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Suicida in carcere l'autore della strage di Caraffa
Si suicida in carcere, Claudio Tomaino, l’autore della strage di Caraffa 19/01 Si è suicidato in carcere Claudio Tomaino, di 30 anni, reo confesso dello sterminio di quattro suoi familiari accaduto il 27 marzo del 2006 nelle campagne di Caraffa di Catanzaro. Tomaino si è ucciso nel carcere di Viterbo, soffocandosi con una busta di plastica. A dare notizia del suicidio di Tomaino sono stati i difensori del pluriomicida, gli avvocati Clara ed Armando Veneto, informati dalla direzione del carcere di Viterbo. Secondo quanto hanno riferito i due penalisti, Tomaino si è infilato una busta di plastica in testa ed è morto soffocato. Nella busta il pluriomicida ha anche infilato il fornellino a gas che utilizzava per scaldarsi le vivande. A constatare il suicidio di Tomaino è stato stamattina un agente di custodia che si era recato nella cella del giovane per portargli le medicine che prendeva quotidianamente per i disturbi psichici di cui era affetto. La Corte d'assise di Catanzaro, su richiesta dei difensori, aveva disposto di sottoporre Tomaino a perizia psichiatrica, l'esito della quale avrebbe dovuto essere esaminato nell'udienza fissata per il prossimo 19 febbraio. Nella strage di Caraffa furono assassinati l'infermiere Camillo Pane, zio di Tomaino; la moglie, Annamaria, ed i figli Eugenio e Maria. La strage fu provocata da un movente economico. Tomaino, infatti, aveva un debito di 450 mila euro con Camillo Pane, insieme al quale gestiva un'attività di compravendita immobiliare. Aveva tentato di suicidarsi altre 4 volte. Claudio Tomaino, il pluriomicidia che si è ucciso nel carcere di Viterbo, in passato aveva già tentato quattro volte il suicidio. A riferirlo sono stati i difensori, gli avvocati Clara ed Armando Veneto. Tomaino, in un'occasione, si era tagliato le vene ed in un'altra aveva inghiottito alcune lamette. Altre due volte, inoltre, il giovane aveva preso un consistente quantitativo di barbiturici. - "Si è chiusa in maniera disperata una vita disperata". Così gli avvocati Clara ed Armando Veneto, difensori di Claudio Tomaino, hanno commentato il suicidio del giovane reo confesso della strage di Caraffa di Catanzaro. 'Tomaino - hanno aggiunto - non ha resistito al peso delle responsabilita' di fronte alla quali si trovava e non ha avuto la forza di aspettare la definizione della sua vicenda giudiziaria. La sua morte conferma l'infermità di mente che stava per essere accertata". Era a Viterbo da ottobre 2007. Claudio Tomaino era stato trasferito nel carcere di Mammagialla a Viterbo all'inizio dell'ottobre 2007. Era rinchiuso in una cella singola del reparto detenuti comuni. A scoprire il suicidio sono stati due agenti di polizia penitenziaria che, alle 9,30 del mattino lo hanno visto disteso sul letto, in posizione prona, con una busta di plastica sulla testa. Nei quattro mesi di permanenza nel carcere di Viterbo Tomaino non aveva avuto rapporti per comportamenti difformi dal regolamento carcerario, conduceva una vita appartata e socializzava poco con gli altri detenuti. Avrebbe avuto pochi rapporti anche con i suoi corregionali e non avrebbe mai subito aggressioni. La procura della Repubblica di Viterbo ha disposto l'autopsia. Dall'esame del cadavere non risulterebbero segni di violenza sul corpo.
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del 28/01/2004
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