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Il Presidente dell'antitrust in Calabria
Il Presidente dell’antitrust in Calabria “Le liberalizzazioni ricetta per lo sviluppo” 04 apr 08 "Le liberalizzazioni in economia rappresentano
l'unica ricetta per lo sviluppo dell'Italia". E' quasi un manifesto
l'affermazione di Antonio Catricalà, presidente dell'Antitrust,
che da una parte sbarra la porta ai "troppi catastrofisti che
parlano di baratro imminente" e, dall'altro, non nega la necessità
di "un'inversione in grado di garantire benessere, salute e libertà".
A seguire la "lezione" su vincoli alla crescita economica
e promozione della concorrenza, ci sono soprattutto gli studenti e
i docenti dell'Università di Catanzaro, nella città
dove il presidente del'Antitrust è nato e ha compiuto gli studi
liceali. "In un'Europa nella quale si stanno riproponendo mai
sopiti protezionismi e prepotenze - sostiene Catricalà - come
italiani non possiamo seguire questa strada perché viviamo
di esportazioni e importiamo tutte le materie prime. A fronte di questo
però, c'é chi, in Germania con Deutsche Telekom e in
Francia con Edf, sta organizzando 'neo nazionalismi' che impediscono
a chiunque di entrare". Assieme a quelli europei, per il presidente
dell'Antitrust, non bisogna sottovalutare tuttavia i vincoli nazionali
che sono principalmente infrastrutturali. "In particolare - dice
- i rigassificatori, ne servirebbero sette o otto, ce n'é uno
solo off-shore, ma anche i termovalorizzatori e l'alta velocità
ferroviaria. Bisogna comprendere che, senza tutto questo, l'Italia
rischia di diventare terzo mondo". Il presidente Catricalà,
che mette all'indice "incrostazioni, freni e colli di bottiglia"
soprattutto in materia di industria ("con troppi imprenditori-padroni")
e di lavoro ("preda del mito del posto fisso") ne ha anche
per i "limiti normativi" e per "l'eccesso di regolazione"
che condiziona il Paese. Di "mercato di per sé non competitivo
da aprire alla concorrenza" il presidente dell'Antitrust parla
poi riferendosi alle aziende pubbliche, seimila nel Paese, che operano
in settori come trasporto, illuminazione, acqua e gas. "E' un'assurdità
- sostiene - la partecipazione pubblica in servizi che dovrebbero
essere privati". "I giovani devono competere - raccomanda
Catricalà- così come le aziende e le istituzioni. Non
è vero che la competizione è nemica della sussidiarietà
e della solidarietà. Entrambe, infatti, conducono al bene comune"
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