Sgrena: “Gli americani sapevano della liberazione.
Siamo stati colpiti dagli spari senza alcun avviso”
16/04 Nicola Calipari aveva avvisato dell'avvenuta liberazione di
Giuliana Sgrena l'ufficiale di collegamento italiano che si trovava
in aeroporto, il quale lo ha riferito al capitano Usa che stava con
lui: e questo e' avvenuto circa ''20-25 minuti prima'' che l'auto
su cui viaggiavano venisse centrata dai colpi dei soldati americani.
Lo ha detto la stessa Sgrena durante la trasmissione di Raitre ''Che
tempo fa''. ''Nicola Calipari probabilmente non aveva avvisato gli
americani del fatto che stava venendo a liberarmi - ha detto Sgrena
- perche' temeva che questo avrebbe compromesso l'operazione. Invece
ha sicuramente avvisato l'ufficiale italiano di collegamento che stava
in aeroporto del fatto che noi stavamo arrivando. E questo l'ha fatto
subito dopo avermi preso sulla sua macchina, anzi lo ha fatto l'agente
che guidava l'auto. Questa telefonata e' avvenuta 20-25 minuti prima
che la nostra macchina fosse investita dal fuoco''. E l'ufficiale
di collegamento ha a sua volta avvisato ''il capitano Green, che stava
con lui all'aeroporto''. Puo' essere che il capitano Green non abbia
avvisato il comando e i soldati della pattuglia? ''Questo puo' essere,
ma ce lo devono dire gli americani'', ha risposto la giornalista.
Sgrena ha poi ribadito che ''non c'e' stato alcun avviso'' degli spari.
''La nostra auto e' stata investita mentre stava affrontando una curva
e non c'e' stata nessuna segnalazione per farci fermare. Quel mezzo
americano si trovava fuori dalla strada. Mentre noi affrontavamo la
curva, contemporaneamente e' arrivata una luce e una raffica di proiettili.
Non ci sono state ne' luci (prima - ndr), ne' colpi di avvertimento.
La nostra auto e' stata centrata da destra e da dietro - infatti il
proiettile che mi ha colpito e' entrato da dietro, nella spalla, e
il parabrezza interiore non e' stato neppure rotto - proprio mentre
stavamo superando la curva''. ''L'auto - ha aggiunto la giornalista
del Manifesto - andava piano, al massimo 50 all'ora. Non poteva andare
forte anche perche' stava affrontando una curva''. Un incidente o
un attacco mirato? Giuliana Sgrena continua a propendere per la seconda
ipotesi: ''Se veramente ci fosse stato qualche dubbio su questa auto,
se volevano fermarla, potevano colpire le ruote o il motore. Invece
11 colpi sono entrati nell'abitacolo. Comunque sono gli americani
che devono rispondere, che devono dire che cosa e' successo''.
Polo: “Chiedere la verità sulla sparatoria
è speranza per la democrazia”
16/04 "E' impressionante che si possa usare una vittima affermando
di volerne salvaguardare la memoria, fingere di cercare la verità
più profonda cominciando con l'ignorarne l'evidenza più
clamorosa, farsi paladini dell'opposizione ad un governo sposando
le ragioni di chi dall'altra parte dell'Atlantico detta le mosse delle
sue scelte internazionali". Lo scrive Gabriele Polo direttore
del Manifesto criticando la tesi sostenuta da Repubblica in un articolo
di ieri, che secondo Polo mirava a seppellire le responsabilità
sull'omicidio di Nicola Calipari. "Chiedere la verità
sulla sparatoria, non accettare versioni accomodanti, non accontentarsi
di qualche capro espiatorio, non è - sottolinea Polo - solo
il modo migliore per rispettare la memoria di Nicola Calipari, ma
anche un impegno per dare un senso alla nostra Costituzione, una speranza
alla democrazia".
Sgrena “Avvenuto un contatto con i rapitori
della Aubenas”
Il padre di Florence Aubenas, la giornalista francese sequestrata
in Iraq, ha telefonato a Giuliana Sgrena (che su Le Monde aveva scritto
una lettera alla sua collega, a 100 giorni dal rapimento) e le ha
detto che ''c'e' stato un contatto con i rapitori''. Ma si tratta
di contatti ''per il momento non molto proficui''. Lo ha rivelato
la stessa Sgrena , intervenendo alla trasmissione di Raitre ''Che
tempo fa''. ''Mi ha chiamato il padre - ha affermato Sgrena - che
aveva letto questa mia lettera a Florence, e mi ha detto che c'e'
stato un contatto con i rapitori. Purtroppo si tratta di contatti
che non sono per il momento molto proficui - ha proseguito la giornalista
del Manifesto - perche' il gruppo non e' bene identificato e non si
sa bene cosa voglia. E poi pare sia molto rissoso al suo interno''.
''Io penso pero' - ha concluso Giuliana Sgrena - che la mobilitazione
possa essere molto utile anche su questo caso''.
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