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Cronaca
Speciale rogo Primavalle

 


Pietro Mancini propone un amnistia per i fatti degli anni 70

17/01 Dichiarazione dell’ex Sindaco di Cosenza, Pietro Mancini: “E’ passato tanto tempo dal sangue e dal piombo dei terribili anni 70 e spero che l’ operazione di verità, sollecitata da più parti, sia utile e, soprattutto, serva, veramente, ad allontanare, per sempre, il tempo dell’ odio e del desiderio di vendetta . Oggi dobbiamo, però, stare molto attenti non solo agli ex esponenti di " Potere operaio ", che abbondano, purtroppo, a Roma e a Cosenza. E non mi riferisco solo a quel grande mascalzone di Achille Lollo, che Valentino Parlato, il fondatore del “ Manifesto “, ha definito, giustamente un “ poveraccio che cerca vendetta “. Ma, soprattutto, dobbiamo guardarci dal rischio che le rievocazioni e i ricordi, in particolare quelle fatte da coloro, che sono stati, o si ritengono, le uniche vittime degli anni delle spranghe di ferro, dei roghi e delle “ P 38 “, allontanino quella riconciliazione nazionale, a cui i politici, con lungimiranza, dovrebbero lavorare. In questo quadro, se non hanno torto coloro che bocciano la “ clemenza per decreto “, soprattutto quella sollecitata dai terroristi non pentiti, come Lollo e Battisti, perché non valutare, con attenzione, un intelligente e parziale provvedimento, non certo un generico“ colpo di spugna “, ma quell' amnistia, che porti alla verità , che possa essere approvata dalla grande maggioranza del Parlamento ? Dalla clemenza, ovviamente, andrebbero esclusi gli spietati neo - brigatisti, quelli che hanno freddato Massimo D’ Antona e Marco Biagi. Mentre per coloro che, a differenza di Adriano Sofri, sono scappati, il “ perdono” potrebbe essere vincolato all’ ammissione delle proprie responsabilità e alla confessione, senza reticenze e zone d’ ombra, delle proprie malefatte. Potrebbe essere un tentativo serio di zittire i “ guerrieri della memoria “ e di sanare la terribile ferita, che l’ agghiacciante fotografia di Virgilio Mattei, inchiodato dalle fiamme assassine dei militanti di " Potere operaio " alla finestra di casa, ha riaperto in ciascuno di noi e nella coscienza collettiva del Paese. Infine, sottoscrivo e faccio mia la proposta del PSE alla giunta comunale - che anche sul rogo di Primavalle, purtroppo, dorme il sonno dell' ingiusto- di intitolare, al più presto, una strada della nostra città ai fratellini Mattei, vittime innocenti di un odio ideologico tanto spietato quanto assurdo.”

De Rose scrive una lettera aperta al Sindaco “Un silenzio che pesa come un macigno”

17/02 ''Il tuo silenzio di Sindaco pesa come un macigno, ma non interrompera' il senso etico di un' azione politica che non e' rivolta contro la persona di Franco Piperno, ma tende ad assicurare al Comune che rappresenti la terzieta' rispetto ad una delle piu' grandi tragedie del terrorismo, nella quale ti ricordo, appellandomi anche al tuo essere madre, mori' bruciato un bambino di otto anni''. E' quanto scrive in una lettera aperta al Sindaco di Cosenza, il leader del centrodestra in Consiglio Comunale, Umberto De Rose. De Rose, nei giorni scorsi, aveva chiesto al Sindaco di ritirare le deleghe all' assessore ed ex leader di Potere Operaio. ''Posso capire - scrive l' esponente della Cdl - che tu tenda a difendere Piperno, ma nessuno lo vuole condannare aprioristicamente: certo e' che egli deve difendersi da un' accusa gravissima che viene formulata dalla famiglia dei fratelli Mattei. Fare finta di niente significa difendere anche quelle zone oscure che Piperno conosce, ma che non appartengono alla storia di Cosenza e per questo ti aveva chiesto di congelargli le deleghe sino a quando le ombre non si fossero dipanate. Continueremo in questa battaglia - conclude De Rose - che viene sottovalutata in alcuni settori della citta', ma che trova consenso fra i cittadini che vogliono separare fatti gravi che appartengono alla notte del nostro paese da un' istituzione che rischia di contaminarsi''.

Zanella (Verdi) “Perché Sica non smentisce Lollo?”

''O Sica smentisce le dichiarazioni di Lollo, oppure il ministro ha il dovere di aprire una inchiesta''. Luana Zanella, deputata Verde, con una interrogazione sottoscritta anche dalle colleghe Maura Cossutta, Katia Zanotti, Alba Sasso, Elettra Deina, Silvana Pisa, interviene dopo le dichiarazioni di Achille Lollo sul rogo di Primavalle, rilevando che "le accuse lanciate contro l'allora procuratore della Repubblica, Domenico Sica, sono di una gravità inaudita''. ''Lollo sostiene -ricorda Zanella- che durante un colloquio in carcere lo stesso Sica gli propose di denunciare l'intero vertice di Potere operaio come mandante della strage di Primavalle, in cambio della libertà provvisoria. Di fronte al silenzio di Sica -conclude Zanella- abbiamo chiesto al governo quali interventi si intendono adottare''.

Grillo: “Lollo mente, eravamo solo in tre”

''Quella notte a Primavalle eravamo in tre, solamente in tre. Non c'è mai stato nessun altro, nè allora nèal momento dell'azione, di quella che doveva essere solo un'azione dimostrativa, nè prima della fase preparatoria''. Manlio Grillo rompe così con ''La Repubblica'' un silenzio durato 30 anni ripercorrendo lanotte del rogo di Primavalle in cui morirono i fratelli Mattei e commentando le ultime rivelazioni di Achille Lollo. ''Se ho deciso di parlare, sia chiaro, -sottolinea Grillo- non èperchè sia venuto meno un presunto patto del silenzio, che è frutto anch'esso della fantasia di Achille, ma piuttosto per cercare di ristabilire la verità''. ''Arrivammo in tre - riprende Grillo - su una Fiat 500. Ci fermammo a un chilometro e mezzo di distanza, sulla strada principale. E io restai lì, di vedetta, mentre Achille e Marino si dirigevano verso la casa dei Mattei. Ma io, sia ben chiaro, quella casa non l'ho mai vista. Sapevo solo che nessuno andava lì per compiere un mostruoso delitto, non era questa l'intenzione''. ''Tutte le azioni contro i fascisti in quell'epoca - continua - erano solo intimidatorie, questo è provato e dimostrato. Per questo in trent'anni io mi sono sempre sentito a posto con la coscienza, so di non essere il mostro che hanno dipinto. Perchè mi dovrei sentire in colpa per qualcosa che non ho fatto e non ho voluto?'' ''E' evidente - aggiunge ancora Grillo - che c'è stata una disgrazia. Come sia andata in realtà non è mai stato chiaro. Non sappiamo se quello che è accaduto si deve solo agli errori di Lollo o anche a quelli dei Mattei. Perché la tanica di benzina, come risulta dall'immagine che in questi giorni ci viene continuamente ritrasmessa,era all'interno dell'appartamento? Hanno sentito Achille davanti alla porta, hanno aperto e tirato dentro la tanica e mentre tutti uscivano lui, Stefano Mattei, restava dentro. Che cosa voleva fare l'eroe? Perché non si è messo subito in salvo insieme al fratellino, anziché cominciare a fare telefonate alla polizia?'' E sulla riunione di Potere Operaio a due giorni dopo raccontata da Lollo, Grillo afferma: ''Quella riunione non c'è mai stata. Noi sapevamo che i vertici di PotOp erano inferociti, e questo fu sufficiente per decidere di tenerci alla larga e di aspettare gli eventi. E' chiaro che loro, in questa storia, non c'entrano niente. Il fatto di denunciarli come mandanti è un'assurdita''. In merito alla sua fuga dall'Italia Grillo dichiara che fu Oreste Scalzone ad aiutarlo. ''Oreste - spiega - è sempre stato un grande amico. Fu più semplice di come si possa immaginare. Mi dette il nome di una sua amica svedese 'Fatti aiutare da lei'. Presi l'aereo e andai a Stoccolma, e mi aiutò tanto che dopo poco tempo ci sposammo. Cinque anni, fino al'78''. ''In seguito - conclude - tornai in Italiane continuai ad andarmene ogni volta che si avvicinava un processo: soggiorni anche lunghi, in quattro paesi. Ma senza misteriose coperture dei servizi segreti dell'est. A volte, ad aituarti era semplicemente la tua famiglia, o qualche amico. Poi, nell'86, la fuga definitiva, in Nicaragua, dove ho conosciuto la mia compagna Ignacia, militante sandinista della prima ora''.

Acquisita dalla Procura di Roma l’intervista a Grillo

E' già stata acquisita dalla Procura di Roma l'intervista rilasciata a “La Repubblica” da Manlio Grillo e nella quale l'ex estremista di Potere operaio smentisce o comunque riduce la portata delle parole di Achille Lollo, in particolare negando qualsiasi collaborazione da parte di Paolo Gaeta, Diana Perrone ed Elisabetta Lecco all'incendio di casa Mattei. Nel frattempo gli inquirenti stanno stringendo i tempi per poter interrogare quest'ultimo, risiede in Brasile da alcuni anni. Negli ambienti della Procura di Roma, intanto, si registra un certo disappunto per le continue notizie giornalistiche che in qualche modo condizionano i tempi della nuova inchiesta sul rogo di Primavalle.

I PM stanno valutando una rogatoria internazionale per Grillo

Dopo aver deciso di inoltrare una rogatoria per sentire in Brasile Achille Lollo, i pm romani che indagano sul rogo di Primavalle potrebbero ricorrere ad un' analoga iniziativa anche per Manlio Grillo, l' ex esponente di Potere Operaio che da Managua, in un' intervista a ''Repubblica'', ha sconfessato la tesi di Lollo negando qualsiasi ruolo nella vicenda di Paolo Gaeta, Diana Perrone ed Elisabetta Lecco. Le uniche perplessita' degli inquirenti romani sono legate alle scarse possibilita' di accoglimento della loro eventuale richiesta. Precedenti iniziative adottate per ascoltare Alessio Casimirri in Nicaragua nell' ambito dell' inchiesta sul sequestro e l' omicidio di Aldo Moro non hanno infatti sortito l' effetto auspicato. L' intervista di Grillo e' stata comunque acquisita agli atti del nuovo procedimento per strage aperto dai pm Franco Ionta e Salvatore Vitello.

Il Governo pensa ad un decreto legge per i latitanti

La caccia ai latitanti non si e' mai interrotta, assicura il ministro della Giustizia Roberto Castelli, ma ora il Governo ha messo a punto un decreto legge che cambia le regole del processo in contumacia per aggirare le difficolta' che l'Italia incontra (o potrebbe incontrare) nel riavere condannati rifugiati all'estero. L' argomento sara' uno dei punti all' ordine del giorno del Consiglio dei Ministri fissato per domani. Il Guardasigilli ha dato l' annuncio parlando della sua richiesta al Nicaragua di far scontare l' ergastolo in un carcere del paese ad Alessio Casimirri, l' ultimo brigatista del commando che sequestro' e uccise Aldo Moro a non aver saldato il suo debito. Il ministro ha definito il provvedimento che sara' illustrato domani ''un passo significativo'' sulle questione altrimenti, ''rischiamo che altri latitanti non ci vengano consegnati a seguito del pronunciamento della corte dei diritti dell'uomo europea''. Il decreto legge e' composto da tre articoli e modifica piu' punti dell'art. 175 del codice di procedura penale anche alla luce di una recente sentenza della Corte europea di Strasburgo che ha condannato l'Italia per la lesione dei diritti di difesa dei condannati in contumacia e che rischia di vanificare le richieste di estradizione. Per questo il decreto prevede maggiori garanzie di difesa per l'imputato che e' stato condannato in contumacia. In particolare, il secondo comma dell' art. 175 viene interamente riscritto in modo tale che potra' essere impugnata la sentenza emessa in contumacia ''se risulta dagli atti che'' l'imputato ''non ha avuto effettiva conoscenza del procedimento e non abbia volontariamente rinunciato a comparire e sempre che l'impugnazione o l'opposizione non siano state gia' proposte dal difensore''. In questo modo viene soppresso l'onere di provare di non aver avuto effettiva conoscenza del provvedimento. Vengono, inoltre, allungati i termini per impugnare una sentenza in contumacia: da dieci giorni si passa a trenta. Il decreto aggiunge infine due nuove disposizioni agli articoli 157 e 161 del cpp con l'obiettivo di rendere piu' celeri le notificazioni all'imputato non detenuto che abbia nominato un difensore di fiducia, senza provvedere a dichiarare o eleggere un domicilio. In questi casi, infatti, e' previsto che le notificazioni siano eseguite presso i difensori. ''Non abbiamo mai smesso di cercare di garantire la giustizia - ribadisce Castelli -. Per noi tutti i latitanti sono, in primis, da riportare nel nostro Paese. In alcuni casi ci scontriamo con ostacoli insormontabili lo abbiamo visto con Lollo in Brasile, in passato con Zorzi in Giappone, poi assolto e con Casimirri, caso eclatante, perche' la legislazione, in questo caso il Nicaragua, non consente l'estradizione''. Il ministro cita casi specifici che, come sta avvenendo in questi giorni per il rogo di Primavalle, hanno scatenato feroci polemiche. ma tutto lascerebbe pensare che il provvedimento messo a punto dal Governo guardi piu' alle vicende dei latitanti rifugiatisi in Francia. Il caso Cesare Battisti sta infatti per essere risolto dal punto di vista giuridico proprio in questi giorni: il Consiglio di Stato dovra' decidere definitivamente sulla estradizione dell'ex terrorista dei Pac che da pochi mesi si e' reso irreperibile. Il rischio e' che la recente condanna dell'Italia da parte della Corte europea di Strasburgo per la lesione dei diritti di difesa dei condannati in contumacia possa rappresentare un pericoloso precedente anche per gli altri gli italiani rifugiati in Francia. Per la precisione, per quei 14 latitanti che si sono macchiati di reati di sangue che l'Italia ha chiesto alla Francia di farsi consegnare. Quanto alla vicenda Casimirri, Castelli non perde le speranze. ''Adesso vedremo - dice -. Questi paesi sono sovrani sul loro territorio con le loro legislazioni. E' un dato insuperabile. E' una linea di rigore ma anche imparziale non facciamo distinzioni sulla natura dei reati, ne' tanto meno sul colore politico di chi li ha commessi''. Noi ci sforziamo tutti i giorni di assicurare alla giustizia tutti i condannati che in qualche modo sono latitanti''.
Circa 200 i latitanti all’estero
Sono circa 200 i terroristi italiani (170 di sinistra, il resto di destra) latitanti all' estero. Persone che si sentiranno meno sicure, dopo che oggi il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha annunciato una ''linea di rigore'' per ''riportarli nel nostro Paese''. Domani in Consiglio dei ministri portera' un disegno di legge in proposito. Ferite aperte, quelle degli anni di piombo, che periodicamente tornano a sanguinare, come si e' visto nei giorni scorsi, con il ritorno alla ribalta dei protagonisti del rogo di Primavalle, Achille Lollo, Manlio Grillo e Marino Clavo, tutti di Potere operaio. Ma e' ancora fresco il caso di Cesare Battisti, il leader dei Pac (Proletari armati per il comunismo), che ha fatto perdere le proprie tracce l' anno scorso, quando si avvicinava la possibilita' di un' estradizione dalla Francia. Proprio la Francia, tra il 1978 ed il 1982, divento' meta di una vera e propria migrazione: 4-500 esponenti della composita galassia eversiva italiana (alla fine degli anni '70 si contavano oltre 200 sigle) si riversarono Oltralpe confidando nella dottrina Mitterand. Il presidente francese aveva infatti promesso che ''nessuno sarebbe mai stato estradato, qualunque fosse stata la decisione dei tribunali francesi''. Sulle rive della Senna si e' cosi' formata una vera e propria comunita' di latitanti, provenienti dall' estrema di sinistra. Il personaggio piu' rappresentativo, vero e proprio punto di riferimento per gli altri compagni, e' l' ex leader di Potere Operaio, Oreste Scalzone, che si e' battuto strenuamente a favore di Battisti e per l' ottenimento di uno statuto ufficiale in Francia per tutti i rifugiati politici. In terra francese ci sono personaggi come Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, sospettate di contatti cone le nuove Brigate Rosse; Sergio Tornaghi, legato alla colonna milanese delle Br 'Walter Alasia'; Roberta Cappelli, della colonna romana; Giorgio Pietrostefani, condannato per l' omicidio del commissario Luigi Calabresi; Enrico Villimburgo, altro brigatista condannato all' ergastolo nel processo Moro ter. Ed ancora, Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Maurizio Di Marzio, Vincenzo Spano', Massimo Carfora, Walter Grecchi, Marina Petrella, Giovanni Vegliacasa, Francesco Nuzzolo, Giancarlo Santilli, Gianfranco Pancino. Molti di loro si sono rifatti una vita mantenendo il proprio nome, come era il caso di Cesare Battisti, diventato giallista di successo. Altri si sono invece dati alla macchia cambiando identita'. Altre destinazioni frequenti dei latitanti sono Sud e Centro America. In Nicaragua risiede Alessio Casimirri, l' ultimo brigatista non ancora arrestato del commando che sequestro' Aldo Moro ed uccise i cinque uomini di scorta. Condannato all' ergastolo, Casimirri, diventato cittadino nicaraguense, ha un ristorante sulla costa. Proprio oggi il ministro Castelli ha chiesto che il brigatista sconti in Nicaragua la condanna all' ergastolo, nell' impossibilita' di ottenere l' estradizione. E dal Nicaragua (Paese che, al tempo dei sandinisti accolse molti estremisti rossi in fuga), si e' fatto oggi vivo anche Manlio Grillo, ricercato per il rogo di Primavalle, nel quale morirono i due fratelli Mattei. Il suo ex compagno Achille Lollo vive invece in Brasile. Nel campo del terrorismo nero, il latitante piu' illustre e' sicuramente Delfo Zorzi, militante di Ordine Nuovo, condannato in primo grado all' ergastolo per la strage di Piazza Fontana e poi assolto in appello. Zorzi nel 1989 e' diventato cittadino giapponese, con il nome di Roi Hagen, bloccando cosi' i tentativi di estradizione. Altro protagonista dell' eversione di destra e' Pasquale Belsito, esponente dei Nar, arrestato nel 2001 a Madrid, ma non ancora estradato. Tra i latitanti, negli ultimi anni, ci sono stati anche degli arresti eccellenti, come quello di Paolo Persichetti, in Francia, Nicola Bortone, in Svizzera, Leonardo Bertulazzi, in Argentina (ma poi scarcerato dalle autorita' argentine), Rita Algranati (ex moglie di Casimirri) e Maurizio Falessi, al Cairo, provenienti dall' Algeria. Ora, dopo il giro di vite annunciato da Castelli, sono attesi altri rientri forzati in Italia.

Casimirri è l’unico componente delle BR mai arrestato

Alessio Casimirri, per il quale il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha chiesto che sconti in Nicaragua, dove vive da circa 25 anni, la pena all'ergastolo che gli e' stata inflitta per il rapimento e il delitto Moro, e' l'unico componente del commando Br che rapi' Moro in via Fani che non e' mai stato arrestato ed e' sempre rimasto latitante. Nel gennaio dell'anno scorso è stata arrestata in Egitto, ed estradata in Italia, la ex moglie di Casimirri, Rita Algranati, che viveva in in Algeria. Per la partecipazione al rapimento Moro e ad altre azioni terroristiche, Casimirri e' stato condannato a sei ergastoli nel processo Moro-ter. All'inizio di maggio dell'anno scorso, il quotidiano nicaraguense ''El Nuevo Diario'' ha reso però nota una sentenza della Corte Suprema di Managua che confermava la cittadinanza nicaraguense dell'ex brigatista, negando praticamente l' estradizione chiesta dall'Italia. Tra Italia e Nicaragua infatti non c'è un trattato per le estradizioni e la Costituzione nicaraguense vieta di consegnare un proprio cittadino ad un altro paese, soprattutto se le sentenza ha implicazioni politiche. Figlio di un ex direttore della sala stampa vaticana, prima di entrare in latitanza, Casimirri, che oggi ha 53 anni, ha militato in Potere Operaio e poi nel servizio d' ordine del gruppo di ''Autonomia operaia'' di via dei Volsci. Con la Algranati gestiva un' armeria vicino piazza San Giovanni di Dio, a cui sembro' alludere Patrizio Peci quando accenno' alla prima prigione di Moro. Con il nome di battaglia di 'Camillo', Casimirri ha poi svolto un ruolo importante nella colonna romana delle Brigate rosse. Alessio Casimirri vive attualmente in Nicaragua, dove si e' rifugiato negli anni Ottanta, dopo, sembra, un periodo trascorso in Libia e a Cuba. Diplomato Isef ed esperto sommozzatore, si e' dedicato per anni alla pesca e alle ricerche subacquee (sembra abbia fatto anche l'istruttore degli incursori dell' esercito sandinista) e ha poi aperto, con Manlio Grillo, uno dei responsabili del ''rogo di Primavalle'', il ristorante italiano ''Magica Roma'' nel centro di Managua. Nel 1988, Casimirri ha ottenuto la cittadinanza nicaraguense grazie anche al matrimonio con una ragazza del luogo. Casimirri e la moglie, Raquel Garcia Jarquin, hanno un figlio di 20 anni e una figlia di 17, ma hanno anche adottato un bambino down, che ha sei anni. Nel 1993 si e' parlato di Casimirri come del confidente che aveva reso possibile l' arresto di Germano Maccari. La Digos e la famiglia del latitante hanno smentito pero' la cosa ed il fratello Tommaso ha raccontato che i servizi segreti italiani avevano contatto Alessio ed avevano cercato di convincerlo, anche con minacce e ricatti, a collaborare. All' inizio del 1998, combinando l'attivita' di ristoratore e quella di sub, 'Camillo' apre un altro ristorante, la 'Cueva del Buzo' (La tana del sub), sulla costa, non lontano da Managua, in cui serve il pesce che cattura nelle acque del Pacifico e che, pare, cucini benissimo. Sempre nel 1998 il suo nome torna sui giornali italiani quando Raimondo Etro racconta che Casimirri gli avrebbe riferito che ad uccidere il commissario Calabresi sarebbe stato Valerio Morucci. La procura milanese vuole interrogarlo ma il Nicaragua respinge le richieste di rogatoria. Poi ''L' Unita''' scrive che, secondo una ipotesi del giudice Antonio Marini, Casimirri, prima del sequestro Moro, fu ''agganciato'' dall' allora capitano dei carabinieri Francesco Delfino e ''passato'' al Sismi del quale sarebbe da allora in poi stato utilizzato. Un anno fa, in un'intervista rilasciata al 'Nuevo Diario' a febbraio, Casimirri ha addirittura negato di aver partecipato all'agguato di via Fani, sostenendo che il giorno del sequestro Moro stava ''dando lezioni di educazione fisica in una scuola''.

Tutti i dubbi in una perizia

Una perizia accolta dai giudici che vagliarono la tragedia del rogo di Primavalle ricostruisce alcuni dei passaggi riportati in evidenza dalle ultime interviste di Achille Lollo e ripropone tutti i dubbi emersi nei diversi gradi del giudizio. Liberazione, quotidiano di Rifondazione comunista, ripubblica il testo della perizia firmata dagli esperti Enzo Brandi e Antonio Damiani. "Non abbiamo mai pensato di far scivolare la benzina sotto la porta per dar fuoco all'appartamento", ha dichiarato Lollo nell'intervista pubblicata il 10 febbraio al Corriere della sera. " A questo punto, nel vespaio delle polemiche - si legge su Liberazione - resta la perizia". Enzo Brandi racconta al quotidiano: "Al processo sembrava che ci fossero delle prove schiaccianti contro i tre imputati, sulla base di perizie che in realta' erano contraddittorie e inconsistenti. Ma la nostra perizia le invalido' tutte, tanto che nel primo processo si arrivo' all'assoluzione". Ecco cosa afferma la perizia: "I periti d'ufficio non hanno potuto dimostrare in alcun modo che l'incendio che ha coinvolto l'interno di casa Mattei abbia avuto origine all'esterno dell'appartamento ossia sul pianerottolo. Il fatto che sia stata versata benzina all'esterno della porta dell'appartamento e' una pura illazione, non essendovi nessuna prova in proposito. Nessuna traccia di idrocarburi e' infatti stata trovata sul pianerottolo. I periti ammettono che un liquido infiammabile, non poteva entrare dall'esterno all'interno dell'appartamento a porta chiusa. D'altra parte, all'interno sono state trovate quantita' ancora incombuste di benzina super con tracce di cherosene, nei resti di una tanica dal volume presumibilmente di 10 litri, e tracce di idrocarburi nei resti di una coperta. Le fiamme, quindi, sono state alimentate da questi combustibili gia' presenti inizialmente all'interno di casa Mattei". La perizia ripubblicata da Liberazione prosegue: "Anche volendo ammettere l'ipotesi di incendio originatosi all'esterno e causato da due litri di benzina, e' impossibile spiegare come tale fuoco si sia propagato all'interno dell'appartamento all'atto dell'apertura della porta d'ingresso. Le ipotesi avanzate dai periti d'ufficio non sono sorrette da nessuna delle testimonianze stesse. Il fatto fondamentale e' che le testimonianze di Mario e Silvia Mattei e di Anna Maria Macconi concordano nell'affermare che il fuoco e' nato all'interno dell'appartamento con la porta chiusa. Poiche', come e' ammesso dagli stessi periti d'ufficio, il fuoco non puo' essersi propagato dall'esterno all'interno con la porta chiusa, cio' esclude in modo definitivo l'origine esterna dell'incendio e quindi l'ipotesi di un attentato. L'ipotesi di incendio nato all'interno e' in grado di spiegare tutte le testimonianze, tutte le tracce dell'incendio, lo stato e la posizione dei vari reperti e tutti gli altri particolari. In particolare, l'ipotesi di un incendio nato all'interno nella stanza dei ragazzi spiega una circostanza veramente singolare che i periti d'ufficio non hanno saputo spiegare: cioe' che le persone anziane e i bambini piccoli si siano potuti salvare, mentre un giovane di vent'anni, presumibilmente in perfetta efficienza fisica, sia rimasto intrappolato".

Famiglia Mattei “ Non abbiamo bisogno di assistenza”

"La famiglia Mattei sta ricevendo numerose offerte di assistenza professionale da parte di studi legali, ma, pur ringraziando per tali proposte, fa presente che, allo stato, non c'e' alcuna necessita' di aiuti". Lo rende noto l'avvocato Luciano Randazzo, che assiste i familiari dei due fratelli, Stefano e Virgilio, morti nel rogo di Primavalle il 16 aprile del '73. "In questo momento - aggiunge il penalista - sono in corso indagini difensive il cui svolgimento e' di estrema importanza". Per quanto riguarda l'inchiesta della Procura di Roma, aperta per strage a carico di Elisabetta Lecco, Diana Perrone e Paolo Gaeta, a piazzale Clodio si sta meditando sulla possibilita' di inoltrare una seconda rogatoria, oltre a quella finalizzata a sentire Achille Lollo, per raccogliere le dichiarazioni di Manlio Grillo, l'ex militante di Potere operaio che da Managua ha rilasciato l'intervista a Repubblica, gia' acquisita dai pm Franco Ionta e Salvatore Vitello. I magistrati, tuttavia, nutrono dubbi sulla possibilita' che la loro richiesta di rogatoria venga accolta, visti i tentativi falliti di ascoltare Alessio Casimirri in Nicaragua.

Fragalà (AN) chiede a Cattaneo di denunciare Lollo

Con una lettera indirizzata a Flavio Cattaneo e a Bruno Vespa, il capogruppo di An in Commissione Mitrokhin, Enzo Fragalà, ha sollecitato il direttore generale della Rai a presentare ''una denuncia per calunnia nei confronti di Achille Lollo perché il latitante, nel corso della trasmissione 'Porta a Porta' del 15 febbraio scorso, ''ha calunniosamente accusato la famiglia Mattei di aver appiccato il fuoco nella propria casa determinando da se medesima l'evento del duplice omicidio di Virgilio e Stefano Mattei''. ''Come cittadino e deputato della Repubblica -esorta il deputato di An- le rivolgo questa mia richiesta nella Sua qualità di direttore generale della Rai, cioè del servizio pubblico radio televisivo nazionale, individuando nella Sua alta funzione amministrativa quella di incaricato di pubblico servizio ai sensi dell'art. 358 del Codice Penale''. ''In tale Sua veste Le chiedo pertanto di valutare la opportunità o la esigenza di presentare una denuncia per il reato di calunnia nei confronti del latitante Achille Lollo, condannato con sentenza definitiva per l'omicidio dei fratelli Mattei, e intervistato nella trasmissione 'Porta a Porta' dal giornalista Bruno Vespa, in data 15.02.05, sul delitto commesso nel 1973'', sottolinea Fragala'.

Mussolini: “Nel 73 avevo 11 anni. Mi hanno dichiarato guerra. Fini come Badoglio, Berlusconi un leader”

''Il mio ex partito mi ha dichiarato una guerra totale e personale'', dice Alessandra Mussolini al 'Corriere della sera'. ''La Russa si e' battuto come un leone contro di me in commissione di Vigilanza Rai -spiega la leader di Alternativa Sociale-. Ora tocca a noi. Adotteremo forme di lotta durissime. Blocchero' le tribune politiche tra i candidati nel Lazio. Mandero' i militanti a picchettare la Rai per impedire l'ingresso di Storace e Marrazzo: perche' loro si' e io no? Questo e' il vero regime, altro che il Ventennio. Che dobbiamo inventarci per avere elezioni regolari? Fare come in Iraq, chiamare gli americani, che occupino l'Italia ancora una volta?''. Su An, la Mussolini dice: ''Vogliono fare terra bruciata attorno a me. Storace a settembre mi ha chiamata per chiedermi appoggio, ora mi attacca dicendo che non ero a Primavalle a piangere i fratelli Mattei, che calcavo ben altre scene. Io nel '73 avevo 11 anni, e calcavo le scuole elementari''. La leader di Alternativa sociale, inotre, esalta il presidente del Consiglio e non è tenera con il leader di An: ''Fini e' un Badoglio, Berlusconi un leader'', dice aggiungendo: ''Berlusconi e' come me, non viene dalla politica. Ha una visione piu' ampia di quella di Fini. Ha il dono di parlare alla gente, semplificare le cose, trovare il rapporto diretto con il popolo''.

Storace “ Con la Mussolini ho sbagliato e me ne scuso”

''Sui fratelli Mattei ho sbagliato con Alessandra Mussolini e me ne scuso. Non sapevo che all'epoca dei fatti di Primavalle avesse undici anni''. E' quanto dichiara il presidente della Regione, Francesco Storace che aggiunge: ''in una polemica politica infuocata succede di dire cose sbagliate ed e' giusto riconoscerlo''. Storace ha aggiunto inoltre: ''Provo rabbia per quanto abbiamo scoperto in questi giorni: ma quegli anni sono stati davvero terribili per la gioventù di destra''.

Gasparri “da Lollo affermazioni aberranti”

Quella di Achille Lollo e' ''follia'', si tratta di ''un personaggio che fa affermazioni aberranti''. Lo ha detto il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, commentando la vicenda della strage di Primavalle a margine del convegno 'Droga, non e' mai leggera' promosso dall'associazione Andromeda. ''Io che ricordo il funerale dei fratelli Mattei - ha affermato Gasparri - quando leggo le parole di questo personaggio, secondo cui la famiglia Mattei avrebbe appiccato da sola l'incendio, dico che non solo non e' tempo di amnistia, ma e' tempo purtroppo di follia rispetto a simili personaggi e deve essere tempo di severita' e di sanzione da parte dello Stato nei confronti dei responsabili di quegli atti, che ebbero la complicita' di organi di informazione e di giornalisti che scrissero anche libri di disinformazione''. Gasparri ha quindi aggiunto: ''Vorrei sapere cosa pensa il signor Guarini, un giornalista che scrisse un libro di disinformazione sulla strage di Primavalle. Chieda scusa - e' il monito del ministro - e si vergogni''. Nel 1974, ha precisato Gasparri, ''scrisse infatti un libro affermando le cose che oggi dette Lollo appaiono deliranti, ma che 30 anni fa vennero addirittura pubblicate in un testo. Cosa dice, a questo proposito - ha concluso il ministro - l'Ordine dei giornalisti?''

 

 

 

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