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Papa Benedetto XVI

Papa Benedetto XVI benedice i suoi connazionali nell'audizione di oggi

In ventimila ad attendere Papa Benedetto XVI alla Basilica di San Paolo

25/04 Si e' stabilito un grande feeling tra Benedetto XVI e i romani. Questo pomeriggio piu' di ventimila persone lo hanno atteso davanti alla Basilica di San Paolo soltanto per vederlo entrare ed uscire. Altri cinquemila fedeli erano all'interno, dove hanno applaudito nove volte il Papa mentre leggeva il suo discorso. Presenti anche numerose delegazioni ecumeniche, in particolare quelle delle Chiese ortodosse che avevano incontrato Papa Ratzinger anche questa mattina in Vaticano. Non c'era pero' il metropolita Kirill, inviato dal patriarca di Mosca Alessio II. Sembra che sia andato a salutare il nuovo Papa nella residenza di Santa Marta, poco prima che Benedetto XVI si muovesse in automobile (la Mercedes nera targata SCV1) per recarsi alla Basilica di San Paolo. Quindi un vero e proprio bagno di folla per il Papa nella sua prima uscita pubblica dopo l'elezione, alla basilica di S.Paolo fuori le Mura, luogo simbolo nella storia della Chiesa. Benedetto XVI e' stato atteso da migliaia di persone all' esterno della chiesa, accolto dal popolo in festa che gremiva le navate, e festeggiato da cardinali, ecclesiastici e un folto gruppo di monaci benedettini. La visita al sepolcro di S.Paolo, ha spiegato il Papa, e' un ''pellegrinaggio tanto desiderato alle radici della missione''. Egli spera di avere uno ''slancio'' simile all' ''inimitabile dinamismo'' di Giovanni Paolo per portare il vangelo nel mondo di oggi. Inoltre, la Chiesa di Roma - ricorda Papa Ratzinger - proprio perche' ''fecondata dal sangue dei martiri, presiede alla comunione universale della carita'''. Questi i concetti principali che egli ha voluto sottolineare nella solenne basilica, dove nel gennaio 1959 Giovanni XXIII annuncio' che avrebbe indetto il Concilio e dove nel 2000 Giovanni Paolo II apri' la Porta Santa insieme ai rappresentanti delle Chiese ortodosse e protestanti. Il pontefice e' arrivato in anticipo nella basilica, alle
18,20, accolto da applausi, musica d'organo e flash di fotografi. Lo procedevano nella processione i monaci benedettini guidati dall' abate di San Paolo, Notker Wolf, il segretario di Stato card. Angelo Sodano e il vicario per Roma, card. Camillo Ruini. Il Papa ha preso posto nella sedia sotto la nicchia in cui e' raffigurato il martirio di San Paolo, alla sua destra i monaci, alla sinistra le guardie svizzere, e piu' in la', disposti in due semicerchi, praticamente tutti i cardinali: tra questi, Canestri, Law, Etchegaray, Gantin, Martinez Somalo, Lopez Trujillo. Benedetto XVI si e' poi recato a venerare la tomba di San Paolo, restando inginocchiato in preghiera per alcuni minuti. Quando ha letto un brano della lettera di Paolo ai Romani, e' stato interrotto due volte da applausi perche' i fedeli hanno pensato che stesse parlando in prima persona. Probabilmente, per cancellare questa impressione, nel leggere l'omelia riferendosi alla lettera ai Romani, ha aggiunto a braccio una precisazione per spiegare che il testo che aveva letto prima era, appunto, la Lettera ai Romani. L'omelia e' stata interrotta da nove applausi piu' uno conclusivo, uno dei quali, lunghissimo, quando ha evocato ''Giovanni Paolo II, Papa missionario''. Ha colpito in particolare la sua preghiera per avere spinta missionaria pari a quella che ha portato Papa Wojtyla a compiere oltre 100 viaggi apostolici al di fuori dell' Italia. Papa Ratzinger, anche nel leggere il testo, ha mantenuto il suo stile didattico, da buon professore, facendo delle chiose: ''Il brano e' tratto - ha detto a un certo punto - dalla lettera ai Romani, al capitolo VIII''. Quando il Papa ha intonato il Padre Nostro in italiano, c'e' stato un piccolo disguido perche' il coro della Cappella Sistina e' partito con la versione latina, ma nessuno si e' scomposto piu' di tanto. L'inno iniziale, intonato all' arrivo del Papa nell' antica basilica e' lo 'Ianitor coeli', all' interno del quale c'e' la celebre frase su 'Roma felice, imporporata del sangue prezioso dei martiri', tanto cara al predecessore di Benedetto XVI, e ricordata piu' volte, specialmente durante il Giubileo per le celebrazioni dei martiri cristiani del '900.
Benedetto XVI ha lasciato la Basilica di San Paolo al termine del rito di omaggio al sepolcro dell'apostolo delle genti. Prima di uscire dalla chiesa, Ratzinger ha salutato alcuni portatori di handicap, e poi ha continuato a dare le mani e a baciare i bambini lungo tutto il percorso interno ed estero alla basilica. In tutto, la permanenza del papa a San Paolo e' durata poco piu' di mezz'ora.

Il Papa benedice una bimba nelal Basilica di San Paolo

Il Papa racconta i momenti della sua elezione: “Dio risparmiami questo, ma non c’era scelta”

E' di fronte all'atmosfera più sciolta e meno impacciata che hanno sempre gli incontri con le persone conosciute, davanti alle facce degli amici di gioventù, al gruppo di ex studenti che un tempo lo seguivano a Tubinga o altri fedeli che lo ascoltavano quando era vescovo di Monaco che Papa Ratzinger stamattina ha messo da parte il protocollo. Ha improvvisato e si è lasciato andare alle confidenze, ai ricordi, alle più intime impressioni. Come quelle provate il 19 aprile scorso, all'interno della Cappella Sistina, al momento dell'ultimo scrutinio, quando vedeva che aumentavano i voti in suo favore. Diventare successore di Wojtyla gli provocò un brivido giù per la schiena, tanto che ai suoi connazionali ha raccontato parlando a braccio e lasciando da parte il cerimoniale: "Quando, lentamente l'andamento della votazione faceva capire che la ghigliottina si avvicinava e veniva verso di me ho pensato: fino adesso avevo creduto che l'opera della mia vita fosse finita e mi aspettavano anni più tranquilli. Dicevo rivolgendomi al Signore: Dio, risparmiami questo, Tu hai candidati piu' giovani, migliori, con piu' slancio e più forza di me. Ma evidentemente in questa situazione il Signore non ha potuto ascoltarmi". Poi, sorridendo, ha aggiunto che voleva parlare del Conclave, senza però rivelare nulla di segreto. "In quei giorni quello chemi ha toccato al cuore e' stata una breve lettera che mi ha inviato un cardinale. Mi ricordava la mia omelia pronunciata durante il funerale dell'amatissimo Giovanni Paolo II. In quella occasione scelsi di ripetere la preghiera: Se il Signore ti chiama sii ubbidiente e non ti negare. Il confratello mi ricordo' che proprio io avevo ripetuto quel 'non ti negare' ed allora non ho piu' avuto altra scelta ed ho detto di si''.

Il Pontefice ricomincia dal dialogo con i credenti delle altre fedi

Con il messaggio di questa mattina rivolto ai rappresentanti delle altre tradizioni cristiane e delle altre religioni, il pontefice ha rinnovato l'impegno, gia' espresso nel suo primo messaggio, a proseguire sulla strada del dialogo con i credenti e i leader di altre fedi. Un posto privilegiato, in questo percorso, spetta, nella visione di Benedetto XVI, al rapporto fra i cristiani. Da oriente a occidente, dalle chiese ortodosse a quelle cattolica, protestante e anglicana, e' questo l'architrave sul quale il papa intende ripartire per dare nuovo slancio alla fede. In sostanza nel dialogo ecumenico Benedetto XVI vede uno strumento primario per unire i credenti in Cristo e far riscoprire all'Europa laprofondita' delle proprie radici cristiane. In questo quadro rientra senz'altro anche la scelta del nome che prende spunto da quel San Benedetto che ha salvato e diffuso la cultura classica e medioevale attraverso la mediazione cristiana. Una tradizione di spiritualita' che incontra il pensiero umanistico e fonda, nella prospettiva di papa Ratzinger, la storia del vecchio continente. Cosi' oggi pomeriggio il papa preghera' sul sepolcro di San Paolo , l'apostolo che diffuso nel mondo la religione cristiana. La basilica ospita, inoltre, una importante comunita' benedettina con la quale l'attuale pontefice ha gia' stabilito rapporti in passato. Allo stesso tempo, tuttavia, l'ecumenismo e' traccia importante del Concilio, strada di riconciliazione fra popoli e tradizioni religiose, strumento di pace edi spiritualita' comune. Per questo oggi il papa si e' definito ''vescovo di Roma'', perche' alla base dei conflitti fra le chiese cristiane c'e' anche il problema posto dal primato del papa. E' possibile che Benedetto XVI voglia davvero compiere dei cambiamenti importanti in questa direzione. Di certo e' l'uomo giusto per affrontare un tema particolarmente delicato come quello della revisione del ruolo del pontefice in una prospettiva ecumenica. In sostanza il papa potrebbe essere piu' vescovo di Roma che pontefice romano. I molti segni in questo senso, in pochi giorni di pontificato, fanno pensare che davvero Bendetto XVI abbia intenzione di percorre fino in fondo questa strada. E a quel punto anche l'incontro con Alessio II, patriarca ortodosso di Mosca, non sarebbe piu' un'impresa impossibile. Anche sul fronte del dialogo fra civilta' e in modo speciale con il mondo islamico il papa ha mostrato di voler perseguire, anche se con uno stile proprio, il cammino seguito da Giovanni Paolo II. In sostanza il papa ha confermato che il dialogo con il mondo musulmano rientra fra le preoccupazioni essenziali del proprio magistero, e anzi e' strumento indispensabile per costruire la pace. Non ci poteva essere forse uomo piu' indicato di Ratzinger, difensore e custode tenace della dottrina cattolica, per aprire le strade del dialogo.

Anche i monaci buddisti nella Basilica di San Paolo

Nella Basilica di San Paolo, dove ggi si e' recato il Papa nella sua prima uscita pubblica dal Vaticano, erano presenti anche due monaci buddisti con il caratteristico abito nero con la fascia arancione che si allaccia sulla spalla e i capelli rasati a zero. Anche loro hanno assistito all'incontro di Benedetto XVI con la folla dei fedeli e all' omaggio al Sepolcro di San Paolo. Erano seduti in una postazione privilegiata, al lato destro del trono papale, muniti di macchina fotografica. Al termine della messa sono stati circondati da alcuni curiosi ai quali pero' non hanno potuto esprimere il loro pensiero perche' parlavano esclusivamente la loro lingua.

Religioni come strumento di comprensione

Le religioni siano uno strumento di comprensione e di pace tra gli uomini, l'unita' tra i cristiani sia una ''vera passione'' da perseguire, come anche e' importante portare avanti il dialogo con l'islam. Benedetto XVI non ha dubbi sulla necessita' di continuare le aperture che Giovanni Paolo II ha tanto voluto con i non cattolici, e lo ha ribadito oggi, incontrando nella sala Clementina i rappresentanti delle chiese e delle comunita' cristiane e di altre religioni, presenti a Roma per la sua elezione. ''All'inizio del mio pontificato - ha detto Joseph Ratzinger che e' stato accolto da un grande applauso al suo ingresso e dopo aver ascoltato il suo saluto in diverse lingue - rivolgo a voi tutti credenti nelle tradizioni religiose che rappresentate come pure a quanti ricercano con cuore sincero la verita', un forte invito a diventare assieme artefici di pace in un reciproco impegno di comprensione, di rispetto e di amore''. La Chiesa cattolica vuole ''continuare a costruire ponti di amicizia con le altre religioni'' e in particolare parole di gratitudine per la presenza di rappresentanti musulmani (la Pesach ha impedito ai rappresentanti ebrei di essere presenti ieri) sono state espresse da Papa, che ha apprezzato la ''crescita del dialogo tra musulmani e cristiani, sia a livello locale che internazionale''. Secondo Benedetto XVI, ''la vera e grande passione per l'unita''' dei cristiani ha animato e anima la partecipazione delle delegazioni alle esequie del Papa defunto e all'inizio del pontificato: ''In cosi' singolare occasione - ha detto ancora il Papa - che vi vede riuniti insieme proprio all'inizio del mio servizio ecclesiale accolto con timore e fiduciosa obbedienza al Signore, chiedo a voi tutti di dare insieme con me un esempio di quell'ecumenismo spirituale, che nella preghiera realizza senza ostacoli la nostra comunione''. ''Molto cammino e' stato fatto - ha detto tra l'altro il Papa - durante gli anni del pontificato di papa Wojtyla, e la vostra partecipazione al lutto della Chiesa cattolica per la sua scomparsa ha mostrato quanto vera e grande sia la comune passione per l'unita'''. ''Nel salutarvi vorrei rendere grazie al Signore che ci ha benedetto con la sua misericordia ed ha infuso in noi una sincera disposizione a fare nostra la sua preghiera: ut unum sint. Egli ci ha reso cosi' sempre piu' consapevoli dell'importanza di camminare verso la piena comunione. Con fraterna amicizia possiamo scambiarci i doni ricevuti dallo Spirito e ci sentiamo spinti a incoraggiarci a vicenda perche' annunciamo Cristo ed il suo messaggio al mondo, che oggi appare spesso turbato e inquieto, inconsapevole e indifferente''.

Il Vescovo di Catanzaro: “Papa Benedetto fonte di ispirazione al processo di sviluppo”

''Papa Ratzinger ripropone incarnato nel suo lucido magistero e nel suo efficace ministero la mirabile sintesi di tutti i valori cristiani, mediati esistenzialmente da una vita umile e trasparente. Egli stesso, percio', costituisce una fonte inesauribile di ispirazione per il processo di sviluppo e fondata speranza per l' umanita'''. A dirlo e' stato l'arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Antonio Ciliberti, nel corso dell'omelia pronunciata stasera in occasione della messa in Cattedrale per ''rendere grazie a Dio per il dono del nuovo Papa, Benedetto XVI, e implorare l'onnipotenza dello Spirito perche' il Santo Padre concretizzi con frutto il ministero petrino, a servizio della Chiesa e dell'intera umanita'''. ''Dopo l'estremo saluto a Giovanni Paolo II, Pontefice grande che con l'umilta' del suo servizio potente ha segnato in maniera indelebile la storia del mondo - ha sostenuto mons. Ciliberti - tutti abbiamo implorato dal Signore il buon pastore. Ed egli non si e' fatto attendere. Con la forza del suo amore ha ispirato i cardinali perche', nel piu' breve dei conclavi, eleggessero il Papa voluto da Dio, in risposta alle attese e alle speranze dell'umanita'. Joseph Ratzinger e' infatti il riscontro incarnato a questo disegno di grazia in cui mirabilmente si coniugano le trame della provvidenza con le aspirazioni dell'uomo. Lo e' per la sostanza della sua identita' personale e lo e' anche per la scelta del nome, Benedetto. Egli e' uno dei piu' grandi teologi viventi. Piu' di tutti gli altri, per l'approfondita ricerca sistematica, supportata da vivida intelligenza e passione di credente, ha penetrato il mistero della Chiesa, per quanto e' dato possibile all'espressione piu' alta dell'attuale cultura ecclesiale e alla crescente maturita' della fede''. ''La sua vita, pertanto - ha proseguito l' arcivescovo - costituisce il programma vivente della Chiesa di oggi al servizio del mondo. I suoi scritti mostrano che Joseph Ratzinger e' teologo della tradizione viva, concepisce cioe' il deposito della fede, come afferma il cardinale Ruini, 'quale eredita' da far sempre fruttificare, in rapporto agli sviluppi e agli interrogativi che ciascuna stagione e situazione porta con se'''. ''Per Joseph Ratzinger - ha sostenuto, ancora, mons. Ciliberti - Gesu' Cristo e' 'la misura del vero umanesimo, e la fede in Cristo non e' soltanto adesione intellettuale ma integrale scelta di vita'. Percio' il custode dell' ortodossia e' stato sempre, con la medesima passione, il sostenitore e il testimone della forza salvifica dell' amore cristiano. Diventa facile comprendere, in questa prospettiva, come uno studioso cosi' acuto e creativo sia sempre stato non soltanto fedele alla Chiesa, ma innamorato della Chiesa. Egli sa bene che proprio nella Chiesa si realizza in concreto una tale forma di vita. Anche il nome prescelto suona evidente suggello all' identita' e alla missione di questo uomo della Provvidenza. Benedetto non e' soltanto il richiamo del nome di San Benedetto, patrono d' Europa e ispiratore della civilta' cristiana dell' ora et labora, ma soprattutto la scelta fondata su profonde ragioni ascetiche e teologiche. Egli, aperto al volere di Dio, chiede al Signore di essere benedetto nella delicatissima missione di pastore universale della Chiesa''. ''Il Papa - ha concluso mons. Ciliberti - sa bene che il suo compito e' quello di irradiare la luce della forza del Vangelo, perche' inculturato nelle varie civilta' possa radicare valori trascendenti che costituiscono la base sicura per la dignita' della vita umana, la vera democrazia e la convivenza pacifica tra i popoli fratelli. Questa e' la sfida della storia: l' umanita' ha indilazionabile bisogno ed e' alla ricerca sofferta di questi valori assoluti. La Chiesa, per imperscrutabile disegno di Dio, e' depositaria di questi valori''.

Attesa per lo stemma di Papa Benedetto XVI

C'e' attesa per il nuovo stemma di Benedetto XVI, uno degli emblemi che piu' caratterizzano i papi, ancora oggi utilizzato in ambito ecclesiastico ma anche per ricordato le opere realizzate dal pontefice dentro il Vaticano. Aspettando che venga reso noto il nuovo stemma, secondo gli esperti sarebbe da cambiare l'emblema che il nuovo Papa aveva sui nastri della mitra nella cerimonia dell'insediamento e che appare sul sito internet del Vaticano. Nell'araldica nord-europea, infatti, i vescovi uniscono il loro stemma personale a quello della loro diocesi che, per Monaco di Baviera e Freising e' la testa di moro coronata di rosso che compare nella prima e nell'ultima delle quattro sezioni in cui e' diviso - ''inquartato'' in termini araldici - lo stemma usato dal card. Ratzinger. Lo prova il fatto che nello stesso modo sono costruiti lo stemma del suo successore, card. Friedrich Wetter, e dei suoi predecessori Joseph Wendel e Julius August Doepfner. E sembra strano che, diventato vescovo di Roma, Benedetto XVI conservi le insegne della diocesi che ha lasciato nel 1982. Secondo il libro ''L'araldica nella Chiesa cattolica'' dell'arcivescovo Bruno Bernard Heim, morto il 18 marzo 2003 e autore degli stemmi di Giovanni XXIII, Poalo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, lo stemma proprio del nuovo Papa dovrebbe di conseguenza conservare solo le altre due figure che lo compongono: un orso caricato della soma e la conchiglia del pellegrino. A spiegarne il senso e' lo stesso Joseph Ratzinger nel libro ''La mia vita - Ricordi (1927-1977)'', delle Edizioni San Paolo. ''Dalla leggenda di Corbiniano, fondatore della diocesi di Freising, ho preso - scriveva - l'immagine dell'orso. Un orso, racconta questa storia, aveva sbranato il cavallo del santo, che stava recandosi a Roma. Corbiniano lo rimprovero' aspramente per questo misfatto e, come punizione, gli carico' sulle spalle il fardello che fino a quel momento era stato portato dal cavallo. L'orso dovette trasportare il fardello fino a Roma...''. Per quanto riguarda il motto scelto in occasione della nomina episcopale, ''Cooperatores veritatis'', esso e' ripreso dal decreto del Concilio Vaticano II ''Presbyterorum ordinis'' sul servizio e sulla vita dei sacerdoti che, al n. 8, conclude: ''Pertanto e' oltremodo necessario che tutti i presbiteri, sia diocesani che religiosi, si aiutino a vicenda in modo da essere sempre cooperatori della verita'''. Giovanni Paolo II ha cosi' commentato questo motto nella lettera scritta al card. Ratzinger nel 50/o anniversario dell'ordinazione sacerdotale, il 28 giugno 2001: ''Lo scopo al quale, fin dai primi anni del Suo sacerdozio, ha sempre mirato e' stato quello di servire la Verita', cercando di conoscerla sempre piu' a fondo e di farla conoscere sempre piu' ampiamente''.

Fedeli nella Basilica di San Paolo

Cartoline dalla Calabria per il Papa, un invito a venire

25/04 Migliaia di cartoline da spedire in Vaticano per invitare papa Benedetto XVI ad una visita in Calabria saranno distribuite nei prossimi giorni dall' associazione Universitas Vivariensis. Ieri centinaia di calabresi hanno partecipato a Roma alla messa di inizio pontificato esponendo uno striscione con la scritta ''Don Peppino Ratzinger ti aspettiamo in Calabria''. ''Consideriamo il Papa - sostengono in una nota i responsabili dell'Universitas Vivariensis - come il parroco del mondo per questo l' abbiamo chiamato affettuosamente don Peppino. Famiglia Cristiana ha proposto ai propri lettori di inviare una cartolina per chiedere al Papa che Giovanni Paolo II venga fatto Santo subito; noi vorremmo dire al nuovo Pontefice che lo aspettiamo presto in Calabria. Lui, tedesco, e' emigrato in Italia; sono tanti invece i nostri corregionali emigrati nella sua accogliente Germania''. ''E poi - prosegue la nota - noi della Vivariensis lo sentiamo particolarmente vicino perche' ha scelto per nome Benedetto, in riferimento al santo fondatore dell' Europa cristiana, noi portiamo nel titolo della nostra associazione l' idea di Cassiodoro, un altro grande cristiano che dalla Calabria guardava alla costruzione dell' Europa con cuore cattolico; per questo siamo certi che Benedetto XVI vorra' venire in Calabria per indicarci che la scelta fatta da Cassiodoro, anche dopo tanti secoli, e' ancora attuale per gli uomini di oggi''.

 

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