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Istat: sud in affanno

 

L'Istat conferma, in affanno l'occupazione al sud. In Italia i redditi più bassi d'Europa, in coda Cabria, Campania e Sicilia

26 mag 09 Il mercato del lavoro evidenzia ancora un divario strutturale tra il Nord e il Sud del Paese, ma anche nel Mezzogiorno ci sono territori in controtendenza. E' quanto emerge dal Rapporto annuale dell'Istat sulla situazione del Paese. L'analisi del mercato del lavoro, pur "nel quadro strutturale dell'accentuato divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno", mette in evidenza "alcune aree in difficoltà nelle ripartizioni centro-settentrionali" che nel complesso sono invece caratterizzate da buone condizioni occupazionali particolarmente positive in Umbria e Toscana, e per contro "aree forti al Sud e nelle Isole", dove invece il quadro generale è critico. Più in dettaglio, segnala l'Istat, numerosi sistemi costieri della Sardegna e dell'Abruzzo si caratterizzano per tassi di occupazione medio-alti (superiori alla media del Centro-Nord nel caso di Olbia e la Maddalena: 50,7%) e tassi di disoccupazione contenuti (inferiori alla media Italia o a quella della ripartizione di riferimento: rispettivamente 6,7% e 12,1%). Per contro le situazioni più critiche sono localizzate in Calabria e Sicilia.

I redditi più bassi in Calabria, Campania e Sicilia. L'Italia è uno dei paesi europei con "la maggiore diffusione di situazioni di reddito relativamente basso: una persona su cinque è a rischio di vulnerabilità economica". Lo sottolinea il rapporto annuale dell'Istat, evidenziando che "rischi altrettanto elevati" si osservano in Spagna, Grecia, Romania, Regno Unito e nei paesi baltici. Il rischio di vulnerabilità riguarda, invece, soltanto una persona su dieci nei paesi scandinavi, nei Paesi Bassi, nella Repubblica Ceca e in Slovacchia. Questo si rileva particolarmente nelle regioni meridionali: nel 2007 risultano esposte al rischio meno dell'8% nel Nord-est, poco più del 10% nel Nord-ovest e nel Centro e circa una su tre nel Mezzogiorno. In particolare, la percentuale di popolazione a basso reddito nel Paese si attesta al 18,4%, sulla base di valori del 2006; l'incidenza risulta massima in Sicilia (41,2%), Campania (36,8%) e Calabria (36,4%). All'opposto, i valori meno elevati si registrano in Valle d'Aosta (6,8%) e nelle province autonome di Bolzano (6,6%) e Trento (3,8%). Guardando al reddito disponibile, sempre nel 2006, le regioni del nord registrano un livello procapite superiore o prossimo ai 20 mila euro (20.300 euro al Nord-Ovest e 19.900 al Nord-est); le regioni del Centro mostrano livelli più bassi (18.500), pur mantenendosi al di sopra della media nazionale (16.200), mentre il Mezzogiorno detiene "storicamente" livelli sensibilmente più bassi, pari a 12.700 euro.

Corre invece l'urbanizzazione. Continua l'espansione delle aree urbanizzate in Italia: Molise, Puglia, Marche, Basilicata insieme al Veneto le regioni in cui la corsa all'edificazione è più accentuata. Lo rileva il Rapporto annuale dell'Istat sulla situazione del paese, sottolineando che quest'espansione si è verificata spesso "in assenza di pianificazione urbanistica sovracomunale". Tra il 2001 e il 2008, limitatamente alle regioni per le quali è già in corso il processo di perimetrazione delle aree urbanizzate - si legge nel rapporto -, la superficie edificata é aumentata in misura più consistente in Molise (18%) e in Puglia, Marche e Basilicata (il 12% e il 15%). In Veneto, che sià nel 1991 condivideva con la Lombardia il primato della regione "più costruita" d'Italia, le superfici edificate sono cresciute ancora del 5,4%, "approssimando situazioni di saturazione territoriale", segnala l'Istat. Con Lazio e Puglia - specifica ancora il rapporto - il Veneto è anche la regione dove in assoluto si è costruito di più, con oltre 100 chilometri quadrati di nuove superfici edificate. Considerando il periodo 1995-2006 - sottolinea ancora il Rapporto - i comuni italiani hanno rilasciato in media permessi di costruire per 3,1 miliardi di metri cubi (22,3 metri cubi all'anno per abitante), il 40% dei quali per edilizia residenziale, il resto per attività produttive. .

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