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Processo Fortugno
Processo Fortugno, la cognata “un mese prima auto sospetta sotto casa”. 19/02 Alcuni agenti della polizia di Stato in servizio nella questura di Reggio Calabria sono stati sentiti stamani nel corso dell'udienza del processo ai presunti mandanti ed esecutori materiali dell'omicidio di Francesco Fortugno, il vice presidente del consiglio regionale della Calabria ucciso a Locri nell'ottobre del 2005. I poliziotti, rispondendo alle domande dei pubblici ministeri, Mario Andrigo e Marco Colamonici, hanno illustrato alcune attività di indagine compiute dopo l'omicidio Fortugno. Nel processo sono accusati dell'assassinio di Fortugno Domenico Audino, Salvatore Ritorto, indicato come l'esecutore materiale, ed Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, accusati di essere stati i mandanti del delitto. Altri quattro imputati, Vincenzo Cordì, Antonio e Carmelo Dessì e Alessio Scali, sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso. Un mese prima del delitto auto sospetta sotto casa. Una automobile con i fari accesi e con due persone a bordo fu notata dalla cognata di Francesco Fortugno, ucciso a Locri nell'ottobre del 2005, mentre rientrava a casa con il marito. Il particolare è stato raccontato dalla donna nel corso del processo ai presunti mandanti ed esecutori materiali dell'omicidio di Fortugno. "Era una sera del settembre 2005 - ha detto la cognata di Fortugno - quando io mio marito, Fabio Laganà, mentre stavamo rientrando a casa ci accorgemmo di una automobile con i fari accesi e due persone a bordo. I due, dopo che siamo entrati nella nostra abitazione, si sono allontanati. Sembrava quasi che i due guardavano con attenzione ciò che facevamo io e mio marito". Nel corso dell'udienza è stato sentito anche l'agente della polizia di Stato Massimo Laganà il quale ha compiuto la verifica dei tempi di percorrenza tra il comune di Cinquefrondi e quello di Locri. La verifica è stata compiuta perché Giuseppe Marcianò, figlio del presunto mandante del delitto ed imputato anch'egli per l'omicidio, ha sostenuto che il giorno del delitto lui si trovava a Cinquefrondi a compiere degli acquisti in un supermercato. Nessun elemento tra i politici di Melito Porto Salvo. Nessun elemento utile alle indagini sull'omicidio di Francesco Fortugno è emerso nel corso di alcuni accertamenti che furono fatti dai carabinieri tra alcuni politici della zona di Melito Porto Salvo, nel reggino. L'esito degli accertamenti sono stati illustrati stamani dal maresciallo dei carabinieri, Valerio Palmieri, nel corso dell'udienza del processo ai presunti mandanti ed esecutori materiali dell'omicidio Fortugno. In particolare Palmieri ha riferito di alcune intercettazioni telefoniche dalle quali però, nonostante fossero state fatte pochi giorni dopo il delitto, non emerse nessun elemento utile alle indagini. Le telefonate intercettate riguardano anche un consigliere comunale di Melito Porto Salvo che, nelle elezioni regionali del 2005, appoggiò la candidatura di Francesco Fortugno. Il processo è stato aggiornato al 22 febbraio prossimo quando proseguiranno le deposizioni di investigatori che hanno partecipato alle indagini sull'omicidio del vice presidente del consiglio regionale della Calabria.
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