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Assolto l'ex patron del Cosenza Calcio

 

La sentenza

Processo Lupi: L’ex patron del Cosenza, Pagliuso, assolto. Nel dispositivo si indica una documentazione falsa

07/10 (emmeffe) Tutti assolti i 14 imputati del processo Lupi, tra cui l’ex patron del Cosenza 1914, Paolo Fabiano Pagliuso, il figlio Luca e i componenti del consiglio di amministrazione della società silana, Vincenzo Vetere, Carmelo Fedele e Pietro Marsico, processo che si è chiuso venerdì mattina, a Cosenza, dopo oltre due anni di dibattimento, con la lettura della sentenza da parte del presidente della Corte d’Assise, dottoressa Gabriella Portale (a latere Dr.ssa Russi e il Dott. Grillone).
Assolti con formula piena perché il fatto non costituisce reato. Disposto, per Pagliuso il dissequestro dei suoi beni mobili e immobili. Al momento dell’arresto erano stati posti i sigilli alle società di calcio del Cosenza e della Spal e a tutte le attività imprenditoriali stimate in 10 milioni di euro. E cosi si chiude una lunga, dolorosa, complessa vicenda giudiziaria che ha segnato non solo le persone coinvolte, ma l’intera città di Cosenza, iniziata il 26 marzo del 2003 con la maxi operazione, denominata Lupi, condotta dai carabinieri di Cosenza e coordinata dall’allora sostituto procuratore distrettuale, Eugenio Facciola, e che portò all’arresto di Pagliuso e di altre 13 persone con accuse gravissime: associazione a delinquere ed estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, appropriazione indebita, falso in bilancio, truffa ai danni della Federazione Italiana Giuoco Calcio e della Covisoc. La prima conseguenza fu proprio il fallimento del Cosenza Calcop 1914 s.p.a. L’inchiesta, infatti, partita nel 2001, da alcune denunce di uno dei soci del club silano, Settimio Lorè, morto in un incidente stradale qualche mese dopo, e vittima di alcune intimidazioni che lo costrinsero a vendere le proprie quote societarie, aveva delineato uno scenario inquietante circa un presunto intreccio calcio-criminalità organizzata. Accuse evidentemente smentite dalla sentenza di oggi che ha assolto gli imputati con formula piena.
Da ambienti vicini a Paolo Fabiano Pagliuso si è appreso che l’ex patron del Cosenza, sta valutando la possibilità, dopo che saranno rese note le motivazioni della sentenza, di procedere con la richiesta di risarcimento del danno subito, sia per i nove mesi di carcerazione preventiva che ha dovuto scontare sia per la perdita economica, le sue aziende sono tutte in sofferenza dopo tre anni di amministrazione giudiziaria e sono stati compromessi circa 200 posti di lavoro. Inoltre, non è escluso che lo stesso avvierà una azione di responsabilità nei confronti del magistrato. Ne sapremo sicuramente di più domenica sera nel corso della conferenza stampa indetta dallo stesso.

E ora chi ci restituisce l’immagine sportiva persa?

07/10 (Pippo Gatto) E’ commosso, non vuole parlare, gli occhi gonfi e un felicità che tocca chi lo avvicina. Così si presenta Paolo Fabiano Pagliuso al termine dell’udienza. Poche parole. “Non condanno nessuno, perdono quelli che mi hanno fatto del male, non voglio nessuna vendetta”. E via a rispondere alle mille telefonate che arrivano una dopo l’altra. “grazie, grazie” è una specie di rosario di ringraziamenti quello che snocciolta a parenti, amici e conoscenti che lo telefonano, gli stringono le mani, lo vogliono salutare. E’ letteralmente cambiato rispetto al giorno in cui uscì dal carcere, costretto ad una, carcerazione preventiva durata nove mesi. Ora ci chiediamo: perché tanto accanimento? Possibile mai che addirittura, come si legge nel dispositivo della sentenza, ci siano potuto essere carte false per avallare il suo arresto? Un mostro creato soltanto da i “si dice” i “può darsi” che mostrano una evidente buco nella concessione dela carcerazione preventiva che ha modificato, indelebilmente, l’equilibrio psicofisico di una persona. Non è garantismo dell’ultimo momento, ma il garantismo di chi chiede l’utilizzo della coercizione con raziocinio e non, a colte, dettato da rancori o quant’altro. Non ci riferiamo al caso di Pagliso. Sia chiaro. Ma dati oggettivi alla mano, da questo processo si è innescato un processo di depauperamento di immagini e capitali che hanno distrutto letteralmente la dignità di una persona, come più volte il Prof. Paolo Fabiano Pagliuso ci ha ribadito nelle nostre interviste. “Sono stato trattato peggio di Riina” ci aveva detto commosso nell’intervista in cui annunciava la sua denuncia al Procuratore Borrelli mandata in onda in TV e pubblicata nel nostro giornale “ma per quale motivo, io che ho sempre rispettato la legge”. E adesso la Lega, la FIGC, che si sono costituite parte civile? E non solo. Tutti quei giornali del nord che lo hanno dipinto come un novello Al Capone? L’azienda del calcio distrutta e un capitale di giocatori andato in fumo. Procuratore Borrelli, ne vogliamo parlare adesso? Il calcio a Cosenza in questi quattro anni è stato preda di persone che non sono riuscite a fare neanche un passo più lungo della loro scarpa e anzi hanno contribuito a distruggere quel po’ di immagine positiva che era rimasta. Ma ora chi ci restituisce il maltolto? Al prof. Pagliuso ci penseranno i suoi legali ma a noi tutti cosentini chi ci ridarà, un immagine, una collocazione sportiva sudata con i risultati di oltre 90 anni di calcio spesi, anche, tra categorie infime e 16 anni di B, ma tutti sudati con campionati giocati sul campo?

 

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