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CEI "Basta con illegalità e collusioni"

Convegno della CEI sul Mezzogiorno “Basta con le illegalità e le collusioni”

13 feb 09 "Ostacolare la malavita" nel Mezzogiorno, "sconfiggere illegalità e collusioni", sono priorità per la Chiesa, pronta a mettere in campo tutta la sua forza aggregante per ricostruire il tessuto cristiano" della società: lo ha detto il vicepresidente della Cei e arcivescovo di Potenza, mons. Agostino Superbo. Chiudendo il convegno delle diocesi del Mezzogiorno promosso in questi giorni a Napoli dall'arcivescovo di Napoli card. Crescenzio Sepe, mons. Superbo ha ricordato la denuncia dei vescovi del '48 contro il degrado invocando un'azione "che metta in campo altrettanto coraggio" per la rinascita di una "coscienza religiosa che si trasfiguri in coscienza civile". E ha chiarito che "l'illegalità, la strumentalizzazione delle leggi e il clientelismo rappresentano un ostacolo alla forza dell'Eucarestia". Ai cristiani spetta il compito - ha spiegato mons.Superbo, ricordando fra l'altro le visite di Giovanni Paolo II nel Meridione - di "fare qualcosa di serio per questa terra", perché è nostro dovere ascoltare la parola di Dio, quella del Papa ma anche quella dei poveri", che chiedono di essere liberati dal giogo di una malavita che li opprime. Superbo accusa apertamente dello stato dei fatti "la società del Sud" e in primo luogo la politica, che ha favorito uno "sviluppo incompiuto, frammentato, dipendente e distorto", un risanamento dell'Italia avviato nel dopoguerra ma "non ben riuscito", "anzi, per alcuni, fallito completamente". "L'afflusso di capitali c'é stato - ha sottolineato - ma è mancata la conquista dell'autonomia dall'assistenzialismo, che ha fatto del Sud una macchina di voti per la ricerca del consenso". Anche la Chiesa ha sbagliato, quando si è rassegnata a rappresentare il popolo "delle tre effe: fede, famiglia e fatica", senza capire in tempo che "l'assistenzialismo è sta la premessa per la criminalità organizzata". E ora? "E' dovere della Chiesa - ha detto Superbo - usare tutta la sua forza aggregante per contrastare l'imperante idolatria del denaro, affermando che anche la solidarietà non è solo economica". E che siano le chiese del Sud - ha concluso l'arcivescovo di Potenza - a "rendere questo servizio a tutta la conferenza episcopale perché a rinascere sia la speranza non solo del Mezzogiorno, ma di tutto il Paese". Ci vorrà del tempo - ha poi precisato a margine del convegno il segretario generale della Cei, mons.Mariano Crociata - perché il "cammino" avviato dal convegno si trasformi in un documento della Cei che aggiorni quello del 1989, ormai vecchio di 20 anni. "La posizione della Chiesa comunque è chiara - ha aggiunto -, dal grido di Giovanni Paolo II nella valle dei Templi a quanto emerso da questo convegno, che dimostra, senza possibilità di equivoci, che la Chiesa è contro l'illegalità. E se qualcuno si trova in situazioni di confine non può certo contare, in alcun modo, sull'avallo né dei vescovi né della Chiesa".

Card. Bagnasco “Nel sud vecchie e nuove ferite”. Nessun esplicito accenno ai mali del Mezzogiorno, e in particolare alla criminalità organizzata, é stato fatto dal presidente della Cei, card. Angelo Bagnasco durante l'omelia celebrata oggi nella cattedrale di Napoli, durante la quale si è limitato a parlare di "ferite vecchie e nuove". Esaltando i valori positivi di un popolo contrassegnato da una "religiosità diffusa", Bagnasco ha parlato di "gente che purtroppo è segnata anche da quelle ferite antiche e nuove che voi conoscete meglio di me e che in questi giorni volete, insieme, chiamare per nome". Il presidente della Cei si è rivolto ai vescovi e ai rappresentanti delle diocesi che partecipano al convegno solo durante l'omelia, ripartendo subito dopo la messa, e li ha invitati ad occuparsi dei problemi del sud, "ma sempre da pastori", guardando ad "un interesse più alto di ogni particolarismo". Al convegno 'Chiesa nel sud, Chiese del sud' promosso dall'arcivescovo di Napoli, card. Crescenzio Sepe, al quale partecipano un'ottantina di vescovi e delegati da tutto il mezzogiorno, partecipa oggi il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata. Ieri, nel corso della prima giornata dei lavori, è stato lanciato un appello affinché la Chiesa si faccia parte attiva nella lotta contro l'illegalità.

Unico paese. Il Mezzogiorno non deve essere "un'altra Italia" ma deve contribuire a "costruire l'unico Paese con la partecipazione di ricchezze diverse, convergenti e complementari": lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco. Il cardinale è giunto questa mattina a Napoli per celebrare una messa con la quale si è aperta la seconda giornata di un convegno sul Mezzogiorno e sul ruolo della Chiesa promosso dall'arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe. Bagnasco, nella sua omelia, ha sottolineato le potenzialità di un meridione caratterizzato da "un popolo dal cuore buono che conosce la generosità, l'altruismo, che ha il senso dell'amicizia e delle radici; che respira e spesso vive - ha aggiunto - una religiosità diffusa, un cristianesimo praticato, gente che ama la sua terra anche se non di rado è costretta a lasciarla per cercare altrove occupazione e futuro". Accogliendo il richiamo di Sepe, il presidente della Cei ha invitato la Chiesa del sud e i credenti ad essere protagonisti del loro futuro, "con quella dose di fierezza che non vuole essere superiorità e sufficienza, ma consapevolezza e responsabilità", "sapendo che nessuna autorità centrale o periferica, pur doverosa e necessaria, può sostituire il protagonismo che localmente e in rete si può sprigionare". "Non possiamo indulgere al pessimismo e al disfattismo", ha aggiunto Bagnasco. "Non esiste fatalità sociale. E' un problema di uomini e di cultura" ed è "dalla evangelizzazione - ha concluso Bagnasco - che deve nascere una educazione integrale, premessa di una cultura capace di trasformare la società".

 

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