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Dir.resp. Pippo Gatto |
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Operazione Puma
Processo Puma, il consigliere Gallo ribatte “Una condanna infamante, non sono un delinquente” 11 giu 08 "Se fossi un avvocato difensore alle
prese con l'interpretazione di una sentenza potrei facilmente dire
che la decisione del Gup, con la riduzione dei capi d'imputazione
da 56 a sette, rende la mia posizione di decisamente più lieve
rispetto alle ipotesi formulate dall'accusa". Lo afferma, in
una dichiarazione, il consigliere regionale Dionisio Gallo. Gallo,
nella dichiarazione, fa riferimento alla sua condanna a quattro anni
di reclusione nel processo Puma. "Potrei anche aggiungere, con
più efficacia argomentativa - afferma ancora Gallo - che un
giudice terzo mi ha dichiarato estraneo a qualsiasi collegamento con
la criminalità organizzata e con consorterie mafiose. Tuttavia
io non sono un avvocato difensore, sono una parte direttamente in
causa e destinataria di una condanna pesante, infamante e pronunciata
sulla base di un'ipotesi di reato ripugnante; non avrei 'asservito
le funzioni pubbliche agli interessi di una cosca', ma comunque sarei
stato protagonista di un comportamento definito dalla qualificazione
giuridica come 'voto di scambio'. Quella pronunciata è una
sentenza in nome del popolo italiano, ma per me, che ho chiesto ed
ottenuto più volte la fiducia del popolo crotonese, è
un'onta di proporzioni indicibili che mi trascina in una incomprensibile
condizione. leggo il mio nome sull'incipit di quelle accuse e a fatica
riesco a riferire l'intera vicenda alla mia persona". "Qualcuno
in queste ore - dice ancora Gallo - mi ha detto che quanto accaduto
è un'ipotesi che deve essere tenuta in debito conto quando
ci si sottopone al rito abbreviato. Qualcun altro, più cinicamente,
osserva che si tratta di un rischio che può essere corso a
fronte di una certa riduzione della pena; tecnicismi giuridici che
mi lasciano del tutto indifferente, ho scelto, perché correttamente
consigliato dai miei legali, un rito processuale che consentisse una
rapida conclusione di questa vicenda sulla base delle sole ipotesi
accusatorie. Cos'altro dovrebbe fare una persona che sa di non aver
commesso nulla di contrario alla legge. Oggi la legge e la sua amministrazione
mi appaiono incomprensibili ed inaccessibili. Se, infatti, ripercorro
con la mente le condizioni descritte nel processo kafkiano intendo
per intero cosa significa la solitudine dell'uomo di fronte ad una
vicenda giudiziaria, l'impossibilità di stabilire un rapporto
sereno con il mondo che lo circonda, trovando un senso plausibile
ai gesti di ogni giorno, la consapevolezza di sentirsi quasi uno straniero
perché si avverte il senso di una determinazione di cui si
ignorano i presupposti ed i fini". "D'altro canto - afferma
ancora Gallo - penso alla difficoltà di spiegare ai miei figli
l'importanza di rispettare le leggi e di fidarsi della giustizia e
mi chiedo come si possa essere convincenti se dopo averlo fatto in
prima persona il dispositivo di una sentenza dice esattamente il contrario.
In queste ore mi conforta la vicinanza di quanti, conoscendomi, sanno
bene chi è Dionisio Gallo e soprattutto apprezzano un rigore
morale mai venuto meno. A tutti loro va il mio sentito grazie nella
certezza che presto la verità dei fatti e soprattutto il mio
personale onore di padre, di cittadino e di politico verrà
compiutamente ristabilito. Opportunisticamente dovrei anche aggiungere
di aver fiducia nella giustizia, ma non me la sento. Lo affermerò
quando il sistema di garanzie e di approfondimenti renderà
evidente a tutti che la verità è un'altra e quella giudiziaria,
fin qui resa manifesta, non corrisponde alla realtà dei miei
comportamenti. Non provo, sebbene sarebbe umanamente comprensibile,
rancore o rabbia verso chicchessia, non parlo né di fumus persecutionis
né di ipotesi preconcette, ciascuno ha l'obbligo di compiere
il proprio dovere nell'ambito del ruolo che gli è assegnato
ma qualche volta si può anche sbagliare". "Nel mio
caso la giustizia, o meglio la sua umana amministrazione - afferma
ancora Gallo - ha commesso un errore ed il sistema, mi auguro, presto
vi porrà rimedio. E' evidente che mi sono sentito fino a due
giorni fa un uomo delle istituzioni, un calabrese onesto che ha scelto
di impegnarsi nel difficile ruolo di amministratore della cosa pubblica
in una regione straordinariamente complicata e difficile; oggi non
cerco ne garanzie ne percorsi privilegiati, sono disposto a pagare
tutti i prezzi conseguenti a questa decisione, compresa la sospensione
dal Consiglio Regionale. Poco importa, la politica non è il
mio mestiere; tornerò a fare la mia vita di medico in un pronto
soccorso ben sapendo che sono stato e rimarrò "onorevole"
nella mia coscienza e nei miei comportamenti. Solo una domanda temo
rimarrà senza risposta: io accetto di pagare oggi tutte le
conseguenze di questa incomprensibile vicenda giudiziaria ma quando
la giustizia a cui mi affido avrà ristabilito la verità
chi ripagherà me e la mia famiglia per l'incalcolabile danno
procuratoci da accuse infamanti?"
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