Funerali strazianti. Oltre centomila
persone hanno salutato Calipari. Lutto a Cosenza e Reggio.
Il dolore della vedova Rosa Villecco Calipari
07/03 Oltre centomila persone hanno voluto rendere omaggio alla salma
di Calipari andando di persona alla camera ardente allestita al Vittoriano,in
piazza Venezia a Roma. Ognuno ha lasciato un pensiero, un fiore, una
dedica sul libro delle firme. La sala è rimasta aperta per
quasi un giorno intero. Aperta ieri nella tarda mattinata, è
stata chiusa questa mattina dopo le 9.30 prima del trasferimento del
feretro nella basilica di Santa Maria degli Angeli dove si sono svolti
i funerali di Stato. Tantissimi i cittadini che hanno assiepato il
percorso che da Piazza Venezia porta alla Basilica. Un mare di applausi
accoglieva la macchina funebre al suo passaggio. Molti alzavano, quasi
a simboleggiare la triste unione dei due fatti, la copia del Manifesto,
oggi uscita in edizione straordinaria, con su stampata la foto di
Calipari ed un eloquente titolo. “Con te”. Tantissima
è la gente che è rimasta fuori della Basilica in religioso
silenzio. Almeno ventimila persone, secondo una stima della Questura.
Un lungo applauso ha accolto anche qui l’arrivo della macchina
con su la salma di Calipari. Presenti tutte le massime autorità
dello Stato, con in testa il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi, accompagnato dalla moglie Franca, e dal Presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi. Presenti tutte le autorità militari. In
una toccante celebrazione, ripresa in diretta da Rai1, Monsignor Bagnasco,
ordinario militare ha concelebrato la sacra funzione assieme al fratello
di Calipari, Don Maurizio, che nell’omelia ha ringraziato tutti
a nome della famiglia. ''Non e' possibile costruire una societa' diversa
se non dicendo 'io sono disposto a pagare di persona'. Solo allora
nascera' qualcosa di nuovo. Non serve prevaricare gli altri''. Durante
l'intervento dello zio, Don Maurizio, fratello della vittima, la figlia
di Nicola Calipari, Silvia, ha avuto un malore ed e' stata portata
fuori dalla basilica. Tra i prelati presente anche l’Arcivescovo
di Cosenza Monsignor Salvatore Nunnari, amici con Calipari dai tempi
degli scout. Presente anche il Sindaco di Reggio Calabria città
natale di Calipari che oggi ha osservato una giornata di lutto cittadino.
Straziante la scena della famiglia Calipari, la signora Rosa ed i
figli Silvio e Filippo seduti in prima fila. Con loro, sin dal primo
momento, c’è il capo del Sismi Nicolò Pollari
che ha avuto poche ma fortissime parole, tradite da una leggera emozione,
raccontando la sua ultima telefonata . Non ce la fanno a stare in
piedi i familiari, provati da un dolore troppo grande e improvviso
per la morte del capofamiglia.. E’ Nicolo' Pollari, a sostenere
per il braccio sin dall'inizio del funerale la vedova quando la donna
decide di alzarsi o di abbracciare il presidente della Repubblica
Ciampi. Ma le forze mancano e troppe volte la donna preferisce stringere
da seduta la mano ai politici o ad amici. A dare conforto a Silvia,
la figlia maggiore di 19 anni, e' il fidanzato, seduto alle sue spalle
e che non smette nemmeno un secondo di sussurrarle qualche parola
o di toccarle i capelli o la spalla. Sembra ancora piu' piccolo Filippo,
il figlio minore che ha compiuto 14 anni proprio il giorno in cui
il papa' e' stato ucciso. Dei tre familiari e' lui quello seduto piu'
vicino alla bara, la fissa e poi distoglie lo sguardo come spaesato
e incredulo. Don Maurizio, il fratello del funzionario del Sismi,
dall’altare non perde di vista Rosa, Silvia e Filippo. Quando
e' entrato nella basilica di Santa Maria degli Angeli si e' girato
verso di loro, ha fatto ciao con la mano e ha sussurrato da lontano
qualche parola alla vedova. Anche Letta ha preso la parola, al termine
della Funzione affermando che ''Questo e' il momento di rendere omaggio
tutti insieme, senza polemiche all'eroico gesto di Nicola Calipari''.
Alla fine della cerimonia un lungo applauso ha accompagnato la salma
fuori dalla Basilica da dove il corteo funebre si è mosso per
spostarsi al Sacrario militare del Verano dove è stata tumulata
la salma di Calipari. Il feretro e' arrivato poco dopo le 13 al Verano
e, scortato da sei motociclisti della polizia si e' subito diretto
verso l'ala militare. Proprio di fronte al sacrario la bara e' stata
accolta da un picchetto dell' Aeronautica militare e trasferita all'interno
di una bassa costruzione di marmo sovrastata dalla scritta ''Alis
induti deus petierunt'', nella quale ci sono 17 file di loculi su
ogni lato. Calipari e' stato tumulato in una delle file centrali,
al penultimo posto in alto, dopo una breve funzione religiosa.
Il trasferimento dall'Altare della Patria alla Basilica
a
L'arrivo della salma
a
Le massime autorità dello Stato accolgono il
feretro di Calipari
Il feretro attraversa la Basilica
L'intervento di Letta
La famiglia ringrazia con le parole
di Don Maurizio
''Queste
sono ore di profondo dolore per noi, un dolore che minuto per minuto
e' alleviato, sostenuto dalla vicinanza di tanti, anzi di tantissimi'':
con questo parole, al termine del funerale del fratello Nicola, il
funzionario del Simsi ucciso in Iraq, don Maurizio Calipari (nella
foto) ha cominciato il ringraziamento, a nome della famiglia, a quanti
- ha detto - ''non solo in tutta Italia, ma anche dall' estero, hanno
voluto farci sentire la loro vicinanza. Di fronte a questo, con molta
semplicita' e senza nessuna pretesa di essere formali ne' costruiti
artificialmente, vogliamo dire grazie, perche' non ci avete lasciati
da soli''. ''Ci e' stata vicina tutta la comunita' civile in tutte
le istituzioni, a cominciare dal signor Presidente della Repubblica.
Grazie perche' siete stati presenti. Grazie a chi ha avuto anche responsabilita'.
Senza paura di sostituirmi a nessuno, ho potuto intuire cosa c' e'
e cosa c' era intorno a Nicola''. Ed ha aggiunto: ''Vi diciamo grazie
per i valori nei quali avete creduto insieme. Non e' diverso quello
che lui ha fatto da quello che voi fate tutti i giorni''. Il sacerdote
ha detto anche ''grazie a tutte le migliaia di persone che in queste
ore hanno voluto far sentire che c' erano, che hanno apprezzato quel
che e' successo, pur nella speranza che non debba accadere piu' quello
che e' successo. Grazie anche alla comunita' cristiana, a cominciare
dal Santo Padre in persona''. Don Maurizio Calipari ha poi detto:
''Credo che un' esperienza cosi', avvenimenti di questo genere, non
debbano passare inutilmente e invano. Di fronte a queste cose, ci
si ritrova di fronte a valori forti, a un' Italia che sa di camminare
e cerca di camminare verso un mondo migliore. Credo che non ci sia
uno di noi qui presente che non desideri profondamente nel suo cuore
che non ci siano piu' occasioni di guerra, di odio, di divisioni,
di scontro. Chi di noi non lo desidera, per il bene comune? Quello
che voglio dire, ma lo dice Nicola e tutti quelli che hanno passato
vicende come la sua - in queste ore familiari di altre vittime a Nassiriya
e Afghanistan si sono fatte vive con noi, e di questo siamo grati
- e' che c'e' un solo modo per costruire una societa' migliore e una
sola logica da adottare: non si costruisce una societa' diversa e
un mondo diverso se non si adotta la logica del dono di se'. Bisogna
dire: 'io sono disposto a pagare di persona', e allora nascera' qualcosa
di nuovo. Non serve prevaricare gli altri''. Don Maurizio Calipari
ha cosi' concluso: ''Io prego Dio perche' quello che Nicola ha fatto
e tanti altri hanno fatto serva perche' nessuno di noi si dimentichi
che percorrendo questa via le cose possano andar meglio. Grazie di
cuore a tutti quelli che ci sono stati vicini''.
L’intervento del direttore
del Sismi , Nicolò Pollari
Il direttore del Sismi Nicolo' Pollari ha voluto ricordare, dall'
altare di Santa Maria degli Angeli, l' ultima conversazione telefonica
con Nicola Calipari, quella della sera di venerdi' dopo la liberazione
di Giuliana Sgrena. ''Era in macchina con Giuliana Sgrena e, insieme,
gonfi di gioia mi hanno detto 'vittoria, e' qui in macchina con noi.
Ti chiamo fra poco quando saremo in salvo. Poi non mi ha chiamato
piu''. Io lo chiamavo - ha aggiunto Pollari - con insistenza e preoccupazione
dall' ufficio di Letta che cercava di capire cosa stesse succedendo.
Poi improvvisamente una telefonata incredibile, breve, concitata.
Il resto lo sappiamo tutti''.
Letta: “Hai ridato fiducia
all’Italia”
''Hai
ridato fiducia all'Italia. Hai ridato, come i caduti di Nassiriya,
la patria agli italiani''. E' uno dei passaggi centrali dell'intervento
del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta fatto
alla fine dei funerali di Stato di Nicola Calipari. ''E' un momento
in cui le parole fanno fatica a venir fuori - ha detto Letta - Scusatemi,
ma forse non servono, rischiano di apparire inutili e vuote e persino
dannose perche' nascondono l'insidia di un enfasi eccessiva o peggio
della retorica. Questo e' il momento del raccoglimento, della riflessione,
della meditazione in silenzio e, per chi crede, della preghiera''.
Per tutti, ha proseguito, ''e' il momento di rendere onore all' eroico
sacrificio di Nicola Calipari e di rendere omaggio alla sua memoria.
Senza divisioni, tutti insieme, senza polemiche. Lasciamole fuori
e stringiamoci tutti uniti alla famiglia di Nicola. Facciamolo con
quella serieta', con quella sobrieta' alla quale ci aveva abituato
Nicola. In fondo e' quello che Nicola, come lo hanno affettuosamente
adottato da ieri tutti gli italiani, ci avrebbe chiesto oggi''. Perche',
ha spiegato Letta, ''e' si' un eroe del coraggio, ma anche della pacatezza,
che aveva fatto della riservatezza, della discrezione il suo stile
di vita e di lavoro. Era un uomo forte, ma al tempo stesso mite, come
tanti hanno scritto in questi giorni di lutto e di dolore. E come
rivelava il suo sorriso buono e rassicurante, sotto quei baffetti
cosi' curati''. Ma Calipari, ha sottolineato Letta, ''era un poliziotto
di razza, un dirigente preparato, intelligente, serio, acuto, responsabile,
prudente. Era una persona straordinaria. L'ho imparato a conoscere
cosi' in questi anni di diretta collaborazione. Una persona che non
amava la ribalta, che non cercava i riflettori, ma che faceva il suo
lavoro tutto intero, con abnegazione esemplare. Preferiva la concretezza
dell'agire alla vacuita' delle parole. Cosi' lo ricordano e lo raccontano
anche i colleghi, quelli di piu' antica data che meglio di me lo hanno
conosciuto e con lui hanno condiviso missioni spesso difficili. Un
suo compagno di corso, oggi capo della Mobile di Roma, ha scritto
ieri che Calipari era una persona intelligente, un funzionario diligente,
una persona seria e cauta, usava la ponderazione. E' vero, l'ho sperimentato
io stesso. Nei momenti difficili - e in questi anni ne abbiamo passati
tanti di momenti drammatici, lo sa bene quello che lui chiamava il
'capo', il generale Pollari, al quale era legato da un vincolo che
era d'affetto prima che gerarchico - io stesso, come era naturale
per tutti, mi affidavo alla sua saggezza e al suo consiglio''. E ''l'ultima
sera - ha raccontato Letta - quando dovevamo prendere una certa decisione,
eravamo incerti, dubbiosi, angosciati, io ripetei a lui quello che
tante volte gli avevo detto: 'Nicola, parla tu, perche' tu mi dai
fiducia e sicurezza'. Era proprio cosi', dava fiducia e sicurezza.
Aveva sempre fatto il suo lavoro con questo entusiasmo, con questa
passione, perche' amava il suo lavoro, ma anche con una fortissima
determinazione e con quella serieta' che lo aveva fatto apprezzare
da tutti. E tutti lo hanno riconosciuto in questi giorni. Non ho mai
visto in Italia un plebiscito, un consenso cosi' corale e cosi' generale
verso una persona che faceva un lavoro difficile, spesso anche da
capire. Questo significa che alle capacita' professionali lui univa
una straordinaria sensibilita', Un'umanita' fuori del comune, la generosita'
del cuore, un altruismo di cui ha dato l'ultima prova l'ultimo giorno
della sua vita. Quel gesto, forse istintivo, di proteggere e salvare
Giuliana, era l'ultimo atto coerente con un altruismo sempre dimostrato
perche' coltivato a lungo in forza dei principi, dei valori, degli
ideali nei quali credeva. Un motivo di piu' per essergli vicini''.
Calipari dunque ''era un servitore dello Stato nel senso piu' alto
e piu' nobile dell'espressione. Un uomo delle Istituzioni, che sentiva
sue e che ha sempre servito con onore e fedelta', con lealta' verso
il giuramento che aveva prestato quanto era entrato in Polizia. Tutta
la vita ha dimostrato questo senso del dovere, questo senso dello
Stato, delle istituzioni che serviva e alle quali profondamente credeva''.
''Ma tu Nicola - ha sottolineato ancora Gianni Letta - hai fatto molto
di piu': non hai soltanto liberato e salvato Giuliana, non hai soltanto
dato uno splendido esempio di coraggio, non hai soltanto portato a
termine con successo tante operazioni in quello stesso, drammatico,
scenario dell'Iraq, non hai segnato tanti successi conosciuti e sconosciuti,
non hai sfatato certi luoghi comuni sullo Stato e sui servizi, non
hai dato soltanto fiducia a chi ha avuto il privilegio di dividere
con te impegno e responsabilita', tu hai ridato fiducia all'Italia
tutta. Tu hai saputo riportare in superficie quelle virtu' nascoste
grazie alle quali un paese vive e va avanti. Tu hai ridato, come i
caduti di Nassiriya, la patria agli italiani. Tu hai fatto riscoprire
un'Italia che c'e', che fortunatamente c'e' e che tante volte facciamo
fatica a ritrovare e a capire sotto il frastuono di una rissosita',
di una quotidianita' avvelenata. Tu hai fatto capire agli italiani
che cos'e' la patria e il sentimento nazionale. Quella fila ininterrotta,
quel fiume di gente silenziosamente addolorata che ieri ha salito
le scale del Vittoriano, ha compreso che al di la' delle divisioni
e delle differenze naturali e sacrosante in democrazia, al di la'
della contrapposizione degli schieramenti per la guida dello Stato,
c'e' lo Stato con le sue istituzioni per garantire la liberta' e la
sicurezza ai cittadini. Quello Stato che tu hai servito con onore,
che hai servito in una vita di lavoro esemplare''. ''Grazie Nicola
- ha concluso Letta - addio Nicola, come tante sere ci siamo scambiati
quanto tu partivi per l'Iraq, e purtroppo non sei tornato. Grazie''.
Don Maurizio Calipari: “Vorrei
che Nicola restasse un dono per tutti”
'Vorrei che Nicola continuasse ad essere un dono per tutti''. E’
quanto ha affermato don
Maurizio Calipari, fratello del poliziotto ucciso dopo aver liberato
Giuliana Sgrena, a One O Five Live, il canale in Fm e Internet della
Radio Vaticana, raggiunto poco prima dei funerali di Stato del fratello
Nicola. ''Vorrei che mio fratello fosse un esempio concreto che dice
che dare la vita , anche se costa tutto,anche a costo della Croce
per l'esperienza di ciascuno di noi, non rimanga senza frutto''. ''Vorrei
dire che davvero si compia il Mistero cristiano per il quale dalla
morte nasce la vita . Nicola e' un esempio concreto che vorrei che
tutti noi portassimo non solo come esempio ma come punto di riferimento
e valore sul quale orientare il nostro cammino''. ''Sono inoltre sicuro,
dal momento che conosco le sue radici, le radici della sua formazione
giovanile, molto legata anche agli scouts nei quali ha fatto un lungo
cammino di formazione e nei quali ha assunto poi ruoli di responsabilita',
sono sicuro che queste radici hanno sempre costituito per lui un continuo
punto di riferimento''. ''Era un tipo molto onesto, riservato,non
amava manifestare con grandi segni o platealmente neanche la sua fede.
La viveva in modo molto personale. Ma sono sicuro che proprio quei
valori, quelle radici cristiane che lo hanno sempre guidato, lo hanno
portato a questo gesto di generosita' e altruismo fino alla fine.
Sono sicuro che è il frutto anche di quel cammino''.''In questi
momenti - prosegue don Maurizio alla Radio Vaticana - si affollano
tanti sentimenti e tanti ricordi. Eravamo due fratelli, quindi c'e'
anche un legame particolare, di un bene molto grande. Credo che mio
fratello abbia concluso la sua esistenza qui in terra come ha vissuto.
E' stata,vorrei dire, la conclusione quasi naturale anche se estrema
di tutto l' impegno che ha vissuto durante tutta la sua vita nel suo
lavoro in cui ha creduto fermamente fin dall'inizio. Un profondo senso
di servizio alla comunita' umana e allo Stato ed ha sempre fatto con
tutto se stesso, senza risparmiarsi e mi ha lasciato, anche personalmente,
questo senso forte di come davvero dare la vita per gli altri possa
essere il grado piu' alto del proprio servizio''. ''Per questo, mi
sento anche grato a lui per quello che Nicola lascia a tutti come
ultima testimonianza''.
Il Presidente Ciampi consola la vedova Calipari
Polo “Molti hanno fatto proprio
il nostro titolo”
''Molti cittadini hanno fatto proprio il messaggio con cui abbiamo
titolato oggi il quotidiano. Tutti quelli che sono presenti qui vogliono
testimoniare la loro vicinanza a questo nostro amico. Non si tratta
di esibizione politica, ma ripeto si tratta solo di prendere e far
proprio un messaggio''. Cosi' il direttore del Manifesto, Gabriele
Polo, che sta aspettando in piazza l'uscita del feretro di Nicola
Calipari, commenta il gesto di alcuni cittadini che stanno tenendo
in alto le copie del Manifesto dove compare la foto dell'alto funzionario
e sotto la scritta 'Con te'. ''Il nostro punto di vista sulla guerra
- ha concluso Polo - e' stato, e sara', quello che abbiamo sempre
avuto''.
Mons. Nunanri: “Calipari fu
trasferito da Cosenza perché certi mafiosi non lo sopportavano”
Conosceva Nicola Calipari fin da quando, ragazzino, frequentava gli
scout. Oggi l'arcivescovo di Cosenza Salvatore Nunnari, padre spirituale
del funzionario del Sismi, vede ''nel suo gesto eroico'' il suggello
di una vita e ricorda un particolare non noto a tutti: ''Nicola fu
in servizio a Cosenza nei primi anni ma da Cosenza se ne ando', perche'
certi mafiosi non lo sopportavano''. ''Ho conosciuto Nicola fin da
giovane - ha affermato l'arcivescovo - e' stato sempre se stesso,
giovane scout era riservato e attento. Quello che mi impressionava
era che qualunque cosa facesse la faceva con riservatezza, quella
riservatezza e generosita' che l'ha accompagnato per tutta la vita''.
Reggio a lutto si è fermata
per un minuto
Reggio
Calabria, dove Nicola Calipari era nato 52 anni fa, si e' fermata
stamattina per il lutto cittadino proclamato dal Comune in coincidenza
con i funerali del funzionario del Sismi ucciso in Iraq dopo la liberazione
di Giuliana Sgrena. ''Reggio Calabria, sgomenta e costernata - scrive
l' Amministrazione comunale nel manifesto a lutto fatto affiggere
in citta' - si stringe commossa alla moglie , ai figli ed ai familiari
tutti, piangendo insieme a loro questo suo intrepido figlio, fulgido
esempio dell' orgoglio, della fierezza, della lealta' e della coscienza
di essere onesti e laboriosi cittadini italiani. L' Amministrazione
comunale abbruna le bandiere al cospetto di questa alta ed estrema
testimonianza di amore patrio''. Buona parte dei negozi, in coincidenza
con i funerali, ha abbassato le saracinesce in segno di lutto. Calipari
era nato nella zona di piazza Sant' Agostino, nel centro storico,
a pochi metri dalla stazione ferroviaria centrale. Si era diplomato
al liceo classico Tommaso Campanella e si era poi laureato in Giurisprudenza
all' Universita' di Messina. A Reggio Calipari, entrato in polizia
alla fine degli anni '70, non aveva mai lavorato. In Calabria il funzionario
del Sismi ucciso aveva svolto servizio soltanto a Cosenza, dove per
sette anni, dal 1982 al 1989, era stato alla Squadra mobile, prima,
per un breve periodo, come vice dirigente e poi come responsabile
dell' ufficio.
Bandiere a mezz’asta ed un
minuto di silenzio anche a Cosenza
Bandiere a mezz’asta sin dalle prime ore del mattino e un minuto
di silenzio negli uffici alle 11,00.Così Palazzo dei Bruzi
ha tributato il suo doveroso ed accorato omaggio a Nicola Calipari,
il funzionario del Sismi, calabrese e cosentino d’adozione,
rimasto ucciso venerdì scorso in Irak nella tragica sparatoria
seguita alla liberazione della giornalista del “Manifesto”
Giuliana Sgrena.Il Sindaco Eva Catizone ha voluto che i dipendenti
comunali, in concomitanza con l’orario dei funerali di Stato,
osservassero negli uffici un minuto di raccoglimento, in segno di
lutto per la scomparsa di Nicola Calipari, per diversi anni a Cosenza
come dirigente della squadra Mobile e sposato con la cosentina Rosellina
Villecco. Il Sindaco ha inoltre rivolto un invito ai commercianti
per tenere le saracinesche abbassate a metà, nonostante l’apertura
del lunedì mattina riguardasse solo i negozi di generi alimentari.“L’Amministrazione
comunale – ha precisato la Catizone – ha intenzione di
legare il sacrificio di Nicola Calipari ad una iniziativa permanente
che dia l’esatta misura dei sentimenti di profondo legame con
la nostra città e della riconoscenza che i cosentini intenderanno
tributargli per il suo gesto eroico. Conoscendolo molto bene ed avendone
apprezzato sempre la sua riservatezza ed il suo prendere le distanze
da ogni forma di autoreferenzialità – ha aggiunto il
Sindaco – prima di assumere qualsiasi iniziativa riteniamo giusto
e rispettoso anche di quel che è sempre stato il suo modo di
essere, concordarla con la famiglia alla quale siamo e saremo sempre
vicini. Per le stesse ragioni rivolgiamo a tutti i cittadini l’invito
ad evitare in queste ore di profonda tristezza ogni genere di clamore,
ritenendo doveroso, invece, raccogliersi in rispettoso silenzio per
ricordare degnamente un esemplare figlio della nostra terra di Calabria
che ha pagato con la vita il suo grande impegno e la sua forte abnegazione.”
Il Comune di Siracusa gli intitolerà
una piazza
Il comune di Siracusa intitolera' una piazza al funzionario del Sismi
Nicola Calipari. Lo ha disposto il sindaco Titta Bufardeci che ha
inviato un telegramma alla famiglia per esprimergli il cordoglio della
citta'.
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