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Scuola in piazza contro la Gelmini

 

La scuola scende in piazza contro la Gelmini. I precari aderiscono alla protesta. Le Regioni dicono no al Governo

16 ott 08 La protesta più originale è quella degli studenti del liceo classico Minghetti di Bologna, che oggi si sono caricati in spalla banchi e sedie e li hanno portati fino a piazza del Nettuno, dove hanno assistito a due ore di lezione all'aperto (chimica e letteratura italiana). Ma occupazioni e autogestioni contro la riforma dell'istruzione voluta dal ministro Mariastella Gelmini continuano in tutta Italia. E venerdì è la volta dello sciopero dei Cobas della scuola, che scenderanno in piazza a Roma con una manifestazione nazionale: nel mirino delle proteste, l'adozione del maestro unico e la revoca del tempo pieno, il taglio agli organici e agli orari di lezione, il blocco del turnover, la chiusura dei plessi scolastici nei piccoli centri. Proprio a Roma, è arrivata al secondo giorno l'occupazione del liceo classico Terenzio Mamiani, dalle cui finestre è stato appeso lo striscione "Mamiani (pre)occupato, è solo l'inizio". L'occupazione ha coinvolto un centinaio di studenti. Mentre a Genova, gli studenti medi si sono organizzati in un movimento chiamato 'Kaos', che domani sfilerà in corteo per le strade della città assieme alle associazioni degli studenti universitari, unendosi idealmente alla manifestazione sindacale di Roma. Prosegue intanto lo scontro politico sulle proteste contro il ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Se Giancarlo Galan, presidente della Regione Veneto, definisce le "notti bianche" della scuola "uno spreco da 180 milioni di euro" per via dell'energia elettrica consumata, un altro governatore, Nichi Vendola (Puglia), rinnova il suo sostegno a studenti, genitori e insegnanti in lotta contro quella che viene definita una "violenta controriforma". Domani, lo sciopero generale indetto dai Cobas coinvolgerà, oltre a tutto il personale della scuola, i trasporti (fermi dalle 8.30 alle 17), i vigili del fuoco e gli operatori della sanità. La manifestazione nazionale partirà da piazza della Repubblica, con un corteo che arriverà fino a piazza San Giovanni. Anche i Comitati degli insegnanti precari (Cip) hanno annunciato la loro adesione allo sciopero, contestando "l'estemporaneità delle iniziative legislative, l'assenza di attendibilità pedagogica, l'iter d'urgenza scelto dal governo", oltre al "mancato rispetto degli impegni sanciti dalla finanziaria 2007 in materia di docenti precari". In contemporanea al corteo romano, si terranno manifestazioni in varie città italiane. A Milano, marcerà da piazza Missori anche la federazione provinciale di Rifondazione comunista, che sottolinea la necessità di "un grande fronte di mobilitazione contro l'attacco frontale alla scuola pubblica". "Distruggendo la scuola - afferma il Prc del capoluogo lombardo - si scardina uno dei luoghi fondanti della cittadinanza: nella società della conoscenza, limitare l'accesso al sapere significa condannare un paese alla barbarie, e limitare la cittadinanza di uomini e donne".

Le Regioni dicono no al Governo. Le Regioni dicono un categorico no al commissariamento delle Regioni che entro il 30 novembre, insieme agli enti locali, non metteranno in pratica il piano di ridimensionamento degli istituti scolastici, così come è previsto dall'art.3 del decreto 154. Lo ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, al termine della conferenza dei presidenti delle Regioni che si è tenuta questa mattina a Roma. Le Regioni considerano - ha spiegato Errani - questa disposizione un "punto istituzionalmente gravissimo" e la pongono come pregiudiziale per non abbandonare la conferenza unificata in programma questo pomeriggio al Ministero per i rapporti con le Regioni. "Il governo deve dirci che eliminerà dal testo quella norma - ha aggiunto Errani -. Questa è la condizione perché si svolga la conferenza unificata". Le Regioni la porranno ed attenderanno che il governo dia loro una risposta; nel caso fosse negativa, ha fatto intendere Errani, le Regioni abbandoneranno la sede unificata. "Prima di discutere nel merito - ha aggiunto Errani - poniamo una questione istituzionale di principio: è inaccettabile che noi siamo venuti a conoscenza di quest'articolo che ci interessa così direttamente solo leggendo il testo, che peraltro riguarda la sanità e non la scuola, senza aver avuto dal Ministero alcun tipo di comunicazione, per noi è stata una sorpresa".
Sospeso incontro. La Conferenza unificata Stato-Regioni é stata aggiornata. Alla richiesta delle Regioni di stralciare dal decreto 154 una parte dell'art.3 che stabilisce il commissariamento delle Regioni che entro il 30 novembre non attueranno un piano di ridimensionamento degli istituti scolastici, posta come pregiudiziale, il governo ha risposto di avere bisogno di tempo. La riunione è quindi stata sospesa a data da destinarsi.
Il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, dopo la sospensione dell'unificata, ha rilasciato una breve dichiarazione, ribadendo che il governo ha chiesto tempo per poter valutare la richiesta avanzata dalle Regioni. "Ho visto il ministro Fitto - ha detto Errani - impegnato a mantenere il dialogo per risolvere la questione. Noi aspetteremo, ma quello del commissariamento è un principio inaccettabile che noi abbiamo appreso solo dopo la lettura del testo del decreto".

 

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