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![]() Il Consiglio regionale ricorda Franco Fortugno
Ad un anno dall’omicidio Fortugno Consiglio regionale con il viceministro Marco Minniti e la Vedova Fortugno 12/10 La verità sino in fondo sull'omicidio di Franco Fortugno
e su tutti gli omicidi di mafia accaduti nella Locride e in Calabria.
E' quanto ha chiesto il Consiglio regionale della Calabria, in un
ordine del giorno approvato significativamente all'unanimità,
a conclusione della seduta straordinaria convocata per commemorare
il vicepresidente dell'organismo, ucciso il 16 ottobre dello scorso
anno in un agguato di mafia a Locri. Alla seduta del Consiglio hanno
partecipato il viceministro all'Interno, Marco Minniti, e il sottosegretario
alla Giustizia, Luigi Ligotti, insieme a una vasta rappresentanza
della società civile. Una riunione densa di tensione emotiva
nel ricordo commosso di chi come Fortugno ha pagato con la vita l'impegno
contro le ingerenze della 'ndrangheta nella pubblica amministrazione,
ed in particolare nella sanita'. Ad inizio di seduta il Consiglio,
su proposta del presidente, Giuseppe Bova, ha osservato un minuto
di silenzio in memoria di Fortugno. Lo stesso Bova, nel ricordare
con parole commosse Fortugno, ha chiesto un impegno concreto per la
sicurezza e la giurisdizione in Calabria lanciando, in questo senso,
una provocazione. "Se i soldi in Finanziaria non ci sono li metteremo
noi", ha detto il presidente del Consiglio regionale, proponendo
"uno specifico accordo di programma quadro da attuare con urgenza
per impiegare le professionalità più alte e preparate
nel delicato lavoro di intelligence ed investire risorse umane ed
economiche". La gravità del "messaggio" che
la 'ndrangheta ha voluto lanciare con l'assassinio di Fortugno è
stata sottolineata in tutti gli interventi. Il presidente della Regione,
Agazio Loiero, ha parlato di "terrorismo mafioso e di progetto
destabilizzante dei clan dal quale la Calabria ha avuto la forza di
non farsi piegare. Il progetto destabilizzante delle cosche é
fallito anche perché il sacrificio di quest'uomo mite ha fatto
alzare, nel suo nome e nel suo ricordo, il livello di autodifesa della
società, delle istituzioni e della democrazia, con l'intento
di rendere impermeabili i processi decisionali da qualsiasi tentativo
di intromissione di forze oscure". Il sottosegretario alla Giustizia,
Luigi Li Gotti, ha definito l'assassinio di Fortugno "una profonda
ferita. Se vogliamo quel delitto era iscritto nella storia della nostra
terra. Proprio nel momento in cui si alza il livello dello scontro
e la regione dimostra segni di risveglio, il crimine diviene aggressivo
ed alza il tiro". La riunione ha registrato un momento di grande
commozione nel momento dell'intervento di Maria Grazia Laganà,
vedova di Fortugno e deputato dell'Ulivo, che non è riuscita
a trattenere la commozione nel ricordare il marito. "Sin dal
primo momento - ha detto Maria Grazia Laganà - ho chiesto che
si indagasse specificatamente sui rapporti tra mafia e politica per
individuare le complicità e le collusioni. Bisogna prendere
coscienza del fatto che nella società si è costituita
una vera e propria borghesia mafiosa, che è sempre più
difficile sconfiggere senza la civile partecipazione di tutti".
Toni alti e significativi anche nell'intervento del viceministro all'Interno,
Marco Minniti. "Con l'assassinio di Franco Fortugno - ha detto
- hanno voluto dire: ammazziamo chi vogliamo, dove e quando vogliamo.
Un'evidente sfida alla sovranità democratica dello Stato. Una
sfida rimasta aperta, perché se la mafia non ha vinto, è
anche vero che lo Stato non ha pienamente rimontato". Maria Grazia Laganà Fortugno “La borghesia mafiosa si sta rafforzando” 12/10 "Il sangue dei martiri possa far nascere i fiori della
giustizia attraverso quella verità che sola ci renderà
liberi". Citando il teologo cartaginese Tertulliano, ed in preda
ad una forte emozione, Maria Grazia Laganà, parlamentare della
Margherita, ha così ricordato il marito, Franco Fortugno, intervenendo
alla seduta straordinaria del Consiglio regionale della Calabria.
"Dobbiamo constatare - ha aggiunto la vedova di Franco Fortugno
- che la criminalità continua a manifestare la sua azione delinquenziale
a Locri, uccidendo ancora, bruciando macchine, minacciando amministratori,
imprenditori e commercianti. La strumentazione legislativa per combattere
la mafia è inadeguata, come peraltro denunciato da magistrati
valorosi,che sperimentano sul campo la presenza di vincoli giuridici
che impediscono o addirittura svuotano gli impianti accusatori, come
i ritardi per la realizzazione del Comando gruppo dei carabinieri
a Locri e la realizzazione della nuova caserma. Si è fatto
tutto? Si è indagato sulla provenienza del denaro che è
andato nelle mani dei killer e di quanti altri hanno preso parte alla
spedizione di morte? Si è indagato in modo approfondito sul
tentato omicidio dell'on. Zavettieri e sulle connessioni con l'omicidio
di Franco Fortugno? Sembrerebbe che alcuni operassero per non arrivare
all'affermazione della verità ed altri per delegittimare le
vittime del reato. Io invece ho chiesto, sin dal primo momento, che
si indagasse specificatamente sui rapporti tra mafia e politica, per
individuare le complicità e le collusioni". Secondo Maria
Grazia Laganà, "bisogna prendere coscienza del fatto che
nella società si è costituita una vera e propria borghesia
mafiosa, che è sempre più difficile sconfiggere senza
la civile partecipazione di tutti, che tende ad appropriarsi anche
del potere politico per rafforzare il suo potere economico e sociale" Un minuto di silenzio per ricordarlo nei cuori 12/10 E' cominciata con un minuto di silenzio in memoria di Francesco
Fortugno la seduta straordinaria del Consiglio regionale convocata
per ricordare il vicepresidente dello stesso Consiglio, ucciso a Locri
il 16 ottobre dello scorso anno. A proporre il minuto di silenzio,
all'inizio del suo intervento, è stato il presidente del Consiglio,
Giuseppe Bova. "Se i soldi in Finanziaria per la sicurezza e
la giurisdizione in Calabria non ci sono, li metteremo noi".
Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Calabria,
Giuseppe Bova, nell'intervento con cui ha aperto la seduta straordinaria
del Consiglio dedicata alle memoria di Francesco Fortugno. Bova ha
proposto "uno specifico accordo di programma quadro da definire
ed attuare con urgenza per impiegare le professionalità più
alte e preparate nel delicato lavoro di intelligence, investire risorse
umane ed economiche nella sicurezza e nella giurisdizione in Calabria".
Odg unanime “Le indagini vadano fino in fondo” 12/10 "E' necessario che le indagini giungano sino in fondo
e che si attivino tutti gli strumenti atti a consentire, nel più
breve tempo possibile, di accertare tutta la verità sull'assassinio
di Francesco Fortugno e sugli altri delitti di mafia nella Locride
ed in Calabria;". E' quanto si afferma nell'ordine del giorno
approvato all'unanimità dal Consiglio regionale della Calabria
a conclusione della seduta straordinaria convocata per commemorare
il vicepresidente dell'organismo ucciso il 16 ottobre dello scorso
anno a Locri. Il Consiglio regionale esprime, al contempo, "fiducia
e apprezzamento sul significativo lavoro sin qui condotto da parte
della magistratura e delle forze dell'ordine al fine dell'accertamento
della verità su quel tragico delitto". Nell'ordine del
giorno "si conferma anche tutte le iniziative già assunte
e da attivare, facenti parte del cosiddetto 'progetto d'urtò
per la Locride, da perseguire anche attraverso la stipula di uno specifico
"Accordo di Programma Quadro" con il Governo nazionale teso
al reperimento dei fondi aggiuntivi necessari a dotare la magistratura
e gli altri organi inquirenti in Calabria di tutte le risorse necessarie
ad affrontare con la massima efficacia le forze eversive della 'ndrangheta.
E' stato anche deciso di indire una sessione straordinaria dei lavori
del Consiglio che consenta di attivare progetti di legge riguardanti
la capacità di rafforzare la strumentazione legislativa e amministrativa
tesa a prevenire ed a rendere impermeabile da pressioni criminali
e mafiose il sistema degli appalti pubblici; norme a sostegno della
confisca dei beni ai mafiosi, agevolando i percorsi che favoriscano
il riutilizzo dei beni da parte della comunità calabrese nel
più breve tempo possibile e l'attivazione di percorsi di educazione
alla legalità, intesi anche come processi di apprendimento
permanente per gli adulti, al fine di rafforzare la consapevolezza
in ciascun calabrese del proprio essere cittadino, titolare di diritti
garantiti dalla legge". Viceministro Minniti “Una sfida aperta alla sovranità democratica” 12/10 "Hanno voluto dire: ammazziamo chi vogliamo, dove e quando
vogliamo. Una evidente sfida alla sovranità democratica dello
Stato": così il viceministro dell'Interno, Marco Minniti,
ha aperto il suo intervento in Consiglio regionale. Una sfida - ha
detto Minniti - "rimasta aperta, perché se la mafia non
ha vinto, è anche vero che lo Stato non ha pienamente rimontato.
La Calabria - ha proseguito Minniti - è la frontiera più
esposta sul fronte della legalità in Italia, e se la ndrangheta
è stata sottovalutata nella sua pericolosità, è
chiaro che la Calabria deve diventare questione nazionale. In primo
luogo, ha proseguito Minniti, è necessario colpire i patrimoni
mafiosi ed averne piena ed immediata disponibilità con un accordo
tra la Regione, gli enti locali e lo Stato. La mafia - ha detto Minniti
- ha nel suo dna l'obiettivo di condizionare la politica ed il potere,
per questo occorre avere la massima unità, evitando comune
unanimismi di facciata, ma discutendo nel merito delle questioni.
La lotta alla mafia, in Calabria, ha detto Minniti, ha bisogno di
iniziative strutturali, giorno dopo giorno, come sta avvenendo per
l'omicidio Fortugno e spero che presto ci sia anche qualche buona
notizia. Si tratta di una lotta senza quartiere, nel nome di Franco
Fortugno e per sapere tutto quello che è avvenuto dietro le
quinte della sua barbara uccisione. Lo dobbiamo ad una persona perbene,
alla sua famiglia,all'intera Calabria" Sottosegr. Li Gotti “Il delitto Fortugno una profonda ferita” 12/10 "Il delitto Fortugno è una profonda ferita".
E' quanto ha detto il sottosegretario alla giustizia, Ignazio Li Gotti,
nel corso della riunione del consiglio regionale della Calabria per
commemorare la figura di Francesco Fortugno. "Se vogliamo - ha
aggiunto - quel delitto era iscritto nella storia della nostra terra,
proprio nel momento in cui il crimine cresce, si alza il livello dello
scontro, diviene aggressivo, alza il tiro, proprio nel momento in
cui la regione dimostra segni di risveglio". Li Gotti, infine,
ha affermato che il trasferimento del sostituto procuratore Creazzo
non "ha nulla di inquietante" Loiero “La Calabria non piegata dal terrorismo mafioso” 12/10 "Da un anno Franco Fortugno non è più con
noi. Manca ai familiari; manca a me e manca a questo Consiglio, che
lo ha avuto impegnato vicepresidente". Il presidente della Regione,
Agazio Loiero, ha iniziato con queste parole il suo intervento alla
seduta straordinaria del Consiglio regionale dedicata alla memoria
di Fortugno. "Franco Fortugno - ha aggiunto Loiero - manca alla
Locride e manca alla Calabria degli onesti. Manca alla democrazia,
perché la sua morte, il suo assassinio, lo ribadisco dopo un
anno - è stato un attentato alla democrazia. Coloro che questo
delitto hanno deciso, voluto e commissionato, avevano un chiaro obiettivo
destabilizzante, un progetto criminale che puntava a condizionare
le istituzioni, troncando la vita di un politico, di un medico, di
un uomo perbene, per sedersi - come si dice in gergo giornalistico
- al tavolo delle decisioni. Ci auguriamo che essi siano stanati dall'ombra,
al più presto,con indagini martellanti e capaci di scardinare
tutte le porte sbarrate sulla via della verità. Nessuno può
pensare che ci siano livelli di intoccabili, santuari inviolabili.
Se la mafia ha inteso dimostrare quel che è capace di fare,
è tempo che lo Stato dimostri di poter violare l'impenetrabilità
delle cosche, facendo luce totale su questo delitto e su tutti gli
altri che hanno insanguinato la Calabria. Franco è morto, in
quel tragico pomeriggio di ottobre davanti a un seggio elettorale
delle primarie dell'Ulivo, ma il progetto dei clan è fallito.
La Calabria non si è fatta piegare dal terrorismo mafioso.
E' fallito anche perché il sacrificio di quest'uomo mite ha
fatto alzare, nel suo nome e nel suo ricordo, il livello di autodifesa
della società, delle istituzioni e della democrazia, con il
preciso intento di rendere impermeabili i processi decisionali da
qualsiasi tentativo di intromissione di forze oscure. Ci hanno dato
una mano in tanti nella costruzione di queste dighe antimafia. Ci
siamo sostenuti vicendevolmente. Ci ha sostenuto la ribellione civile
dei giovani di Locri,il grido di tanti ragazzi e tante ragazze che
all'indomani del delitto hanno manifestato con i loro striscioni bianchi,
simbolo di una protesta che non ha bisogno di slogan e di parole per
farsi ascoltare, tanto essa è carica di tensioni emotive e
di giuste rivendicazioni. Ci ha sostenuto la loro speranza, l'affermazione
di un'antimafia che non si esaurisce nella reazione emotiva al delitto
masistema di legalità che il delitto lo prevenga. Ci ha sostenuto
la loro invocazione di una normalità possibile, dovuta, cui
non bisogna rinunciare, normalità in cui i rapporti non siano
regolati dalle armi, in cui non debba più scorrere sangue.
E non dico, badate, 'sangue innocente'. L'aggettivo è inutile.
Perché è insopportabile che solo in quell'area da tragedia
greca, non solo per le pietre cariche di storia e di memoria, ci siano
tanti delitti e, soprattutto, tanti delitti insoluti, sui quali la
giustizia degli uomini sembra arrendersi. Quei giovani non si arrendono,non
si sono arresi e non si arrendono i familiari e noi - io, voi e i
calabresi che rappresentiamo - non possiamo e non dobbiamo arrenderci
e dobbiamo sostenere con tutti gli sforzi possibili nel sostenere
l'invocata esigenza di verità. Ci hanno sostenuto, ancora,
i ragazzi di Locri verso i quali abbiamo un obbligo di attenzione
non altalenante, e con loro il grande movimento degli studenti del
Mezzogiorno e dell'intero Paese, le organizzazioni sindacali, scese
a Locri al massimo livello per celebrare tutti assieme il primo maggio,
ci ha sostenuto il mondo della cultura, la stessa stampa che, finalmente,
ha mostrato di avere verso la Calabria un atteggiamento meno condizionato
da storici pregiudizi e da logori luoghi comuni. Non siamo alla fine
dell'omertà e della paura. Non è così. Non siamo
alla fine della 'ndrangheta e dell'illegalità. Non siamo, insomma,
usciti dalla palude che ha tentato di inghiottire le aspirazioni di
un territorio e della sua gente. Ma tanti gesti, tante iniziative
sviluppatesi nel territorio della Locride o altrove ma per la Locride,
ci inducono a ritenere che la vita di Franco Fortugno non è
stata sprecata e che la reazione delle coscienze avvenuta nel suo
ricordo, ha fatto fare un grande passo in avanti su quella strada
che necessariamente dovrà condurci alla definitiva sconfitta
della criminalità delle coppole storte, dei colletti bianchi,
per consentire alla Locride una nuova possibilità di giustizia
sociale, una nuova democrazia capace di affrontare e risolvere i problemi
esistenti". "Sappiamo che tutto questo - ha detto ancora
Loiero - non avverrà in tempi brevi perché nessuno dispone
dì una bacchetta magica. Ma il seme gettato è quello
giusto e i risultati verranno. Stupisce un elemento, però,
sul quale invito tutti a riflettere. Stupisce che neanche un delitto
così, platealmente condannato da tutti e in ogni angolo d'Italia,
non abbia aiutato un processo di pacificazione - consentitemi la parola
- di una classe politica e di un territorio in cui si vivono problemi
complessi che avrebbero bisogno di unità d'intenti per essere
finalmente risolti. Quello che abbiamo alle spalle è stato
l'anno di Franco Fortugno. Non tanto e non solo per le commemorazioni,
significative, ultima delle quali l'altro giorno alla presenza del
presidente del Consiglio, Romano Prodi, che a Locri è tornato
più di una volta dopo il delitto. La data della morte del vicepresidente
di questo Consiglio, per certi versi è stato l'undici settembre
della Locride e della Calabria. Quel 16 ottobre di un anno fa, infatti,
è cambiato anche il corso della storia di questa regione. E
si parla, si discute, quasi che ci sia un prima e un dopo Fortugno".
"Tutto quel che si è fatto, in direzione della legalità,
della trasparenza, nell'interesse dei giovani, dello sviluppo dell'area
- ha detto ancora il presidente Loiero - in un certo senso lo si è
fatto anche alla luce di quel sacrificio che ha sconvolto noi e il
Paese. Lo si è fatto come risposta all'offensiva mafiosa, a
quel delitto politico-mafioso che avrebbe dovuto far abbassare la
testa agli onesti ma paradossalmente ha esaltato le qualità
positive, la forza di volontà, l'orgoglio della legalità
di quella gente di Calabria che il potere criminale avrebbe voluto
mettere ancora di più sotto scacco. La Locride, insomma, lo
abbiamo visto in questo mesi, non è un luogo immateriale. Ne,
tanto meno, il fantasma della nostra modernità incompiuta.
E' invece un distillato di emergenze economiche e sociali - che vanno
dall'isolamento all'abbandono, dai trasporti inadeguati, a un'agricoltura
che non decolla, al turismo sognato ma ancora non sviluppato, al diritto
alla Salute spesso negato, ai bisogni culturali insoddisfatti e chi
più ne ha più ne metta - tutto aggravato da una criminalità
da primato. Ma proprio perché la Locride può essere
considerata il paradigma del sottosviluppo, non può essere
lasciata al proprio destino. Il destino della Locride è il
destino della Calabria. Quello della nostra regione il destino del
Paese. Non è più il tempo delle analisi socio-politiche.
Ne di solenni dichiarazioni d'intenti. E' il tempo del fare. Il tempo
di mettere in campo progetti e idee fattibili, capaci di avviare un
serio progetto di cambiamento, trasformare quel territorio, avvicinarlo
alla normalità, al Paese, all'Europa. Chi può, a ogni
livello, ha l'obbligo di fare. Il Governo regionale ha iniziato a
fare. Cose concrete, investimenti corposi, in diversi settori strategici,
materiali e immateriali, in grado di modificare nel tempo alcuni equilibri.
Metto in conto il rischio concreto che l'aridità delle cifre
potrà turbare la solennità di questa seduta del Consiglio
regionale, chiamato a ricordare il suo vicepresidente a un anno dal
barbaro omicidio. Ma ho l'obbligo di rendere edotta questa assemblea
e, dunque, i calabresi di quanto, sempre sullo sfondo di una regione
debole, è stato fatto ed è stato messo in cantiere per
dare alla Locride, ai suoi giovani e alla sua gente, le risposte attese.
Non vi farò l'elenco della spesa, questa sì rischierebbe
anche di tediarvi, bensì cercherò di sottolineare alcune
evidenze significative. Partendo proprio dai temi più 'caldi',
i giovani, il lavoro, la legalità, la lotta alla criminalità,
quella che un Governo regionale, un Consiglio regionale può
fare. Dico subito dei quasi due milioni di euro destinati in bilancio
al fondo antiusura e antiracket, perché sappiamo tutti che
sono le prime e più violente forme di oppressione sociale da
parte dei clan mafiosi, soprattutto nella Locride dove il vescovo
Bregantini, che non mi stancherò mai di ringraziare per la
sua opera di apostolato in quell'area difficile, in passato, ha dato
vita per questo a una fondazione antiusura. Altri fondi sono stati
destinati, al recupero dei beni confiscati alle cosche per metterli
a disposizione delle comunità interessate. Aggiungo subito
che la delicata situazione del disordine amministrativo nell'Asl di
Locri è stata affrontata assieme al prefetto De Sena, che sta
svolgendo un'opera importantissima nel coordinamento dell'azione dello
Stato contro le cosche col quale abbiamo concordato la implementazione
del sistema informativo dell'azienda sanitaria, nel quadro dell'Accordo
di programma quadro Sicurezza. Ai giovani e alla scuola della Locride,
in questo lasso di tempo, é stata dedicata un'attenzione particolare.
Non è poca cosa la destinazione di due milioni e mezzo di euro
all'anno per 25 anni, per contrarre un mutuo di 40 milioni di euro
destinati alla realizzazione di un Polo scolastico a Locri. Sempre
per la scuola, vi fornisco altre cifre erogate dall'assessorato competente:
2.865 mila euro a sostegno delle famiglie; 888 mila euro per musei,
teatri, biblioteche, promozione culturale, fondazioni e archivi; 805
mila euro per il diritto allo studio. Ma con priorità per i
giovani, ancora, sono stati destinati fondi rilevanti, per l'alta
formazione e master. Il bando, nell'Apq Sicurezza e legalità
è già stato fatto. E vorrei ricordare quel 'ponte Lazio-Calabria',
col gemellaggio tra il liceo Scientifico di Locri e il Cannizzaro
di Roma, nonché la visita di Kerry Kennedy nella Locride. Segnalo,
ancora, due progetti Equal finanziato con un milione e centomila euro.
Essi riguardano un progetto della cooperativa Valle del Bonamico,
tendente all'integrazione sociale e lavorativa di ex detenuti ed un
altro progetto del GO-EL di Gioiosa Ionica, riguardante la promozione
e l'assistenza allo sviluppo di cooperative sociali nella Locride.
Entrambi i progetti sono in fase attuativa, come altri sulla riemersione
del lavoro nero in collaborazione con la Field. In cantiere, poi,
c'é un progetto per 4 milioni di euro per l'inserimento lavorativo
di giovani disoccupati di lunga durata nelle imprese. Sono tutte misure,
come è facile intuire, indirizzate a dare una risposta complessiva
all'emergenza del territorio di cui stiamo parlando". "Abbiamo
pensato, ancora - ha proseguito Loiero - ai Beni culturali che nella
Locride sono un patrimonio inestimabile da mantenere e rendere più
fruibili. Due milioni e 360 mila euro sono stati destinati per il
teatro coperto di Locri, 850 mila euro per Gerace, un milione per
Polsi, un milione e 400 mila per il castello e il borgo fortificato
di Bovalino. L'ambiente è un altro patrimonio e nella Locride
sono stati destinati un milione e mezzo per la sua difesa e un milione
e 368 mila euro per la raccolta differenziata nei comuni che ne hanno
fatto richiesta. Il problema delle infrastrutture e dei trasporti
è stato affrontato nella sua globalità, visto l'isolamento
della Locride. Cinque milioni di euro sono stati investiti nei trasporti
ferroviari e su gomma per facilitare la mobilità e l'accessibilità".
"Sono stati potenziati i collegamenti - ha detto ancora il presidente
Loiero - tra la Locride e l'Università della Calabria, tra
la Locride e Reggio sulla trasversale Ionio-Tirreno; sono stati istituiti
collegamenti stabili quotidiani con la stazione ferroviaria di Rosamo,
garantendo così l'integrazione ferroviaria verso la rete primaria
di lunga percorrenza. Uno sforzo è stato fatto per le infrastrutture
viarie. Sono stati finalmente finanziati con 25 milioni di euro, tre
lotti della Bovalino-Bagnara; 131 milioni di euro saranno spesi per
la statale 106 per ammodernare il tratto di Marina di Gioiosa; è
stato finanziato il completamento della trasversale delle Serre che
da Monasterace porterà sul Tirreno, attraversando il Vibonese.
Nel settore urbanistico, 38 milioni di euro sono stati destinati alla
riqualificazione e al recupero dei centri storici del Reggino, privilegiando
gli interventi nella Locride che beneficerà della metà
degli investimenti, dunque quasi 20 milioni di euro. Il bando è
stato fatto, la commissione di valutazione darà a breve gli
esiti. E non abbiamo trascurato il settore agricolo con un finanziamento
di 882 mila euro, tra i tanti, del progetto Leader, destinato al GAL
Locride-Grecanica per investimenti nelle aziende agricole, nelle piccole
e medie imprese, nelle imprese turistiche, con il coinvolgimento in
attività di promozione e valorizzazione della produzione agroalimentare
che ha riguardato, tra gli altri, il Consorzio Terre Calabre e la
Cantina Lavorata". "Si è tentato di mettere in piedi,
pur nelle difficoltà generali - ha aggiunto il presidente Loiero
- un progetto Locride, globale. E' stato questo, insomma, il nostro
modo di reagire. Anche se, voglio dirlo con estrema chiarezza, sono
provvedimenti, quelli elencati e altri, che avviano un cambiamento
ma non sono risolutivi rispetti alla gravita, alla qualità
e alla quantità dei problemi che ci troviamo ad affrontare.
Abbiamo reagito, però, la Calabria intera ha reagito, raccogliendo
lo stimolo di Carlo Azeglio Ciampi, che venne in quest'aula come Presidente
della Repubblica per onorare il povero Franco Fortugno. Anche se non
sempre e non tutta l'Italia, è stata con noi come aveva assicurato
il presidente della Repubblica, non ci siamo dati per vinti. Certo
l'opinione pubblica nazionale, dopo il delitto, ha dovuto prendere
atto dell'esistenza di una Calabria inedita e confrontarsi con una
nuova coscienza critica dei calabresi ben espressa dai movimenti giovanili.
Questa Calabria diversa ha tratto dal sacrificio di Fortugno una forte
lezione di legalità combinata con una altrettanta forte sete
di giustizia. Una giustizia che non fosse più soltanto quella
dei tribunali e delle sentenze, bensì una giustizia sociale,
direi perequativa, che sola potrebbe, finalmente, permettere a questa
terra, la Locride e la Calabria segnate dalle emergenze, di avere
pari opportunità sulla via dello sviluppo, della crescita e
dunque del lavoro, obiettivi che ancora inseguiamo con affanno ma
per avere i quali non intendiamo desistere. Proprio nel nome e nel
ricordo di Fortugno". "A un anno dalla morte di Franco -
ha concluso Loiero - siamo ancora segnati dallo sconforto. Anche per
lui, allora, dobbiamo trovare il coraggio, il coraggio e la forza
di resistere, governare in legalità e trasparenza che sono
le nostre stelle polari, per dare un'occasione, un'occasione viva
e vera, alla Locride e alla Calabria" Bova “la verità fino in fondo” 12/10 "Uomini del Governo nazionale, onorevoli parlamentari,
autorità civili e religiose, signor presidente della Regione,
colleghi, siamo riuniti qui, nell'aula del Consiglio regionale intitolata
al compianto Vicepresidente Franco Fortugno e a tutte le vittime di
mafia in Calabria. Siamo qui per ricordarli ed onorarli, per riflettere
assieme su quali ulteriori iniziative assumere perché su quel
delitto politico-mafioso e sugli altri delitti di mafia nella Locride
e nell'intera regione sia fatta verità, tutta e fino in fondo".
Il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Bova, ha cominciato
così l'intervento con il quale ha aperto i lavori della seduta
straordinaria convocata per onorare la memoria di Francesco Fortugno,
presente il viceministro all'Interno, Marco Minniti. "Adesso,
come segno del nostro profondo rispetto verso Franco e tutte le altre
vittime di mafia - ha proseguito Bova - vi chiedo di alzarvi in piedi
tutti e di osservare un minuto di raccoglimento. Sia questo gesto,
per tutti noi, simbolo di unità e di impegno comune per l'accertamento
della verità, per sollecitare un sommovimento delle coscienze
che ripudi la 'ndrangheta e che abbia l'obiettivo prioritario di sradicare
dalla nostra terra la malapianta mafiosa. Manca ormai solo qualche
giorno al compiersi di un anno da quella terribile sera del 16 ottobre,
quando a Locri, in pieno centro, a palazzo Nieddu, un killer mascherato
stroncò la vita di Franco con cinque colpi di pistola. Allora
giurammo di fronte a sua moglie, ai figli, ai parenti, agli amici,
al cospetto dell'opinione pubblica del Paese che seguiva attonita
i funerali, che avremmo fatto di tutto, proprio di tutto, perché
la verità fosse accertata. Non ci illudevamo che sarebbe stata
una battaglia dagli esiti scontati, né tanto meno breve o facile,
ma anche di fronte a nuove e scellerate azioni di mafia, ci impegnammo
a ribattere colpo su colpo; a fare di questo e dell'accertamento della
verità la ragione prima del nostro agire. Per questo abbiamo
chiesto all'Italia di non essere lasciati soli. In quel momento due
eventi straordinari determinarono un vero e proprio sussulto. Da un
lato la spontanea mobilitazione degli studenti locridei, che con quel
loro striscione bianco furono capaci di esprimere un senso profondo
di ribellione che emozionò l'Italia intera; dall'altro l'alta
sensibilità civile del Presidente Ciampi, che accorrendo immediatamente
in Calabria rese onore a Franco Fortugno, espresse piena solidarietà
alla famiglia, sostenne ed incitò le istituzioni e i calabresi
a resistere ed a reagire. Indicò chiaramente qual era la missione
che ci affidava e si affidava. Senza questo, difficilmente avremmo
potuto fronteggiare le difficoltà assai pesanti che si sarebbero
frapposte al nostro cammino". "Così - ha detto ancora
Bova - un anno è passato: alcuni risultati sono venuti; il
Vice Capo della Polizia, Prefetto De Sena, è stato chiamato
a ricoprire delicate funzioni in Calabria, su cui ci sono già
riscontri positivi; le indagini hanno dato un volto al presunto killer
e ai mandanti di primo livello. Ma sul resto è buio fitto.
Il senso di questa giornata e di questa adunanza, allora, non è
solo, come è certamente doveroso, ricordare e onorare, assieme
a Franco, tutte le vittime della mafia in Calabria, come Gianluca
Congiusta, i cui cari chiedono a gran voce giustizia, giustizia sino
ad oggi negata. Noi siamo qui soprattutto per mettere a fuoco e rilanciare
la missione indicataci da Carlo Azeglio Ciampi, tutta imperniata sulla
capacità di resistere unitariamente alla sfida lanciata dalla
'ndrangheta e di infliggere alla stessa un colpo mortale con l'accertamento
della verità, tutta e fino in fondo. Non è un caso che
proprio 'resistenza e verita'' siano le parole d'ordine affidate ai
giovani di Locri attraverso il forum "Fo.re.ver.". Così
l'invito che sento il dovere di rivolgere a tutti i presenti e, attraverso
loro, alle istituzioni che rappresentano, è quello di rinnovare
un patto e rilanciare la sfida contro il nemico mortale della democrazia
e della convivenza civile nella nostra regione, che è la 'ndrangheta.
Una sfida che le istituzioni e la politica debbono assumere apertamente
e senza tentennamenti. La 'ndrangheta e poteri oscuri e deviati, attraverso
l'uccisione di un politico mite ed onesto, hanno lanciato un messaggio
inquietante: quello che nella Locride e in Calabria nulla può
né deve cambiare, pena la morte. E cosa sono, ancora, se non
la prosecuzione per altre vie del medesimo terribile messaggio, la
denigrazione e la delegittimazione preventive delle istituzioni calabresi
e dei suoi uomini. Come dire, hanno tentato di ucciderci due volte:
prima con l'agguato di palazzo Nieddu, e poi cercando di colpire al
cuore la possibilità di cambiare la società calabrese
radicalmente e nel profondo attraverso la politica. Ormai non passa
giorno che qualcuno non insinui il sospetto dei venti e più
consiglieri regionali 'indagati', senza che ci si sforzi di dire chi
siano, per che cosa vengono perseguiti o a quali partiti o coalizioni,
di maggioranza o minoranza, appartengano. Ora si parla degli 'indagati',
ieri del ritiro dei passaporti, salvo poi averne pubblica ed autorevole
smentita da parte del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso,
che ha bollato quella notizia come una vera e propria 'bufala'. Occorre,
invece, rimboccarsi le maniche e testimoniare nella vita pubblica,
come sostengono i vescovi calabresi, "una maggiore robustezza
amministrativa e legislativa". La risposta da dare sta nell'assolvere
ciascuno al proprio compito, facendo fino in fondo il proprio dovere.
La politica regionale il suo, ma lo Stato pure. Questo significa sapere
quali cosche hanno autorizzato l'omicidio Fortugno e soprattutto chi
lo ha ordinato, impiegare le professionalità più alte
e preparate nel delicato lavoro di intelligence, investire risorse
umane ed economiche nella sicurezza e nella giurisdizione in Calabria.
"Signor Viceministro dell'Interno, signor Presidente della Regione
- ha proseguito il presidente Bova - quanto affermo, qualora non ci
siano in Finanziaria le risorse necessarie, dovrà costituire
oggetto di uno specifico Accordo di programma quadro da definire ed
attuare con urgenza. Quella calabrese, allora, potrebbe non essere
una missione impossibile". "A tal fine - ha detto ancora
Bova - il Consiglio deve puntare su un'attività legislativa
di qualità, alta ed inedita, ripartendo da una attenta verifica
dello stato d'attuazione del 'progetto d'urtò per la Locride.
Assieme a questo, nuove leggi regionali finalizzate a determinare
un moderno sistema di incentivi alle imprese sane, fondati su criteri
oggettivi ed automatici, su meccanismi sicuri quali il credito d'imposta.
Ed ancora, leggi che prevedano norme assai rigorose in materia di
appalti pubblici, centralizzando, a livello regionale e in ogni singola
provincia, la stazione appaltante e prevedendo l'istituzione di un
osservatorio regionale con la funzione di monitorare le imprese e
garantire che ditte in odore di mafia non si introducano nei cantieri
anche attraverso i subappalti. Serve, in pari luogo, produrre una
legislazione a sostegno della confisca dei beni ai mafiosi, anche
attraverso adeguate poste in bilancio, agevolando poi percorsi che
favoriscano il riutilizzo dei beni da parte della comunità
calabrese nel più breve tempo possibile. In questo quadro,
tuttavia, il primo passo è quello di rafforzare percorsi di
educazione alla legalità, intesi non solo come esercizi didattici
condotti nelle scuole di ogni ordine e grado, che pure sono importanti,
ma, soprattutto, come processi di apprendimento permanente per gli
adulti, al fine di rafforzare la consapevolezza in ciascun calabrese
del proprio essere cittadino, titolare di diritti garantiti dalla
legge. Dagli uffici regionali all'accoglienza negli ospedali, ai tempi
e ai modi di risoluzione di una pratica, le cose dovranno cambiare
nella forma e nella sostanza. Ed i calabresi dovranno percepire questo
cambiamento. Un fiume di diritti che travolga gli argini dell'omertà
e della mentalità mafiosa". "La politica, dal canto
suo - ha proseguito Bova - dovrà ulteriormente cambiare registro
e farlo subito, tagliando in modo drastico i propri costi ed investendo
con forza sulle nuove generazioni, sui giovani talenti calabresi,
ancora troppo spesso costretti ad emigrare in cerca di fortuna lontano
dalla nostra terra. Non v'é dubbio che la 'ndrangheta ed altri
poteri illegali abbiano assestato alla politica un colpo durissimo.
Ma noi non ci siamo arresi e d'ora innanzi la nostra risposta alla
sfida in atto dovrà essere ancora più avveduta, più
incisiva, più sistematica e più radicale. A tal fine
l'investimento più efficace riguarda tutti quegli obiettivi
in grado di far rinascere la speranza e di alimentare un clima di
fiducia. Per questo serve chiarezza e verità, tutta e fino
in fondo, a partire dall'omicidio Fortugno. Ma questa, come abbiamo
già detto, non è più la battaglia della sola
Calabria: è la guerra di un Paese per difendere un pezzo di
sé stesso. Bisogna crederci, avere fiducia". Mons. Bregantini “Ancora c’è da fare chiarezza”. Domenica a Locri veglia di preghiera 12/10 "In questi mesi sono stati piantati molti semi: a noi
il dovere etico e politico di farli crescere. Chiarezza se n'é
fatta, ma c'é ancora da fare". Lo ha detto il vescovo
di Locri, Giancarlo Maria Bregantini, intervenendo alla seduta del
Consiglio regionale della Calabria per ricordare Francesco Fortugno.
"Oggi ricordiamo ma anche pensiamo - ha aggiunto il presule -
in questo luogo di dibattito democratico e di impegno per la terra
di Calabria. Occorre fare leva sul risveglio delle coscienze e sulla
forza dei giovani, che vanno accompagnati nel loro cammino ed in questo
senso la scuola è uno dei punti cardine per la coscienza nuova
e luminosa". Mons. Bregantini ha invitato inoltre "le Amministrazioni
locali ad essere ferme sulla trasparenza negli appalti e negli atti
amministrativi, disposte ad ascoltare le lacrime della gente, così
come le chiese devono essere più coraggiose e vicine a quanti
chiedono aiuto. Il sangue di Fortugno sia il pegno per un impegno
etico e sociale costante con l'obiettivo di promuovere la nostra terra.
Siamo sconvolti, ma non uccisi, perseguitati ma non abbandonati". Occhiuto (Udc) “Inadempienze dello Stato” 12/10 "Ho apprezzato l'intervento coraggioso ed accorato di
Maria Grazia Laganà, che ha ricordato le inadempienze dello
Stato in ordine all'accertamento della verità sull'omicidio
del marito, Franco Fortugno, e su tutti i delitti insoluti della 'ndrangheta
in Calabria''. E' quanto ha detto il vice presidente del consiglio
regionale, Roberto Occhiuto (Udc). "Ha denunciato - ha aggiunto
- le omissioni ed i ritardi, ma ha proposto, pure, una serie di iniziative
per recuperare allo Stato l'intera società calabrese, a partire
dall'impegno per i giovani. L'on. Laganà, tra le altre cose,
ha chiesto a Loiero il finanziamento della legge per arginare l'emigrazione
dei giovani laureati calabresi fuori dalla regione, perché
solo le nuove generazioni possono vincere la battaglia contro la mafia
che i loro padri hanno perso. Sono convinto che su impegni concreti
come quelli richiesti dalla vedova Fortugno non ci sarebbero steccati
tra maggioranza e minoranza". "Dispiace, però, che
a fronte del coraggio - ha concluso - e della concretezza dell'on.
Laganà, il Presidente della Regione si sia limitato ad elencare
iniziative marginali per la Locride e per la lotta alla mafia, che
nulla hanno di strutturale e che certamente, purtroppo, non potranno
determinare una reale inversione di tendenza nell'attività
di contrasto alla mafia". Gli interventi di Guerriero Guagliardi e Macrì 12/10 "Fortugno era un politico dal comportamento lineare, connotato
di generosa umanità". E' quanto ha detto il presidente
della Commissione antimafia regionale, Giuseppe Guerriero, nel corso
del suo interevento durante i lavori del consiglio per commemorare
Franco Fortugno. Guerriero ha inoltre ricordato gli altri omicidi
impuniti nella Locride "che attendono giustizia". Per Giuseppe
Guerriero, il "continuo stillicidio di attentati ed atti di intimidazione
è il segnale che il territorio è ancora in mano alla
ndrangheta", mentre è necessario "sostenere quei
magistrati che sono impegnati in delicate indagini affinché
non restino soli". Il presidente del gruppo consiliare di Rifondazione
comunista, Damiano Guagliardi, ha detto che "talvolta il silenzio
è più forte di tante parole. Non utilizziamo questa
giornata per puerili polemiche ma lavoriamo per aiutare quel seme
lanciato dai ragazzi di Locri che con forza hanno reclamato la libertà
dalla ndrangheta". Il sindaco di Locri, Francesco Macrì,
ha detto che "la gestione dell'Afor di cui sono stato amministratore
è oro rispetto alla condizione amministrativa del comune di
Locri, con un bilancio con pochissime risorse che non riesce a garantire
neppure i servizi essenziali". Sui ragazzi del Forever, Macrì
ha infine aggiunto che "sono stati caricati di eccessiva responsabilità
che ha provocato pericolosi disimpegni". Pizzini (FI) “Un esempio per tutti noi” 12/10 "Provo ancora smarrimento e non trovo le parole giuste
ad un anno dalla tragica scomparsa di Franco Fortugno". Lo ha
detto, in una dichiarazione, Antonio Pizzini, consigliere regionale
di Forza Italia. "L'intervento dello Stato - ha aggiunto Pizzini
- fu forte e deciso, coordinato dal ministro Giuseppe Pisanu. Uomo
corretto delle istituzioni, Franco Fortugno amava la sua terra, con
i suoi comportamenti e le denunce, che io invoco quale esempio per
tutti noi, affinché sia reale il cambiamento dei comportamenti,
specie di coloro i quali hanno oggi la diretta responsabilità
di gestione della Regione. La Calabria oggi è un enorme sepolcro,
un'informe massa dove non si distingue sempre il bene dal male, la
ragione e la follia, le prospettive o la fine. Auspico che almeno
la morte di Franco Fortugno dia ai pavidi ed agli indecisi, che purtroppo
sono molti, la forza decisiva per staccare definitivamente con il
passato e costruire la Calabria che ci auguriamo per i nostri figli".
Tassone e Fedele “Emerga tutta la verità” 12/10 "Dopo un anno di attività occorre capire quali
sono stato gli obiettivi e i percorsi seguiti, chi siano i mandanti,
quali le connivenze e le omertà che stanno dietro l'omicidio
Fortugno". E' quanto ha detto il vice segretario nazionale e
parlamentare dell'Udc, Mario Tassone, nel corso della seduta del Consiglio
regionale per commemorare Francesco Fortugno. Tassone ha ha poi espresso
le sue critiche per il trasferimento del sostituto procuratore Giuseppe
Creazzo, che ha definito, "inquietante, un dato che infonde preoccupazione".
Il deputato di Forza Italia, Luigi Fedele, ha detto invece di "ricordare
Franco Fortugno tranquillo e sereno. Invece, da lì a qualche
giorno si sarebbe consumata la tragedia". Fedele ha espresso
la preoccupazione "affinché questa giornata non si trasformi
in grigia consuetudine affinché tutta la verità venga
a galla" Pino Gentile (FI) “Un delitto che ha segnato una svolta nella legislatura” 12/10 "L'omicidio di Franco Fortugno ha decisamente segnato
una svolta per la legislatura regionale e per la Calabria, inutile
negarlo". E' quanto ha detto il capogruppo di Forza Italia, Giuseppe
Gentile, nel corso del consiglio regionale convocato per commemorare
Franco Fortugno. "A distanza di un anno, perché - ha aggiunto
- le commemorazioni non restino parole al vento, occorre, come d'altronde
ha già chiesto la signora Fortugno, sapere la verità
vera. Non si può immaginare che il corso della democrazia calabrese
bruscamente interrotto il 16 ottobre scorso dal braccio armato di
un killer possa riprendere senza aver fatto chiarezza piena su una
pagina buia per la nostra regione e per l'Italia. Dal ricordo sempre
vivo di un politico perbene come l'amico Fortugno bisogna che scaturisca
una reazione democratica dello Stato e delle sue articolazione adeguata
alla gravità della situazione". "Passi importanti
- ha concluso Gentile - sono stati compiuti, è bene riconoscerlo,
ma tutti, indistintamente, siamo chiamati a fare di più, ognuno
per la propria parte, ben sapendo che la mafia indebolisce non soltanto
il tessuto culturale e civile di una regione ma, nel nostro caso,
blocca lo sviluppo economico e sociale". Morelli (AN) “Tagliare l’ossigeno alla criminalità” 12/10 "Il compito di questa assemblea non è solo quello
di legiferare ma di fare sentire forte la presenza della politica
e delle istituzioni sul territorio, non facendo mai mancare la propria
voce presso il Governo affinché la situazione calabrese sia
considerata una priorità nazionale prevedendo l'intervento
di corpi scelti quale supporto imprescindibile della magistratura".
E' quanto si legge in una nota del consigliere regionale del gruppo
di An, Franco Morelli, a margine dei lavori del Consiglio regionale.
"Bisogna - ha aggiunto - tagliare l'ossigeno alle organizzazioni
malavitose creando un vuoto intorno ad esse spezzando ogni possibile
contatto nel tentativo di far attecchire logiche del bisogno e della
sopravvivenza. Nel contempo occorre diffidare delle fonti a pioggia
di finanziamento che sono solo copertura al malaffare e forme parassitarie
nelle quali si nutrono i germi della criminalità organizzata.
Denunciare e vigilare su tutto questo è compito nostro così
come effettuare intransigenti controlli sugli appalti pubblici e sulla
burocrazia. Mi piace concludere ricordando ancora una volta l'insegnamento
di Tucidide che, sempre nel discorso pronunciato da Pericle, esorta
a ricordare che la reverenza nella vita pubblica soprattutto ci impedisce
di violare le leggi quando si ha rispetto delle istituzioni ed in
particolare quelle poste a tutela di chi subisce ingiustizia".
"Le leggi, nelle sane democrazie, pur essendo - ha concluso Morelli
- non scritte, portano a chi le infrange una vergogna da tutti riconosciuta" Tassone “Da Ligotti reticenze sul trasferimento Creazzo” 12/10 "Le parole del sottosegretario Li Gotti sul trasferimento
del giudice Creazzo continuano ad essere indecifrabili. Li Gotti continua
a trincerarsi dietro assurdi tecnicismi, sconfinando nelle reticenze
e nell'omertà". E' quanto affermato dal parlamentare e
vice segetario vicario dell'Udc, Mario Tassone, durante la seduta
del Consiglio regionale della Calabria per commemorare Francesco Fortugno.
"Dopo un anno di indagini - ha aggiunto - bisogna ancora capire
chi sono stati i mandanti e quali gli obbiettivi dell'omicidio di
Fortugno. Per questo motivo riproporrò in aula l'interpellanza
sollevando la questione al Ministro di Grazia e Giustizia Clementa
Mastella affinché venga fatta chiarezza sulla vicenda del trasferimento
del pubblico ministero delegato al procedimento dell'assassinio di
Fortugno".
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