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Dir.resp. Pippo Gatto |
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Unversità della Calabria in stato di agitazione
Unical in stato di agitazione contro il DDL Gelmini. La destra accusa “Difendono i baroni” 04 dic 09 L'assemblea di ateneo dell’Università della Calabria ha dichiarato lo stato di agitazione permanente contro il disegno di legge Gelmini di riforma del sistema universitario e avanzato la proposta di adesione allo sciopero nazionale del prossimo 11 dicembre. “Noi - è scritto in un documento stilato al termine dell’assemblea - ci opponiamo totalmente alla sottomissione dell’Università alle logiche economiche. Attraverso il nuovo Ddl Gelmini, anticipato dalla nota ministeriale n.160/09, prosegue l’opera di distruzione del sistema universitario statale, in piena continuità con le misure varate negli ultimi vent'anni dai governi di centrodestra e di centrosinistra, alternatisi alla guida del Paese. I tagli prodotti dalla legge 133/08 e i successivi provvedimenti adottati attraverso la legge 1/09 hanno fatto da prologo alle ultime manovre governative, con le quali si ridimensionano ulteriormente i fondi e si riforma la governance degli Atenei, stravolgendo la natura del sistema universitario pubblico”. “Noi pensiamo che l’Università - prosegue il documento - abbia in primo luogo un forte valore sociale, che appartenga a chi vi lavora e la vive quotidianamente, non certamente a chi la intende semplicemente come occasione di profitto. Non vogliamo che l’Università sia assoggettata a logiche di gestione aziendale, ci opponiamo all’idea che i privati possano decidere della nostra didattica e della nostra ricerca, rifiutiamo insomma che divenga ulteriormente schiava del sistema mercato”. “Mentre resta viva la discussione sui devastanti effetti dei tagli della legge 133/08 che, ci teniamo a precisarlo, non si sono ancora manifestati in tutta la loro brutalità - riporta ancora il documento - l'opera di distruzione del sistema universitario viene, in questo nuovo Disegno di legge, perpetrata attraverso una serie di preoccupanti misure come la riforma della governance universitaria in quattro punti: esautorazione del Senato accademico, a fronte di un Consiglio di amministrazione che di fatto detiene i poteri esecutivi, amministrativi, gestionali dell’Ateneo; ridimensionamento dell’organico del Cda (massimo 11 membri); introduzione di soggetti esterni all’Ateneo nel CdA (almeno il 40%) e riorganizzazione strutturale, basata su organismi di coordinamento che andrebbero a sostituire le attuali Facoltà, le cui funzioni sarebbero completamente assorbite dai singoli dipartimenti”. E ancora: si prevede “la possibilità di fusione o federazione tra Atenei o enti operanti nel settore della ricerca e dell’alta formazione, la cui natura (pubblica o privata) non viene chiaramente definita e istituzione di un 'Fondo speciale per il merito finalizzato a promuovere l’eccellenza e il merito fra gli studentì, affidato alla società per azioni CONSAP ed alimentato da versamenti effettuati a “titolo spontaneo e solidale” da privati, società, enti e fondazioni, finalizzato alla concessione di buoni studio e prestiti d’onore. Il nuovo Disegno di legge, affidandosi ad un criterio di discrezionalità non ben definito rischia di gettare nel caos finanziario le Università italiane e mettere definitivamente in crisi il concetto stesso di sistema universitario pubblico”. “Siamo consapevoli - conclude il testo del documento - che la nostra sarà una lotta ne breve ne facile, ma sistematica e di lunga durata. L’università e un bene pubblico e tale deve rimanere per assolvere alla sua funzione sociale: luogo e momento di crescita nonchè di scambio, confronto e incontro della multiculturalità e dei saperi liberi”. La destra accusa “Difendono i baroni”. “All'università della Calabria “ i dissidenti” difendono la casta. Non riescono a prendere atto che il governo Berlusconi, con il ministro Gelmini finalmente difende il merito e i ricercatori”. Lo scrive il presidente provinciale della Giovane Italia di Cosenza, Angelo Bruto. “Nel disegno di legge –afferma Brutto- che, alcuni si ostinano ad avversare, sono presenti misure che aumentano la trasparenza nei concorsi, favoriscono la stabilizzazione dei ricercatori. Gli studenti valuteranno i professori, i ricercatori dopo 2 contratti triennali dovranno essere assunti. Forse gli studenti dell'onda stanno dalla parte di chi ha gestito l'università come il suo personale studio professionale, promuovendo i suoi “pupilli”. Adesso che un governo tenta di promuovere il merito e di dare risposte a validi di ricercatori che da anni sono tenuti nel limbo di contratti a scadenza. C'è una generazione nuova d i studenti, ricercatori e professori che lavorano, studiano in silenzio e portano avanti il buon nome di questa università e di tutte le università italiane. Non capisco proprio la nuova opposizione di questo movimento che difende, ancora una volta i baroni. Inoltre questo movimento è anche contro alla proposta dell'aumento delle misure di diritto allo studio. Con questo disegno si registra un cambiamento di marcia rispetto al passato che permette di contribuire a costruire una nuova università che abbia come come primo criterio di valutazione, il merito. Il punto di partenza deve essere lo stesso per tutti, ma il punto di arrivo deve essere determinato solo dalla meritocrazia.
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