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Guerra tra Procure, Apicella ricusa disciplinare CSM

 

Guerra tra Procure, il PG Apicella ricusa la sezione disciplinare del CSM. Il Ministro bacchetta le due procure "Scarso equilibrio"

09 gen 09 Il procuratore di Salerno Luigi Apicella ha presentato istanza di ricusazione nei confronti della sezione disciplinare del Csm che domani dovrà decidere se trasferirlo d'ufficio in via d'urgenza, come ha chiesto il procuratore generale della Cassazione Vitaliano Esposito. A quanto si è appreso Apicella ritiene di non poter essere giudicato dal "tribunale delle toghe", in quanto tra gli addebiti a suo carico c'é quello di aver fatto proprie, integrandole nel provvedimento di sequestro del fascicolo Why not, "accuse allusive" e "giudizi denigratori" su decisioni giurisdizionali assunte non solo da altre autorità giudiziarie ma dalla stessa sezione disciplinare del Csm. Inoltre Apicella ritiene che non possano giudicarlo quei componenti della sezione disciplinare che hanno partecipato ai lavori della Prima Commissione del Csm che nei suoi confronti ha aperto la procedura di trasferimento d'ufficio. Sull'istanza del procuratore si pronuncerà un collegio diverso da quello chiamato a decidere sul suo trasferimento, presieduto dal laico di An Gianfranco Anedda.
Sono sereno: "Resto sereno, per quanto riguarda il provvedimento del ministro Alfano mi rimetto ad una dichiarazione che potrebbe fare nelle prossime ore il mio difensore Stefano Racheli". Così il procuratore di Salerno Luigi Apicella dopo la notizia dell'ulteriore iniziativa adottata dal ministro Alfano nei suoi confronti e che contempla anche, oltre al trasferimento cautelare, la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. Questa mattina in procura a Salerno, in un ufficio già al centro di polemiche per la cosiddetta "guerra tra procure", la notizia è giunta come un'ulteriore doccia gelata. Apicella si recherà nelle prossime ore a Roma in vista dell'audizione davanti al Csm prevista per domani. Bocche cucite da parte degli altri magistrati colpiti dai provvedimenti del Csm. Tra questi il pm Gabriella Nuzzi impegnata nell'udienza preliminare dove si sta discutendo per l'archiviazione dell'ex pm Luigi De Magistris accusato di diffamazione insieme ad altre 12 persone, tra cui numerosi giornalisti, dopo la querela presentata dall'ex pubblico ministero Licia Genovese coinvolta nella cosiddetta vicenda delle "Toghe lucane" su cui indagava lo stesso De Magistris prima del suo trasferimento. L'ufficio della procura di Salerno appare sotto choc per una iniziativa che, si commenta nei corridoi del palazzo di Giustizia, "non ha precedenti". Qualcuno fa notare, rispetto alla richiesta di trasferimento al vaglio del Csm, che vi sarebbero ancora giudici a Catanzaro, che pure indagati dalla procura di Salerno per corruzione, non hanno subito al momento alcun procedimento disciplinare. Insomma, al di là dei no comment ufficiali, il clima che si respira è quello di un fortino assediato. Ma probabilmente l'ultima parola sul trasferimento del procuratore Apicella non si pronuncerà domani a Palazzo dei Marescialli. La difesa di Apicella, proprio in virtù delle ultime iniziative del ministro Alfano, potrebbe chiedere una sorta di 'termini a difesa' per poter prendere contezza delle ultime contestazioni mosse al capo dell'ufficio giudiziario salernitano. Apicella, intanto, questa mattina ha ricevuto la solidarietà dei pm dell'ufficio. Nella stanza del procuratore si è svolta una riunione per commentare le ultime iniziative del ministro Alfano di cui si è saputo in procura dalle notizie delle agenzie.

Ministro Alfano “Abusi dai PM di Salerno”. I pm di Salerno hanno compiuto atti abnormi, come il sequestro del fascicolo Why not e le perquisizioni ai colleghi di Catanzaro, non per cercare prove, ma nell'ottica di una "acritica difesa" di Luigi De Magistris, e con l'intento di "ricelebrare" i processi che gli erano stati avocati. E hanno motivare i reati contestati, "attribuendo, decisiva e esclusiva rilevanza" alle dichiarazioni dell'ex pm. E' quanto scrive il ministro della Giustizia Alfano nell'atto di incolpazione a carico dei magistrati di Salerno. Sui rapporti tra De Magistris e la procura di Salerno, il ministro è più che esplicito: il procuratore Luigi Apicella e i suoi sostituti Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani hanno motivato "la configurabilità dei reati" ipotizzati a carico dei colleghi di Catanzaro "attribuendo , senza alcun vaglio critico, decisiva e esclusiva rilevanza alle dichiarazioni e alle memorie depositate da De Magistris, al quale si consentiva di rendere ben 65 deposizioni". Ma non basta: secondo il Guardasigilli emerge chiaramente che lo scopo delle perquisizioni e del sequestro del fascicolo Why not non "non era tanto la ricerca di ulteriori messi di prova sui reati per i quali procedevano, ma un'acritica difesa di De Magistris e una critica serrata di quanto era stato fatto" dai magistrati della procura generale di Catanzaro dopo l'avocazione all'ex pm delle inchieste Why not e Poseidone. In questo senso il ministro ritiene "significativo" che nella motivazione vi sia "un'aperta manifestazione di disapprovazione" della richiesta di archiviazione per l'ex Guardasigilli Mastella che la procura generale di Catanzaro aveva avanzato dopo l'avocazione. "Emerge con tutta evidenza - scrive il ministro - che l'effettiva finalità dei provvedimenti e quella dei procedimenti di Salerno fosse quella di ricelebrare e istruire nuovamente, in una prospettiva non neutrale i processi di esclusiva competenza dell'autorità giudiziaria di Catanzaro, nonché dimostrare l'illiceità delle iniziative disciplinari intraprese nei confronti di De Magistris".
Mancanza di equilibrio. Hanno dimostrato "un'assoluta spregiudicatezza" nell'esercizio delle loro funzioni, "un'assenza del senso delle istituzioni e del rispetto dell'ordine giudiziario", e "un'eccezionale mancanza di equilibrio" il procuratore capo di Salerno Luigi Apicella e i suoi sostituti Dionigio Verasani e Gabriella Nuzzi. E' quanto scrive il ministro della Giustizia Angelino Alfano nel suo atto di incolpazione a carico dei tre magistrati. Un'accusa pesantissima che il Guardasigilli motiva con "l'abnormità " dei provvedimenti disposti di sequestro del fascicolo Why not e delle perquisizioni a carico dei colleghi di Catanzaro. Proprio riferendosi a quei provvedimenti Alfano parla di "completo travisamento" da parte dei pm di Salerno della funzione della motivazione degli atti" e della sua "strumentalizzazione per fini estranei a quelli strettamente connessi all'indagine in corso". "La lettura della motivazione degli atti in questione - scrive il ministro - fornisce la sensazione di un'interpretazione distorta da parte dei magistrati salernitani della funzione e del ruolo del magistrato"
Apicella non può fare il magistrato. La "credibilità come magistrato" del procuratore di Salerno Luigi Apicella ha subito un "vulnus" tale "da renderlo incompatibile con l'esercizio di qualsiasi funzione all'interno della magistratura". Il ministro della Giustizia Angelino Alfano spiega così le ragioni per le quali ha chiesto solo per lui alla sezione disciplinare del Csm con un provvedimento d'urgenza la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio e il collocamento fuori del ruolo della magistratura. La condotta di Apicella rispetto a quella dei colleghi Nuzzi e Verasani appare "ulteriormente aggravata" proprio per il suo "ruolo apicale" e cioé di capo della procura di Salerno e di "titolare esclusivo dell'azione penale". Ma non solo: la sua posizione è più pesante perché ha "omesso di esercitare un controllo idoneo ad assicurare il corretto svolgimento dell'indagine e il rispetto delle norme da parte del suo ufficio".
Lesi diritti dei non indagati. I pm di Salerno hanno leso i diritti di persone indagate e di "estranei" al loro procedimento penale e hanno arrecato un "danno ingiusto", soprattutto ai colleghi di Catanzaro "additati all'opinione pubblica" come "favoreggiatori di criminali". C'e anche questo nella corposa incolpazione del ministro della Giustizia, che mette sotto accusa anche le modalità di esecuzione delle perquisizioni alla procura generale di Catanzaro e nelle abitazioni dei pm calabresi. Lo spiegamento eccessivo di forze dell'ordine ha dato all'operazione un "inusitato risvolto mediatico"; e proprio quel clamore ha fatto sì che i colleghi di Catanzaro fossero "additati all'opinione pubblica come magistrati che non fanno il loro dovere, quando non favoreggiatori di criminali". E ancora: il ministro punta l'indice anche contro la motivazione di quei provvedimenti di "inusitata lunghezza" (1418 pagine) e con passaggi "non pertinenti". "Si riproducono integralmente dichiarazioni rese da persone informate sui fatti del tutto superflue - lamenta Alfano, che cita il caso di quelle sui "costumi sessuali" dell'ex presidente dell'Anm Simone Luerti - e articoli di stampa, informazioni e foto di personaggi estranei alle indagini". Non basta: il Guardasigilli contesta ad Apicella e ai suoi sostituti di non aver "esplorato sino in fondo" le possibili vie alternative al sequestro del fascicolo Why not, vista la "disponibilità " della procura generale di Catanzaro a dare copia di atti. E con ciò di aver dato prova di un' "assoluta carenza di equilibrio", visto che "si sono limitati a dar credito a quanto veniva genericamente riferito da un collega sulla mancanza di tale volontà ".
Dai PM di Catanzaro scarso equilibrio. Hanno compiuto un "atto abnorme" disponendo il contro-sequestro del fascicolo Why not i pm di Catanzaro, e con questa iniziativa e mettendo sotto inchiesta i colleghi di Salerno che pure li stavano indagando, hanno mostrato "scarso equilibrio" nell'esercizio delle loro funzioni. Sono alcune delle motivazioni che hanno spinto il ministro della Giustizia Angelino Alfano a chiedere il loro trasferimento d'ufficio in via d'urgenza e a promuovere nei loro confronti l'azione disciplinare. "La ritenuta ingiustizia della perquisizione subita - scrive Alfano con riferimento ai pm Alfredo Garbati, Domenico De Lorenzo, e Salvatore Curcio - non giustifica la mancanza di ponderazione, e l'omesso ricorso alle legittime forme di contestazione consentite dall'ordinamento, da parte di magistrati di qualifica e esperienza". Loro e il Pg Enzo Jannelli avevano "l'obbligo" di astenersi; e invece hanno adottato un provvedimento abnorme, visto che "disponendo il sequestro preventivo di atti già sequestrati piegavano questo istituto a finalità diverse da quelle sue proprie". Non solo: hanno anche compiuto una "grave violazione" delle norme sulla competenza territoriale dei magistrati, visto che l'unica autorità giudiziaria competente a indagare su Salerno era la procura di Napoli. Il loro comportamento essendo indice di "incapacità di operare con equilibrio in condizione di tensione", secondo Alfano, è "incompatibile con l'ulteriore svolgimento delle funzioni di pm"; e il "clamore" suscitato dalla loro stessa condotta "impone il trasferimento ad altra sede". Soltanto a Jannelli viene contestato di aver violato i doveri di riserbo e equilibrio per le sue dichiarazioni alla stampa.

Difensore Apicella “Accuse temerarie”. "Dimostreremo nelle sedi competenti la temerarietà delle accuse al dott. Apicella e l'illegittimità degli addebiti". Così Stefano Racheli, che difende il procuratore di Salerno, Luigi Apicella, davanti al Csm. Racheli, in una nota, ha spiegato che, "in ordine alle ripetute fughe di notizie, ovvero alle indebite dichiarazioni apparse sulla stampa, risultate le stesse fuorvianti rispetto al reale svolgimento dei fatti e al solo fine di tutelare l'onorabilità del dott. Apicella,mi corre l'obbligo di spiegare quanto segue: 'Nessun abuso e' stato commesso dall'ufficio del dott.Apicella; del tutto illegittimamente è stata aperta nei suoi confronti una procedura ex art.2 legge sulle guarentigie, procedura aperta in assenza dei presupposti di legge; quanto agli illeciti disciplinari dimostreremo nelle sedi competenti la temerarietà delle accuse".

Santelli “Ricusazione lascia sconcertati”. "Lascia sconcertati la mossa del Procuratore della Repubblica di Salerno, Apicella, di ricusare il collegio disciplinare del Csm chiamato a giudicare il suo operato". Lo sostiene Jole Santelli, responsabile Sicurezza di Forza Italia e vice presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera. "Una condotta - aggiunge - che potrebbe acuire ulteriormente lo scontro istituzionale in atto all'interno della magistratura. Si assiste anche oggi ad un triste spettacolo che espone al rischio di minare ulteriormente l'autorevolezza non già della magistratura, ma di alcuni magistrati in particolare". "La circostanza appare ancora più grave - conclude Jole Santelli - dal momento che, sull'operato della Procura di Salerno, di cui Apicella è a capo, si era espresso lo stesso Presidente della Repubblica, Napolitano".

Anm “Mancanza di professionalità dei magistrati”. Nello scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro è venuta a mancare la professionalità dei magistrati. Nel giorno in cui il ministro della Giustizia Alfano chiede il trasferimento dei protagonisti della contrapposizione senza precedenti, l' Anm richiama il giudizio espresso nel documento di un mese fa in cui parlò di "cortocircuito istituzionale e giudiziario che richiede risposte istituzionali da adottare con rapidità nelle sedi competenti". Palamara prende inoltre atto di come in questo caso, con i provvedimenti sollecitati nei confronti dei magistrati coinvolti nella vicenda, "il sistema istituzionale abbia dimostrato di avere gli anticorpi". "Nel nostro documento che ha una portata innovatrice nella storia stessa dell' Associazione - sottolinea il presidente del sindacato delle toghe Luca Palamara - abbiamo criticato non il merito delle questioni ma il metodo seguito. Noi abbiamo un ruolo culturale, ciò che vogliamo è che alla difesa dell' autonomia corrisponda la professionalità del magistrato". Palamara ricorda che nella sua presa di posizione la Giunta dell' Anm criticò sia il decreto di perquisizione disposto dai magistrati di Salerno (sostenendo che il provvedimento non può essere un affastellamento di atti ma deve contenere la spiegazione tecnica e giuridica su cui si fonda) sia la reazione dei magistrati di Catanzaro che disposero il controsequestro degli atti e iscrissero nel registro degli indagati i loro colleghi campani. Sulle vicende amministrative e disciplinari che riguardano i colleghi di Catanzaro e di Salerno, conclude Palamara, "nulla possiamo esprimere se non attendere gli esiti degli accertamenti da parte degli organi competenti".

 

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