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Inchiesta Why Not: interrogatori
Inchiesta Why Not, interrogatori sull’informatizzazione della Regione. Abramo "Nessun intreccio con la Regione" 23 apr 08 Sono stati ultimati stamani gli interrogatori delle persone coinvolte nel filone d'indagine sull'informatizzazione della Regione Calabria emerso nell'ambito dell'inchiesta Why Not condotta dalla Procura Generale di Catanzaro. Nell'ambito delle indagini sono state sentite, complessivamente, sei persone. Si tratta del consigliere regionale del gruppo Misto e titolare della società AbramoTel, Sergio Abramo; del nipote Antonio; di un dipendente della società, Giangregorio Surace; di Antonio Viapiana, stretto collaboratore di Sergio Abramo; del direttore generale del dipartimento del bilancio della Regione Calabria, Luigi Bulotta, e del dirigente regionale, Luigi Filippo Mamone. I carabinieri del comando provinciale di Catanzaro ieri hanno effettuato alcune perquisizioni negli uffici della Regione e nella sede della società AbramoTel, e non nei confronti delle pertinenze personali delle sei persone, ed hanno sequestrato alcuni computer e documenti. Alle sei persone, inoltre, è stato notificato un invito a comparire per essere sentite nell'ambito delle indagini che riguardano i rapporti tra la AbramoTel e la Regione relativi ai servizi di informatizzazione forniti dalla società all'Ente. Ieri erano stati sentiti Sergio ed Antonio Abramo, Antonio Viapiana e Giangregorio Surace che, durante l'interrogatorio dinanzi al sostituto procuratore Pierpaolo Bruni, hanno "chiarito la loro posizione - ha detto il difensore, l'avvocato Enzo Ioppoli - rispondendo alle domande del pubblico ministero. Hanno spiegato anche ciò che gli veniva contestato". La vicenda, emersa durante le indagini Why Not, riguarda una gara d'appalto del 2002 vinta dalla società 'T-System' alla quale però non fu mai data esecuzione per presunti problemi burocratici. La Regione, inoltre, avrebbe prorogato alla AbramoTel la fornitura dei servizi informatici. Abramo: “Nessun intreccio con la Regione”. ''Devo smentire ogni e qualsiasi intreccio perverso ipotizzato dagli organi di stampa circa i rapporti tra Abramotel, zienda del gruppo della quale ho ceduto la direzione non appena entrai a far parte del Consiglio regionale, e la Regione Calabria. Su questo punto credo, come ho gia' detto, di aver dato risposte esaurienti al magistrato''. E' quanto afferma in una nota il consigliere regionale del gruppo Misto, Sergio Abramo, circa il suo coinvolgimento nell'inchiesta sui servizi informatici forniti dalla societa' AbramoTel alla Regione Calabria. ''Un'azienda - prosegue - che dopo il completo fallimento di Telcal e di ogni ipotesi di sviluppo telematico, ha fatto da apripista in un settore che la Regione ha sempre e comunque sottovalutato, mentre l'Abramotel ha fornito sia alla Regione, sia ai singoli Comuni, sia ai cittadini calabresi servizi a bassissimo costo. Tutto cio' senza mai usufruire di fondi europei o di contributi a fondo agevolato o perduto. Attualmente, Abramotel e' in via di chiusura, non ha e non intende avere piu' rapporti con la Regione, ne' con altri enti pubblici. Essa vuole, in tal modo, allinearsi, alla politica di un gruppo che conta ormai circa tremila dipendenti e che ha deciso, ormai da un decennio, di non avere piu' commesse pubbliche, le quali, tra l'altro, rappresentano una parte infinitesimale del fatturato e dell'utile il cui ammontare, come ho riferito al magistrato, consentiva a malapena, all'azienda, di assicurare gli stipendi al personale e di rinnovare gli impianti''. ''Evitero' - prosegue Abramo - di entrare nel merito dell'inchiesta in corso, fiducioso, come lo sono, del lavoro della giustizia e nella convinzione che, dopo le risposte fornite ieri al magistrato, ogni altro approfondimento della questione provera', non solo la mia completa estraneita' ai fatti, ma anche l'estrema correttezza dei comportamenti di tutte le persone coinvolte nella vicenda. Tuttavia, alcune notizie pubblicate con enfasi dalla stampa o riferite da alcune reti televisive, le devo smentire in modo perentorio''. ''In primo luogo - conclude - non corrisponde al vero che la vicenda Abramotel riguardi i fatti oggetto dell'inchiesta denominata Why not. Cosi' com'e' destituita di ogni fondamento la sottolineatura, presa a pretesto da alcuni quotidiani per titolare a tutta pagina, che la mia persona o la mia abitazione siano state sottoposte a perquisizione. Del tutto inventata e', al pari, l'analoga circostanza che a tali provvedimenti sia stato sottoposto anche il direttore di Abramotel, Antonio Viapiana''.
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del 28/01/2004
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