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Dir.resp. Pippo Gatto |
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Turismo in calo
Turismo in calo, Confindustria Cosenza chiede interventi a Regione e Governo 02 ott 09 Il Consiglio Direttivo della sezione Turismo di Confindustria Cosenza, nella riunione del 29 Settembre 2009, ha analizzato l’andamento della stagione estiva che si è appena conclusa. Dai primi dati in possesso emerge che in provincia di Cosenza, come in quasi tutta la Calabria, si è verificato un calo di presenze rispetto all’anno 2008 quantizzabile, al momento, in un – 25%, con punte di oltre il 30% in alcune zone. A questo primo ed immediato dato negativo, bisogna aggiungere che, seppure in pochi casi siano aumentate le presenze, il dato relativo alla produzione risulta essere inferiore a quello del 2008 perché, per poter rendere appetibile l’offerta, molte strutture sono state costrette a diminuire le tariffe rispetto allo scorso anno, fino al livello della mera copertura dei costi. Le motivazione di questo calo, peraltro ampiamente previsto, sono da addebitarsi alla crisi economica e alla recessione in atto in Italia e nel mondo, cui si aggiunge un momento di stasi dell’offerta calabrese rispetto alla concorrenza europea ed extraeuropea e la condizione del mare e delle infrastrutture che sono ancora molto carenti. Gli imprenditori del settore sono molto preoccupati per la situazione di allarme creata dalle ultime vicende legate all’alto tasso di radioattività rilevato in alcuni siti della nostra regione, in particolare sulla costa tirrenica cosentina, amplificata dalla vicenda delle navi affondate con carichi sospetti, senza che siano state avviate a soluzione le questioni relative allo smaltimento dei rifiuti, al mare sporco, al malfunzionamento dei depuratori. Quello che emerge è che si è in presenza di una situazione ormai non più sostenibile. Senza un intervento massiccio, immediato e urgente, tutto il settore turistico e conseguentemente l’economia del territorio, già seriamente compromessa, rischierà un tracollo definitivo ed irreversibile. L’azione principale da attuare nell’immediato è ridare fiducia al turista perché sappia di poter contare su un ambiente salubre e non contaminato, operando un conseguente rilancio delle bellezze naturalistiche e paesaggistiche di cui il nostro territorio è dotato. Occorre fare fronte comune nei confronti degli organi di governo ai vari livelli, da quello nazionale in primis a quello regionale e provinciale, insieme a tutte le Istituzioni ed agli organismi che concorrono a definire la politica economica del Paese e del territorio affinché si trovino efficaci soluzioni a quanto denunciato. Si tratta di un problema che investe l’Italia nella sua interezza, non è una questione della sola Calabria. Al danno di essere stata usata come pattumiera, la Calabria non può aggiungere la beffa di essere lasciata da sola a risolvere un problema che ha valenza ed implicazioni internazionali. Quello che chiediamo è: 1) l’immediata costituzione di una task force operativa coordinata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con la Regione e le Province calabresi in maniera tale da fornire risposte certe da tradurre in azioni concrete e definitive entro tempi brevissimi e con sufficiente anticipo rispetto alla prossima stagione turistica; 2) che la Regione Calabria si attivi per l’estensione della legge sul consolidamento bancario al settore del turismo, finora inspiegabilmente escluso; 3) che sia stanziato un adeguato fondo regionale, attingendo al recupero dei fondi perenti, da destinare come quota di livello locale per la bonifica immediata dei siti scoperti recentemente, per rendere efficienti i depuratori esistenti e costruirne di nuovi, per rendere perfettamente funzionanti le condotte fognarie, individuando e risolvendo, quindi, i problemi che rendono molte zone non pienamente balneabili Se non si dovesse affrontare con il rigore, l’urgenza e la serietà necessaria questa complessa problematica, partecipare alle prossime fiere di settore risulterebbe assolutamente inutile. Le imprese locali sono stanche di essere costrette ad operare in condizioni al limite del paradossale. Se non riceveremo risposte concrete, immediate, precise e credibili rispetto ai problemi sollevati, prima della fine di quest’anno saremo costretti a chiudere le nostre strutture, facendo venire meno le migliaia di posti di lavoro generati tra i dipendenti diretti e quelli che lavorano nelle imprese dell’indotto.
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