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Omicidio genitori Simeri Crichi, ascoltati fratelli omicida

 

Coniugi di Simeri Crichi uccisi dal figlio, testimoniano i fratelli “Chiedeva sempre soldi”

22 ott 08 Furono numerose le richieste di denaro fatte da Pasquale De Marco ai genitori Luigi De Marco e Maria Campise, uccisi a Simeri Crichi nel giugno del 2007. A ricordare gli episodi sono stati Adele e Giuseppe De Marco, gli altri due figli dei coniugi uccisi, sentiti stamani nel corso del processo in corso dinanzi ai giudici della Corte d'assise di Catanzaro Rispondendo alle domande del pubblico ministero, Simona Rossi, Adele e Giuseppe De Marco hanno ricordato che "mentre Pasquale era in America, continuava a chiedere denaro ai miei genitori che puntualmente gli venivano spediti". "A Natale del 2006 - ha detto Giuseppe De Marco - Pasquale chiese diecimila euro ed i miei genitori dissero di non volerglieli dare. In quella circostanza ci fu una discussione durante la quale mia madre fu spinta". Nel corso dell'udienza il fratello dell'imputato ha ricordato anche che "i miei genitori hanno soddisfatto le richieste di denaro di Pasquale ma poi, dopo che era rientrato in Italia, avevano deciso di non dargli altri soldi". Pasquale De Marco, accusato dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere dei genitori, ha sempre negato di aver compiuto il duplice delitto. L'accusa sostiene, invece, che Pasquale De Marco uccise i genitori per motivi economici. Pasquale De Marco, durante alcuni degli interrogatori a cui è stato sottoposto nel coreo delle indagini, ha sostenuto di essere vittima di una vendetta dei servizi segreti per la sua attività svolta come esperto informatico. "Mio fratello - ha detto Giuseppe De Marco - nel novembre del 2005 mi raccontò che aveva rapporti con i servizi segreti. Mi disse anche che erano esplose delle bombe che erano state poste tutte vicino agli ostelli dove viveva. Quando mi raccontava questi fatti era molto convincente ma erano fatti difficili a cui credere". Durante la deposizione Giuseppe De Marco ha parlato anche delle condizioni di salute del fratello. "Quando eravamo a Roma - ha detto - avviammo una azienda per la vendita di materiale con internet. Le cose andavano bene, ma Pasquale ad un certo punto iniziò a dirmi che non era positivo se si guadagnava troppo perché si sarebbe perso il senso del suo essere. Quello era il periodo in cui frequentava un gruppo religioso ed iniziò a lasciarsi andare e passava tutto il suo tempo in casa". Adele e Giuseppe De Marco hanno ricordato anche che il fratello Pasquale è stato in alcune occasioni sottoposto a cure psichiatriche. La deposizione dei due è proseguita con il racconto delle ore precedenti al delitto. "Mia madre e mio padre - ha detto Adele - raggiunsero Catanzaro perché avevano degli impegni ed anche perché volevano vedere Pasquale. Quando arrivarono mia madre mi chiamò e mi disse che nella casa di Simeri c'era molta confusione. Poi ci salutammo e non ho avuto più altre notizie dei miei genitori. Ad un certo punto mi arrivò un messaggio dal telefono di mio padre e provai a chiamare. Mi rispose Pasquale, il quale mi disse che mio padre e mia madre erano fuori". Quando Giuseppe De Marco non ebbe più notizie decise di contattare alcuni suoi amici e familiari per sapere cosa era successo. "Due miei amici - ha detto - andarono a casa a Simeri. Trovarono Pasquale che era molto agitato e non volle farli entrare in casa. Dei miei genitori, però, nessuno ebbe notizia". Stamani sono stati sentiti anche alcuni carabinieri della compagnia di Sellia Marina i quali hanno riferito i particolari delle indagini che portarono ad accertare che i due coniugi erano stati uccisi. Sono stati sentiti anche due cugini dell'imputato, che hanno riferito del rientro dall'America di Pasquale De Marco e della sua permanenza a Catanzaro. Al termine dell'udienza il processo è stato aggiornato al 29 ottobre.

 

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