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Papa Giovanni Paolo II"Il Grande"
La gente di nuovo in fila per salutare il Papa nella
cripta
Conclave: La prima meditazione dei Cardinali. Distribuite le camere nella casa di Santa Marta 14/04 La prima meditazione affidata a padre Raniero Cantalamessa,
la distribuzione delle camere nella Casa di Santa Marta, la continuazione
dell'esame sulla situazione della Chiesa, con l'analisi delle situazioni
dell'Asia e dell'Africa. A quattro giorni dall'apertura del conclave
che dovra' designare il successore di Giovanni Paolo II, i cardinali
stanno andando avanti nella preparazione del loro lavoro. In apertura
della decima congregazione generale, i 142 cardinali presenti oggi
nell'aula nuova del sinodo, ''dopo l'invocazione allo Spirito Santo
- ha spiegato il portavoce Joaquin Navarro Valls - hanno ascoltato
la prima delle meditazioni circa i problemi della Chiesa e la scelta
illuminata del nuovo Pontefice, tenuta da padre Raniero Cantalamessa,
predicatore della Casa Pontificia. Finita la meditazione i Cardinali
hanno potuto dedicare alcuni momenti al silenzio e alla preghiera''.
La meditazione, che il decano del collegio cardinalizio, Joseph Ratzinger,
ha voluto riservata ai cardinali tanto che il testo non e' stato diffuso,
e' stata dedicata al racconto della Pentecoste tratto dagli Atti degli
Apostoli. La Pentecoste e' considerata il solenne atto di nascita
della Chiesa, quella discesa dello spirito santo, che verra' invocato
proprio dai cardinali all'ingresso del conclave, con il canto solenne
'Veni creator'. L'invito del predicatore e' stato proprio quello di
rifarsi sempre alla Pentecoste per sapere cosa e' la chiesa e come
si evolve. Il messaggio proposto ai cardinali ha toccato, a quanto
si e' appreso, alcune questioni concrete, come i gravi problemi etici
con i quali si e' dovuto confrontare il pontificato di Karol Wojtyla,
dal divorzio all'aborto, dall'eutanasia alla manipolazione genetica.
La strada indicata da padre Cantalamessa e' quella di una proposta
di una alternativa reale al mondo. Altro invito ai cardinali riguarda
proprio la Pentecoste, da non far diventare una Babele, come avviene
se si cerca una affermazione personale. Si deve invece cercare solo
la gloria di Dio e la realizzazione del suo regno. Infine, un invito
a coniugare l'unita' della chiesa con il papato, che si e' avuta finora,
con la richiesta di diversita' e di pluralita', che si registra nel
mondo, in nome non di una forzata ricerca della modernita', ma in
nome del Vangelo. Quella di oggi e' stata una delle due meditazioni
istituzionali previste dalla Costituzione apostolica Universi Dominici
Gregis: la prossima sara' tenuta dal cardinale Tomas Spidlik, lunedi'
18 aprile, in apertura del conclave. Navarro Valls ha aggiunto che
fanno parte, da oggi, della Congregazione Particolare il card. Giovanni
Battista Re, per l'Ordine dei Vescovi, il card. Oscar Andres Rodríguez
Maradiaga, per l'Ordine dei Presbiteri, e il Card. Crescenzio Sepe,
per l'Ordine dei Diaconi. ''Dopo qualche chiarimento sull'interpretazione
della Costituzione Apostolica Universi Dominici gregis - ha concluso
- i Cardinali hanno ripreso lo scambio di idee sulla situazione della
Chiesa e del mondo. Con la preghiera del Regina Coeli si e' conclusa
la Congregazione Generale di oggi''. Nel pomeriggio si e' avuto il
nuovo rito dei novendiali, i nove giorni di lutto per il pontefice
defunto, iniziati il giorno del funerale, e che prevedono ogni giorno
una messa di suffragio, aperta a tutti ma particolarmente dedicata
a un gruppo. Oggi il rito e' stato dedicato alla chiese orientali
di rito cattolico: in San Pietro sono risuonati gli inni bizantini
e si e' svolta una messa suggestiva con un rituale non consueto per
la cattolicita' occidentale, presieduto dal patriarca di Antiochia
dei maroniti, Pierre Sfeir Nasrallah, che ha dato un ''saluto accorato
al papa della pace'', che ha avuto ''posizioni coraggiose'' di dialogo
con le altre religioni: ''Ottenga in terra il riconoscimento di quella
santita' che gia' gode in cielo'', ha concluso il patriarca. Il Prof. Proietti racconta l’ultima operazione al Papa: “Un’esperienza straordinaria” 14/04 ''Ho vissuto un'esperienza straordinaria e immeritata'': cosi'
il professor Rodolfo Proietti, capo dell'equipe medica che ha curato
il Papa in occasione dei suoi due ultimi ricoveri al Policlinico 'Gemelli'
di Roma, apre la sua testimonianza per il numero monografico di 'Presenza',
la rivista bimestrale dell'Universita' Cattolica, e che domani 'Avvenire'
pubblica in esclusiva. ''Giovedi' 24 febbraio - racconta Proietti
- secondo ricovero al Gemelli. E' il momento delle decisioni difficili.
La tracheotomia diventa indispensabile; e' necessario proteggere le
vie respiratorie. La scelta e' condivisa da tutti i medici dell'equipe.
Ho il compito di comunicare al Santo Padre la nostra decisione e di
richiedere il consenso informato. In quel momento mi rendo conto piu'
che mai che il paziente e' un malato del tutto particolare; e in quel
momento avverto su di me un'enorme responsabilita'''. ''Il Santo Padre
- prosegue il capo dell'equipe medica viene informato nei minimi dettagli.
Da' il suo consenso (Mi affido alla Provvidenza e alla competenza)
e ci chiede: 'Potro' tornare a parlare?'. Rispondo che faremo tutto
il possibile. Sentiro' per molti giorni il peso di quella promessa''.
Proietti racconta poi cosa accadde venerdi' 11 marzo ''i momenti della
gioia''. ''Il direttore sanitario Cesare Catananti - racconta - entra
nell'appartamento papale del ''Vaticano III'' portando degli ottimi
cannoli siciliani. Mentre siamo nella stanza riservata ai medici l'infermiere
si affaccia e informa il professor Catananti che il Santo Padre desidera
vederlo. Entrato nella camera vede Sua Santita' mangiare con gusto
uno dei cannoli. E lo stupore diventa incredulita' quando Giovanni
Paolo II esclama, con un grande sorriso, ''Buoni, molto buoni. Grazie,
grazie. In quel momento io e la mia squadra abbiamo la certezza di
aver raggiunto tutti gli immediati obiettivi terapeutici: il Santo
Padre deglutisce normalmente ed e' in grado di parlare. Anche se poche
parole: chiare, comprensibili e con un buon tono di voce''. Poi Proietti
ricorda i momenti del dolore ''...Venerdi' 1 aprile, altri ricordi:
il momento del dolore. Da qualche ora era iniziata l'ultima crisi.
Mi precipito in Vaticano. Mi inginocchio e rimango in silenzio. Non
riesco a trattenere il pianto''. Presentato in Bulgaria il carteggio della Stasi sull’attentato al Papa 14/04 Il carteggio tra la Stasi (ex polizia segreta della Germania
Est) e la Darjavna Sigurnost (i servizi segreti bulgari all'epoca
del comunismo) - nel quale si parla anche dell'attentato del maggio
1981 contro il Papa a piazza San Pietro - e' stato presentato oggi
in una conferenza stampa a Sofia dal presidente della Commissione
nazionale per la sicurezza delle informazioni in Bulgaria, Tzveta
Markova. Si tratta dello scambio di corrispondenza (in tedesco, ma
sara' presto tradotto anche in bulgaro) in merito all'attentato al
Papa, del quale si interessa anche la Commissione d'inchiesta Mitrokhin
del Parlamento italiano. Copia del carteggio fu inviata in Bulgaria
nel 2002, su richiesta della commissione per i dossier presieduta
dal parlamentare Metodi Andreev, che era incaricata di indagare sulle
attivita' dei servizi segreti all'epoca di Todor Zhivkov e nel frattempo
ha concluso i lavori. Dopo lo scioglimento della commissione, i documenti
sono ancora chiusi in una stanza, alla quale e' vietato l'accesso
su delibera della Corte suprema amministrativa della Bulgaria. La
signora Markova, che e' tornata ieri da Berlino, ha ottenuto dalle
autorita' tedesche un'altra copia del carteggio in questione, che
sara' pubblicato nei prossimi giorni sul sito Internet della Commissione
per la sicurezza e su quello dei ministeri dell'Interno e degli Esteri
della Bulgaria. ''La corrispondenza intercorsa per alcuni anni dopo
l' attentato al Papa (dal 1982 al 1985) non contiene alcun elemento
valido a comprovare l'esistenza di una presunta pista bulgara'' nell'attentato
a Giovanni Paolo II, ha ribadito Markova.
Invariato il rituale delle fumate. Per il Conclave in arrivo migliaia di fedeli 14/04 ''Gia' dal prossimo lunedi' pomeriggio, data di inizio del
conclave, ci aspettiamo in Piazza San Pietro una presenza di migliaia
di persone, tra fedeli, pellegrini, turisti e semplici curiosi''.
E' quanto afferma Maria Chiaramonte dell'Ispettorato generale di Pubblica
Sicurezza del Vaticano. ''Non abbiamo previsto, per adesso -continua
Chiaramonte- straordinarie misure di sicurezza. Ma e' certo che l'affluenza
delle persone aumentera' progressivamente con l'eventuale protrarsi
del conclave''. ''Il rituale della stufa e delle fumate nere fino
alla bianca che rivelera' l'avvenuta elezione del nuovo Papa resta
pressoche' invariato. A differenza delle volte precedenti, pero',
alla fumata bianca si accompagnera' anche il suono delle campane a
festa, per fugare ogni residuo dubbio sul colore della fumata''. E'
quanto anticipa monsignor Piero Marini, maestro delle celebrazioni
liturgichedel Santo Padre, aggiungendo significativamente: ''Si cerchera'
di far funzionare il rituale della stufa un po' meglio rispetto all'ultima
volta... Comunque, faremo anche suonare a festa le campane quando
Il gioco dei veti incrociati. 14/04 Se la candidatura di Ratzinger prende quota, di riflesso ingrossa anche il 'partito' di Tettamanzi. Più o meno come in un gioco di veti incrociati. I 'supporter' dell'arcivescovo di Milano che in questi giorni stanno esercitando una discreta ma quanto mai determinata azione di 'moral suasion' verso tanti porporati indecisi, sembra che si siano arricchiti della presenza di un vero e proprio 'pezzo da novanta'. Si tratta del cardinale Giovanni Battista Re, potente prefetto della Congregazione dei Vescovi, già Sostituto alla Segreteria di Stato. 71enne bresciano giudicato "pragmatico uomo macchina" da chi lo conosce bene, ma tanto semplice quanto cordiale nei modi, controlla un consistente pacchetto di voti che potrebbe rivelarsi utile per guidare l'elezione del futuro Papa. Ciò che avrebbe indotto il cardinale Re a garantire sostegno aDionigi Tettamanzi - a quanto si apprende da una autorevole fonte - è l'antica e consolidata amicizia maturata tra i banchi del seminario Lombardo, poi consolidatasi nel corso degli anni, anche se poi il primo ha preso la via della diplomazia mentre l'altro si è avviato su un percorso più diocesano, insegnando tra l'altro per anni morale fondamentale al seminario di Venegono. All'ingresso in campo del 'king maker' Re va aggiunto che, in questi anni, non sempre ha condiviso con Ratzinger la medesima sensibilità verso alcuni problemi della Chiesa. Nell'incerto clima di pre-conclave fa passi in avanti anche il blocco opposto. Benchè Ratzinger abbia manifestato ai cardinali amici di essere intenzionato a lasciare qualora non si raggiungesse il quorum necessario già alle prime votazioni (77 voti su 115). In pratica si farebbe da parte per favorire l'ascesa di un terzo. A suo favore vi sarebbero diversi cardinali di curia anche molto importanti, come l'americano Francio Stafford, Penitenziere; l'arcivescovo di Colonia, Joachim Meisner; quello di Vienna, Christoph Schonborn; il Vicario di Roma, Camillo Ruini; il prefetto della congregazione del Clero, Dario Castrillon Hoyos e il cileno Jorge Medina Estevez. Insomma, pur di contrastare la corsa di Ratzinger, lo schieramento di Tettamanzi coaugula consensi, forte del blocco di coloro che si ritrovano nelle parole del cardinale Carlo Maria Martini o che, ancora, giudicano negativamente l'eccessivo dirigismo che il Decano del Collegio cardinalizio ha mostrato in questi giorni. L'inizio del Conclave è alle porte, tutto è pronto per dare il via alle operazioni di voto, ma lo scenario è tale da non escludere l'uscita di un terzo nome, un outsider, qualcuno che possa andare bene a tutti. Qualche nome comincia a circolare. Ivan Dias, arcivescovo di Bombay, uno che arriva dalle fila della diplomazia, che conosce la curia, Roma e l'Europa, che parla una sfilza di lingue e che aprirebbe una finestra importante sull'Asia. E' amabile e nemmeno troppo giovane (69 anni). Di lui i maligni dicevano che fosse molto malato di diabete, cosa che l'interessato - a quanto si apprende - in questi giorni si è affrettato a smentire. Altro nome circolato è quello di Claudio Hummes, francescano, arcivescovo di San Paolo del Brasile, amico di Lula, un tempo progressista poi convertitosi ad una linea più pragmatica e ortodossa. Pare apprezzato più dai mass media che non dai cardinali latinoamericani, i quali avrebbero fatto sapere di essere tendenzialmente contrari ad un Papa appartenente ad un ordine religioso potente. Lo stesso dicasi per l'honduregno Oscar Maradiaga, salesiano e per l'argentino di Baires Jorge Bergoglio, gesuita. Intanto, mentre c'è qualcuno che fa campagna per sé, distribuendo qualche esaustivo libricino biografico, altri ragionano su un candidato di riserva in grado di unire gli estremi, rassicurare il partito curiale, fare opera di mediazione. Così avanza pian piano il nome di un altro brasiliano: Geraldo Majella Agnelo, 72 anni, un lungo percorso in curia terminato per divergenze con il cardinale Medina Estevez. Tornato in patria, nella diocesi di San Salvador de Bahia in poco tempo si è guadagnato la fiducia dell'episcopato (uno dei più difficili in assoluto) che lo ha eletto primate del Brasile.
Secondo le profezie di Malachia sarà il penultimo Conclave 14/04 Chi sara' il prossimo papa? L'interrogativo che in questi giorni circola in tutto il popolo cattolico e non solo, fino a impegnare i bookmaker inglesi e le loro scommesse, troverrebbe un risposta nella profezia di Malachia. Profezia alquanto oscura -almeno per ora- che nella celebre successione dei papi, definisce il prossimo come ''De gloria olivae'', la gloria dell'ulivo. Quella di Malachia, secondo una tradizione popolare che risale al XVI secolo, e' una sequenza di previsioni (profezie) di papi fino a coprire -cosi' si crede- la storia della Chiesa fino alla fine dei tempi. E qui scatta l'elemento piu' inquietante della profezia perche' in sostanza ormai 'ci saremmo', nel senso che il prossimo papa, il successore di Giovanni Paolo II, sarebbe il penultimo di Malachia. Dopo di lui infatti verrebbe ''Petrus romanus''(Pietro il romano) che chiuderebbe la fila arrivando al Giudizio universale. Pur augurando lunga (lunghissima!) vita al nuovo papa, e' difficile pensare ad un pontificato che vada oltre 30 anni, quindi -stando a queste fosche previsioni cabalistiche- la fine del mondo sarebbe ormai prossima. Ma tornando a 'De Gloria olivae', come interpretare la previsione di questa breve definizione? I motti di Malachia sono 112 e secondo la tradizione hanno indicato i luoghi di origine dei papi o i loro stemmi cardinalizi oppure eventi che hanno caratterizzato i giorni della loro elezione. Ad esempio Celestino II, il primo papa indicato da Malachia (1143-1144) e' definito come 'Ex Castro Tiberi' con indubbia coincidenza col luogo di nascita che era Citta' di Castello, vicino al fiume Tevere. Altra coincidenza davvero singolare e' il secondo papa definito 'Inimicus expulsus' motto che sembra una traduzione del nome del cardinale Lucio Caccianemici. E cosi' uno dopo l'altro fino ad oggi. Si puo' citare ancora ad esempio il 52mo papa preconizzato come 'Lupa celestina', si trattava di Eugenio IV (1431-1447) Gabriele Condolmer canonico della Compagnia dei Celestini il cui simbolo era una lupa! Le coincidenze, in molti casi stupefacenti, hanno alimentato una duratura credenza popolare che dal 1595 e' giunta fino ad oggi, facendo esercitare molti in periodiche e spesso complesse verifiche della profezia, all'interno della stessa chiesa. Ancora si discute se le previsioni degli ultimi papi siano state giuste. Per Giovanni Paolo II la previsione era ''De labore solis'' (Il lavoro del sole), definizione che per la verita' non e' stata ancora ben interpretata. Per papa Luciani, Giovanni Paolo I, il motto era ''De meditate lunae''(La meta' della luna) che e' stato dai piu' attribuito al breve pontificato durato appena 33 giorni. Prima di lui Paolo VI era stato previsto come ''Flos florum'' (Il fiore dei fiori) e in effetti nel suo stemma c'erano tre gigli. Giovanni XXIII, Angelo Roncalli, e' stato indicato come ''Pastor et nauta'' e gli interpreti hanno riferito la definizione al fatto che era patriarca a Venezia, la citta' dell'acqua. Prima ancora Pio XII, Eugenio Pacelli, fu previsto come ''Pastor angelicus'' nome che la letteratura giornalistica adotto' largamente, anche se non ne ha mai spiegato il perche' al di la' di un riferimento all'aspetto ieratico del pontefice. Per ''De gloria olivae'' i significati -visto che difficilmente il conclave potra' orientarsi su Romano Prodi- sono enigmatici. I piu' fanno riferimento al significato simbolico della pace, o al simbolo del cardinale che potrebbe contenere un ramo o un albero di ulivo, altri invece pensano alla terra per antonomasia dell'ulivo, Gerusalemme. Tutte ipotesi, comunque, che al momento non hanno alcun riscontro. Per quanto riguarda l'ultimo papa, ''Petrus romanus'', Malachia sembra alludere alla chiusura di un ciclo iniziato con Pietro I, primo pastore della Chiesa, e che terminerebbe con Pietro II che restituisce le ''chiavi'' e la stessa Chiesa con la fine del mondo. In proposito Malachia e' andato oltre il solo motto di definizione per offrire una lettura piu' ampia con tre versi: ''In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, et Judex tremendus judicabit populum suum. Amen''. Che in italiano si traduce: ''Durante l'ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siedera' Pietro il romano, che pascera' il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la citta' dai sette colli sara' distrutta, ed il temibile Giudice giudichera' il suo popolo. Amen''. A parte il fatto che ci sarebbe ancora del tempo per disperarsi veramente, che peso dare alla profezia di Malachia? E soprattutto chi era Malachia? Cercando le risposte a questi due interrogativi, si scoprono cose interessanti al punto di ipotizzare -con fondatezza- che la profezia di Malachia e' un caso clamoroso di falso storico: un furbo espediente per influire su un conclave della fine del '500 il cui fascino ne ha decretato la fortuna, facendolo arrivare fino a noi. Anzitutto va detto che Malachia e'esistito veramente. E' Santo Malachia, vescovo irlandese nato nel 1094 ad Arnagh e morto in Francia a Clairvaux nel 1148. Il suo vero cognome era O'Morgair e venne battezzato col nome di Maelmhaedhoc che venne poi latinizzato in Malachia. Ordinato nel 1119, quattro anni dopo nel 1123 divenne abate di Bangor. L'anno successivo fu consacxrato vescovo e posto alla guida della diocesi di Connor. Nel 1132 fu promosso arcivecovo di Armagh. A Malachia si deve la riforma della chiesa irlandese e l'adozione della liturgia romana oltre alla fondazione di numerosi monasteri. Nel 1138 Malachia rinuncio' all'arcivescovado per tornare alla piccola sede di Connor che gli permetteva una vita piu' semplice e spirituale. E' grazie a questa scelta che Malachia pote' intraprendere un lungo viaggio a Roma attraversando Scozia, Inghilterra e Francia dove conobbe Bernardo di Clairvaux. E proprio qui, di ritorno da un secondo viaggio a Roma dove era stato nominato legato pontificio per l'Irlanda, Malachia il 2 novembre del 1148 mori' tra le braccia di San Bernardo. Lo stesso Malachia fu proclamato santo nel 1190 da papa Clemente III. Della profezia dei papi, precisamente della 'Prophetia de summis pontificibus', si comincio' a parlare solo molti anni dopo, nel 1595 quando venne pubblicata dal monaco benedettino Arnold Wion nel suo libro 'Lignum vitae' (Il legno di Vita), libro edito a Venezia. Wion non forni' spiegazioni se non che il testo sarebbe stato da lui ritrovato in una biblioteca e che la Prophetia sarebbe stata il frutto di una visione del Santo Malachia. La prima domanda a questo punto e' se sia vero che la profezia sia veramente di Malachia. Su questo punto tutti gli storici sembrano concordare sul fatto che non esistono prove che collegano il testo con Malachia. A sostenerlo fu solo solo il monaco Wion. E per di piu', facendo caso all'anno del ritrovamento, si nota che tutte le definizioni dei papi sono effettivamente precise dall'inizio (Celestino II) fino al 1590 (Urbano VII). Le definizioni da quella data si fanna piu' vaghe, misteriose, enigmatiche. Il dubbio sollevato da vari studiosi e' che la Prohetia sia stata falsamente attribuita a Malachia con lo scopo di influire su un conclave dell'epoca. Di questa opinione e' anche il Cicap (il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale) che ha sottoposto la lista di Malachia ad un attento esame. I sospetti sul monaco Wion aumentano, sottolineano al Cicap, in relazione ad una precisazione al testo fatta dallo stesso monaco che diceva: ''San Malachia mori' il 2 novembre 1148. Noi possediamo tre lettere di S.Bernardo a lui indirizzate, le epistole CCCXIII, CCCXVI e CCCXVII. Si crede che egli abbia scritto pure qualche opuscolo. Ma di lui non conosco che una certa profezia sui Sovrani Pontefici. Siccome questo scritto e' breve e a quanto pare non e' stato ancora stampato, lo riproduco qui per rispondere al desiderio di parecchi''. La prova maggiore della falsita' della profezia, spiega il Cicap, e' che nella lista sono presenti tutti papi del periodo in questione, ma solo due antipapi su otto, proprio come nell'elenco preparato dallo storico Panvinio, contemporaneo di Wion che certamente ne conosceva l'opera. Non solo, anche il motto di alcuni papi era elaborato sulla base di indicazioni biografiche erronee fornite sempre da Panvinio. Dunque se non fosse un falso, Malachia non avrebbe solo profetizzato i futuri papi, ma avrebbe anche previsto gli errori di uno storico che sarebbe vissuto 450 anni dopo di lui! Tutti i papi precedenti alla data di pubblicazione della profezia sono chiaramente indicati da un motto che ne sintetizza il casato o lo stemma, ma quelli successivi al 1595 sono quasi tutti caratterizzati da elementi eterogenei. E' evidente -commenta il Cicap- che l'autore della profezia ha potuto elaborare il motto, per quanto riguarda i papi del passato, in base ad una biografia. Per i papi successivi si e' invece affidato alla fantasia e, come sempre accade in questi casi, sono stati i posteri a trovare la 'giusta' origine degli enigmatici motti, ricercandone l'ispirazione per lo piu' in qualche caratteristica personale del pontefice o in qualche episodio della sua vita, sia pure del tutto secondario. Nonostante queste premesse -osserva ancora il Cicap- la profezia e' sempre piaciuta; ha alimentato la fantasia popolare e l'immaginazione dei narratori e nessun pontefice (o biografo vaticano)si e' astenuto dal compiacersi con una certa indulgenza del proprio motto. Infine una nota che serve a placare le ansie da fine del mondo: l'ultimo motto, quello del Petrus romanus, non compare nella lista originale della Prophetia attribuita a Malachia. L'aggiunta e' stata fatta nel 1820 e la credenza popolare di suo ha ulteriormente inserito (non senza un sospetto di razzismo) che questo ultimo papa sara' ''nero''. Secondo il Prof. Maggiorani, numerologo, il Card. Martini sarà il prossimo Papa 14/04 Secondo un ''biblista, numerologo e profetologo'' di Roma,
il professor Valter Maggiorani, il prossimo Papa sara', sulla base
della profezia di San Malachia, il 'De gloria olivae', vale a dire
il nome pastorale che Malachia ha profeticamente attribuito al penultimo
Papa. E tra i cardinali presenti in Conclave , ''l'unico che abbia
questi requisiti e' l'ex arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini''.
E' quanto Maggiorani sostiene sulla base dei suoi studi sulle diverse
profezie contenute nella Bibbia. Quella di S.Malachia, in particolare,
riguarda ''la gloria dell'ulivo'', il nome attribuito dal profeta
''al penultimo Papa prima del ritorno di Cristo''. ''Solo Martini
ha i numeri per esserlo - sostiene il professor Maggiorani, romano
- perche' da tre anni vive, studia e medita fra gli ulivi di Gerusalemme''.
''Analogamente - prosegue il profetologo - Martini una volta divenuto
Papa condurra' la Chiesa sulla via di una pace universale perche'
l'ulivo e' il simbolo della vera pace''. Stando all'opinione del ''biblista
e numerologo'', Martini avra' il nome di Giovanni Paolo Terzo. Lo
rivelano i numeri: ''i numeri che completano il nome dell'ultimo Papa
di ogni serie 'moderna' - precisa Maggiorani - si alternano di seguito
in pari e dispari. Infatti abbiamo rispettivamente che l'ultimo dei
'Pii' e Pio XII (pari), l'ultimo dei 'Giovanni' e' Giovanni XXIII
(dispari); l'ultimo dei Paoli e Paolo VI (pari), l'ultimo dei 'Giovanni
Paolo' sarebbe appunto Giovanni Paolo III (dispari)''.
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