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Papa Benedetto XVIPapa Benedetto benedice la folla
Un Papa forte per una chiesa forte 19/04 “Un umile lavoratore nella vigna del Signore” sono
le sue parole che rappresentano l’affidamento totale al servizio
della Chiesa per cui ha fatto tanto. Dipinto da molti come un Cardinale
conservatore, Papa Benedetto XVI è per tutti i credenti l’uomo
giusto nel momento giusto. Un Papa forte nella fede, un professore,
che dunque viene dal mondo della cultura, profondo conoscitore della
Chiesa e a Roma da oltre venti anni, Papa Benedetto XVI si presenta
con una peculiarità importante, che sottolinea il suo cammino
nella Chiesa come Pastore, già nel nome. Benedetto, a richiamare
quel San Benedetto patrono d’Europa, dimenticato ultimamente
dai politici che non hanno voluto riconoscere le radici cristiane
dell’Europa negli ultimi eventi politici della comunità
europea. La religione Cattolica praticata dalla stragrande maggioranza
degli europei umiliata anche dalle scelte della UE. Un Papa, dunque,
molto legato alla riaffermazione del valore religioso della Chiesa
sulla politica e le ultime infiltrazioni che stavano minando il credo
religioso, così come la sua ultima omelia pronunciata contro
il relativismo che sta facendo perdere di vista i riferimenti etici,
pietra miliare di una Chiesa ancorata alla Fede ed al suo credo. Un
ravvalorare le radici della Chiesa che si rifà ad una “santa
inquietudine di portare a tutti il messaggio di Cristo” le sue
parole testuali. Definito da qualcuno integralista, Papa Benedetto
XVI è un Papa che ha dichiarato di voler far pulizia nella
Chiesa, per riportare alla luce i valori che l’hanno sempre
fatta risplendere nel tempo. I valori sono la luce e l’opera
di Cristo proclamata nel Vangelo e nel suo credo, a volte piegato
ad interpretazioni forzate che tanti problemi hanno procurato al duo
cammino. Un segno di continuità con l’opera di Papa Wojtyla
che collega il suo girare per il mondo a portare la parola di Cristo
con il rafforzare la verità e l’essenza vera di una Chiesa
fatta di spirito, di preghiera e di forte identità cristiana.
Una continuità sottolineata nelle prime parole, nell’affidarsi
alla Madre di Cristo nel suo operare. Giubilo, dunque, in tutti i
credenti per il nuovo Papa. Giubilo per l’avvento di un pastore
capace di continuare a portare a tutti la parola di Cristo e del suo
Verbo. Le parole del Papa appena eletto Insolito per lui, ma Ratzinger appena appare alle 18,48 dalla Loggia
di san Pietrio, in abiti papali con mozzetta e stola, saluta con le
braccia alzate e poi strige le mani felice e trasfirgurato. Poi parla.
''Cari fratelli e sorelle, dopo il grande papa Giovani Paolo II, i
signori cardinali hanno eletto me un semplice e umile lavoratore nella
vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare
e agire anche con strumenti insufficienti e sopratutto mi affido alle
vostre preghiere. Nella gioia del signore risorto fiducioso del suo
aiuto permanente andiamo avanti e maria sua santissima madre sta dalla
nostra parte. Grazie''. ''Procediamo alla benedizione''. Imparte la
solenne sua prima benedizione apostolica. Il Cardinal Ratzinger eletto Papa. Scheda 19/04 La folla e' scoppiata in un lunghissimo appaluso e in grida
di gioia quando e' stato annunciato che il successore di Giovanni
Paolo II e' il cardinale Joseph Ratzinger. Tra gli applausi anche
una minoranza di fischi e qualche manifestazione di delusione. ''Mi
affido alle vostre preghiere -dice il nuovo Papa alla folla dei fedeli
che lo applaudono in San Pietro- I signori cardinali hanno eletto
me, un umile lavoratore nella vigna del Signore''. La gente commossa
applaude quando il nuovo Papa ricorda Giovanni Paolo II. ''Benedetto!
Benedetto!'': e' il grido ripetuto con il quale i fedeli in piazza
San Pietro inneggiano al nuovo Papa, Benedetto XVI. Un secondo vigoroso
applauso segue le prime parole pronunciate da Papa Ratzinger. Alla
fine ce l'ha fatta: Joseph Ratzinger e' il successore di Giovanni
Paolo II. Sara' lui il nuovo Papa che guidera' la Chiesa cattolica
nei prossimi anni. Fedele collaboratore di Karol Wojtyla, ha condiviso
con il pontefice la lunga avventura degli ultimi 27 anni in qualita'
di custode e difensore della dottrina. E' l'uomo che ha messo in luce
il problema della secolarizzazione e decristianizzazione dell'Europa,
la sua autorevolezza dottrinale e' riconosciuta da tutta la Chiesa.
Sara' figura di garanzia ma anche di governo, e probabilmente riservera'
sorprese anche sul piano delle riforme interne della Chiesa. Joseph
Ratzinger, fino a ieri prefetto della Congregazione per la Dottrina
della Fede, Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della
Pontificia Commissione Teologica Internazionale, Decano del Collegio
Cardinalizio, e' nato a Marktl am Inn, nella diocesi di Passau (Germania)
il 16 aprile 1927. proprio sabato scorso ha compiuto 78 anni. La folla
dei fedeli in piazza San Pietro ha ricevuto in assoluto silenzio la
benedizione impartita da Papa Benedetto XVI rispondendo alle singole
invocazioni con dei lunghi amen cantati.Si moltiplicano intanto i
cori di acclamazione per il nuovo Pontefice ormai non piu' soltanto
dai gruppi di fedeli tedeschi ma un po' da tutta la piazza. Anche
le guardie svizzere hanno preso posizione disponendosi in formazione
rettangolare di fronte al sagrato della basilica. Su corso Vittorio
Emanuele, a oltre un chilometro da San Pietro, la folla che si dirige
verso San Pietro rende gia' difficile, pur a questa distanza, procedere
in direzione del Vaticano: di giovani, bambini, corrono letteralmente
verso piazza San Pietro per vedere il nuovo Pontefice. Autobus pieni,
strade intasate. Nonostante questo trambusto la gente sorride felice.E'
ormai quasi completamente piena la piazza San Pietro. Dopo la notizia
dell'elezione del nuovo Pontefice migliaia di persone si stanno riversando
verso la basilica. L'elezione del successore di Giovanni Paolo II,
annunciata al mondo dalla fumata bianca alle 17 e 50, avviene nel
giorno in cui si celebra l'anniversario della morte di Papa Leone
IX, il 19 aprile del 1054. Nato il 21 giugno 1002, Papa dal 1049 al
1054, Leone IX era originario dell'Alta Alsazia. Il suo vero nome
era Bruno; la famiglia a cui apparteneva era di nobile lignaggio,
e da parte di padre era imparentata all'imperatore Corrado II. Venne
educato a Toul, dove successivamente divenne canonico e, nel 1026,
vescovo. Con quest'ultima carica rese un importante servizio politico
a Corrado II, e in seguito a Enrico III, Sacro Romano Imperatore,
divenendo al tempo stesso molto conosciuto come ecclesiastico serio
e riformatore per lo zelo che mostro' nel diffondere la regola dell'ordine
di Cluny. Alla morte di Papa Damaso II, Bruno venne scelto come suo
successore da un assemblea tenuta a Worms nel dicembre 1048. Bandiere
di diversi paesi del mondo sventolano su Piazza San Pietro per salutare
l'elezione del nuovo papa tra le mani dei fedeli arrivati dal Brasile,
dalla Polonia, dagli Stati Uniti, dal Messico, dalla Spagna, per assistere
a questo evento storico. Lo spiazzo antistante la Basilica e' un tripudio
di gioia e colori. Sono sei le campane vaticane che hanno accompagnato,
suonando a festa, per la prima volta nella storia, la fumata bianca
che ha annunciato l'avvenuta elezione del nuovo Pontefice. Ognuna
di loro ha un nome. La prima, considerata la 'sorella mggiore' del
gruppo non per l'eta' di 'fusione' ma per indubbia visibilita', e'
il 'Campanone' (quello che si vede da Piazza San Pietro a sinistra
della Basilica): ha 204 anni e pesa 9.000n Kg, diametro di 2,30 metri,
2,60 di altezza; la sua nota e' il Fa basso. Segue il 'Campanoncino':
263 anni, 2.600 kg., diametro 1,77 e 1,90 l'altezza; la sua nota e'
il Si bemolle maggiore. La terza campana e' la 'Rota', la decana del
gruppo: il suo compito in origine era quello di chiamare a raccolta
gli Uditori del tribunale della Rota Romana: il suo peso e' di solo
(si fa per dire) 1.800 Kg, diametro m. 1,40, altezza 1,35; la sua
nota e' il Re. Con l'elezione del Papa si rimette in moto la 'macchina'
della Protezione Civile. Per domani mattina alle 12.30 e' stata convocata
la riunione del Comitato Operativo, vale a dire la 'cabina di regia'
che ha gestito l'enorme afflusso di pellegrini giunti a Roma dopo
la morte di Giovanni Paolo II. In queste ore decine di volontari della
Protezione Civile, preallertati da giorni, stanno operando nell'area
di Piazza San Pietro per prestare assistenza alle decine di migliaia
di fedeli confluiti in piazza per la proclamazione del Papa. Piazza San Pietro gremita di fedeli acclama il nuovo
Papa
Il Vescovo di Cosenza Mons. Nunnari “Benedetto XVI, Certezza della Fede e Ministero di Misericordia” Appresa la notizia dell’elezione del nuovo Pontefice, Padre
Salvatore Nunnari, Arcivescovo Metropolita di Cosenza-Bisignano, ha
dichiarato quanto segue. «Dopo le giornate dell’apoteosi
che hanno accompagnato Giovanni Paolo II all’estrema dimora,
la Chiesa ha vissuto ancora un tempo di trepidante attesa e di grande
esultanza. Benedetto XVI ha preso il nome di un grande Pontefice,
al quale la storia non ha dato quanto è dovuto: egli gridò,
usando tutti i canali diplomatici, contro la prima guerra mondiale
che definì “inutile strage”, senza aver avuto risposta
dai guerrafondai di tutte le ore, così come è poi avvenuto
per la tragedia che si sta consumando in Iraq. Benedetto XVI si presenta
all’inizio di questo millennio con la certezza della sua fede,
per confermare i fratelli secondo il mandato di Cristo. Persona amabile,
sa incontrare l’uomo e – salvi i principi – sa comprenderlo
ed essere ministro di misericordia. Questa elezione dimostra come
la Chiesa stia vivendo pienamente la sua universalità: nessuno
può dimenticare che è la seconda di un Papa non italiano» Presidente CEI Calabria, Mons. Mondello: “Ratzinger un grande teologo” Il Presidente della Conferenza Episcopale della Calabria, monsignor
Vittorio Mondello, è stato uno dei primi vescovi italiani a
commentare l'elezione del nuovo Pontefice: "Si poteva prevedere-
ha detto ai microfoni del Tg3 Regione- molti già facevano il
nome di Joseph Ratzinger. Personalmente pensavo che se non fosse stato
un italiano, certo fra i più probabili era Ratzinger. Personalmente,
chiunque fosse stato sarei stato contento. Ma sono particolarmente
contento perché fin dai miei studi giovanili, e poi dal mio
impegno di prete nella chiesa, ho conosciuto Ratzinger come un grande
teologo. L'ho sempre ammirato, sono stato sempre suo seguace, diciamo,
nell'ecclesiologia, e l'ho ammirato soprattutto come prefetto per
la congregazione della dottrina della fede. E' stato veramente un
uomo saggio- ha concluso l'arcivescovo di Reggio Calabria -è
stato un uomo intelligente, è stato un uomo che ha saputo collaborare
col Papa Giovanni Paolo II nella conduzione della chiesa, speci almente
nel mantenimento della fede, nel dare gli indirizzi giusti per la
fede. Ringraziamo il Signore e auguriamo a questo nuovo Papa che,
sulla linea tracciata da Giovanni Paolo II, possa veramente continuare
con amore e con intelligenza ed essere una guida serena ma sicura
per la nostra chiesa". Già alla vigilia del Conclave Ratzinger proponeva il suo “ritorno” all’etica ed alla Chiesa Sull'etica (che oggi spazia dalla morale sessuale, alla famiglia,
alla bioetica con l'ampio spazio delle tecnologie sostitutive o a
supporto della vita umana), che resta una delle linee discriminanti
nella visione del mondo da parte di laici e cattolici, credenti e
non credenti, appartenenti a diverse fedi religiose, il cardinale
Ratzinger alla vigilia del conclave , il 12 aprile, lanciò
una proposta. Eccola in breve. All'epoca dell'illuminismo si e' tentato
di definire le norme morali essenziali dicendo che esse sarebbero
valide anche nel caso che Dio non esistesse. E Kant fu un maestro
in questa direzione di comporre ragione e fede nel suo tempo. Ai nostri
giorni - e' il ragionamento di Ratzinger - ''il tentativo protato
all'estremo, di plasmare le cose umane facendo completamente a meno
di Dio ci conduce sempre piu' sull'orlo dell'abisso, verso l'accantonamento
totale dell'uomo. Dovremmo allora capovolgere l'assioma degli illuministi
e dire: anche chi non riesce a trovare la via dell'accettazione di
Dio dovrebbe comunque cercare di vivere e di indirizzare la sua vita
veluti si Deus daretur, come se Dio ci fosse. Questo e' il consiglio
che gia' Pascal dava agli amici non credenti; e' il consiglio che
vorremmo dare anche oggi ai nostri amici che non credono. Cosi' nessuno
viene limitato nella sua liberta', ma tutte le nostre cose trovano
un sostegno e un criterio di cui hanno urgentemente bisogno''. Il
consiglio di Ratzinger formulato dal monastero benedettino di Subiaco,
la sera della vigilia della morte di papa Wojtyla, dentro una relazione
da lui chiamata ''riflessioni su culture che oggi si contrappongono''
ha fatto una certa impressione tra i porporati del collegio cardinalizio.
Come gia' aveva fatto impressione la sua omelia in morte di Giovanni
Paolo II (molti porporati ne sono rimasti toccati), anche questo intervento
e' stato cercato e letto tra i cardinali elettori che scrutano in
questi giorni quale scelta compiere. Non a caso si e' detto che le
quotazioni di Ratzinger - nell'ipotesi di un papa di transizine –
sembrano cresciute. Tanto piu' che la sua piu' spiccata alternativa,
Carlo Maria Martini, non gode buone condizioni di salute. Ma occhi
e orecchi del collegio sono anche per Martini. Questo cardinale gesuita
- oggi battitore libero - e' giunto alle riunioni cardinalizie solo
sabato scorso. In parecchi lo hanno atteso, per sentirne l'orientamento
e le riflessioni in un momento delicato per la Chiesa. Martini ha
piu' volte predicato nel passato esercizi spirituali a interi episcopati,lascinadoli
pienamente soddisfatti. E' noto come biblista ed ha lasciato una forte
impressione quando era arcivescovo di Milano. Il suo ritiro a Gerusalemme
a studiare antichi codici e indagare la Parola di Dio nella preghiera
per la pace e la comprensione in una regione lacerata, gli ha conferito
un tocco di fascino. E' rimasto celebre il suo intervento in uno degli
ultimi sinodi voluti da Wojtyla. Martini disse di aver fatto un sogno
sulla chiesa: quello di vederla piu' collegiale nella conduzione e
piu' attenta e in ascolto della domanda che viene dal popolo di Dio
e dal mondo su questioni come la pace, la sessualita', il dialogo
tra le religioni. Fu il primo cardinale a sostenere, negli anni ottanta,
che l'Islam sarebbe stata per l'occidente e per la chiesa la sfida
del XXI secolo. Ad alcuni ambienti ecclesiastici che contano non e'
piaciuto il silenzio di Ratzinger ai funerali del Papa su questo aspetto
del dialogo interreligioso, caro a Wojtyla e testimoniato dalle tante
delegazioni presenti al rito funebre. Nell'adunanza di ieri dei cardinali
Martini ha parlato e ha detto alcune cose di una certa importanza.
Su bioetica, sessualita' e famiglia. Ma il ruolo di Martini non e'
finito nella preparazione del conclave. Diversi porporati lo aspettavano
per chiedere consiglio e conoscere il suo parere su confratelli cardinali
di cui si vocifera che siano ''papabili''. Il balcone da cui si è affacciato il nuovo Papa Ratzinger fedele collaboratore di Papa Wojtyla Alla fine ce l'ha fatta: Joseph Ratzinger e' il successore di Giovanni
Paolo II. Sara' lui il nuovo Papa che guidera' la Chiesa cattolica
nei prossimi anni. Fedele collaboratore di Karol Wojtyla, ha condiviso
con il pontefice la lunga avventura degli ultimi 27 anni in qualita'
di custode e difensore della dottrina. E' l'uomo che ha messo in luce
il problema della secolarizzazione e decristianizzazione dell'Europa,
la sua autorevolezza dottrinale e' riconosciuta da tutta la Chiesa.
Sara' figura di garanzia ma anche di governo, e probabilmente riservera'
sorprese anche sul piano delle riforme interne della Chiesa. Joseph
Ratzinger, fino a ieri prefetto della Congregazione per la Dottrina
della Fede, Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della
Pontificia Commissione Teologica Internazionale, Decano del Collegio
Cardinalizio, e' nato a Marktl am Inn, nella diocesi di Passau (Germania)
il 16 aprile 1927. proprio sabato scorso ha compiuto 78 anni. Il padre,
commissario della gendarmeria, proveniva da una antica famiglia di
agricoltori della Bassa Baviera. Trascorsi gli anni dell'adolescenza
a Traunstein, venne richiamato negli ultimi mesi del secondo conflitto
mondiale nei servizi ausiliari antiaerei. Dal 1946 al 1951 - anno
in cui, il 29 giugno, veniva ordinato sacerdote ed iniziava la sua
attivita' di insegnamento- Ratzinger studio' filosofia e teologia
nella universita' di Monaco e nella scuola superiore di Filosofia
e Teologia di Frisinga. Del 1953 e' la dissertazione ''Popolo e casa
di Dio nella Dottrina della Chiesa di Sant'Agostino'', con la quale
si addottorava in Teologia. Quattro anni dopo otteneva la libera docenza
con un lavoro su ''La Teologia della Storia di San Bonaventura''.
Conseguito l'incarico di Dogmatica e Teologia fondamentale nella scuola
superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga, prosegui' l'insegnamento
a Bonn, dal 1959 al 1969, Munster, dal 1963 al 1966, e Tubinga, dal
1966 al 1969. In quest'ultimo anno divenne professore ordinario di
Dogmatica e di storia dei dogmi nell'universita' di Ratisbona e Vice-Presidente
della stessa universita'. Intanto, gia' dal 1962 Ratzinger acquistava
notorieta' internazionale intervenendo, come consulente teologico
dell'Arcivescovo di Colonia Cardinale Joseph Frings, al Concilio Vaticano
II, al quale diede un notevole contributo. Tra le sue numerose pubblicazioni
un posto particolare occupano l'Introduzione al Cristianesimo, raccolta
di lezioni universitarie sulla professione di fede apostolica, pubblicata
nel 1968; Dogma e rivelazione, un'antologia di saggi, prediche e riflessioni
dedicate alla pastorale, uscita nel 1973. Ampia risonanza ottenne
pure la sua arringa pronunziata dinanzi all'Accademia cattolica bavarese
sul tema ''Perche' io sono ancora nella Chiesa?'', nella quale affermava:
''Solo nella Chiesa e' possibile essere cristiani e non accanto alla
Chiesa''. Del 1985 e' il volume Rapporto sulla fede, del 1996 Il sale
della terra. Il 24 marzo 1977 Paolo VI lo nominava Arcivescovo di
Munchen und Freising. Il 28 maggio successivo riceveva la consacrazione
episcopale, primo sacerdote diocesano ad assumere dopo 80 anni il
governo pastorale della grande Diocesi bavarese. Da Paolo VI creato
e pubblicato Cardinale nel Concistoro del 27 giugno 1977, gia' del
Titolo di S. Maria Consolatrice al Tiburtino, dei titoli della Chiesa
Suburbicaria di Velletri-Segni (5 aprile 1993) e della Chiesa Suburbicaria
di Ostia (30 novembre 2002). Ratzinger e' stato Relatore alla V Assemblea
generale del Sinodo dei Vescovi (1980) sul tema: ''I compiti della
famiglia cristiana nel mondo contemporaneo'' e Presidente delegato
della VI Assemblea sinodale (1983) su ''Riconciliazione e penitenza
nella missione della Chiesa''. Il 25 novembre 1981 e' stato nominato
da Giovanni Paolo II Prefetto della Congregazione per la Dottrina
della Fede; Presidente della Pontificia Commissione Biblica e della
Pontificia Commissione Teologica Internazionale. Il 5 aprile 1993
e' entrato a far parte dell'Ordine dei Cardinali Vescovi, del titolo
della Chiesa Suburbicaria di Velletri-Segni. Il 6 novembre 1998 e'
stato eletto Vice-Decano del Collegio Cardinalizio. Il 30 novembre
2002, il Santo Padre ha approvato l'elezione, fatta dai Cardinali
dell'ordine dei Vescovi, a Decano del Collegio Cardinalizio. E' stato
Presidente della Commissione per la Preparazione del Catechismo della
Chiesa Cattolica, che dopo sei anni di lavoro (1986-1992) ha potuto
presentare al Santo Padre il nuovo Catechismo. Il 10 novembre 1999
e' stato insignito della Laurea ad honorem in Giurisprudenza dalla
LUMSA. Dal 13 novembre 2000 e' Accademico onorario della Pontificia
Accademia delle Scienze. La fumata bianca Il legame tra Wojtyla e Ratzinger Mai negli ultimi anni della storia della chiesa cattolica un pontificato
puo' tanto intendersi come la ''prosecuzione'' dell' altro quanto
l'avvicendamento sul soglio di Pietro fra Karol Wojtyla e Josef Ratzinger,
Giovanni Paolo Secondo e Benedetto XVI. Al di la' dei nomi, e' stato
il rapporto personale tra i due uomini che consente di dire che il
prossimo pontificato completera' l'opera iniziata nel 1978 dal papa
polacco. E' stato proprio Karol Wojtyla a volere nel 1981 come prefetto
della Congregazione della Dottrina della Fede l'allora giovane vescovo
tedesco Josef Ratzinger, chiamato a sovrintendere quel delicato dicastero
vaticano che per secoli era stato conosciuto come il Sant'Uffizio,
ovvero la lunga mano della Chiesa in campo dottrinale. Un rapporto
che da quel lontano '81 si e' via via rafforzato sempre di piu', fino
a fare di Ratzinger uno degli uomini di maggior fiducia di Giovanni
Paolo II, soprattutto negli ultimi difficili anni della malattia.
In Vaticano girava una battuta, attribuita al papa polacco, relativa
a Ratzinger: quando il cardinale tedesco chiedeva di poter ritornare
in Germania e dedicarsi cosi' ai suoi libri e ai suoi studi. Wojtyla
rispondeva ''si', si', va bene, poi ne parliamo''. In realta' Ratzinger
e' rimasto al fianco del pontefice defunto fino agli ultimi istanti,
nonostante avesse compiuto gia' da tre anni il suo 75/o compleanno,
limite indicato per la ''pensione'' degli ecclesiastici. Una scelta
voluta e ribadita da Karol Wojtyla, che non ha assolutamente pensato
di privarsi dell'uomo che non solo ha presieduto la difficile congregazione
della Dottrina della Fede, ma che ha anche scritto e poi rivisto molti
dei documenti dottrinali prodotti in questi ultimi 25 anni dalla chiesa
cattolica. E il cardinale tedesco, sicuramente, e' stata una delle
persone che Giovanni Paolo II interpellava prima di rendere pubblici
i suoi documenti, anche i piu' delicati, come le encicliche. Josef
Ratzinger ha manifestato tutto il suo affetto a Wojtyla l' 8 aprile,
presiedendo in qualita' di decano del collegio cardinalizio i solenni
funerali di Karol Wojtyla in Piazza San Pietro: il suo riferimento
alla finestra del Papa appena morto ha commosso tutto il mondo. E
per un attimo il mondo ha visto negli occhi di Ratzinger il dolore
di chi piangeva l'amico-papa scomparso. Probabile ruolo del Cardinal Martini nell’elezioni di Ratzinger Una profonda stima reciproca temprata nel confronto fra le rispettive
posizioni, oltre che una conoscenza pluridecennale, lega due protagonisti
del Conclave appena concluso con l' elezione di Papa Benedetto XVI:
lo stesso Joseph Ratzinger e Carlo Maria Martini. Due personalita'
diverse e due nomi sui quali, fin dai giorni scorsi, e' stato ipotizzato
che facessero capo due schieramenti dei 115 cardinali chiamati ad
eleggere il nuovo Papa. E proprio la stima nutrita dall' uno verso
l' altro e viceversa potrebbe essere stata all' origine della svolta
che, al quarto scrutinio, ha deciso l' elezione di Ratzinger sul trono
di Pietro. In sostanza l' arcivescovo emerito di Milano, che mai ha
aspirato ad essere eletto come successore di Giovanni Paolo II per
motivi di salute, secondo indiscrezioni, potrebbe avere ''lasciato''
e, grazie anche all' autorevolezza esercitata all' interno del Conclave,
contribuito a creare le condizioni per far convergere su Ratzinger
il numero necessario di consensi per la sua elezione. In modo che
la fumata bianca, dopo pochi scrutini, annunciasse un pontefice di
spessore indiscutibile. Le stesse parole del cardinale Ennio Antonelli,
il primo tra i cardinali a parlare in pubblico (lo ha fatto ad una
emittente radiofonica cattolica toscana) dopo il Conclave, potrebbero
suonare come una conferma a questa ipotesi, quando si e' riferito
ad un clima di ''unita' e comunione''. E cioe' che possa essersi realmente
verificata la convergenza tra Ratzinger e Martini, considerati fin
dalla vigilia del Conclave su posizioni pastorali diverse. Del resto
c'e' chi ricorda che, in occasione del 25/o anniversario del pontificato
di Giovanni Paolo II fu donata ai cardinali una copia di un antico
papiro con le lettere di San Pietro: era una edizione commentata da
Carlo Maria Martini e con l' introduzione di Joseph Ratzinger. In
attesa delle molte conferme che ci saranno in curia, un posto sicuramente
e' rimasto da oggi vuoto: quello di prefetto della Congregazione per
la dottrina della fede occupato per 24 anni dallo stesso Ratzinger.
E gia' si parla di suoi possibili successori, tra i quali monsignor
Bruno Forte, arcivescovo di Chieti, un teologo molto apprezzato da
Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Il testo integrale dell’omelia di Ratzinger “Dalla condanna del relativismo religioso alla riscoperta della fede” ''In quest'ora di grande responsabilita', ascoltiamo con particolare
attenzione quanto il Signore ci dice con le sue stesse parole. Dalle
tre letture vorrei scegliere solo qualche passo, che ci riguarda direttamente
in un momento come questo''. Inizia con questa premessa l'omelia proposta
dal cardinale Joseph Ratzinger, decano del collegio cardinalizio,
in occasione della Santa Messa 'Pro Eligendo Romano Pontifice' in
via di svolgimento nella Patriarcale Basilica Vaticana. Il rito di
oggi precede l'inizio del conclave (a partire dalle 16.30) che eleggera'
il successore di Giovanni Paolo II al soglio di Pietro. Di seguito,
si riporta il testo integrale dell'omelia. ''La prima lettura offre
un ritratto profetico della figura del Messia - un ritratto che riceve
tutto il suo significato dal momento in cui Gesu' legge questo testo
nella sinagoga di Nazareth, quando dice: ''Oggi si e' adempiuta questa
scrittura''. Al centro del testo profetico troviamo una parola che
- almeno a prima vista - appare contraddittoria. Il Messia, parlando
di se', dice di essere mandato ''a promulgare l'anno di misericordia
del Signore, un giorno di vendetta per il nostro Dio''. Ascoltiamo,
con gioia, l'annuncio dell'anno di misericordia: la misericordia divina
pone un limite al male - ci ha detto il Santo Padre. Gesu' Cristo
e' la misericordia divina in persona: incontrare Cristo significa
incontrare la misericordia di Dio. Il mandato di Cristo e' divenuto
mandato nostro attraverso l'unzione sacerdotale; siamo chiamati a
promulgare - non solo a parole ma con la vita, e con i segni efficaci
dei sacramenti, ''l'anno di misericordia del Signore''. ''Ma cosa
vuol dire Isaia quando annuncia il ''giorno della vendetta per il
nostro Dio''? Gesu', a Nazareth, nella sua lettura del testo profetico,
non ha pronunciato queste parole – ha concluso annunciando l'anno
della misericordia. E' stato forse questo il motivo dello scandalo
realizzatosi dopo la sua predica? Non lo sappiamo. In ogni caso il
Signore ha offerto il suo commento autentico a queste parole con la
morte di croce. ''Egli porto' i nostri peccati nel suo corpo sul legno
della croce?'', dice San Pietro. E San Paolo scrive ai Galati: ''Cristo
ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso
maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno,
perche' in Cristo Gesu' la benedizione di Abramo passasse alle genti
e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede''. ''La
misericordia di Cristo non e' una grazia a buon mercato, non suppone
la banalizzazione del male. Cristo porta nel suo corpo e sulla sua
anima tutto il peso del male, tutta la sua forza distruttiva. Egli
brucia e trasforma il male nella sofferenza, nel fuoco del suo amore
sofferente. Il giorno della vendetta e l'anno della misericordia coincidono
nel mistero pasquale, nel Cristo morto e risorto. Questa e' la vendetta
di Dio: egli stesso, nella persona del Figlio, soffre per noi''. ''Quanto
piu' siamo toccati dalla misericordia del Signore, tanto piu' entriamo
in solidarieta' con la sua sofferenza - diveniamo disponibili a completare
nella nostra carne ''quello che manca ai patimenti di Cristo''. Passiamo
alla seconda lettura, alla lettera agli Efesini. Qui si tratta in
sostanza di tre cose: in primo luogo, dei ministeri e dei carismi
nella Chiesa, come doni del Signore risorto ed asceso al cielo; quindi,
della maturazione della fede e della conoscenza del Figlio di Dio,
come condizione e contenuto dell'unita' nel corpo di Cristo; ed, infine,
della comune partecipazione alla crescita del corpo di Cristo, cioe'
della trasformazione del mondo nella comunione col Signore. Soffermiamoci
solo su due punti. Il primo e' il cammino verso ''la maturita' di
Cristo''; cosi' dice, un po' semplificando, il testo italiano. Piu'
precisamente dovremmo, secondo il testo greco, parlare della ''misura
della pienezza di Cristo'', cui siamo chiamati ad arrivare per essere
realmente adulti nella fede. Non dovremmo rimanere fanciulli nella
fede, in stato di minorita'. E in che cosa consiste l'essere fanciulli
nella fede? Risponde San Paolo: significa essere ''sballottati dalle
onde e portati qua e la' da qualsiasi vento di dottrina?''. Una descrizione
molto attuale! “Operaio nella vigna del Signore” Un segno di continuita' con Giovanni Paolo II, ma una scelta che potrebbe rivelarsi foriera di novita', visto che Ratzinger, che ha scelto il nome di Benedetto XVI, e' un uomo che non e' soltanto un grandissimo teologo, visto che, proprio alla fine del pontificato di Giovanni Paolo II ha mostrato di non essere solo il ''grande inquisitore'', come spesso e' stato definito. Nelle sue prime parole ai fedeli si e' definito ''un umile operaio nella vigna del Signore'', ma l'invettiva lanciata, nella Via Crucis, contro la ''sporcizia'' all'interno della Chiesa e l'evocazione della finestra ''della casa del Padre'' da dove il vecchio Papa guarda e benedica la sua Chiesa, che ha commosso tutti i fedeli, fatta durante i funerali di Giovanni Paolo II mostrano che l'uomo e' ben diverso dallo stereotipo che il suo incarico gli ha cucito addosso. Uomo sorridente e pronto alla battuta, il card. Ratzinger e' conosciuto in tutto il mondo come grande teologo, tutore per incarico di Giovanni Paolo II della fede cattolica. Ma ai tempi del Concilio era considerato un teologo progressista ed ancora oggi e' rispettato ed amato anche dalla gente che vive intorno a San Pietro e nel limitrofo rione di Borgo che, vestito dell'abito nero dei sacerdoti, percorre quotidianamente a piedi, cosi' come a piedi andava e tornava dal maestoso palazzo del Sant' Uffizio, in Vaticano. Una semplicita' di modi che ha finora caratterizzato la sua vita. Cosi', invitato a Lima, in Peru', dopo aver tenuto conferenze su ''Aspetti antropologici dell' istruzione Liberta' cristiana e liberazione'', visito' le zone povere dei ''Pueblos jovenes'', e celebro' la Messa in una di queste bidonvilles. ''No, io non sono il grande inquisitore. Essere ritenuto tale e' la cosa che piu' mi amareggia'', ha detto il card. Joseph Ratzinger, in una intervista del 1989. Eppure nei 24 anni nei quali e' stato il prefetto del dicastero vaticano per la dottrina della fede il cardinale Ratzinger e' stato spesso chiamato con la qualifica che fu del capo della Inquisizione spagnola. Di certo il suo ruolo di responsabile della retta dottrina cattolica ne identifica gli atti con i grandi pronunciamenti, ma anche con i grandi scontri avvenuti all' interno della Chiesa cattolica negli ultimi 24 anni, dal 25 novembre 1981. Joseph Ratzinger e' nato a Marktl am Inn (Passau) il 16 aprile 1927. Ha trascorso gli anni dell'adolescenza a Traunstein, ha anche fatto il soldato, richiamato negli ultimi mesi del secondo conflitto mondiale nei servizi ausiliari antiaerei. Terminata la guerra, dal 1946 al 1951, anno in cui, il 29 giugno, veniva ordinato sacerdote ed iniziava la sua attivita' di insegnamento, studio' filosofia e teologia nella universita' di Monaco e nella scuola superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga. Del 1953 e' la dissertazione 'Popolo e casa di Dio nella Dottrina della Chiesa di Sant'Agostino', con la quale si addottorava in Teologia. Appena quattro anni dopo otteneva la libera docenza con un lavoro su 'La Teologia della Storia di San Bonaventura'. Conseguito l'incarico di Dogmatica e teologia fondamentale nella scuola superiore di Frisinga, prosegui' l'insegnamento a Bonn, dal 1959 al 1969, a Münster, dal 1963 al 1966, ed alla prestigiosa universita' di Tubinga, dal 1966 al 1969. In quest'ultimo anno divenne professore ordinario di Dogmatica e di storia dei dogmi nell'universita' di Ratisbona e vice-presidente della stessa universita'. Ma e' nel 1962 che il prof. Ratzinger ebbe una delle svolte della sua vita. In quell'anno l' allora arcivescovo di Colonia Joseph Frings lo volle come suo consulente teologico, al Concilio Vaticano II. Una scelta che allora provoco' qualche polemica, perche' il professor Ratzinger era considerato troppo progressista. Al Concilio, Ratzinger partecipa alle riunioni di preparazione degli interventi dei cardinali progressisti sui documenti in elaborazione. Nell'ambiente teologico diviene celebre. Ma quella che sembrava una brillante carriera scientifica ebbe un improvviso sbocco pastorale. Con una scelta che stupi', Paolo VI, infatti, lo nomina arcivescovo di Monaco e Frisinga. Era il 24 marzo 1977; il 27 giugno di quello stesso anno Ratzinger veniva creato cardinale. Nel 1980 e' relatore alla V Assemblea generale del Sinodo dei vescovi sul tema: ''I compiti della famiglia cristiana nel mondo contemporaneo'' e nel 1983 presidente delegato della VI assemblea sinodale su ''Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa''. Nel 1981 intanto Giovanni Paolo II lo aveva chiamato in Vaticano, quale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, l' ex Sant'Uffizio. Il card. Ratzinger diveniva il tutore dell'ortodossia cattolica. Ma anche in questo ruolo ha continuato a scrivere: sono moltissime le opere di questi anni, fino a ''Senza radici. Europa, relativismo, cristianesimo, Islam'', scritto insieme con Marcello Pera, presidente del Senato italiano. L'incarico ha messo il card. Ratzinger di fronte a tutti i problemi e le ''cause'' di dottrina cattolica. Ci furono gli scontri con i teologi ''di sinistra'', per quanto il termine e' applicabile nella Chiesa, in primo luogo quelli della teologia della liberazione ed in particolare padre Leonardo Boff. I nodi dello scontro sono soprattutto ecclesiologici, ossia riguardano la concezione della Chiesa e del potere all'interno di essa, ma l'attenzione dell' opinione pubblica si concentra sull'aspetto politico, ossia sulla vicinanza di padre Boff ed in genere dei teologi della liberazione agli ambienti della sinistra, anche rivoluzionaria, dell' America latina. Ratzinger interviene. Con data 6 agosto 1984 esce il primo documento vaticano ''Su alcuni aspetti della teologia della liberazione''. Pochi giorni dopo, il 7 settembre, il primo incontro con Leonardo Boff, convocato in Vaticano per un ''colloquio'' negli uffici della Congregazione per la dottrina della fede. La coincidenza fu notata. Nel corso della ''conversazione'', svoltasi ''in un clima fraterno'', come si legge in un comunicato fatto ''di comune accordo'', il cardinale Ratzinger e padre Boff hanno parlato di ''alcuni problemi sorti dalla lettura del libro 'Igreja, carisma e poder''', per ''offrire al padre Boff la possibilita' di chiarire alcuni aspetti del libro, che avevano creato difficolta'''. Ma l'anno dopo, il 20 marzo 1985 una ''notificazione'' della stessa Congregazione, firmata dal cardinale Joseph Ratzinger e che il Papa ha approvato afferma che il libro ''Chiesa, carisma e potere'' contiene ''opzioni tali da mettere in pericolo la sana dottrina della fede''. Al teologo francescano viene imposto un anno di silenzio. Qualche giorno dopo Ratzinger, incontrando alcuni giornalisti, riferendosi a Boff, afferma di combatterne le tesi, ma di ammirarne l' esempio di uomo religioso. Quello con Boff, che poi abbandonera' il saio, e' lo scontro piu' grande sul fronte ''di sinistra''. Lo scisma di mons. Marcel Lefebvre e' invece la grande battaglia contro i tradizionalisti, che rifiutano le aperture del Concilio Vaticano II. Lo scontro e' antico, e' nato gia' quando era papa Paolo VI. Mons. Lefebvre criticava duramente, arrivando al rifiuto, la dottrina conciliare su ecumenismo, riforma liturgica, liberta' religiosa. Giovanni Paolo II non vuole uno scisma ed il card. Ratzinger tenta una estenuante mediazione. Nell'ottobre 1987 offre a mons. Lefebvre di poter conservare i seminari della ''Fraternita' S. Pio X', nello stesso spirito in cui sono stati ''trovati'' il permesso di conservare la liturgia anteriore al concilio Vaticano II (con la messa in latino) e l'invio ad Econe di un ''cardinale visitatore'' per trovare una ''sistemazione canonica'' alla sua Fraternita'. Sembra che l' accordo sia vicino, ma il 30 giugno 1988 si consuma lo scisma. ''Una delle scoperte fondamentali della teologia dell' ecumenismo commenta amaramente il card. Ratzinger e' che gli scismi si possono produrre unicamente quando nella Chiesa non si vivono o non si amano piu' alcune verita' e alcuni valori della fede cristiana''. ''Ci deve far riflettere aggiunse un fatto, che cioe' non pochi uomini, al di fuori del ristretto circolo dei membri della Fraternita' di Lefebvre, stanno vedendo in quest'uomo una specie di guida o perlomeno un utile alleato. Non basta rifarsi a motivi politici, alla nostalgia o ad altre ragioni culturali di tipo secondario. Queste cause non sono sufficienti a spiegare l' attrazione anche e specialmente di giovani'' . Da questo suo atteggiamento nasce l' interpretazione malevola che si da' ad un suo auspicio di una restaurazione nella Chiesa. Ratzinger precisa che l' affermazione non va intesa in senso politico ma nel senso che c' e' la necessita' di ridare valore a cose e idee sulle quali, negli ultimi anni, il mondo cattolico non si e' soffermato con la necessaria attenzione. Illustrando la ''Dominus Iesus'', la 'dichiarazione' dell'agosto 2000 che e' stata al centro di forti contestazioni soprattutto da ambienti ebraici e delle religioni non cristiane, ha contestato ''l'idea che tutte le religioni siano per i loro seguaci vie ugualmente valide di salvezza. Si tratta - ha aggiunto - di una persuasione ormai diffusa'' anche nell'opinione pubblica cattolica ed e' effetto del ''relativismo''. ''In base a tali concezioni, ritenere che vi sia una verita' universale, vincolante e valida nella storia stessa, che si compie nella figura di Gesu' Cristo ed e' trasmessa dalla fede della Chiesa, viene considerato una specie di fondamentalismo che costituirebbe un attentato contro lo spirito moderno e rappresenterebbe una minaccia contro la tolleranza e la liberta'. Lo stesso concetto di dialogo assume un significato radicalmente diverso da quello inteso nel Concilio Vaticano II. Il dialogo, o meglio, l'ideologia del dialogo, si sostituisce alla missione e all'urgenza dell'appello alla conversione: il dialogo non e' piu' la via per scoprire la verita', il processo attraverso cui si dischiude all'altro la profondita' nascosta di cio' che egli ha sperimentato nella sua esperienza religiosa, ma che attende di compiersi e purificarsi nell'incontro con la rivelazione definitiva e completa di Dio in Gesu' Cristo; il dialogo nelle nuove concezioni ideologiche, penetrate purtroppo anche all'interno del mondo cattolico e di certi ambienti teologici e culturali, e' invece l'essenza del 'dogma' relativista e l'opposto della 'conversione' e della 'missione'. In un pensiero relativista dialogo significa porre sullo stesso piano la propria posizione o la propria fede e le convinzioni degli altri, cosicche' tutto si riduce ad uno scambio tra posizioni fondamentalmente paritetiche e percio' tra loro relative, con lo scopo superiore di raggiungere il massimo di collaborazione e di integrazione tra le diverse concezioni religiose''. Nella stessa chiave religiosa, il nuovo Papa ha cercato le risposte anche a temi di attualita' ''laica''. Cosi', per lui, il motivo di fondo dei disastri ecologici va cercato nel fatto che ''non si percepisce piu' la natura come creazione divina, ma piuttosto come materiale da sfruttare a piacimento''; il ricorso alla droga si spiega come ''la pseudomistica di un mondo che non crede, ma che pure non riesce a liberarsi dell' assillo del paradiso''. Alle origini del terrorismo vede ''un' attesa messianica trasferita in fanatismo politico''. La stessa chiave di lettura gli e' servita anche a spiegare l'atteggiamento da tenere nei confronti delle leggi degli Stati: ''noi ha detto una volta distinguiamo il compito del legislatore da quello della Chiesa. Il diritto e' cosa diversa dalla legge morale, ma esso rimane tale solo se basato su fondamentali valori morali. Ci sono due valori morali essenziali che sono alla base della vita dello stato: il rispetto della persona, sempre, anche se debole, e quello della famiglia che non e' un prodotto istituzionale dello stato, ma lo precede. Ogni legislatore non puo' distruggere la famiglia, ma deve proteggerla. A sostenerlo ormai rimaniamo noi Chiesa, ancora protagonisti di questo spazio di liberta'''. Della Chiesa ha il profondo senso della missione. Neanche con un Concilio, disse il 26 maggio 1992 in occasione di un incontro internazionale per i venti anni della rivista ''Communio'', la Chiesa puo' essere ''degradata al livello di un partito'', che puo' ''ripudiare un programma vecchio e sostituirlo con uno nuovo'': essa puo' solo presentare nei nuovi contesti la sua tradizione, ''senza falsificazione''. La Chiesa cattolica, scrive quello stesso anno nella Lettera su alcuni aspetti della Chiesa intesa come comunione - 'Communionis notio' pubblicata il 15 giugno, ''non puo' esser concepita come la somma delle Chiese particolari, ne' come una federazione di Chiese''; essa ''precede ogni singola Chiesa particolare'' ed e' ''Chiesa una ed una unica'' che ''partorisce le Chiese particolari come figlie, si esprime in esse, e' madre e non prodotto'' di queste Chiese. Cio' vale nel dialogo con le Chiese ortodosse e protestanti, da persuadere al riconoscimento del ''primato di Pietro''. Il documento rileva che un certo tipo di ''comunione'' esiste gia', oltre che tra cattolici, pure con alcune comunita' ''separate'' e ''specialmente con le Chiese orientali ortodosse'' di cui la Chiesa romana considera valida l' eucarestia e la successione dagli apostoli; pero' il fatto che esse non siano ''in comunione'' col successore di Pietro implica una ''ferita'', anche se meno profonda di quella che la Chiesa cattolica sente nei confronti dei protestanti. E tale situazione, conclude il testo, ''richiama fortemente tutti all' impegno ecumenico verso la piena comunione'', impegno in cui occorre preghiera, dialogo e collaborazione ''affinche' in una rinnovata conversione al Signore diventi possibile a tutti riconoscere il primato di Pietro''. Otto anni dopo, illustrando i documenti sul Terzo segreto di Fatima, il 26 giugno 2000, ha scritto: ''Chi aveva atteso eccitanti rivelazioni apocalittiche sulla fine del mondo o sul futuro corso della storia, deve rimanere deluso. Fatima non ci offre tali appagamenti della nostra curiosita', come del resto in generale la fede cristiana non vuole e non puo' essere pastura per la nostra curiosita'. Cio' che rimane l'abbiamo visto subito all'inizio delle nostre riflessioni sul testo del 'segreto': l'esortazione alla preghiera come via per la 'salvezza delle anime' e nello stesso senso il richiamo alla penitenza e alla conversione''. Nel 2002, quando compi' 75 anni, offri' le sue dimissioni, chiedendo di poter tornare in Baviera ai suoi cari studi. Giovanni Paolo II le rifiuto' e lo lascio' al suo posto. Forse pensava gia' alla scelta che i cardinali in conclave avrebbero fatto di li' a non molto. Cardinali al balcone Le felicitazioni del Presidente Oliverio Anche il Presidente della Provincia, onorevole Mario Oliverio, ha
seguito nel pomeriggio le ultime fasi dell’elezione del nuovo
Papa Benedetto XVI, seguite alla fumata bianca. Subito dopo, il Presidente
ha inviato al Vescovo di Cosenza, Monsignor Salvatore Nunnari, il
seguente telegramma di felicitazioni: “La vasta eco che nel
mondo, in tutto il mondo, ha avuto l’elezione del nuovo Pontefice,
Benedetto XVI, dimostra quanto questa figura sia divenuta ormai di
riferimento nel complesso sistema di relazioni e rapporti internazionali
e non solo interreligiosi. Veltroni “Da Roma un augurio speciale a Benedetto XVI” "La citta' di Roma saluta con emozione il suo Vescovo. A nome di tutti i cittadini rivolgo il pensiero e un augurio speciale a Benedetto XVI, il Pontefice che da oggi assume su di se' il peso di guidare da questa nostra citta' la Chiesa universale". E' questo il primo commento del sindaco di Roma, Walter Veltroni, alla notizia dell'elezione di Joseph Ratzinger al soglio pontificio. "Joseph Ratzinger conosce bene Roma e i romani, che hanno imparato a conoscerlo, gli hanno tributato in piazza San Pietro il primo, affettuoso, omaggio di popolo. Da cardinale e prefetto della Congregazione per la dottrina della Chiesa, il nuovo Pontefice ha vissuto e operato per tanti anni in questa nostra citta'. Siamo certi che, sulla scia della straordinaria esperienza umana di Karol Woytjla, papa Benedetto sapra' dimostrare di essere anche un grande amico dei romani". Fedeli in festa Presidente Gabinetto Europeo: “Antica stima per Ratzinger” Il Presidente del Gabinetto Europeo Scientifico Letterario, dott.
Angelo Costa, ha espresso tutta la sua soddisfazione per l’elezione
al soglio pontificio di Sua Eminenza il signor Cardinale Joseph Ratzinger.
Il Presidente Costa è legato alla persona di Ratzinger da antica
stima, infatti Ratzinger da Cardinale fu tra i primi uomini di Chiesa
a far pervenire all’indirizzo del Gabinetto Europeo Scientifico
Letterario un affettuoso messaggio augurale il 12 novembre 2002 nel
quale auspicava che questo progetto europeo, che prendeva le mosse
dal Meridione d’Italia, si potesse realizzare: <<evidenziando
i valori che costituiscono le radici cristiane dell’Europa>>. Diversi commenti tra i fedeli Chi e' felice e chi lo e' un po' meno. E' questo l'umore che si registra tra i fedeli che hanno appreso della elezione a Papa di Joseph Ratzinger, annunciata al termine della messa nella Basilica di Santa Maria Maggiore. ''Abbiamo una bella notizia - ha detto il concelebrante - il nuovo papa e' Joseph Ratzinger e si chiamera' Benedetto decimosesto''. I fedeli hanno accolto la notizia con un grande applauso. Poi sono usciti alla spicciolata e qualcuno di loro ha commentato cosi' l'elezione. ''Sono contenta - ha detto Carla, 55 anni, casalinga - mio figlio era rimasto molto colpito dall'omelia che aveva tenuto alla morte del Papa. Spero proprio che sia un buon pontefice''. Anche Claudio, 50 anni, e' soddisfatto: ''E' l'ultimo custode dell'ortodossia cattolica - ha osservato - per me va piu' che bene''. Non la pensa cosi', Luigi 34 anni, funzionario ministeriale. ''Ratzinger e' troppo rigido - ha detto mentre la mamma annuiva - viene dal Sant'Uffizio e anche il nome che ha scelto, Benedetto XVI, richiama il passato. Ha rotto il legame con Wojtyla. Mi ha colpito lo sguardo con cui guardava, quasi spaventato, la folla che assisteva ai funerali di Giovanni Paolo II. Non so - ha concluso - se riuscira' a costruire lo stesso rapporto che aveva con i giovani Papa Wojtyla, speriamo bene''. Anche Anne, 45 anni, svizzera a Roma come turista con la famiglia ha saputo dell'elezione di Ratzinger. ''Noi siamo protestanti - ha spiegato - e non conosciamo bene la figura di questo nuovo pontefice. Ma dal punto di vista politico e' senz'altro importante che ci sia nella chiesa cattolica questo nuovo punto di riferimento''.
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