Pietro Mancini scrive a Mieli: “Berlusconi
non è Bettino di Sigonella, difenda la memoria di Calipari”
28/04 Pietro mancini scrive a Paolo Mileili a proposito della vicenda
Calipari. “Caro Mieli, sull' uccisione, a Baghdad, di Nicola
Calipari, era legittimo sperare in un sussulto di dignità,
in una non balbettante e tantomeno incerta presa di posizione del
nostro governo - inizia la lettera dell’ex sindaco di Cosenza,
che prosegue - contro le inaccettabili conclusioni della commissione
statunitense. Che appaiono come uno schiaffo alla credibilità
del nostro Paese, prima che un oltraggio postumo alla memoria del
dirigente del SISMI. Invece, silenzio raggelante, quasi su tutta la
linea. Nei giorni scorsi, con sconcerto e preoccupazione, abbiamo
appreso che il mutismo e l' imbarazzo italiano potrebbero essere spiegati
anche con il paralizzante timore di quella che è stata definita
la " carta nascosta del Pentagono ". Si tratterebbe, secondo
quanto riferito da Ennio Caretto sul " Corriere ", dell'
intercettazione di alcune telefonate, intercorse tra Palazzo Chigi
e i dirigenti del SISMI, nelle ore immediatamente successive al rilascio
della Sgrena. In una di queste conversazioni, un rappresentante del
governo italiano avrebbe sollecitato Calipari a evitare il pernottamento
a Baghdad e a rientrare in gran fretta a Roma, allo scopo di trasferire
immediatamente l' ex ostaggio dei terroristi iracheni al Festival
di Sanremo, in corso in quei primi giorni di marzo, per poter dare
il massimo risalto mediatico alla liberazione, a un mese dalle elezioni
regionali. " Se messo con le spalle al muro - ha scritto Caretto
sul " Corriere " del 27 aprile - il Pentagono userebbe queste
intercettazioni, per indurre l' Italia ad accettare le sue conclusioni
dell' inchiesta e a ritirare le riserve ". Sinora, non c' è
stata nessuna smentita a queste agghiaccianti ipotesi.
Credo che si illuda l' ex Capo dello Stato, Cossiga, ad attendersi
la immediata convocazione, a Roma, per consultazioni, del nostro ambasciatore
a Washington, allo scopo di sottolineare il fermo dissenso del "
Berlusconi ter " sulle conclusioni dell' inchiesta. Ma, almeno,
il Cavaliere e Fini, che fanno rimpiangere a me e a molti il premier
socialista Craxi, che agi' nella crisi di Sigonella da statista dignitoso,
non servile e con la schiena dritta, non ostacolino, ma sostengano
la richiesta dell' istituzione di una approfondita e finalmente seria
commissione di inchiesta del Parlamento italiano sull' uccisione di
Calipari, di recente avanzata da Enzo Bianco, presidente del Comitato
di controllo sui servizi segreti. Insomma, si muova il Parlamento
e le istituzioni non dimostrino gelo e indifferenza nei confronti
delle gravi notizie e delle ancor più inquietanti ipotesi,
provenienti da Washington. E, forse, non è fuori luogo sperare
in un' autorevole sollecitazione al governo dal Quirinale, dal momento
che Ciampi, a poche ore dal tragico epilogo della liberazione di Sgrena,
aveva invitato, con una lettera personale, George W. Bush a fornire
spiegazioni non vaghe e genericamente assolutorie dei soldati USA,
bensi' dettagliate e convincenti, sull' uccisione del dirigente del
SISMI, immolatosi, da Eroe, per salvare la vita della nostra connazionale.
La ringrazio e le invio un cordiale saluto. Pietro Mancini”.
Secondo Berlusconi “probabili due versioni
diverse”
28/04 "Non escludo che alla fine si possa arrivare a due versioni
completamente diverse. Non e' auspicabile, ma e' possibile".
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, durante una cena con
il presidente del Senato, Marcello Pera, il sottosegretario alla presidenza
del Consiglio, Gianni Letta e molti senatori di Forza Italia, ha spiegato
che "al momento ci sono due tesi differenti: quella americana
e la nostra. Noi - ha proseguito - stiamo lavorando affinche' coincidano,
ma potrebbe non essere cosi' al termine dell'inchiesta". Berlusconi
mantiene pero' un atteggiamento attendista: "Stiamo trattando,
anche se alla fine potrebbero restare delle divergenze".
Gasbarra: “Più rispetto per Calipari
significa più rispetto per gli italiani”
"Rivolgo un appello a tutti, istituzioni e cittadini a inviare
al presidente del onsiglio, a Palazzo Chigi un messaggio simbolico,
un telegramma, per invitare Berlusconi a 'Rispettare Calipari, Rispettare
gli italiani'". E' questo l'appello del presidente della Provincia
di Roma, Enrico Gasbarra in merito alle indagini sulla morte del funzionario
del Sismi, Nicola Calipari ucciso da soldati statunitensi a Bagdad,
il 4 marzo scorso. "Non possiamo - aggiunge Gasbarra - assistere
passivi agli sviluppi di una drammatica vicenda che rischia di offendere
la figura di un uomo simbolo del senso dello Stato e la sua famiglia.
Abbiamoil diritto-dovere di sapere la verita', oltre che di tutelare
chi serve il nostro Paese in aree delicate e pericolose".
Berlusconi: “Non firmeremo se ci sono contrapposizioni”
''Noi abbiamo dato il mandato di accertare la verita' i nostri uomini
hanno fatto degli accertamenti e adesso abbiamo dei fatti. Se ci sono
delle contrapposizioni, verranno fuori. Ma certamente noi non arriveremo
mai a sottoscrivere cose che non ci convincono''.
''Stiamo lavorando, speriamo di arrivare, capiamo le difficolta' della
controparte, perche' il Pentagono ha certe posizioni e l'Amministrazione
americana vorrebbe che queste posizioni potessero essere piu' flessibili''.
Silvio Berlusconi risponde cosi' ai giornalisti sulla vicenda Calipari
e i rapporti dell'Italia con la commissione d'inchiesta americana,
lasciando Palazzo Madama dopo il voto di fiducia al governo. ''Sto
lavorando con gli Stati Uniti, un paese nostro alleato - ha ancora
detto il presidente del Consiglio - che ha problemi interni per quanto
riguarda il Pentagono. Noi continuiamo a tenere i contatti con l'Amministrazione
Usa - ha precisato - che qui in Italia e' rappresentata dall'ambasciatore''.
Cannistraro “Grave se Calipari avesse fretta
di portare la Sgrena a casa”
''Una cosa grave sarebbe se fosse vero che la fretta di Calipari
fu motivata dall'ordine di riportare laSgrena a Roma in tempo per
il Festival di Sanremo. Retrospettivamente la fretta appare curiosa,
ando' a danno della sicurezza dei vostri agenti e della giornalista''.
E' quanto dichiara a 'Il Corriere della Sera' l'ex capo dell'antiterrorismo
della Cia, Vincent Cannistraro, riguardo alla morte dell'agente del
Sismi Nicola Calipari, rimasto ucciso in una sparatoria in Iraq durante
le operazioni di liberazione della giornalista del Manifesto Giuliana
Sgrena. ''Calipari non fu completamente trasparente -afferma Cannistraro-
forse aveva ricevuto ordini in merito: non rivelo' che aveva la giornalista
a bordo. Ma era un particolare importante: anche all'ultimo minuto
avremmo potuto prendere misure per proteggerli, sia pure improvvisate.
Comunque la nostra pattuglia fu troppo precipitosa nello sparare''.
''I telefoni di uno o piu' mediatori di Calipari -continua Cannistraro-
ed anche di qualcuno dei sequestratori potevano essere sotto controllo.
Ed e' probabile che fu intercettata qualcuna delle numerose telefonate
tra l'Iraq e l'Italia. In una guerra come quella in Iraq, i militari
ed i servizi si concentrano sul nemico, non sull'alleato sul terreno''.
''Penso -aggiunge- che al ministero si siano dati da fare per scagionare
i nostri soldati prima ancora dell'apertura dell'inchiesta. Forse
si sono rivolti alla National Security Agenci, il nostro spionaggio
elettronico, che dall'America intercetta migliaia di comunicazioni
al giorno in tutto il mondo''. ''Il Pentagono ha assunto -afferma-
la stessa posizione che assunse sugli abusi dei detenuti iracheni
ad Abu Ghraib: i soldati che spararono non hanno colpe, come non le
ebbero i comandi nello scandalo delle torture. E purtroppo non ci
sono testimoni indipendenti. E' chiaro che le regole d'ingaggio vanno
cambiate. Ma se il Pentagono lo facesse adesso sarebbe come ammettere
che e' il primo responsabile della morte di Calipari''.
Veltroni negli USA: “Ho parlato con Ted Kennedy
e Hillary Clinton che hanno assicurato chiarezza”
La vicenda dell'uccisione in Iraq di Nicola Calipari e' stata tra
gli argomenti affrontati dal sindaco di Roma Walter Veltroni nei colloqui
avuti oggi a Washington con i senatori Ted Kennedy e Hillary Clinton.
''Ho parlato della questione di Calipari - ha detto Veltroni al termine
dell'incontro con la Clinton - su cui spero sia fatta chiarezza, come
lo sperano tutti gli italiani''. Durante gli incontri, ha riferito
Veltroni, gli interlocutori hanno detto che ''cercheranno di fare
la loro parte nel fare chiarezza perche' sono rimasti molto colpiti
da questa vicenda e perche', come mi ha detto Hillary Clinton, e'
nella cultura dell'America ricercare verita' e chiarezza''. L'incontro
con Hillary Clinton, ''molto cordiale e amichevole'', si e' aperto
con l'apprezzamento da parte della senatrice per quanto fatto a Roma
in occasione dei funerali di Giovanni Paolo II e la Clinton, ha detto
Veltroni, ha speso ''parole molto belle'' sulla figura di Papa Wojtyla.
Il sindaco concludera' la sua visita a Washington incontrando il senatore
dell'Illinois Barak Obama, per poi ripartire per Roma.
Il Portavoce Ereli: “Lavoriamo in pieno accordo
con il Pentagono”
Il
Dipartimento di Stato lavora ''in pieno accordo con il Pentagono''
sull'inchiesta relativa all'uccisione di Nicola Calipari e in stretta
collaborazione con l'Italia: questa e' stata la risposta del portavoce
del Dipartimento di Stato, Adam Ereli (nella foto), a chi gli chiedeva
un commento sulle dichiarazioni odierne di Silvio Berlusconi sul caso
Calipari. Il presidente del Consiglio aveva detto che gli Stati Uniti
hanno delle ''difficolta'', in particolare dei ''problemi interni
per quanto riguarda il Pentagono''. Ereli rispondeva a domande relative
alle affermazioni odierne del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi,
secondo il quale ci sono diversita' di vedute sul caso Calipari tra
il Pentagono e altre realta' dell'amministrazione americana. 'Stiamo
lavorando – ha detto tra l'altro Berlusconi - speriamo di arrivare,
capiamo le difficolta' della controparte, perche' il Pentagono ha
certe posizioni e l'Amministrazione americana vorrebbe che queste
posizioni possano essere piu' flessibili''. Ereli ha ribadito che
il lavoro sull'inchiesta ''non e'ancora finito'' e che procede insieme
agli italiani, ''alleati forti'' e con i quali ci sono ''valori condivisi''.
''Il Pentagono e' stato chiaro.
Il rapporto non e' stato diffuso. E' in via di preparazione, congiuntamente,
dalle autorita' americane e italiane'', ha proseguito Ereli. Il presidente
George W. Bush e il primo ministro Silvio Berluscono ''hanno concordato
che rappresentanti statunitensi e italiani effettueranno un'inchiesta
congiunta'', ha detto il portavoce ed ha aggiunto: ''ritengo che sia
importante prendere nota che i rappresentanti italiani erano a Baghdad
e hanno partecipato pienamente all'indagine''. ''La morte di Nicola
Calipari, un eroe nazionale in Italia, e' stata certo un evento tragico'',
ha continuato Ereli. Per quanto riguardano i pareri del Dipartimento
di stato, Pentagono e Casa Bianca, ''noi, come governo, rispettiamo
la posizione dell'Italia in questa vicenda''. ''In questo caso, il
nostro obiettivo comune, nell'Amministrazione, e' di lavorare in collaborazione,
come alleati, con l'Italia'', ha concluso il portavoce del segretario
di stato Condoleezza Rice.
Battisti (DL): “Grave smentita del Dipartimento
di Stato americano”
''Se, per uscire fuori dall'impasse sulle indagini per l'uccisione
di Nicola Calipari, il presidente del Consiglio parla di divisioni
tra amministrazione americana e Pentagono che vengono smentite dal
Dipartimento di Stato americano, per noi si fa ancora piu' flebile
la speranza di riuscire ad accertare la verita' su quanto accaduto
a Baghdad''. E' il commento di Sandro Battisti della Margherita. ''Se,
da una parte, gli Usa si mettono di traverso nelle indagini, dall'altra
parte c'e' un presidente del Consiglio che si preoccupa piu' di cercare
giustificazioni per gli americani che di trovare la verita'. Non e'
un buon viatico''.
Naomi Klein (leader Noglobal) “L’Italia
vittima della totale impunità del regime militare”
Naomi Klein non concede interviste alla stampa ufficiale, in genere
non si fida. Ma la rabbia per quello che sta succedendo nell'indagine
sulla morte di Nicola Calipari è troppo grande, dice, e chiede
ai media italiani di non mollare. L'autrice di "No Logo",
una delle figure più carismatiche dell'universo no global a
livello internazionale torna a parlare della sua 'eroina' Giuliana
e dell'inchiesta parallela che ha compiuto sui fatti del 4 marzo scorso.
Lunedì sono trapelate le prime indiscrezioni sul rapporto del
Pentagono che scagiona i militari americani da ogni responsabilità
nella morte del funzionario del Sismi, ucciso a Baghdad dopo la liberazione
della giornalista del Manifesto. "Il rapporto del Pentagono -
dice Klein ad Apcom in una intervista telefonica da Toronto, dove
vive - è la prova più assoluta prova della cultura di
totale impunità del regime militare americano che occupa l'Iraq".
"Se questa è la giustizia che gli alleati italiani ricevono
dagli Stati Uniti, basta immaginarsi il senso di impotenza che vivono
ogni giorno gli iracheni che perdono familiari e i loro beni ai posti
di blocco americani nella vita quotidiana alle prese con l'occupazione".
Scrittrice, giornalista indipendente, Naomi Klein è nata a
Montreal nel 1970 e vive e lavora a Toronto. Dopo aver letto dell'incidente
del 4 marzo è volata a Roma per incontrare Giuliana Sgrena.
Ha quindi affidato le sue impressioni e scoperte a una lunga intervista
con il network radiofonico indipendente di Washington "Democracy
Now!". I suoi dubbi hanno infiammato la rete, sono stati battuti
da dozzine di blog, diventando una delle poche voci "contro"
negli Stati Uniti "addormentati". "Quello americano
- continua Klein - è un regime di assoluta ingiustizia e per
di più nascosto sotto il linguaggio della difesa della libertà
e della democrazia". Klein promette di fare tutto quello che
potrà per mantenere alta l'attenzione su questa vicenda: "Il
rapporto dell'indagine americana rifiuta anche soltanto di rispondere
a chi presenta dubbi e quesiti su ciò che sia veramente accaduto
il 4 marzo a Baghdad. Questa è la voce di un regime di totale
impunità". Quali sono questi dubbi? "Giuliana è
stata ovviamente colpita alla schiena", spiega Naomi Klein. "La
sua ferita indica chiaramente che il proiettile l'ha raggiunta mentre
la macchina si allontanava dai soldati americani. Il buon senso suggerisce
che chi usa la forza per fermare un veicolo in avvicinamento, temendo
un attentato, apre il fuoco prima che si avvicini non quando si sta
allontanando. Queste e altre questioni sostanziali sono state ignorate
fino a questo momento, assolutamente ignorate". "Gli Stati
Uniti si sentono nell'assoluto diritto di fare tutto quello che desiderano.
E la parte che mi fa infuriare di più è che il loro
è un potere assoluto. La vicenda di Giuliana ci dà l'opportunità
di aprire un piccolo squarcio su questa realtà che è
tragicamente condivisa da milioni di iracheni le cui storie restano
completamente senza voce. "La cosa più terribile e frustrante
in questo scandalo è che non esiste in realtà alcuno
scandalo. I media americani non si sono occupati della vicenda che
in minima parte. Il caso è stato sepolto da altre vicende di
cronaca come quella di Terri Schiavo o il processo contro Michael
Jackson. Il caso è scomparso ma non solo questo è l'intera
guerra in Iraq che sta scomparendo. Il governo di George W. Bush ha
convinto gli americani che questa guerra non viene più combattuta,
che la guerra non c'è più". "Considero Giuliana
una eroina, che sfortunatamente ha patito sulla propria pelle il sapore
del regime dell'occupazione. Andare in Iraq, come ha fatto, tra la
gente, per raccontare le loro storie è un gesto molto coraggioso
e ne ha pagato un prezzo altissimo. Le ho scritto ieri, l'ho incoraggiata
a continuare a lottare". Tra i misteri irrisolti dell'incidente
Klein ha più volte sottolineato l'importanza del luogo in cui
è avvenuto. "Non si tratta della strada principale che
porta all'aeroporto - ha detto a Democracy Now! - una delle più
pericolose al mondo sulla quale un incidente di questo tipo sarebbe
comprensibile. Sono stata io stessa su quella strada e le esplosioni
ai posti di blocco sono frequenti. Ma lei si trovava su un'altra strada
della quale non conoscevo neppure l'esistenza. E' una zona sicura
alla quale si può accedere solo attraverso la Zona Verde, riservata
ad ambasciatori e alti funzionari militari. Quando Calipari l'ha liberata
sono andati direttamente nella Zona Verde, passando attraverso un
elaborato sistema di posti di blocco, con numerosi controlli da parte
delle autorità americane. Che gli americani non fossero a conoscenza
della loro presenza è assolutamente impossibile".
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