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Guerra tra Procure, il CSM prosegue audizioni

 

Scontro tra procure: proseguono le audizioni del CSM

08 dic 08 Il Csm torna domani a occuparsi dello scontro tra le procure di Salerno e Catanzaro. Davanti alla Prima Commissione di Palazzo dei marescialli sfileranno i pm degli uffici in guerra e che si sono reciprocamente indagati. Ed é possibile che al termine delle audizioni la Commissione annunci l'avvio di nuove procedure di trasferimento d'ufficio, che si aggiungerebbero alle due già pendenti sul procuratore di Salerno Luigi Apicella e sul procuratore generale di Catanzaro Enzo Jannelli. "All'esito di questa seconda tornata di audizioni comunicheremo le nostre decisioni" assicura il relatore Dino Petralia (Movimento per la Giustizia). Davanti ai consiglieri sfileranno i pm di Salerno Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani, titolari del procedimento a carico dei colleghi di Catanzaro per aver fermato le indagini dell'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris, e autori del clamoroso sequestro del fascicolo Why not. Ma anche altri quattro sostituti di Salerno, che con loro il 2 dicembre scorso parteciparono alle perquisizioni nel palazzo di giustizia e nelle abitazioni dei colleghi di Catanzaro: Patrizia Gambardella, Roberto Penna, Vincenzo Senatore e Antonio Centore. A quest'ultimo i consiglieri chiederanno conto delle modalità "sconcertanti" di perquisizione che sarebbero state seguite in casa del pm di Catanzaro Salvatore Curcio, secondo quanto ha denunciato davanti al Csm il Pg Jannelli: non solo i controlli si sarebbero spinti sino agli zainetti dei figli, ma il magistrato, ancora in pigiama, sarebbe stato costretto a denudarsi. Una circostanza esclusa in dichiarazioni alla stampa da Centore e ieri dall' avvocato Francesco Saverio D'Ambrosio, che assiste i sei pm e il procuratore Apicella, che proprio per il sequestro del fascicolo Why not sono stati a loro volta messi sotto inchiesta dalla procura di Catanzaro con le accuse di abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio. Ma che invece sarà quasi certamente ribadita dallo stesso Curcio che con i colleghi di Catanzaro Alfredo Garbati e Domenico De Lorenzo, titolari con lui dell'inchiesta Why not e firmatari del controsequestro del fascicolo, saranno ascoltati per primi in mattinata.

PM Bruni “Ero favorevole a dare gli atti a Salerno”. Uno dei magistrati titolari dell'inchiesta Why Not, Pierpaolo Bruni, era favorevole, quando era componente del gruppo di lavoro, alla trasmissione degli atti alla Procura di Salerno. Il particolare emerge da una deposizione che Bruni ha fatto il 21 luglio scorso ai magistrati campani e contenuta nel decreto di sequestro degli atti delle inchieste Why Not e Poseidone. Bruni, che è in servizio presso la procura di Crotone, non è più componente del gruppo di lavoro perché nel novembre scorso gli è scaduta l'applicazione. "E' appena il caso di ribadire - afferma Bruni ai magistrati di Salerno - che io ho sempre manifestato agli altri colleghi del gruppo di lavoro l'opportunità-necessità di inoltrare a Salerno gli atti richiesti. Tanto ciò è vero che a seguito della lettura della richiesta di archiviazione formulata da codesto ufficio nell'ambito del procedimento penale, mi sono determinato a formalizzare, con una nota a mia firma risalente a circa un mese fa, la necessità di indire una riunione per valutare profili di competenza per connessione del procedimento 'Why Not' all'autorità giudiziaria di Salerno". La richiesta di archiviazione a cui fa riferimento Bruni è quella avanzata dalla Procura di Salerno nei confronti dell'ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, relativa ad alcune irregolarità denunciate da persone coinvolte nelle inchieste fatte dal magistrato. Per l'archiviazione è in corso un'udienza dinanzi al Gip di Salerno dopo che alcuni dei denuncianti hanno fatto opposizione alla richiesta della Procura.

De Magistris “Tolte inchieste per non avere la verità”. "E' proprio per evitare che si potesse scoprire la verità che mi sono state sottratte, illecitamente, le inchieste Poseidone e Why Not". A riferirlo é l'ex pm di Catanzaro, Luigi De Magistris, in una deposizione ai magistrati della procura di Salerno il 3 luglio del 2008. Il verbale è inserito nel decreto di perquisizione emesso dai pm di Salerno. De Magistris, nella deposizione, fa anche riferimento ad alcuni articoli di giornali nei quali "si può avere conferma che nell'inchiesta Why Not - aggiunge - è subentrato un altro autore di condotte illecite ai miei danni, nonché partecipe esecutore del disegno finalizzato a disintegrare l'inchiesta Poseidone, il dott. Salvatore Curcio, già imputato presso l'autorità giudiziaria di Salerno per gravi reati, ma sempre rimasto, saldamente, negli uffici della Procura della Repubblica di Catanzaro, ed adesso quale 'esperto', evidentemente dopo gli 'egregi' risultati di un anno di conduzione dell'inchiesta Poseidone, subentrato nell'inchiesta Why Not". "Why Not - conclude - conta adesso, dopo la sua 'parcellizzazione', in una miriade di magistrati sparsi in tutto il distretto".
"Il dottor Jannelli (che è il Procuratore Generale di Catanzaro, ndr) ha svolto e sta svolgendo in modo illegittimo ed illecito attività d'indagine direttamente e indirettamente nei miei confronti" ha aggiunto l'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris in una deposizione fatta ai magistrati della Procura di Salerno il 15 luglio del 2008. "Non si comprende con precisione - prosegue De Magistris - se tale evidente illecita condotta venga consumata anche da appartenenti al Ros dei carabinieri di Roma, accertamento che chiedo, ovviamente, venga svolto dal suo ufficio. Così come già chiesto in precedente audizione, in cui ho anche formulato ampia querela nei confronti del dottor Jannelli, chiedo, alla luce anche dell'attività che egli sta continuando illecitamente a svolgere ai miei danni, che venga interrotta la reiterazione dell'attività palesemente criminosa che mi auguro venga colta dallo stesso ispettorato generale, ufficio solo con il quale il dottor Jannelli intende interloquire".

Bergamo (CSM) “Vicenda senza precedenti”. Il Consiglio Superiore della Magistratura ha voluto mandare "un avviso ai naviganti: la ricreazione è finita. Bisogna tornare nei ranghi e recuperare la nostra credibilità". Sulla guerra tra le procure di Catanzaro e Salerno e sul caso De Magistris interviene Ugo Bergamo, presidente dal settembre scorso della prima commissione dell'organo di autogoverno dei giudici, competente per i provvedimenti disciplinari. In una intervista al Gazzettino, Bergamo sostiene che si tratta di "una vicenda senza precedenti nella vita repubblicana del Paese, visto lo scontro tra Procure a questo livello, dietro al quale ci sono ipotesi investigative diverse, teoremi o valutazioni profondamente opposti". La Procura di Salerno è accusata di essersi inserita nell'attività di quella di Catanzaro "non coi crismi del riesame dei provvedimenti dei giudici - sottolinea Bergamo - bensì con un intervento di appropriazione di inchieste e di individuazione di reati nei comportamenti dei magistrati nella loro funzione giudicante". Per Bergamo, in particolare, "''é un fatto clamoroso" sia lo strumento usato da Salerno "che lo spiegamento di forze nell'esecuzione". Il Csm, dunque, conclude, ha sentito il dovere "di agire con la massima tempestività perché la ferita inferta al sistema-giustizia era così grave - nella crisi della funzione giudiziaria - che rischiava di portare ad un cortocircuito irrecuperabile"

“PG Catanzaro non competente”. Sarà centrata sulla "incompetenza funzionale" da parte della procura generale di Catanzaro ad emettere il decreto di 'controsequestro' dei faldoni dell'indagine Why Not e Poseidone, la memoria dell'avvocato Francesco Saverio D'Ambrosio difensore del procuratore della Repubblica di Salerno, Luigi Apicella, e dei sei sostituti indagati per abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio, Gabriella Nuzzi e Dionigi Verasani, titolari a loro volta di un procedimento a carico del magistrati calabresi, e di Antonio Centore, Patrizia Gambardella, Roberto Penna e Vincenzo Senatore. Nella memoria si chiede il dissequestro degli atti "congelati" dall'iniziativa del pg calabrese Enzo Iannelli e dei sostituti Domenico De Lorenzo, Alfredo Garbati e Salvatore Curcio. E mentre i nove magistrati - calabresi e salernitani - (tutti i protagonisti della querelle tra procure tranne i capi degli uffici Apicella e Iannelli già sentiti dal Csm) sfileranno domani a Palazzo dei Marescialli per il secondo round della istruttoria disciplinare, il gip di Catanzaro Tiziana Macrì, che si è occupata di Why Not comincerà a vagliare il fascicolo per la convalida del 'controsequestro''. Il gip ha dieci giorni di tempo per pronunciarsi dalla data del deposito degli atti. Secondo quanto si è appreso la difesa dei magistrati salernitani contesta in primo luogo quella che in gergo tecnico-giuridico si chiama "connessione teleologica" che sarebbe stata operata dal pg Enzo Iannelli e dal suo ufficio: ossia reputare il sequestro di Salerno e quindi le l'ipotesi di reato a carico dei pm, come parte integrante dell'inchiesta su De Magistris. Nella memoria invece si spiega che tale connessione non c'é e che la procura generale può occuparsi di fascicoli in sede di processi di appello o di processi soltanto 'avocati' come è stato il caso della vicenda che riguarda l'ex pm Luigi De Magistris. Il procuratore generale di Catanzaro, secondo la memoria difensiva dei pm salernitani, ravvisando un reato nel sequestro dell'indagine chiesto da Salerno avrebbe dovuto 'girare' la richiesta di controsequestro alla procura della Repubblica del capoluogo calabrese. Ma anche in questo caso l'ufficio del pubblico ministero di Catanzaro, pur procedendo al contro sequestro se urgente, avrebbe dovuto poi inviare gli atti alla procura di Roma, stante la incompetenza di quella di Napoli dato che nel distretto giudiziario del capoluogo campano lavora lo stesso De Magistris, che è giudice al Riesame.

I Penalisti “Serve una riforma”. La vicenda Catanzaro-Salerno non è un pretesto strumentale per tornare a chiedere una riforma organica della giustizia. Evidenzia invece un grave problema di sistema: i poteri giudiziari vanno ricondotti dentro un nuovo ordinamento che metta i cittadini al riparo dall'arbitrio e affermi il valore della legalità".Lo sostiene l'Unione delle Camere penali che perciò esprime "sconcerto" per "le prese di posizione di ambienti politici che, in questi giorni, minimizzano, fino a banalizzare, le vicende in corso, per contrastare progetti organici di riforma e per conservare rapporti impropri con il mondo giudiziario". E' invece "evidente - sottolinea il presidente Oreste Dominioni - la necessità di una riforma complessiva che restituisca a tutti i singoli magistrati la loro autonomia e indipendenza, sacrificata oggi dalla indebita sovraesposizione dell'Associazione nazionale magistrati rispetto al sistema della giustizia". Separazione delle carriere; riforma del Csm, del processo penale e una nuova disciplina dell'esercizio dell'azione penale, "per limitare la discrezionalità delle Procure"; eliminazione del fenomeno dei magistrati fuori ruolo: questi gli interventi che l'Ucpi chiede per il rinnovamento della giustizia.

 

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