Padre Fedele operato a Belvedere
24/05 E' stato sottoposto ad un intervento chirurgico alla prostata
padre Fedele Bisceglia, rimesso in libertà la settimana scorsa
dal Tribunale della Libertà di Catanzaro dopo che era stato
arrestato a gennaio per violenza sessuale su una suora. Il frate è
stato sottoposto ad intervento dai medici del reparto di chirurgia
della Clinica 'Tricarico' di Belvedere Marittimo, nel cosentino. L'operazione,
secondo quanto si è appreso, è andata a buon fine ed
ora le condizioni di Padre Fedele sono buone. Nella vicenda giudiziaria
i legali di Padre Fedele hanno sostenuto che il frate non avrebbe
potuto compiere le violenze sessuali perché affetto da una
grave patologia alla prostata. Padre Fedele, dopo alcune settimane
di detenzione in carcere, ottenne gli arresti domiciliari nel convento
di Belvedere Marittimo. La settimana scorsa il frate è stato
rimesso in libertà dai giudici del riesame ma, d'intesa con
i suoi superiori, ha deciso di non abbandonare la struttura religiosa
del cosentino proprio in vista dell' intervento chirurgico.
L’avv. Bisceglia “Dal
TDL la conferma che la suora è bugiarda”
"Dopo le motivazioni dei giudici del tribunale della libertà
che hanno portato alla scarcerazione di Padre Fedele possiamo serenamente
affermare che la suora è bugiarda, ha raccontato falsità
e menzogne che sono apparse tali sin dall'epoca in cui la stessa ha
sporto querela denuncia nei confronti del frate". E' quanto sostiene
l'avvocato Eugenio Bisceglia, uno dei difensori di Padre Fedele, arrestato
nel gennaio scorso per violenza sessuale nei confronti di una suora
e rimesso in libertà la settimana scorsa, dopo un periodo di
detenzione domiciliare, dai giudici del tribunale della libertà
di Catanzaro. "Se è vero - ha aggiunto - che all'attualità
le prove offerte dall'accusa sono state dichiarate poco degne di un
quadro probatorio non meritevole neanche per una posizione meramente
indiziaria, è altrettanto vero che il medesimo corollario di
accertamenti compiuti avevano portato all'arresto di Padre Fedele.
Particolarmente singolare è poi la circostanza secondo la quale
poco credibile è l'assunto secondo il quale la camerunense
sarebbe rimasta incinta per una fantasiosa violenza compiuta da Padre
Fedele. Il narrato è stato sconfessato proprio dagli stessi
atti di accusa prodotti dal pubblico ministero dai quali, senza dubbio,
è emerso che la donna era in stato di gravidanza ancor prima
di accedere all'Oasi e, quindi, prima di conoscere il frate".
"L'innocenza di Padre Fedele - ha concluso l'avvocato Bisceglia
- è dunque riconosciuta già dal Tribunale della libertà.
In questi mesi è stata massacrata e calunniata non solo la
figura di un grande uomo che tanto bene ha fatto per la comunità,
ma è stato sparso tanto fango ed è stata offesa una
intera città ed una intera famiglia di appartenenza del frate,
che meritano un pronto ed immediato riscatto"
Il prof. Giannino, quasi un avvocato,
analizza e va addirittura contro la sentenza del TDL
"Sono lieto per padre Fedele Bisceglia che il tribunale del
Riesame di Catanzaro lo abbia rimesso in libertà dopo quattro
mesi di arresti, anche se le mie perplessità sul suo stile
di vita pubblico e privato restano immutate in quanto un sacerdote
deve essere un pastore credibile e autorevole per tutto il gregge
a lui affidato". E' quanto afferma, in una nota, Alberto Giannino,
presidente dell' Associazione docenti cattolici (Adc). "Ciò
che sorprende e che meraviglia in questa triste e dolorosa vicenda
- prosegue Giannino - è che tale Tribunale non abbia ritenuto
di avvalersi delle prove fornite sia dal Pubblico Ministero che dal
Gip di Cosenza giudicandole flebili, deboli e assai precarie in quanto
'non presentano quella precisione, costanza e coerenza logica necessarie
per assumere dignita' di provà. Non solo: esse 'necessitano
di un piu' rigoroso e approfondito vaglio apparendo, allo stato degli
atti, equivoche e di per sé inidonee a fondare, autonomamente,
un giudizio di gravità indiziaria per i delitti contestatì".
"In buona sostanza - prosegue il presidente dei docenti cattolici
- la religiosa, suor Tania, sarebbe inattendibile e quindi si sarebbe
inventata tutto, e così anche tutti gli altri testi. Una tesi
un po' ardita e che, se fosse dimostrata, avallerebbe l' ipotesi di
un complotto ai danni di padre Bisceglia. Ci domandiamo, allora, non
senza preoccupazione: le indagini della squadra mobile di Cosenza
non sono state rigorose e sono state a senso unico? E ancora: i testi,
la religiosa, e le altre persone dell' inchiesta perché avrebbero
dovuto mentire accusando padre Bisceglia di gravissimi reati? Quale
vantaggio avrebbero dovuto ricavare dal formulare accuse cosi infamanti
e gravi nei confronti del sacerdote? Non ci è dato di sapere".
"Aspettiamo - sottolinea ancora Giannino - quel supplemento di
indagini e quel rigore che invoca giustamente il Tribunale del Riesame
di Catanzaro per il bene di tutti per non dare adito ad alcun dubbio.
Non possiamo nel modo più assoluto giocare sulla vita delle
persone. Ecco perché attendiamo che venga fatta chiarezza al
più presto dagli inquirenti preposti alle indagini, alle verifiche
e ai riscontri probatori. Su padre Fedele: egli deve prendere atto
che non mi sono mai espresso sulla sua vicenda processuale in questi
quattro mesi, e spero vivamente che ne esca bene e presto. Rimane,
come dicevo, la mia perplessità e la mia riserva sullo stile
di vita, molto discutibile, di un ministro di Dio che frequenta pornostar,
che partecipa a Festival erotici, che usa un linguaggio triviale e
scurrile e che fa telefonate a luci rosse, scabrose e vergognose,
creando sconcerto e disorientamento nel Popolo di Dio. Per ora credo
che siano sufficienti le scuse in ginocchio fatte all'intera città
di Cosenza dal suo Arcivescovo, mons. Salvatore Nunnari, nel febbraio
scorso di cui pochi organi di stampa hanno parlato e che sarebbe opportuno
far conoscere a tutti, cattolici e non".
Il TDL: “La condotta censurabile
non prova la violenza”
Le risultanze investigative indicano una personalita' "sintomatica
di condotte eticamente censurabili, ma che non sono altrettanto indicative
di un'indole violenta". Lo affermano, con riferimento a padre
Fedele Bisceglia, il frate arrestato per il presunto stupro di una
suora e poi scarcerato, i giudici del Tribunale del Riesame di Catanzaro.
Dalle motivazioni della scarcerazione emerge che "le dichiarazioni
accusatorie sono allo stato degli atti, equivoche e, di per se', inidonee
a fondare un giudizio di gravita' indiziaria per il delitto contestato".
Ma dal dispositivo depositato ieri emergono nuovi spunti su quanto
affermato dai giudici, che hanno richiamato piu' volte la precedente
ordinanza di scarcerazione del segretario del frate, Antonio Gaudio.
A partire dalle numerose contraddizioni riscontrate nelle dichiarazioni
della suora e in quelle delle persone sentite perche' informate sui
fatti. Suor Tania ha raccontato ai magistrati di essere stata violentata
il 25 giugno dello scorso anno da quattro persone, che si avvicinarono
a bordo di un'autovettura di grossa cilindrata, di colore nero, dicendole
di dovere riferire qualcosa da parte di padre Fedele. Una volta arrivati
in aperta campagna, uno dei quattro uomini avrebbe abusato di lei.
Un particolare contestato dai giudici del Riesame, secondo i quali
non risulta ragionevolmente spiegato il motivo per cui la suora sale
a bordo di un'autovettura, con quattro uomini sconosciuti che, tra
l'altro, dovevano riferirle qualcosa proprio da parte del frate che
si sarebbe reso responsabile di diversi abusi. Quattro persone, ancora
non identificate, che sarebbero riuscite anche a conoscere la nuova
residenza della suora, quando questa si trasferi' segretamente a Roma
e ad Anzio, dove lei dice di avere rivisto una di quelle persone a
bordo della stessa automobile. Secondo il racconto fornito dalla donna,
le minacce sarebbero arrivate anche sul suo nuovo numero di cellulare,
dopo il trasferimento, non riuscendo pero' a spiegare come queste
persone potevano avere avuto quel numero assolutamente riservato.
Quel che e' risultato evidente dagli accertamenti medici e' che la
suora avrebbe avuto rapporti sessuali, ma questo non prova, sempre
secondo il Riesame, episodi di violenza a carico del frate. Contraddizioni
che si susseguono anche per le persone interrogate perche' informate
sui fatti. A partire da oltre dieci donne, sentite a vario titolo,
tutte pronte a riferire un comportamento spregiudicato di padre Fedele,
pronto a elargire attenzioni e proposte di carattere sessuale. Tutte
dichiarazioni, pero', secondo i giudici del Riesame, che "si
appalesano reciprocamente in contrasto e, pertanto, non costituiscono
elemento idoneo a vincere l'equivocita' del quadro indiziario".
Cosi' come accade per le testimonianze riferite nell'ambito delle
presunte violenze sessuali, che il frate avrebbe esercitato nei confronti
della giovane camerunense ospitata presso l'Oasi francescana. Tutte
queste dichiarazioni, sempre a parere dei giudici del riesame, presentano
un vizio di fondo, perche' si basano su quanto della vicenda ha raccontato
la diretta interessata, che pero' "non risulta credibile avendo
reso una versione degli accadimenti radicalmente smentita dal complesso
delle indagini".