Operazione della Gdf, 19 gli arresti tra Cosenza,
Roma, Piacenza, Torino, Milano e Lecce. Coinvolti professionisti,
funzionari comunali e consulenti ministeriali. 50 mln di beni sequestrati
24 feb 09 Al termine di una complessa e articolata
attivita’ di indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Catanzaro
e Cosenza, il g.i.p. della citta’ dei bruzi, d.ssa Giuseppa
Ferrucci, ha disposto l’esecuzione di misure cautelari personali
nei confronti di 21 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo,
dei reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode ai
danni dello stato e dell’unione europea, di truffa per il conseguimento
di erogazioni pubbliche, malversazione ai danni dello stato, concussione,
rivelazione di segreti d’ufficio, omessa denuncia da parte di
incaricato di pubblico servizio, falso ideologico e materiale in atto
pubblico, favoreggiamento personale ed emissione ed utilizzo di fatture
per operazioni inesistenti.
L’attivita’ operativa - ancora in corso - vede l’impiego
di oltre 150 militari delle fiamme gialle che stanno svolgendo in
diverse parti del territorio nazionale (province di Roma, Piacenza,
Cosenza, Torino, Milano e Lecce) numerose perquisizioni, notifiche
di informazioni di garanzia e operando il sequestro di beni e copiosa
documentazione.
Nel contesto sono stati gia’ sequestrati due grossi opifici
industriali nel cosentino, numerosi beni immobili, nonchè svariati
beni mobili fra i quali autoveicoli ed un’imponente imbarcazione
da diporto chiamata “sparkling” (da cui il nome dell’operazione),
oltre a ingenti disponibilità bancarie/finanziarie, per un
valore complessivo stimato in oltre €50.000.000,00.
Le indagini - eseguite dai finanzieri dei nuclei di polizia tributaria
di Catanzaro e Cosenza, nonche’ della tenenza di Montegiordano
(cs), sotto la direzione dei sostituti procuratori dott.ri Claudio
Curreli e Francesco Minisci della procura della repubblica presso
il tribunale di cosenza, coordinati dal procuratore della repubblica
dott. Dario Granieri e dal procuratore aggiunto dr. Domenico Airoma
- hanno tratto origine da attività investigative eseguite nel
tempo nei confronti di diversi soggetti economici beneficiari di ingenti
contributi pubblici (oltre 75 milioni di euro) concessi ai sensi della
legge n. 488/92, le cui pratiche di finanziamento sono state tutte
curate dagli studi di consulenza “Centro servizi di Marini Ferdinando
& c. s.a.s.” e “Marini & associati s.r.l.”,
entrambi con sede in Cosenza, Piazza Bruzi n. 5.
L’elevato tecnicismo delle metodologie illecite individuate
ed il consistente numero di iniziative imprenditoriali oggetto di
pubbliche contribuzioni, tutte curate dal medesimo studio di consulenza,
destava l’attenzione delle fiamme gialle, che hanno evidenziato
alla procura della repubblica presso il tribunale di Cosenza la necessità
di eseguire ulteriori specifiche attività investigative “mirate”
sui citati studi professionali.
Le indagini documentali, corroborate da centinaia di intercettazioni
telefoniche e appostamenti, hanno riscontrato l’esistenza di
una vera e propria organizzazione criminosa nella forma dell’associazione
per delinquere, composta da insospettabili “colletti bianchi”,
ideata e promossa al fine di consentire a terzi (il più delle
volte imprenditori privi di scrupoli, ma tecnicamente incapaci di
articolare truffe sofisticate) la perpetrazione di molteplici delitti
di natura patrimoniale (soprattutto frodi per il conseguimento di
erogazioni pubbliche).
L’elemento
di novita’ dell’inchiesta (e quindi il “salto di
qualita’” dell’operazione) sta nel fatto che l’attivita’
della guardia di finanza, coordinata dalla procura della repubblica
di Cosenza, non si e’ fermata al solo accertamento dei singoli
episodi fraudolenti o di malversazione di contributi pubblici, ma
si e’ spinta oltre fino a individuare e quindi neutralizzare
una vera e propria associazione per delinquere che provvedeva a predisporre
“professionalmente”, per conto di terzi, le diverse attivita’
di illecita percezione di contributi pubblici, articolando frodi mediante
la strutturazione modulare di “pacchetti truffaldini chiavi
in mano” che contemplavano anche una sorta di “assistenza
globale” (anche e soprattutto per i profili illeciti) a favore
dei singoli percettori.
Infatti, le investigazioni eseguite nei confronti degli studi di consulenza
“centro servizi di marini ferdinando & c. s.a.s.”
e “marini & associati s.r.l.” permettevano di accertare
come all’interno degli stessi si fosse creata un’articolata
struttura che aveva generato un vero e proprio mercato di servizi
illegali.
Cio’ in quanto la stessa struttura, oltre ad illustrare alla
“componente imprenditoriale” le procedure che regolano
i finanziamenti pubblici previsti dalla legge n.488/92, delineava
anche i possibili espedienti da porre in essere per riuscire ad ottenere
comunque indebitamente le pubbliche provvidenze, nonché gli
artifici e raggiri necessari ad indurre in errore i funzionari delle
banche concessionarie e del ministero dello sviluppo economico attraverso
la rendicontazione di oneri di spesa fittizi o, quantomeno, nettamente
superiori al reale costo sostenuto.
Fra l’altro, i citati studi professionali si vantavano nel loro
sito internet (soltanto di recente disattivato per aggiornamento)
di aver fatto ottenere ai clienti, nel tempo, finanziamenti pubblici
per oltre un miliardo di euro.
Tra l’altro, la stessa commissione parlamentare antimafia, nel
dicembre del 2007, all’esito dell’audizione del procuratore
aggiunto della direzione nazionale antimafia dott. emilio ledonne,
ebbe a rilevare come la quasi totalita’ dei finanziamenti pubblici
ex legge 488/92 passasse proprio da Cosenza, attraverso pochissimi
studi professionali.
Le investigazioni svolte dalle fiamme gialle si sono quindi concentrate
su quei professionisti/consulenti che, in concreto, erano la “mente”
dei disegni locupletativi, in grado di pianificare e ideare strategie
criminali da “consigliare” ai “clienti” (autori
materiali delle condotte illecite) e dalle quali strategie anche i
predetti consulenti, naturalmente, ritraevano ingenti profitti tutti
comunque derivanti dai finaziamenti pubblici oggetto di truffa.
L’attività delittuosa dell’organizzazione criminale
ha permesso, nel corso degli anni, di far conseguire indebiti contributi
pubblici (finora accertati) per oltre 75 milioni di euro.
I finanzieri hanno riscontrato anche il coinvolgimento, a vari livelli,
all’interno ovvero ai margini dell’organizzazione criminale,
di:
- funzionari delle banche concessionarie del ministero dello sviluppo
economico, i quali, contravvenendo ai doveri del proprio ufficio,
molte volte segnalavano ai consulenti dello studio marini le irregolarità
e/o le incongruenze riscontrate durante l’istruttoria delle
domande di finanziamento pubblico; consigliavano loro come risolvere
tali criticità; omettevano di intraprendere i provvedimenti
di competenza in presenza di documentazione mendace presentata da
imprese clienti del citato studio;
- consulenti esterni delle suddette banche concessionarie, i quali
esaminavano le domande di finanziamento pubblico inoltrate da soggetti
economici “assistiti” dallo studio marini, nonché
eseguivano i collaudi finali “ammorbiditi” delle suddette
iniziative, omettendo, spesso, di accertare irregolarità nella
realizzazione degli investimenti, quali, fra le tante, la mancata
installazione/messa in funzione di macchinari oggetto di pubblica
contribuzione;
- dipendenti di enti locali, i quali si occupavano anche di “sponsorizzare”
le prestazioni professionali dello studio marini, di mettere in contatto
il Marini Ferdinando con potenziali clienti, nonché di agevolare,
per le loro competenze, le incombenze amministrativo/burocratiche
relative alle domande di finanziamento pubblico presentate attraverso
il citato studio marini;
- tutta una serie di c.d. “affaristi” e “faccendieri”,
ossia soggetti che attraverso amicizie, conoscenze e contatti professionali
si occupavano, per conto del marini, di “reperire” imprenditori
ed aziende interessate a presentare domande di finanziamento pubblico,
di intrattenere rapporti con funzionari del ministero delle dello
sviluppo economico, di “sbrogliare” senza tanti scrupoli
problematiche varie sulle pratiche di finanzaimento pubblico.
A corroborare il quadro probatorio emerso nei confronti dei citati
studi consulenziali hanno avuto un peso rilevante gli esiti delle
indagini eseguite nei confronti di alcuni soggetti economici beneficiari
di contributi, i cui legali rappresentanti, opportunamente “consigliati”
dai consulenti indagati e agevolati dalla correità di numerosi
fornitori compiacenti, utilizzavano false fatturazioni ed altra documentazione
non veritiera, per ottenere l’illecito scopo di:
- documentare oneri di spesa, relativi alla realizzazione dei programmi
di investimento agevolato, nettamente superiori a quelli effettivamente
sostenuti;
- attestare un apporto di mezzi propri da parte dei soci (così
come previsto dai decreti di concessione delle agevolazioni) in realtà
mai concretamente realizzato.
Le
indagini hanno consentito di segnalare procura di cosenza n. 52 persone
fisiche e n. 6 soggetti giuridici, questi ultimi ritenuti responsabili
degli illeciti previsti e puniti dal d. lgs. 231/2001 (disciplina
della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche,
delle società e delle associazioni anche prive di personalità
giuridica), nonché accertato un indebito beneficio di pubbliche
provvidenze per oltre € 75.000.000, la malversazione di contributi
pubblici per oltre € 5.000.000 e l’emissione e l’utilizzo
di fatture per operazioni inesistenti per oltre € 23.000.000.
Nnei confronti del capo, promotore, organizzatore del sodalizio criminoso,
il g.i.p. di cosenza ha disposto la custodia cautelare in carcere;
sul conto di altri nr. 10 indagati, la misura degli arresti domiciliari,
mentre sui rimanenti soggetti l’obbligo di dimora nel comune
di residenza.
Fra i beni sequestrati (per complessivi 50 milioni di euro circa)
si segnalano:
- l’opificio industriale della “Rabà s.r.l.”
in San Marco Argentano (cs);
- l’opificio industriale della “Ceramiche Mortati s.a.s.”
di Spezzano Albanese (cs);
- un’imponente imbarcazione da diporto ( 20 metri circa di lunghezza,
denominata “sparkling”, da cui deriva il nome dell’operazione
)
- decine di autoveicoli, macchinari industriali e macchine operatrici
di vario genere;
- somme di denaro per circa 5 milioni di euro
- oltre 100 immobili (appartamenti, ville, terreni, strutture commerciali)
nella disponibilità dei soggetti colpiti dalle misure cautelari.
Gli arrestati. L’inchieste
vede indagate 52 persone. 21 le richieste di fermo alle quali mancano
due persone. una è deceduta e l’altra è Marini
Ferdinando di 68 anni attualmente ricoverato in Svizzera per cure
mediche per cui sono stati chiesti gli arresti in carcere. Dieci invece
le persone nei confronti delle quali sono stati disposti gli arresti
domiciliari. Si tratta di Adelaide Marini, di 40 anni, Ferdinando
Morelli (50), Maurizio Ciurlia (46), Monica Conforti (34) e Luigina
Bombino (42), tutti di Cosenza; Giuseppe Cimino (45), di Corigliano
Calabro (Cosenza) ed Antonella Nicolai (50) e Fabrizio Neri (64),
entrambi di Roma. A Rottofreno (Piacenza) l'ordinanza di custodia
cautelare agli arresti domiciliari è stata eseguita nei confronti
di Giovanni Aidi (62) e Bruna Motta (54). Le misure degli obblighi
di dimora sono state emesse nei confronti di Agostino Amato (55),
di Spezzano Albanese (Cosenza); Ivano Mauro (39), di Bisignano (Cosenza);
Salvatore Starita (43), di Amantea (Cosenza); Martino Laurenzano (49),
di Plataci (Cosenza); Paolo Castoldi
(51), di Lissone (Milano), Luigi Camminati (69), di Fiorenzuola d'Arda
(Piacenza), Margherita Rossi (57, di Piacenza e Silvano Pighi (48),
di Gropparello (Piacenza).
Dichiarazione Gen. Gaetano Giancane