Processo per la strage di Piazza Fontana: Tutti assolti e i familiari
delle vittime devono pagare le spese
03/05 La Cassazione conferma le assoluzioni decise in appello nel
2004 per i tre neofascisti - Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo
Rognoni - condannati in primo grado all' ergastolo per la strage di
Piazza Fontana e fa calare il sipario su una delle pagine piu' nere
della storia del' Italia Repubblicana. Dopo 11 processi, si chiude
definitivamente senza risposte la vicenda giudiziaria per individuare
i responsabili dello scoppio della bomba che a Milano il 12 dicembre
1969 a Milano provoco' 17 morti e 85 feriti. I giudici della seconda
sezione della Cassazione sono rimasti in camera di consiglio otto
ore per decidere di respingere il ricorso presentato dalla procura
generale di Milano e dalle parti civili contro le assoluzioni, e condannare
le parti civili - tra le quali i familiari delle vittime, la Provincia
di Milano e Lodi e il Comune di Milano - al pagamento delle spese
processuali. Il verdetto a molti lascia l' amaro in bocca e riapre
antiche ferite. L' unico ad esultare per la sentenza e' Carlo Maria
Maggi. ''Nonostante le accuse infamanti, che per anni mi hanno perseguitato,
ho sempre avuto dalla mia parte i miei pazienti, con i quali stasera
vado a brindare - ha detto il medico veneziano di 77 anni -. E' incredibile
come dei giudici, che sono persone perbene, per tanti anni abbiano
creduto alle menzogne grossolane di un poveraccio come Carlo Digilio''.
Maggi, infine, si ''equipara'' alle vittime della strage e dice di
non ''sentirsi per niente risarcito da questa tardiva assoluzione
definitiva''. Di 'familiari nauseati'' parla Federico Sinicato, l'
avvocato che ha rappresentato in tutti i gradi di giudizio i parenti
delle vittime. ''Avevamo presentato - spiega - altri riscontri e altri
documenti alle prove, contro gli stragisti la Cassazione non le ha
volute leggere. E' un altro pezzo di storia coperto dal mistero''.
''Ora non c'e' piu' niente da fare: il discorso su piazza Fontana
e' definitivamente chiuso. Rimane l' amarezza per una strage, ufficialmente,
senza colpevoli'', aggiunge il professor Franco Coppi, difensore di
alcuni familiari delle vittime. ''Questo verdetto me lo aspettavo,
lo temevo anche se naturalmente - commenta - un po' delusione c'e'
lo stesso anche perche' la lunghezza della camera di consiglio faceva
ben sperare''. Dice di non potersi sentire contento della decisione
e di aspettare le motivazioni (per le quali bisognera' attendere almeno
30 giorni) per valutarla l' avvocato dello Stato Massimo Gannuzzi,
che ha rappresentato in Cassazione la presidenza del Consiglio dei
Ministri e il Ministero dell'Interno. ''E' la decisione di una Corte
di legittimita' che ha agito secondo diritto: ed e' l'ultima parola
su Piazza Fontana, a meno che non emergano altre prove, cosa che mi
pare difficile'', commenta, invece, il sostituto procuratore generale
della Cassazione, Enrico Delehaye, subito dopo la lettura del verdetto.
Per il sostituto procuratore generale di Milano, Laura Bertole' Viale,
che in corte d'assise d'appello aveva chiesto l' ergastolo per i tre
imputati, e aveva fatto ricorso in Cassazione contro le assoluzioni,
gli elementi per ritenere responsabili gli imputati erano piu' che
sufficienti ''ma evidentemente e' destino che quell'episodio, che
segno' la storia del nostro Paese, non trovi un chiarimento definitivo''.
Non si e' fatto attendere anche il commento degli anarchici che parlano
di ''cronaca di una ingiustizia annunciata''. ''La decisione su piazza
Fontana e' il rovesciamento tra vittime e carnefici, di carnefici
assolti e le vittime che restano vittime senza il riconoscimento dell'
ingiustizia subita'', dice Mauro Decortes, portavoce del Circolo Anarchico
Ponte della Ghisolfa Milano. Decortes, che e' stato amico di Pietro
Valpreda, aggiunge che domani alle 11, con gli esponenti dell' Osservatorio
Democratico, gli anarchici del Circolo terranno una conferenza stampa
sulla questione davanti alla lapide che ricorda Giuseppe Pinelli in
piazza Fontana. ''Come anarchici - ha aggiunto - non possiamo che
ribadire che la strage di Piazza Fontana resta una strage di stato.
Cosi' come ribadiamo l'innocenza di Valpreda e il fatto che Pinelli
fu assassinato. La sentenza della Cassazione e' un esempio emblematico
per ricordare che ci sono state e che ci sono ingiustizie''. Il gip
di Milano, Guido Salvini, che da giudice istruttore segui' le piu'
importanti inchieste sull'eversione di estrema destra, resta dell'
idea che nonostante la conferma delle assoluzioni per i tre imputati,
gli attentati del 12 dicembre del '69 furono opera dei gruppi di Ordine
Nuovo. ''La verita' giudiziaria non si esaurisce sempre nella condanna
dei singoli responsabili - commenta Salvini -. Mi sembra che la sentenza
di Appello che ha assolto i singoli imputati abbia affermato chiaramente
che gli attentati del 12 dicembre, come quelli precedenti, furono
opera dei gruppi di Ordine Nuovo e questo rimane cosi' un punto fermo.
Nel caso di piazza Fontana resta in piu' anche la provata responsabilita'
di Carlo Digilio, che era di Ordine Nuovo e non certo anarchico, la
cui dichiarazione di colpevolezza contenuta nella sentenza di primo
grado seguita da dichiarazione di prescrizione per la sua collaborazione,
non e' stata toccata dalle sentenze successive''.
Undicesimo processo in 35 anni
E' arrivata alla conclusione, dopo ben 11 processi e quattro procedimenti
approdati in Cassazione, la vicenda giudiziaria legata alla strage
di piazza Fontana. Queste alcune delle principali tappe dell'inchiesta
e dei processi che si sono susseguiti sulla strage, in oltre 35 anni.
- 12 dicembre 1969: un ordigno esplode nella Banca Nazionale dell'
Agricoltura in piazza Fontana a Milano, 17 morti e 84 feriti.
- 15 dicembre 1969: a Milano l' anarchico Giuseppe Pinelli muore precipitando
da una finestra della Questura mentre viene interrogato. Lo stesso
giorno e' arrestato Pietro Valpreda.
- 23 febbraio 1972: si apre a Roma il primo processo. Dopo 4 giorni
la Corte si dichiara incompetente e rinvia gli atti a Milano.
- 13 ottobre 1972: la Cassazione assegna la competenza a Catanzaro,
perche' a Milano possono esserci problemi di ordine pubblico.
- 23 febbraio 1979: a Catanzaro si conclude il processo, cominciato
il 18 gennaio 1977. Ergastolo per Freda, Ventura e Giannettini. Quattro
anni e mezzo per Valpreda e Merlino per associazione sovversiva.
- 12 agosto 1979: a Buenos Aires viene arrestato Giovanni Ventura.
- 23 agosto 1979: Franco Freda viene catturato in Costa Rica.
- 20 marzo 1981: a Catanzaro si conclude il processo di secondo grado.
La sentenza assolve per insufficienza di prove dall' accusa di strage
Franco Freda e Giovanni Ventura ma li condanna a 15 anni per attentati
a Padova e Milano. Confermate le condanne di Valpreda e Merlino per
associazione sovversiva. Assolto Giannettini.
- 10 giugno 1982: la Corte di Cassazione annulla la sentenza d' appello
di Catanzaro e rinvia il processo a Bari. Confermata solo l' assoluzione
di Guido Giannettini.
- 1 agosto 1985: a Bari la Corte d' Assise d' Appello assolve per
insufficienza di prove Freda, Ventura, Merlino e Valpreda.
- 27 gennaio 1987: la Cassazione respinge i ricorsi degli imputati
di Bari contro la sentenza di secondo grado, rendendola definitiva.
- 27 marzo 1987: a Caracas e' arrestato Stefano Delle Chiaie ritenuto
coinvolto nella vicenda con Massimiliano Fachini.
- 20 febbraio 1989: la Corte d' Assise di Catanzaro assolve Delle
Chiaie e Fachini per non avere commesso il fatto. Delle Chiaie viene
scarcerato.
- 11 aprile 1995: a Milano, per una inchiesta parallela, il giudice
istruttore Guido Salvini rinvia a giudizio Giancarlo Rognoni, Nico
Azzi, Paolo Signorelli, Sergio Calore, Carlo Digilio e Ettore Malcangi
e trasmette a Roma gli atti che riguardano Licio Gelli per il reato
di cospirazione politica.
- luglio 1995: Delfo Zorzi e Carlo Maria Maggi sono iscritti nel registro
degli indagati con l' accusa di strage.
- 8 giugno 1999: sono rinviati a giudizio per strage Zorzi, Maggi
e Giancarlo Rognoni; per favoreggiamento Stefano Tringali. In seguito
viene rinviato a giudizio anche Carlo Digilio.
- 24 febbraio 2000: davanti ai giudici della seconda Corte d' Assise
di Milano inizia il processo.
- 30 giugno 2001: i giudici della seconda Corte d' Assise accolgono
le conclusioni dell' accusa e condannano Zorzi, Maggi e Rognoni all'
ergastolo. Tre anni a Tringali, prescritto Digilio.
- 19 gennaio 2002: depositate le motivazioni. I pentiti Digilio e
Siciliano sono credibili.
- 6 luglio 2002: muore Pietro Valpreda, 69 anni, il ballerino anarchico
che fu il primo accusato per la strage.
- 16 ottobre 2003: a Milano comincia il processo presso la Corte d'assise
d'Appello.
- 22 gennaio 2004: al termine della requisitoria, il sostituto procuratore
generale Laura Bertole' Viale chiede la conferma della sentenza di
primo grado e invita la Corte a trasmettere gli atti alla Procura
della Repubblica per accertare eventuali reati di falsa testimonianza
in alcune deposizioni di testi a difesa.
- 12 marzo 2004: la Corte d'assise d'Appello di Milano assolve Delfo
Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, i tre imputati principali
della strage, per non aver commesso il fatto. Riducono invece da tre
a un anno di reclusione la pena per Stefano Tringali, accusato di
favoreggiamento.
- 21 aprile 2005: approda di nuovo in Cassazione la vicenda giudiziaria.
La suprema Corte deve esaminare il ricorso presentato dalla Procura
Generale milanese contro l'assoluzione disposta dalla Corte d'assise
d'appello.
- 3 maggio 2005 - La Cassazione chiude definitivamente la vicenda
giudiziaria confermando definitivamente le assoluzioni di Delfo Zorzi,
Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni.
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