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Dir.resp. Pippo Gatto |
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Imponevano il pizzo a Lucca: 5 arresti
Imponevano il pizzo a Lucca: in manette 5 esponenti di una cosca di Crotone 25 ott 08 C'e anche G.S., detto Peppe
'u banditu, 39 anni, considerato dagli inquirenti un esponente di
vertice di una cosca operante da tempo nella provincia di Crotone,
fra le cinque persone arrestate nell'ambito di un'inchiesta su un'organizzazione
ritenuta responsabile di un giro di estorsioni a imprenditori edili
residenti a Lucca, ma originari della Calabria. Secondo i carabinieri,
che hanno condotto le indagini, S. era al vertice dell'organizzazione.
Secondo gli investigatori, scopo delle estorsioni era prendere possesso
delle aziende e gestirne dietro le quinte guadagni e appalti. Sarebbero
almeno cinque quelle finite nel mirino del gruppo. Per gli arrestati,
le accuse vanno dall'estorsione aggravata, alle minacce e all'appropriazione
indebita; ad alcuni è contestata l'associazione a delinquere
di stampo mafioso. S. è stato raggiunto da una nuova
ordinanza di custodia cautelare, dopo essere stato arrestato dai carabinieri
nel maggio scorso per traffico di stupefacenti. In carcere si trova
anche Franco Cosentino, detto Sosizza, 34 anni, residente a Porcari
(Lucca), un sorvegliato speciale, e Mario Covello, 43 anni, nato in
Germania ma residente a Marlia (Lucca), già arrestato per associazione
per delinquere di stampo mafioso. Ai domiciliari si trovano invece
Antonio Belmonte, 53 anni, residente a Capannori, e Francesco Cosentino,
51 anni, residente a Capannori. In base a quanto ricostruito dai carabinieri,
coordinati dall'ex procuratore di Lucca (ora a Firenze) Giuseppe Quattrocchi
e dal sostituto Fabio Origlio, agli imprenditori venivano chiesti
dai 2.000 ai 3.000 euro al mese. Spesso, per intimidirli, sarebbero
stati compiuti raid notturni nelle aziende, in cui venivano incendiate
o distrutte strumentazioni e macchinari; in alcuni casi, il gruppo
avrebbe imposto l'assunzione come manovali di persone fidate. Nel
corso dell'ultimo anno, l'organizzazione, che sarebbe legata a un
gruppo della 'ndrangheta calabrese, avrebbe minacciato gli imprenditori,
anche loro di origine calabrese, a capo di almeno cinque aziende lucchesi,
talvolta appropriandosi di macchinari e attrezzi, quando queste non
riuscivano a pagare il pizzo. Il comando provinciale carabinieri di
Lucca ''ritiene - spiega una nota - di aver stroncato sul nascere
un sodalizio criminale intenzionato ad importare, dal meridione d'Italia,
i metodi classici di intimidazione mafiosa, per imporre il pagamento
di tangenti ed il dominio agli operatori economici della zona. Le
indagini hanno intanto messo in luce che gli episodi a conoscenza
dell'arma probabilmente rappresentano solo la punta di un iceberg"
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