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Cresce il divario nord-sud sui servizi pubblici

 

 

Cresce il divario tra nord e sud sui servizi pubblici locali

15 set 09 In media il valore della produzione per abitante generato delle 'local utilities' nel Mezzogiorno è di 169 euro, a fronte di una media nazionale di 863. Ma il vero salto è nel Nord Est, dove il valore è di 2.071, e ci sono realtà come l'Emilia-Romagna che arrivano a 2.551. Emerge dal rapporto dell'Osservatorio economico sui servizi pubblici locali 2008-2009 di Nomisma, con Confservizi e Unicredit Corporate Banking, che ha indagato i bilanci 2007 di 1.021 imprese censite da Confservizi. Si tratta di 'local utilities' che operano nei settori ambientali ed energetici, nel trasporto pubblico locale, ma anche i farmacie, edilizia residenziale pubblica, cultura e sanità. Una realtà complessa, fatta di colossi quotati in borsa, come Hera, ma anche, sull'altro fronte, di piccole realtà ben meno remunerative come quelle che gestiscono gli immobili dell'edilizia pubblica nei piccoli comuni. Una complessità di cui quindi, ha invitato Giorgio De Rita (amministratore delegato Nomisma), ve tenuto conto quando si fanno raffronti. Il 34% del panel indagato è nel Nord Ovest, il 24,7% nel Nord Est, il 24,9% nel Centro e il 16% nel Mezzogiorno. E proprio qui, nel Sud, ci sono alcune regioni più dinamiche, come Puglia (fatturato di 203,6 euro pro capite), Campania (294,5) e Abruzzo (229,5). Mentre il rapporto parla di "sviluppo imprenditoriale dei servizi pubblici ancora in fase di start up" per Calabria (82,2), Sicilia e Sardegna (circa 78,6), Molise e Basilicata (11,6). E se per De Rita la complessità del quadro è sintomo di ricchezza, e le aziende dei servizi pubblici locali devono tener conto anche benefici sociale che generano, non solo dei fatturati, Mauro D'Ascenzi (vice presidente delegato di Federutility) ha ricordato che servizi pubblici dinamici sono uno dei fattori che rende un territorio attraente. Un'altra differenza che emerge è che il Centro Nord è caratterizzato da multiutility, mentre nel Mezzogiorno ci sono per lo più imprese monoservizio. Queste, al Sud, hanno fatturato medio di 22 milioni, contro le multiservizio che hanno una media di 8,2. A livello nazionale invece le multiutility hanno un fatturato medio di 70 milioni, le monoservizio di 40,6. Una differenza, per il rapporto, che può però rappresentare anche un potenziale di crescita per le imprese del Mezzogiorno, che potrebbero arrivare "a decuplicare il proprio fatturato". Tra il 2005 e il 2007 il valore della produzione delle local utilities italiane è cresciuta dell'11,2%, attestandosi a 46 miliardi, con una progressiva diminuzione dei contributi pubblici (-14%, da un miliardo a 878 milioni). Il rapporto tra il Risultato operativo e Valore della produzione si è contratto, passando dal 3,8% al 3,1% nel 2007, quando nel Mezzogiorno è stato negativo: -0,6%. Infine, sul fronte normativo negli ultimi dieci anni, ha sottolineato D'Ascenzi, sembra esserci "un atteggiamento trasversale punitivo che non valorizza il settore". Un riferimento al recente decreto legge che impone la parziale privatizzazione delle aziende pubbliche per partecipare a gare. D'Ascenzi ha puntato il dito contro una norma che a suo dire limiterà la concorrenza e sulla cui legittimità l'Unione Europea solleverà dubbi. "Voglio vedere cosa succederà quando faremo una gara, se si presenterà una azienda francese che ha quota pubblica oltre il 30% e noi non la vogliamo..." ha concluso.

 

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