzo Chigi dopo la nota congiunta Italia-Usa diffusa questa sera.
Fonti della presidenza del Consiglio, interpellate, fanno esclusivamente
riferimento al comunicato gestito dalla Farnesina e dal dipartimento
di Stato Usa, senza altre considerazioni. Berlusconi oggi ha trascorso
buona parte della giornata, iniziata con il Consiglio dei ministri,
a Palazzo Chigi, si e' poi trasferito, nel pomeriggio, a Palazzo Grazioli.
''Noi abbiamo dato il mandato di accertare la verita' e i nostri uomini
hanno fatto degli accertamenti e ora abbiamo dei fatti'', aveva detto
ieri il presidente del Consiglio, conversando con i giornalisti subito
dopo il voto di fiducia del Senato al governo. ''Se ci sono delle
contrapposizioni, verranno fuori'', aveva aggiunto, chiarendo che
l'Italia ''non arrivera' mai a sottoscrivere cose che non ci convincono''.
Il premier aveva anche detto di ''capire le difficolta' della controparte''
anche perche' il ''Pentagono ha certe posizioni e l'amministrazione
americana vorrebbe che queste posizioni fossero piu' flessibili''.
Resta il fatto, aveva anche detto, che gli Stati Uniti sono un paese
''nostro alleato'' e continuiamo a lavorare e a tenere i contatti
con quella amministrazione: una posizione ribadita nella nota congiunta
di questo pomeriggio tra Italia e Usa nella quale, nel confermare
che gli investigatori di Roma e Washington ''non sono pervenuti a
conclusioni finali condivise'' sul caso Calipari, si chiarisce, tra
l'altro, che tra i due paesi ''l'alleanza e salda e forte, con una
forte e solidale amicizia che si basa su ideali e valori condivisi''.
Valori che impegnano l'Italia a rimanere ''a fianco del popolo iracheno
su richiesta del governo di quel paese nell'adempimento del mandato
delle Nazioni Unite''.
Dagli Usa: Italia alleato Fedele
L'Italia e' un ''alleato fedele'' nella lotta al terrorismo e l'impegno
del governo italiano e' rimasto ''fermo e deciso'' nonostante i sequestri
di persone in Iraq, il ''brutale assassinio'' di un giornalista e
di un ostaggio, le varie minacce terroristiche arrivate per il ruolo
rivestito in Iraq. Nel giorno in cui Usa e Italia ammettono di non
aver trovato un accordo sulla vicenda di Nicola Calipari, il 'Country
report on terrorism 2004', il rapporto sul terrorismo globale realizzato
annualmente dal Dipartimento di Stato Usa, conferma pero' il forte
legame tra i due paesi. Nella parte del rapporto riguardante l'Italia
il Dipartimento di Stato sottolinea che le ''forze dell'ordine italiane
si sono impegnate attivamente contro il terrorismo operando indagini,
arresti, rinvii a giudizio ed espulsioni di elementi sospettati di
attivita' terroristiche''. Alcuni degli arrestati, prosegue il Dipartimento,
''sono sospettati di avere legami con Al Qaeda e di avere reclutato
personale per combattere contro la coalizione occidentale in Iraq,
mentre altri sono anche sospettati di intrattenere rapporti con Ansar
al Islam e gruppi terroristici collegati con Al Qaeda''. Gli americani,
tra l'altro, ricordano nel rapporto l'arresto di Rabei Osman Sayed,
uno dei maggiori indiziati dell'attentato terroristico del marzo 2004
a Madrid e l'attentato contro l'ambasciata italiana a Beirut sventato
grazie al lavoro dell' intelligence, assieme alle forze dell'ordine
italiane e alle autorita' del Libano. Un paragrafo, infine, e' dedicato
alle Brigate Rosse. L'organizzazione, scrive il Dipartimento di Stato,
''ha perso terreno grazie al fermo e persistente impegno delle forze
dell'ordine''.
Una gerbera per Nicola Calipari.
Le iniziative.
''Una Gerbera per Nicola'' e' il tema della prima giornata, che si
svolgera' lunedi' 2 maggio a Reggio Calabria, del programma predisposto
in occasione dell' edizione 2005 de ''La Gerbera Gialla'', manifestazione
di sensibilizzazione contro tutte le mafie che quest' anno sara' dedicata
a Nicola Calipari, il dirigente del Sismi originario di Reggio Calabria,
ucciso in Iraq nel corso di un' operazione per la liberazione della
giornalista Giuliana Sgrena. La manifestazione promossa dal coordinamento
nazionale antimafia Riferimenti andra' avanti fino al 7 maggio prossimo
e si aprira' lunedi' nella citta' calabrese dello Stretto con un incontro
sul tema ''Istituzioni e studenti ricordano Nicola Calipari'' nel
corso del quale verra' conferito il premio Gerbera Gialla 2005 in
memoria di Calipari alle Questure di Reggio Calabria e Cosenza. Il
3 maggio, sempre a Reggio, con un' iniziativa pubblica, presente la
vedova del giudice Antonino Caponnetto Elisabetta Baldi, verra' ricordata
la figura di Gennaro Musella, imprenditore ucciso dalla mafia il 3
maggio del 1982. Ad Oppido Mamertina, in piazza, il 4 maggio, si tornera'
a parlare della piccola Mariangela Ansalone uccisa anni fa dalla mafia
della Piana di Gioia Tauro. Seguira' un nuovo appuntamento tra studenti
e istituzioni, a Rossano, il 5 maggio. La Gerbera Gialla 2005 si concludera'
con una due giorni a Cosenza. Il venerdi' 6 maggio in un incontro
sul tema ''Mafia, Politica e societa''' si confronteranno Piero Grasso,
procuratore della Repubblica di Palermo; Giuseppe Lumia componente
della Comissione parlamentare antimafia; Tano Grasso, esperto di politiche
antiracket; Umberto Amborosoli, penalista e vicepresidente di Riferimenti;
Rosario Crocetta sindaco di Gela; il penalista Alfredo Galasso e il
giornalista Francesco La Licata. In serata saranno consegnati i premi
Gerbera Gialla 2005 a Tano Grasso, ai questori di Cosenza Guido Marino
e Reggio Vincenzo Speranza, al comandante dei Nas dei Carabinieri
Emilio Borghini, al gen. Umberto Fava della Guardia di Finanza, al
sostituito procuratore della Dda di Catanzaro Eugenio Facciolla, al
giornalista Francesco La Licata, all' avv. Alfredo Galasso e al giornalista
Massimo Del Papa. Alle 9 di sabato 7 maggio a Cosenza si terra' la
manifestazione ''L' antimafia in Piazza'' che si concludera' con un
corteo nelle vie della citta'.
Articolo 21: “Appello a rigore
morale della Magistratura”
''Oggi dal versante americano si vuole ancora accreditare, come
fu fatto trapelare all'inizio, che Calipari 'è morto per fuoco
amico, a causa della sua imprudenza'. Sappiamo che non è stato
così! Se tale fosse l'obbiettivo ultimo della ricostruzione
americana, l'eroico Calipari verrebbe ucciso per una seconda volta
ai nostri occhi!'': lo afferma Articolo 21 che quindi si ''appella
alle capacità professionali, all'autonomia e al rigore morale
della magistratura italiana chiamata ora a far piena e chiara luce
sui quei fatti''. ''L'opinione pubblica italiana - aggiunge Art.21
-, che con grande emozione si strinse attorno alla famiglia del dirigente
del SISMI, ha il diritto sacrosanto di sapere da subito come andarono
le cose in quella sera drammatica a Baghdad. E per questo chiede a
gran voce che venga costituita in tempi strettissimi una Commissione
d'inchiesta parlamentare,che con spirito fortemente unitario accerti
la verità a qualsiasi costo''. ''Non è qui in discussione
il rapporto di stretta alleanza e di provata lealtà con gli
Stati Uniti - conclude - ma non vorremmo che il 'caso Calipari' si
trasformasse in un 'affaire' spionistico, strumentalizzato da ambienti
oscuri e spregiudicati, per mettere in crisi proprio questo rapporto,
che trae origine dalla vittoriosa lotta alleata contro il nazifascismo''.
Avv. Taormina: “Depositerò i documenti
informatici”
Carlo Taormina annuncia l'intenzione di depostare ''documenti informatici''
utili all'accertamento della verita' sull'uccisione di Nicola Calipari
in occasione di un prossimo incontro con i magistrati romani che seguono
l'inchiesta. Taormina e' avvocato di Gianluca Preite, che ha raccontato
ai magistrati di aver intercettato, tramite web, una telefonata nella
quale una voce italiana dice di sparare sull'auto su cui viaggiavo
Calipari e Giuliana Sgrena. ''Sono convinto - afferma Taormina - che
la settimana prossima, in occasione di un incontro gia' programmato
con gli inquirenti romani, potra' essere dato un importante e forse
determinante contributo all'accertamento della dinamica dei fatti
che hanno preceduto e accompagnato l'uccisione di Nicola Calipari''.
''Con riferimento all'inchiesta in corso, depositero' presso la magistratura
romana - annuncia Taormina - documenti informatici che potrebbero
non essere conosciuti oppure che potrebbero esserlo ma che non vengono
esibiti''.
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