Un rebus il duplice omicidio, eseguito
con modalità mafiose, di Lamezia
12/05 Si presenta come un vero e proprio rebus, per ammissione degli
stessi investigatori della Polizia di Stato, il movente del duplice
omicidio di cui sono rimaste vittime stamattina a Lamezia Terme Francesco
Diano, di 52 anni, e Santo Raso, di 33. Il duplice assassinio è
stato commesso con le modalità tipiche degli omicidi di mafia,
ma non risulta che Diano e Raso avessero collegamenti con le cosche
del lametino della 'ndrangheta. Raso non aveva alcun precedente penale,
mentre Diano era stato condannato in passato per maltrattamenti in
famiglia, reato per il quale era sottoposto al regime degli arresti
domiciliari. Una misura alla quale pero' l' uomo si sottraeva sistematicamente,
tanto che nel dicembre del 2005 era stato arrestato proprio per evasione.
Diano era separato dalla moglie, dalla quale aveva avuto due figli.
La zona in cui è avvenuto il duplice omicidio è in contrada
Cuturella, in un terreno di 40 ettari, solo in parte coltivato, di
proprietà del barone Cosentino, che vive da molti anni a Roma
e si reca periodicamente a Lamezia per curare le sue proprietà
immobiliari. Diano e Raso erano giunti sul posto a bordo delle rispettive
automobili. Diano faceva da molti anni il guardiano del terreno del
barone Cosentino, mentre la presenza di Raso sul posto era legata
alla necessità di effettuare alcuni lavori di pulitura. Il
primo ad essere ucciso, secondo quanto è emerso dalle indagini
della Squadra mobile di Catanzaro e del Commissariato di Lamezia Terme,
è stato Raso: il killer, impugnando una pistola calibro 7,65,
ha infilato il braccio nell' abitacolo della sua Punto e gli ha sparato
due colpi in faccia. La morte di Raso è stata istantanea. Francesco
Diano, invece, ha fatto in tempo a scendere dalla sua Panda e ad abbozzare
un tentativo di fuga. L' assassino, però, non gli ha dato scampo:
prima gli ha sparato alcuni colpi in testa da breve distanza e poi
lo ha finito con il colpo di grazia alla nuca. Cosa possa avere scatenato
una furia omicida tanto devastante, e soprattutto così sproporzionata
rispetto alla personalità delle due vittime, è il vero
dilemma che si pone per gli investigatori, che stanno approfondendo
la personalità ed il giro di amicizie e conoscenze di Diano
e Raso nel tentativo di trovare una spunto utile per le indagini.
Il duplice omicidio, intanto, ha suscitato profondo allarme a Lamezia
Terme, teatro negli ultimi tempi di una serie di gravi atti criminali
tra cui, il 31 marzo scorso, l' assassinio di un giovane di 22 anni,
Francesco Provenzano. Proprio alla situazione della criminalità
a Lamezia è stata dedicata una recente riunione del Comitato
provinciale per l' ordine a la sicurezza pubblica. Della preoccupazione
che si vive in città si è fatto portavoce il sindaco
di Lamezia, Gianni Speranza, secondo il quale "si sta vivendo
una situazione di emergenza cui serve dare una risposta ferma e puntuale".
Un' esigenza che Speranza aveva già rappresentato nel dicembre
scorso al Ministro dell' Interno, Giuseppe Pisanu, nel corso di un
incontro svoltosi al Viminale. Nuccio Iovene, senatore dei Ds, ha
chiesto, da parte sua, "l' istituzione di una task-force ed un
più efficace coordinamento tra le diverse forze di polizia
al fine di meglio combattere la criminalità organizzata a Lamezia
Terme". Un vero e proprio grido d' allarme è stato lanciato
poi dal procuratore della Repubblica di Lamezia, Raffaele Mazzotta,
che si è detto "foertemente preoccupato", parlando
di "situazione estremamente complessa. Sto facendo l' impossibile
- ha aggiunto Mazzotta - per ottenere una maggiora attenzione sulla
situazione dell' ordine pubblico a Lamezia. Purtroppo i fatti di stamattina
mi danno dato ragione. Lo Stato e le istituzioni devono dare quelle
risposte che io e il sindaco Speranza stiamo chiedendo da tempo".
Esecuzione efferata
Due colpi di pistola calibro 7.65 al volto di Santo Raso e tre alla
testa di Francesco Diano: così sono stati uccisi i due uomini
vittime di un agguato compiuto stamani in una zona periferica di Lamezia
Terme. Raso, che era impiegato saltuariamente come operaio nell' azienda
agricola all' interno della quale si trova la stradina dove è
stato compiuto il duplice delitto, era tornato a lavorare solo da
pochi giorni. Diano, invece, era il custode dell' azienda. Gli investigatori
hanno collocato l' ora del delitto pochi minuti dopo le 7. Addosso
a Diano, infatti, è stato trovato lo scontrino di un bar di
un distributore di carburanti che si trova poco distante dal luogo
dell' agguato con sopra stampata l' ora delle 6.58. Il particolare
è stato poi confermato dal barista.
Uno degli uccisi era agli arresti
domiciliari
Francesco Diano, una delle due persone assassinate stamattina in
un agguato a Lamezia Terme, era agli arresti domiciliari. E' quanto
ha riferito la Polizia di Stato, che sta svolgendo le indagini sul
duplice omicidio. Diano stava scontando, in regime di arresti domiciliari,
una condanna per maltrattamenti in famiglia. L' uomo, che era separato
dalla moglie, dalla quale aveva avuto due figli, era già stato
arrestato nel dicembre del 2005 perché si era allontanato dalla
sua abitazione malgrado all' epoca fosse già sottoposto agli
arresti domiciliari. Una misura alla quale, evidentemente, secondo
quanto ha riferito la Polizia, Diano continuava a sottrarsi, visto
che stamattina, quando è stato ucciso, si era recato nel terreno
di cui faceva il guardiano utilizzando la propria automobile, una
Fiat Panda.
Modalità mafiose, mistero
sul movente
Sembra essere un mistero il movente del duplice omicidio di Santo
Raso e Francesco Diano, uccisi stamani con alcuni colpi di pistola
alla testa in un agguato compiuto una zona periferica di Lamezia Terme.
Nonostante le modalità tipicamente mafiose, infatti, Raso,
era incensurato, mentre Diano era già conosciuto alle forze
dell' ordine, ma per piccoli reati. In particolare, secondo quanto
si è appreso, l' uomo avrebbe avuto un precedente per maltrattamenti
in famiglia. Nessuno dei due, inoltre, dai primi accertamenti risultava
avere contatti con ambienti della criminalità. Gli investigatori
della squadra mobile di Catanzaro e del Commissariato di Lamezia stanno
adesso verificando la personalità delle vittime indagando sulla
loro vita privata per tentare di risalire alle cause del duplice omicidio.
Non è chiaro neanche se l' obiettivo del killer fosse solo
uno dei due uomini o entrambi. Anche questo è un aspetto che
gli investigatori stanno cercando di chiarire, così come la
dinamica del duplice delitto. Raso e Diano sono stati uccisi in località
Cuturella mentre, a bordo delle loro auto, una Fiat Punto ed una Panda,
si stavano recando in un' azienda agricola dove lavorano, percorrendo
una strada sterrata. Non è stato ancora accertato se i due
viaggiassero insieme o se una delle due auto sia sopraggiunta dopo
il primo delitto. Per il duplice omicidio è stata utilizzata
una pistola calibro 7.65. Bossoli di questo calibro, infatti, sono
stati trovati sul luogo del duplice omicidio. Gli investigatori, tuttavia,
non escludono che possa essere stata utilizzata anche un' altra arma.
A dare l' allarme è stato un collega delle vittime che ha scoperto
i cadaveri andando al lavoro. Sul luogo dove è avvenuto il
duplice omicidio si sono recati il procuratore della Repubblica di
Lamezia Terme, Raffaele Mazzotta, ed i sostituti Margherita Pinto
e Maria Alessandra Ruperto.
Procuratore Mazzotta: “Situazione
grave”
"Sono fortemente preoccupato. La situazione è molto complessa.
Sto insistendo moltissimo per segnalare l' estrema gravità
della situazione". Lo ha detto il procuratore della Repubblica
di Lamezia Terme, Raffaele Mazzotta, in relazione al duplice omicidio
di stamattina. "Sto facendo l' impossibile - ha aggiunto Mazzotta
- per ottenere una maggiore attenzione sulla situazione dell' ordine
pubblico a Lamezia. Purtroppo i fatti di stamattina mi danno ragione.
Lo Stato e le istituzioni devono dare quelle risposte che io e il
sindaco stiamo fortemente chiedendo da tempo".
Sindaco Speranza: “Serve una
risposta ferma”
12/05 "E' evidente come il grave fatto di sangue di stamattina,
che segue gli omicidi e gli attentati in centro e in pieno giorno
degli ultimi giorni, dimostri una situazione di emergenza a cui serve
dare una risposta ferma e puntuale". Lo ha detto, in una dichiarazione,
il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, facendo riferimento
al duplice omicidio di stamattina. "Serve avere ora - aggiunge
Speranza - segnali forti di una svolta che aiuti a mantenere vivi
i tanti segnali positivi registrati in città negli ultimi tempi,
dalla reazione dei giovani e degli studenti, degli imprenditori e
la mobilitazione di associazioni e del volontariato, agli attestati
di vicinanza e di amicizia che giungono alla città da ogni
parte di Italia. L' Amministrazione comunale ed il sindaco hanno posto
da tempo e con forza questa esigenza in tutte le sedi competenti,
chiedendo risposte adeguate allo Stato. Un' esigenza che è
stata rappresentata già a dicembre al Ministro Pisanu nel corso
dell'incontro svoltosi a Roma al Viminale ed è stata ribadita
il 2 maggio scorso nel corso della riunione del Comitato provinciale
per l'ordine e la sicurezza pubblica. Le forze dell'ordine lametine,
la magistratura, devono poter disporre di uomini, mezzi, strumenti
di intelligence adeguati alla sfida che é stata lanciata. La
città di Lamezia, che sta percorrendo una strada impegnativa
verso il suo rilancio e per il suo sviluppo economico e sociale, non
può permettersi battute di arresto". "Chiediamo -
afferma ancora il sindaco Speranza - un' attenzione straordinaria
in questo momento ed appena verrà formato il nuovo governo.
Preannunciamo già oggi la convocazione di un consiglio comunale
aperto alle istituzioni, i parlamentari, i consiglieri regionali,
le forze sociali, nel corso del quale porre ufficialmente all' attenzione
del Governo e del Parlamento la richiesta di un investimento straordinario
per la città di Lamezia su due temi, sicurezza e sviluppo,
un binomio sul quale la città merita risposte concrete".
PRC: A Lamezia un quadro inquietante:
emerge anche da un dossier
"E' una fase inquietante quella che sta vivendo la città
di Lamezia Terme. Attentati in pieno giorno, tre omicidi nel giro
di pochi giorni, il proliferare del racket. Una fase inquietante che
si somma ad un quadro estremamente pericoloso che emergerebbe, secondo
il Sole 24ore, da un dossier riservato del Viminale, che denuncia
l' eccezionale penetrazione della 'ndrangheta in quella che oramai
in molti si ostinano a chiamare economia legale''. A sostenerlo, in
una nota, è il segretario del circolo Argada di Rifondazione
comunista di Lamezia, Luciano Rimini. "Si tratta di un quadro
- è scritto nella nota - che avvalora la tesi di tanti e, tra
questi anche Rifondazione comunista, sulla necessità inderogabile
di non attestarsi nella lotta alla criminalità organizzata
solo ed esclusivamente sul 'conflitto militare'. C'é la necessità
di mettere in campo da parte degli apparati dello Stato strumenti
capaci di colpire il sistema di potere esteso e capillare, che è
entrato stabilmente nel circuito delle attività economiche,
nella sfera degli appalti, che lambisce e fagocita molta parte della
pubblica amministrazio ne e controlla i flussi di denaro pubblico.
Il dossier, in base ai dati pubblicati dal Sole24, punta l' indice
sull' invasione quasi totale della 'ndrangheta in vaste area della
Regione. Una attenzione particolare verrebbe riservata dal dossier
alla proliferazione di supermarket priva di giustificazione rispetto
alla domanda di mercato e al contesto sociale ed economico. Il dossier
presenta una mappa che non risparmia la nostra citta' dove sarebbe
in atto una lotta per il controllo dell' ex area Sir e del mercato
immobiliare. Altrettanto allarmanti sarebbero le conclusioni del dossier
nel quale si ipotizzerebbe un peggioramento dello scontro, anche per
l' elevata possibilità di impiego di armi pesanti della 'ndrangheta
nelle aree di Crotone, Lamezia, Vibo, Locri. E' questa realtà
che dovrebbe far chiedere a tutti del perché la 'ndrangheta
e' potuta diventare parte integrante dei processi di accumulazione
economica in Calabria e nella nostra città. C' è da
chiedersi se questo non è anche frutto di una disattenzione
investigativa, di una sottovalutazione del potere economico della
mafia anche da parte di alcune forze politiche. Si poteva fare di
più così come giustamente è scritto nell' ultima
relazione di minoranza, presentata dai parlamentari del centrosinistra
della Commissione parlamentare antimafia 'sulla mancata aggressione
ai patrimoni di una 'ndrangheta ricchissima, che ha accumulato potere
economico ed ha poi trasferito questa sua forza dirompente nel settore
della politicà". "E' da anni - prosegue la nota -
che diciamo invano che le capacità investigative erano e sono
scarse, sia per mancanza di mezzi, di persone e di dotazioni, sia
per lacune e contraddizioni delle stesse Procure. Ma il ministro di
Grazia e Giustizia e il Governo del centrodestra hanno preferito interessarsi
eccessivamente della Procura di Milano e troppo poco di quelle calabresi
dove molto probabilmente, più che a Milano, ci sono magistrati,
che si occupano di 'politica'. Dai rapporti degli ultimi anni della
Guardia di finanza emergono veri e propri scambi di servizio, così
vengono definiti, fra circuito illegale e circuito legale. Pensiamo
agli appalti legali e ai subappalti illegali, talvolta interdipendenti;
pensiamo a titolarità di imprese, esercizi commerciali e turistici,
dove la commistione è completa; alla gestione del ciclo dei
rifiuti da parte di imprese regolari, che viene assunto dalla criminalità
organizzata. I modelli di sviluppo in Calabria e a Lamezia devono
essere rapportati alla risorse locali, alla messa in sicurezza del
territorio, ad un controllo rigoroso dei percorsi e delle destinazioni
dei fondi pubblici. Le nostre città vanno rese vitali attraverso
la partecipazione democratica, una nuova imprenditorialità,
il potenziamento della rete di sicurezza sociale e la ricostruzione
civica di fronte al degrado urbano, il funzionamento efficace ed efficiente
degli uffici e dei servizi pubblici". "Le mafie - conclude
la nota - si sconfiggono attraverso l' antimafia sociale, che è
il recupero di un senso civico a partire dagli uffici pubblici di
una coscienza democratica con un percorso certo nel quale crescere.
Dobbiamo impegnarci per un' estesa riforma della politica, delle municipalità,
dello spazio pubblico. E' questo quello che ci chiedono i cittadini
onesti, gli imprenditori vittime del racket, i giovani che vivono
nel disagio di questa città ingiusta"
Iovene (DS) “Istituire una
task force”
L' istituzione di una "task force ed un più efficace
coordinamento tra le diverse forze di Polizia, al fine di combattere
meglio la criminalità organizzata a Lamezia Terme" è
stata sollecitata dal parlamentare dei Ds, Nuccio Iovene, in una interrogazione
a risposta in aula al Ministro dell' Interno che prende le mosse dal
duplice omicidio compiuto stamani. Il parlamentare chiede anche di
sapere "quali iniziative si intendono intraprendere ed assumere,
sia sul terreno del controllo che su quello della prevenzione, al
fine di garantire a Lamezia Terme maggiore sicurezza e quel clima
di serenità che la terza città della Calabria dovrebbe
avere" e "se non si ritenga dotare il Commissariato e tutti
gli altri presidi delle diverse forze operanti in città di
tutti i mezzi necessari ed adeguati ad un maggiore controllo del territorio
e più efficace contrasto alla criminalità organizzata".
Iovene, dopo il duplice omicidio di stamani, ha ricordato che "nei
mesi scorsi nel pieno centro di Lamezia è stato ucciso, in
un agguato, con dieci colpi di pistola un commerciante di 22 anni
e che anche in questi giorni continuano a verificarsi episodi intimidatori
ai danni di esercenti, imprenditori, pubblici amministratori".
"Ho già presentato negli anni scorsi - ha proseguito Iovene
- sempre sul tema della criminalità organizzata e dell' azione
di contrasto da parte dello Stato a Lamezia una serie di atti di sindacato
ispettivo con l' obiettivo di mettere in luce la gravità della
situazione e richiedere risposte adeguate. Con più interrogazioni
ho segnalato la situazione difficile in cui versa il Commissariato
della polizia e che il problema della criminalità ha ormai
raggiunto livelli preoccupanti e intollerabili". "Il Comune
di Lamezia Terme - ha sostenuto Iovene - è stato sciolto per
inquinamento e condizionamento mafioso due volte nel corso degli ultimi
dieci anni. La criminalità organizzata tenta di condizionare
pesantemente la vita civile ed economica della città. La nota
situazione di Lamezia avrebbe bisogno di una maggiore attenzione al
fine di produrre risultati concreti nella lotta alla criminalità
organizzata e per il rispetto della legalità". Il parlamentare
ha poi ricordato il "continuo avvicendamento di dirigenti delle
forze di polizia" e la manifestazione svoltasi nel maggio del
2005, "organizzata dai sindacati confederali, a cui hanno aderito
le forze politiche e sociali, le istituzioni locali e numerose associazioni
della società civile, per la legalità e contro la criminalità
organizzata. In questi mesi - ha aggiunto - sono state numerose le
iniziative poste in essere dall' Amministrazione comunale, dalle forze
sociali e sindacali, dai cittadini per prevenire e contrastare il
fenomeno criminale tra cui la nascita di una associazione antiracket
ed il Sindaco, Gianni Speranza, alla mia presenza, il 21 dicembre
2005 ha incontrato il Ministro dell' Interno consegnandogli un promemoria
delle necessità e delle urgenze che la città vive, sollecitando
adeguate misure".