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Truffa dei mutui del clan Papalia-Barbaro in Lombardia
Truffa sui mutui organizzata dalla ndrangheta in Lombardia, 15 arresti 19 mag 09 A Milano la polizia di Stato ha scoperto un clan della 'ndrangheta che, con un originale sistema, riusciva a far erogare mutui a personaggi di comodo e ad incassare in modo fraudolento le relative somme di denaro. Dalle prime ore del mattino, in diverse località della Lombardia, la squadra mobile sta eseguendo 15 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal gip di Milano su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, a carico dei presunti componenti di un'associazione per delinquere dedita a truffare società finanziarie ed istituti di credito. Attraverso la fraudolenta erogazione di mutui ipotecari, in un anno l'organizzazione sarebbe riuscita ad accumulare la somma di oltre 800mila euro. Capo della pericolosa associazione, secondo le indagini, era Giuseppe Pangallo, 29 anni, di Plati' (RC), ritenuto esponente di spicco del clan Papalia-Barbaro, alla quale erano destinati la maggior parte dei finanziamenti illeciti. Nel corso delle operazioni, sono state sottoposte a sequestro preventivo tutte le quote sociali di due srl ritenute riconducibili all'organizzazione criminale, e quattro immobili ubicati nel Lecchese e acquistati dagli indagati. Il clan operava sempre con le medesime modalità: dopo un primo rilevante finanziamento, generalmente un mutuo ipotecario fatto ottenere a soggetti presentati come clienti affidabili grazie a imprenditori compiacenti, che fornivano la falsa documentazione che ne attestava la solvibilità, seguivano diversi tentativi di conseguire ulteriori crediti per l'acquisto di beni mobili. L'associazione così si avvantaggiava di ingenti somme di danaro contante, che poi investiva riciclandole, mentre i prestanome ricevevano piccole ricompense. Accumulati oltre 800 mila euro. Con la fraudolenta erogazione di mutui ipotecari, il clan della 'ndrangheta facente capo a Giuseppe Pangallo si approvvigionava di denaro contante, tanto che in un anno (2007) sarebbe riuscita ad accumulare la somma di oltre 800mila euro. Per questo Pangallo e altre 14 persone sono state arrestate nelle prime ore della mattina in diverse località della Lombardia dalla Squadra Mobile di Milano. Le 15 ordinanze di custodia cautelare sono state emesse dal gip Gaetano Brusa di Milano, su richiesta del pm Lucilla Tontodonati della locale Direzione distrettuale antimafia, a carico dei presunti componenti di un'associazione per delinquere dedita a truffare società finanziarie ed istituti di credito. Capo dell' associazione, secondo le indagini, era Pangallo, 29 anni, di Platì (Reggio Calabria), con precedenti penali, ritenuto esponente di spicco del clan Papalia-Barbaro, che "gestiva in modo egemone - ha detto il dirigente della Mobile, Francesco Messina - dall'inizio alla fine", l'attività illecita. Ma dalle indagini è emerso inoltre che Pangallo "intratteneva preoccupanti rapporti di consuetudine con politici locali", di Buccinasco, un aspetto "delicato, da approfondire", hanno spiegato gli investigatori. Otto le persone finite in carcere: oltre a Pangallo, Matteo Comisso, 26 anni, di Casorate Primo (Pavia); Giovanni Tonarelli, 43 anni, nato in Svizzera; Piergiuseppe Bari, 39 anni, di Milano; Enzo Trevisan, 45 anni, di Milano; Salvatore Gianninò, 48 anni, di Ramacca (Catania); Tiziano Monti, 45 anni, di Milano e Roberto Maroni, 39 anni di Lecco. Ai domiciliari, invece: Gennaro Speria, 27 anni di Napoli; Ettore Andreoni, 46 di Milano; Paolo Fucarino, 25 anni, di Milano; Amedeo Lasco, 36 anni, di Milano; Emanuele M. Mancia, di 35 anni di Saronno (Varese); Andrea Melesi, 29 anni, di Lecco; Gianluca Petazzi, 53 anni, di Milano. Nel corso delle operazioni, sono state sottoposte a sequestro preventivo le quote sociali di due srl ritenute riconducibili all'organizzazione criminale e quattro immobili ubicati nel lecchese e acquistati dagli indagati. Il clan operava sempre con le medesime modalità: dopo un primo rilevante finanziamento, generalmente un mutuo ipotecario trentennale presso l'Unicredit Casa, fatto ottenere a soggetti presentati come clienti affidabili grazie a imprenditori compiacenti che fornivano la falsa documentazione, veniva pagata qualche rata. Poi, l'organizzazione criminale che aveva 'assunto' i prestanome, li 'licenziava', e per onorare il mutuo subentrava l'assicurazione della banca.
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