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Papa Giovanni Paolo II"Il Grande"
La tomba di Papa Wojtyla
San Pietro gremita per la messa dei novendiali Basilica di San Pietro gremita per la messa dei novendiali di oggi, affidata alla diocesi di Roma e alla quale stanno partecipando alcune migliaia di persone. I novendiali sono i nove giorni di riti in suffragio del pontefice defunto, che cominciano il giorno dei funerali. Il rito, presieduto dal vicario del Papa defunto, Camillo Ruini e' concelebrato dal vicegerente Luigi Moretti, da tutti i vescovi ausiliari, dai rettori dei 5 seminari diocesani, dai responsabili degli uffici del vicariato. Sono stati invitati a concelebrare tutti vescovi e preti presenti a Roma e a partecipare tutti i fedeli della diocesi, divisa in 333 parrocchie. Tra i fedeli seduti tra i banchi ci sono anche il cameriere del Papa, Angelo Gugel e le suore polacche Tobiana e Eufrosina, che assistevano il Papa. - Concelebra il rito anche l'arcivescovo di Cracovia, Franciszek Macharski. Tra i cardinali presenti, l'arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn e quello di Riga, Janis Pujats. Tra i vescovi c'e' anche il segretario del Papa Stanislao Dziwisz, e il prefetto della Casa pontificia, mons. James Harvey. Tra le personalita', il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu, il presidente della Provincia di Roma, Enrico Gasbarra, l'ex governatore del Lazio, Francesco Storace, il capo dell'Ispettorato della Polizia italiana presso il Vaticano, Salvatore Festa. All'inizio del rito il card. Ruini ha ringraziato per la vita del Papa che, ha detto, ''ha portato immensi frutti alla diocesi di Roma''. Ruini “Wojtyla ha riunito in una famiglia tutte le nazioni” ''Come ha fatto il Papa ad entrare cosi' profondamente nel cuore dei romani, ma anche degli italiani e di tanti cittadini del mondo?''. Se lo e' chiesto il card. Camillo Ruini celebrando la messa in suffragio del Papa, dedicata oggi alla diocesi di Roma, che ha radunato nella basilica vaticana migliaia di persone. Ruini ha anche osservato come i funerali del Papa, venerdi' scorso, sono stati ''simbolo quanto mai eloquente non dello 'scontro di civilta'', ma al contrario della grande 'famiglia delle nazioni'''. Il vicario del Papa ha poi invitato a non essere ''inutilmente e troppo umanamente curiosi di sapere anzitempo'' chi sara' il nuovo papa. ''I giorni delle esequie - ha osservato il vicario del Papa, - sono diventati, per Roma e per il mondo intero, giorni di straordinaria unita', di apertura dell'anima a Dio e di riconciliazione: un'unita' che si e' realizzata perche' questo Papa - ha sottolineato Ruini - ha tenuto saldamente insieme, e ha mostrato al mondo intero con tutta la sua vita, l'integrita' della fede in Cristo e l'universalita' dell'amore del medesimo Cristo che per tutti si e' offerto sulla croce''. Per la messa di oggi si sono radunati nella basilica di san Pietro, oltre al vicario e al vicegerente della diocesi mons. Luigi Moretti, tutti i vescovi ausiliari, i rettori dei cinque seminari diocesani, tutti i preti di Roma e sono stati invitati i fedeli di tutte le 333 parrocchie. Il cardinale Ruini, riflettendo sulla domanda iniziale - come abbia fatto il Papa ad entrare nel cuore di tante persone - lo ha ricordato come ''uomo di preghiera'', la cui 'straordinaria vicinanza a Dio non lo ha affatto allontanato da noi, uomini terreni e peccatori, non lo ha avvolto in una remota atmosfera sacrale''. Al contrario, ha osservato il cardinale, Giovanni Paolo II, che e' stato ''un uomo vero, uno che ha gustato e apprezzato fino in fondo il sapore della vita'', ci ha aiutato a comprendere che ''Dio non abita in regioni inaccessibili, ma e' il Signore della vita e vuole stare al centro delle nostre vite''. Ruini ha ricordato il legame tra il Papa e la citta' di cui era vescovo, la sua attenzione per i malati degli ospedali romani, per le parrocchie, le sue visite, ogni anno, al seminario romano, le sue udienze, ogni anno, con i preti di Roma e le sue messe, ogni anno, con gli universitari romani. Ha poi ricordato il coinvolgimento del Papa nel sinodo della diocesi e nella missione cittadina, indetta per il giubileo. ''La missione - ha commentato Ruini - e' quasi il testamento pastorale che Giovanni Paolo II affida alla sua diocesi: ricordiamo - ha detto - e sue parole sulla parrocchia e sulla Chiesa che devono cercare e trovare se stesse fuori di se stesse, la' dove la gente vive''. ''Questa - ha commentato - e' la Chiesa che egli ha voluto e che oggi continua a chiederci di essere e di vivere: una Chiesa non ripiegata su se stessa, non timida, non sfiduciata, una Chiesa che brucia nell'amore di Cristo, per la salvezza di ogni uomo''. Il porporato ha infine invitato a non essere ''inutilmente e troppo umanamente curiosi di sapere anzitempo chi'' sara' il nuovo pontefice. E ha concluso con un ringraziamento ''di tutto cuore, alla Chiesa sorella di Cracovia e a tutta l'amata nazione polacca, nelle quali Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla, ha ricevuto la vita, la fede e la sua mirabile ricchezza cristiana e umana, per essere cosi' donato a Roma e al mondo intero''. Hanno partecipato al rito, animato dal coro della diocesi di Roma diretto dal maestro don Marco Frisina, il ministro dell' Interno Giuseppe Pisanu; l'assessore al Comune di Roma, Raffaella Milano; il presidente della Provincia, Enrico Gasbarra; il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. Tra i banchi, il cameriere del Papa Angelo Gugel e le suore polacche che lo hanno assistito per anni, Tobiana e Eufrosina. Tra i vescovi celebranti il segretario del Papa Stanislao Dziwisz e il prefetto della Casa Pontificia James Harvey. Verso il Conclave: Un Pontefice poliglotta? Il prossimo papa dovra' essere poliglotta? Non e' indispensabile,
ma certo, a guardare il pontificato di Wojtyla, e' una caratteristica
che aiuta. Quello della conoscenza delle lingue sara' comunque uno
dei criteri ai quali guarderanno i 115 cardinali riuniti in conclave,
lunedi' 18 aprile, per eleggere il nuovo papa. Anche in questo campo
Giovanni Paolo II e' difficilmente eguagliabile, i suoi auguri pronunciati
in piu' di 60 lingue diverse in occasione della Pasqua, ci dicono
quanto questo pontefice abbia voluto raggiungere con le sue parole
ogni singolo fedele, ogni cittadino, ogni Paese del mondo. La questione
non e' solo formale ma e' legata a quel tratto centrale del carisma
wojtyliano che e' la capacita' di comunicare. Il papa comunicatore,
il papa che ha catturato i media e rotto il silenzio su ogni questione
e su tutte crisi che hanno attraversato il mondo in questi 26 anni,
e' anche l'uomo che ha voluto portare in giro per il mondo la parola
del Vangelo nei tanti idiomi che percorrono le culture del pianeta.
E' questo un tratto essenziale, e forse ad oggi ancora poco approfondito,
di una strategia di inculturazione del Vangelo che ha segnato il pontificato
appena concluso. In fondo, Wojtyla ha seguito l'esempio dei missionari
che per inserirsi in una realta' nuova e aprire una esperienza di
fede ed evangelizzazione, imparano le lingue del posto, i dialetti,
le forme di comunicazione locale. Il campo dell'evangelizzazione di
Giovanni Paolo II e' stato il mondo intero e quindi il papa non ha
mai rinunciato a usare la lingua del popolo che andava ad incontrare.
Da un punto di vista generale i cardinali che si stanno incontrando
in questi giorni a Roma sono figli di una Chiesa notevolmente piu'
dinamica piu', assai aperta al mondo e ai problemi globali, di quanto
non fosse in passato, la loro attivita' e' fatta direlazioni internazionali,
di scambi culturali e religiosi, di partecipazione alla vita di istituzioni
sopranazionali, che vanno ben oltre i confini nazionali. Gli stessi
problemi che si trovano di fronte hanno un rilievo che supera la dimensione
regionale o statale. E poi moltissimi fra di loro hanno studiato in
Europa e in Italia in una delle grandi universita' pontificie della
capitale. Anche la Germania, per la sua grande tradizione teologica
e filosofica, e' menta di tanti futuri vescovi che si formano negli
atenei tedeschi. Questo percorso accomuna dunque molti dei protagonisti
che entreranno nella Cappella Sistina a partire dal 18 aprile. A un
primo sguardo alla geografia cattolica attuale emerge con evidenza
che lo spagnolo e' la lingua maggiormente parlata dal popolo di Dio
nei cinque continenti. America Latina innanzitutto, ma anche i milioni
di immigrati latinos che vivono negliStati Uniti, e poi le Filippine
dove lo spagnolo e' un'eredita' coloniale e poi naturalmente la Spagna.
In conclave tuttavia il gruppo linguistico piu' omogeneo e forte e'
quello anglofobo che conta 29 elettori, seguono gli ispanofoni con
24 e gli italiani con 20. Ma al di la' di questo aspetto e' poi la
preparazione di ogni singolo cardinale che va osservata da vicino.
Da Hummes a Tettamanzi, da Schonborn a Martini, le lingue parlate
dai cardinali. E' noto, per esempio che due dei papabili latinoamericani
piu' citati, il brasiliano Claudio Hummes arcivescovo di San Paolo
del Brasile, e Oscar Rodriguez Maradiaga, Honduras, sono due cardinali
in grado di esprimersi in molte lingue differenti. Sul fronte italiano
invece questo e' considerato l'unico punto debole di un candidato
in ascesa come l'arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi, un vero
e proprio tallone d'Achille. La capacita' di esprimersi in differenti
idiomi non rientra fra le caratteristiche delcardinale milanese. Tra
i suoi maggiori sponsor fa notare che la forzadi Tettamanzi deriva
dalla sua lunga esperienza pastorale e dal fatto che e' alla guida
della diocesi di Milano, una delle piu' grandi del mondo. Una argomentazione
giudicata dagli osservatori un po' debole, in quanto il futuro pontefice
dovra' riallacciare e intensificare in tutto il pianeta il dialogo
interreligioso tracciato da Karol Woytjla. Al contrario, Ivan Dias,
indiano, parla 16 lingue, mentre Christoph Schonborn, arcivescovo
di Vienna e' un altro poliglotta ed esperto conoscitore delle realta'
delle chiese dell'Europa orientale. Anche il cardinale Carlo Maria
Martini, ex arcivescovo di Milano che pero' entrera' in conclave,
e' noto per parlare correntemente 11 lingue diverse. E' poliglotta
anche Marc Oullet, arcivescovo di Quebec, 60 anni, che ha ricevuto
la porpora da Giovanni Paolo II nell'ottobre del 2003. Angelo Scola,
patriarca di Venezia, ha studiato e insegnato presso l'universita'
svizzera di Friburgo. Di recente ha fondato una rivista, Oasis, che
affronta le problematiche del dialogo interreligioso con il mondo
musulmano ed e' pubblicata in cinque diverse lingue (italiano, arabo,
inglese, francese e urdu). Il cardinale Camillo Ruini ha invece studiato
l'inglese. Ancora a parte vanno considerati poi gli uomini del Vaticano
che hanno ricoperto incarichi diplomatici o di governo tali che la
conoscenza di alcune lingue era tratto essenziale del loro lavoro.
E' il caso naturalmente dell'ex segretario di Stato Angelo Sodano
che e' stato pure nunzio in America Latina o del cardinale Renato
Raffaele Martino, alla guida del dicastero ''Giustizia e pace'' del
Vaticano che, in precedenza, ha svolto l'incarico di rappresentante
della Santa Sede alle Nazioni Unite per oltre 16 anni. In definitiva
la capacita' di comunicare, gli innumerevoli viaggi pastorali, i discorsi
pronunciati nelle diverse lingue, fanno parte del bagaglio che Papa
Wojtyla lascia in eredita' al suo successore. Giovanni Paolo II ha,
in questo senso, cambiato profondamente le modalita' con cui il papa
esercita la sua missione. Cio' non toglie che un successore potra'
apportare delle varianti a questo modello. Ma certo nella folla di
tanti Paesi e di tante lingue che ha assediato in questi giorni San
Pietro per dare un ultimo saluto al papa, e' da leggere anche la grande
apertura al mondoche ha saputo realizzare Giovanni Paolo II nel corso
del suo pontificato. Cosi' se il cosmopolitismo o la capacita' di
essere poliglotta non saranno elementi esclusivi nella scelta del
papa di domani, la Chiesa cattolica vive tuttavia sempre di piu' la
sua dimensione universale e, qualche sia il successore, di questa
tendenza di lungo periodo dovra' farsi interprete. Saranno 115 i cardinali del conclave. Due sono malati Questa una lista - anche con provenienze regionali e per singole nazioni - dei 115 cardinali che parteciparanno al conclave per l'elezione del successore di Giovanni Paolo II. Il nuovo Papa sarà eletto da tutti i cardinali che hanno meno di 80 anni: si tratta di 117 porporati ma due di loro, il filippino Jaime Lachica Sin e il messicano Adolfo Antonio Suarez Rivera non potranno esser presenti per motivi di salute. Oltre ai cardinali elettori ve ne sono altri 66 che avendosuperato i limiti di età non hanno diritto di voto. EUROPA - 58 Francisco Alvarez Martinez, 79, Spagna AMERICA DEL SUD, 21 Geraldo Majella Agnelo, 71, Brasile AMERICA DEL NORD, 14 Stati Uniti, 11 Aloysius Matthew Ambrozic, 75, Canada Bernard Agre, 79, Costa d'Avorio Ignace Moussa I Dauod, 74, Siria AUSTRALIA, 2 George Pell, 63, Australia Totale: 117 cardinali provenienti da 52 Paesi Il prossimo Papa un comunicatore ma non un clone di Wojtyla Il prossimo papa dovrà assomigliare a Giovanni Paolo II nella
capacità di trascinare le masse e comunicare un messaggio ai
fedeli in tutto il mondo, ma non dovrà essere un suo clone.
Lo scrive oggi il quotidiano New York Times che ha intervistato alcuni
cardinali americani sull'argomento, prima che cadesse il silenzio
stampa in attesa del Conclave. L'immensa manifestazione di affetto
in tutto il mondo dopo la morte di Karol Wojtyla ha ovviamente lasciato
il segno. Molti hanno sottolineato che il prossimo Papa, anche se
quasi certamente avrà uno stile e un carattere molto diversi
da Giovanni Paolo II, dovrà tuttavia essere un grande comunicato,
specialmente tra i giovani, continuando il grande lavoro svolto dal
predecessore. Sorprese è difficile che ce ne saranno, nota
il Times, con appena 3 dei 117 cardinali del Conclave nominate da
Giovanni Paolo II. Difficile che il nuovo Papa cambierà strada
rispetto al ferreo conservatorismo su contraccezione, divorzio, sacerdoti
donne e le questioni che ruotano attorno al principio della "santità
della vita" come aborto, eutanasia e ricerca sulle cellule stamibali
"Non dovrà essere come Giovanni Paolo II e avere le sue
stesse caratteristiche - ha notato il cardinale Francis Stafford,
in passato arcivescovo di Denver e ora esponente di alto rango in
Vaticano - dovrà semplicemente essere se stesso". L'onesta
e l'autenticità, fa capire sono gli elementi cruciali. Stafford
e altri hanno parlato prima che il portavoce del Vaticano, Joaquín
Navarro-Valls, annunciasse l'inizio del silenzio stampa. "Io
vorrei che il futuro Papa dedicasse grande attenzione alle comunità
locali - ha osservato il cardinale di New York Edward Egan - le parrocchie
sono l'elemento centrale e devono essere ascoltate". In maniera
maggiore rispetto ad altri Conclave in questa circostanza, aggiunge
"c'è un numero insolitamente alto di æpapabili'".
Il New York Times nota come uno di coloro che sembra rispondere a
molti dei requisiti richiesti è il cardinale Dionigi Tettamanzi,
71 anni, arcivescovo di Milano. "Figlio di operai, ha parlato
a favore dei manifestanti contro la globalizzazione durante il vertice
G8 di Genova nel 2001" ma è anche un conservatore e un
intellettuale vicino all'Opus Dei e secondo molti, numerose enclicliche
di Giovanni Paolo II sono in realtà uscite dalla sua penna.
Un altro papabile, second il Times è il brasiliano Claudio
Hummes, arcivescovo di São Paulo. Non si esclude anche una
figura "ad interim" come l'anziano cardinale Joseph Ratzinger,
il presidente della conferenza episcopale, che sabato prossimo compirà
78 anni. Tra i giovani spicca, Christoph Sch"nborn, 60 anni,
arcivescovo di Vienna che gode di grande stima nel Conclave. Se i
vescovi scegliessero un Papa africano la scelta probabilmente cadrebbe
sul nigeriano Francis Arinze, 72 anni, uno dei più impegnati
nell'apertura del dialogo con i musulmani. Ma nessuna di queste considerazioni
potrebbe avere il sopravvento quanto l'attenzione al "carisma"
e alla capacità di comunicare la fede."Ci vorrebbe qualcuno
come Giovanni Paolo II" ha osservato con una battuta l'arcivescovo
francese Barbarin: "Deve essere capace di parlare a paesi ricchi,
ai giovani in Paesi come Stati Uniti e Francia ma anche a rapportarsi
con i poveri in Paesi come il Brasile, il Marocco e Burkina Faso.
Deve sapere spiegare il Vangelo a qualsiasi tipo di audience".
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