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Maxi blitz nel crotonese

 

Dopo le stragi la risposta dello Stato nel crotonese: maxi maxiblitz con 38 arresti nella notte. Nel passato intimidazioni anche a forze d'ordine

07 apr 08 Una vasta operazione antimafia vede impegnati 300 uomini della Polizia di Stato nell'esecuzione di 41 provvedimenti restrittivi e numerose perquisizioni domiciliari nei confronti di presunti appartenenti alle famiglie mafiose più influenti del Crotonese. L'operazione - spiegano gli investigatori - costituisce la prima fase di intervento a seguito dei recenti episodi riconducibili a contrasti sorti all'interno dei clan della ndrangheta del luogo. Con l'operazione, il Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, le squadre mobili di Crotone e di Catanzaro ritengono di aver inferto un duro colpo alle organizzazioni mafiose attive nel Crotonese, determinando lo smantellamento delle loro strutture di vertice. L’operazione ha permesso di fare luce su due omicidi compiuti nel 2000 e su numerose estorsioni compiute ai danni di imprenditori edili e commercianti. I provvedimenti di fermo emessi dalla Dda sono 41 e riguardano presunti affiliati alla cosca Vrenna, Corigliano e Bonaventura. Le accuse contestate, a vario titolo, sono, associazione mafiosa, omicidi, estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti e armi. L'inchiesta, che secondo gli investigatori sta disarticolando le cosche della città, è coordinata dal procuratore vicario della Dda di Catanzaro, Salvatore Murone, dal procuratore aggiunto, Mario Spagnuolo, e dal pm Pierpaolo Bruni. L'operazione ha interessato anche l'Emilia Romagna e il Lazio. Soprattutto in Emilia, i presunti appartenenti ai clan colpiti oggi si erano insediati tra Bologna e Reggio Emilia per approvvigionare il mercato della droga di quelle zone.

Sono 38 i fermi eseguiti. Sono 38 i fermi gia' eseguiti dalla polizia nell'ambito dell'operazione condotta stamani contro la cosca Vrenna-Corigliano-Bonaventura rispetto ai 41 emessi dalla Dda di Catanzaro. Le tre persone nei confronti delle quali non sono stati eseguiti i fermi risultano irreperibili. Oltre che a Crotone, la polizia ha effettuato due fermi a Bologna, uno a Reggio Calabria ed uno nel Lazio. In quest'ultimo caso si tratta di un cittadino albanese che aveva il compito di rifornire la cosca di esplosivo. Nel corso delle indagini, in diverse circostanze, la polizia ha scoperto tre arsenali, sequestrando 16 pistole, una bomba a mano, otto fucili, uno dei quali a canne mozze, migliaia di proiettili e anche dei mitragliatori da guerra Kalashnikov.

Tra i fermati autori progetto attentato a PM. Due delle persone fermate stamani dalla polizia nell'ambito dell'operazione Eracles avrebbero fatto parte di un commando che aveva il compito di uccidere il pm di Crotone applicato alla Dda di Catanzaro Pier Paolo Bruni. E' quanto si è appreso in ambienti investigativi. Del commando avrebbe fatto parte anche Luca Megna, l'uomo ucciso il 22 marzo scorso a Papanice di Crotone. Il progetto di attentato fu scoperto nel maggio del 2006 quando furono intercettati alcuni mezzi rubati. Successivamente, alcuni collaboratori di giustizia spiegarono che quei mezzi dovevano servire ad un commando incaricato di uccidere il pm Bruni.

Nelle indagini le intimidazioni alle forze dell’ordine. Un attentato ad un negozio di proprieta' della moglie di un ispettore di polizia e l'incendio delle auto di appartenenti alle forze dell'ordine: ci sono anche i presunti responsabili di questi due episodi tra le persone sottoposte a fermo stamani nel corso dell'operazione, denominata Eracles, condotta dalla polizia contro la cosca Vrenna-Corigliano-Bonaventura di Crotone. Nel corso delle indagini, inoltre, sono state sequestrate numerose armi da guerra ed esplosivo. Alcuni dei fermati erano in rapporti con il gruppo capeggiato da Luca Megna, ucciso il 22 marzo scorso nella frazione Papanice di Crotone in un agguato nel quale è rimasta ferita in maniera gravissima la figlia di cinque anni, da quel giorno ricoverata in coma all'ospedale di Catanzaro. Altri, invece, sono esponenti del clan Russelli, contrapposto a quello dei Megna, legati da vincoli di parentela con Giuseppe Cavallo, ucciso sempre a Papanice, anche lui vittima di un agguato mentre si trovava in compagnia di moglie e figlia. L'omicidio di Cavallo è considerato la risposta al delitto di Luca Megna. L'operazione di oggi, hanno riferito fonti investigative, si inserisce in un più ampio quadro strategico realizzato dal Dipartimento della pubblica sicurezza nell'azione di contrasto alla 'ndrangheta. Oltre all'azione investigativa, la polizia, a scopo preventivo, ha in atto un dispositivo in tutta la provincia di Crotone, che è coordinato dalla Direzione anticrimine centrale, che prevede l'impiego di un centinaio di uomini dei Reparti prevenzione crimine della Polizia di Stato, utilizzati in servizi di controllo del territorio, con battute e perquisizioni. I particolari dell'operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11.30 nella Questura di Crotone alla quale parteciperanno il questore, Gaetano D'Amato, e il direttore dello Sco, Gilberto Caldarozzi.

Frattura nella cosca: All'interno della consorteria Vrenna-Corigliano-Bonaventura negli ultimi anni si era verificata una spaccatura che aveva portato una parte degli affiliati a legarsi ai Megna e un'altra ai Russelli, cosche operanti sul territorio di Papanice, frazione di Crotone. Il dato è emerso dalle indagini coordinate dalla Dda di Catanzaro che stamani hanno portato all'operazione condotta dallo Sco e dalle squadre mobili di Crotone e Catanzaro per l'esecuzione di 42 fermi. I contrasti tra Megna e Russelli si sono riaccesi improvvisamente alla vigilia di Pasqua con l'omicidio di Luca Megna, figlio del boss Domenico, detto "Mico", avvenuto nella tarda serata dei 22 marzo. La risposta non si è fatta attendere ed il 25 marzo è stato ucciso Giuseppe Cavallo, legato da rapporti di parentela con la famiglia Russelli. Ai Russelli, tramite un collegamento con i Nicoscia, era legato anche Francesco Capicchiano, ucciso a Isola Capo Rizzuto il 27 marzo. Sono stati questi tre delitti, ed il rischio che lo scontro potesse registrare un'ulteriore recrudescenza, a spingere la Dda e la polizia ad intervenire con i fermi di oggi, frutto del lavoro investigativo condotto negli ultimi tre anni.

Cinque pentiti nell’inchiesta. All'inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro che stamani ha portato all'esecuzione di una quarantina di fermi a Crotone, hanno dato il loro contributo anche cinque collaboratori di giustizia. Tra loro, secondo quanto si è appreso, figura Luigi Bonaventura, che ha iniziato a collaborare con gli inquirenti da circa un anno, quando era il reggente della cosca crotonese. La sua decisione, secondo quanto si è appreso, è maturata in seguito alla spaccatura interna alla cosca e nel timore di attentati. Un altro collaboratore è Angelo Salvatore, braccio destro di Nicolino Grande Aracri, capo dell'omonima cosca, attualmente detenuto.

 

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